Socialmente Giugno 2018

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SOCI@LMENTE periodico quadrimestrale di informazione della Fondazione Internazionale “Il Giardino delle Rose Blu O.N.L.U.S” viale Europa, 38 - 03100 Frosinone Poste Italiane S.p.A - Spedizione in abbonamento postale - DL. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 2 e 3, Aut. n. C/FR/103/2010

Soci@lmente Anno IX - N° 1 - GIUGNO 2018

ACCOGLIENZA

“Emozioni e lavoro di equipe ... un’analisi delle prassi”

IN-FORMAZIONE

La consulenza di coppia e familiare come percorso condiviso

SOLIDARIETA’

25 anni nei Balcani

INCONTRI

Lella Artesi

Soci@lmente •

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SOMM@RIO

Soci@lmente Anno IX - N°1 - GIUGNO 2018 In copertina Lella Artesi

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Foto Archivio Fondazione internazionale Il Giardino delle Rose Blu ONLUS Archivio Anatolè Lella Artesi Eugenio Oi Direttore Responsabile Andrea Renna Direttore Editoriale Ermanno D’Onofrio Caporedattore Monia Minnucci

4 INCONTRI

04

Lella Artesi: La Lady di ferro della televisione italiana

ACCOGLIENZA

07 Emozioni e lavoro di equipe Premesse teoriche per un’analisi delle prassi 09

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INFORMAZIONE

La consulenza di coppia e familiare come percorso condiviso

SOLIDARIETA’

25 anni nei Balcani: La storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano

REPORTAGE

Le bomboniere solidali: Dolce far del bene...

LE PAGINE DELLA FONDAZIONE 18 Punto Famiglia Spazio di primo ascolto!

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SOCIETA’

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Video Mapping La Passione, 2000 anni di storia in una notte

23

Messaggio di Papa Francesco per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018

SPIRITUALITA’

VOCI DALLA CROAZIA 25

Il caso non esiste, l’amore si! Dedicato ai bambini di Gornja Bistra

VOCI DALLA BOSNIAHERZEGOVINA

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33

34

Dalla guerra ai giorni nostri Cerska, terra di genuinità e riscatto

ANGOLO DEL LIBRO

L’ uomo Mosè e la religione... Interpretazione analitica di un mito e la nascita del popolo ebraico

VISITA LA CITTÀ

Redazione Aurelio Cesaritti Monia Minnucci Chiara Patrizi Mara Biondi Annarita Di Felice Simona Neri Hanno collaborato: Barbara D’Amario Luciani Roberta Nicola D’Amore Alice Corsetti Ylenia Vigliani Maria Mattei Paolo Falciani Roby Col Progetto Grafico Carla Campoli Nicola D’Amore Stampa Nuova Stampa litografica di Caramitti M.& C. s.a.s. via Armando Fabi, 327- 03100 FR Editore Fondazione Internazionele Il Giardino delle Rose Blu ONLUS Viale Europa, 38 - 03100 Frosinone Tel./Fax: 0775 233011 C.F - P.IVA: 02549680607 Registrato presso il Tribunale di Frosinone n° 669 del 16/07/2010

Panoramica di Codogno la più grande pianura d’Italia! Ferentino - Frosinone

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PAROLE IN LIBERTA’

Libertà La libertà è solo una parola?

2 • Soci@lmente

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BUONE NOTIZIE

La Redazione

Corso della Repubblica, 130 - Frosinone Tel./Fax: 0775 835038 info@consultorioanatole.it


EDITORI@LE In un tempo in cui la carta stampata è profondamente in crisi sono orgoglioso e soddisfatto che grazie all’impegno di Monia Minnucci, Chiara Patrizi, Carla Campoli e Aurelio Cesaritti la nostra bellissima rivista “SOCI@LMENTE” non solo sopravvive e continua a vivere, ma diventa sempre più bella, interessante e stimolante. La società contemporanea riesce a penetrare nelle sue pagine e nelle interessantissime rubriche, pur riuscendo sempre a parlare dei tanti progetti e le tante esperienze che, con la Fondazione Internazionale Il Giardino delle rose blu ONLUS, in primis, e con il CISPeF e Anatolè, riusciamo ogni giorno a concretizzare. Il 2018 è un anno particolarmente importante che oserei definire “un anno giubilare”, infatti ricorrono ben 25 anni da quel lontano 23 maggio 1993, data del mio primo viaggio nei Balcani. Quanti anni sono passati e, insieme al trascorrere del tempo, quanti volti, quante storie e quanti progetti abbiamo realizzato! E’ quest’anno che festeggiamo la presenza ventennale presso l’Ospedale di Gornja Bistra e il traguardo tanto atteso delle 10.000 presenze di volontari italiani. Quanto è cambiato questo luogo, grazie all’amore dei volontari e al loro farsi ogni giorno strumento. Quale gioia provo a pensare che, grazie al nostro esempio e alla nostra presenza, oggi esiste il volontariato croato e anche queste presenze iniziano a diventare consistenti. Ma per suggellare tutto ciò e per renderlo indelebile, l’inaugurazione della “Casa delle rose”, Centro di formazione al volontariato internazionale, è stato certamente il gesto più significativo. Oggi i volontari hanno una Casa dove essere accolti dignitosamente durante la loro permanenza a Gornja Bistra. Una casa che, grazie all’esperienza del servizio alle Rose Blu, ma anche ai momenti formativi proposti, vuole porsi come una perla preziosa ed una grande opportunità che, auguriamoci, possa aprire le porte a volontari provenienti da ogni parte del mondo. Ecco, allora, che già da questo primo numero del 2018 della nostra rivista è possibile cogliere

questi

eventi celebrativi di cui, certamente, continueremo a

raccontare anche nel secondo numero dell’anno. Vi invito non solo a leggere attentamente gli articoli, ma soprattutto a prendere contatti con la redazione e partecipare con articoli, foto e la comunicazione di belle notizie da condividere nell’apposita simpatica rubrica. Penso che uno scritto o anche uno scatto se tenuti per noi stessi non diventino preziosi e invece, condividendoli con gli altri, possono diventare una vera opportunità di crescita umana e anche spirituale. Il tempo estivo, nel corso del quale questo numero della rivista sta andando in stampa è un tempo propizio per il volontariato e le proposte della nostra Fondazione.​Centinaia sono i volontari che partecipano ai tre Campi Estivi di volontariato. Il rammarico resta sempre quello del Campo in Erzegovina che fa fatica a raggiungere un numero decente di volontari, nonostante ci siano diverse famiglie che aiutiamo attraverso il “Ponte del Sorriso”, altre che sono in lista d’attesa per godere,

@

speriamo, dei benefici di “Mattone su mattone” e poi ci sono i vecchietti di Domanovici che aspettano il 26 luglio per vivere con noi la festa dei nonni. L’augurio è che possa aumentare la presenza dei volontari in questa importante esperienza.

Soci@lmente •

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INCONTRI

Noi viviamo nel mondo e così ci capita di incontrare tanti personaggi che accettano di parlare con noi e di condividere una parte della loro esperienza esistenziale. L’intervista con il personaggio della nostra copertina è sempre di attualità.

LELLA ARTESI: La Lady di ferro della televisione italiana!

I

di M. Minnucci

Lella Artesi, Ida Campagnola, Sandra Brianza e Gioia Goldenberg -

©

Foto: Archivio Lella Artesi

n questo numero di Soci@

(2006); Capodanno la notte degli angeli

programma “Pronto è la Rai”, con Simona

lmente, sono lieta di

(2006); Tanti auguri Katia! Trent’anni di car-

Marchini e Giancarlo Magalli, nel 1985,

intervista la grande regis-

riera di Katia Ricciarelli; Una voce per padre

credo. Nell’agosto del 1972 mi sono

ta Lella Artesi. Lella che

pio (2008).

sposata e mi sono trasferita a Salina, in

nasce a Bologna, successivamente si

Ciao Lella e benvenuta! Come prima

Sicilia, dove mio marito faceva il medico

trasferisce a Milano e attualmente è resi-

domanda mi piacerebbe se volessi

condotto. Nel 1975 siamo tornati a

dente a Roma, è stata regista di numerosi e

presentarti ai nostri lettori e raccontarci

Milano, mio marito si era specializzato in

noti programmi televisivi: M’ama non

un po’ di te e della tua vita…

psichiatria e voleva lavorare in ospedale.

m’ama (1983-1985); la grande corsa (Rai1,

Nel 1977 è nato mio figlio Michele che

1987); Pronto è la rai? (1987-1988); Emilio

In genere non amo parlare di me e della

(1989-1990); Il gioco più bello del mondo

mia vita. Posso dire di aver avuto una vita

(1990); Big (1987-1993); Luna di miele

fortunata e fatto il lavoro che volevo fare!

(1992-1993);

Solletico

ha deciso di fare il mio stesso lavoro. Come e dove inizia il tuo percorso di regista?

(1994-2000);

Fantastica italiana (1995-2000); Alle due su

Nasci a Bologna, compi il percorso di studi

rai uno ( 1999-2000); Voci di una notte di

a Milano, cosa ti porta nella Capitale?

Dopo il liceo non avevo voglia di fare

mezza estate ( 2002); Capodanno italiano

Si, mi trasferisco a Roma per seguire il

l’università e proprio in quegli anni, a Milano,

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INCONTRI nasceva la pubblicità e divenni segretaria

doveva girare uno sceneggiato: “Tartarino

za bella mi affibbiarono amanti che non

di produzione; dovevo seguire il set e coor-

sulle Alpi”, regia Edmo Fenoglio e con la

avevo mai incontrato, tipo Bettino Craxi!

dinare le modelle, il fotografo ed altro

partecipazione del grande Tino Buazzelli,

ancora, il mio percorso è iniziato così.

grande attore italiano, diventato celebre

Qual era, negli anni 80, il clima

interpretando l’investigatore privato di

che animava la televisione italiana

“Nero Wolf ”. Questi sono stati i miei esordi!

e come sei riuscita a conciliare la tua

Perché hai scelto la regia, cosa significa, per te, la ripresa...

identità politica e di donna, con l’identità Ti andrebbe di ripercorrerne le tappe fon-

professionale e a gestire le varie collabora-

damentali della tua storia professionale?

zioni professionali ?

un balletto, uno sketch... tutto dipende

Io non mi sentivo una donna in carriera,

Mi chiamavano la Lady di ferro, come

dalla regia, a seconda di come inquadri,

mi sentivo una persona con qualcosa da

l’orrenda Thatcher; agli uomini non piaceva

puoi stroncare un lavoro o valorizzarlo!

raccontare, e questo mi aiutò. Un giorno,

sentirsi dare ordini in cuffia da una donna!

La regia, per me, significa raccontare attraverso le immagini: racconti una canzone,

qualcuno mi presentò Giulio Macchi

Quando finimmo “Fantastica Italiana” su

Dal percorso di studi all’ingresso nella

( regista, autore

televisivo, condut-

Rai uno (1988-2000), il secondo anno, Paolo

televisione italiana come professionista,

tore televisivo e curatore di mostre.

Bonolis volle invitare a cena gli autori e me,

c’è stato un evento o un incontro fortunato

È stato il pioniere della divulgazione scienti-

in un bellissimo ristorante: accanto ad ogni

che ha avviato, quella che poi si è rivelata

fica nella televisione italiana), e con lui feci

piatto c’era un pacchetto regalo, il mio era una

una brillante carriera?

la mia prima regia: un servizio per “Habitat”,

cassetta con il film “DONNE SULL’ORLO

poi seguirono altri servizi per “Orizzonti

DI UNA CRISI DI NERVI” quante risate!

Passando molto tempo negli studi ICET di

della scienza e della tecnica”. Nel 1982 arri-

Milano, mi capitava di vedere delle troupe

va “Fresco Fresco” con una giovanissima

Hai ottenuto dei riconoscimenti alla

cinematografiche. Un giorno, per sbaglio,

Roberta Manfredi, figlia di Nino Manfredi e

carriera?

mi imbattei in Ugo Tognazzi che girava la

della ex modella Erminia Ferrari. Poi, arrivò

“Vita agra” sotto la regia di Carlo Lizzani

Paolo Limiti che mi volle a Tele Montecarlo

Sì, ho avuto 4 Oscar e un Telegatto per la

che è stato un grande regista, sceneggiatore

per fare il “Telemenù”, forse la prima

trasmissione televisiva Pronto é la Rai, con

e produttore cinematografico italiano degli

trasmissione di cucina di quegli anni, con

Giancarlo Magalli e Simona Marchini. Gli

anni 60. Decisi che era quello che volevo fare:

Wilma de Angelis: donna mite e buona che

Oscar, invece, per Parola mia con Rispoli,

la regista! Dopo la pubblicità, feci l’assistente

all’epoca non sapeva fare molto in cucina!

Emilio, canale5, con Gaspare e Zuzzurro,

volontaria presso l’Adriatica film, girando

Alcuni uomini erano gelosi del mio suc-

Teo Teocoli e tanti altri.... Poi non ricordo,

molti caroselli e lavorando letteralmente

cesso (vinsi il mercurio d’oro per il

gli altri premi, sono a Roma! dimenticavo

come una matta. Lì venni sapere che la Rai

Telemenù) e siccome ero anche abbastan-

l’Oscar tv per il programma Solletico!

Solletico studio TV1, 25 maggio 1994 foto di Valter Venturelli -

©

Foto: Lella Artesi

Soci@lmente •

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INCONTRI Sono contenta delle cose che ho fatto ma non per come si sia conclusa la mia carriera. Quando arrivò Fabrizio del Noce gli chiesi un appuntamento per conoscerlo. Lo rifiutò e mi fece chiamare dalla sua vice per offrirmi una trasmissione del pomeriggio con Daniela Rosati. Non aggiungo altro per paura di querele. L’ultima

puntata,

uscii

dal

pullman

regia e non misi mai più piede in Rai. Stiamo vivendo tempi molto particolari, ti andrebbe di fare una riflessione su un argomento in particolare? Stiamo vivendo un momento di grande disumanità:

le

guerre,

l’abbattimento

dei diritti che avevamo faticosamente Lella Artesi e Leonardo Lamaro a Bangkok -

©

Foto: Archivio Lella Artesi

I tuoi programmi ci hanno accompagnato

uno stratagemma per evitare al Santo Padre

nel corso della nostra vita, quale di questi

situazioni imbarazzanti durante le riprese,

ti è rimasto nel cuore e quale personaggio

così, presi accordi con il suo segretario ed

televisivo ti ha regalato emozioni speciali

un mio assistente di studio, il quale avrebbe

e perché?

fatto un “segno” al Papa, due secondi prima del mio “stacco” di camera. E così, tra danze

Tutti gli artisti mi hanno dato emozioni

africane e letture si arrivò alla fine delle due

forti, Juliette Greco, cantante e attrice fran-

ore. Il Papa risultò sempre inquadrato sor-

cese, forse, particolarmente, perché rappre-

ridente! Alla fine della diretta tutta la troupe

sentava un’epoca è un impegno politico che

e gli ospiti corsero a farsi benedire, io sfinita

me la fecero sentire molto vicina! La madre

dalla tensione rimasi sul pullman a fumare,

bordolese era stata attiva nella Resistenza!

ma ad un certo punto si presentò il segre-

Ho avuto il privilegio di conoscere

tario del Papa e mi disse: “Sua Santità vor-

artisti

tutti!

rebbe conoscerla, e la invita domani mattina

Ho lavorato con il grande Luciano Rispoli,

in San Pietro. Che fai?, gli dici che hai un

Gianfranco D’Angelo, Gabriella Carlucci,

impegno? Non si può fare!”. E così mi sono

Giancarlo Magalli, Teo Teocoli, Simona

presentata e quando é toccato a me andare a

Marchini, Paolo Bonolis e tanti altri!

baciargli l’anello sono andata nel panico, Lui

veri,

difficile

elencarli

mi ha fatto una carezza su una guancia e mi Ti andrebbe di raccontarci un aneddoto?

ha detto: “Sei stata brava ieri sera, grazie!”. Io non ricordo bene cosa gli abbia risposto.

