Socialmente giugno 2010

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Soci@lmente C/0270/2010

GIUGNO 2010

Maria Grazia Cucinotta

Vi racconto chi sono ed il mio impegno per gli altri Repor ta ge

Bosnia a 15 anni dalla guerra

Soc ietĂ

Gli sprechi del cibo

SOCI@LMENTE periodico quadrimestrale di informazione della Fondazione Internazionale Il Giardino delle Rose Blu O.N.L.U.S. Viale Europa 44 - 03100 Frosinone

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Somm@rio

Soci@lmente

Pag11 LE PAGINE DELLA FONDAZIONE Franca Roma

Ermanno D’Onofrio

Pag15 IN-FORMAZIONE

Enza Venditti

Fondazione Internazionale “Il Giardino delle Rose Blu” ONLUS

Pag16 SCIENZA Orietta Cecconi Ermanno D’Onofrio Laura Drera Immacolata Messuri Marzia Micheli Mario Sodani Graziano Panfili Pietro Segneri Mary Troni

MCN s.n.c. di Notarangelo Mario & C. V.le Pinturicchio 27 00196 Roma Tel. 06 3613798

Pag4 INCONTRI

Salvatore Paliotta Graziano Panfili Seven Dreams Production

Pag8 REPORTAGE Nuova stampa Litografia di Caramitti M. & C. s.a.s.

Via Armando Fabi 327 03100 Frosinone

Fondazione Internazionale “Il Giardino delle Rose Blu” ONLUS Viale Europa 44, 03100 Frosinone Tel. 0775 1902221 Fax 1902222 C.F./P.IVA 02549680607 _ Per richiedere l’abbonamento annuale alla rivista visita il sito internet www.fondazioneilgiardinodelleroseblu.it

Pag18 SOCIETÀ

Pag22 IDEE

In attesa di registrazione presso il Tribunale di Frosinone N° 0 del 15/6/2010

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Editori@le

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on grande soddisfazione presento il primo numero di SOCI@LMENTE: rivista completa ed attuale, colorata e profonda, organizzata ed efficace.

Il risultato di un valido lavoro di squadra nato in seno alla Fondazione Internazionale Il Giardino delle Rose Blu Onlus e capitanato dalla competente e professionale Enza Venditti, che ringrazio di cuore per aver dato vita ad un desiderio che nutrivo già da qualche mese.

Un modo per comunicare il “sociale” come frutto di una “mente”, che vuole descriverlo in tutte le sue sfaccettature e componenti, specie quelle più nascoste. Ecco quindi che avere una mente sociale, significa abbracciare una filosofia di vita che genera delle scelte e aiuta a crescere, scoprendo quanto al mondo del sociale afferiscano diversi fenomeni, valori e dimensioni quali la spiritualità, la politica, il volontariato, la solidarietà, la bioetica, la storia e altro ancora... che costituiscono alcuni degli argomenti di questa rivista quadrimestrale destinata ai soci del Giardino delle Rose Blu, ma disponibile per tutti coloro che desidereranno entrare a far parte del nostro colorato e profumato giardino, all’interno del quale, percorrendo il labirinto della vita, è possibile vivere emozionanti esperienze, capaci di cambiarti la vita e renderla migliore.

Buona lettura a tutti!

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INCONTRI Di Enza Venditti

Oggi... come ieri

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Foto di: Salvatore Paliotta

I

l film "Il postino" la fa conoscere come attrice in Italia e in tutto il mondo. Lei ha sempre detto grazie a Massimo Troisi, perchè a lui deve ciò che è adesso: chi è, allora, Maria Grazia Cucinotta oggi?

Sono sempre quella di ieri, sicuramente più cresciuta, oggi infatti sono madre, e con una consapevolezza certamente diversa rispetto alle cose che mi stanno intorno, ma in fondo la mia semplicità è quella di sempre.

Determinazione, ambizione e caparbietà avranno sicuramente giocato molto per farla arrivare dov'è oggi. In che misura queste tre componenti hanno superato la fortuna?

Più che altro è l'essere testardo con te stesso quel che ti fa vincere, ed io lo sono stata moltissimo, soprattutto all' inizio, in un mondo che palesemente era diverso da me, dalla mia semplice quotidianità; le vittorie più grandi però si raggiungono sempre, più che con

l'ambizione, con la determinazione, perchè non hai nessuno da superare se non te stesso.

Giocando per un attimo con un effetto 'sliding doors', chi sarebbe stata oggi Maria Grazia Cucinotta, se giovanissima non fosse partita da sola dalla Sicilia per trasferirsi a Milano?

Sarei stata sicuramente diversa nelle possibilità, ma nell'animo identica a come sono. La mia vita indubbiamente è cambiata ed ha avuto una svolta, seppur a piccoli passi e con la gavetta necessaria.

Milano è stato l'inizio di qualcosa che la Sicilia non poteva offrirmi, ma le mie radici sono e rimarranno lì.

Nel 2005 inizia la sua avventura nella produzione cinematografica con "All the invisible children" , film corale diretto a più mani da registi come Emir Kusturica, Spike Lee, Ridley Scott e Jhon Woo. Più cortometraggi che raccontano la vita quotidiana di "bambini

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INCONTRI Di Enza Venditti

l'unica cosa che si cerca di fare è trasmettergli la tua attenzione per gli altri, facendogli capire ed apprezzare i valori in cui credi, con l'augurio che possa accoglierli e raccoglierli.

Sua figlia come vive il fatto di avere una mamma così impegnata, sempre in viaggio anche mentre rilascia interviste?

In modo molto sereno e tranquillo. Cerco sempre di lasciarla fuori dal caos dei miei impegni, assicurando la mia presenza il più possibile e dedicandomi completamente, come ogni mamma farebbe.

Lei è testimonial di molte associazioni di volontariato e beneficienza.

Nel 2008 anche la Fondazione Il Giardino delle Rose Blu ONLUS l'ha proclamata “madrina”: come gestisce i diversi impegni?

Essendo sempre in viaggio, e non potendo quindi assicurare la mia presenza costante, ciò che certamente posso dare è la mia immagine.

Credo che chi può fare ha l'obbligo di dare e chi ha fortuna debba in parte darla indietro a chi magari non l'ha avuta, e nel mondo sono ancora centinaia di migliaia purtroppo.

Nel mio piccolo faccio quel che posso per sostenere e divulgare messaggi: essere noti ha così ancora più senso.

Foto di: Salvatore Paliotta

invisibili", maltrattati o con problemi, in diverse parti del mondo; scelta coraggiosa in un mondo controverso come quello della produzione: perchè iniziare con temi legati a problematiche sociali?

Più che coraggio, che senz'altro non mi manca, parlerei di “dovere”: il dovere della denuncia; e dovrebbe esserlo per tutti, per chi fa il mio stesso lavoro, ma anche per chi tutti i giorni si alza per accompagnare il proprio figlio a scuola, sapendo che da tutt'altra parte del mondo non ci sono bambini che giocano come i nostri, ma bambini soldato.

In che modo allora l'arte, in questo caso il cinema, può o deve prestarsi ad una 'politica' di sensibilizzazione di tali temi?

Diventando il mezzo per non dimenticare.

Il cinema è arte, gioco, divertimento, ma anche e soprattutto uno strumento ed un mezzo potentissimo con cui poter comunicare, documentare, ed il messaggio arriva diretto, forte e chiaro.

Oltre al gioco, bisogna anche far riflettere: così la “politica” diventa doppia.

Lei è mamma: in che misura un figlio, nel suo caso una figlia, contribuisce ad accentuare un'inclinazione che già si ha?

