Una Fiaba dedicata agli Elettrodomestci

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“Essere moderni venne a significare, così come significa oggi, essere incapaci di fermarsi e ancor meno di restare fermi.” Zygmunt Bauman

Una vita elettrodomestica! Avete in mano un libro che raccoglie fiabe, storie e poesie scritte da alunni ed alunne delle scuole primarie marchigiane. Niente di nuovo, penserete. Errore! E’ molto di più di una semplice raccolta di storie, è un progetto“ambiente&solidarietà” dal titolo “C’era una Foglia”, quest’anno dedicato agli Elettrodomestici. Leggendo, avrete la conferma che tutti i nostri ragazzi e le ragazze hanno preso consapevolezza del pericolo di una “tossico-dipendenza” da abuso di elettrodomestici! Sono tante le storie che raccontano le difficoltà insormontabili che incontrano i protagonisti a causa del proprio elettrodomestico rotto. Per non pensare, a cosa potrebbe succedere quando se non ci fosse energia elettrica, un disastro! Siamo ahimé dipendenti dagli elettrodomestici che comunque sono delle buone “scappatoie” alla fatica! Pensiamo alla lavatrice, al frigorifero ed al televisore, come potremmo farne a meno? Gli elettrodomestici sono oggetti utili, belli, colorati, tecnologici, a volte anche ecologici ma comunque energivori. Proprio per questo invitiamo un uso più consapevole ed ecologico. Chi acquisterà questo libro sosterrà il progetto “Le favole della Buonanotte” della Fondazione Ospedale Salesi Onlus. Ricordiamoci che solo con il nostro buon esempio riusciremo insieme a costruire una società più solidale ed ecologica. Buona lettura!

Robertino Perfetti Presidente SpazioAmbiente


La Fondazione Ospedale Salesi Onlus La Fondazione dell’Ospedale è nata per mantenere e diffondere la più adeguata cultura assistenziale al bambino malato a tutti i livelli, istituzionali e sociali. La Fondazione Salesi rappresenta un aiuto e sostegno all’Ospedale per la realizzazione di tutte quelle azioni finalizzate a garantire i migliori livelli qualitativi per l’assistenza ed il soggiorno dell’utenza, ciò significa porre attenzione al bisogno del bambino di essere accolto e curato, in un ambiente familiare, ricco di amore e comprensione, nel rispetto delle sue esigenze:il gioco, il sorriso, i colori, la musica. I Progetti della Fondazione possono essere suddivisi nelle seguenti macro aree:

Curiamo l’accoglienza

La Fondazione si è impegnata in questi anni per rendere l’ospedale più a misura di bambino, colorando e allestendo gli spazi all’interno dei reparti pediatrici. Tutti i bambini inoltre vengono accolti al momento del ricovero dal Giocoterapeuta della Fondazione con l’obiettivo di porre attenzione alla storia di ogni paziente, al di là della sua malattia strutturando un’accoglienza in grado di spostare l’attenzione dalla malattia verso attività ludico-didattiche.

Gioco Terapeutico

Le attività di gioco terapeutico realizzate dalla Fondazione Salesi sono presenti in tutti i reparti pediatrici degli Ospedali Riuniti di Ancona. Il gioco viene svolto da personale professionista (Musicoterapeuta, Educatori professionali e Clown dottori) e diviene all’interno dell’Ospedale pediatrico un prezioso «alleato» nella cura dei piccoli pazienti, uno strumento privilegiato per aiutarli ad esprimere le proprie emozioni, accettarle ed elaborarle.


Ospedale Senza Dolore

Un ospedale in cui sono racchiusi progetti per aiutare il bambino a sentire meno dolore e ad affrontare al meglio le procedure medico-infermieristiche fornendo tecniche non farmacologiche di gestione dell’ansia e del dolore Inoltre la Fondazione Salesi realizza nei reparti il progetto "Le favole della Buonanotte" per creare un momento di serenità e di pace nei bambini ricoverati prima della buonanotte con la lettura di fiabe, il racconto di favole e filastrocche, il disegno e il gioco. L’iniziativa "Una fiaba dedicata agli elettrodomestici" sosterrà questo progetto e si ringraziano vivamente gli Enti promotori del Concorso, tutte le scuole e gli alunni partecipanti, in modo particolare l’Associazione Spazio Ambiente e soprattutto Robertino Perfetti, grande ideatore e collaboratore. Fondazione Ospedale Salesi Onlus Via Toti, 4 - 60123 Ancona Tel. 071 5962850 Codice Iban: IT 55G0200802619000101647368

www.fondazioneospedalesalesi.it


I nuovi amici partner del progetto “C’era una Foglia” Informare e sensibilizzare i bambini sui temi ambientali, in particolare sul corretto recupero e riciclo dei rifiuti, è uno dei nostro obiettivi. Da molti anni ci occupiamo della raccolta e dello smaltimento di rifiuti, in particolare di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Quando Robertino Perfetti ci ha chiesto di partecipare come partner al progetto "C'era una Foglia", ci siamo sentiti onorati e con la mia squadra abbiamo subito accettato. Inoltre, questa iniziativa ci permette di essere promotori e contribuire ad un progetto di solidarietà con la Fondazione Ospedale Salesi Onlus di Ancona. Duilio Compagnucci

Amministratore delegato Puli Ecol Recuperi Srl

Un bambino che inventa una fiaba diventa protagonista di un nuovo futuro, dove anche le cose inanimate (come un cellulare) possono partecipare, con grande stupore, al “riciclo della vita” e trasformarsi come per magia in altri oggetti. Far parte di questo progetto è la testimonianza della nostra passione e del nostro impegno per la protezione del territorio in cui viviamo, convinti che investire sull’educazione dei più piccoli sia la migliore strada per costruire una nuova sensibilità ambientale e far crescere dei giovani sempre più preparati per affrontare le sfide del prossimo futuro. Francesco Chiesi Amministratore Esa Gestione Raee


Ringraziamenti (XIV Edizione!) Ringrazio prima di tutti: Donatella Ricci, Pietro Vitale, Maurizio Ferracuti, Paola Nicolini e soprattutto Michele Casali (amministratore Delegato ELI - La Spiga Edizioni), con i quali da anni condivido il successo di questo progetto regionale. Da quest’anno viaggiano con noi Duilio Compagnucci, Luana Bolletta (Puli Ecol Recuperi), Francesco Chiesi e Debora Ninci (Esa Gestione Raee). Un grazie all’Assessore regionale Angelo Sciapichetti, all’On. Irene Marzi e soprattutto all’Assessore Paolo Marasca che, insieme alla Città di Ancona, ha di nuovo ospitato la manifestazione conclusiva e la presentazione del libro nella suggestiva cornice della Mole Vanvitelliana. Non posso dimenticare e ringraziare i componenti della giura ai quali ho affidato il difficile e delicato compito di selezionare i tanti lavori in concorso: Paola Nicolini (UNIMC), Patrizia Clementoni (Celementoni Spa), Samantha Fratini (CEO office executive assistant - RAINBOW), oltre allo staff Puli Ecol Recuperi, dello staff Consorzio Esa Gestione Raee ed infine, Annarita Settimi Duca ed i collaboratori della Fondazione Ospedale Salesi. Un abbraccio “ecologico” a tutti i miei compagni di avventura. Grazie agli illustratori che, con la loro disponibilità e professionalità, hanno permesso la realizzazione di questo libro:

Martina Biondini Miriam Manara Eva Naccari Liliana Pinducciu Beatrice Salustri Alice Gentili Rossella Trionfetti

martinabiondini@libero.it mimmichan@hotmail.it evanaccari@gmail.com lilianapinducciu@gmail.com beatricesalustri@gmail.com gentili_alice_95@hotmail.it rossella.trionfetti@gmail.com

Ed infine, grazie a tutte le insegnanti e gli alunni delle scuole primarie delle Marche che hanno aderito all’iniziativa, narrandoci le loro storie e donandoci le loro emozioni.





Scuole Primarie Provincia di Ancona

Illustrazione di Eva Naccari


Un frullatore per amico Alto e lungo tu sei pronto con un’aria un po’ da tonto. Quando attacco la tua spina rossa spicca una lucina, poi se spingo il tuo bottone entri in gande confusione. Spezzi, rotei e sminuzzi, con frastuono tagli e spruzzi e alla fine con te posso bere frutta a più non posso!

Autore: Classe II A Scuola Primaria “Luigi Mercantini” Istituto Comprensivo (AN)

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L' avventura di Scalderino C'era una volta Scalderino, un forno a microonde. Un giorno la signorina Sofia lo volle utilizzare per prepararsi degli ottimi pop-corn. Prese la busta, la infilò nel forno ma, ad un tratto... "Etciuuuuu...." Scalderino starnutì, lo sportello si spalancò e i pop-corn schizzarono per tutta la cucina e addosso a Sofia! "Per mille pop-corn...che succede Scalderino, non mi mollare proprio adesso! Ho invitato le mie amiche per vedere un film...accidenti!" Sofia riprovò ad azionarlo ma Scalderino non ne volle proprio sapere. "Uffa...sono costretta a sbarazzarmi di te!" A questa notizia si sentì bisbigliare:"Ooooh...no..." Erano tutti gli amici elettrodomestici di Scalderino, dispiaciuti per ciò che stava accadendo. La mattina dopo Sofia prese Scalderino e lo portò vicino ai bidoni della spazzatura. "Ora di te se ne occuperanno gli spazzini. Fra qualche giorno comprerò un microonde nuovo." Il povero forno passò tutta la notte, al buio, al freddo, lontano dai suoi amici e da Sofia. Piangeva a catinelle, scintille di qua, scintille di là…pensava che per lui fosse davvero finita! Ad un tratto sentì una vocina:" Anche tu sei stato buttato via? Pensa che io sono stato buttato solo per una piccola ammaccatura" disse lo spremiagrumi. "A me è toccato di peggio" intervenne la macchina del caffè "mi hanno buttato perchè hanno cambiato i mobili della cucina e il mio colore non si abbinava più all'arredamento!" "Che sfortuna!!! E' dura la vita per noi elettrodomestici" conclusero rassegnati in coro. La mattina dopo, Marco, il vicino di casa di Sofia, andando a gettare il suo sacchetto di rifiuti organici, vide Scalderino. "Toh...un forno a microonde, chissà chi l'ha buttato? A me servirebbe proprio...forse riuscirò ad aggiustarlo!" Così per Scalderino ci fu una speranza, andò a vivere nel garage di Marco, che lo aprì, risaldò i fili elettrici, sostituì una manopola, gli pizzicò le viti, unse le cerniere, lo solleticò con un pennellino, fino a farlo diventare funzionante e come nuovo. Finalmente Scalderino poté fare il suo ingresso nella nuova casa...Marco lo posizionò tra il frullatore e il tostapane. "Benvenuto" dissero in coro tutti gli elettrodomestici della casa di Marco. Poi lo bombardarono di domande: "Come ti chiami? Sei nuovo? Dove ti ha comprato Marco? Quanto ti ha pagato?" "Sono Scalderino e non sono

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proprio nuovo nuovo, Marco mi ha trovato vicino ad un cassonetto, perché la mia padroncina Sofia si è voluta liberare di me, solo per un piccolo raffreddore! Per fortuna ho incontrato Marco. E, a proposito, voi chi siete?" "Io sono Frulli" rispose il frullatore. "Io sono Tosti" disse il tostapane. "Io Ghelo" parlò il frigorifero. "E io Lavastlovic" intervenne la lavastoviglie. "Ora so chi siete, piacere di conoscervi!" rispose Scalderino contento. Scalderino finalmente si sentì a casa, ma a volte sentiva un po' di nostalgia per Sofia e gli amici che aveva lasciato nella sua vecchia abitazione. Dopo qualche giorno Marco sentì suonare alla porta: era Sofia. "Salve Marco, per caso hai un microonde da prestarmi? Da quando si è rotto il mio non so più come fare e non ho avuto ancora il tempo di comprarne uno nuovo. Sarà difficile ora trovarne uno come il mio Scalderino, se non lo avessi buttato..." "Ti presto volentieri il mio, è un po' pesante, te lo porto io..." Marco andò in cucina a prendere Scalderino, che tutto preoccupato pensava:" Oh per mille circuiti elettrici...dove mi sta portando Marco? Mi riporterà nei cassonetti? Ma lui lo saprà che gli elettrodomestici non si smaltiscono in questo modo? Oh per me sarà la fine! Quanto vorrei rivedere i miei amici...se solo potessi! Ma...che succede...abbiamo superato i bidoni... dove mi sta portando? Ehi, ma quella è casa di Sofia, sto tornando a CASAAA!" Quando Sofia vide il forno di Marco esclamò:" Che coincidenza, il tuo forno assomiglia proprio al mio quando era nuovo!" Tutti gli altri elettrodomestici lo riconobbero immediatamente e lo accolsero calorosamente: "Ciao Scalderino, dove sei stato in tutto questo tempo? Pensavamo di non vederti più!" Mentre Scalderino raccontava la sua avventura, Sofia chiese a Marco:" Dove hai comprato questo bellissimo microonde?" "Non l'ho comprato, l'ho trovato vicino ai cassonetti qualche giorno fa." "Ma allora è Scalderino...come hai fatto a renderlo così, come nuovo? Prima

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era solo un ammasso di circuiti e bulloni che non rispondevano più ai miei comandi." "Non è stato troppo difficile, mancava solo un bullone nello sportello, una lucidatina ed eccolo qua! Se vuoi te lo restituisco, così non ne compri uno nuovo." "Sei davvero un gentiluomo, per contraccambiare la tua gentilezza posso invitarti a cena? Naturalmente cucinerò tutto con Scalderino e poi potremo vedere insieme un bel film " Marco accettò volentieri e dopo quella cena ne seguirono molte altre fino a che, una sera, Marco si inchinò, porse una scatolina a Sofia e le chiese:" Sofia, mi vuoi sposare?" Sofia, emozionata, accettò la proposta di matrimonio. "Evviva gli sposi" esultarono tutti gli elettrodomestici "così formeremo un'unica grande famiglia!" Marco si trasferì a casa di Sofia, portando anche i suoi elettrodomestici. Da allora, in questa nuova famiglia, grazie all'abilità di Marco si cercò sempre di non buttare via più niente ma di aggiustare ogni cosa. NON BUTTARE, NON BUTTARE DEVI SOLO RICICLARE!

Autore: Classe IV A Scuola Primaria “Luigi Mercantini” Istituto Comprensivo (AN)

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La magia della pulizia Sembrava una notte qualsiasi per la famiglia Bianchi, tutto in casa era calmo, ma fuori imperversava il temporale, quando, ad un certo punto, un fulmine colpì lo sgabuzzino dove riposavano, da tempo inutilizzati, gli attrezzi per le pulizie: Gina la scopa, Rosetta la paletta, Fernando il secchio, Geppetto lo straccetto, Giovanni lo stendipanni, Giorgione lo scopettone. Questi iniziarono ad animarsi. All'inizio non riuscivano a capire che cosa stesse succedendo ma, lentamente, iniziarono a comprendere. “Che cosa ci facciamo qui?” disse Gina. “Sono mesi che la nostra padrona non ci usa più, ci ha abbandonati” intervenne Geppetto. “Ma per quale motivo?” chiese Giovanni “Non si faranno più le pulizie in questa casa?” interrogò Rosetta. “Lo so io perché” rispose Fernando “da tempo la signora Bianchi per pulire la casa si fa aiutare da alcuni strani aggeggi. Io li ho visti...fanno paura!” Giorgione propose: “Ma noi non possiamo fare niente? Mandiamoli via di qui!” “Ci penso io” disse Gina “venite con me” Tutti la seguirono fino in cucina e iniziarono la rivolta: Gina e Rosetta bucarono il sacchetto dell'aspirapolvere, Giorgione e Fernando tolsero alcuni bulloni alla vaporella; andarono poi in lavanderia, Giovanni schiacciò tutti i tasti dell'asciugatrice e la mandò in tilt, Geppetto si infilò nel filtro della lavatrice, vi lasciò tutta la sua polvere fino ad intasarlo. Stava quasi per albeggiare e gli attrezzi ritornarono in fretta nello sgabuzzino, immobili per non farsi notare dagli umani. Quando il signor Bianchi si alzò per prendere il suo solito caffè, sbadatamente gli si rovesciò sul pigiama. Allora andò a spogliarsi e mise il pigiama in lavatrice ma... “Che sta succedendo?!” Tutta l'acqua stava uscendo dal filtro...Il signor Bianchi, che aveva già azionato la lavastoviglie per lavare le tazze della colazione, si accorse che essa non partiva. “AGATAAAAAA!!!” gridò a squarciagola il signor Bianchi. “RODOLFOOOOOO!!! Tutta colpa tua Rodolfo, l'ultima volta l'hai azionata tu la lavatrice...metti sempre troppo detersivo!” rispose infuriata Agata. “Eh no...ma la lavastoviglie la usi sempre tu!” si giustificò Rodolfo. “Ora come facciamo?” si disperò Agata. “Aspetta, prendo la vaporella per ti-

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rare su l'acqua”. Ma anche questa non funzionava, anzi scoppiò, così per raccogliere tutti i pezzi presero l'aspirapolvere ma tutto usciva dal sacchetto... insomma un vero disastro! “Basta, buttiamo via tutto.” disse rassegnato Rodolfo. “Ma dove si buttano gli elettrodomestici rotti?” si domandò Agata. “Che ne so io, buttiamoli vicino al cassonetto, dentro non c'entrano?” rispose seccato Rodolfo. Così i due portarono la lavatrice, l'asciugatrice, la lavastoviglie e l'aspirapolvere accanto ai cassonetti insieme ad altri rifiuti tra cui uno strano bidone pieno di una sostanza blu, molliccia e appiccicosa, che aveva gettato via Samuele, il figlio dei signori Bianchi, dopo aver fatto un esperimento mal riuscito: la pozione “Bl-bl-bl”. I vicini si accorsero di quell'ammasso di ferraglia nel cortile e chiamarono subito i vigili urbani che, vista la situazione, suonarono alla porta della famiglia Bianchi. “Siete voi i signori Bianchi? Avete buttato voi tutti quegli elettrodomestici?” “Sì, ma che male c'è, non funzionano più!” rispose Agata. “Ma come? Non sapete che vanno portati al centro smaltimento rifiuti speciali? Poi lì verranno recuperati i pezzi ancora utili! Mi dispiace ma dovrete pagare una multa salata. Nel frattempo dovrete chiamare la ditta che porterà gli elettrodomestici alla discarica speciale.” I signori Bianchi, un po' arrabbiati, contattarono la ditta che disse che sarebbe arrivata il giorno dopo. All'improvviso si alzò un forte vento che fece volare foglie e cartacce e portò un volantino pubblicitario proprio davanti l'oblò della lavatrice. C'era scritto: “Si riparano elettrodomestici. Ditta Riparoni, via Tecno,49” Durante la notte, il bidone della pozione “Bl-bl-bl” si rovesciò a causa di un gattino curioso e vivace. Appena la pozione toccò gli elettrodomestici, essi iniziarono a muoversi. La lavatrice, Alice, aprì l'oblò, il suo grande occhio, si guardò intorno e vide i suoi amici malridotti che si lamentavano. “Oh...che dolore” disse Anastasia l'aspirapolvere. “Uh...sono tutta rotta” si lagnò Beatrice l'asciugatrice. “Ah...sono tutta acciaccata” continuò Matilde la lavastoviglie. “Ragazze” disse Alice “il volantino che mi è arrivato addosso può essere la soluzione ai nostri mali. Andiamo in via Tecno,49.”