Ripartiamo dall’aneddoto che ricordo con più emozione: era l’anno 2.000 e la Rai

La tua è stata una splendida carriera, sei

stava organizzando le riprese del Giubileo.

felice del tuo percorso e di come si è concluso?

A me vennero affidati due eventi: il Giubileo delle vite consacrate e il Giubileo

Si, ho avuto una bella carriera, grazie

dell’agricoltura, al quale avrebbe assistito

anche ad alcune donne che mi hanno

Papa Giovanni Paolo II, Karol Wojtyla.

protetta e voluta: Paola de Benedetti

Il giorno della diretta mi dissero che Sua

che era capostruttura e vice direttore

Santità non stava molto bene: il Parkinson

di Rai uno e non posso non ricordare

si faceva sentire, aveva bisogno di umettarsi

Gabriella Carlucci che mi volle a tutti i

continuamente la bocca, perché perdeva

costi per Luna di Miele, dieci puntate in

un po’ di saliva. A quel punto, trovammo

prima serata su Raiuno. Grazie ragazze!

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conquistati con le lotte degli anni passati, l’individualismo sfrenato e la lotta per la sopravvivenza, prendono il posto della coesione che dovrebbe esserci, per la difesa dei diritti per tutti, l’indifferenza di fronte a quelle che posso solo definire grandi tragedie della storia. L’ingiustizia umana e politica di vedere povera gente usata come ostaggio, in mare, per mostrare i muscoli alle altre nazioni. I temi sono tanti, troppi: questo non è più il mio paese. Spero di andarmene presto! La nostra Fondazione, il Giardino delle Rose Blu, si occupa di molte tematiche sociali, come la povertà, l’integrazione dei detenuti, la ricostruzione di case distrutte dalla guerra nell’ex Jugoslavia e, davvero speciale, è la ristrutturazione dell’ospedale pediatrico per malattie genetiche di Gornja Bistra e l’aiuto, anche medico-sanitario, offerto ai bimbi degenti in ospedale. Cosa pensi del volontariato? Ci verrai a trovare per saperne di più? Non conoscevo la vostra Fondazione, ma penso che molta gente sia viva grazie al volontariato di tante persone. Spero di venirvi a trovare e complimenti per tutto quello che fate! Mi hai fatto venire in mente questa frase di Federico Fellini: Il cinema è il modo più diretto per entrare in competizione con Dio. Grazie

Lella,

sei

nel

mio

cuore!


ACCOGLIENZA

Il momento essenziale e più delicato del nostro contatto con chi chiede di essere ascoltato. Parliamo del metodo e delle esperienze, ma anche di argomenti riguardanti le tematiche della nostra missione,portata avanti, in modo particolare, dal Consultorio Familiare Anatolè.

EMOZIONI E LAVORO DI EQUIPE: Premesse teoriche per un analisi delle prassi

L

di Barbara D’Amario

Lavoro di equipe- Foto: Archivio Internet

a comunità è com-

primari (a partire dalla famiglia) e

Consultorio

posta di reti e le reti

aggregazioni spontanee di varia natura.

locare

a loro volta sono

Il sistema formale è invece composto

famiglie nel più ampio ambito del lavoro di

composte di per-

da strutture istituzionali e professionisti

comunità, attivando percorsi di collabora-

sone che si aiutano

che operano in contesti di cura, riabili-

zione e di integrazione inter-istituzionali.

tazione

psicosociale.

Il metodo di rete può essere compreso

Quando tali legami si attivano per

È dall’azione di questi due tipi di sistemi, spes-

a fondo, assumendo l’idea secondo cui i

intrecciarsi tra loro con l’obiettivo di

so interdipendenti, ma non sempre integrati

problemi sociali sono generati da relazi-

un aiuto reciproco, il senso comu-

tra loro, che si origina il sostegno sociale in

oni sociali e possono essere risolti solo

nitario ne risulta rafforzato e quindi

grado di promuovere il sano sviluppo indi-

se le relazioni sociali che strutturano una

viene favorita la qualità della vita dell’intera

viduale e le capacità di reazione allo stress.

situazione o un contesto si modificano.

collettività. Il sostegno sociale può essere

La famiglia per essere sostenuta ha bisogno

La rete del sistema sociale consiste nella

inteso come supporto emotivo, informa-

di “servizi relazionali” che sappiano, attra-

modificabilità di un sistema educativo inte-

tivo, interpersonale e materiale che è pos-

verso il lavoro di rete, generare capitale soci-

grato che si pone accanto alla famiglia.

sibile ricevere e scambiare nelle reti sociali.

ale, nella logica della sussidiarietà per svi-

Quest’ultima si caratterizza di un protago-

Da ciò si può dedurre che le reti socia-

luppare le potenzialità della famiglia stessa.

nismo gestionale, in crescente sinergia con

li esistenti nella comunità contengo-

In questa prospettiva il Consultorio

le varie tipologie di agenzie che passa da

no potenziali risorse legate alla presen-

Familiare può essere visto come unservizio

un sistema singolo ad un sistema integrato.

za di sistemi di sostegno, con la funzi-

che opera sulle relazioni familiari per poten-

Sviluppare una rete sociale, dunque, sig-

one di promuovere la salute psicofisica

ziare l’alleanza tra i sessi e tra le generazioni.

nifica credere ad una nuova forza comu-

di ognuno. Il sistema informale com-

Un servizio che centra il suo rag-

nicativa che promuove un lavoro di équi-

prende i legami con parenti, amici intimi,

gio d’azione sulle relazioni familiari.

pe partecipato e dinamico. I profession-

persone con cui si ha un buon grado di

Di fronte a problemi globali e complessi della

isti, riscoprendo e valorizzando i reticoli

conoscenza e confidenza o con cui si

famiglia, esso tenta di rispondere in modo

sociali, sono stimolati a interagire con essi

condividono alcune basilari idee e con-

professionale ed articolato attraverso il lavoro

affinché le situazioni di bisogno non siano

cezioni di vita, affetti, interessi, conoscenze

coordinato di un’équipe multidisciplinare.

risolte, non solo attraverso lo sforzo tecnico

culturali e obiettivi sociali, ovvero, gruppi

Per

e formale dei servizi, ma anche attraverso

vicendevolmente.

e

prevenzione

realizzare

questi

obiettivi

il

il

Familiare lavoro

di

dovrà

col-

sostegno

alle

Soci@lmente •

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ACCOGLIENZA l’azione congiunta di altre relazioni di aiuto formali e informali. La risposta più efficiente al disagio sociale è rappresentata da una presa in carico integrata che possa sfruttare i principi del lavoro di rete per organizzare o riorganizzare i servizi. La gestione integrata dei casi –

case

management – prevede un network di professionisti che, utilizzando competenze e risorse, cooperano per fornire agli utenti gli strumenti volti al superamento del loro disagio. L’équipe è costituita da una rete di professionisti nella quale i bisogni reali o ideali, soddisfatti attraverso il lavoro di gruppo, rappresentano un vero e proprio

rinforzo

gruppo,

aumentandone

all’appartenenza la

al

coesione.

Elementi quali il contatto, i legami di natura spirituale, l’investimento comune, la condivisione di eventi emotivamente importanti, sviluppano un maggiore senso di appartenenza, ed è proprio la connessione emotiva

condivisa

che

segna

il passaggio da “insieme di persone” a

Sviluppare una rete sociale, nuova forza comunicativa!- Foto: Archivio Internet

“comunità”. Il testo si propone di analiz-

notati da maggior complessità e orientamenti.

centrato sul concetto di rete che i profes-

zare il significato delle professioni di aiuto,

Si parla, pertanto, dell’abbandono del

sionisti intessono con cura, attenzione e

quale quella del Consulente di coppia e

sistema degli specialismi per promuovere

metodo, come il pescatore fa con la sua rete.

familiare, negli attuali contesti societari con-

un approccio complesso al lavoro sociale,

Al Consultorio si accede per appuntamento: Tel. e Fax: 0775 835038 info@consultorioanatole.it www.consultorioanatole.it Il 17 Febbraio 2018 si è tenuto a Frosinone

fondamentale il sostegno di familiari, amici

tutela pienamente le vittime di violenza,

l’XI Convegno Annuale, un appuntamento

e soprattutto di professionisti, in quanto,

tenendo sempre presente che esistono

ormai consolidato per il nostro Consultorio

in situazioni così delicate, è fondamentale

diverse forme di violenza, pensiamo a

Familiare, dove, ogni anno cerchiamo di

il ruolo di operatori che sappiano mettere

tutte quelle violenze quotidiane, fisiche

affrontare temi riguardanti le relazioni e le

in campo interventi delicati ma efficaci

o verbali, spesso non denunciate, magari

difficoltà ad esse connesse per promuove

per accompagnare le donne nei loro per-

avvenute tra le mura domestiche. Secondo

il benessere della persona, della coppia, della

corsi di uscita dalla situazione di violenza.

l’Istat sono almeno 7 milioni le

famiglia, con lo scopo di riflettere e sensi-

Ci siamo concentrati, quindi, sul ruolo

italiane ad aver subito almeno una volta

bilizzare, soprattutto i giovani, sul rispetto

che può avere la figura del Consulente

nella vita una forma di abuso. Non dob-

della persona, in questo caso della donna,

di Coppia e Familiare nell’aiutare la

biamo aspettare di leggere fatti che finis-

da non considerare come un oggetto.

donna vittima di violenza ad una mag-

cano in cronaca nera ma bisogna lavorare

Inoltre, abbiamo cercato di fornire alle

giore consapevolezza delle proprie risorse.

di più ed in maniera costante sulla pre-

donne e ai loro familiari gli strumenti

Lavorando in equipe e con la rete dei

venzione, coinvolgendo anche gli uomini

per saper riconoscere la violenza, spesso

Servizi Territoriali si può fornire un

in una sorta di rieducazione al rispet-

mascherata d’amore e trovare la forza ed il

servizio di orientamento, di protezione e

to dell’essere umano, al saper gestire le

coraggio di affrontarla. Un passo che cer-

assistenza a tali situazioni anche riguardo

emozioni, all’affettività ed alla sessualità,

tamente non si può fare in solitudine, ma è

l’aspetto legale che, ad oggi, ancora non

in una parola, all’amore verso l’altro!

8 • Soci@lmente

donne


IN-FORMAZIONE

Comunicazione, conoscenza e crescita delle nostre attitudini a svolgere bene il ruolo che ci è assegnato e tanti argomenti approfonditi per chi vuole essere un bravo professionista nel sociale. Tutto ciò, riguarda essenzialmente il CISPeF, nostro Ente di formazione.

LA CONSULENZA DI COPPIA e familiare come percorso condiviso

I

di Luciani Roberta

Quando i problemi ci sommergono e sembra non esserci via d’uscita. - Foto: Archivio Internet

Alla base dell’intervento di Consulenza

eccessivamente il cliente, né, tanto meno, restando troppo indietro».

alla persona, di coppia e familiare vi è la

Il tempo del percorso è stabilito dall’interazione tra i due indi-

costruzione di uno spazio comune, un

vidui che gestiscono insieme, passo dopo passo, l’andatura della

rapporto interpersonale da intessere nella

consulenza, ed è il tempo che scandisce la crescita, relazione dalla

complessità, nel rispetto della dinamica evolutiva ed in relazione

cui efficacia scaturisce quella personale. Questo percorso, in linea

ad uno specifico contesto. Un percorso condiviso, costruito insieme,

generale può essere suddiviso in tre fasi principali. Nella

un’azione congiunta che ha un principio, delle fasi, un traguardo e

iniziale d’accoglienza vi è un primo contatto da parte del cliente,

delle conseguenze, in cui le dimensioni “tempo e relazione” occupa-

telefonico o un breve colloquio in presenza, in cui il Consulente di

no una posizione fondamentale ed imprescindibile per uno sviluppo

coppia e familiare compila una scheda di accettazione e definisce

positivo. All’interno di questo spazio avviene l’azione educativa che

un primo

permea ogni fase del percorso. Si tratta quindi di un percorso, che

dell’accoglienza, momento molto delicato in cui si costruiscono le

già nella sua etimologia possiede dei significati educativi in quanto

basi per un buon lavoro consulenziale, «un tempo utile e prezioso a

comporta un cammino, uno spostarsi da una condizione, che può

comprendere la natura e l’entità della problematica portata e a

essere quella di disagio, confusione in cui si trova il cliente nel

valutare realisticamente la capacità di fargli fronte in modo efficace

momento in cui arriva in Consulenza, ad una nuova condizione di

e risolutivo». In questa fase vi è anche la valutazione, che necessita

consapevolezza, chiarificazione, cambiamento, crescita. Anche la

di un sinergico lavoro di equipe ed una valida supervisione, per

dimensione del tempo è connotata di un aspetto educativo. In questo

garantire ad ogni cliente la possibilità di intraprendere il percorso

facciamo ricorso ad una grande intuizione di Padre Luciano Cupia

con la figura professionale ritenuta idonea a trattare la problematica

che definisce il Consulente di coppia Familiare come «colui che

portata nella richiesta. Nella seconda fase o intermedia, in base

deve saper camminare al fianco del cliente, modellando il proprio

a quanto emerso nel percorso di accoglienza ed alle esigenze di

passo su quello dell’altro, senza correre troppo e quindi precedere

cambiamento evidenziate, il Consulente ed il Cliente dedicano

fase

appuntamento. Con quest’ultimo si entra nel pieno

Soci@lmente •

9


IN-FORMAZIONE almeno tre o quattro incontri alla definizione del contratto.

propria immagine, significa, in altre parole lasciare spazio all’altro,

La metodologia contrattuale viene mutuata dall’analisi transazionale,

esserci per l’altro, essere a disposizione dell’altro, essere libero per

si tratta di «un’affermazione di responsabilità da parte di entrambi.

l’altro, mettere a disposizione il proprio mondo interiore per l’altro.

In quanto paziente io affermo di voler cambiare, e dico cosa sono

In questa dimensione di ascolto il Consulente di coppia e Familiare

disposto a fare per portare in essere questo cambiamento.

accompagnerà il Cliente nel percorso di riscoperta di sé e delle sue risorse.