Un figlio non ti cambia in questo senso: sei come sei a prescindere da lui. Forse

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BIOGRAFIA Nata il 27 Luglio 1969 a Messina, Maria Grazia è riuscita in poco tempo a riempire il vuoto lasciato dalle altre storiche bellezze mediterranee "d'antan" come Sophia Loren e Gina Lollobrigida. Insieme alla romana Sabrina Ferilli, incarna ormai da qualche tempo l'ideale di bellezza nazionale, classificandosi regolarmente fra le più amate dagli italiani.

L’attrice siciliana ha iniziato la sua carriera come modella molto presto, dopo essersi diplomata in analisi contabile e il trasferimento dalla nativa Messina a Milano. All'età di sedici anni già conosceva le passerelle di mezza Italia e ben presto si afferma come modella e indossatrice, grazie al suo fisico alto e flessuoso.

Partecipa a sfilate in tutto il mondo ed è poi testimonial di spot pubblicitari.

Finiti gli studi si dedica totalmente alla recitazione.

Prende lezioni di teatro e di dizione e si presenta ad un'agenzia cinematografica, ma i provini per il grande schermo hanno quasi sempre un esito negativo, mentre vanno meglio quelli per la pubblicità e le trasmissioni di intrattenimento; gli esordi sono connotati da una serie di brevissime apparizioni televisive in cui, a dire il vero, non ha modo di esprimere del tutto la sua personalità. Appare un po' fredda e distante e la sua immagine fatica a bucare lo schermo.

Il riscatto arriva nel 1987, quando esordisce nello storico varietà di Renzo Arbore "Indietro tutta" che la fa apprezzare sia al grande pubblico che ai produttori. Ecco allora che finalmente si aprono le porte del cinema.

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Chi può fare ha l’obbligo di dare... e chi ha fortuna deve in parte darla indietro

Una Madrina d’eccezione Il 25 ottobre 2008 Il Giardino delle Rose Blu inaugura a Frosinone, proprio con Maria Grazia Cucinotta, "Incontro alla vita", serata di festa che da allora è diventata appuntamento fisso (quest'anno si terrà a Cassino e nel 2011 a Biella); nata per inaugurare la nascita di un organismo grande ed importante come la Fondazione, è ora occasione per dimostrare, a quanti la sostengano e non, i risultati di un anno di impegno senza sosta, i progetti in corso e quelli futuri.

Prima che il destino la porti ad incrociare le strade del grande e sfortunato Massimo Troisi con cui gira il delicato film "Il postino", appare in "Vacanze di Natale '90" diretto da Enrico Oldoini e poi in "Abbronzatissimi 2 - un anno dopo" di Bruno Gaburro. È proprio il ruolo di Beatrice, la fidanzata del portalettere Mario, che permette a Maria Grazia di affermarsi come attrice internazionale.

Cominciano a fioccare le offerte. Leonardo Pieraccioni, abituato ad infarcire i suoi film con belle donne, la chiama per "I laureati", dove la Maria Grazia interpreta una sensibile attrice di fotoromanzi, oggetto delle fantasie erotiche del protagonista. Poi è la volta di "Italiani", in cui veste i panni di una popolana che partorisce in un treno assistita da un prete imbarazzato. Già apparsa nell'americano "A Brooklyn State of Mind" (1997) di F. Rainone, sembra lanciata verso una nuova carriera a Hollywood, mentre il primo film di cui è protagonista, "La seconda moglie" svela contenuti assai piccanti. In seguito, appare anche in film popolari di grande incasso come "Vacanze di Natale".

Nel 1999 è la volta di una fiction televisiva, "L'Avvocato Porta", e di una partecipazione alla diciannovesima avventura della serie di James Bond, "007 - Il mondo non basta" diretto da Michael Apted. Poi gira "Just one night" con Timothy Hutton. Nel 2000 prende parte al film di Alfonso Arau "Ho solo fatto a pezzi mia moglie" che vede protagonisti Woody Allen e Sharon Stone. L'ultima sua interpretazione è nel recente film film "L'Imbroglio nel Lenzuolo”, tratto dall'omonimo romanzo di Francesco Costa per la regia di Alfonso Arau. recentemente l'attrice si è esposta con un atto di vero coraggio come testimonial del Gay Pride che si è tenuto a Roma, una scelta che avrebbe potuto alienarle le simpatie di una certa frangia benpensante della società. Nonostante i numerosi impegni e il fatto di essere ormai una star a tutti gli effetti, Maria Grazia resta una donna semplice, cordiale, amante della buona cucina e della famiglia, ed è forse proprio questo il segreto del suo successo.

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REPORTAGE Di Graziano Panfili

BOSNIA LIFE

U

na guerra dimenticata quella che ha colpito la Bosnia-Herzegovina, culminata con il genocidio di Srebrenica del luglio 1995. A quindici anni di distanza, la popolazione si trova ancora ad affrontare gravi problemi di varia natura, in cima a tutti quello dell’estrema povertà che ancora colpisce soprattutto i villaggi dell’entroterra, e dovuta all’altissima disoccupazione (si parla di una percentuale del 40%), all’instabilità politica e sociale, alla frammentazione etnica, istituzionalizzata con la divisione dei governi e delle amministrazioni locali. Un viaggio nei villaggi intorno a Sarajevo, nelle case dei profughi e dei contadini che vivono in prima persona l’abbandono e la povertà, eco di una fase della storia mai superata.

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Le foto sono di Graziano Panfili

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REPORTAGE Di Graziano Panfili

COS’È Il “PONTE DEL SORRISO” Cos’è il “Ponte del Sorriso” È un progetto di adozione a distanza per minori e intere famiglie, fortemente segnate dalla guerra, che vivono nei territori dell’ex Jugoslavia in condizioni di povertà estrema. Questo progetto nasce dalla constatazione che gli effetti del conflitto sono tutt’ora presenti nella quotidianità dei piccoli centri della Bosnia e dell’ex Jugoslavia

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LE PAGINE DELLA FONDAZIONE

Foto di: Graziano Panfili

Di Marzia Micheli

NEL GIARDINO DELLE ROSE BLU L

a Fondazione Internazionale Il Giardino delle Rose Blu Onlus nasce a Frosinone il 26 giugno 2008 per volontà di don Ermanno D'Onofrio, psicologo, psicoterapeuta ed esperto in psicologia giuridica. La Fondazione rappresenta il coronamento di 15 anni di impegno incessante nel campo del sociale e si configura, pertanto, come l'evoluzione massima delle esperienze realizzate da don Ermanno, legate dal filo d'oro della vita umana.

Scopo principale della Fondazione è il sostegno all'infanzia in difficoltà e a tutte le persone che vivono in una situazione di povertà, emarginazione e disagio, in Italia e/o all' estero.

Tra tutti la Fondazione si rivolge particolar-

mente ai bambini e agli adolescenti in difficoltà, ai disabili, alle donne maltrattate e agli immigrati.

Sul territorio nazionale gestisce Comunità di Accoglienza che ospitano da una parte minori con problematiche psico-sociali e ragazze madri, dall'altra adolescenti, ragazzi provenienti dai centri di giustizia minorile e rifugiati politici. La Fondazione vanta inoltre la creazione di un Consultorio Familiare, Anatolè, con sede a Frosinone, che offre sostegno alle famiglie e alle persone che attraversano un momento di difficoltà.

La Fondazione è poi attiva nella promozione di convegni, seminari, momenti di formazione e sensibilizzazione sui temi della solidarietà, dell'immigrazione, dell'educazione e della pace.

All'estero l'attenzione della Fondazione è rivolta alle popolazioni dell' Europa dell' Est che vivono in condizioni di povertà estrema e verso le quali sono attivi progetti di adozione a distanza e di assistenza socio-sanitaria.

