Sound&Vision Mag Giugno 2012

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accoglie come si farebbe con un vecchio amico che non vediamo da anni, privi da qualunque forma di distanza, ma inevitabilmente legati piu' al trasporto dei momenti trascorsi che ad una quotidianita' oramai aliena. Dunque tutto attorno all'entusiasmo dell'incontro, sussurra la consapevolezza che ad accomunare noi convenuti sul parterre e' il vissuto, in una sorta di ritrovo allargato di ex-compagni di classe. Pochi gli undertrenta, cosi' come in pochi si trovano a cantare sulle note dei brani piu' recenti. I Gomez sono la spiegazione vivente di cosa possa significare essere post-emergenti, avendo generato l'entusiasmo per un sound nuovo e fresco, talentuosi portatori di buone idee e ben realizzate,

eppure rimasti on the rise, sul crinale del successo, senza essere mai veramente riusciti a scavallare. Apparentemente senza un motivo: come la maionese, che inspiegabilmente a volte non ne vuole sapere di montare e si ripresenta ancora ed ancora sottoforma di ingredienti distinti. Ci piace pensare allora che i Gomez paghino lo scotto di essere stati troppo avanti, parzialmente incompresi da un mondo ancora cosi' grezzo da scambiare genuinita' ed eclettismo per indeterminatezza. E noi che eravamo li' a supportarli quando erano nascenti e promettenti, siamo ancora felici di rincontrarli, a condividere un destino che ci chiama per nome. Amaro il sol Minore.


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