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Così, per magia, si trovarono nel laboratorio della ditta Riparoni. La mattina successiva gli elettrodomestici vennero riparati e ritornarono come nuovi. Gli operai si accorsero che ogni macchinario aveva un'etichetta con il nome del proprietario, così li riconsegnarono alla famiglia Bianchi. Immaginate lo stupore del signor Rodolfo alla vista dei suoi elettrodomestici ritornati come nuovi. “Agata! Guarda, i nostri elettrodomestici sono tornati come nuovi, sembrano addirittura diversi! Cosa sarà successo?” Agata notò che sopra alla lavatrice c'era un volantino pubblicitario con l'indirizzo della ditta Riparoni. Agata esclamò: “Guarda Rodolfo! Ma chi li avrà portati dalla ditta Riparoni? Saranno andati da soli come per magia?” “Agata, che stai dicendo...non esiste la magia...però questo è un vero mistero!” “Pensa se avessimo acquistato dei nuovi elettrodomestici, quanti soldi avremmo sprecato...” Dopo aver riflettuto un po’, Rodolfo giunse ad una conclusione: “Questa assurda storia ci ha fatto capire una cosa: che è meglio aggiustare gli oggetti prima di buttarli via” “E anche buttare gli oggetti nei luoghi adatti per lo smaltimento, se non vuoi pagare multe salate, come abbiamo fatto noi!” ribadì seccata Agata. Anche gli attrezzi impararono una bella lezione. Infatti, durante l'assenza degli elettrodomestici, dovettero lavorare tre volte di più di quanto lavoravano di solito, quindi capirono che la collaborazione nelle pulizie domestiche avrebbe facilitato a tutti le cose. Da allora in poi gli attrezzi e gli elettrodomestici lavorarono insieme per la gioia di Agata e Rodolfo.

Autore: Classe V A Scuola Primaria “Luigi Mercantini” Istituto Comprensivo (AN)

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La storia di un forno mezzo rotto e il Mago Riciclone C’era una volta nella casa della famiglia “ Sfornatutto”, un forno mezzo rotto che ogni giorno diceva tra sé “ oggi mi buttano via, oggi mi buttano via”. Così arrivò il giorno in cui lo gettarono nel contenitore dei rifiuti speciali. La strega “ Mescolina”, che si occupava dei rifiuti speciali, lo trasformò in un essere umano. L’essere umano, in un pomeriggio d’estate, molto curioso, decise di partire per lungo viaggio intorno al mondo. Dopo un po' si fermò per riposarsi nel paese delle “schifezze” vicino alla discarica “ Schiacciatutto”. Qui incontra, sempre molto indaffarato, il Mago Riciclone, che lo trasformò, per volere degli abitanti, in un robot magico che poteva fare tutto quello che voleva e quando voleva. Con un braccio impastava mille torte al giorno, con l’altro infornava; con una gamba aspirava la polvere e con l’altra passava la cera. Il robot dei sogni che tutte le mamme desideravano avere nelle loro case. Così un giorno, Mago Riciclone, dalla sua discarica “Schiacciatutto”, prende tante lattine e ci costruisce una navicella e un treno per far ritornare più velocemente il robot magico dalla famiglia “Sfornatutto” per ricomonciare una nuova vita e far felici grandi e bambini.

Autore: Classe II A Scuola Primaria Paritaria “Maestre Pie Venerini” (AN)

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Il tablet giocherellone Oggi vi racconto una storia vera che si svolse in primavera una mattina passeggiando su e giù conobbi una famiglia piena di virtù. C’era il frigo, che con mente fredda dava un consiglio saggio e se il microonde si lamentava gli dava un po’di formaggio. C’era la lavatrice che con il suo motto: “Metto i panni nel fagotto, ogni cosa brillerà se nel cuore purezza ci sarà!” C’era il lucidascarpe che pur di vedere pulito la pace trovare era il suo hobby preferito. Poi c’era il tablet giocherellone Che voleva fare sempre un partitone. Un giorno però il tablet si scaricò perché di continuo con il suo pancino giocò. Tutti andarono dal signor Frigo a parlare del problema dobbiamo ragionare! “Il tablet, piccolino Non sta fermo un momentino, dobbiamo aiutarlo, non può giocare senza sosta altrimenti scoppia come una caldarrosta! Disse: “Sarò usato di tanto in tanto E per me non sarà un dispiacere, proporrò qualche canto che alle orecchie può piacere. Sarà un onore stare a guardare il mondo che con il corpo può giocare. Io sono importante e mi sento un incanto e saper rispettare il mio tempo

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Disse: “Sarò usato di tanto in tanto E per me non sarà un dispiacere, proporrò qualche canto che alle orecchie può piacere. Sarà un onore stare a guardare il mondo che con il corpo può giocare. Io sono importante e mi sento un incanto e saper rispettare il mio tempo sarà il mio unico e vero vanto!”

Autore: Classe III A Scuola Primaria Paritaria “Maestre Pie Venerini” (AN)

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La lavat-ricicla C’era una volta una vecchia lavatrice che ebbe una fine un po’ infelice. Infatti un giorno si ammalò perchè poverina, durante la vita, tanto lavorò. I suoi padroni la portarono all’ospedale, ma i medici dissero che non c’era più niente da fare aveva una malattia molto rara non poteva essere guarita neanche con la medicina più amara. Dopo tre giorni di tanto soffrire, arrivò per lei l’ora di morire. I suoi umani piansero amaramente, ma decisero di non dimenticarla per niente. Organizzarono un grande funerale perché insieme agli amici la volevano salutare E per averla sempre vicino, scavarono una buca nel loro giardino. Poiché non riuscivano a farla entrare, decisero che era meglio provarla a riciclare. Così, quasi per magia, ogni pezzo si trasformò un nuovo oggetto, bello e fresco, diventò. Presero lo sportello tondo e trasparente e lo trasformarono in una grande lente. Con il vecchio tubo dello scarico ci costruirono un lungo manico. Il cestello fece una fine ancora più bella: si trasformò in una bella scodella, per scolare la pasta la cuoca la usò e tanti profumi durante il giorno annusò. I cassettini profumati dei detersivi furono trasformati in un porta gioiellini. Il grande e grosso telaio lo usarono per la cuccia del cane Gaio.

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La lavat-ricicla Questa storia ci vuole insegnare che se si vuole, niente si deve buttare: si aggiusta, si trasforma, si ricicla, tutto intorno a noi può avere una nuova vita. Autore: Classe IV A Scuola Primaria Paritaria “Maestre Pie Venerini” (AN)

Riciclaggio C’era una volta un televisore, con cui i bambini passavano le ore. Questo televisore da tutti era amato e guai se non veniva rispettato. Un brutto giorno si accorse di essere vecchio, ma non voleva essere gettato nel secchio! I suoi padroni pensarono ad un piano di salvataggio, ma certo, il riciclaggio! Decisero allora di trasformarlo, ma poi come avrebbero potuto utilizzarlo? Pensarono: potrebbe diventare un computer, o un microfono…ma è ovvio: un telefono! Ora è stato riciclato, e un telefono è diventato! A loro figlio è stato regalato, ma guai se troppo va utilizzato! Autore: Classe V A Scuola Primaria Paritaria “Maestre Pie Venerini” (AN)

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Illustrazione di Martina Biondini


L'isola degli elettro Cinquant'anni fa c'erano pochi elettrodomestici nelle case. Oggi, invece, ne esistono a migliaia e tutti ne abbiamo. Il bello è, sì, che essi ci aiutano nella vita quotidiana ma soprattutto che questi marchingegni metallici hanno anche un'anima! Questi apparecchi provengono dal loro pianeta, Elettrodomestilandia, dove un ingegnoso scienziato li inventò tantissimi anni fa. Erano come delle persone e si muovevano da soli, senza il bisogno di essere attivati... e parlavano, anche, fra di loro. Un giorno la televisione vide che sulla Terra gli uomini erano un po' in difficoltà nei lavori di casa e mostrò il video agli altri elettrodomestici che discussero, ragionarono, rifletterono... e decisero di far costruire una navicella spaziale allo scienziato per potersi spostare sulla Terra e dare agli uomini il loro aiuto. Arrivò il grande giorno; gli elettrodomestici si divisero in gruppi e andarono in case diverse. Gli umani furono felicissimi di avere questi nuovi oggetti che rendevano la loro vita molto più semplice. Invece gli elettrodomestici erano un po' tristi perché sul nuovo pianeta non avevano più la capacità di muoversi autonomamente come facevano a casa loro: adesso era necessario che qualcuno li attaccasse a una presa e questo impediva loro di frequentarsi e di fare passeggiate. Rimaneva loro soltanto la possibilità di parlare, ma a condizione che nessun umano potesse sentirli. Gli uomini, inoltre, non sapevano utilizzarli correttamente. C'è da dire anche che da un altro pianeta, un alieno ficcanaso non faceva che sbirciare quello che accadeva sulla Terra. Un giorno vide gli elettrodomestici e pensò che gli uomini dovessero essere addestrati ad un uso corretto: non si poteva continuare a tenerli accesi in continuazione!!! L'alieno era ficcanaso, ma aveva pure un senso ecologico, così decise che era ora di intervenire. Per la prima volta si presentò sulla Terra, con grande stupore degli abitanti. Convocò tutti i potenti e i personaggi di maggior prestigio e tenne una lunga e circostanziata conferenza sull'uso responsabile degli elettrodomestici. Tra tutti i potenti ce ne fu uno, certo signor Ecology, che, dopo la riunione pensò che gli uomini avevano davvero esagerato e sulla Terra purtroppo c'erano già

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troppi apparecchi rovinati e non più funzionanti. Allora riunì dei collaboratori intelligenti e volenterosi che decisero di spostarsi all'esterno per vedere dal vivo la situazione di cui stavano parlando. Incontrarono subito una caldaia rotta che disse loro: - Mi hanno trattata male, quegli ingrati! Pensare che io ho sempre offerto tutto il mio calore... Mi hanno abbandonata qui, lungo questa strada, sola soletta... Dicevano che facevo rumore... Ma a me non sembrava... A proposito: so benissimo che voi umani non dovreste sentire noi elettrodomestici parlare... Ma ormai, visto come sono andate le cose, che importa? - Gli esperti la salutarono dicendo: - Ci dispiace che ti abbiano ridotta così. Cercheremo di trovare qualche soluzione... Andando avanti videro qualcosa di nero tra l'erba di un campo. Si avvicinarono e capirono che si trattava di un super schiacciatutto, un piccolo elettrodomestico che era stato scaraventato lì in mezzo alla meno peggio. Anche lui si rivolse ai collaboratori con una vocina leggera e singhiozzante: - Povero me! Mi potete aiutare? C'è qualcuno capace di rimettermi in sesto? Vorrei tornare in cucina a schiacciare tutto... - Vedremo cosa si potrà fare. - Vennero interrotti da un vecchio forno rovesciato a terra, con lo sportello aperto, che a guardarlo sembrava un ferito di guerra. Con una vocina flebile flebile, ma allo stesso tempo un po' roca, si lamentò dicendo: - Io cucinavo per un ristorante lussuoso, avevo un ruolo importantissimo. Non vi dico quante teglie ho sfornato... certe prelibatezze! Che profumi!!! Poi un giorno mi hanno buttato via perché ero arrugginito e, dicevano, non cucinavo più bene... A questo punto i nostri esperti erano abbastanza preoccupati: non era bello vedere tutti quegli elettrodomestici così malridotti, abbandonati e trascurati che, tra l'altro, inquinavano il paesaggio. Per fortuna al signor Ecology venne un'idea brillante, un'idea stupenda, un vero lampo di genio! Gridò: - Portiamo tutti questi marchingegni rovinati in un posto lontano dalle città. Deve essere un luogo spazioso, riservato soltanto a loro; vi si sentiranno felici e protetti. Lo chiameremo “ Isola degli Elettro ” e proprio lì si potranno divertire conoscendosi tra loro.

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In poco tempo l'Isola degli Elettro fu realizzata. Era una vera isola ecologica con tanto di centro di riuso! Le strade e le campagne della zona furono ripulite da tutti gli elettrodomestici che erano stati buttati via irresponsabilmente. Essi si ritrovarono insieme, uno accanto all'altro e ricevevano le attenzioni di alcuni tecnici che vedevano se si poteva fare qualcosa per loro. Gli esperti, infatti, avevano fabbricato anche una super-macchina per aggiustare quegli elettrodomestici abbandonati, che però potevano essere di nuovo messi in uso se sottoposti a qualche piccola riparazione. Uno a uno ne furono aggiustati molti, che così poterono essere riportati nelle case per aiutare le famiglie. Il forno potè tornare in cucina: cucinò ancora e bene come prima. La caldaia riparata rese casa riscaldata. Schiacciatutto tornò a funzionare fece ogni cibo spettacolare. Tutti gli uomini furono felici di rivedere i loro grandi amici!

Autore: Classe III A Scuola Primaria “Carlo Collodi” Istituto Comprensivo “San Francesco” Jesi (AN)

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La rivolta degli elettrodomestici C'era una volta, anzi c'è ai giorni nostri, una grande casa dove vive la famiglia Scansafatiche, insieme ad una speciale squadra di eroi: Giorgio, il forno, per il pranzo di ogni giorno, Giovanni, il frigorifero, mangia i cibi ed è pestifero, Anna, lavastoviglie, rende i piatti meraviglie, Alice, la lavatrice, instancabile lavoratrice, l'aspirapolvere Francesco pulisce la casa che poi sa di fresco, Salvatore, il frullatore, schiaccia e trita a tutte le ore, Vladimiro, il ferro da stiro, fa curve da capogiro, Brivido, il congelatore, raffredda i cibi senza far rumore, Nicola, la televisione, trasmette le partite di pallone e altri piccoli elettrodomestici, circa una decina... che svelti svelti rendono la casa una regina. Ogni giorno i componenti della famiglia Scansafatiche, per rendere il loro lavoro più facile e veloce, coinvolgono i loro amici usandoli continuamente. Addirittura essi non riescono più a fare nulla senza il loro contributo. Gli elettrodomestici sono preoccupati: tutto quel lavoro senza sosta potrà indebolirli e accorciare la loro vita oltre, naturalmente, a causare un inutile spreco di energia. Una notte, quando tutti dormono, gli apparecchi cominciano a parlare tra di loro. - Io non ne posso più di essere così pieno di cibo, mi viene da vomitare! - dice il frigorifero. - Anch'io sono stanco, sempre a sudare, farò pure buoni dolci e arrosti prelibati, ma con quelle temperature! - ribatte il forno. - A me gira la testa con tutti i lavaggi che mi fanno fare! - aggiunge la lavatrice e subito dopo si sfoga anche il televisore: - E io, allora? Mi tengono acceso giorno e notte! Girano in continuazione i canali e non si riesce mai a trasmettere un programma intero!!! Pensate che a volte litigano anche tra di loro e si strappano il telecomando di mano! Io non ho parole... Vladimiro ha un'idea e la espone ai suoi amici elettrodomestici: - La famiglia Scansafatiche ultimamente ci sta trattando veramente male... io direi che