Il fiore all'occhiello della Fondazione è rappresentato dall' Ospedale Pediatrico di Gornja Bistra (Croazia), dove sono ricoverati circa 120 bambini affetti da gravi malattie genetiche. Da dieci anni a questa parte, la Fondazione è riuscita a garantire la presenza ininterrotta di volontari che, sotto la guida di un referente, alleviano le giornate dei giovani ospiti attuando il BRos.Ga.Me, metodo di intervento educativo-riabilitativo ideato dallo stesso don Ermanno.

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LE PAGINE DELLA FONDAZIONE Di Laura Drera

Un piccolo f iore del

GI AR DI NO N

el corso degli ultimi mesi del Campo Permanente del 2008, presso l’ospedale pediatrico di Gornja Bistra, i volontari de Il Giardino delle Rose Blu hanno conosciuto Josipa, una bambina di quasi tre anni affetta da una grave malformazione cardiaca congenita, ricoverata in ospedale in attesa di un intervento chirurgico.

I tempi dell’ operazione, che stavano assumendo carattere di estrema urgenza, non erano certi così i nostri volontari si sono attivati contattando strutture italiane. È così che nel mese di febbraio 2009 la piccola, accompagnata dal papà, è arrivata in Italia per affrontare l’intervento cardiochirurgico, poi perfettamente riuscito, presso l’Istituto Giannina Gaslini di Genova.

Dall’incontro con Josipa i volontari e gli amici del “Giardino” hanno iniziato una gara di solidarietà che non si è mai conclusa e che ha offerto a Josipa e a tutta la sua famiglia, oltre ad adeguate cure mediche, anche accoglienza e sostegno.

La Fondazione, infatti, per riunire la bimba alla sua famiglia, e permetterle così di ristabilire le relazioni affettive fino ad allora li-

mitate dalla malattia, in accordo con i genitori Josip e Snjeđana, si è anche occupata della costruzione della loro nuova casa a Trnovéc (vicino Varazdin) e di ospitarli in Italia in concomitanza con i controlli costanti a cui la piccola è sottoposta al Gaslini.

Nei mesi di novembre e dicembre 2009 sono stati accolti presso la Casa d’Accoglienza L’Arcobaleno ad Arnara (FR), mentre a marzo 2010 sono stati ospiti dell’oratorio Paolo VI a Concesio (BS) trasferendosi poi a Frosinone. In entrambe le occasioni è stata attivata, oltre ad una staffetta di volontari che tenessero loro compagnia, anche una rete di servizi sanitari, sociali ed umani atti a rendere il migliore possibile la loro permanenza in Italia, da intendersi, quindi, anche come occasione di crescita per l’intero nucleo familiare.

Si coglie l’occasione per ringraziare tutto lo staff dell’Istituto Giannina Gaslini di Genova per la grande disponibilità ed umanità dimostrate; in particolare la nostra riconoscenza è rivolta al Dr. Lucio Zannini, Direttore dell’Unità Operativa di Cardiochirurgia ed al cardiologo pediatra Dr. Alessandro Rimini.

Dall’incontro con Josipa i volontari hanno iniziato una gara di solidarietà mai conclusa

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Josipa e la sua famiglia

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LE PAGINE DELLA FONDAZIONE Di Mary Troni

UNA SETTIMANA PER LA VITA

Foto di: Graziano Panfili

con l’Oratorio Jolly

“U

na settimana per la vita” è la proposta di volontariato a Gornja Bistra per adolescenti, giovani e adulti che decidono di spingersi oltre i confini nazionali e di se stessi, affidandosi alla collaborazione tra l’Oratorio Jolly di Orzinuovi (Bs) e la Fondazione Internazionale "Il Giardino delle Rose Blu Onlus".

Il legame è nato nel 2008, dal momento in cui un gruppo di giovani di Orzinuovi è partito per la tendopoli estiva a Gornja Bistra. La collaborazione si è poi intensificata lo scorso anno con la partecipazione al campo permanente prima, e alla tendopoli 2009 poi, ma ancor di più a livello comunitario con la raccolta fondi per la piccola Josipa. L’Oratorio Jolly condivide pienamente le finalità educative e di assistenza della Fondazione: prova ne è l’affiliazione per consolidare il legame.

Altra iniziativa di rilievo realizzata, attraverso

la collaborazione è stata la partecipazione dei ragazzi della casa famiglia “Arcobaleno” ai campi estivi a Lignano Sabbiadoro (Ud) organizzati dall’Oratorio Jolly la scorsa estate, occasione di intensificazione dell’amicizia e di creazione di nuovi rapporti.

E così si arriva al 2010: crescono i rapporti e di pari passo anche le ambizioni.

Sfida di quest’anno, per noi, è stata assicurare la presenza per tutto il mese di aprile a Gornja! Perchè? Pazzia? Nulla da fare?

Tempo da dedicare!

Noi crediamo che la settimana a Gornja sia un’esperienza completa e coinvolgente a servizio dei bambini nel gioco e nell’animazione in un clima profondamente comunitario, fonte di impegno, ma soprattutto di ricchezza per chi la vive e così: perchè “accontentarsi” di una settimana?

La vita e le esperienze migliori hanno sempre bisogno di un po’ di pazzia, condita però con

il senso di responsabilità e amore contagioso per le Rose Blu del giardino; un amore che è riuscito a garantire, e garantirà, la presenza costante dei ragazzi del Jolly a Gornja.

Vi racconteremo...

Oratorio Jolly

L’esperienza a Gornja è completa e coinvolgente: fonte d'impegno, ma soprattutto di ricchezza per chi la vive 13

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LE PAGINE DELLA FONDAZIONE

Foto di: Graziano Panfili

Di Don Ermanno D’Onofrio

L’IDENTIKIT DEL VOLONTARIO dimensioni psicologiche e spirituali

I

l volontariato è un fenomeno che socialmente e politicamente ricopre un ruolo sempre più rilevante non solo in Europa, ma anche nel resto del mondo.

Parlare di volontariato nel nostro tempo e nella nostra complessa società occidentale non è certamente un’esperienza facile, anzi si presenta come un’impresa ardua che rischia di lasciare un sapore un po’ scontato e quasi stantio. Tutti parlano di volontariato, tutti si vantano di fare volontariato, tutti credono di conoscere questo fenomeno quando, ad uno sguardo più attento e profondo, il fenomeno e l’esercito dei volontari, in particolare, risultano essere dei veri e propri sconosciuti. Affermare che il volontariato è “qualcosa che si fa” svuota tale dimensione da tutta la sua essenza profonda e dall’intrinseco valore che possiede come aspetto esistenziale della persona che non “fa il volontario” ma “è volontario”. Ogni uomo lo è perché è intimamente chiamato a vivere in relazione e ad entrare in crisi allorché questa relazione viene vissuta e costringe ogni soggetto a dover trovare un punto di incontro tra due polarità spesso molte diverse. Ecco che rinunciare a qualcosa di sé per accogliere la diversità dell’altro e modificare alcune rigidità personali per entrare serenamente nel

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mondo dell’altro, diventano un impegno necessario, certamente faticoso, che compete ad ogni uomo.

Ogni uomo, dunque, dovrebbe riscoprire il suo essere volontario come dimensione fondante della sua personalità e della sua stessa esistenza, uscendo fuori da schemi e teorie che rischiano di ingabbiare il fenomeno del volontariato che, invece, dovrebbe essere vissuto come imprescindibile dalla vita di ognuno. Tutto ciò è certamente favorito da chi riconosce nel suo essere volontario la concretizzazione di una fede che, in qualsiasi forma religiosa si manifesti e si viva, ci spinge a preoccuparci e ad occuparci del più debole.

Indubbiamente tutto ciò trova nel Vangelo la sua espressione massima in quella dimensione di amore verso l’altro che viene esplicitata come dimensione caratterizzante di ogni cristiano. Un amore che viene vissuto verso i piccoli, i deboli, i nemici, gli esclusi e che valorizza come persona chi riesce a fare di questa dimensione il suo modo di essere e di scegliere, il suo modo di vivere e scandire il tempo, il suo modo di entrare in relazione e amare.