Tu in quanto analista, mi confermi di essere disposto a lavorare con

Maurice Bellet dicendo che « l’ascolto dona a chi è ascoltato la pos-

me a questo fine». L’obiettivo del contratto, deve essere raggiungibile

sibilità di ascoltarsi» considera l’ascolto il veicolo che consente alla

e condiviso, ed è un elemento essenziale e determinante che consente

persona di prendere contatto con sé stessa, di riconoscere il pro-

di creare un’alleanza ed una sinergia tra Consulente e Cliente, ori-

prio disagio e quindi di cercare le risorse necessarie per affrontarlo.

enta il percorso che si sta intraprendendo e permette di costruire e

ACCOMPAGNAMENTO è ben descritto dalle parole di Padre

realizzare un percorso consulenziale efficace. Definito l’obiettivo, il

Luciano Cupia che abbiamo citato, dalle quali emerge come il

Consulente Coniugale e Familiare utilizzerà le metodologie e le tec-

Consulente di coppia e Familiare cammina al fianco del cliente,

niche che ritiene utili ed adeguate alla persona, al vissuto che porta ed

tenendo lo stesso passo, senza stare né troppo avanti, né troppo indietro.

alla meta che vuole raggiungere. Nella terza fase o conclusiva l’obiettivo è stato raggiunto, ora è importante che questo risultato si consolidi nella vita del Cliente, quindi è necessario che quest’ultimo acquisisca consapevolezza di quanto ha ottenuto nel percorso, di quante risorse interne è riuscito ad individuare, esternare ed attivare; deve avere chiari quali sono stati i frutti del lavoro consulenziale! La conclusione del percorso rappresenta un vero e proprio rito di passaggio, il Cliente viene incoraggiato a proseguire la propria vita valorizzando quanto ha scoperto attraverso la dinamica consulenziale. In questo momento si definiscono, a distanza di un tempo considerevole, due appuntamenti di follow-up,finalizzati a monitorare, verificare se il cambiamento ottenuto,

le

consapevolezze

acquisite

durano

nel

tempo.

All’interno di questo percorso di Consulenza di coppia e Familiare,

La solitudine di un momento cruciale - Foto: Archivio Internet

nella relazionale tra Consulente e Cliente è possibile intravedere una prospettiva educativa intesa come un processo di apprendimento, di acquisizione di competenza verso sé stessi. «Si tratta, in sostanza, di apprendere ad apprendere, cioè di acquisire strumenti meta cognitivi, che assecondino processi di permanente apprendimento». Il percorso di consulenza di coppia e familiare è stato riletto in una chiave molto interessante da Ermanno D’Onofrio, psicoterapeuta e Consulente di coppia e Familiare con esperienza decennale in questo ambito. Dall’impegno e la passione con cui vive questa professione, ha intuito come sia possibile scandire le tappe del percorso consulenziale attraverso quelle che lui chiama le “CINQUE A” che tendono a mettere in evidenza non solo la struttura del percorso, ma anche la dinamica relazionale che lo abita in particolare

Si può scegliere di tendere la mano.- Foto: Archivio Internet

l’approccio che il Consulente di coppia e Familiare utilizza. ACCOGLIENZA la prima fase che coincide realmente con l’accoglienza. È una fase di estrema importanza in cui il Consulente di coppia e Familiare ed il Cliente si conoscono, quest’ultimo viene accolto cordialmente in un ambiente familiare e messo a proprio agio in un clima che gli consenta di essere il più spontaneo possibile. Si avvierà una fase esplorativa del vissuto finalizzata ad instaurare una buona relazione d’aiuto basata sulla fiducia e orientata all’efficacia, nella quale si farà chiarezza sulla motivazione e sulla reale richiesta. ASCOLTO è un elemento di particolare importanza che permea tutto il percorso della Consulenza di coppia e familiare. Secondo D’Onofrio e Testani:Ascoltare significa, anche, uscire da sé stessi, cioè eliminare l’egoistica preoccupazione di sé stessi, della

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Il primo incontro col cliente. Foto: Archivio Internet


IN-FORMAZIONE Si tratta di camminare al fianco del Cliente mentre si inoltra nel buio della sofferenza che scaturisce dal vissuto che porta, tappa inevitabile! Per poi risalire verso il raggiungimento delle mete intermedie fino a giungere all’obiettivo individuato nel contratto. È un vero e proprio cammino che necessita di un accompagnamento! AZIONE questa rappresenta il cambiamento, un’azione che il Cliente decide di attuare nella propria vita finalizzata al raggiungimento del contratto, ma non solo! Un’azione che produce degli effetti visibili in una “vita nuova”, vissuta attuando nuove modalità, nuovi comportamenti, guidata da nuovi pensieri e facendo tesoro dei benefici appresi nel corso della relazione d’aiuto. ARRICCHIMENTO che nasce dalla relazione empatica vissuta tra Consulente di coppia e Familiare e Cliente. Raggiunto l’obiettivo del

Attraverso il dialogo si stabilisce l’obiettivo e inizia la risalitaFoto: Archivio Internet

contratto, il Cliente, nella consapevolezza del percorso di crescita effettuato, gioisce del suo cambiamento, festeggia per la sua vita “rinnovata”. Si tratta di un arricchimento reciproco, come dice Iori: « l’apertura a spazi comuni nell’esperienza educativa implica un arricchimento di senso degli oggetti che co-abitano lo spazio educativo», anche il Consulente di coppia e Familiare, al termine della consulenza, percepirà un arricchimento in termini di crescita umana e professionale. Monsignor Vella afferma che «dopo una Consulenza sia il Cliente che il Consulente non sono più la stessa persona: qualcosa si è mosso, e può cambiare in loro. Per questo Rogers definisce la relazione d’aiuto come un “continuum”, un “fluido”». Le cinque fasi non vogliono rappresentare una schematizzazione rigida del percorso, ma essendo dotate di una specifica efficacia, è necessario che ciascuna sia stata vissuta in pieno, prima di poter passare alla successiva.

Attraverso l’ascolto attivo e il dialogo, si riscoprono nuovi approcci a vecchi problemi. - Foto: Archivio Internet

Per ulteriori informazioni: Tel: 0775 1902221 Viale Europa, n°38 - 03100 (Fr) info@cispef.it Anche quest’anno il CISPeF apre le iscrizioni per i corsi in partenza nel nuovo anno formativo 2018-2019. La proposta formativa è ancora una volta molto ampia, ma in continua crescita. Pilastro dell’ente di formazione, come sempre, è la Scuola Triennale per Consulenti di Coppia e Familiari, che prosegue la sua attività con la possibilità di iscrizione a corsi tenuti in sedi dislocate in tutta Italia. Secondo l’OMS “La Consulenza Familiare è un intervento professionale estremamente focalizzato e limitato nel tempo, rivolto a sostenere la persona (singolo, coppia e/o famiglia) che si trovasse in un momentaneo stato di difficoltà e attraversasse un disagio personale, un periodo di confusione interiore o sentisse il bisogno di chiedere aiuto”. È quindi una relazione di aiuto nel “qui

ed ora” finalizzata ad aiutare la persona in difficoltà. Non è psicoterapia, non si occupa di patologie o disturbi psichici; tuttavia, la consulenza può affiancare la persona già in cura da altri specialisti per essere sostenuta e ascoltata, qualora l’utente lo richieda. L’obiettivo e scopo della consulenza è favorire percorsi di consapevolezza e autonomia, aiutando ad ottenere un benessere integrato, un benessere psicofisico relazionale, cioè, una armonia fra corpo, mente e cuore. E’ perciò un intervento che può essere esercitato unicamente da figure professionali, quali quelle formate dal CISPeF, in un percorso formativo che si va a focalizzare sull’insegnamento delle tecniche specifiche della professione e delle nozioni di base afferenti a diverse discipline, attraverso un training specifico ed un percorso di tipo esperienziale.

Per chi invece ha già concluso la scuola ed ha ottenuto la qualifica di Consulente di Coppia e Familiare,da quest’anno è stato istituito il Master in Metodologia della consulenza alla persona, di coppia e familiare, rivolto a coloro che, già diplomati come consulenti, sentano il desiderio di un approfondimento teorico che fornisca specifici strumenti da poter impiegare nella relazione d’aiuto, così da diventare esperti in tecniche di consulenza. Per maggiori informazioni e prenotazioni potete contattare la segreteria didattica, aperta il lunedì, giovedì e venerdì dalle 9.00 alle 13.00, al numero 0775/1902222 oppure via fax allo 0775/1902221 ed anche via mail all’indirizzo segreteriadidattica@cispef.it

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SOLIDARIETÀ

Lo spirito che ci anima e che ci spinge a metterci al servizio di coloro che hanno bisogno di sostegno. Come comportarci e condividerne le esperienze di vita. Questo spazio fa anche riferimento alla Fondazione de Il Giardino delle Rose Blu: alla sua “mission”.

25 ANNI NEI BALCANI... La storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano

E

di Ermanno D’Onofrio

Don Ermanno D’Onofrio Presidente della Fondazione - Foto: Archivio Fondazione

ra il 23 maggio del 1993

che percorrevano in lungo e largo quelle

Ecco che, sin da principio, “insieme per

quando partii, a soli 20

terre e quelle città apparentemente deserte.

gli altri” è stata l’organizzazione che a tal

anni, per la prima espe-

Solo i campi profughi, lungo la riviera di

proposito avevo messo in piedi a Frosinone,

rienza di missione nei

Makarska, a sud di Spalato, pieni di gente e,

con lo scopo di far convivere le diversità

Balcani. Accolsi l’invito del mio Parroco,

soprattutto, bambini con i quali trascorrevo

e farle crescere, grazie ad uno scambio

il caro don Carlo Cervini, di viaggiare con

la maggior parte del mio tempo e a cui cer-

reciproco, parallelamente a quelli che erano

Enrico Esposito per portare beni umanitari

cavo di trasferire le mie idee, i miei progetti

gli aiuti materiali, morali e culturali che rius-

raccolti in parrocchia a quella popolazione

e le mie risorse… quei bambini dovevano

civamo ad offrire. La sofferenza era la cornice

che si trovava nel pieno del conflitto bellico.

tornare a sorridere ed avere una nuova pos-

nella quale ci muovevamo: sofferenza per

Paura, stupore, attesa, erano le emozioni

sibilità di comprendere e sperimentare che

la città natale abbandonata; sofferenza

prevalenti che provavo e, se penso che quello

la pace non è una utopia, ma un impegno

per il papà combattente che era in guerra;

fu il primo di centinaia e centinaia di viaggi,

concreto che si può realizzare se ognuno è

sofferenza

tutto si amplifica fino a sentire chiaramente

pronto a perdere qualcosa di sé: una diversità

za di aver perso tutto e aver visto bru-

nel mio cuore una gioia intensa per una

che non deve dividere ma arricchire recipro-

ciare

esperienza che è stata determinante per la

camente. Erano diversi, e lo sono tutt’ora, le

beni ed affetti... quante donne vestite

mia vita. Da subito intuii che era un bene

tre etnie che abitano la Bosnia Erzegovina:

di nero, con i volti solcati dalle lacrime, si

prezioso, una possibilità di crescita umana e

i serbi, i croati e quello che da qualche

facevano forza per portare avanti la numerosa

spirituale e che era un tesoro che non dovevo

anno riconosciamo come “bosniacchi”.

famiglia rimasta senza la certezza di un

custodire gelosamente per me, ma farne

Chiariamo subito che la religione non è stata

padre; quanti occhi di bambini impauriti e

dono agli altri, nello spirito di condivisione

certamente la causa principale del conflitto,

persi incrociavano i miei, soprattutto negli

che ancora oggi caratterizza l’operato del

mentre lo è stato quel senso di intolleranza

orfanotrofi, dove oltre agli organi c’erano col-

Giardino delle Rose Blu. Se chiudo gli occhi

al diverso e quella insita presunzione di

oro che erano nati dalle violenze perpetuate

e torno indietro, riesco a sentire il rumore

essere migliori degli altri. Respiravo tutto

in quegli anni; quanta fame e quanta preoc-

dei carri armati dell’ONU e a vedere queste

ciò nell’aria ed anche i più piccoli perce-

cupazione c’era, per tutte quelle certezze che

lunghe colonne bianche di mezzi bellici

pivano e integravano questa intolleranza.

invece caratterizzavano la mia vita in Italia.

12 • Soci@lmente

la

per propria

la casa

consapevoleze

i

propri


SOLIDARIETÀ Tutto ciò aiutò il mio percorso di vita e la

interventi materiali di ristrutturazione;

fummo

risposta alla mia stessa vocazione sacerdo-

il progetto della poltrona dentistica a Bugojno;

a Gornja Bistra. Io, Anna Maria, Michele,

tale avvenne lì, perché sentii con forza il

le testimonianze nelle scuole; il coinvol

Alfio, Chiara, Graziano, Francesca, Fulvio

desiderio di un cuore libero, capace di con-

gimento dei primi volontari per ani-

ed Antonella (i miei compagni di viaggio

solare, amare e donare misericordia senza

mare le esperienze di servizio estive;

di quella mia prima volta), non ci aspet-

riserve e limiti. A quegli anni risalgono i

i soggiorni in Italia nei periodi di Festa

tavamo di trovare tutto ciò che trovam-

numerosi Campi di animazione nei Campi

e, successivamente, l’Udienza a Roma da

mo e mai avremmo pensato che Gornja

profughi Croati, i Campi di lavoro a Kupres e

Giovanni Paolo II, in occasione del giu-

Bistra sarebbe diventata ciò che oggi è, e

Bugojno e l’inizio dei progetti di adozione a

bileo.

che

rappresenta per noi e per le nostre vite.

distanza, a partire dalla martoriata Sarajevo.

coinvolse subito numerosi volontari, tra i

Quanto dolore, quanta sporcizia, quanta

Insieme ai primi volontari che mi seguirono,

miei amici e parenti, divenne ancora più

povertà, quanto grigiore e quanta deso-

cercammo di essere attenti ad ogni persona

impegnativo nel momento in cui, nell’estate

lazione caratterizzava quello che sembrava

in quanto tale, al di là della sua provenienza,

del 1998, mi parlarono dei centri per

proprio il castello di Dracula. Superate le

della sua etnia e, tantomeno, della sua

bambini vicino Zagabria, dove, data la nostra

iniziali difficoltà e subito accolti dalla direzi-

religione. A quegli anni risalgono i soggiorni

esperienza di animazione e coordinamento

one e dal personale, tutto si trasformò in

organizzati a Frosinone, per numerosi gruppi

di campi di volontariato, potevamo essere

gioia, colore, esperienze intense di amore e

di bambini ed adolescenti, con molti dei quali

preziosissimi ed efficaci. Così decidemmo

condivisione e il “Castello degli orrori”, per

sono ancora in contatto e che sono diventati

di partire, era il 27 dicembre 1998, per

citare una frase del Direttore Weiss, a guida

i papà e le mamme di oggi, la speranza di un

Bresovica, appena fuori la città di Zagabria,

dell’Ospedale a quel tempo, iniziò a cantare

futuro di pace in questa terra così complessa.

alla volta di un grande centro per bambini,

e, come mi piace sottolineare spesso, diventò

Quanti legami, quante amicizie, quanti

gran parte dei quali aveva perso i genitori

per me e per tanti, il Luogo dell’incontro.

sogni condivisi e quanti progetti realizzati:

durante la guerra. Quei bimbi non c’erano

Nei primi anni fummo impegnati nel

la scuola di chitarra nel campo profughi

perché gli avevano donato la gioia di una

progettare e realizzare le ludoteche e ne

di Baska voda; l’organizzazione di attività

settimana bianca e, allora, condividendo

aprimmo ben quatto in contempora-

sportive; il censimento dei 4/5000 profughi

l’accaduto con una monaca carmelitana dal

nea all’interno dell’Ospedale, per permet-

che seguivamo con pacchi personalizzati,

nome singolare ed evocativo, Suor Gioia,

tere a più bambini e ragazzi possibili di

tutto questo è un rapporto personale; i primi

che viveva in un Carmelo li affianco,

giocare e vivere esperienze educative.