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non lo meritiamo... Del resto noi facciamo sempre il nostro lavoro, anzi, per la verità ne facciamo anche troppo! Che ne direste di andare tutti in vacanza? Partiamo e andiamocene in montagna!- Brivido ribatte: - Eh no! Non si può. Non sono d'accordo. Io ho già sempre a che fare con il freddo e il gelo... Non posso venire in montagna! L'aspirapolvere dice: - Meglio spegnersi per un po' che andare in vacanza. Del resto noi non abbiamo l'aspetto di turisti... E poi, scusate, ma immaginate, quando torneremo, quanti ciuffi di polvere troveremo sotto il divano? Toccherà a me raccoglierli ed io non ho proprio intenzione di fare un lavoro straordinario! Allora il vecchio e saggio frullatore zittisce tutti e suggerisce: - Forse sarebbe meglio fare uno sciopero e fermarsi per qualche tempo, così gli uomini impareranno la lezione! La decisione ormai è presa: tutti gli elettrodomestici si riposeranno finalmente un po'. Gli abitanti della famiglia Scansafatiche cominciano ad accorgersi che in casa non funziona più niente... E' un vero disastro! Non si può più fare nulla: la mamma non può cucinare, il papà non può prendere il caffè e neppure consolarsi con un buon frullato. I figli non possono prendere deliziose merende in frigorifero né vedere cartoni animati o programmi sportivi... E' una tragedia! Gli elettrodomestici, soddisfatti, si divertono a vedere la famiglia Scansafatiche in difficoltà e pensano di aver ottenuto quello che volevano. Poco dopo, però, il papà dice che, se veramente tutto continuerà a non funzionare, la famiglia sarà costretta a comprare nuovi elettrodomestici e a buttare gli altri. Gli apparecchi adesso non ridono più e diventano seri... Pensano, riflettono attentamente fino ad arrivare ad una soluzione: chiedere aiuto a Correntina, una loro amica, che è la regina indiscussa dell'energia elettrica. - Abbiamo bisogno di te! - Le dice il frigorifero - Noi veniamo sfruttati e siamo sfiniti. Lavorare troppo non ci fa bene. E... poi... Ti pare giusto tutto questo spreco di energia? - No, non va assolutamente bene! La mia energia è utile... è preziosa! Non si può utilizzare senza senso!!!- risponde arrabbiata Correntina. - Dobbiamo stabilire delle regole: REGOLE BEN PRECISE:

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1. La lavatrice e la lavastoviglie devono essere usate soltanto quando sono ben piene; 2. La televisione non deve restare accesa tutto il giorno, soprattutto quando le persone escono dalla stanza; 3. Il frigorifero non deve essere sovraccaricato di cibo; 4. Non va bene utilizzare più elettrodomestici contemporaneamente; 5. Insomma, per farla breve: usare il cervello prima di inserire ogni spina! Gli elettrodomestici ringraziano Correntina per i suoi preziosi suggerimenti, realizzano un enorme e coloratissimo poster con le cinque regole magiche e lo mostrano agli abitanti della famiglia Scansafatiche. La lavastoviglie Anna, con tono deciso, si rivolge loro con queste parole: - TUTTI NOI SIAMO PRONTI A RICOMINCIARE IL NOSTRO FEDELE LAVORO. TORNIAMO UFFICIALMENTE IN SERVIZIO DA OGGI STESSO, A PATTO CHE IL NOSTRO LAVORO SIA PIU' LEGGERO. La famiglia si è finalmente resa conto di aver sbagliato, perciò accetta subito la loro richiesta, pur di non dover buttare via tutti i loro preziosi aiutanti. D'ora in poi userà con più rispetto ed intelligenza gli elettrodomestici. Speriamo che altri vogliano seguire il loro esempio!

Autore: Classe III B Scuola Primaria “Carlo Collodi” Istituto Comprensivo “San Francesco” Jesi (AN)

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L’Aspirapolvere Demo Ecologico Una volta c’era un aspirapolvere, che non veniva mai usato, si era ormai invecchiato. I genitori del bambino Filippo l’avevano comprato nel 1976. Demo l’ha chiamato Filippo fin da piccolo. Anche Filippo grandicello con la mamma lo utilizzava, ma ormai era impazzito, a volte si incantava e non aspirava bene. Decisero un giorno del 2017 così di comprare un nuovo aspirapolvere, che funzionava e puliva perfettamente tutto, si pensava ecologico.. Aveva un problema, consumava tanta energia elettrica. I genitori continuarono ad usare per un anno intero l’aspirapolvere, ma alla vista del costo così elevato delle bollette, i genitori riflettevano su cosa fare, e trovare una soluzione. Filippo aveva sempre notato, che quell’aspirapolvere sprecava tantissimo vapore ed energia, disse ai genitori, che aveva capito il perché dell’elevato costo. Il motivo era dovuto all’ultimo aspirapolvere che consumava parecchia energia. Allora i genitori ascoltarono il suggerimento di Filippo di usare il vecchio aspirapolvere, che era comunque stato all’avanguardia già dall’epoca. Demo era rimasto intanto accantonato in cantina ed era molto triste. Demo stufo pensò fra sé :- Meno male che ogni tanto Filippo viene a tenermi compagnia, se no che noia! Da un po’ di tempo, che non lo vedo, sarà meglio che dormo e sogno, qui il tempo altrimenti non passa mai.” Dopo un po’ di giorni Filippo scese in cantina, lo cerca lo chiama, era impolverato, lo portò su casa. Demo: - Strillò “ che fai dove mi porti ? prima abbandonato qui solo in cantina. Filippo disse a Demo; - non sei contento di venire su con me? Rispose Demo a beh! “quand’è così certo, sono contento finalmente” Venne riutilizzato, ed i mesi successivi la bolletta era già scesa del 50%. I genitori di Filippo continuarono ad usare il vecchio” Vorwerk Folletto”, quello nuovo appena comprato, non fu buttato, ma riciclato per una compagnia antispreco ecologica. Dal riciclo la famiglia ha ricavato gli stessi soldi dell’allora vecchio aspirapolvere, a cui Filippo era molto legato. Lo portarono all’ospedale degli aspirapolveri, gli ingegneri-dottori, i tecnici e i meccanici, dopo averlo visitato e studiato il caso, hanno fatto alla famiglia, un preventivo di spesa. Spiegarono ancora che il rimodernamento, sarebbe stato del tutto efficace, nel rispetto anche dell’ecologia ambientale europea e le attuali norme di sicurezza. Informano Filippo ed i genitori che ci sarebbero voluto almeno tre mesi, per sistemare i

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nuovi pezzi aspira liquidi e tutti gli accessori di pulizia, sul vecchio apparecchio. Informarono ancora che i nuovi pezzi erano a basso consumo energetico in avanguardia. Il vapore veniva prodotto con l’utilizzo dell’acqua fredda. Demo però aveva molta paura, non voleva stare in ospedale, si lamentava.. Disse a Filippo:- Lasciatemi stare voglio stare con Filippo ed i suoi genitori, proprio adesso che dalla cantina buia sono ritornato felice dentro casa. Non voglio essere operato. Filippo lo tranquillizzò: - Non ti faranno nulla, ti faranno nuovo, più bello e funzionale di prima e cosi starai con noi per altri anni. Sarai più efficace di prima e rispetterai l’ambiente ed il pianeta. Potrai pulire meglio ancora la nostra casa, cosi aspirerai i brutti animalacci “gli acari”e mi farai guarire. “ Bene, bene:” disse Demo e acconsentì a farsi sistemare. Disse Filippo; -“ Mi mancherai” Demo. Trascorsi più di tre mesi sottoposto ad un chek-up completo, era stato dipinto con tecniche indelebili; occhi, naso e bocca, per far felice il bambino. Era pronto per essere ritirato alla data stabilita. Lo portarono a casa, aperta la scatola: era verde-arancio bellissimo, con grande sorpresa di Filippo. Demo felice si mise a recitare cantando, questa Filastrocca Rap “Sono felice ah ah!, sentite qua la filastrocca-canzone: L’aspirapolvere riutilizzato L’aspirapolvere amico è stato dimenticato in cantina fu riposto a dormire tutto il tempo, fortuna il fedele Filippo, sopra ci ha studiato con dottori ed ingegneri, come poteva essere accomodato ! e riutilizzato. Poi in ospedale fu mandato . L’aspirapolvere riutilizzare’? si può fare? questa si che è bella! si può rimodernare

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e l’ambiente rispettare. Così l’aspirapolvere Demo verrà rimodernato rinato, dal dormire "solo" nella buia cantina salvato. Aveva fatto ridere tutti con questa canzone. Potevano finalmente vivere con Demo “che era uno di casa” felici e contenti per un po’ di anni.

Scuola Primaria G. Salesi Ancona Il lavoro è stato eseguito a più mani, dalla piccola pluriclasse (chirurgia pronto soccorso..) dell’ospedale Salesi nell’attività di scrittura creativa. Porta la collaborazione anche dei genitori, fratellini ecc. Un gruppo misto dai 6 agli 11 anni, che lasciano una traccia a chi viene dopo.

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Un’amicizia elettrica In una casa viveva una lavatrice molto felice, perché ogni giorno lavava i vestiti di tutta la famiglia e tutti la apprezzavano: quando la usavano per lavare si fermavano sempre a parlare con lei. Un giorno la mamma acquistò un nuovo telefono, di ultima generazione, e tutti volevano usarlo. La povera lavatrice era molto triste…nessuno la considerava più. Anche il telefono però si sentiva triste, perché non aveva nessun amico; anche se ogni giorno veniva spostato da un luogo all’altro della casa non era ancora riuscito a fare amicizia con nessuno. Un giorno però la mamma lo appoggiò sopra la lavatrice. Il telefono sentiva uno strano lamento, ma non riusciva a capire da dove provenisse. Si accorse poi che era la lavatrice: si lamentava perché nessuno parlava più con lei. Allora il telefono cercò di fare amicizia, ma inizialmente la lavatrice non voleva, perché lui era il motivo della sua tristezza. Infatti da quando era arrivato lui lei era rimasta sola. Pian piano però capì che anche il telefono si sentiva solo, così decisero di diventare amici. Tutte le volte che la mamma si dimenticava il telefono sulla lavatrice o lì vicino i due chiacchieravano e si divertivano un mondo. Un giorno accidentalmente il telefono cadde dentro la lavatrice mentre la mamma stava mettendo dentro i panni da lavare. La lavatrice si accorse, ma non riuscì a fare niente, perché la mamma l’aveva già messa in funzione. Il telefono toccò l’acqua e liberò le sue onde elettriche, smettendo di funzionare; la lavatrice provò a chiamarlo, ma lui non rispondeva più. Dopo qualche istante ci fu un corto circuito e anche la lavatrice smise di funzionare… Allora la mamma si accorse che qualcosa non andava, svuotò la lavatrice e tirando fuori i panni trovò il telefono, ma ormai era troppo tardi! Il giorno dopo chiamò un tecnico che le disse che purtroppo né la lavatrice né il telefono si sarebbero potuti riparare: erano da buttare. Così entrambi vennero portati nel centro di raccolta per i rifiuti speciali. Lì incontrarono tanti altri elettrodomestici che come loro si erano rotti e non erano più riparabili e fecero nuove amicizie. Da quel giorno nessuno dei due si sentì più solo! Autore: Classe V C Scuola Primaria Carlo Collodi - I.C. Pinocchio - Montesicuro (AN)

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Una lampadina fulminata - Questo proprio non ci voleva! - disse Lucia, aprendo il frigorifero sobbalzando. Perché questo buio? Che fine a fatto la luce? Lucia allungò la mano per afferrare il vasetto di yogurt ma... - AHI!Accipicchia questo non é lo yogurt ma il “ciuffetto” d' ananas che ho comprato ieri. Devo assolutamente chiamare il tecnico per aggiustare questo frigorifero, sempre se ci riuscirà, altrimenti dovrò portarlo presso l' isola ecologica a Sassoferrato ed acquistarne uno nuovo. - Avete sentito ragazzi? C'è il rischio che vi debba lasciare - disse il frigorifero agli alimenti al suo interno. Subito l'insalata, la più altruista fra gli ortaggi, esclamò: - stai tranquillo troveremo un modo per aiutarti. - Sì, ben detto amica insalata: - affermò la timida ma ottimista fragola. - Ma dai, di cosa vi preoccupate? Tanto ci penserà il tecnico e poi il nostro frigorifero è molto vecchio e già da un po' doveva essere smaltito. -Broccolo, sei il solito indifferente! - dichiarò la carota arrabbiata. Un brivido gelido percorse ogni singolo chicco d'uva: - Amici cari, non vi vedo più, perché questo buio? - domandò l'uva. Intervenne il frigorifero:Non facciamoci prendere dal panico. Sicuramente il tecnico mi aggiusterà così potrò tornare ad illuminarvi e tutto tornerà come prima. - Ehi ananas, il tuo “ciuffetto” è tutto in disordine! - disse il broccolo. - Cosa?! Il mio “ciuffetto”, speriamo che la luce torni presto così potrò sistemarlo - affermò l'ananas vanitosa. - Resisti, resisti, frigo, non puoi abbandonarci proprio ora, sei stato un amico unico e indispensabile sempre attento ai nostri bisogni - dichiarò l'uva. Il giorno seguente, dopo una lunga attesa da parte del frigorifero, si sentì suonare il citofono, Lucia andò ad aprire e... - Buon giorno signora sono Andrea il tecnico del frigorifero. -Salve mi chiamo Lucia, prego, il frigo è da questa parte. Non so quale sia il problema, ma quando ieri l' ho aperto c'era un gran buio. Contemporaneamente il frigorifero iniziò ad essere un po' ansioso e gli alimenti si preoccuparono per la sua sorte. Il tecnico senza perdere tempo ini-

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zia a visionare accuratamente le parti del frigorifero. Apre e chiude gli sportelli di ogni ripiano, controlla il filtro dell' acqua, i motorini di raffreddamento, ed infine trova il vero problema: una lampadina fulminata! In men che non si dica la lampadina viene sostituita e un bellissimo chiarore illumina tutti gli alimenti , i quali fanno un sospiro di sollievo. L' ananas si sistema il “ciuffetto”, l' uva rivede i suoi amici chicchi e anche l'indifferente broccolo manifesta la sua contentezza. - Che bello ragazzi finalmente tutto come prima! Sostenne il frigorifero!

Autore: Classe V C Scuola “Brillarelli” Istituto Comprensivo "Brillarelli" di Sassoferrato (AN)

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La casa pazza Un giorno il signor Pino e la Signora Pina si accorsero che la loro casa era strana, molto strana. Dopo aver sistemato alcuni quadri alle pareti, al signor Pino per sbaglio fa cadere del pepe per terra. Il giorno seguente la signora Pina con l’aspirapolvere aspirò il pepe e l’aspirapolvere incominciò a fare un suono strano, il suono era etcì. Ogni giorno che usava l’aspirapolvere ripeteva sempre etcì, etcì, così la signora Pina si preoccupò e chiamò l’elettricista che le disse di non usare più il pepe per il suo aspirapolvere. Successe una sera che il telefono suonò e il signor Pino andò a rispondere e disse: ”Chi parla?” Il telefono rispose:”Sono io! Il telefono!” Il signor Pino chiuse subito la telefonata ma poi il telefono suonò di nuovo, stavolta andò la signora Pina e disse:”Chi è?” Il telefono rispose:”Sono io! Il telefono!” Allora la signora Pina stizzita:”E’ uno scherzo per caso?” Così attaccò! Il giorno seguente andò dall’elettricista pregandolo di andare a casa per controllare il suo telefono. L’elettricista controllò il telefono e lo riparò. Un giorno i signori Pino e Pina andarono a comprare un tavolo d’antiquariato, comprarono un meraviglioso tavolo del 1700. Succedeva che ogni giorno il tavolo camminava per la casa e non era mai al suo posto. I signori Pino e Pina si stancarono di quel prezioso ma pazzo tavolo e acquistarono un tavolo nuovo che non si muoveva. Un giorno successe che un giapponesino suonò alla porta del signor Pino e la signora Pina “Volete complale un lobot?” La signora Pina chiese:”Che cos’è un lobot?” ma non ebbe risposta così chiamò il signor Pino e gli fece la stessa domanda:”Mah… penso che sarà un piccolo robot?” La signora Pina chiese il prezzo del robot e il giapponesino domandò 500 euro. Il signor Pino decise di comprare il robot per aiutare la signora Pina nei lavori domestici. La prima settimana il robot faceva tutto quello che i signori gli chiedevano anche se a volte funzionava a scatti, insomma in alcuni casi si inceppava. Ma dopo poco il robot diventò strano, faceva domande strane ai signori e non rispondeva più ai comandi, la signora Pina gli chiedeva una cosa e lui faceva il contrario, arrivò persino a tirarle un secchio d’acqua. La signora si arrabbiò tanto che mandò un telegramma al giapponesino per rendere il robot perché non funzionante. Ma il giapponesino gli consigliò di

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mandarlo all’assistenza tecnica. La signora Pina scrisse una lettera per mandare in assistenza il robot e da quel giorno non lo vide più. Si rese conto che la sua casa era strana ma era così strana che era proprio una casa pazza. Poesia della tranquillità Ehi bambino, la nostra casa è un "casino" se il telefono parlava, un tavolo camminava, la pipa si fumava e il robot non funzionava. Può bastare una ramazza per riordinare stà casa pazza? Qui serve una grande operazione per uscire da questa confusione. Per settimane non si potrà fumare nessuno lo potrà giustificare, l'aspirapolvere starà senza corrente per la tranquillità di tutta la gente. Al telefono parlerà solo chi voce non ha, il silenzio sarà privilegiato e l'ordine sarà bentornato.