Chi è dunque il volontario di oggi? Una domanda apparentemente banale che, invece, si presenta complessa e, per riprendere quanto precedentemente espresso,

esistenziale.

Possiamo dunque definire il volontario come ogni uomo capace di riscoprire il vero senso della sua vita e l’essenza intrinseca del suo essere persona: ricca, generosa , irripetibile e capace di donare gratuitamente le sue risorse umane, spirituali e materiali entrando in relazione con l’altro in modo accogliente e gratuito.

Dal punto di vista psicologico possiamo affermare, sulla scia degli studi volti a delineare i tratti di personalità del volontario, che essi si dimostrano più estroversi e dotati di una maggiore forza dell’Io; possiedono una maggiore interiorizzazione di standard morali, elevate capacità empatiche e un atteggiamento più positivo sia verso di sé sia verso gli altri; hanno una maggiore self-efficacy e stabilità emotiva, deboli modalità autoreferenziali ed autocentrate e minore investimento narcisistico sul sé. A fronte di quanto appena affermato sembrerebbe, dunque, esistere una sorta di personalità prosociale, ma, stando a quanto abbiamo già espresso nel presente contributo, riteniamo che l’essere volontario è una qualità intrinseca propria dell’essere umano, che certamente possiamo trovare in ogni individuo più o meno evidente, ma che può, con un certo impegno, essere stimolata e tirata fuori da ognuno.

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IN-FORMAZIONE Di Immacolata Messuri

UNARELAZIONE SPECIALE

L

fianco a fianco, con l’obiettivo di far emergere le qualità più positive dell’altra persona (e non di sé!). I due partecipanti hanno un compito fondamentale, se vogliono rendere il loro rapporto tanto speciale da diventare relazione d’aiuto: devono essere comprensivi, ma senza mostrarsi “pietosi” a tutti i costi, soprattutto se il nostro interlocutore sta obiettivamente commettendo un errore; devono essere presenti e sostenersi a vicenda, ma senza correre il rischio di sostituirsi all’altro quando questi deve prendere una decisione importante; devono rispettare e capire le idee dell’altro, anche, e soprattutto, quando queste non coincidono con le proprie.

In altre parole: con la relazione d’aiuto si diventa autonomi, indipendenti; si riesce a crescere da soli, senza sentirsi mai abbandonati.

Mettere in atto una relazione d’aiuto non è affatto semplice, sebbene ad uno sguardo superficiale possa sembrare il contrario.

Una persona in grado di costruire e di ge-

Strategie evidenti: una stretta di mano e un sorriso per interagire con l’altro

stire una relazione di aiuto si distingue dalle altre soprattutto per le sue competenze comunicative e relazionali.

Per far sì che la nostra relazione d’aiuto sia sana e robusta occorre che queste due dimensioni, che spesso usiamo senza rendercene conto, siano combinate tra loro in maniera consapevole. L’importanza di uno sguardo, di una stretta di mano, di un sorriso è istintivamente evidente e spesso si cerca di utilizzare queste strategie quando si vuole interagire con l’altro. Ma non sempre queste due competenze suscitano l’effetto desiderato e, se gestite in maniera non consapevole, rischiano addirittura di rovinare il rapporto. Pensiamo, ad esempio, ad una persona che si sente imbarazzata e vive il nostro sguardo come un modo per giudicarla o ad una persona fisicamente disabile, senza mani, che potrebbe percepire la nostra stretta di mano come un affronto o ancora ad una persona che ha vergogna e confonde il nostro sorriso con una risata canzonatoria… È possibile che questi errori possano essere causati da disattenzione da parte nostra, ma raramente si verificano quando siamo concentrati sulla relazione, sul mondo dell’altro, su tutto il bello e il positivo che può trasferirci.

E allora niente paura, con un po’ di impegno si può riuscire. Armiamoci di coraggio e volontà e... buona relazione d’aiuto a tutti!

Foto di: Graziano Panfili

a vita di ogni essere umano è fatta di tante cose, belle o brutte, facili o difficili da gestire, e c’è una dimensione che accompagna la vita di tutti noi, indistintamente; una qualità che,ci piaccia o no, esiste ed esisterà sempre: la relazione.

Uomini e donne, grandi e piccini… Tutti hanno rapporti che danno un sapore diverso alla routine di tutti i giorni.

Le relazioni, però, non sempre sono positive e ci fanno stare bene; a volte ci sembra di essere rimasti soli, perchè la persona a noi più cara proprio non riesce a capirci, a starci vicino, ed è proprio questo il momento in cui la nostra relazione ha bisogno di attenzione, di nuova forza.

Ogni rapporto è fatto da un “Io” e un “Tu”, e solo questi due “Personaggi” possono realmente fare qualcosa per riportare le cose al loro giusto equilibrio. Il modo più efficace per intervenire su me stesso e sul mio interlocutore è impostare quel particolare tipo di rapporto che prende il nome di relazione d’aiuto.

Cos’è una relazione d’aiuto? Perché è tanto importante? Cosa devo fare per metterla in atto?

La relazione d’aiuto è un processo che cerca di sostenere l’altra persona nel suo percorso di crescita. È importante perchè fa sì che i due interlocutori, per ottenere veramente un risultato, debbano lavorare insieme,

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SCIENZA

Di Orietta Cecconi e Mario Sodani

CELLULE STAMINALI Cosa ne sappiamo?

I

n ogni organismo sono presenti le cellule staminali, esse si caratterizzano dalle altre perché sono cellule non differenziate, o non specializzate, non avendo ancora una funzione ben precisa all'interno dell'organismo. Si riproducono in maniera pressoché illimitata, e danno vita in contemporanea ad altre cellule staminali e a cellule precursori di una progenie cellulare che è destinata a differenziarsi dando vita a tessuti e organi come i muscoli, il cuore, il fegato, le ossa ecc.

Possono essere individuate in cellule staminali totipotenti, quando danno origine a tutti i tessuti; pluripotenti (o multipotenti), quando solo alcuni tessuti possono essere generati; unipotenti quando un solo tipo di cellula viene generata.

Le cellule staminali hanno delle peculiarità tipiche per poter essere individuate e differenziate. Negli stadi tardivi dell’embrione e nel feto vengono individuate come cellule staminali fetali multipotenti.

In utero queste provvedono all’accrescimento dei tessuti, e dopo la nascita diventeranno staminali adulte unipotenti. Le staminali fetali hanno caratteristiche particolari: uniscono gli aspetti positivi delle staminali embrionali con quelle delle staminali adulte. Il cordone ombelicale rappresenta una vera miniera di cellule staminali, ecco perché le compagnie biotech e le banche per la conservazione di materiale biologico hanno particolare interesse a riguardo. Molti sperano infatti di poter creare delle banche apposite di cellule autologhe (proprie) per ogni neonato al momento della nascita. Attualmente in Italia, la normativa vigente non permette l'istituzione di banche presso strutture sanitarie pubbliche e private, anche se accreditate. Per l’uso autologo, è previsto l’utilizzo solo previa autorizzazione da parte dell’Ente regionale competente territorialmente, e questo non comporta alcun onere a carico del donatore. Le applicazioni possibili sono ancora ristrette.

Gli studi di riferimento infatti affermano

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che le cellule in questione sono in grado di produrre solamente cellule del sangue, e rappresentano un valido aiuto, in caso di malattie ematologiche, come le anemie o alcuni tipi di cancro.

Ulteriore suddivisione esiste fra le cellule staminali embrionali, che riguarda, però, più l'uso e l'origine, piuttosto che le stesse caratteristiche. Possiamo dividere in...