Questo

intenso

percorso

indirizzati

provvidenzialmente

Quando la guerra ti toglie tutto, la speranza continua ad esistere - Foto: Archivio Internet

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SOLIDARIETÀ

Laboratorio di spriritualità con i piccoli ospiti dell’ ospedale - Foto: Archivio Fondazione

Ci dedicammo a raccogliere fondi e real-

nostra presenza a Gornja Bistra, una fase in

fregiato dell’Onorificenza di Cavaliere della

izzare il parco giochi esterno e a coin-

cui volli realizzare ciò che nel cuore sentii

Repubblica Italiana che ho dedicato a tutti

volgere autorità e benefattori nel soste-

forte e chiaro, in una notte di agosto, duran-

i volontari e alle Rose Blu), a tal punto che

nere le necessarie opere di ristrutturazione.

te la prima Tendopoli estiva, seduto sull’erba

abbiamo fatto una grande fatica a realiz-

Tanti furono i lavori eseguiti da noi, tra i

con la schiena contro quell’abete, accanto al

zare la nuova Casa dei volontari che si

quali la ritinteggiatura delle 14 camere ,

quale, nel parco giochi, volli ci fosse una

pone come Centro Europeo di formazione

dove erano collocati i bambini e i ragazzi,

edicola mariana e il ricordo della Venerabile

al Volontariato internazionale “ La Casa

caratterizzate da una luminosa vernice

Daniela Zanetta: figura centrale di questa

delle Rose “, ma il fatto che essa aprirà

azzurra, corredata da greche adesive dalle

nostra opera. Non più beni materiali a

presto le sue porte all’accoglienza di volo-

fantasie più belle e gioiose. Quella mattina,

Gornja Bistra, ma solo cuori pronti ad

ntari da tutto il mondo che vogliano vivere

terminata la ristrutturazione delle stanze e

amarli e ad esserci quotidianamente,

una profonda esperienza di formazione

ricollocate le villette e i lettini nelle stanze,

fu questa l’intuizione spirituale che

umana e spirituale per la propria vita, è

una risata generale si udì sin nei corridoi e

ancora oggi vive concretamente, dopo 16

il segno che questa opera è speciale, così

l’ingresso, perché l’inaspettata e sconosciuta

anni di presenza continuativa ed oltre 10.000

come la nascita del Fiore della Misericordia,

vista di stimoli colorati, nuovi, aveva reso

presenze

come

felici le “Rose Blu” e da quel momento,

Oltre questo, la nascita della Nostra filiale

di

volontari

raggiunte.

percorso

spirituale

anche dall’esperienza di

che

nasce

Gornja Bistra.

Gornja Bistra, da bianco e nero era diven-

croata e lo sviluppo del volontariato in

Probabilmente, nella mente e nel cuore di

tata un film a colori: un film dove i protago-

Croazia, un altro grande dono che ci

Dio tutto era già disegnato e voluto e noi,

nisti, le delicate, preziose e rare “Rose Blu”,

è stato fatto e a cui abbiamo contribu-

indegnamente, siamo solo interpreti di pro-

hanno reso, e continuano instancabilmente

to in modo sostanziale e determinante.

getti unici e meravigliosi che riempiono la

a farlo, più belle le nostre vite, arricchendoci

Oggi posso realmente affermare che Gornja

nostra vita e la colorano di senso, un senso

con i loro sorrisi e i loro passi avanti. In tanti

Bistra è il cuore pulsante dell’esperienza

vero e profondo che riesce a contrastare la

hanno iniziato a camminare, a mangiare da

del Giardino delle Rose blu, chi vive

dilagante superficialità e gli effimeri discorsi

soli, a parlare italiano. Molti, sono diven-

questo luogo non può non restarne affas-

del nostro mondo contemporaneo, della

tati nostri figli adottivi... in tanti sono stati i

cinato e non può non comprendere che

nostra società e anche della nostra politica

nostri maestri, i nostri veri maestri di vita.

essere felici significa far felici gli altri.

che dovrebbe riscoprire l’essenza vera della

Il miracolo del Campo Permanente ebbe

Non sempre tutto questo ci è riconosciuto

vita che, come a Gornja Bistra sperimentia-

inizio dal 2002, in una seconda fase della

dagli uomini (nonostante ciò, sono stato

mo, consiste nel donare la felicità agli altri!

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SOLIDARIETÀ

Foto “Costa di Makarska” - Foto: Archivio Internet

“La storia siamo noi, nessuno si senta offeso, siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo. La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso. La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare, questo rumore che rompe il silenzio, questo silenzio così duro da masticare. E poi ti dicono “Tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera”. Ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa quando viene la sera. Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone, la storia entra dentro le stanze, le brucia, la storia dà torto e dà ragione. La storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere, siamo noi che abbiamo tutto da vincere, tutto da perdere. E poi la gente, perché è la gente che fa la storia, quando si tratta di scegliere e di andare, te la ritrovi tutta con gli occhi aperti, che sanno benissimo cosa fare. Quelli che hanno letto milioni di libri e quelli che non sanno nemmeno parlare, ed è per questo che la storia dà i brividi, perché nessuno la può fermare. La storia siamo noi, siamo noi padri e figli, siamo noi, Bella Ciao, che partiamo. La storia non ha nascondigli, la storia non passa la mano. La storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano”. Francesco De Gregori

Per ulteriori informazioni: Tel: 0775 233011 info@ilgiardinodelleroseblu.com Punto famiglia Il progetto “Punto Famiglia” prevede un servizio di primo ascolto ed orientamento rivolto a famiglie o singoli che vivono situazioni problematiche. Il servizio è attivo due giorni a settimana, il martedì 15.00 – 17.00 ed il venerdì 10.00 – 12.00, presso la sede operativa della Fondazione Internazionale Il Giardino delle Rose Blu sita a Frosinone in Piazzale Europa n.2. I volontari che si occupano di accogliere ed ascoltare chi ne ha bisogno sono adeguatamente formati per ricoprire tale ruolo e svolgono il loro servizio puntando sull’empowerment della persona, quindi mettendo in risalto in primis le potenzialità della persona stes-

sa in relazione al contesto di vita e alle risorse presenti. Altri elementi fondanti la relazione d’aiuto sono il non giudizio, l’autodeterminazione e l’ascolto attivo. Quest’ ultimo è in questa tipologia di servizio particolarmente importante, attraverso questo strumento, il volontariato è facilitato nel capire qual è il reale problema dietro la richiesta d’aiuto. La finalità principale è accompagnare la persona verso la risoluzione della problematica, informandola sugli enti, servizi e professionalità presenti sul territorio e quindi costruire ed azionare una rete sociale coinvolgendo e collaborando con le risorse vicine. In base alla problematica, la persona ed il volontario definiscono quali potrebbero essere i primi passi da compiere.

Alcuni servizi sono garantiti anche dalla Fondazione stessa, sia con un aiuto concreto alle famiglie, ad esempio distribuendo medicine o beni di prima necessità, aiutando nelle pratiche burocratiche, organizzando ripetizioni di italiano per stranieri, accompagnando la persona a visite mediche, assistendo anziani soli o famiglie con bambini piccoli sia tramite il consultorio “Anatolé”. Da febbraio 2018 ad oggi sono oltre cinquanta le famiglie che hanno deciso di rivolgersi al servizio. Il Punto Famiglia è un servizio aperto a chiunque abbia bisogno di sostegno, è possibile contattarci al numero telefonico: 0775 – 233011 oppure tramite e-mail: segreteria@ilgiardinodelleroseblu.com

Soci@lmente •

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REPORTAGE

Condividiamo luoghi e paesaggi suggestivi, ma partecipiamo anche ad eventi dei quali siamo protagonisti e li raccontiamo attraverso i nostri reportage fotografici..

LE BOMBONIERE SOLIDALI: Dolce far del bene…

Una esplosione di colori e felicità! - Foto: Archivio Fondazione

di M. Minnucci e Alice Corsetti

I

n questo numero della rubrica Reportage, abbiamo pensato di lanciare una dolce iniziativa: le Bomboniere Solidali. Bomboniera deriva dal francese “Bombonièrre”, ma la sua affermazione avvenne

nel 1896, quando, per le nozze di Vittorio Emanuele, principe di Napoli e futuro re di Italia, con la sua regina Elena del Montenegro, gli invitati portarono in dono delle bomboniere che diventarono il dono degli sposi, dando il via ad una tradizione che si è consolidata nel tempo. Donata agli invitati, la bomboniera ha due significati: il ricordo di un evento importante e il ringraziamento a chi vi ha preso parte e fatto dei regali, ma le nostre Bomboniere hanno un triplice significato, il terzo contenuto di questa iniziativa è la solidarietà! Solidarietà sta a significare un rapporto di comunanza fra i membri di una collettività che si dicano pronti a collaborare e ad assistersi vicendevolmente e, tra le numerose iniziative che la Fondazione Internazionale del Giardino delle Rose Blu ONLUS propone, , per donare speranza e sorrisi a chi non ne ha, il progetto delle “Bomboniere Solidali”, vuole essere l’occasione per raccogliere i fondi che siano da supporto ai molteplici progetti a scopo umanitario che la Fondazione stessa porta avanti, oltre che a testimoniare fratellanza e Buona comunione! - Foto: Archivio Fondazione

16 • Soci@lmente

sensibilizzare ai valori della solidarietà e del volontariato.


REPORTAGE Questo dolce e coloratissimo progetto procede in sinergia con il Fiore della Misericordia, ed è proprio attraverso un piccolo manufatto, semplice ma elegante, e delle composizioni creative realizzate con i rinomati confetti di Sulmona, che potrai trasformare il tuo giorno speciale, sia esso una comunione, una cresima, un matrimonio, una laurea o un compleanno (e chi più ne ha più ne metta!), in un ulteriore grande gesto di amore che saprà combinare l’emozione di un evento personale ad un progetto di valore sociale, all’insegna dell’umanità e della solidarietà. I fiori sono realizzati artigianalmente, da “Confetteria William di Carlo”, in Corso Ovidio 265, Sulmona, la proprietaria, Enrica Ricci, opera secondo l’antica tradizione della città di Sulmona e possono essere confezionati su commissione, personalizzati e corredati da una pergamena che ne spieghi il significato. Vi invitiamo ad osservare le bellissime e variopinte fotografie di questo delizioso reportage e a richiedere il catalogo nel quale sono contenuti tutta una serie di oggetti solidali che non aspettano altro che svolgere il loro compito: fare del bene, attraverso la vostra generosità ed il vostro buon gusto. Per richiedere le nostre preziose bomboniere, scrivete alla

Finalmente sposi! - Foto: Archivio Fondazione

mail: bomboniere@ilgiardinodelleroseblu.com Vi aspettiamo numerosi, per condividere i vostri momenti speciali!

Ci sono giorni comuni e giorni speciali, ma quando i nostri giorni saranno volati via sulle ali del tempo, comprenderemo che non esistono giorni comuni che non siano giorni speciali. Non attendiamo l’ultimo istante del nostro respiro per apprezzare il profumo inebriante che un giorno cosiddetto “comune” sa infonderci. Vivi oggi. Cleonice Parisi

Leggera come le emozioni più belle - Foto: Archivio Fondazione

Un omaggio prezioso e colorato! - Foto: Archivio Fondazione

Soci@lmente •

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LE PAGINE DELLA FONDAZIONE

Non tutti vivono quotidianamente l’impegno in Fondazione: condividiamo il nostro operato e tutti i nostri progetti, intervistando i responsabili ed i referenti e facendo entrare i lettori nel mare delle nostre esperienze umanitarie.

PUNTO FAMIGLIA Spazio di primo ascolto!

C

di M. Minnucci e C. Patrizi

Lezioni di italiano ad una famiglia nigeriana presente a Frosinone - Foto: Archivio Fondazione

ari lettori, in questo numero di Soci@lmente

bisogno. Rientrata dal viaggio ho iniziato ad aiutare i bambini del

abbiamo il piacere di intervistare Marina

doposcuola “Albatros”, sempre un progetto

Casinelli,

successivamente, mi sono impegnata nel progetto “Punto famiglia”.

“Punto

responsabile

Famiglia”,

uno

del spazio

progetto di

della

Fondazione e,

primo

ascolto per persone che vivono situazioni problematiche.

Ci spieghi meglio in cosa consiste il “Punto Famiglia” e da dove nasce l’idea di questo progetto?

Salve Marina, per iniziare ci racconti come ha conosciuto il “Giardino delle Rose Blu” e perché ha deciso di entrare in questa grande famiglia?

Il Progetto di “Punto Famiglia” è uno sportello di primo ascolto, informazione ed orientamento, tramite il quale cerchiamo di essere

Ho conosciuto “Il Giardino delle Rose Blu” dopo aver partecipato

un punto di riferimento per persone che stanno attraversando un

al campo di volontariato a Gornja Bistra, in Croazia. Lì ho vissuto

momento di difficoltà o che non riescono ad affrontare i problemi

un’esperienza bellissima, cercando di poter dare un momento si

quotidiani della vita. Il progetto era già stato attivo anni fa, adesso

sollievo a bambini con gravi malattie genetiche, insieme ad oltre

però sono cambiati i presupposti e gli obiettivi. L’idea è quella di

cento ragazzi anche più piccoli di me, che decidono di trascorrere

essere concretamente vicini a chi è in difficoltà, non solo con aiuti

le proprie vacanze estive cercando di essere vicini al prossimo.

materiali ma anche mettendo a disposizione la nostra professionalità.

Ho

deciso

di

diventare

una

volontaria

attiva

della

Fondazione perché, dopo averne conosciuto i tanti progetti,

A chi è rivolto questo servizio?

ho visto che è concretamente vicina a chi più ne ha

viene offerto a chi decide di presentarsi allo sportello?

18 • Soci@lmente

Che tipo di aiuto


LE PAGINE DELLA FONDAZIONE Il servizio è rivolto a singoli o famiglie che non sanno o non hanno i mezzi per affrontare una determinata problematica o che hanno difficoltà ad acquistare beni di prima necessità. Noi volontari, per prima cosa, cerchiamo di accogliere ed ascoltare la persona e capire qual è il problema e cosa possiamo fare per aiutarla. Gli aiuti sono diversi, lo sportello nasce come spazio di primo ascolto, informazione ed orientamento, ma quando possiamo, cerchiamo anche di dare un aiuto concreto alle famiglie, ad esempio, distribuendo medicine o beni di prima necessità, aiutando nelle pratiche burocratiche, organizzando ripetizioni di italiano per stranieri, accompagnando la persona a visite mediche, assistendo anziani soli o famiglie con bambini piccoli. Quante persone si sono rivolte fino adesso allo sportello? E quali sono stati i riscontri e le impressioni dei partecipanti? Le persone e famiglie che si sono rivolte da febbraio di quest’anno ad oggi, sono oltre cinquanta. Con loro si è creato anche un Momento di ascolto - Foto: Archivio Fondazione

legame, loro sanno che in Fondazione c’è qualcuno disponibile ad aiutarli. I riscontri sono generalmente positivi. Le persone sembrano

che le condizioni igienico-abitative della casa erano precarie, era

soddisfatte del percorso di aiuto svolto, anche quando è dif-

presente muffa sulle mura ed inoltre la famiglia aveva difficoltà nel

ficile

reperire la legna per riscaldare l’appartamento. Oltre a provvedere

arrivare

ad

una

soluzione

totale

del

problema.

per le medicine, Le persone ritornano a rivolgersi al servizio dopo il primo incontro?

con l’aiuto di diverse farmacie della zona, siamo

riusciti a collaborare anche con i Servizi Sociali

del Comune di

residenza della famiglia. Spesso sì. Ovviamente c’è anche chi fortunatamente riesce a superare il momento di difficoltà, ma molte persone tornano,

Cosa è cambiato nella sua vita da quando è diventata responsabile

anche solo per metterci al

del progetto?

corrente delle novità. Ovviamente,

la problematica non si supera

sempre

con un

incon-

tro, ne sono necessari diversi, ma già che la persona intrapre-

Da quando sono diventata responsabile del progetto ho potuto

nda volontariamente il percorso d’aiuto

mettere a disposizione della Fondazione i miei studi e la mia profes-

è un grande risultato.

sionalità di assistente sociale, confrontandomi anche​con i miei limiti Qual è la motivazione che l’ha spinta ad abbracciare questo pro-

e cercando di migliorare me stessa. Ho conosciuto diverse realtà e

getto nello specifico?

mi sono resa conto di quanto sia difficile ed impegnativo essere vicina a chi più ne ha bisogno, non rappresentando una Istituzione

Questo progetto consente di costruire relazioni positive, sia tra noi

statale, bensì un ente ONLUS del terzo settore. Mi sono sorpresa

volontari e le persone che ci richiedono aiuto, sia con la comunità e

positivamente della solidarietà che hanno dimostrato molte persone,

le Istituzioni. Non si tratta, quindi, solo di assistenza pura e semplice

decidendo di aiutarci e di sostenere questo progetto. Molti sono stati

ma anche di creare una rete sociale. In questo periodo ho avuto

anche i riscontri positivi delle Istituzioni e degli enti del terzo settore.

modo di conoscere molte persone e famiglie e una costante nei loro racconti è la forte solitudine. Purtroppo, i legami familiari sono

Come nostro solito, concludiamo lasciandole uno spazio dove

sempre più allentati ed inoltre non c’è più l’idea di comunità che era

esprimere un libero pensiero.

presente un tempo. La persona o la famiglia si ritrova ad affrontare difficoltà forti, completamente da sola, senza avere i mezzi necessari.