Autore: Classe V B Scuola “Brillarelli” Istituto Comprensivo "Brillarelli" di Sassoferrato (AN)

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Dino il telefonino C’era una volta un cellulare, particolarmente loquace, che vuol raccontarvi la sua storia… Ciao, mi chiamo Dino il telefonino, vivo nella tasca del mio padroncino da circa tremila minuti di conversazione e quattromilacinquecentocinquantasette messaggi; nonostante tutto, la mia vita scorre tranquilla. Sono un cellulare tuttofare: mi collego a internet, chatto con gli amici e posso persino video-chiamarli!. Il mio padroncino mi tratta abbastanza bene: fa attenzione a non farmi cadere e per proteggermi dagli urti mi ha fatto indossare una sorta di “armatura” blu che lui chiama cover; non mi fa mai scaricare la batteria, aggiorna sempre le app, mi fa divertire provando tutti i miei giochi. Sono piccolo, color oro, quadriband, cioè riesco a captare tutto, anche le onde più deboli, ho uno schermo sottile, anzi ultra-piatto, che si illumina quando qualcuno mi chiama e un software di ultima generazione. Sono un vero ficcanaso, per questo sono sempre informato su tutto e conosco tutti attraverso i social. La cosa che mi piace di più è quando una mano mi prende e con il suo pollice e indice mi fa un gradevole solletico. Quando qualcuno chiama il mio padrone, canto una delle melodie in memoria che lui ha scelto e, la canto così forte, che tremo tutto e mi muovo a ritmo. Ricordo ancora oggi, non a caso ho una memoria di 32 gigabyte espandibile, quando Giacomo, così si chiama il mio padroncino, mi ha ricevuto per regalo dai suoi genitori in occasione del Natale. Appena ha aperto il pacchetto, la mia fotocamera ha inquadrato subito l’espressione felice nel suo volto e per salutarlo mi sono illuminato e gli ho “scritto” il messaggio di benvenuto. Il giorno seguente, al parco, mi mostrava soddisfatto ai suoi amici, quegli amici che ascolto sempre con il mio udito telefonico e che dopo avermi visto non osavano tirare fuori delle tasche i miei “antenati”. Mi piaceva pavoneggiarmi ed esibirmi in tutte le mie funzioni!!. Anche per questo motivo, i genitori, richiamarono il padroncino ad usarmi in modo corretto e stabilirono con lui alcune regole per me incomprensibili: utilizzarmi soltanto per necessità e per dire cose importanti privilegiando l’uso del vivavoce o l’auricolare, così da limitare il rischio di “friggergli la zucca”; non distrarsi giocando con me quando si effettuano azioni che richiedono attenzione per la sicurezza; non portarmi a scuola e non leggere messaggi quando qualcuno sta parlando. A

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tutto ciò Giacomo rispose con un: “Promesso”. - Che noia! Che barba! Le mie super potenzialità limitate per delle futili promesse!!. Per giorni ho provato ad attirare la sua attenzione: ad ogni rete wi fi mi collegavo scaricando tutti gli ultimi aggiornamenti in automatico, ad ogni telefonata facevo illuminare lo schermo e accompagnavo ogni chiamata con una musica diversa. Niente da fare! Giacomo restava fedele alla sua promessa. Un giorno, mentre camminavamo, mi arrivò una notifica di un nuovo video di calcio su you tube. Giacomo preso dall’euforia e intento a scaricare il video, attraversò la strada senza guardare, non accorgendosi che sopraggiungeva un’auto la quale, strombazzando con il clacson, lo fece “saltare” dallo spavento facendomi cadere inavvertitamente sotto le ruote del veicolo. Crash!, Che botta! Mi sento a pezzi!. Giacomo, tutto dispiaciuto, raccoglie i miei resti e a malincuore si dirige verso un cassonetto. Fortunatamente viene fermato da un operatore ecologico il quale gli spiega che non era quello il luogo dove buttarmi, ma poteva decidere se consegnarmi ad un rivenditore o portarmi all’area comunale attrezzata per lo smaltimento del RAEE. RAEE? Ma che cos’è questa parolaccia e cosa significa?. Tento un ultima connessione per schiarirmi le idee e informarmi e trovo che RAEE significa Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. Giacomo torna a casa afflitto e racconta ai suoi genitori cosa gli è accaduto. Il papà e la mamma lo rimproverarono, non tanto per la sorte a me capitata, quanto per avermi usato in maniera impropria e per aver messo a rischio la sua e degli altri incolumità. Così con la sua famiglia ci dirigiamo all’isola comunale attrezzata per lo smaltimento del RAEE. Qui ci accoglie un signore che molto gentilmente ci spiega dove depositare quello che rimane di me. Addio vita da telefonino, chissà in che cosa mi trasformeranno??. L’uomo mostra a Giacomo e alla sua famiglia il cassonetto dove buttarmi…riesco a malapena a intravedere la scritta: “piccoli elettrodomestici”. Poi aggiunge che da questi centri di raccolta i rifiuti vengono successivamente inviati ad impianti di trattamento che evitano la dispersione di sostanze inquinanti e permettono il riciclo dei materiali usati per la loro costruzione. Non fa in tempo a terminare la frase, che… AiutOO! Sto volando! Addio vita crudele! Mi ritrovo dentro il cassonetto

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insieme ad un ferro da stiro, una stampante, un mouse, un frullatore e indovinate poi? Ebbene sì, c’erano i miei “antenati” che prendevo in giro. Subito mi accolgono dicendo: “Caro amico, anche tu sei finito qui? Non ti preoccupare perché fa parte del ciclo, anzi del RIciclo, della vita! Tutti i nostri componenti verranno utilizzati per costruire altri oggetti e magari un pezzo di te finirà in un nuovo telefonino…. Giacomo rimase senza telefonino per un bel pezzo, ma i suoi genitori, per la promozione, gli regalarono un tablet completo di custodia. Appena aprì la scatola, quest’oggetto gli sembrò stranamente familiare. Si continuò a chiedere per quale motivo avesse questa sensazione, ma non si diede mai una risposta. Lo trattò bene ed ebbe attenzioni maggiori di quelle riservate a me, povero Dino. Non glielo feci mai capire ma…la plastica usata per la custodia del tablet era quella riciclata dalla mia scocca!. La lezione era servita ad entrambi: Giacomo prese alla lettera le raccomandazioni dei genitori ed io non cercai più di attirare la sua attenzione. Per questo la nostra vita insieme durò per molto tempo, senza intoppi ed imprevisti.

Autore: Classe V Scuola Primaria Antonio Merloni Istituto Comprensivo Bartolo da Sassoferrato, Genga (AN)

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Scuole Primarie Provincia di Fermo

Illustrazione di Rossella Trionfetti


Jack l’aspirapolvere Jack l’aspirapolvere era un vero e proprio bullo: con la sua aria di superiorità se ne andava in giro ad aspirare tutto quello che gli capitava tra le spazzole. Era un tipo scuro con il sacco a vista grigio cenere, una base triangolare particolarmente spigolosa e sul manico il pulsante di accensione a tre velocità che, quando era impostato al massimo, faceva il frastuono di una moto cross con la marmitta spaccata. Jack si era montato la testa: non solo aspirava la polvere, ma aveva iniziato a succhiare piccoli oggetti come biglie, macchinine, mollette… Arrivò persino a inghiottire i suoi amici: il telefonino, l’mp3, persino il Nintendo. Il fenomeno strano era che più ingeriva queste cose più cresceva e sembrava sempre di più un mostro. Un giorno gli elettrodomestici decisero di riunirsi per discutere del comportamento di Jack, ma lui li stava spiando e corse al giardino pubblico per svuotare il suo sacchetto, così da rimpicciolirsi di nuovo. Sembrava che fosse esplosa una bomba di spazzatura: c’erano oggetti ovunque, polvere sulle chiome degli alberi e sui petali dei fiori; l’aria era irrespirabile e i bambini iniziarono a tossire. Quel parco era diventato grigio e più nessuno voleva rimanerci a giocare. Jack andava fermato! Questa volta gli elettrodomestici si riunirono in piena notte mentre l’aspirapolvere dormiva nello stanzino. L’ ipad iniziò a cercare su Google le informazioni sul funzionamento dell’aspirapolvere, per capire se avessero potuto modificare il suo comportamento. Scoprirono che i fili dei suoi circuiti dovevano essere ben collegati, per avere un buon funzionamento, perciò decisero di aprirlo. Escogitarono un piano. Il mattino successivo, mentre Jack cercava qualcosa da aspirare, il ventilatore che aveva agganciato il telecomando della Wii si azionò, prese la mira e liberò il telecomando al momento giusto. Il piccolo oggetto fece un volo attraverso la cucina, cadde in picchiata sul pulsante di accensione appena in tempo, visto che Jack stava per risucchiare anche il timer del forno. L’aspirapolvere si arrestò: finalmente era spento. Gli elettrodomestici si misero a lavoro, lo aprirono e al suo interno scoprirono che i fili erano collegati a formare un faccina rossa, arrabbiata con le corna da diavoletto. Smanettarono, tagliarono, cucirono, scambiarono filamenti e colori e il risultato fu uno smile con

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tanto di aureola. Richiusero il motore e pieni di speranza si strinsero forte, incrociarono i circuiti (visto che non avevano le dita) ed accesero l’aspirapolvere. Una volta attivo Jack si guardò intorno e si rese subito conto che il caos che vedeva era tutto opera sua. Fu allora che decise di rimediare: ripulì ogni stanza, fece riparare gli elettrodomestici danneggiati, rimise ogni cosa aspirata in ordine dalla A alla Z. ma da quel giorno a Jack era successo un fatto nuovo: aveva una vera e propria fissazione per i materiali organici. Risucchiava: bucce di ogni genere; resti di pranzo, cena, merenda; uscendo per strada era attratto da resti di cibo e andava alla ricerca di escrementi. Dopo un po’ di tempo l’aspirapolvere si accorse che gli era spuntato un tubicino da cui usciva del concime: tutto il materiale organico che risucchiava si trasformava in “compost” un ottimo nutrimento per la terra. Quando capiva che il concime era pronto si dirigeva verso i giardini pubblici, gli stessi che un tempo sporcava di immondizia, ed iniziava a nutrire ogni albero, aiuola o cespuglio che incontrava sulla sua strada. In primavera quei giardinetti erano diventati incantevoli, tutti i bambini volevano andarci a giocare perché era il più pulito, fiorito e profumato parco della città. Persino il Sindaco se ne accorse e con una solenne cerimonia premiò con una medaglia al valore Jack l’aspirapolvere, con grande gioia di tutti, ma soprattutto dei suoi amici elettrodomestici.

Autore: Classe IV A Scuola Giuseppe Talamonti - Montefiore dell’Aso Istituto Comprensivo Ripatransone (FM)

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Saponella ci fa la vita più bella! C’era una volta una famiglia, la famiglia Pulitoni, che amava troppo la pulizia. Il babbo usava ogni giorno una camicia pulita, la mamma si cambiava vestito più volte al giorno, i figli , al contrario, si sporcavano spesso, specialmente giocando e quando tornavano a casa, la mamma o il papà li portavano di corsa davanti alla lavatrice per un super bucato. Quindi in quella casa si usavano grandi quantità di sapone e detersivi profumatissimi e la povera Bollicina lavorava tantissimo. Chi era Bollicina? Questo era il nome della loro lavatrice che era stanca, sia dei forti saponi inquinanti che era costretta a “ bere ”, sia delle faticacce o lavaggi che doveva affrontare a tutte le ore del giorno! La poverina doveva pure sopportare Max e Mix, i fratelli più piccoli della famiglia, che giocavano a spingere i suoi tasti, facendole perdere il controllo e che si divertivano a mettere un calzino colorato nel bucato bianco, ottenendo degli effetti di colore così divertenti che valevano più dei rimproveri dei genitori! Un giorno, però, capitò una tragedia: Bollicina rimase ferma a metà lavaggio. CHE SCIAGURA!!! I signori Pulitoni non potevano pensare a chiamare il tecnico per farla aggiustare! Avrebbero perso il lavaggio del pomeriggio!!!! L’unica cosa era correre al centro commerciale e prenderne subito una nuova! Andarono da “ Electronic ” e ne uscirono con una mega extra lavatrice che quando lavava faceva luce come una sala da ballo: era la super SAPONELLA! La commessa aveva provato a spiegare i pregi di questo ultimo modello, ma loro non avevano voluto ascoltare e passarono subito alla cassa mentre il papà diceva: “ Non si preoccupi sappiamo bene come usare questo elettrodomestico, non vede come siamo puliti ” ?! Tornarono a casa e trascinarono la vecchia lavatrice vicino alla porta di ingresso ( il papà se ne sarebbe disfatto in fretta, di notte, abbandonandola in un luogo solitario in campagna), poi spinsero in casa Saponella, tolsero lo scatolone e il più grande dei figli prese la spina e la attaccò alla presa del muro mentre la mamma gridava: “ Presto spogliatevi tutti ” ! Subito la famiglia rimase in mutande e canottiera ed un mucchio di vestiti stava per essere lavato. Il papà aprì l’oblò e tutti cominciarono a buttare dentro i vestiti. Il figlio maggiore corse a prendere il sapone “ Top Splendor ” al profumo di fragola. Ma quando chiusero l’oblò e la mamma spinse il bottone del lavaggio, si udì un forte suono di una sirena e da un piccolo buco uscì una luce che proiettava un video sulla parete della

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stanza, cioè, più che un film erano scritte: “ ATTENZIONE DETERSIVO SBAGLIATO, DETERSIVO SBAGLIATO!!! TROPPO INQUINANTEEE ”!!! La mamma svenne ed il papà andò di corsa a comprare un detersivo biologico. Dopo poco riprovarono e ancora la sirena e nuove scritte sul muro: “ TEMPERATURA ESAGERATA E POCO ECOLOGICA ”!!! Questa volta fu il papà a svenire! E la mamma abbassò subito la temperatura per il lavaggio, ma si vedeva che voleva piangere! Riprovarono, ma ancora si sentì la sirena, che ora a Max e Mix piaceva tanto, e videro la scritta sul muro: “ ORARIO SCONSIGLIATO, RISPETTARE L’ORARIO, RISPARMIARE ENERGIA ”!!! Insomma tutta la famiglia dovette abituarsi a rispettare le regole che Saponella, lavatrice ultramoderna ed ecologica, aveva nel programma di funzionamento. Non fu facile per loro, ma con il tempo videro che avevano più momenti liberi per stare insieme o per dedicarsi a fare passeggiate al parco, invece di restare a casa a fare nuovi inutili lavaggi. “ Poi qualche macchia sugli abiti forse ci rende più simpatici ”, disse un giorno Max, ma questo ancora i suoi genitori non lo capivano bene! Inoltre, quella sera in cui comprarono la nuova lavatrice, il papà non andò più ad abbandonare in campagna la vecchia Bollicina, tanto si era stancato con tutta quella novità, ma, il giorno dopo, avendo più tempo libero, tutta la famiglia andò all’ecocentro dove portarono la loro vecchia lavatrice. Lì un signore spiegò ai bambini ed ai genitori che tante parti di Saponella sarebbero state riutilizzate e fuse per formare pezzi di nuovi altri elettrodomestici. Max e Mix scoprirono così che in fondo Bollicina continuava a vivere trasformandosi e la stessa cosa vale pure per gli altri elettrodomestici ormai vecchi e rotti. “ Che figata! Magari Bollicina diventa pure parte di un’astronave! ” dissero. Prima di tornare a casa, il signore dell’ecocentro regalò ad essi due belle fionde fatte con vecchie guarnizioni di gomma, ed un po’ di legno; cosa fecero, i due fratellini con questi giochi, però, non lo sappiamo, ma possiamo facilmente immaginare nuovi guai per la famiglia Pulitoni! Autore: Classe III B (tempo pieno) Scuola Gianni Rodari Istituto Comprensivo “ Rodari - Marconi ” Porto Sant’Elpidio (FM)

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Il big bang del telefonino C’era una volta un bambino di nome Marco che amava tutto ciò che era elettronico, ma la sua grandissima passione era lo SMARTPHONE. Ogni volta che ne aveva occasione ci giocava: la mattina a colazione, appena ritornava da scuola, il pomeriggio invece di fare i compiti, la sera prima di andare a letto e addirittura si svegliava di notte per giocare… Tutti i giorni erano uguali, non giocava mai con gli altri bambini, non usciva mai con gli amici, non studiava quasi mai, non faceva altro che pensare a Clash Royale, Pokemon Go, Score Hero, Subway Surf, Roblox, Minecraft, Dino Hunter, Jurassic world…e appena poteva era lì a giocarci. Il suo SMART PHONE non ne poteva più, era sempre acceso, sempre in azione, caldo bollente come sole. Così una notte, mentre Marco si era appena svegliato per iniziare a giocare … BANG! scoppiò finendo in mille pezzi. Marco si disperò, non aveva più il suo “amico” preferito. Subito dopo si accorse che da quella esplosione si era materializzata una porta elettronica e davanti c’era un cartello con su scritto: “TELEFOLANDIA”. Preso dalla curiosità entrò e inizialmente fece fatica a vedere intorno a sé perché tutto era bianco come se ci fosse della nebbia, poi mano a mano iniziò a scorgere qualcosa. Era una batteria lampeggiante a tempo con una scritta rossa: “PORTARE A TERMINE LA MISSIONE DOVRAI E UN NUOVO SMARTPHONE RICEVERAI!. Marco non vedeva l’ora di iniziare la missione-gioco e avanzò di qualche passo. Davanti a lui vide schierati tutti i personaggi dei suoi giochi preferiti che lo invitavano a giocare. Che gioia! Che felicità! Quando però Marco accettò l’invito rimase a bocca aperta perché la missione che doveva affrontare era completamente diversa da come se la immaginava. I giochi che avrebbe dovuto affrontare non erano i suoi preferiti e nemmeno con i suoi eroi, ma … giochi che mai si sarebbe sognato di fare! Nel primo livello doveva saltare con la corda, ci provò e si trovò nel secondo livello dove invece doveva costruire una torre con i lego; iniziò a trovarsi a suo agio e, una volta finita si ritrovò in un parco dove c’erano due biciclette e… un altro bambino. Iniziarono a pedalare insieme superando alcune dif-

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ficoltà e arrivando al quarto e ultimo livello. Davanti a loro si stendeva un verde campo da calcio con un meraviglioso pallone al centro. Capirono subito che, per avere il premio dovevano giocare. Marco e il suo compagno iniziarono la partita di calcio e subito arrivarono altri bambini. Fu una splendida partita! Marco giocò come attaccante e, nonostante non lo avesse mai fatto, giocò benissimo, fece tre goal. La sua squadra vinse e lui poté prendere il premio, il suo amato smartphone. Si divertì un mondo, come mai prima d’ora. Con il suo telefono nuovo in mano oltrepassò di nuovo la porta e tornò nella sua camera invasa dai pezzi del vecchio smartphone; si mise a letto e ripensò a quella avventura, era contento, si era veramente divertito. Così capì che a stare sempre incollato col telefono si era perso tanto divertimento, sicuramente ora avrebbe iniziato a farsi degli amici e a giocare con loro. Il telefono con i suoi giochi non era poi TUTTO! Ma …mancava ancora qualcosa. Cosa ne avrebbe fatto di quello smartphone in mille pezzi nella sua camera? Certo non poteva lasciarlo lì… ci dormì su, ci avrebbe pensato il mattino seguente. Così il giorno dopo raccolse i vari pezzi, li infilò in un sacchetto e lo mise dentro lo zaino. Facendo il tragitto per andare a scuola si imbatté in un’isola ecologica…faceva proprio al caso suo. Prese il sacchetto e lo gettò nell’apposito contenitore. Ora non gli rimaneva altro che andare a scuola e…parlare e giocare con i suoi amici.