Staminali embrionali eterologhe Si trovano nella regione interna dell'embrione prima dell'impianto in utero. Queste cellule, sono estremamente utili per le loro capacità terapeutiche in generale, anche se il loro patrimonio genetico non è lo stesso di un potenziale paziente che ne trarrebbe giovamento. Il dibattito su queste cellule si focalizza sostanzialmente sugli embrioni so-

vrannumerari rimasti inutilizzati nelle cliniche per la fertilità. In Italia non esiste un registro di questi embrioni, ma è plausibile che il numero sia estremamente elevato: tra i soggetti interessati a impiantare nel proprio utero questi embrioni e quelli realmente prodotti vi è un'enorme sproporzione.

Staminali embrionali autologhe Sono prelevate dopo che il nucleo di una cellula adulta viene trasferita in un uovo privato del suo nucleo. Possiedono quindi lo stesso patrimonio genetico del donatore della cellula adulta e possono essere trapiantate senza rischi di rigetto. Sono in sostanza il frutto della cosiddetta clonazione terapeutica. Un esempio pratico può mostrare la differenza tra eterologhe e autologhe. Un paziente X ha bisogno di un trapianto di sta-

minali embrionali. Le possibilità sono due: utilizzare staminali eterologhe prelevate da un embrione sovrannumerario e poi coltivarle; oppure estrarre una cellula del paziente X, dare vita ad un embrione tramite clonazione e poi prelevare le staminali autologhe sviluppatesi nell'embrione stesso, cellule che hanno il medesimo patrimonio genetico di X. Le cellule staminali adulte provvedono al mantenimento dei tessuti e alla loro eventuale riparazione, ma le loro capacità non sono illimitate, e quando vengono a mancare inevitabilmente i tessuti e gli organi tendono a decadere. Da recenti studi sembra che abbiano una particolare plasticità, mentre un tempo si credeva che le staminali adulte fossero in grado di differenziarsi solo nei tessuti ospitanti. Per quanto riguarda l'uso terapeutico vi sono ancora delle difficoltà nella crescita e nella coltivazione in vitro, e pertanto sono necessari ulteriori studi e sperimentazioni. La scienza progredisce ma l’uomo deve porsi la seguente domanda: “Tutto ciò che è scientificamente possibile è anche eticamente accettabile?”.

Le cellule staminali sono cellule il cui destino non è ancora deciso Le cellule staminali possono originare vari tipi di cellule diverse, attraverso un processo denominato "differenziamento".

La possibilità di controllare lo spettacolare potere di queste cellule staminali embrionali, allo scopo di curare vari tipi di malattie, entusiasma gli studiosi. Per esempio, il morbo di Parkinson e l'Alzheimer sono il risultato di lesioni in gruppi determinati di cellule cerebrali. Con la realizzazione di un trapianto di cellule staminali derivate da un embrione alla parte del cervello colpita, gli scienziati sperano di sostituire la parte di tessuto cerebrale danneggiata.

Gli atteggiamenti verso l'uso di cellule staminali a fini di ricerca o di cure mediche variano da un Paese all’altro e in molti Paesi non esistono ancora leggi esplicite atte a disciplinare la ricerca sulle cellule staminali umane.

In Germania per esempio l'estrazione di cellule staminali da un embrione umano è considerata illegale; in Gran Bretagna, invece, è perfettamente legale, ma le leggi in materia sono rigorose: gli scienziati britannici possono utilizzare embrioni umani a fini di ricerca fino a quattordici giorni dopo la fecondazione dell'ovulo. In questo momento, l'embrione è un insieme di cellule, grande più o meno come un quarto della testa di uno spillo (0,2 mm).

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SOCIETÀ Di S. N.

La società degli

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all’acqua, al cibo, al petrolio, siamo abituati a pensare alle risorse della Terra come qualcosa di infinito e inesauribile, a disposizione di tutti e in qualunque momento. Sì, sappiamo che c’è chi non se la passa bene come noi, ma in fondo, anche volendo, cosa potremmo fare? Forse i genitori di chi oggi ha quarant’anni risultavano un po’ pesanti quando costringevano i figli a finire il piatto pensando a quanta fame soffrivano i bambini del Biafra – qualcuno ormai sa più dove si trova? - ma almeno trasmettevano qualcosa che oggi si è perso: la consapevolezza che la nostra società consuma – e spreca –troppo rispetto a molte altre zone del pianeta. Anche a voler prescindere dalle implicazioni etiche e morali, non dovremmo dimenticare il costo ambientale ed economico che pagheremo noi e le generazioni future. In America il 40% del cibo prodotto viene sprecato. In Europa non siamo ancora a questi livelli, ma poco ci manca. Il malcostume inizia a casa. La Coldiretti ha infatti calcolato che nelle pattumiere italiane finisce circa il 30% del cibo acquistato. A conti fatti si tratterebbe di 510 euro all’anno a famiglia che se ne va in spazzatura. L’apice si raggiunge nel periodo delle festività natalizie. Colpa del nostro stile di vita, che punta ormai più al risparmio di tempo che di denaro, e alla cattiva abitudine di non recuperare gli avanzi.

Ma il problema si crea già in fase produttiva e distributiva: merce che viene ritirata anche prima della scadenza, perché ormai non se la comprerebbe più nessuno, frutta scartata solo per qualche ammaccatura, confezioni non propriamente efficienti (i single, ad esempio, sono costretti ad acquistare più cibo del necessario per mancanza

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spreconi

di formati adeguati). La questione, dicevamo, ha dei risvolti anche ecologici. Secondo l’Epa, l’agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente, finiscono in discarica 31 milioni di tonnellate di cibo commestibile che marcendo producono metano. Da una ricerca britannica è emerso che se azzerassimo gli sprechi alimentari, riusciremmo a risparmiare in termini di inquinamento l’equivalente delle emissioni di un quarto di tutte le automobili in America. Secondo quanto di-

chiarato dal prof. Andrea Segrè, preside della facoltà di Agraria a Bologna e ideatore del Last Minute Market, il 10% delle emissioni di gas serra prodotto dai Paesi sviluppati deriva dalla produzione di cibo giornalmente buttato. Per neutralizzare tutta la Co2 sarebbero necessari, in base alle sue analisi, quasi 590 milioni di metri quadrati di aree boschive, più o meno 117mila campi di calcio. Senza dimenticare che il cibo gettato potrebbe nutrire 3 miliardi di persone. Eppur si spreca.

LE DIECI REGOLE SALVA-CIBO 1. Scrivere una lista per pianificare i menù e tenere sotto controllo quello che abbiamo nel frigo.

2. Seguire la lista, tenerla sempre con sè e non farsi tentare da altro.

3. Verificare che il frigo faccia il suo lavoro, che sia intatto e che la temperatura segnata sia reale.

4. Non buttare via il cibo troppo maturo o ammaccato, può essere usato per fare dolci, frullati o zuppe.

5. Riutilizzare gli avanzi cercando nuove ricette.

6. Creare una rotazione degli alimenti nel frigo, spostando avanti quelli più vecchi.

7. Non preparare porzioni troppo abbondanti, chi vuole potrà servirsi una seconda volta.

8. Comprare solo le quantità di cibo di cui si ha bisogno, preferendo gli alimenti sfusi a quelli preconfezionati.

9. Congelare il cibo fresco o gli avanzi prima che si rovinino, confezionandolo in piccole quantità.

10. Trasformare gli avanzi in cibo per il nostro giardino attraverso il compostaggio.

Tratto dal sito: www.nonsprecare.it

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LETTURE DA NON SPRECARE Grandi problemi, piccole soluzioni. Ciascuno di noi può contribuire alla riduzione degli sprechi alimentari, prestando più attenzione al momento dell’acquisto, ma anche recuperando gli avanzi del giorno prima. Un piccolo esercizio di creatività che fa bene all’ambiente, alla società e, perché no, anche al palato. Di seguito proponiamo la letture di alcuni libri che possono aiutarci allo scopo.