Per chi volesse aiutarci e sostenere il progetto “Punto famiglia”, può fare una donazione tramite bonifico bancario, (specificando

C’è una storia che, durante i vari incontri, l’ha colpita particolar-

nella causale il nome del progetto: Punto Famiglia), sul C/C della

mente?

Fondazione Internazionale “Il Giardino delle Rose Blu” O.N.L.U.S. presso: BCC Roma Agenzia 131 Frosinone - Codice Iban: IT 02 L

Le storie che mi hanno colpito sono molte. La più difficile da affron-

08327 14800 000000000990, il modulo, compilato in ogni sua parte

tare è stata la storia di un bambino che sta seguendo un percorso di

e con in allegato la copia del bonifico, va spedito alla Segreteria

chemioterapia e la famiglia aveva difficoltà a reperire integratori e

Generale a Piazzale Europa n.2 - 03100 Frosinone o via fax allo 39

beni per la prima infanzia. Il percorso è stato lungo, insieme ad altri

0775 - 233011 o via mail a: segreteria@ilgiardinodelleroseblu.com

volontari, abbiamo visitato diverse volte la famiglia. Abbiamo visto

Grazie!

Soci@lmente •

19


PAROLE IN LIBERTA

In questa rubrica, don Ermanno D’Onofrio, Fondatore e Presidente de Il Giardino delle Rose Blu, approfondisce di volta in volta una dimensione portante della “mission” della Fondazione stessa. Infatti, i temi trattati: servizio, condivisione, accoglienza, ospitalità, gratuità, libertà, integrazione e solidarietà, sono proprio i pilastri su cui la Fondazione basa il suo impegno nel sociale. Impegno rivolto non solo all’infanzia, ma a tutti coloro che ne hanno bisogno.

LIBERTÀ

La libertà è solo una parola?

di Alice Corsetti offre, ci rende capaci d’aprirci ad essa, dove ci viene sempre richiesta un’implicazione cosciente della libertà. È una verità che si scopre quando la si mette in atto con le opere, ed è in quella fede vissuta che si manifesta in tutta la sua forza. E dunque, la parola libertà, non può che comprendere tutte le dimensioni delle opere di misericordia. Nell’ascolto obbediente, nella verità e nella fede che gli occhi del nostro cuore si aprono a quella luce. Ci viene incontro Paolo quando afferma “Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà, che questa

La direzione che non ci rende schiavi - Foto: Archivio Internet

N

questa

Quindi, come primo criterio devo sapere

dimensione che ritroviamo

a che cosa scelgo d’obbedire? Ed in sec-

in uno dei 14 petali del

ondo luogo devo scegliere le cose che mi

Fiore della Misericordia, ci

aprono a delle future possibilità, e non

domandiamo: ma di quale

quelle che mi rendono schiavo. In latino

libertà intendiamo parlare? Per libertà,

”oboedire” non significa solo “obbedire”,

genericamente, si intende la condizione per

ma anche “ascoltare”. Il prefisso ob sig-

cui un individuo può decidere di pen-

nifica “nella direzione di”, che aggiunto ad

sare, esprimersi ed agire senza costriz-

audire, “udire” diventa oboedire, evocando

ioni, usando la volontà di ideare e met-

così l’immagine dell’imparare attraverso

tere in atto un’azione, ricorrendo ad una

qualcuno. Ed uno dei modi per scegliere

libera scelta dei fini e degli strumenti

coscientemente le cose che possono aumen-

che si ritengano utili per metterla in atto.

tare la nostra libertà futura la possiamo

Questa libertà è riconosciuta da tutte le

ritrovare nella Bibbia: “in principio era il

moderne costituzioni. Inoltre ognuno ha

Verbo e il verbo era presso Dio “(GV 1).

diritto di esprimere e diffondere libera-

Qui si raggiunge un altro elemento: l’ascolto.

mente le proprie opinioni con parole, scritti

È nell’ascolto e nel confronto tra me e Dio

e immagini e di informarsi senza impedi-

e nel meditare la sua Parola, che mi posso

mento da fonti accessibili a tutti. Ed ecco che

disporre ad un doppio esercizio di libertà.

mi viene in aiuto esattamente proprio quello

La libertà nell’ascoltare la Parola e la libertà

spazio “fisico” presente in questa pagina,

di discernere quello che ho appreso.

nella rubrica dal titolo: “parole in libertà.”

Un’apertura verso me stessa nel sentirmi

È da questo spazio, delimitato da margini

libera da tutti i pregiudizi, schemi mentali

ben precisi e da un numero di battute da ris-

e sovrastrutture, necessaria per mettermi di

pettare, che si può cogliere quella dimensio-

fronte alla Parola che, a volte, con infinita

ne di libertà insita nella scelta responsabile

dolcezza, altre volte come una lancia che

della libertà-obbediente. E cosa vuol dire?

mi ferisce, mi lascia sorpresa e spoglia ma

Libertà ed obbedienza, inizialmente potreb-

gioiosa per quella scoperta su me stessa

bero apparire diametralmente opposte.

che continuavo a nascondere o non con-

Se ci soffermiamo a pensare, dietro

oscere. Ed è proprio quella verità, quella

alcune scelte a noi apparentemente libere,

stessa verità che ci fa liberi: “conoscete la

si possono nascondere sia da parte nos-

verità e la verità vi farà liberi “(GV 8,32),

tra che di altri, logiche manipolatorie.

che, nei diversi gradi con cui la verità ci si

ello

scrivere

20 • Soci@lmente

su

libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l’amore siate invece al servizio gli uni degli altri.” Risolvendo così quell’opposizione tra libertà e legge. La libertà di cui parla Paolo e la più esigente delle vocazioni, essendo un appello all’amore, a quell’amore fino a farsi schiavi gli uni degli altri, amando così il prossimo come se stessi. Allora? Questa vita cristiana è dunque una condizione di schiavitù? Si, ma una schiavitù dove l’amore trova la sua massima libertà. Ed è sempre Paolo che nello scrivere una lettera a Filemone dice: “Per questo, pur avendo in Cristo piena libertà di ordinare di ciò che è opportuno, in nome della carità piuttosto ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù” (Fm 1). Dove pur potendo ordinare Paolo chiede a Filemone di riaccogliere lo schiavo Onemone, in nome di quell’amore che non lo costringe nelle scelte, affinché il bene che fa non sia forzato, ma volontario. Paolo si adopera così per la riconciliazione, per il perdono, per la fratellanza in Cristo. L’amore di Dio per noi, unito alla nostra libertà nell’accoglierlo, può essere così la direzione nella quale andare operando il bene, ed è lì che troviamo un Dio che ci salva, non certo per le nostre opere ma per la nostra scelta-libera di lasciarci salvare.

“Dio che ti ha creato senza di te, non ti salva senza di te”. (S. Agostino)


SOCIETÀ

Per assolvere alla nostra “mission”, dobbiamo farci conoscere per poter parlare con tutti, in qualsiasi contesto dell’articolazione della nostra società.

VIDEO MAPPING La Passione, 2.000 anni di storia in una notte

C

di Nicola D’Amore

osì come con il futurismo

che trasforma qualsiasi tipo di superficie

in un cinema all’aperto, in cui al posto di

si cercava di sconfinare

in un display dinamico. Considerata come

un telo bianco, si gusta la propria perso-

dalla rigida cornice pit-

una nuova frontiera dell’arte e della tecno-

nale visione dei video semplicemente osser-

torica,

lo

logia, consiste nel proiettare immagini in

vando una parete che non solo ne delimita

spazio circostante, nel XXI

invadendo

computer grafica su superfici reali, otte-

ed integra lo spazio visivo, ma interagisce

secolo abbiamo capito che la cosa real-

nendo spettacolari effetti di proiezione 3D.

direttamente con i contenuti multimediali.

mente necessaria è espandere lo spazio

Tramite appositi software, si creano delle

Ogni elemento reale di una facciata è infatti

reale, arrivando al concetto di “realtà

animazioni, delle immagini, video e giochi

parte integrante delle animazioni video pro-

virtuale” di cui tanto sentiamo parlare.

di luci talmente customizzati che, “giocando”

gettate per dar vita allo spettacolo visivo.

Del resto l’evoluzione tecnologica audiovi-

con la superficie sulla quale vengono proi-

Il videomapping ha un range di ambiti

siva degli ultimi 20 anni, se da un lato ci

ettati, riescono ad ingannare la percezione

di utilizzo amplissimo che spaziano

ha spinti verso una visione individuale ed

visiva dello spettatore a tal punto da non

dall’ambito culturale a quello artistico, fino

intima, mediante l’utilizzo di dispositivi

fargli più distinguere la realtà dalla finzione

all’utilizzo per campagne e lanci pubblicitari

palmari, dall’altra ha esaltato la possibil-

(proiezione). E’ la luce dei proiettori a creare

o creazione di scenari e coreografie per spet-

ità di creare megavisioni collettive trasfor-

la “texture” che copre le superfici, ottenendo

tacoli e performance dal vivo. Sono tanti

mando in schermi giganteschi le facciate dei

l’illusione visiva che l’oggetto sia avvolto in

infatti i musei che stanno implementan-

grattacieli fino a renderli dei “media build-

una nuova pelle animata. Ad esempio si

do questa tecnica, con installazioni che

ing”: edificio mediatico. Ma dove si delimita

può far credere che una parte di edificio

presentano e spiegano l’opera in maniera

uno spazio e in che modo riusciamo ad iden-

stia crollando o giocare con luci e ombre

interattiva e coinvolgente per il visitatore.

tificare la differenza tra “reale e virtuale”?

per ottenere spettacolari effetti visivi per

Così come per il teatro che al posto delle

E’ partendo da questo presupposto, da

chi li osserva. Ciò che si riesce a realiz-

vecchie scenografie artigianali realizzate

questo “confine percettivo” che affonda le

zare è un’esplosione di immagini che genera

con costi e tempi di montaggio lunghis-

sue origini il “video mapping”. Il video

una vera e propria “illusione di massa”, in

simi, preferisce affidarsi alla tecnologia.

mapping è una particolare forma di Realtà

grado di stupire il pubblico, lasciandolo let-

Con dei semplici pannelli bianchi, un

Aumentata: una tecnica di proiezione evoluta

teralmente a bocca aperta. E’ come essere

software e dei proiettori, ma soprat-

La Passione di Sora 2018 - Facciata museo civico (ricostruzione digitale “Pilato”)

Soci@lmente •

21


SOCIETÀ sospirato da una platea, quando il tuo live

carattere religioso, che in tutta la mia vita.

show sta prendendo vita sulla fredda fac-

Soprattutto il film “The Passion” di Mel

ciata di un palazzo storico: una sorta di

Gibson, ha avuto un’importante appeal per

“miracolo visivo”, in cui ogni elemento

la ricostruzione storica di palazzi come il

statico prende vita e con giochi di luce e

Sinedrio o il palazzo di Pilato. Con il nostro

colori, riesce a coinvolgere la folla, in modo

team creativo dell’Eventi-x Group, in col-

sempre diverso ed unico. Di sicuro mentre

laborazione con l’Associazione Culturale

state leggendo queste poche e complicate

360°, ci siamo quindi buttati a capofitto per

righe vi starete chiedendo.. “Ma cosa c’entra

realizzare questa importante ricostruzione

La Passione di Sora 2018 - Facciata museo civico (calibratura tracciati di proiezione)

il videomapping con Soci@lmente e, soprat-

storica, utilizzando sia l’animazione 2D che

tutto, con la rubrica società?”. A parer mio,

quella 3D, riproducendo alcune scenografie

-tutto tanta creatività, si può cambiare

molto, ma per essere più chiaro vi porterò

digitali ispirate ai vecchi palazzi storici

scena con un semplice click da computer.

come esempio uno dei miei ultimi lavori.

di 2000 anni fa, proiettati sulla facciata

Nella sua accezione “moderna”, storicamente,

In uno degli ultimi progetti, sono stato

frontale del Museo Civico della Media Valle

la tecnica del videomapping, si fa risalire

coinvolto per realizzare una scenografia

del Liri in Piazza Mayer Ross, a Sora (FR).

ai primi anni ‘80, ma è dal 2012 che è

interattiva con tecnica di videomapping!

Gli attori che hanno interpretato i vari

letteralmente esplosa, soprattutto grazie

Ciò che ci veniva richiesto di fare era di

ruoli, sono stati davvero impeccabili e in

al suo utilizzo in ambito pubblicitario.

tentare di combinare le moderne tecniche

quelle 2 ore di spettacolo, vederli muovere

E’ proprio dal 2012 che mi sono interessato

di videomapping con una rappresentazione

all’interno delle nostre proiezioni, è stato

a questa innovativa tecnica di proiezione,

storica di uno dei momenti più toccanti

davvero unico, un po’ come un viaggio con

cercando di capirne le qualità, le comples-

per la religione cristiana: “la Passione di

la macchina del tempo. Come sempre, è

sità tecniche/realizzative e soprattutto le

Cristo”. All’inizio ovviamente ti suscita

soltanto alla fine che ci si rende conto di

possibili evoluzioni in ambito lavorativo.

quella strana sensazione di sbigottimento

quanto sia grande una cosa, di quanto lavoro

E’ grazie a questa mia innata curiosità verso

che ti fa pensare “Come faccio a stravolgere

c’è dietro e di quanto si possa ottenere con

la tecnologia che mi sono approcciato al vid-

tecnologicamente una cosa così importante

un pizzico di follia e tanta creatività, ma la

eomapping e ormai, da circa 3 anni, ne sono

a livello religioso con il videomapping?

cosa veramente divertente è che, per molti,

coinvolto a livello lavorativo e soprattutto

Non sembrerà una mancanza di rispetto?”

tutto questo non ha ancora nessun valore,

emotivo. Ciò che infatti non va mai dimen-

Diciamo che, in effetti, tutti questi pensieri

perché non ancora consapevoli di quanta

ticato è che dietro ad un freddo computer,

mi hanno accompagnato per settimane, fino

tecnologia, studio e professionalità c’è

un software o un proiettore, ciò che fa sem-

a quando, finalmente, non ci siamo detti

bisogno pur di far vivere anche solo per

pre la differenza è l’emozione che si riesce a

“ok, facciamolo!” In poche settimane, pur di

1

trasmettere allo spettatore e non c’è cosa

prendere spunto a livello visivo delle varie

indimenticabile negli occhi e nella memoria

più gratificante di uno “ Wow!” di stupore

ambientazioni storiche, ho visto più film a

delle persone.

secondo

un

momento

unico

ed

La Passione di Sora 2018 - Facciata museo civico (ricostruzione digitale “Sinedrio”)

22 • Soci@lmente


SPIRITUALITÀ

Pur nel rispetto di coloro che non hanno incontrato Dio o di chi si professa di un’altra religione, dobbiamo vivere la nostra appartenenza alla Chiesa cattolica e l’amore per il Vangelo.

MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO Per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018 successo». Di conseguenza, è necessario formare adeguatamente il personale preposto ai controlli di frontiera. In nome della dignità fondamentale di ogni persona, occorre sforzarsi di preferire soluzioni alternative alla detenzione per coloro che entrano nel territorio nazionale senza essere autorizzati. Il secondo verbo, proteggere, si declina in tutta una serie di azioni in difesa dei diritti e della dignità dei migranti e dei rifugiati, indipendentemente dal loro status migratorio. Tale protezione comincia in patria e consiste nell’offerta di informazioni certe e certificate prima della partenza e nella loro salvaguardia dalle pratiche di reclutamento illegale. Essa andrebbe continuata, per quanto possibile, in terra d’immigrazione, assicurando ai migranti un’adeguata assistenza consolare, il diritto di conservare sempre con sé i documenti di identità personale, un equo accesso alla giustizia, la possibilità di aprire conti bancari personali e la garanzia di una minima sussistenza vitale. Se opportunamente riconosciute e valorizzate, le capacità e le competenze dei migranti, richiedenti SOS Europa - Foto di Eugenio Oi

C

asilo e rifugiati, rappresentano una vera risorsa per le comunità che

ari fratelli e sorelle! Durante i miei primi anni

li accolgono. La Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo

di pontificato ho ripetutamente espresso specia-

offre una base giuridica universale per la protezione dei minori

le preoccupazione per la triste situazione di tanti

migranti. Ad essi occorre evitare ogni forma di detenzione in ragione

migranti e rifugiati che fuggono dalle guerre, dalle

del loro status migratorio, mentre va assicurato l’accesso regolare

persecuzioni, dai disastri naturali e dalla povertà. (…) Nell’istituire il

all’istruzione primaria e secondaria. Per i minori non accompagnati

nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ho

o separati dalla loro famiglia è importante prevedere programmi

voluto che una sezione speciale, posta ad tempus sotto la mia diretta

di custodia temporanea o affidamento. Nel rispetto del diritto

guida, esprimesse la sollecitudine della Chiesa verso i migranti, gli

universale ad una nazionalità, questa va riconosciuta e opportuna-

sfollati, i rifugiati e le vittime della tratta. Ogni forestiero che bussa

mente certificata a tutti i bambini e le bambine al momento della

alla nostra porta è un’occasione di incontro con Gesù Cristo, il quale si identifica con lo straniero accolto o rifiutato di ogni epoca. Tale sollecitudine deve esprimersi concretamente in ogni tappa dell’esperienza migratoria. Al riguardo, desidero riaffermare che «la nostra comune risposta si potrebbe articolare attorno a quattro verbi fondati sui principi della dottrina della Chiesa: accogliere, proteggere, promuovere e integrare». Considerando lo scenario attuale, accogliere significa innanzitutto offrire a migranti e rifugiati possibilità più ampie di ingresso sicuro e legale nei paesi di destinazione. In tal senso, è desiderabile un impegno concreto affinché sia incrementata e semplificata la concessione di visti umanitari e per il ricongiungimento familiare. Allo stesso tempo, auspico che un numero maggiore di paesi adottino programmi di sponsorship privata e comunitaria e aprano corridoi umanitari per i rifugiati più vulnerabili. Non sono una idonea soluzione le espulsioni collettive e arbitrarie di migranti e rifugiati, soprattutto quando esse vengono eseguite verso paesi che non possono garantire il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali. Torno a sottolineare l’importanza di offrire a migranti e rifugiati una prima sistemazione adeguata e decorosa. «I programmi di accoglienza diffusa, già avviati in diverse località, sembrano invece facilitare l’incontro personale, permettere una migliore qualità dei servizi e offrire maggiori garanzie di

Pace - Foto di Eugenio Oi

Soci@lmente •

23


SPIRITUALITÀ nascita. Lo status migratorio non dovrebbe limitare l’accesso all’assistenza sanitaria nazionale e ai sistemi pensionistici, come pure al trasferimento dei loro contributi nel caso di rimpatrio. Va riconosciuto il giusto valore alla dimensione religiosa, garantendo a tutti gli stranieri presenti sul territorio la libertà di professione e pratica religiosa. Siccome «il lavoro umano per sua natura è destinato ad unire i popoli», incoraggio a prodigarsi affinché venga promosso l’inserimento sociolavorativo dei migranti e rifugiati. Nel caso di minori migranti, il loro coinvolgimento in attività lavorative richiede di essere regolamentato in modo da prevenire abusi e minacce alla loro normale crescita. Nel 2006 Benedetto XVI sottolineava come nel contesto migratorio la famiglia sia «luogo e risorsa della cultura della vita e fattore di integrazione di valori». La sua integrità va sempre promossa, favorendo il ricongiungimento familiare – con l’inclusione di nonni, fratelli e nipoti, senza mai farlo dipendere da requisiti economici. Nei confronti di migranti, richiedenti asilo e rifugiati in situazioni di disabilità, vanno assicurate maggiori attenzioni e supporti. Pur considerando encomiabili gli sforzi fin qui

Dalla mia Africa avete preso tutto... - Foto: Eugenio Oi

profusi da molti paesi in termini di cooperazione internazionale e assistenza umanitaria, auspico che nella distribuzione di tali aiuti si considerino i bisogni (ad esempio l’assistenza medica e sociale e l’educazione) dei paesi in via di sviluppo che ricevono ingenti flussi di rifugiati e migranti e, parimenti, si includano tra i destinatari le comunità locali in situazione di deprivazione materiale e vulnerabilità. L’ultimo verbo, integrare, si pone sul piano delle opportunità di arricchimento interculturale generate dalla presenza di migranti e rifugiati. L’integrazione non è «un’assimilazione, che induce a sopprimere o a dimenticare la propria identità culturale. Il contatto con l’altro porta piuttosto a scoprirne il “segreto”, ad aprirsi a lui per accoglierne gli aspetti validi e contribuire così ad una maggior conoscenza reciproca. Insisto ancora sulla necessità di favorire in ogni modo la cultura dell’incontro, moltiplicando le opportunità di scambio interculturale, documentando e diffondendo le buone pratiche di integrazione e sviluppando programmi tesi a preparare le comunità locali ai processi integrativi. In conformità con la sua tradizione pastorale, la Chiesa è disponibile ad impegnarsi in prima persona per realizzare tutte le iniziative sopra proposte, ma per ottenere i risultati sperati è indispensabile il contributo della comunità politica e della società civile, ciascuno secondo le responsabilità proprie. Durante il Vertice delle Nazioni Unite, celebrato a New York il 19 settembre 2016, i leader mondiali hanno chiaramente espresso la loro volontà di prodigarsi a favore dei migranti e dei rifugiati per salvare le loro vite e proteggere i loro diritti, condividendo tale responsabilità a livello globale.

Fermiamo le guerre - Foto: Eugenio Oi

A tal fine, gli Stati si sono impegnati a redigere ed approvare

sostenere le azioni concrete nelle quali ho voluto declinare i

entro la fine del 2018 due patti globali (Global Compacts), uno

quattro verbi. Vi invito, quindi, ad approfittare di ogni occa-

dedicato ai rifugiati e uno riguardante i migranti. Cari fratelli

sione per condividere questo messaggio con tutti gli attori

e sorelle, alla luce di questi processi avviati, i prossimi mesi

politici e sociali che sono coinvolti – o interessati a partecipare

rappresentano un’opportunità privilegiata per presentare e

– al processo che porterà all’approvazione dei due patti globali.

24 • Soci@lmente


VOCI DALLA CROAZIA

Una delle attività di solidarietà che svolgiamo è in Croazia, presso l’Ospedale Pediatrico di Gornja Bistra: ascoltiamo la voce di chi vi opera con amore. Ascoltiamo i nostri volontari, italiani e croati, ed i racconti delle esperienze in quel Paese.

IL CASO NON ESISTE L’AMORE SÌ ! Dedicato ai bambini di Gornja Bistra

E’

di Ylenia Vigliani

Don Ermanno, i volontari e le Rose Blu - Foto: Archivio Fondazione

accaduto tutto così, per

patologie ed io non avevo mai avuto alcuna

degli altri, soprattutto degli emarginati e

caso... anche se, dopo-

esperienza di questo tipo e tanto meno pos-

di quelli che sono meno fortunati di noi.

tutto, così, per caso, non

siedo una qualifica specifica, ma la cosa non

Se ognuno di noi, nel proprio piccolo fac-

accade

mi ha affatto condizionata.

esse un gesto di carità nei confronti dei

ché per tutto c’è sempre un motivo.

Ho iniziato a prendere confidenza con i

più poveri e disagiati, le cose in qualche

Avevo soltanto nel cuore il desiderio di far

bambini già dopo poche ore dal mio arrivo.

modo, cambierebbero in meglio per tutti;

qualcosa per i più bisognosi e portare amore

Abbiamo iniziato ad avere il nostro rap-

in un certo senso, è come passarsi una

incondizionato a chi ne aveva bisogno.

porto di fiducia reciproca, ed è stata una

staffetta con un dono da passare agli altri.

Poi, un bel giorno, conosco in chiesa don

sensazione straordinaria che mi ha riempito

Questo lo fa ogni girono don Ermanno

Ermanno D’Onofrio che mi parla della

interiormente. È accaduto tutto spontanea-

con la sua Fondazione, il Giardino delle

Fondazione Internazionale del Giardino

mente e con estrema naturalezza.

Rose Blu, e con tutto il gran lavoro che c’è

delle Rose Blu e delle loro attività benefiche

Ero partita con l’idea di donare qualcosa

dietro, con i volontari della Fondazione che

e da lì è partito tutto.

senza ricevere nulla in cambio, invece ho

portano avanti tutti i progetti di solidarietà.

Quindi ho deciso di andare nella sede

ricevuto più di quello che potessi immagi-

Uno dei tanti progetti, è la Casa delle Rose

dell’associazione dove ho incontrato Dea,

nare e che non è paragonabile a quel poco

ed è quasi terminato.

la volontaria che, anche, mi ha proposto il

che ho donato io! Un’esperienza unica

Si tratta di una casa messa a disposizione

viaggio. Ho deciso di partire, sentivo una

che consiglio a tutti, almeno una volta

per i volontari, è locata vicino all’ospedale

spinta interiore forte che mi spingeva ad

nella vita. In questa società caotica in cui

pediatrico per malattie genetiche di Gornja

andare. Il primo impatto

mai

nulla,

per-

con l’ospedale

viviamo, sempre di corsa, sempre indaf-

Bistra, ed è stata costruita con l’aiuto dei

pediatrico di Gornja Bistra è stato un po’

farati, presi dalle nostre cose e dai nostri

volontari e dei generosi sostenitori, grazie

forte, ci sono tanti bambini con pesanti

problemi, non ci accorgiamo dei bisogni

ai quali questo sogno sta diventando realtà. Soci@lmente •

25


VOCI DALLA CROAZIA given, A unique experience that I suggest to everybody, at least once in their own life. In this chaotic society which we live in, always on the move, always busy, involved deeply only in our own problems, we fail to notice everybody else’s needs, especially the needs of those living in discomfort, less fortunate than ourselves. If each one of us, in his own world, lent a hand to help the poorer or the unattended, everything would change for the better to everyone: in fact, it is like to transfer a relay sign carrying a gift to others. This is what Don Ermanno and his Foundation Il Giardino delle Rose Blu do every day: hard work performed by the volunteers who carry on the many projects of the Fondazione. A very important one, the Casa delle Rose, is almost completed. This project concerns the restoration of a building which will be Maria,Dea, Alice e Claudia in gita al santuariodi Marija Bistrica - Foto: Archivio Fondazione

Don Ermanno è stato molto rigoroso

there is always a reason for everything.In

riguardo le direttive dei lavori della Casa,

my heart I had only the wish of doing some-

perché

ed

thing for those who need help and offer

ognuno dei volontari ha messo un

unconditioned love to people longing for it.

po’ del proprio tempo e della propria

One day, in a Church, I met don Ermanno

forza lavoro per la sua realizzazione.

D’Onofrio who talked to me about the

È molto accogliente e c’è anche un bel

Fondazione Internazionale Il Giardino

giardino curato antistante, dove sono

delle Rose Blu and about their humanitar-

state

piantate

ian activities: that’s where it all started.

che

piacciono

ci

Questo

tiene

sano

tante

ai

con sempre

rose

molto

articolo

innanzitutto Bistra,

particolarmente

colorate, al

voglio

don.

dedicarlo

bambini

di

l’augurio

Gornja

che

trovare

il

posgiusto

supporto e l’affetto che meritano, come tutti i bimbi, attraverso gli occhi, le mani e soprattutto il cuore degli altri. Grazie per tutto quello che mi avete trasmesso e che porto via con me. Un grazie anche a don Ermanno e a Dea per avermi dato la possibilità di fare questo viaggio e a tutto il gruppo

dei

volontari

(Maria,

Massimo,

Claudia e Alice) che ha vissuto con me quest’esperienza

umana:

ognuno

di

loro mi ha donato qualcosa di prezioso. Pure chance does not exist, love does! Dedicated to the children in Gornja Bistra It all happened like this, by chance, even if, after all, nothing happens by chance because

26 • Soci@lmente

Then, I decided to go and visit the main seat of the Fondazione where I met Dea, a voluntary who proposed me the trip. I decided to leave because I started to feel a strong inner push to do it. The first impact with the pediatric Hospital of Gornja Bistra has been very touching: there are many children with very serious diseases and I had had no similar experience whatsoever, nor I had a specific knowledge of such matters, but no such condition mattered. I started to build a good relationship with the children right away, very littleafter my arrival. We started a relationship of mutual confidence, which was an extraordinary sensation which filled my soul. Everything happened spontaneously and very naturally. I had started the trip with the idea of donating something expecting nothing in return: instead, I received back much more than I had imagined, incomparable to the very little which I had

put at the disposal of the volunteers: it is located close to the pediatric Hospital for rare diseases in Gornja Bistra and it has been restored with the help of the volunteers and of generous supporters, which made possible the realization of this dream. Don Ermanno has been very stringent in fixing the rules for the restoration of the Casa delle Rose because he is particularly involved in its functionality and capability to fulfill the needs of the volunteers, who have concretely cooperated in the restoration works. The Casa is very cozy and hospitable: in front of it, it has been created a beautiful garden with many roses of several colors, which don Ermanno likes a lot. I want to dedicate this article especially to the children of Gornja Bistra, wishing them to be able of always finding the correct support and the warm affection which they deserve, as all children do, through the eyes, the hand and the hearts of others. Thanks a lot for everything you have given me and which I will carry back home. Thanks to Don Ermanno and Dea for having given me the opportunity to make this trip, and thanks to the whole group of volunteers (Maria, Massimo, Claudia e Alice) who lived with me this involving human experience: each of them has donated me something really precious. (Translation by Aurelio Cesaritti)


VOCI DALLA CROAZIA

Una delle attività di solidarietà che svolgiamo è in Croazia, presso l’Ospedale Pediatrico di Gornja Bistra: ascoltiamo la voce di chi vi opera con amore. Ascoltiamo i nostri volontari, italiani e croati, ed i racconti delle esperienze in quel Paese.