Autore: Classe III C (tempo pieno) Scuola Gianni Rodari Istituto Comprensivo “ Rodari - Marconi ” P. Sant’Elpidio (FM)

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Illustrazione di Miriam Manara


L'Aspiralagne La Terra era ormai così piena di sospiri e di lamenti che anche in cielo il Sole aveva cominciato a sbadigliare e la Luna a sonnecchiare. Ma da dove provenivano tutte quelle lagne? Dalla casa della zia Gertrude, naturalmente! La vecchia zia viveva in una casa polverosa insieme al gatto Beautiful (così chiamato per i suoi bellissimi occhi azzurri) e all'inseparabile aspirapolvere BEEP BEEP (perché doveva essere veloce come il pennuto dei cartoons). Infatti, quando la zia non era assorta dallo schermo televisivo (aveva una vera passione per le telenovelas), passava il tempo a trascinare B.B. su e giù, avanti e indietro per tutta la casa, lamentandosi ad alta voce: "Per carità, guarda sotto li letti quanta polvere!" "Guarda per terra, che schifo!" Mentre con la mano destra zia Gertrude avvicinava alla bocca la solita sigaretta, per poi allontanarla espirando nuvole di fumo, con la mano sinistra manovrava abilmente B.B. alla ricerca di ogni più piccola briciola di polvere, apostrofando: "Pulita come me non c'è nessuno al mondo! A me lo sozzo non me piace, per carità!" E dopo una giornata di lavoro B.B. non vedeva l'ora di tornare finalmente nel ripostiglio a riposare. Eh sì, non era mica uno scherzo servire una padrona così esigente come la zia Gertrude, che non si accontentava certo di una pulizia superficiale, no, perché B.B. doveva passare anche sotto i tappeti e anche dentro gli armadi! Infatti Il povero aspirapolvere era costretto a raccogliere ogni tipo di sporcizia: dai batuffoli di polvere alla grigia cenere che cadeva dalle sigarette che la zia fumava nervosamente, ai sassolini della lettiera che il gatto spargeva dappertutto; per non parlare dei tantissimi peli che Beautiful perdeva ogni volta che si lavava, leccandosi tutto, dalle spalle fino alla punta della sua pelosissima coda. Ma quello che B.B. proprio più non sopportava era dover ascoltare i continui e sempre uguali lamenti della vecchia zia, che quando partiva con le sue lamentele non si spegneva più: "Oh mamma mia aiutame, guarda come me sò ridotta, come sò brutta, ma che ce devo fà, c'ho il vizio de fumà, tanto m'è rimasto poco da vive e non raccapezzo più niente ormai... Lavoro troppo io, sò stanca, me ne vado a letto, così me riposo un pò!" "E tu chi sei?", chiese il gatto. "Beautiful non mi riconosci, sono io, BEEP BEEP!" Il vecchio aspirapolvere nonostante avesse un'aria familiare aveva inspiegabilmente assunto le sembianze di un robot antropomorfo, con il sacchetto raccogli-polvere al posto della testa, le

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L'Aspiralagne braccia e le gambe fatte con il tubo di aspirazione, una piccola fessura di areazione al posto della bocca e il pulsante di accensione come occhio! "Ma tu parli?" chiese il gatto indietreggiando spaventato. "Di solito no, non ho tempo per le chiacchiere, ho sempre troppo lavoro da sbrigare ma oggi mi sento finalmente libero: non devo mangiare altra polvere e soprattutto non devo ascoltare le noiosissime lagne di zia Gertrude che è diventata davvero insopportabile", disse B.B. emettendo un piccolo sospiro. "Nemmeno io la sopporto più", rispose il gatto. "Dobbiamo trovare una soluzione", aggiunse B.B. pensieroso "La nostra padrona deve smettere di lamentarsi altrimenti tutto il mondo diventerà sempre più triste e anche i bambini non avranno più voglia di giocare." "Si, ma cosa possiamo fare?" chiese il gatto. "Non saprei" disse B.B, "Tu cosa suggerisci?" "Andiamo in camera sua e le diciamo che la vita è bella e che noi le vogliamo bene nonostante sia una vecchia zitella! "Ahahah" risero all'unisono e così fecero. Beep Beep si avvicinò al letto della zia che ancora dormiva (russando sonoramente) e le sussurrò all'orecchio le parole magiche: "LAGNE DELLA ZIA, VI ASPIRO TUTTE, ANDATE VIA!" Doing, doing, doing... doing! Dalla finestra si sentivano i rintocchi dell'orologio del campanile. Distesa sul letto, sotto tre coperte di lana, la zia Gertrude si stropicciò gli occhi ancora semichiusi per la luce del sole che finalmente era tornato a filtrare dalla finestra. Anche la luna era tornata a sorridere. "Ma che ore sono?", disse ad alta voce, cercando con lo sguardo l'orologio appoggiato sul comodino. "Cristoforo Colombo! Sono già le undici! E' tardi, devo alzarmi... stanotte ho fatto uno sogno strano." Ancora in pigiama, senza nemmeno fare colazione, zia Gertrude corse con ansia ad aprire la porta del ripostiglio trovando B.B. dove l'aveva lasciato, con il cavo di alimentazione avvolto accuratamente su se stesso, pronto per una nuova giornata di lavoro. "Meow, meow!", disse il gatto arrampicandosi sul pigiama della zia. "Non così, che mi graffi tutta!" "Scendi giù o ti taglio la coda!", esclamò la zia con un sorriso. Il primo sorriso che Beautiful e Beep Beep le avessero visto fare, dal loro arrivo in quella casa così...particolare! Autore: Classe IV A Scuola primaria “Luigi Salvadori” - Fermo

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I phon innamorati Fiammetta era nata in una fabbrica di phon situata vicino al Vesuvio, un vulcano che dorme da molto tempo. Aveva un vestitino azzurro, un po’ rigido e dalla sua bocca usciva aria calda perché per costruirla avevano usato dei pezzetti di vulcano. Fiammetta venne chiusa in una scatola e portata in un negozio di elettrodomestici. Un giorno la parrucchiera Katiuscia comprò proprio lei, Fiammetta, perché era l’ultimo phon rimasto in vendita. La portò in negozio e cominciò ad usarla con la prima cliente. Lavorò tanto, era impegnata ma felice perché Katiuscia le diceva: - Brava! Sei stata più brava di tutti gli altri phon! Arrivò la sera, la parrucchiera staccò le spine, spense le luci, chiuse le serrande e andò via. Nel buio si sentì una voce, sembrava la voce del vulcano. Che brividi… - Chi è? Chi sei?- disse Fiammetta. Ma come ci sei arrivata, io non ti ci voglio! - borbottò uno dei phon migliori che da quando era arrivata Fiammetta era passato di moda. Si sentirono altre voci, alcune invidiose e solo una amichevole che la consolava dicendole: - Stai tranquilla ci sono io che già ti voglio un po’ di bene. I due si innamorarono. Dopo settimane Fiammettino chiese a Fiammettina se voleva diventare la sua sposa. Fiammetta accettò e si decise il giorno. Il matrimonio andò bene e i due vivevano felici. Ovviamente ognuno aveva il suo lavoro, Fiammetta e Katiuscia facevano acconciature di ogni tipo, invece Katiuscia e Fiammettino asciugavano capelli e facevano creste. Ogni sera si riunivano per fare cena. Le settimane passavano, più acconciature facevano e più diventavano vecchi. Ormai avevano quaranta e cinquanta anni. Katiuscia non li considerava più e i due ne erano dispiaciuti. Un giorno Katiuscia ebbe un’idea e si disse: - Ma perché non posso riutilizzare i phon vecchi?- e li portò alla discarica. Fiammetta e Fiammettino pensavano: - Ma cosa ci faranno? Ci taglieranno?- Arrivata alla discarica Katiuscia mise i phon in una grande scatola. La pareti della scatola si restringevano, i phon avevano sempre più paura e a un certo punto…buuum… I phon erano stati spiaccicati in mille pezzetti. Fiammetta e Fiammettino avevano male ovunque. Vennero messi in un’altra macchina che li ricompose, ma invece

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di fare due cose ne fece una sola: una televisione! La televisione venne messa in vetrina in un negozio di elettrodomestici. Dopo tre settimane una cliente comprò la televisione e la portò nel suo negozio per far passare il tempo alle clienti: era Katiuscia. Fiammetta e Fiammettino erano tornati dalla loro amica!!!

Autore: Classe III Scuola Primaria Capodarco ISC Fracassetti - Capodarco (FM)

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Storia di un elettrodomestico C’era una volta un aspirapolvere ”Roomba” che era dolce e molto bravo, di colore grigio scuro e nero. Viveva in un negozio di elettronica e il suo sogno era quello di far parte di un a buona famiglia. Un giorno ad una famiglia si era rotto l’aspirapolvere, allora pensarono di andare a comprarne un altro e andarono nel negozio dove c’era Roomba e fra tanti aspirapolveri scelsero proprio lui perché faceva il lavoro da solo e perché era in offerta. Roomba era felice di andare a vivere in una buona famiglia, ma il suo sogno si trasformò in un incubo. Lo trattavano sempre tutti male: - Ehi passa più in la’-. - Devi venire sempre nel momento sbagliato-. - Hai scocciato, fai sempre troppo rumore-. Roomba quando doveva passare si mise a fare dei dispetti: non puliva bene e lasciava pezzi di polvere e cercava di andare addosso ai componenti della famiglia. Un giorno mentre stava pulendo vicino la porta d’ingresso i signori rientrarono lasciando la porta aperta e lui scappò via in cerca di una nuova famiglia. Camminò, passava già a un bel punto di strada quando dei poveri signori lo videro e lo portarono a casa loro. Lo trattavano benissimo come se fosse il loro cagnolino perché era la cosa che desideravano di più. Un giorno decisero di dargli un nome, lo chiamarono : Robottino. Da quel giorno era veramente felicissimo e quando dovevano uscire lo portavano perfino con loro. Si trovava bene, amava molto quella famiglia perché loro gli facevano sempre dei bei complimenti e lo ringraziavano sempre. Dopo alcuni mesi dei ladri entrarono in casa e presero anche Robottino, lui cercò di nascondersi, provò a scappare ma non ci riuscì perché i ladri lo spensero e dopo essersi accorti che era una cosa inutile per loro, lo portarono alla discarica. Uno scienziato che voleva costruire un cane robot, andò alla discarica e prese Robottino, ma non gli bastarono i pezzi per cui prese

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anche un tostapane. Lo scienziato lavorò sui due elettrodomestici e li unÏ, loro nel frattempo fecero amicizia. Appena funzionanti Robottino disse al tostapane che potevano scappare e raggiungere Silvano, il suo vecchio padrone. Il tostapane felicissimo gli rispose: - Certo! Scapparono. Appena Silvano vide questo cagnolino robot lo riconobbe subito, felicissimo

Autore: Classe III Scuola Primaria Capodarco ISC Fracassetti - Capodarco (FM)

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Scuole Primarie Provincia di Macerata

Illustrazione di Alice Gentili


Azzurrino C’era una volta un ferro da stiro, di quelli elettrici con la spina, era di un bellissimo colore azzurro, aveva un importante manico nero e un cordone a righine bianche e nere. Per tanto tempo aveva fatto compagnia ad una simpatica signora. La signora, che si chiamava Nonna Marietta, era sempre allegra e coccolona. Nonna Marietta stirava sempre perché le faceva piacere aiutare i figli. Loro accompagnavano i nipoti a casa della nonna e portavano anche i panni da stirare, lei stirava e cantava o raccontava storie ai nipotini. Stirava tanto, ma il ferro da stiro, che chiamava Azzurrino, non si stancava mai perché con la Signora Marietta era stato sempre felice, lei lo metteva sempre in bella vista nel soggiorno e lui non l’aveva mai tradita. Funzionava sempre. E poi in casa con i bambini c’era sempre allegria. Purtroppo però, un giorno, mentre i bambini correvano per la casa fecero cadere Azzurrino. Nella caduta il bel manico nero si staccò un po’. Che dispiacere per nonna Marietta! Ma si sa, le nonne non sgridano mai tanto i nipotini e cercò di riparare azzurrino con lo scotch. Un giorno il figlio di nonna Marietta portò in regalo alla mamma un nuovo ferro da stiro, tutto bianco, dalla forma lunga come una nave, aveva anche una specie di finestrina celeste da cui si vedeva ondeggiare l’acqua ma soprattutto, ‘sputava’ vapore. Azzurrino quel giorno si sentì morire, capì che era arrivata la sua fine anche se lui era ancora in grado di stirare! E lo faceva bene, non bruciava mai i tessuti, arrivava anche nelle pieghe più difficili! Infatti, il figlio della signora Marietta portò il povero ferro all’isola ecologica e lì lo abbandonò. Azzurrino rimase al buio in una casetta di ferro insieme a tanti altri oggetti che non servivano più, o meglio, che le persone non volevano più perché erano un po’ ‘acciaccati’ o mancava loro qualche pezzetto o erano passati di moda. Nella casetta, al buio, cercò di farsi coraggio e cominciò a parlare con un televisore - Hanno abbandonato anche te? - chiese. Si, ormai sono diventato troppo vecchio, non ho lo schermo piatto, non ho l’AccaDi, e i miei colori non sono abbastanza belli. Ma funziono ancora, sai?