Nella foto il prof. Andrea Segrè e la copertina del suo ultimo libro

LAST MINUTE MARKET: LA SECONDA VITA DEL CIBO Lo spreco può diventare risorsa. Il prof. Andrea Segrè ci ha creduto, dando vita ad un progetto, il Last Minute Market, spin off dell’Università di Bologna. Il meccanismo, si legge tra le pagine del sito (www.lastminutemarket.org), “rende possibile il recupero delle merci invendute, che non hanno più un valore commerciale, ancora idonee per il consumo. I beni raccolti, mediante il meccanismo del dono, sono resi disponibili ad enti e associazioni che offrono assistenza a persone in condizioni di disagio sociale”. La storia di questa idea è ben raccontata nel libro Last Minute Market. La banalità del bene e altre storie contro lo spreco. Ne è autore lo stesso Segrè, a cui abbiamo rivolto qualche domanda.

Da quale considerazione parte il vostro progetto?

Ormai è entrato nel nostro comportamento acquistare uno yogurt e poi magari lasciarlo scadere nel frigo. Questa montagna di rifiuti ha un costo economico e ambientale che non ci possiamo permettere.

Chi ha le maggiori responsabilità degli sprechi?

Tutti noi: dal consumatore, al negozio, al produttore. È una somma di responsabilità a produrre la montagna dei rifiuti, di beni che ancora potrebbero essere consumati. Pensiamo alla pratica dell’usa e getta, al piccolo difetto che non ti consente più l’acquisto. L’approccio rispetto al consumo deve cambiare. Il nostro vero obiettivo è diminuire lo spreco, non dire: abbiamo raccolto tante tonnellate di cibo, nutrito molti miliardi di persone.

In concreto cosa fa il LMM?

Il LMM è uno spin-off dell’università di Bologna, una società, un servizio offerto in modo professionale che crea anche posti di lavoro. Può essere pagato dal Comune, dalle multiutility che si occupano dello smaltimento dei rifuti, dalle catene distributive, cioè da qualcuno che ha interesse a promuovere questa rete incentivando una vera economia della reciprocità tra chi dona e chi riceve. A raccogliere poi i prodotti sono ad esempio le case famiglia o i volontari della Caritas. Noi abbiamo trovato un modello sostenibile dal punto di vista ambientale, economico, sociale, che recupera in totale sicurezza ciò che si getterebbe via. La svolta si è avuta quando abbiamo capito che dovevamo attivare una sorta di “km 0” dello spreco. Se trasportiamo scatolette di tonno danneggiato a 25 km di distanza già non conviene più, perché ciò avrebbe un certo costo ambientale ed economico. Per essere sostenibili, per le generazioni future come per noi stessi, dobbiamo puntare su progetti di sviluppo locali.

Avete, quindi, preso in considerazione tutte le possibili implicazioni ambientali?

Certo, anzi, vogliamo far capire che questo è un progetto non solo solidale verso i consumatori senza potere di acquisto, cioè chi non può comperare, perché la solidarietà ha altri strumenti. Il principale obiettivo quindi è proprio ambientale, il prodotto recuperato è un rifiuto in meno in termini di Co2, quindi, di riscaldamento climatico e tutto il resto.

Ma è possibile quantificare realmente l’entità dello spreco alimentare nel nostro Paese?

Ad ottobre presenteremo un libro nero sullo spreco in Italia: chi spreca cosa e quanto. Proprio per evitare stime più approssimative,

AVANZI POPOLO. L’arte di riciclare tutto quello che avanza in cucina – Storie, ricette e consigli Di Letizia Nucciotti, edito da Stampa Alternativa, 2009 IL GOURMET DEGLI AVANZI. 500 ricette per il giorno dopo Di Fabiano Guatteri, Allan Bay, edito da Touring Club Italiano, 2009 CREARE CON GLI AVANZI DI CUCINA edito da Vallardi, 2004

presenteremo i risultati di un lavoro che interessa tutta la filiera agroalimentare, dal campo alla tavola, compreso quindi lo spreco domestico che è il dato più difficile da rilevare, ma forse il più importante.

Il progetto si occupa anche di altri settori oltre a quello alimentare?

Sì, ad esempio, di libri - che restano invenduti per le eccessive tirature degli editori - di farmaci, semi, mense. Il principio si può applicare su tutti i beni.

Che bilancio traete da quanto sviluppato finora e quali sono le aspettative per il futuro?

Il bilancio è positivo considerando che si tratta di una goccia in un mare enorme; il margine di sviluppo è grande e per noi si è trattato di un grande laboratorio interdisciplinare dove mettere insieme economia sociale, economia civile, impatto ambientale, antropologia. Quello che ci aspettiamo è una maggiore attenzione da parte delle istituzioni, che potrebbero “approfittare” di più di questi servizi.

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CURIOSITÀ Di Enza Venditti

Rita Roberto, pedagogista e consulente familiare presidente dell’AICCeF (Associazione Italiana Consulenti Coniugali e Familiari)

“Mandala”

l’incontro con noi stessi M

olto spesso è stupefacente scoprire quanti significati possano nascondersi in un simbolo e capire che, il più delle volte, è soltanto un approccio superficiale con le cose a sminuirle e non rivelarcele per quel che sono.

Ecco che allora un comunissimo labirinto può diventare l'occasione per mettersi in gioco con gli altri, ma ancor prima e di più con noi stessi; diventa occasione di conoscenza e analisi profonda, spunto di riflessione, ma soprattutto luogo creativo per la mente, spazio sacro.

Il labirinto tracciato sulla cattedrale di Chartres, nell'omonima città, e quello di Cnosso a Creta (conosciuto per il mito di Teseo che, grazie al filo di Arianna, riesce a sconfiggere il Minotauro) sono due famosissimi esempi in cui mito e meditazione sono strettamente intrecciati e giocano un ruolo assolutamente

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fondamentale. Da sempre il labirinto ha avuto un duplice significato: difendeva il centro, il sacro, il cuore della città o della fede, dagli attacchi del profano, del nemico, del male in vista di una ricompensa meteriale o morale. Teseo e il Minotauro rappresentano proprio questo, l'eterna lotta che c'è tra bene e male (istinti bassi, animaleschi) e quindi la stessa eterna lotta che ognuno di noi quotidianamente compie per elevare lo spirito e superare le prove che la vita di tutti i giorni ci mette di fronte. E il Mandala, nel suo significato letterale, è il "contenitore dell'essenza", che lascia al di fuori tutto il superfluo e qualsiasi tipo di sovrastruttura; questo a sua volta fa ben comprendere perchè privilegi come forma geometrica il cerchio, immagine che archetipicamente suggerisce e richiama i motivi della totalità, dell'unità e di una connessione tra il centro e la periferia

che può anch'esser letta come corpo e anima, l'essere e l'apparire.

Lo scopo del Mandala è proprio quello di ristabilire unione e benessere psico-fisicospirituale tra l'uomo-individuo ed il mondo in cui è inserito e vive; porta dunque con sé un messaggio di pace che in qualche modo è 'magico', perchè tocca le corde più profonde dell'essere umano.

Questo è esattamente quello che Leonardo (Da Vinci) interpretò nel suo Uomo vitruviano: l'unione tra il materiale-terreno, rappresentato dal quadrato (simbolo della terra) e l'immateriale-trascendente, rappresentato dal cerchio (simbolo del cielo), connessi attraverso l'uomo, elemento dinamico e di congiunzione. È ben evidente che il Mandala, attraverso i suoi simboli, sia stato un punto di riferimento per migliaia di anni e per culture tra

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loro distanti e sconosciute, e questo carattere 'interculturale' vale ancor oggi come funzione aggregante, che riesce ad unire nonostante la diversità.