GORNJA BISTRA E DINTORNI La casa delle Rose

U

di Maria Mattei

na delle prime parole che si ascoltano nella nostra fondazione

è

Gornja!

Ogni tanto, si sente nel mezzo di una frase, nel

racconto di un episodio, la si legge sui tanti attestati di ringraziamento che tappezzano le pareti della sede di Frosinone. E così, sentendone parlare ormai da anni, di Gornja Bistra, sapevo che anche per me sarebbe prima o poi venuto il momento di conoscere questa realtà così importante e così cara a don Ermanno e a tantissimi dei volontari: l’impressionante cifra di 10.000 che hanno animato le giornate di quest’ospedale e la vita di questi “bambini”. Bambini anche a dispetto della loro vera età, che a volte conta più di qualche decennio, ma che la tenerezza e l’affetto che suscitano, chiusi in quei corpi, a volte così stretti, farà sempre sì che li si chiami bambini. E l’occasione per me è arrivata d’improvviso, con una partenza primaverile, per un campo di lavoro. Scopo del campo,

Inaugurata la casa delle Rose - Foto: Archivio Fondazione

dare una mano nei lavori di sistemazi-

dove alcuni vedono solo limiti e difficoltà,

Con loro si crea un legame per cui nasce il

one della Casa delle Rose, ormai prossima

alcuni cuori eletti riescano a vedere una

bisogno di prendersi cura della loro fragilità,

all’inaugurazione e la cui realizzazione è un

fonte di felicità, tanto da accoglierla nella

in un’alternanza, nel mio caso, di timore,

altro importante traguardo dell’impegno

propria famiglia. Quello che ci aspetta in

gioia, senso di inadeguatezza, pudore.

che il Giardino delle Rose Blu ha profuso

questi giorni sono varie attività. Il ser-

Tutto veicolato da gesti semplici e carezze.

in 25 anni e che, con una sistemazione più

vizio in ospedale è imprescindibile e tanto

Oltre l’impegno in ospedale, i “Petali di Rosa”:

accogliente e confortevole per tutti i futuri

atteso da chi è già stato a Gornja. Dovremo

1.200 mattoni generosamente donati dai

volontari, intende assicurare negli anni a

poi dare un aiuto più pratico per la siste-

nostri benefattori e che andranno a ricoprire

venire. E così è stato sufficiente costituire

mazione della Casa e poi ci sarà anche

il viale che porta all’ospedale, erano in arrivo.

un piccolo gruppetto tutto al femmini-

spazio per momenti di svago e di relax.

Il giardino della Casa delle Rose aveva

le, sia di volontarie nuove che con esper-

È in programma anche, per l’ultimo giorno,

bisogno di essere rastrellato, le aiuole neces-

ienza, per partire alla volta della Croazia.

una gita con alcuni bambini nel vici-

sitavano di essere riempite di corteccia e

Al termine di un viaggio, lungo ma piacev-

no parco nazionale, per regalare loro

preparate, in attesa di essere riempite di

ole, e costellato di divertenti imprevisti,

un

dall’ospedale.

rose, un altro dei sogni di don Ermanno. Se

arriviamo ormai col buio, alla casetta. Non

Così, avviene la conoscenza con la realtà

a Gornja Bistra e dintorni, i giardini sono

siamo soli, ci sono già un gruppetto di

dell’ospedale e dei suoi ospiti. Da subito

curatissimi e sembrano fare a gara a chi ha

volontari bosniaci, c’è Mario, un volon-

capisco che per vivere nel modo miglio-

le rose più belle, perché la Casa delle Rose

tario croato che si sta spendendo da mesi

re quest’esperienza bisogna usare un solo

dovrebbe essere da meno? Infine, le visite alle

alla Casa delle Rose, a tempo pieno, e

mediatore, il cuore, e lasciare da parte

famiglie che la Fondazione segue, in

Fabrizio, che poi scoprirò essere il papà

tanti pensieri e tante domande che la

attesa che, grazie a generosi donatori,

adottivo di uno dei bambini di Gornja.

mente propone. Il senso dei tanti volon-

entrino a far parte del Ponte del Sorriso,

Una storia, quella sua e della sua famiglia,

tari che si alternano qui, è innanzitutto

il progetto di sostegno a distanza, diven-

che mi ha toccata profondamente, mostran-

legato alla presenza intesa come cura e

tano l’occasione per parlare, oltre che

domi di quale amore incondizionato possa

calore umano, vicinanza ed empatia con

dei

essere capace l’essere umano e di come, lì

queste persone meno fortunate di noi.

più piacevoli ma ugualmente sentiti.

momento

fuori

problemi,

anche

di

argomenti

Soci@lmente •

27


VOCI DALLA CROAZIA and relax. For the last day of our stay we have planned a visit to the close National Park, with the children, to donate them a moment out of the hospital walls. This is the way we come to know the hospital environment and its patients. It is immediately clear that the best way to live this experience impliesthe use of one only medium: the heart, leaving aside the many thoughts and questions which come to your mind. The sense of the presence of the volunteers who alternate here is the presence itself, meaning commitment and human warmth, closeness and empathy to these persons who are less gifted than us. With them, you create a link which leads you to the need of taking care of Don Ermanno ,i volontari e Margareta - Foto: Archivio Fondazione

A questo si sono aggiunte due piacevoli

all of a sudden, leaving in springtime for a

visite al vicino santuario di Marija Bistrica,

working camp. The objective of the camp

e alla capitale: Zagabria, dove, tra una visita

was giving a helping hand to the restoration

alla cattedrale ed un assaggio della cucina

works of the Casa delle Rose, now close

locale, abbiamo incontrato Margareta e alcu-

to the inauguration date. This realization

ni volontari croati. Un viaggio che è stato un

is another important objective among the

insieme di emozioni, scoperte, conferme, ma

various commitments which Il Giardino

soprattutto che ha allargato la mia visione

delle Rose Blu has concretely realized in 25

del mondo, dell’uomo e del senso della vita.

years: it will ensure proper and comfortable accommodation for all the new future

Gornja Bistra and surroundings

volunteers. Through the easy organization

– The House of Roses

of an all female small group, with both

La Casa delle Rose – The House of Roses

new and experienced volunteers, we left to

(by Maria Mattei) One of the first words

Croatia. At the end of a long but pleasant

which we listen to, in our Fondazione, is

trip, full of unexpected occurrences, we

“Gornja”! You can find it in the middle

arrived to the current accommodation facil-

of a phrase, in the tales concerning the

ity when it was dark. We find out we are not

experiences of volunteers, in the headings

alone: there is already a group of Bosniak

of the many thankful acknowledgements

volunteers, there is Mario, a Croatian vol-

which hang on the walls of the main seat

unteer who is working full time at the Casa

in Frosinone. So, having heard it through

delle Rose, and Fabrizio, later on identified

several years, I knew that, sooner or later,

as the step-father of one the Gornja chil-

I would have gone there, to get acquainted

dren. His story and his family’s, which has

with such an important reality, so dear to

touched me verydeeply, showing me the

Don Ermanno and to most of the volun-

unconditioned love that a human being can

teers: the astonishing number of 10,000

feel and how some elected hearts can see a

days of presence of volunteers in the hos-

source of happiness in welcoming an extra-

pital for assistance and animation in favor

neous person in their family. The following

of the young patients. “Children” who, in

days will be filled with many activities. The

spite of their real age, frequently in their

assistance service in the hospital is unavoid-

adulthood, are always children because of

able and much longed for by those who have

the tenderness and affection which they

already been in Gornja. After that, we will

inspire, locked in their tight bodies still full

be practically engaged in the restoration of

of life. The occasion, for me, has arrived

the Casa, and then we will be able to rest

28 • Soci@lmente

their fragility, going through, in my case, a sense of fear, joy, inadequacy, modesty. All of this, transmitted through simple gestures and caresses. In addition to the activities in the hospital, we need to take care of the “Rose Petals”, the 1,200 bricks which will constitute the cover of the small road leading to the Casa, donated by our generous contributors. The garden surrounding the Casa needed cleaning maintenance, the flower beds needed to be filled with bark and prepared to accommodate many colored roses, another one of the dreams of Don Ermanno. If the houses of Gornja Bistra have beautiful gardens which seem to compete to carry the most beautiful roses, why shouldn’t our Casa be the same?We finally visited the families which are assisted by the Fondazione, supported by the contributions of our generous supporters, waiting to include them in the project “Bridge of Smiles”. This is the ​project of support by remote, and our visit becomes the occasion to talk of several things concerning everyday life, and not only their problems. The visits program was completed by a visit to the nearby sanctuary of Marija Bistrica, and to the capital city of Zagabria where, between a visit to the cathedral and a lunch with local cuisine, we have met Margareta and some Croatian volunteers. This trip has been a mixture of emotions, discoveries, confirmations but, most of all, it was an occasion to enlarge my vision of the world, of man and of the sense of life. (Translation by Aurelio Cesaritti)


VOCI DALLA BOSNIA-HERZEGOVINA

Anche in Bosnia Erzegovina abbiamo presidi di assistenza ad anziani e minori in difficoltà: raccontiamo le esperienze dei volontari e dei collaboratori che vi lavorano.

DALLA GUERRA AI GIORNI NOSTRI Cerska, terra di genuinità e riscatto.

E

di Paolo Falciani

Murales di Cerska- Foto: Archivio Fondazione

ra il 3 marzo del 1993. Bill

A seguito di un’offensiva promossa dai bos-

francesi e britannici, l’operazione “Provide

Clinton si era insediato alla

gnacchi di Naser Orić nella Bosnia ori-

Comfort” iniziò il 28 febbraio 1993, sotto

Casa Bianca da 40 giorni. In

entale, mirata a spingere i serbi oltre il

l’egida delle Nazioni Unite. Cerska fu la

Italia, la radio trasmetteva

fiume Drina per poi creare una barriera che

prima beneficiaria del ponte americano.

un gruppo emergente che

arrestasse gli aiuti di Belgrado alle truppe di

Scelta perché affollata da migliaia di profughi

denunciava l’assassinio dell’Uomo Ragno,

Ratko Mladić, la Vojska Republike Srpske

affamati delle aree limitrofe e vittima, pro-

l’eurodance degli Snap!, il rock popolare di

reagì in maniera netta, mettendo sotto

prio per questo, di una grave rappresaglia.

Vasco con “Gli spari sopra”. Lo stipendio

torchio alcune cittadine musulmane quali

Tra febbraio e marzo 1993, Mladić decise

medio era di 1.200.000 Lire e un caffè ne

Konjević Polje, Srebrenica, Žepa, Goražde,

di far capire la sua forza a Washington,

costava 700. Lo scandalo di “Mani Pulite”

Kamenica e la stessa Cerska, impedendo

bruciando 23 villaggi vicini e prenden-

era al suo culmine e l’Italia andava incon-

l’arrivo di convogli umanitari, con l’odioso

do d’assalto Cerska con armi pesanti e

tro al terzo anno di una lieve recessione,

intento – tipico della strategia bellica di

gas psicotropi. Non mancarono anche

da cui si sarebbe presto ripresa. A poche

Mladić - di strangolarle attraverso la fame,

metodi tradizionali. E fu così che i col-

centinaia di chilometri, la Jugoslavia si sgre-

la paura e il freddo. Il Presidente ameri-

telli mieterono vittime casa per casa.

tolava sotto i colpi delle granate e della pro-

cano si fece promotore di un ponte aereo

Ben

poco

potevano

paganda nazional-populista. Senz’altro, la

che assicurasse cibo e medicinali ai civi-

mani

muniti

di

Bosnia-Erzegovina era il Paese più straziato

li assediati nelle enclavi lungo la Drina.

gere, che a stento sapevano imbracciare.

tra quelli in conflitto. Persino i minuscoli

Per garantire la matrice umanitaria

Nella notte tra il 2 e il 3 marzo, parte

villaggi di montagna soffrivano gli sfregi

dell’iniziativa, Clinton dichiarò che i serbi

della popolazione cercò di scappare, ma

della guerra. Tra questi, Cerska – vicino

avrebbero potuto ispezionare gli aerei, i quali

circa 700 persone furono sorprese dalle

Srebrenica - fu pesantemente colpita in

sarebbero volati ad alta quota, distribuen-

truppe serbe mimetizzate nella neve con

conseguenza

“Provide

do viveri alla popolazione, “indifferente-

uniformi bianche e quasi tutte sterminate.

Comfort”, avviata su iniziativa di Clinton,

mente da appartenenze etniche o religiose”.

Altre migliaia riuscirono a fuggire a 16

schierato a favore della popolazione civile.

Malgrado il freddo supporto degli alleati

gradi sotto zero verso Tuzla, Konjević Polje

dell’operazione

limitate

i

musularmi

Soci@lmente •

leg-

29


VOCI DALLA BOSNIA-HERZEGOVINA

I piccoli anfeli bosniaci - Foto: Archivio Fondazione

e Srebrenica, dove il destino non fu cari-

bini e nei loro frequenti intrecci paren-

partecipano a campi estivi di animazione ed

tatevole. Fu quella la notte più dram-

tali, nel loro vivere tra televisione,

educazione all’interculturalità, coinvolgen-

matica per Cerska, ma era solo la punta

lavoro nei campi, social network e pas-

do soprattutto giovani italiani e bosniaci,

dell’iceberg di un anno di assedio e terrore.

torizia. Futuri uomini e donne uniti dal

appartenenti ai tre gruppi maggioritari

La fame, la carestia, la mancanza di elettric-

gioco, dalla scuola, da quel “Don’t forget

della Bosnia-Erzegovina. Il nostro luogo di

ità è ciò che tutti raccontano alla domanda

Srebrenica” che accomuna le loro famiglie.

incontro e alloggio è la scuola comunale,

sul ricordo di quell’anno vissuto da circon-

Sono figli della guerra, della generazione che

costruita al termine del conflitto al posto

dati. Per tutti la memoria scongela la stessa

ha perso un padre, un fratello e molti altri in

di quella distrutta dai bombardamenti.

immagine di sofferenza. Donne, uomini,

quella tragica sconfitta del genere umano.

Il finanziamento arrivò dal Governo olandese,

anziani, civili improvvisati militari che si

Oltre alle case, non esistono strutture pub-

nell’ambito di quei maldestri tentativi di

erigono orgogliosamente ad ex coman-

bliche o private a Cerska. Nulla che abbia a

riscattarsi dalla propria parte di respon-

danti delle truppe di difesa del villaggio.

che fare con la struttura societaria moderna,

sabilità nell’infame genocidio di Srebrenica.