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- E allora perché ti hanno abbandonato? - Perché non sono moderno! - Poco più in là c’era un frullatore - Anche a me hanno abbandonato perché non sono moderno! Al mio posto hanno preso … un robot da cucina. Puah! Dovevate vedere com’era borioso e quante arie si dava! Il povero Azzurrino era disperato rimase in silenzio mentre ripensava ai momenti felici vissuti con nonna Marietta e i suoi nipotini. Stette nella casetta per tanto tempo, ogni tanto arrivava qualche persona per prendere qualche oggetto, ma a lui non lo sceglievano mai. Aveva ormai perso la speranza quando un giorno una signora, non troppo giovane né troppo vecchia, dai lunghi capelli biondi e dallo sguardo un po’ sorridente, lo guardò incuriosita. La donna lo toccò con delicatezza, sembrava che sognasse e alla fine decise di portarlo a casa. La signora abitava in una casa non molto grande, anzi era proprio piccola, così mise Azzurrino in cucina e armata di una colla un po’ magica e di tanta pazienza riparò il manico, poi per coprire le crepe le colorò con il pennarello oro. Infine guardò il ferro con aria contenta e gli disse - Sei proprio bello, come quello che c’era a casa mia, in Polonia, quando ero bambina. - Per Azzurrino cominciò così una nuova vita, certo non era felice come quando stava con nonna Marietta, ma la sua nuova padrona lo trattava con cura ed era proprio brava a stirare. Intanto passarono gli anni e anche nonna Marietta era sempre più stanca e non riusciva più a fare tutte le cose che faceva prima. I nipotini erano ormai cresciuti e non venivano più a farle compagnia perché erano sempre impegnati con la scuola, con lo sport o con gli amici. Anche i suoi figli lavoravano sempre, così decisero che nonna Marietta non poteva stare da sola e sarebbe stata meglio alla casa di riposo. Lì avrebbe fatto amicizia con persone della sua età e c’era sempre qualcuno che poteva badare a lei. Così un giorno accompagnarono nonna Marietta in una grande casa che sembrava un ospedale ma che non era un ospedale. La lasciarono lì promettendo di venirla a trovare ogni domenica, ma lei era troppo triste e stava sempre chiusa nella

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sua stanza. Non aveva niente da fare! Una notte nonna Marietta fece un sogno: era nella sua casa che stirava e mentre stirava con il suo fedele Azzurrino, ascoltava la radio. Alla radio sentiva la voce della sua nipotina prediletta che le diceva - Vieni nonna! Vieni con me! - Poi la accompagnava a casa e insieme facevano una bella torta. Nonna Marietta si svegliò con una grande voglia di piangere e subito telefonò a suo figlio e gli disse - Ti prego, riportami a casa mia. Qui sono troppo triste e sola! Il figlio, che le voleva bene, la ascoltò e le promise di andare a riprenderla ma prima doveva chiamare qualcuno che potesse farle compagnia. Quando nonna Marietta tornò a casa trovò una signora non troppo giovane né troppo vecchia, dai lunghi capelli biondi e dallo sguardo un po’ sorridente che l’aspettava. - Ciao io sono Olga. Se vuoi ti farò compagnia, possiamo fare passeggiate, cucinare insieme o guardare la televisione. - Grazie disse nonna Marietta. Passarono i giorni e, anche se le due signore non sempre si capivano bene perché Olga non parlava benissimo l’italiano e non parlava per niente il dialetto, piano piano fecero amicizia. Nonna Marietta raccontava di quando stava con i nipotini, della sua famiglia, dell’Italia e di come funzionano le cose nel nostro paese mentre Olga le raccontava della sua Polonia, della famiglia che aveva lasciato lì, dei lavori che doveva fare per guadagnare un po’ di più. Un giorno di primavera mentre Olga stirava con il ferro da stiro a vapore di nonna Marietta questo cominciò a non funzionare più. Non si scaldava. Controllarono la spina, il cordone, se c’era l’acqua ma, niente, non ne voleva sapere di funzionare. Il giorno dopo Olga arrivò a casa con una borsa pesante. - Cosa mi porti? chiese nonna Marietta. - Ho portato il mio ferro da stiro. Non è moderno ma stira ancora molto bene! - così dicendo tirò fuori dalla borsa … Azzurrino. Non potete immaginare la gioia di nonna Marietta. Nei suoi occhi si leggeva la stessa felicità di un bambino che crede di aver perso il suo giocattolo preferito e dopo tanto tempo lo ritrova in fondo alla cesta dei giochi o

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nascosto dietro un mobile! Prese il ferro da stiro e lo guardò con stupore - Sei ancora più bello di quando ti ho lasciato! - disse e si mise anche a ballare, ma solo un po’ perché altrimenti le girava la testa. Olga guardava la vecchia signora e pensava che forse la signora Marietta si era un po’ ‘ammattita’ ma lei le raccontò che quel ferro da stiro era proprio il suo e che le aveva fatto compagnia in un tempo in cui era felice perché aveva sempre i nipotini intorno a sé e lei si assicurava che fossero sempre puliti e ordinati. Poi il figlio aveva voluto buttarlo ma lei non era proprio d’accordo perché si sa, le persone anziane si affezionano agli oggetti e invece di buttarli preferiscono ripararli. La nonna non finiva più di ringraziare Olga di averle fatto rivedere Azzurrino ma non lo rivoleva indietro, oh no! Ora Azzurrino doveva stare con Olga perché lei era ancora giovane ma soprattutto, perché aveva saputo dargli valore e lo aveva fatto ancora più bello. Così era sicura che avrebbe avuto ancora una lunga vita davanti.

Autore: Classe I Scuola Primaria “Anna Frank” Istituto comprensivo “Enrico Fermi” - Macerata

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Dopo “la tempesta”… torna il sereno ad Elettropolis C’era una volta, agli antipodi del mondo, un bel paese tranquillo chiamato Elettropolis, dove gli elettrodomestici vivevano in pace tra loro. Ma un bruttissimo giorno, nella tranquilla Elettropolis, venne eletto re un computer chiamato Connor, che stabilì che in ogni casa si dovesse eleggere un capo fra gli elettrodomestici. Gli elettrodomestici iniziarono a litigare tra loro, erano come impazziti: la caffettiera cominciò a borbottare contro la lavatrice, il microonde provò a bruciare il climatizzatore, le lampade tormentavano con la loro luce la macchina del caffè, sia di giorno che di notte; insomma, vi erano corti circuiti continuamente per il sovraccarico di energia e tantissimi elettrodomestici si fusero e vennero abbandonati lungo le strade. La città divenne sporca e trasandata. Solo nella piccola casa sulla collina regnava ancora pace ed armonia, finché un brutto giorno anche lì gli elettrodomestici iniziarono a litigare. Soki, il vecchio aspirapolvere, aveva appena finito di pulire, ma Scopetta, la sua fedele amica, gli fece notare che in un angolo era rimasta della polvere. Soki si diresse verso lo sporco, il suo più temibile nemico, quando sentì dietro di lui arrivare a tutta velocità A.S.P. 2017, un nuovo fiammante aspirapolvere della famiglia dei robot “roomba”, che in un battibaleno aspirò tutta la polvere senza lasciarne neanche un granello. -“Sei troppo vecchio e lento!” -disse sghignazzando A.S.P.2017 a Soki. -“Sia tu che la tua amica Scopetta siete antichi”. Detto ciò tornò a tutta velocità verso la sua base di carica. -“Ehi!- esclamò adirato Soki - “Chi ti credi di essere! Sei arrivato ieri e già ti senti il padrone di casa?” Rispose altezzoso A.S.P. 2017 con aria di sfida:-“Io sono il futuro, mio caro! A questo punto il tranquillo Soki andò su tutte le furie e sfidò A.S.P.2017 ad una gara di velocità, per l’indomani. I partecipanti sarebbero stati A.S.P. 2017, Soki e Scopetta: sarebbero partiti all’inizio del lungo corridoio che girava tut-

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to intorno alla casa e avrebbero raccolto tutto lo sporco che trovavano. Il titolo di super elettrodomestico “ re della casa”, sarebbe stato vinto dal più veloce nel raccogliere la maggiore quantità di sporco: briciole di pane, sassolini, pezzi di carta e polvere. La notizia destò così tanto clamore che si diffuse in un battibaleno in tutta la città. Il re stesso ne fu così colpito che stabilì che il vincitore della gara sarebbe stato eletto anche capo della città come suo fedele aiutante. La mattina seguente, una calda mattina di primavera, erano tutti in fermento in attesa della sfida: Soki non stava più nella pelle, o meglio, “nel metallo”: filo attaccato, saltellava sul posto in attesa di scattare! A.S.P.2017 si sentiva carico, combattivo e scattante. Scopetta silenziosa e concentrata era sicura di sé non si lasciava intimorire dai rumorosi avversari ed era impaziente di sentire il trillo d’inizio di Mr Fei, l’abitro. - Pronti! Partenza! Driiiin!!! VIAAAAAAAA! I tre rivali partirono iniziando a raccogliere quanto più sporco trovavano. A.S.P.2017era in testa, seguito da Soki e infine molto indietro la combattiva Scopetta. Ma quando ormai A.S.P. 2017 stava per tagliare il traguardo, si bloccò: il serbatoio dello sporco era pieno. Soki passò in testa salutando beffarda A.S.P. 2017 con un “Ciao Ciao”; sfortunatamente, però, ad un soffio dall’arrivo, la sua spina si staccò: il cavo non era abbastanza lungo! “Nooooooo!!!!”- esclamò disperato Soki, mentre terminava la sua veloce corsa!!!! Piano, piano, zitta, zitta, scopetta sorpassò i suoi avversari e vinse trascinando trionfante la montagna di sporco che aveva raccolto. Contro ogni pronostico, vinse proprio la sfavorita, proprio colei che non consumava elettricità. Giunta al traguardo chiamò sua cugina Paletta che la aiutò a raccogliere tutto lo sporco per poi buttarlo nel secchio della spazzatura. Scopetta trionfante disse a tutti: -“Io, nuova regina Scopetta decido di dividere il mio trono con voi tutti. Tutti insieme, ognuno con i propri poteri, possiamo ren-

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dere più bello il nostro mondo! Possiamo vivere in pace e solo così ci usureremmo più lentamente: se non sprecheremmo energia, vivremmo più a lungo e avremmo anche meno rifiuti. Guardatevi intorno: la nostra città è diventata triste e sporca! Ammirate invece la nostra casa: è splendente e fresca perché insieme l’abbiamo curata e amata: questo giorno sarà ricordato come il giorno in cui sono nate le “pulizie di primavera”! Tutti furono così colpiti dal discorso di Scopetta che decisero di cacciare il re e vivere in pace senza capi: tutti gli elettrodomestici rotti vennero raccolti dalle strade e portati in un bel campo trasformato in centro del riciclo e riuso. Quando anche Scopetta, A.S.P.2017 e Soki arrivarono alla fine dei loro giorni, vennero riciclati per far sì che non venissero mai più dimenticati: divennero un bel monumento nella piazza principale di Elettropolis con una targa che recitava così: “Tutti noi siamo infinitamente grati a Soki, A.S.P. 2017 e Scopetta per aver riportato pace e serenità ad Elettropolis. Un riconoscimento speciale a Scopetta che ci ha insegnato che se trattiamo con cura gli elettrodomestici questi ci saranno grati e ci aiuteranno a rendere il mondo più bello!

Autore: Classi III Scuola Primaria “Anna Frank” Istituto Comprensivo “Enrico Fermi” - Macerata

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Tecnocity in pericolo C’era una volta una città molto moderna, chiamata Tecnocity, dove regnavano le tecnologie. Ogni abitazione era comandata da smartphon con un’applicazione che apriva e chiudeva porte e finestre, accendeva e spegneva le luci, attivava gli elettrodomestici, azionava mega cupole di vetro sul tetto delle case che ricoprivano tutti i giardini circostanti e li proteggeva dalla precipitazioni. Ogni cittadino possedeva più di un cellulare e, a causa dell’uso incontrollato, spesso accadevano degli incidenti. Si respirava ovunque aria di solitudine e indifferenza. Il mondo reale non era più interessante: contavano solo le realtà virtuali. Anche i vigili, che dovevano controllare il traffico e multare gli automobilisti indisciplinati, erano indaffarati a farsi selfie e a pubblicarli sui social network, per vedere quanti “mi piace” riuscivano ad avere una volta aggiornato il loro stato. Se usciva un nuovo modello di smartphone, tutti, compreso il Sindaco, si precipitavano ad acquistarlo, anche se dovevano fare file chilometriche. E i vecchi telefonini? Finivano nei sacchetti dei rifiuti indifferenziati o gettati per strada o nelle campagne, formando montagne di materiali pericolosi e inquinanti. Gli adulti erano così attratti e dipendenti dalla tecnologia che non riuscivano più a comunicare tra di loro, né ad ascoltare i propri figli. Usavano messaggini, chat, WhatsApp e avevano migliaia di amicizie in rete, mentre nella realtà non avevano amici. Un giorno i bambini della classe quarta elementare della città, stanchi di tutta quella tecnologia che non permetteva loro di parlare, essere ascoltati, coccolati e apprezzati, si rivolsero alla maestra che in borsa teneva un cellulare a dir poco preistorico. L’insegnante non viveva a Tecnocity, ma anche lei si era accorta che le persone erano fuori controllo. Bisognava agire subito, la situazione era assai critica. Insieme ai bambini, si mise a ricercare una soluzione, ma gira e rigira concluse che solo una magia avrebbe potuto risolvere il complicato problema. Mentre parlava, teneva in mano un bellissimo libro delle fiabe, popolato da

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tantissimi personaggi. Una fatina la sentì e uscì dal pesante volume illustrato. Apparve in mezzo all’aula in una polvere di stelle. Era minuta e molto graziosa. Lasciò tutti a bocca aperta. Solo la maestra ebbe il coraggio di parlare: -E tu chi sei? -Buongiorno a tutti. Io sono la fata Sofì, se tu mi cerchi io sono qui! La maestra era al settimo cielo e spiegò il problema: -Qua a Tecnocity, i cellulari dominano sugli umani, cioè le persone sono dipendenti dai cellulari ed è impossibile scambiare due parole, fare due chiacchiere, stringere nuove amicizie... I bambini sono tristi, infelici e si sentono poco amati. Vorremmo porre un rimedio a questa situazione, ma da soli non ce la possiamo fare. La fatina ascoltò attentamente, poi disse: -Dobbiamo studiare un piano! Detto questo fece apparire un grande cartellone bianco sulla cattedra e disegnò in un baleno la mappa della città. -Faremo in modo che Tecnocity rimanga senza corrente, senza internet e senza rete telefonica. Quindi il primo obiettivo è la centrale elettrica.- disse risoluta, indicando l’area sulla piantina dove era stata costruita un’enorme struttura che riforniva di energia tutta la città- In seguito andremo a parlare con il Sindaco e gli spiegheremo che le regole devono cambiare. Intanto voi preparerete volantini e manifesti per spiegare l’uso corretto dei telefonini. Abusare di questa tecnologia non è un bene, le onde elettromagnetiche prima o poi friggeranno i loro, ma anche i vostri cervelli. Che ne pensate? Vi piacciono le mie idee? I bambini risposero in coro: -Sììììì!! Allora cominciamo subito! La fatina spiccò il volo e si diresse verso la centrale. Individuò il cavo principale e con un colpo di bacchetta lo spezzò. Subito dopo alzò lo strumento magico verso il cielo e attivò uno schermo che non faceva passare nessuna forma di onda. A quel punto scoppiò il caos: i telefonini smisero di funzionare, chi stava in casa rimase bloccato senza poter uscire, le macchine elettriche si arrestarono, in tanti correvano di qua e di là senza sapere di preciso cosa fare. Il black out aveva colpito tutti e tutto.

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Anche il Sindaco, che stava per entrare nel palazzo comunale, rimase sulle scale in attesa che qualcuno gli aprisse. Intanto i bambini avevano i volantini e i manifesti pronti e con l’aiuto della maestra li arrotolarono. Poi aspettarono il ritorno di Sofì. La fata non si fece attendere molto. Insieme raggiunsero la piazza del paese dove trovarono il Sindaco disperato e i cittadini che protestavano. Con una piccola magia Sofì immobilizzò tutte quelle persone, tranne il capo della città. La maestra e i bambini si avvicinarono, gli illustrarono il problema e mostrarono i loro lavori. L’uomo all’inizio sembrava non capire, poi cominciò a leggere: “Tenere i cellulari per troppo tempo attaccati all’orecchio nuoce alla salute”, “Lasciare di notte i cellulari sotto il cuscino non fa riposare il cervello”, “Giocare per ore ed ore con i telefonini rende nervosi”, “Usare il telefonino a tavola mentre si mangia non fa gustare il piacere di stare insieme in famiglia”, “Usare il telefonino in macchina mentre si guida è da irresponsabili, si possono causare incidenti” , “Utilizzare le tecnologie per cose inutili è solo perdita di tempo e il tempo non va sprecato”… Effettivamente i bambini avevano ragione. L’uomo, che non era una persona sciocca, capì e decise che con quei manifesti avrebbe tappezzato l’intera città. Pensò anche di scrivere una precisa ordinanza disciplinando l’uso dei cellulari, così da poter punire, con pene salatissime, chi non l’avesse rispettata. Quando la fata Sofì riportò Tecnocity alla normalità, il Sindaco radunò tutta la cittadinanza per un’importante comunicazione. Non fu facile spiegare che bisognava d’ora in poi cambiare stile di vita, ma i bambini lo aiutarono con le loro parole convincenti: -Anche a noi piace tantissimo tutta questa tecnologia, ma voi state esagerando! Ci mancano i vostri abbracci, le vostre carezze, le vostre attenzioni, il tempo libero passato insieme, le chiacchierate e perfino le vostre sgridate! I genitori si resero conto che i bambini avevano ragione, così da quel giorno impararono ad usare i telefonini e tutte le tecnologie in modo corretto e responsabile, soprattutto quando erano veramente

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necessari. Con l’impegno e la volontà di tutti, le cose cambiarono in fretta. Nacquero per prime le isole ecologiche per lo smaltimento dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Ogni strumento veniva usato con parsimonia e si prestava attenzione al risparmio energetico. Le vendite dei telefonini crollarono paurosamente; nessuno faceva più corse pazze per accaparrarsi l’ultimo modello e i negozianti per non chiudere riconvertirono parte della loro attività nella vendita di apparecchiature usate, risistemate, aggiustate e in buono stato. Ora era bello passeggiare per le strade e fare nuove conoscenze. Tutti erano più felici, più attenti ed avevano ritrovato il buonuomore. E la fata Sofì? Ritornò tra le pagine del libro, nella sua fiaba, ma prima di sparire si fece promettere dai bambini che anche loro avrebbero usato in futuro i telefonini e le tecnologie in modo intelligente.