Ad Aprile Rita Roberto, presidente dell’AICCeF, è stata a Frosinone, presso ilConsultorio familiare Anatolè, dove ha tenuto il laboratorio "I passi della pace in consulenza", per costruire e percorrere il mandala-labirinto di pace.

Il laboratorio, ha spiegato la Roberto, nato dall'idea di usare il mandala labirinto della cattedrale di Lucca (che è simbolo del cammino della via Francigena) come metafora del viaggio verso la consapevolezza di sé.

"Sulla via di Santiago ho avuto modo di pensare quanto il Cammino somigliasse al "viaggio" intrapreso con la scuola consulenti familiari... e con la mia professione: decidere di partire, programmare il percorso, accogliere i compagni di viaggio, superare ostacoli e intemperie, affrontare la fatica e lo scoraggiamento, ma anche la gioia e la fratellanza, un grande senso di appartenenza e umanità, riscoprire valori comuni. Ho maturato l'idea che essere testimonianza vivente di un cammino mette, sia il "pellegrino/consulente" sia chi lo guarda passare, nella condizione di porsi le stesse domande: perchè cammino? Dove sto andando? Che senso ha questo viaggio? Gli interrogativi contengono in sé un messaggio di straordinaria importanza, che il pelle-

Labirinto disegnato sul pavimento della Cattedrale di Chartres in Francia

grino/consulente trasmette con il suo semplice esistere: l'idea che da qualche parte ci sia una meta verso la quale dirigersi...: un viaggio "sensato" evoca l'idea di una vita "sensata". Tutti guardando il pellegrino passare intuiscono che quella meta è così importante da orientare verso di sé una consistente fetta della sua esistenza. Decidere di partire, entrare nel mandal-labirinto, significa domandarsi ad ogni passo: perchè cammino? Chi me lo fa fare? Che senso ha tutto questo?... significa lasciare un terreno conosciuto ed avventurarsi in un

COS’E’ L’AICCeF È un’associazione di categoria nata per tutelare la professionalità del consulente familiare; essa, è impegnata, su tutto il territorio nazionale, a promuovere lo studio dei problemi relativi alla consulenza familiare.

Nata nel 1977, questa importante associazione possiede un ricco codice deontologico che tiene in grande considerazione la formazione e permette l’iscrizione solo a quei consulenti familiari che fuoriescono da un cammino formativo almeno triennale. Il consulente, nell’esercizio della professione, deve attenersi alle conoscenze scientifiche dei vari campi delle discipline antropologiche ed ispirarsi ai valori etici fondamentali, assumendo come principi fondanti della sua attività la tutela della vita, della salute psicofisica, della dignità e libertà di ogni persona, della convivenza democratica, senza mai soggiacere a interessi, imposizioni, suggestioni di qualsiasi natura, provenienti da singoli individui o parti sociali o dall’intera collettività”. Per poter svolgere l’attività, l’AICCeF richiede ai suoi soci almeno tre anni di iscrizione all’Associazione, tutto questo a piena garanzia e tutela di una professione che ha una sua specifica identità e un suo delimitato campo di azione, per tutelare in tutto e per tutto il cliente senza esporlo a rischi.

Attualmente la prof.ssa Rita Roberto di Lucca è il Presidente nazionale di questa importante associazione, che ogni giorno di più riesce a difendere quella che potremmo definire “l’identità del consulente familiare”.

ignoto; significa affrontare la propria ombra e farci i conti; significa trasformazione (vita-morte-rinascita); permette alla mente, finalmente vuotata, di accogliere le risposte che non riuscivamo a vedere. Il labirintomandala di pace è senza inganno, a differenza dei dedali, basta seguire la via e tutti arrivano al centro e possono uscire senza perdersi. Attualmente l'ho proposto e attuato nelle scuole (come orientamento per i bambini; come rito iniziatico per gli adolescenti; come metafora del cammino educativo e personale), al Centro Educazione alla Mondialità (tutte le razze camminano insieme) ed ora come strumento per la Consulenza familiare.

La valenza pedagogigo/consultoriale sta nel fare insieme, senza distinzione di ruolo, età, sesso, cultura, con il solo intento di creare uno spazio sacro dove la relazione, come in consulenza, è guidata dall'empatia, dal non giudizio, dall'ascolto di sé e dell'altro, dal percepirsi tutti in unico disegno, anche se in punti diversi del cammino".

“Contenitore dell'essenza”, il mandala lascia fuori qualsiasi cosa superflua, ogni sovrastruttura. Il suo scopo è quello di ristabilire benessere tra l'individuo e il mondo 21

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IDEE

Di Marzia Micheli

Quando il matrimonio è anche SOLIDALE!

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li alberi in fiore e i pollini allergenici, ci rammentano che la primavera è ormai arrivata, e con essa molte coppie si accingono a varcare non solo la soglia della bella stagione, ma anche quella della chiesa (di campagna o di città poco importa) in cui coroneranno il loro sogno d’amore.

Sperando di non dover assistere alla straziante scena di spose incastrate nei loro ingombranti vestiti che tentano di farsi strada tra i banchi della chiesa, per raggiungere l’agognato e impervio altare; sperando di non dover vedere il povero sposo che, forse presagendo quale sarà il suo ruolo nel nuovo menage familiare, è timidamente al seguito e si dimena nel tentativo di non inciampare nello strascico e di non interferire con i cerchi del vestito dell’amata; sperando di non dover partecipare ad un corteo nuziale al seguito di carrozze con cavalli o di strombazzanti limousine d’oltreoceano; sperando, infine, di non dover presenziare ad un banchetto di nozze di dieci ore e di venti portate coronato dal volo di colombe che escono stordite da una torta multipiano; sperando, insomma, che la sobrietà e il buon senso abbiano per una volta la meglio, ci piace rivolgere lo sguardo e sostenere un diverso tipo di matrimonio: quello solidale.

Prima di procedere, e stavolta non siamo ironici, è bene sottolineare che se si intende organizzare un matrimonio come quello sopra descritto, con voluta esagerazione, può apparire quanto meno fuori luogo offrire bomboniere solidali agli invitati che hanno appena assistito alla deforestazione di tutta l’Amazzonia per l’allestimento di chiesa e ristorante!

BOMBONIERE SOLIDALI Le idee solidali rappresentano una valida alternativa promossa per raccogliere fondi a favore della Fondazione “Il Giardino delle Rose Blu”; grazie a te,che decidi di condividere con noi un giorno così importante, le nostre attività godranno di un contributo speciale 22

La solidarietà non discrimina nessuno e tutti possono praticarla, anche i single incalliti e quelli per scelta altrui!

La scelta di condividere un giorno così importante anche con persone meno fortunate rappresenta chiaramente un gesto dettato da un intero stile di vita rivolto verso il prossimo.

Il matrimonio improntato sulla condivisione e sulla solidarietà non deve essere l’occasione per dimostrare agli altri quanto siamo buoni o semplicemente alla moda, quasi al pari dei divi di Hollywood; il matrimonio deve riflettere le proprie scelte di vita ed è quindi giusto che ci sia lo sfarzo e l’esibizione, per chi desidera essere al centro dell’attenzione almeno per un giorno, e che ci sia anche la parsimonia e il rispetto dell’altro (inteso come persona, ambiente, ricerca, spiritualità) per chi desidera farsi ambasciatore di un messaggio di solidarietà.

Oggi l’offerta di idee solidali è straordinariamente vasta ed è sinonimo di qualità, originalità, impegno, ricercatezza. Sbaglia chi crede di fare una misera figura al cospetto dei propri invitati, donando una partecipazione o una bomboniera solidale, perché si tratta quasi sempre di prodotti innovativi, giovani e freschi.