Autore: Classe IV A Scuola Primaria “Dante Alighieri” Istituto comprensivo “Luca Della Robbia”- Appignano (MC)

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Checco e il frigorifero magico C’era una volta, in cima ad una montagna rocciosa, un’orribile strega, capace di creare qualsiasi tipo di pozione malvagia, grazie al suo potente frigorifero magico. Un giorno, mentre era intenta a preparare una polvere urticante che avrebbe scatenato tra gli abitanti del fondovalle un tremendo prurito, successe un fatto clamoroso. La strega, conosciuta con il nome di Mesalinda, prese gli ingredienti giusti e li sistemò nel frigorifero. Poi chiuse lo sportello e aspettò circa dieci minuti. L’elettrodomestico, stanco delle cattiverie della donna, modificò la pozione. Quando la strega tirò fuori la polvere fece un crudele sorrisetto e disse tra sé: -E’ giunta l’ora della mia vendetta! Tutti pagheranno per avermi cacciato dal paese! Detto questo, prese la sua scopa, la magica polvere, una molletta per tapparsi il naso e volò giù dalla montagna come un razzo. La gente del paese a quell’ora ancora dormiva e nessuno si accorse della sua presenza. Mesalinda sparse la polvere in lungo e in largo, poi se ne tornò tutta soddisfatta nella sua dimora, una buia ed umida grotta abbandonata ormai da secoli. Il frigorifero, che mal sopportava quell’ambiente così ostile, non vedeva l’ora di vedere la faccia della strega quando avrebbe scoperto ciò che aveva combinato. Con nostalgia ripensava alla sua vecchia vita e quella sì che gli piaceva! Era sempre in compagnia delle signore Verdure che abitavano nel ripiano in basso, dei signori Formaggi piazzati nella parte più alta e della grande famiglia degli Affettati che occupavano la zona centrale. Inoltre gli mancavano le signore Bibite sistemate sullo sportello che erano sempre fresche e molto loquaci. Con tutti faceva lunghe chiacchierate, finché un giorno fu comprato dalla vecchia strega. Quando gli abitanti di Borgo Verde si svegliarono, si sentirono diversi dal solito: erano felici, elettrizzati, con un forte battito del cuore e desiderosi di abbracciare e baciare Mesalinda. Attirati come calamite, si diressero verso la montagna e cominciarono a salire. Arrivati in cima, bussarono al portone della grotta e la strega andò ad aprire.

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Con enorme sorpresa scoprì che la pozione non aveva prodotto gli effetti urticanti e andò su tutte le furie. Con una magia la strega allontanò tutta quella folla e rimproverò il frigorifero: - Sei un incapace! Come hai osato disobbedirmi! Ora farai la fine che meriti! Così dicendo, lo prese, lo trascinò fuori e lo buttò giù dal versante, soddisfatta di essersi liberata di quel buon a nulla. Il frigorifero rotolò, rotolò, finché arrivò sulle sponde nel fiume Menacchia. Lì si arenò, tra il fango, la sabbia e i detriti trasportati dall’acqua. Di lì a poco, passò da quelle parti il povero contadino Checco, con in mano un’ascia per tagliare la legna. Era così povero che non aveva mai un becco di un quattrino in tasca. Mentre stava per abbattere un albero, vide il frigorifero abbandonato ed esclamò: - Che maleducati! Non si buttano gli elettrodomestici nei fiumi! Ci sono le isole ecologiche per smaltire questi rifiuti! Poi si avvicinò e lo guardò con attenzione. Tutto sommato era ancora in buono stato. Non aveva un filo di ruggine e sembrava avere tutti i pezzi a posto. Allora lo caricò sul carretto della legna, salì sul trattore se ne tornò a casa. Checco posizionò il frigorifero in cucina, un po’ distante dal muro, dopo averlo pulito e provato. Funzionava alla perfezione! Al suo interno aveva trovato delle strane ampolle, delle lunghe e colorate provette e dei vasetti chiusi con un tappo ermetico. Spinto dalla curiosità, pensando che i barattoli contenessero della marmellata, prese un cucchiaio e l’assaggiò. Subito il contadino avvertì una strana sensazione, una specie di forte energia che lo attraversò dalla testa ai piedi. - Ti senti bene, vero?- disse una vocina. A Checco, che sapeva di essere solo in casa, si drizzarono i capelli, mentre in viso era pallido come un foglio di carta. La voce parlò di nuovo: -Non avere paura buon uomo, sono il tuo frigorifero. - Oh, no, no, sono proprio diventato pazzo! Ho le allucinazioni! - Ma che dici! È tutto vero! Visto che mi hai recuperato con cura, donandomi una seconda vita, ti ho ricompensato con qualcosa di magico. Se non ci credi

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prova a sollevare il tavolo. Checco incredulo obbedì e con una sola mano riuscì ad alzarlo. -Vedi? Che ti dicevo?- aggiunse il frigo- Quella che tu hai mangiato è una delle mie magiche pozioni: la confet-energy. Ora hai dei superpoteri: puoi sollevare qualsiasi peso, correre alla velocità della luce e volare. Potrai lavorare più velocemente la terra e guadagnare di più. -Wow! Sono diventato un supereroe? -Diciamo di sì! L’uomo ringraziò il frigorifero e si recò in paese a comprare delle piantine da coltivare nel suo orto. Con la sua supervelocità arrivò in un baleno. Intanto sua moglie Luna, che era tornata da poco dal lavoro, si accorse con meraviglia del nuovo frigo. Lo aprì, lo svuotò completamente da tutti quegli strani contenitori e cominciò a riempirlo con frutta, verdura, salumi, bottiglie d’acqua… Poi alzò la temperatura al massimo e andò a preparare il pranzo. Il frigorifero era così pieno che neppure si riusciva a chiuderlo bene. Quando Checco rientrò, notò il frigorifero semiaperto, quindi disse alla moglie: -Luna, cosa hai combinato! Non si può riempire troppo questo elettrodomestico e ogni alimento deve essere sistemato nel giusto posto. Poi aggiunse: -Adesso siediti che devo parlarti di una cosa importante. La moglie lasciò i fornelli e si sedette a tavola: era tutta orecchi. -Devi sapere che questo frigorifero è magico e ciò che tu hai tolto sono in realtà delle pozioni. La donna rimase perplessa, ma quando vide il marito sollevare la poltrona, capì che non le stava raccontando una bugia. - Capisci? È bastato un cucchiaio di questa sostanza per trasformarmi in una specie di supereroe. Userò la mia forza per il duro lavoro dei campi. Nel frattempo, Melisenda, chiusa nella sua dimora, si accorse di non avere più gli ingredienti base per le sue magie, perché li aveva dimenticati nel frigo. Disperatissima, raggiunse il fondovalle e cercò l’elettrodomestico per ore ed ore sulle sponde del fiume, ma inutilmente. All’improvviso una ranocchia saltò sopra un sasso e disse: - Cra-cra…quello che tu cerchi non è più qua, cra-cra..a casa di Checco il contadino ora sta. Cracra… se prosegui su quella

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strada tortuosa, cra-cra… troverai la sua casa graziosa. La vecchia strega ringraziò l’animale per l’indicazione ricevuta e si mise in cammino. Mancavano ancora alcuni chilometri per arrivare a destinazione, quando il frigorifero, che aveva già avvertito l’avvicinarsi della donna, chiamò tutto agitato il contadino: -Presto, presto, Checco. Sento l’odore di Mesalinda, la mia ex padrona. Si sta avvicinando. Di sicuro sta cercando gli ingredienti magici e tu devi aiutarmi. Presto, presto, metti delle patate sul ripiano più in basso e chiudi bene lo sportello. Preparerò delle eccezionali “hot potatoes” (patate calde). Il povero uomo obbedì e, quando chiuse lo sportello, il frigo entrò in funzione. Fece un sacco di rumore come la centrifuga di una lavatrice, poi si arrestò di colpo. - Ora prendi queste patate magiche e sistemale sotto lo zerbino. Dopo un po’ la strega arrivò alla semplice, ma bellissima baita di legno e pietra del contadino Checco. Non fece in tempo ad appoggiare i piedi sul tappeto sistemato davanti la porta che successe il finimondo. Le patate scoppiarono e sprigionarono una sostanza gassosa che fece rimpicciolire la vecchia, la quale non fece in tempo a fare nessun controincantesimo. Diventò piccola piccola come una formica. - Corri Checco! Prendi un barattolo e cattura quell’essere, poi chiudi bene il tappo. - gridò il frigorifero. Il contadino obbedì di nuovo e con il contenitore in mano ritornò in cucina. - Ora metti il barattolo, vicino alle bottiglie dell’acqua, nello sportello interno. Mesalinda sarà al fresco per sempre- aggiunse il frigorifero che finalmente era riuscito a sbarazzarsi di quella donna malvagia. Nei giorni seguenti il povero uomo, dotato dei superpoteri, seminò e lavorò la terra, piantò nuovi alberi e allargò l’orto. In poco tempo raccolse così tanti prodotti che aprì insieme alla moglie Luna un negozio ortofrutticolo a Casette Verdi. Gli affari andavano a gonfie vele e Checco non c’era giorno che non ringraziasse il caro amico frigorifero. Autore: Classe IV B Scuola Primaria “Dante Alighieri” Istituto comprensivo “Luca Della Robbia”- Appignano (MC)

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Liti pericolose Tanto tempo fa, in un paese moderno e tecnologico, viveva una famiglia di sofisticati elettrodomestici. La più brava a svolgere il suo lavoro era la lavastoviglie che, ogni giorno, eseguiva il suo dovere con diligenza e precisione. Lavava, lavava...instancabile i piatti e le stoviglie asciugandoli alla perfezione! Un brutto giorno il telefono, che viveva con lei, fu preso da un irrefrenabile attacco di gelosia: tutti elogiavano solo lei! Si mise a squillare di continuo, rendendo difficile il lavoro della lavastoviglie che doveva interrompersi ogni volta per andare a rispondere inutilmente. All'ennesimo squillo la lavastoviglie indispettita e innervosita aprì il suo cestello e spruzzò una grande quantità d'acqua verso il telefono per azzittirlo. All'improvviso si sprigionò un'accecante e terrificante scarica elettrica! I due rimasero terrorizzati perché rischiavano di finire bruciati e poi di essere trasportati all'isola ecologica e, da lì, sarebbe iniziato un lungo viaggio per essere adeguatamente smaltiti. Le loro componenti di rame e di acciaio sarebbero state sminuzzate per poi essere riciclate, altre invece sarebbero potute diventare fonti di inquinamento; lo sapevano bene il frigorifero e la TV che contengono liquidi e metalli pesanti, veleni per il terreno e le falde acquifere. La lavastoviglie non poteva pensare di essere smontata e triturata in tanti pezzi come coriandoli, il telefono non intendeva staccare la spina e partire per un viaggio senza conoscere la meta. Dopo questa disavventura decisero che era opportuno accordarsi: mentre la lavastoviglie lavorava, il telefono attivava la segreteria telefonica, diffondendo per la casa una soave melodia che allietava l'intera famiglia. Ora tutti gli altri elettrodomestici attendevano piacevolmente elettrizzati l'arrivo di una chiamata. Anche lui, finalmente, si sentiva utile e apprezzato.

Autore: Classe II A Scuola primaria “Dolores Prato” Istituto comprensivo “Egisto Paladini” - Treia (MC)

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Illustrazione di Liliana Pinducciu


Mai più nel futuro C'era una volta, in un castello, una principessa che si annoiava molto. Trascorreva le sue giornate a studiare come si doveva comportare una vera regina. Ogni giorno si recava nella biblioteca reale e, per ore ed ore, leggeva e metteva in pratica le buone maniere. Una notte decise di andare in soffitta per costruire una macchina del tempo che le permettesse di esplorare altre realtà. Il marchingegno che creò era rotondo, aveva una tastiera per scrivere la data e due tasti per scegliere se andare avanti o indietro nel tempo. Quella mattina decise di fare un salto nel futuro. Impostò la data dell'anno 2017 e... in men che non si dica arrivò in una grande casa elegante, dove le sembrò di vedere un esercizio di magia: uno strano cerchio, ruotando su se stesso, puliva a terra! Seduta su uno strano cuscinone vide una donna, la padrona di casa, che meravigliata della sua presenza le chiese: - Chi sei? Che cosa fai qui in casa mia? La principessa timidamente rispose: - Sono la principessa del Regno della Collina, sono arrivata con la macchina del tempo. Vieni, te la farò vedere. Poi aggiunse: - Cosa sono quelle strane magie? La donna gentilmente le spiegò: - Quelle non sono magie! Sono elettrodomestici come la lavatrice che lava i panni, l'asciugatrice che li asciuga in poco tempo, il frigorifero che permette di mantenere freschi i cibi, il ferro da stiro che toglie le brutte pieghe, la lavastoviglie che lava posate, piatti, bicchieri e pentole ecc... La principessa ascoltava stupita, poi orgogliosa aggiunse: - Io ho portato la vera magia!! Prese la sua bacchetta magica e senza volerlo lanciò un incantesimo a tutti gli elettrodomestici della casa. Scoppiò un caos tremendo: la lavatrice iniziò a girare a tutta velocità senza sosta, l'asciugatrice apriva e chiudeva l'oblò di continuo, il ferro da stiro lanciava lunghi sbuffi di vapore, la lavastoviglie scaraventava in aria le stoviglie pulite per tutta la casa, il frigorifero si apriva di botto e congelava tutti gli oggetti che trovava attorno. La padrona di casa,

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senza pensarci due volte, strappò dalle mani della principessa la bacchetta magica e, recitando una formula a caso, fece scomparire tutti gli elettrodomestici; tutti insieme si ritrovarono nell'anno 2050. La principessa, la padrona di casa e tutti i suoi elettrodomestici iniziarono a guardarsi intorno per capire cosa fosse successo. Non c'era niente di familiare in quella terra straniera! Poi notarono tante apparecchiature elettroniche abbandonate nei campi, ai bordi delle strade e nei giardini delle case. Erano tutte arrugginite, rotte, con il motore in vista, senza tasti, con i fili della corrente tagliati e le spine spezzate: era uno scenario bruttissimo! Gli elettrodomestici capirono che quella poteva esser la loro fine e allora singhiozzando, implorarono le due donne di farli tornare nel loro tempo. Poi le pregarono di usarli con il buon senso per farli vivere più a lungo e di portarli, alla fine dei loro giorni, nei centri di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Non era giusto fare quella brutta fine! Anche gli elettrodomestici hanno una loro dignità! Grazie alla bacchetta magica ognuno tornò nella propria casa e nel proprio tempo. La principessa nella soffitta del suo castello ora era felice perché, grazie alla macchina del tempo, aveva dato una mano a tutti quegli apparecchi elettronici per vivere di più e avere la possibilità di essere riciclati, senza essere abbandonati.

Autore: Classe III A Scuola primaria “Dolores Prato” Istituto comprensivo “Egisto Paladini” - Treia (MC)

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E divento’ una giostra Tanto tempo fa, in una casa abbandonata in riva al mare, c’era un aspirapolvere molto bello: era alto e snello, di color oro brillante e intorno al bottone di accensione aveva una luce di un blu così intenso che di notte illuminava tutto quello che gli stava intorno; era di “vecchia generazione”, ma funzionava ancora benissimo. L’aspirapolvere viveva da solo, ma non era triste, perché trascorreva tutto il giorno a pulire le varie stanze della casa che ormai avevano dei pavimenti puliti e lucidi come quelli del palazzo di un re. Durante le serate estive, questo elettrodomestico amava restare per ore sdraiato sulla spiaggia che si trovava davanti alla casa, ascoltando il dolce rumore delle onde del mare; d’inverno, invece, guardava un bel film in TV e poi si coricava nel suo letto, con il piumone che gli copriva perfino il lungo filo con cui si collegava alla presa della corrente. La sua vita trascorreva tranquillamente e sempre allo stesso modo, giorno dopo giorno, ormai da parecchio tempo, quando all’improvviso, una mattina fu svegliato da un insolito trambusto: si affacciò dalla ringhiera delle scale e si accorse che il grande portone d’ingresso era spalancato e una vecchia signora stava portando dentro la casa valigie di ogni dimensione, pacchi e pacchetti, scatole e scatoloni, … Subito riconobbe la signora Pia, la padrona di casa, che era andata via molti anni prima e lo aveva lasciato da solo, chiuso in uno sgabuzzino stretto e buio. Anche se ormai l’aspirapolvere era abituato al silenzio completo e alla solitudine, fu nello stesso tempo felice di poter ritornare ad essere utile alla sua vecchia padrona, ma non immaginava il destino che lo stava aspettando! Fra i vari generi di bagagli, infatti, Pia si era portata anche un nuovissimo e fiammante fero da stiro stile “ultima generazione”: piastra superlucida in acciaio inox, serbatoio dell’acqua trasparente, impugnatura ergonomica con incorporato uno “spruzzino” per l’acqua e il vapore. Subito il giovane elettrodomestico incominciò a prendere in giro l’aspirapolvere, dicendogli continuamente: -Io sono più giovane, più bello e soprattutto più pulito di te! Tu hai un sacchetto sempre pieno di sporco, mentre io ho il contenitore sempre pieno di acqua profumata e quando sono in funzione, il vapore diffonde tutto intorno un gradevole aroma di vaniglia! L’aspirapolvere per un po’ di tempo non gli rispose, perché era molto paziente e sapeva che i giovani a volte - 82 -


hanno dei comportamenti piuttosto esuberanti, poi incominciò ad avvisarlo: - Stai zitto, altrimenti ti aspiro!!! Le cose però non cambiarono e il ferro da stiro rincorreva tutto il giorno il povero aspirapolvere ripetendo le solite battutine che ormai erano diventate quasi un’ossessione. Un giorno l’aspirapolvere si ricordò che in cantina c’era una scopa elettrica che una volta esercitava la professione di fata e che era da molto tempo che non andava a trovare; immediatamente scese di sotto, la ritrovò e le chiese se poteva aiutare il suo vecchio amico in difficoltà. La scopa elettrica - fata gli disse che da qualche anno non aveva avuto modo di svolgere la sua attività, ma che ancora ricordava tutte le formule magiche; così si mise subito all’opera e incominciò a preparare una pozione, mescolando in un pentolone una fetta di formaggio, una di carne, una di zucca, un calzino puzzolente e riscaldò il tutto con una fiammata di alito di drago di razza “sputafuoco”. Fece riposare il preparato per tre giorni e tre notti, sempre al buio, poi ne mise una goccia in una fialetta e disse all’aspirapolvere di berla a mezzanotte in punto, muovendosi per un’ora su e giù: la pozione avrebbe avuto un effetto migliore! L’aspirapolvere seguì con cura tutte le indicazioni e… subito diventò un superaspirapolvere che incominciò a volare per tutta la casa in cerca del ferro da stiro. Quando riuscì a trovarlo lo aspirò e lo teletrasportò in una mega isola ecologica, dove venne riciclato e successivamente trasformato in una giostra. Il superaspirapolvere ritornò ad essere tranquillo e anche più felice, perché incominciò a vedersi sempre più frequentemente con la “ritrovata” scopa elettrica - fata: insieme pulivano continuamente la casa e quando avevano tempo passeggiavano su e giù, lungo la riva del mare. Alla fine si sposarono e vissero felici e contenti. E la giostra ex ferro da stiro? Venne messa proprio sulla spiaggia davanti alla casa dell’aspirapolvere per far divertire i bambini che in estate andavano al mare con i loro genitori. Intanto all’interno della giostra, il ferro da stiro era pieno di rabbia vedendo la felicità dell’aspirapolvere. Autore: Classe III B Scuola primaria “Dolores Prato” Istituto comprensivo “Egisto Paladini” - Treia (MC)

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Pronto? …è rotto! Il cellulare serve per telefonare e anche per comunicare, ma non dimenticare che la batteria si può scaricare. Se si rompe non lo puoi buttare nel mare! Lo puoi aggiustare e riutilizzare o puoi comprarne uno uguale! Il cellulare vecchietto è molto furbetto; può inquinare e danneggiare! Dovrai buttarlo dove deve andare!