Se si pensa ai costi che si raggiungono oggi con un matrimonio, l’atteggiamento consumistico che si esplica anche nell’organizzazione delle nozze appare, se non altro, poco razionale. Chi ha familiarità con il mondo del sociale (e chi non ce l’ha può dedicarsi ad un rapido excursus su internet) sa già che esiste una gamma infinita di opportunità per dare al proprio matrimonio un’impronta del tutto originale: catering gestiti da cooperative sociali, abiti da sposa a noleggio o ridisegnati su modelli del vostro stilista preferito, bomboniere e partecipazioni per tutti i gusti, donazioni a sostegno dei progetti più svariati…

Per consultare il catalogo delle bomboniere solidali visita il sito: www.fondazioneilgiardinodelleroseblu.it

L’unico sforzo da fare è quello di scegliere il campo che più vi rappresenta e rappresentarlo, a vostra volta, nel migliore dei modi: sostenendolo, promuovendolo, portandolo sempre con voi. La solidarietà non è un valore che si insegna, ma si impara e nasce come gesto spontaneo. Per questo nessuno deve mettersi in cattedra e dirvi come impostare il vostro matrimonio o, peggio, la vostra vita, ma lasciateci almeno la libertà e la responsabilità di suggerirvi scelte alternative e consapevoli che fanno bene al prossimo, ma soprattutto a noi stessi.

E allora...: buon matrimonio a tutti!

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BUONE NOTIZIE Di Pietro Segneri

Fibrillazioni ed aritmie: scoperto il gene dell’elettricità cardiaca Buone notizie arrivano dal mondo della scienza ed in particolare della salute.

Un'équipe di scienziati britannici ha infatti reso nota la scoperta del gene che regola il battito cardiaco, aprendo quindi nuove frontiere nell'ambito delle malattie cardiache causate dalla aritmie. Il "gene pacemaker", così è stato soprannominato, dovrebbe facilitare la creazione di farmaci che combattono infarti e malattie cardiache; esso, infatti, influenza il ritmo cardiaco (ricordiamo che metà degli infarti sono causati proprio da seri problemi del ritmo cardiaco, come le fibrillazioni ventricolari ed atriali), il quale è controllato da segnali elettrici, che partendo da un punto del cuore attraversano poi l'intero muscolo. Un’équipe dell’Imperial College di Londra ha individuato il gene che controlla quei segnali e di conseguenza il battito: danni o mutazioni del gene – battezzato Scn10a – aumentano il rischio di malattie cardiache. La conoscenza di questo gene amplierà quella dei meccanismi che regolano la frequenza del battito, e di conseguenza aiuterà a sviluppare farmaci che lo regolino meglio. Le malattie legate alle aritmie sono molto comuni, purtroppo, e la fascia di popolazione più colpita è quella maschile intorno ai 50 anni. Nello studio, che ha interessato 20.000 persone, gli scienziati hanno analizzato gli elettrocardiogrammi, misurando il tempo che i segnali elettrici impiegano per raggiungere le varie parti del cuore. Hanno quindi scoperto che variazioni del Scn10a erano associate con ritmi lenti o irregolari, o con un maggior rischio di fibrillazioni. Una nuova speranza per tutti coloro che soffrono di aritmia cardiaca e di malattie ad essa collegate.

Condono per le multe. Adiconsum: rimborso per chi ha pagato due volte Troppo spesso il Codice della Strada è utilizzato dai Comuni per fare cassa. Questa situazione ha fatto esplodere i ricorsi contro multe arbitrarie e ingiustificate. Il condono sulle multe per violazioni del Codice, così come era stato preannunciato dal Governo, è stato inserito nella manovra anticrisi. Il condono prevede il pagamento della multa iniziale più un 4% e riguarda tutte le contravvenzioni elevate fino al 31 dicembre 2004. Il provvedimento si giustifica in previsione del rischio che molte di queste, scaduti i cinque anni, cadrebbero in prescrizione. “Adiconsum – spiega Pietro Giordano, segretario nazionale – propone un risarcimento ai cittadini a cui viene richiesto di onorare multe già pagate, attraverso il rimborso della quota versata da parte dei Comuni”. Troppo frequenti sono, infatti, le richieste vessatorie da parte dei Comuni nei confronti di cittadini che hanno già regolarmente pagato, un malcostume che va sanzionato. Per Adiconsum il risarcimento dovrebbe essere pari all’importo della multa richiesta.

Attuale procedimento per contestare una multa: - Entro 150 giorni la multa deve essere notificata al proprio domicilio. Oltre tale termine la multa cade in prescrizione.

- Entro 60 giorni dal ricevimento della notifica la multa, ritenuta giusta, dovrà essere pagata; se ritenuta ingiusta si potrà presentare ricorso.

- Il ricorso, con relativa documentazione, va presentato al Prefetto o al Giudice di Pace. Nel caso di presentazione al Prefetto, se la multa è confermata, la sanzione raddoppia.

Alcuni consigli: · Nel ricorso presentato è opportuno richiedere di essere ascoltati in modo da poter esporre in prima persona le motivazioni del ricorso stesso ai sensi dell’art. 203 del Codice della Strada. Il mancato accoglimento della richiesta (assenza di risposta) può essere motivo per invalidare la sanzione. · Sulla lettera di notifica deve essere presente il nome del Responsabile del procedimento (art. 5 §3 legge 241/1990 sulla Trasparenza degli atti amministrativi). In caso contrario si può richiedere l’annullamento della sanzione. Trascorsi 30 giorni senza ricevere risposta a tale richiesta, sarà possibile sporgere denuncia per omissione di atti d’ufficio.

Luoghi di cura tra arte e colori Spessissimo guardando l'aspetto dei nostri ospedali pensiamo alla malattia e non alla guarigione, perchè è molto comune trovarsi in ambienti poco accoglienti dove gli spazi ci comunicano disagio, malattia e sofferenza. Eppure è ormai risaputo ed accertato il potere e l'influenza della psiche sul sistema immunitario che può addirittura determinare guarigioni più veloci ed inattese: la fiducia nella cura, la comunicazione, la serenità del contesto sono parte della cura tanto quanto antibiotici, chirurgia ed altre pratiche mediche. Queste sono proprio le considerazioni da cui è partito il progetto "Disegnando allegria", coordinato dal prof. Marco Maiocchi del Politecnico di Milano, per proporre soluzioni nuove per il miglioramento del contesto ambientale nei luoghi di cura; il tentativo è quello di "umanizzare" l'ambiente ospedaliero attraverso l' arte e il design.

Nell’ambito di tale progetto si è deciso di organizzare un’esposizione permanente di opere d’arte nel Reparto di Radiologia senologica dell’Istituto dei tumori di Milano. A partire da giugno, 160 opere arrivate da Italia, Francia, Germania, Marocco e Russia, coloreranno le pareti e gli spazi del reparto, regalando un sorriso, un’emozione e forse una speranza in più ai pazienti. 160 artisti, diversi per stile, espressività, formazione e nazionalità hanno accettato con entusiasmo di incontrarsi e confrontarsi, nella condivisione piena di un’ideale di comunicazione interartistica e interculturale.

Accanto a giovani talenti sono presenti nomi ormai affermati dell’arte contemporanea: tutti insieme, per un impegno comune, in favore di una nuova concezione della cura del malato. La presenza stimolante e positiva di opere d’arte, infatti, può distogliere la mente del malato da pensieri negativi e condurlo a percorsi più introspettivi, improntati all’ottimismo, piuttosto che a incertezza e ansia.

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C’è ancora C’è ancora tanto tanto da fare! da fare!

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Foto di: Graziano Panfili

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