Autore: Classe II Scuola Primaria “Maria Montessori” Macerata

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Nella citta’ di Accra… Nella città di Accra, capitale dello Stato del Ghana, vive una bambina dagli occhi grandi e neri di nome Leena. Frequenta la classe terza e trascorre otto ore al giorno in una scuola dalle grandi finestre, che si affacciano su un giardino costellato di piante verdi e rigogliose. In primavera poi non è difficile udire gli schiamazzi dei bambini più piccoli, che corrono divertiti sui prati in fiore. Il suo è uno mondo felice, la famiglia in cui vive non le fa mancar nulla, ma Leena desidera tanto avere un’amichetta con cui trascorrere del tempo, finita la scuola. E’ figlia unica e la sua casa dista dal centro abitato; i genitori poi lavorano tutto il giorno e difficilmente può raggiungere i suoi compagni di scuola, che vivono dall’altra parte della città. Il giorno del suo ottavo compleanno il papà d’accordo con la mamma, viste le continue richieste della bambina, decide di comprarle un tablet; un apparecchio di ultima generazione, velocissimo e con più di “mille funzioni”. In questo modo Leena si sente meno sola, del resto tutti i suoi compagni ne possiedono uno e con loro si tiene in contatto “chattando” e condividendo giochi online in tempo reale, come “Clash Royal”. Pian piano che comincia a prendere confidenza con quello strumento si accorge del mondo che le si apre davanti: come una matrioska, nella quale si nascondono tante forme una dentro l’altra, il suo ditino accede a tutto quello che desidera, stando semplicemente seduta. È uno sballo, di certo non c’è modo di annoiarsi e i pomeriggi passano senza accorgersi. Se prima dedicava appena mezz’ora al giorno all’uso di questo strumento, ora sembra non volersene più staccare e nemmeno le belle giornate, invitanti di sole da passare all’aria aperta, sembrano attrarla, tanto è forte il desiderio di stare insieme a questo nuovo “amico”. I genitori se ne sono accorti e un po’ preoccupati, decidono di impostare un timer, che stabilirà un tempo massimo di navigazione, da rispettare quotidianamente. A scuola Leena parla con le sue compagne del nuovo tablet acquistatole, alcune le confidano che lo portano con sé anche quando vanno al ristorante, in macchina, dal dottore

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nella sala d’attesa, in vacanza, persino in ascensore… Un giorno, per festeggiare l’anniversario di matrimonio dei nonni materni in un locale della zona, si accorge, mentre brindano felici e festosi, di un bambino al tavolo con i suoi genitori tutto intento a giocare con il suo tablet. Non una parola con mamma e papà, non un sorriso o uno scambio di sguardi, anzi, quando il bambino sembrava diventare irrequieto, il fratello più grande gli posiziona meglio il “marchingegno”, in modo che disturbi il meno possibile... Che tristezza, pensa subito Leena, giocare sì è divertente, ma ci sono momenti e momenti e quello era sicuramente lo spazio giusto per stare in famiglia e godersi la compagnia dei propri cari! Da bambina sensibile qual è capisce che un tablet o un cellulare non possono allontanarci o dividerci dalle persone e mai lei avrebbe desiderato diventare così. Una domenica mattina la mamma le propone di fare un dolce insieme. Che bella idea, pensa Leena; il giorno seguente avrebbe portato metà della torta di mele a scuola, per farla assaggiare ai compagni! La mamma, non sicura della ricetta che ricordava a memoria da quando gliela aveva insegnata la nonna, chiede a Leena di cercare in internet gli ingredienti e soprattutto le dosi per la preparazione. Di tutto punto, con il grembiule e i capelli raccolti, la bambina in piedi sulla sedia incomincia a mescolare nella ciotola, guardando contemporaneamente le fasi di lavorazione sul tablet lì vicino. Ma ad un tratto il recipiente si sposta e con un tonfo fa cadere a terra il tablet. Lo schermo si spezza in due e si spegne; al tentativo di riaccenderlo, nulla! Sembra inesorabilmente “senza vita”. Che disastro! Ed ora cosa si fa? Non è possibile rimanere senza tablet!!! Al negozio dove è stato acquistato dicono, forse con troppa sicurezza, che non si può aggiustare e che occorre sostituirlo con uno nuovo. Certo, ce ne sono di tutti i tipi e per tutte le tasche, ma non è poi come comprare un chilo di pane! Perché gli apparecchi elettronici si rovinano così facilmente, c’è qualcuno che ha interesse a che se ne vendano sempre di più?! Leena non ne vuole sapere di rimanere senza e tutti

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i giorni implora i genitori affinchè gliene comprino uno nuovo. Approfittando di una bella giornata di sole e del permesso della mamma, decide appena tornata da scuola di recarsi dalla zia che abita nell’isolato vicino. Ad un tratto, mentre cammina sul marciapiede, scorge con gli occhi una discarica nella campagna vicina e un gruppo di bambini, sporchi e malconci, che sembrano giocare in un mucchio di macerie. Ma cosa stanno facendo, si chiede. Si avvicina e vede che in mezzo a televisori, elettrodomestici, pc e tablet rotti quei bambini a mani nude maneggiano componenti elettronici ed elettrici. Leena non sa che in quel modo bambini ingenui, mossi dalla povertà, vengono in contatto con sostanze nocive come mercurio, piombo, diossine e materiali altamente tossici. Nonostante tutto, quella visione la turba e appena arrivata a casa della zia, chiede spiegazioni. La donna, consapevole della realtà che accomuna oggi molti Stati dell’Africa occidentale, sa che circa l’85% dei RAAE proviene dall’Europa e che qui vengono smaltiti e riciclati senza norme sicure e trasparenti. Questo Leena non lo sa, è troppo piccola per capirlo e forse è meglio così, ma dall’alto dei suoi 130 cm di altezza ha capito una cosa grandiosa, che le fa onore… Anzitutto decide di portare il suo vecchio tablet da un signore che aggiusta di tutto, fiduciosa che si possa riparare. Perché comprarne uno nuovo se si può rimediare? E così è stato, anche se con colori meno brillanti e una riga che divide a metà lo schermo, il vecchio e caro tablet regalatole dai genitori è tornato “in vita”. Capisce inoltre che non rinuncerà mai a trascorrere del tempo all’aria aperta e, se possibile, in compagnia di qualcuno; un’ora a rincorrersi o parlare con le proprie amiche vale molto di più di ore in silenzio davanti ad un tablet! Comprende infine di essere molto fortunata a godere del diritto di GIOCARE, opportunità che a molti suoi coetanei è negata! Autore: Classe III (sez. unica) Scuola Primaria “Sandro Pertini” - Piediripa Istituto Comprensivo “Enrico Fermi” - Macerata

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Cinderella: dalla polvere alle stelle! C'era una volta una ragazza che viveva in paese moderno e pulito, il suo nome era Cinderella. La fanciulla aveva vissuto un' infanzia non molto felice perché le era morta la madre. Il padre, dopo la disgrazia, sposò una donna che aveva due figli: Genoveffo e Anastasia. Purtroppo, dopo un po’ di tempo, morì anche il padre e la povera ragazza fu costretta a fare tutte le pulizie di casa perché la matrigna aveva cacciato i governanti, i camerieri e i cuochi. Cinderella per fare le pulizie utilizzava solo una vecchia scopa che sembrava quella delle streghe. Il giorno del suo compleanno bussarono alla porta. Lei si chiese chi potesse essere e quando aprì vide una fata che le augurò un buon compleanno. Prima di andarsene le diede un pacco regalo. Cinderella andò in camera sua per scartarlo e quando l'apri, vide uno strano oggetto con una parte appuntita legata ad un filo. A Cinderella sembrava di avere già visto quell'oggetto, in un angolo della sua camera, vicino al letto. La fanciulla spostò il letto e vide un incavo proprio della stessa forma di quello strano oggetto. Provò ad infilare l’arnese nella sua sagoma e magicamente iniziò a fare uno strano rumore e a risucchiare tutta la polvere che c'era sul pavimento. La ragazza andò a vedere se in altri posti della casa ci fossero altre cavità nel muro. Ne trovò dieci, tutti in posti diversi. Andò a prendere l'aspirapolvere che aveva lasciato in camera sua, per provarlo in altre stanze ma, ad un certo punto, arrivò la matrigna cattiva che le tolse l'aspirapolvere e glielo ruppe in mille pezzi. La povera fanciulla ritornò alla sua vecchia scopa. Nuovamente, il giorno dopo il suo compleanno, bussarono alla porta...... ed ecco… era ancora la fata chiamata Spolverina che le donava un nuovo aspirapolvere. La fanciulla le chiese se fosse possibile averlo silenzioso cosi da poter pulire di notte, senza svegliare nessuno. La fata Spolverina, con un incantesimo, fece comparire una serie di aspirapolvere e chiese a Cinderella di scegliere quello che le sarebbe piaciuto usare. Ne scelse uno silenzioso, rosa e che poteva rimpicciolirsi. La fanciulla da quel giorno fu felice di non essere scoperta, dalla sorellastra, dal fratellastro e sopratutto dalla matrigna cattiva. Una sera di agosto, il principe del regno in cui

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viveva, organizzò una festa da ballo per scegliere una giovane da prendere in sposa. La matrigna e i suoi due figli si fecero preparare gli abiti della festa da Cinderella. La ragazza ne preparò uno anche per lei. Una volta che la matrigna fu uscita per recarsi al ballo, Cinderella andò in camera sua e indossò l’abito che aveva scelto. La fanciulla si diresse a piedi alla festa e, una volta arrivata, il principe subito la notò per la sua bellezza. Alla fine della serata, il giovane se ne era già perdutamente innamorato e le chiese di sposarlo. Cenerentola rispose, ovviamente, di sì. Così il principe diventò re e sposò la sua regina. Dopo un po’ di tempo, i due giovani ebbero due figli e la famigliola era felice e adorata dai sudditi. Cinderella disse alla matrigna che poteva vivere con lei nel castello ma a condizione che lavorasse come cameriera, insieme ai suoi due figli. Siccome era buona, per pulire le avrebbe fatto utilizzare l’aspirapolvere. Da regina realizzò anche il suo sogno più grande: avere una lavatrice. Un giorno il re, per il suo compleanno, gliela donò e lei tutta entusiasta cominciò a recitare questa filastrocca: Lava, lava, lavatrice sei pulita sei felice lavi tutto con il cuore e gli dai un buono odore. Lava, lava, lavatrice hai un buon rapporto con l'asciugatrice ma sei la vincitrice. Sai perché lo sei tu? Perché puoi lavare di tutto e di più!

Autore: Classe V (sez. unica) Scuola primaria “Sandro Pertini” - Piediripa Istituto comprensivo “Enrico Fermi” - Macerata

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Scuole Primarie

Provincia di Pesaro Urbino

Illustrazione di Beatrice Salustri


La magia dei vecchi utensili Era Natale: la città di Lorenzopoly brillava a festa e tutto era uno sfavillìo di colori. Il blu, il rosso, il giallo, il verde delle luci colorate si muoveva a tempo di rock in modo intermittente accendendo abeti, vetrine e vie della città. Anche i semafori a tempo di musica “dirigevano”il traffico. All’improvviso si verificò un black out: tutta Lorenzopoly cadde nel buio totale. La gente iniziò ad impaurirsi, molti uscirono dalle case e si diressero nelle auto, altri verso il gigantesco albero di Natale che dominava la piazza centrale. Nel frattempo gli elettricisti di tutta, la città si riunirono nella centrale elettrica per provare a risolvere l’enigma, ma prova e riprova non ci riuscirono. Gli alimenti nel frigorifero si sciolsero tutti, il riscaldamento non funzionava più e non c’era acqua calda, i telefoni non si accendevano, non si poteva cucinare e il freddo dominava la città. Sembrava di essere tornati indietro nel tempo, quando si viveva senza elettricità. Tutti erano disperati per il grosso disagio che stavano vivendo. I bimbi della città non si persero d'animo: organizzarono un grosso girotondo intorno all’albero gigantesco e così anche gli adulti li seguirono. Alle prime note di una canzone intonata dai bimbi, successe un miracolo. Come per magia, le voci soavi dei bimbi arrivarono fino alle cantine, ai garage e negli sgabuzzini dimenticati di ogni abitazione. Cosi avvenne che si risvegliarono i vecchi utensili: le candele, i lumini ad olio, “il prete e la monaca”, i macinini, la stufa a legna, gli scaldini di terracotta Sentirono oltre al canto melodioso, i lamenti delle persone preoccupate. Iniziarono a dialogare: “Che ne dite di andare in aiuto nelle case di tutta la città?”propose una candela raggiante. “Il prete e la monaca” risposero borbottando: “Ci hanno abbandonato in queste luoghi bui e freddi…non si meritano nessun aiuto!”. Un piccolo macinino dalla vocina squillante aggiunse: “Facciamo vedere quanto valiamo e come possiamo essere ancora utili!”. A quella proposta così coraggiosa, gli altri acconsentirono. Si scrollarono di dosso la polvere e si scusarono con i ragni che avevano teso le ragnatele tra le candele, e dondolavano come su un'amaca.

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Appena sentirono la notizia sconvolgente, i ragni arrabbiati fecero immediatamente le valigie. I vecchi utensili carichi di entusiasmo, scesero dalle soffitte, dalle cantine e dalle vecchie mensole impolverate e arrivarono nelle case. Quando i bambini e i genitori tornarono rassegnati nelle loro abitazioni, trovarono con grande stupore le stanze illuminate e riscaldate. Fu così che i nonni finalmente furono ascoltati: parlarono del tempo passato e spiegarono l’importanza di quegli oggetti ai loro nipotini. Per alcuni giorni Lorenzopoly potè illuminarsi e riscaldarsi grazie ai vecchi utensili, che fecero amicizia con gli elettrodomestici e si raccontarono tanti aneddoti curiosi. La notte di Natale i tecnici riuscirono ad aggiustare il guasto e tutta la città si illuminò a festa. In onore dei vecchi utensili, il sindaco allestì un grande museo, che raccolse tutti gli oggetti del passato e da tutto il mondo andarono a visitarlo.

Autore: Classe III B Scuola primaria "Lorenzo Bettini" San Lorenzo in Campo (PU) Istituto Comprensivo Statale G. Binotti - Pergola (PU)

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Indice Una vita elettrodomestica! - Robertino Perfetti La Fondazione Ospedale Salesi Onlus I nuovi partner del progetto "C'era una foglia" Ringraziamenti

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Scuole Primarie Provincia di Ancona Illustrazioni di Eva Naccari - Martina Biondini

Titoli:

Un frullatore per amico L' avventura di Scalderino La magia della pulizia La storia di un forno mezzo rotto e il Mago Riciclone Il tablet giocherellone La lavat-ricicla Riciclaggio L'isola degli elettro La rivolta degli elettrodomestici L’ Aspirapolvere Demo Ecologico Un’amicizia elettrica Una lampadina fulminata La casa pazza Dino il telefonino

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Scuole Primarie Provincia di Fermo Illustrazioni di

Rossella Trionfetti - Miriam Manara

Titoli:

Jack l’aspirapolvere Saponella ci fa la vita più bella! Il big bang del telefonino

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L'Aspiralagne I phon innamorati Storia di un elettrodomestico Scuole Primarie Provincia di Macerata Illustrazione di Alice Gentili - Liliana Pinducciu

Titoli:

Azzurrino Dopo “la tempesta”… torna il sereno ad Elettropolis Tecnocity in pericolo Checco e il frigorifero magico Liti pericolose Mai più nel futuro … e divento’ una giostra Pronto? …è rotto! Nella citta’ di Accra… Cinderella: dalla polvere alle stelle! Scuole Primarie Provincia di Pesaro Urbino Illustrazione di Beatrice Salustri

Titoli:

La magia dei vecchi utensili

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La Narrativa per la Scuola Primaria www.alberodeilibri.com

Partner di




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