Come il fiero “Comandante” Baltić,

ma anche antica, se consideriamo la polis

La nuova struttura è stata ultimata solo

prima spaccalegna, ora invalido al 100%.

e l’urbs, le culle degli odierni sistemi

al piano terra, perché troppo vasta per il

Come se davvero fossero stati dei Generali,

sociali, economici e culturali. La scuola è

numero di alunni. L’anno scolastico 2017/18

come se davvero avessero avuto un esercito

l’unico luogo di aggregazione, il “centro di

ha visto soltanto 26 bambini iscritti dalla

da condurre e non soltanto un gruzzoletto

gravità permanente” dell’istinto comuni-

prima alla quinta classe, circa la metà ris-

di uomini a malapena in grado di premere

tario della popolazione. Stando all’ultimo

petto a un decennio fa. La scuola rischia di

un grilletto, giovani volontari amanti della

censimento riconosciuto in BiH (1991),

chiudere. I motivi del costante ridimension-

terra, del bestiame e soprattutto della pace.

la popolazione di Cerska ammontava a

amento sono politici, oltre che demografici,

Più tardi, gli oppressori abbandonarono

1409 persone, il 99% dei quali bosgnacchi

in quanto l’ordinamento della Republika

repentinamente il villaggio, come fa lo stu-

e la restante parte serbi e jugoslavi.

Srpska impone programma e lingua serbi.

pratore dopo aver violato l’intimità di una

Oggi non esistono dati ufficiali, nonostante

Le famiglie, mai rassegnate all’idea di un

donna indifesa. Quella gente ha saputo

il censimento del 2013 (il primo successivo

chiaro tentativo di pulizia etnico-culturale

risollevarsi dalle umiliazioni della gonna

alla guerra, non riconosciuto dalla Republika

in corso, preferiscono far studiare i propri

strappata. Così, la storia continua a Cerska.

Srpska).

complesso

figli nelle scuole di paesi vicini come Nova

La storia di chi è rimasto, dei seljaci (con-

effettuare una stima vista la distribuzi-

Kasaba, dove l’amministrazione della scuola

tadini) orgogliosi della loro terra e dei suoi

one delle abitazioni e il continuo flusso

elementare fa capo a Sarajevo e conser-

prodotti genuini, fieri dei propri alleva-

migratorio, specialmente verso Francia,

va il programma bosniaco. L’intreccio

menti che assicurano il necessario per vivere

Germania e Svizzera. In questo contesto,

umano con gli autoctoni può descriversi

e procurarsi le scorte per i rigidi inverni.

dall’estate 2009, Il Giardino delle Rose Blu

con

La storia continua a Cerska nei bam-

infrange la routine di Cerska. I volontari

bosanski jako dobro, ali razumijem te”.

30 • Soci@lmente

Risulta,

quindi,

l’espressione

“Ja

ne

razumijem


VOCI DALLA BOSNIA-HERZEGOVINA Non capisco molto il bosniaco, ma capisco

persons were surprised by the Serbian

violated the intimacy of a helpless woman.

te. Perché a Cerska riesci a capire gran parte

troops hiding in the now with white

Those people have been able to recover and

delle persone che incontri, oltre i confini di

uniforms,

assassinated.

overcome the humiliation of the ragged

lingua, di età, di condizione, spesso soltanto

Thousands of other people were able to

gown. So, history continues, in Cerska.

incrociando gli sguardi. Nelle abitazioni

escape, at -16°C, towards Tuzla, Konjević

The story of those who have stayed, of

entri scalzo, in punta di piedi, di fronte

Polje and Srebrenica, where their fate was

the seljaci (farmers) proud of their land

alla dignità che alberga nello spirito di

pitiless. That one was the most dramat-

and of its genuine fruits, proud of their

questa gente. Al primo sorso di bosanska

ic night for the town of Cerska, but it

breeding farms which ensure the satisfac-

kafa realizzi di vivere uno degli entusiasmi

was also only the tip of the iceberg of a

tion of all their needs to live and be able

più inaspettati, che ti colmano di ammira-

year of siege and terror. Hunger, famine,

to go through the rigid winters. The story

zione ed insegnano la miseria delle piccole

unavailability of electric power: these are

continues in Cerska through the lives of

lamentele. Una volta tornati a casa, più che i

the only living conditions which people

children and in their frequent crossing of

singoli, è il clima che manca; quell’atmosfera

remember of that whole period of con-

family relations, in their way of mixing

che ogni singolo è stato capace di creare.

finement. For everybody the memory

watching TV, working the land, social net-

È il senso di libertà che manca, l’incastro

only brings back those same conditions.

work and sheep-farming. Future men and

perfetto con una terra magica, che senti

Women, men, elders, civilians proudly tell

women united by gaming, going to school,

tua. Così complessa, vittima del più infi-

about their supposed past role of command-

and by the common say “Don’t forget

mo rancore umano, ma sempre Madre,

er in chief of the improvised village defense

Srebrenica” which unites all their families.

dolcissima

l’anima.

troops. Just like the fierce “Comandante”

They are the sons of that war, sons of the

Cerska è un contatto talvolta casuale

Baltić, once log splitter and now 100%

generation which has lost a father, a broth-

che può segnare 10 giorni d’estate.

invalid. As if they really were Generals, if

er, and many other relations in the tragic

Oppure può afferrare la tua vita per

they really had a powerful army to conduct

defeat of the whole human kind. Other than

intero e mostrarti che le appartieni.

and not only a small group of men, just

houses, there are no private or public

able to pull a trigger in case of need, young

buildings in Cerska. Nothing that could

nell’accarezzarti

and

brutally

volunteers longing to go home, to their land,

resemble any part of a modern structure or

During the night between March 2 and 3,

their herds and, most of all, their peace-

any organized community like the ancient

part of the civilian population attempted

ful life. Later on, the oppressors left the

polis or urbis, the roots of the current

to escape from the siege, but about 700

village quickly, as does a rapist after having

social, economical or cultural communities.

Una famiglia bosniaca - Foto: Archivio Fondazione

Soci@lmente •

31


VOCI DALLA BOSNIA - HERZEGOVINA

Ospitalità - Foto: Archivio Fondazione

The school is the only common space,

the war to replace the one which had been

jem bosanski jako dobro, ali razumijem te”.

the permanent center of gravity of the

destroyed by the intense bombing. Financing

I do not fully understand the Bosniak

socializing instinct of the population.

was provided by the Dutch government, as

language, but I understand you ...

According to the last official census in

one of the initiatives aimed at conveying their

In Cerska, in fact, you can understand

Bosnia and Herzegovina (1991), the resi-

excuses for having shared the responsi-

most of the people you meet, in spite of

dent population of Cerska was composed of

bility for the genocide of Srebrenica.

the difference in language, age, social

1409 people, 99% of whom were Bosniaks,

The new building has been completed only

condition, just looking in their eyes.

the rest being Serbs and Yugoslavians.

in its first floor because the original project

In their houses you enter barefoot, on tip-

As of today there are no official data, in

planned too large a space for the limited

toe, respecting the deep dignity of these

spite of the census taken in 2013 (the first

number of pupils. In the school year

people. After the first sip of bosanska kafa

one taken after the war, not accepted by

2017/’18, just ended, there have been only

you realize that you are experiencing a

the Republika Srpska). It is, then, very

26 children attending from the first to the

most unexpected enthusiasm, which fill

complicated the attempt to release a reli-

fifth class, or about half of the pupils of

you with admiration and teach you the

able estimate, also considering the distri-

about ten years ago. The school is at risk

irrelevant depth of our everyday’s concerns.

bution of the houses in the territory and

of closing: the reason for the downsizing is

Once you are back home, more than the

the unending migration flow, especial-

political and not only demographic, since

memory of each individual, you miss the

ly to France, Germany and Switzerland.

the laws of the Republika Srpska impose

social climate, that atmosphere that each

Within the framework of this social con-

a course of studies and a language (the

person had been able to create. It is the

text, since the summer of 2009 the arrival

Serbian) which are in conflict with the

sense of freedom which you are miss-

of Il Giardino delle Rose Blu has bro-

aspirations of the local population. The

ing, the perfect joint with a land which

ken the routine in Cerska. The volunteers

families, fearing the ethnic and cultural

is magic, which you can feel as yours.

attend the summer camps for their activi-

cleansing tentative still going on, prefer

So complex, victim of the most odious

ties of animation and education to the

sending their children to school in near

human attitude, but still Mother, sweetest

cultural integration which involve Italian

towns, like Nova Kasaba, where the educa-

while caressing your soul.Cerska can be

and Bosniak youngsters, part of the three

tional activities are ruled by the authorities

only a temporary place for summer vaca-

majority groups in Bosnia and Herzegovina.

of Sarajevo and still keep Bosniak programs.

tion of 10 days... Or it can grab your entire

The place where we meet and are accommo-

Communication with the local people can

life and show you that you fully belong to it.

dated is the local school, built at the end of

be described as follows: “Ja ne razumi-

(Translated by Aurelio Cesaritti)

32 • Soci@lmente


ANGOLO DEL LIBRO

Abbiamo una nostra collana editoriale: “Incontro alla Vita”, ma leggiamo anche altro e ne parliamo ai nostri lettori.

L’UOMO MOSÈ

e la religione monoteistica

S

di Chiara Patrizi

igmund Freud padre

scritti e pubblicati in anni differenti, riuniti

in qualcosa. Interrogare la propria fede è

della

psicoanalisi,

nell’edizione definitiva del 1938. I primi due

un modo per sentire che non siamo come

è uno dei primi stu-

saggi sono del 1937, vennero pubblicati

criceti in trappola, costretti a correre su

diosi che inizia ad

sulla rivista “Imago”, mentre l’ultimo venne

una ruota senza arrivare da nessuna parte.

indagare i comporta-

pubblicato nel 1938. Questo spiega la dis-

Credo che non ci si debba sentire

menti dei singoli, non

continuità e la ripetizione negli scritti, inol-

neanche sbagliati nel fare certe riflessioni.

analizzando solo ciò che è osservabile ad

tre, molto importanti furono le scoperte

La nostra stessa natura ci porta a non

occhio nudo, ma scavando all’interno della

egittologiche dell’epoca che li influenzarono.

credere in modo predeterminato, ma di

psiche umana, delle varie forze (Es, Io e

L’opera si prefigge di essere un roman-

scegliere in cosa credere. Sono questi inter-

Super-Io) che determinano le nostre azioni

zo storico sulla figura di Mosè, sulle

rogativi che rendono il percorso religioso

e della consapevolezza di come tali pulsio-

sue origini, del rapporto con il popolo

così difficoltoso, nel non avere certezze ma

ni possano influenzare le nostre decisioni.

ebraico e della nascita del monoteismo.

nel doversi affidare alla fede. Riconoscere

In molti libri di psicologia, ciò viene

La discussione inizia da un’analisi lin-

questo, porta ad affrontare le proprie paure

raffigurato con l’immagine di un iceberg:

guistica del nome Mosè riportando

ed andare oltre, e trovare motivazioni per cui

la sua punta che fuoriesce dall’acqua rap-

l’etimologia più vicina al mondo egizio che

decidere di abbracciare ed avvicinarsi alla

presenta la nostra parte cosciente, ciò

a quello ebraico, continuando con l’analisi

religione e questo deve accadere non solo

che è quindi conosciuto, mentre ciò che

del mito della sua figura che differisce

perché si è nati e cresciuti in una determi-

si nasconde al di sotto dell’acqua, anche

dall’originaria figura mitica tipica dell’eroe.

nata famiglia che ci ha imposto tale dogma.

se non visibile, è comunque presente e

Attribuisce la nascita di una religione

Non deve essere una coercizione ma libertà

determina ciò che è nella sua essenza.

monoteistica alla figura del faraone

di amare.

Freud li definiva come dei luoghi della

Akhenaton, che Mosè decise di accogliere,

mente: conscio, pre-conscio ed inconscio.

dopo che questa venne rifiutata dal popolo

I suoi studi (anche se al giorno d’oggi

egizio con la reimpostazione della religione

molti sono stati superati) hanno dato la

politeistica e dei loro Dei. La morte di Mosè

consapevolezza della complessità della

derivante dal suo stesso popolo è una ries-

psiche umana e di come eventi traumatici

posizione del modello del complesso edipi-

possano segnarci così significamente.

co che il popolo ebraico ha deciso di comp-

Oltre temi psicologici riguardanti la

iere per affermare la propria identità, ucci-

creazione e conscenza del Sè, Freud si dedi-

dendo quello che rappresentava “il padre”.

cò molto anche al tema della religione.

Lo scritto venne accolto in maniera fredda

Il periodo storico non gli fù molto propizio.

e diffidente, anche se alcuni contempo-

Nato e cresciuto in Austria, i problemi

ranei trovarono parole di ammirazione.

iniziarono nel 1938 quando il suo Paese

Ad esempio Einstein nel 1939 indirizzò una

venne annesso al Terzo Reich e le sue

lettera a Freud nella quale diceva: “Ammiro

origini ebraiche lo portarono a rifugiarsi

particolarmente il Suo Mosè, come del resto

in Inghilterra. Già in altre pubblicazioni

tutti i suoi scritti, da un punto di vista let-

Freud definì la religione come un’illusione,

terario. Non conosco alcun contemporaneo

un bisogno umano di dare risposte a ciò che

che abbia presentato le sue argomentazioni

scientificamente non può essere dimostrato

in lingua tedesca in modo così magistrale”.

nell’immediato. Per questo motivo si rivolge

Perché quello che Freud cerca di affer-

a Dio per poter sfuggire a questo senso di

mare è una verità storica all’interno dei

frustrazione ed angoscia, come un bam-

fenomeni religiosi che riesca a compensare

bino che si rivolge al padre (“L’avvenire

una verità reale. So che forse chi non ha

di un’illusione” Sigmund Freud 1927).

una base di psicologia potrebbe rimanere

“L’uomo Mosè e la religione monoteis-

sconcertato, se non anche offeso da queste

tica” è l’ultimo libro di Freud (insieme

affermazioni, ma si tratta di cercare attra-

all’incompiuto “Compendio di psicoanal-

verso il raziocinio una spiegazione che

isi”), è composto da tre saggi che vennero

porta l’uomo a sentire il bisogno di credere

Casa editrice: Bollati Boringhieri Acquistabile in tutte le librerie al prezzo di 8 euro SIGMUND FREUD

Soci@lmente •

33


VISITA LA CITTÀ

Siamo presenti con i nostri volontari in moltissime città, mentre in altre, lo saremo presto e sempre più numerosi. In questa rubrica accompagniamo i nostri lettori nel viaggio alla riscoperta delle nostre radici e delle nostre comunità cittadine.

PANORAMICA DI CODOGNO La più grande pianura d’Italia

E

di Roby Col

se vi venisse voglia di visitare la

più

d’Italia,

grande fatevi

pianura un

giro

a Codogno e dintorni. Nelle belle giornate, dove

il vento fa da netturbino, si può vedere la corona di montagne e colline che la circondano, dalle Alpi Bergamasche e Bresciane, alle colline dell’Olrepò Pavese e quelle del Piacentino. L’acqua è fra le maggiori ricchezze naturali, qui, dove il grande fiume si gonfia ed ha già inglobato il Ticino e pochi km in più. Dopo, accoglierà l’Adda, gli amanti della natura

potranno visitare il “Parco

Adda Sud”, noleggiando una bicicletta o per chi se la sentisse, anche piedi può arrivare agli argini del Po e risalirlo per un tratto, percorrendo la Via Francigena e se dovesse venirvi fame, potrete gustare rane, lumache,

Chiesa di Codogno- Foto: Archivio internet

anguille e altre specialità di pesce, di salumi

frequentato, rimane una ferita aperta ancora

Castello, ora c’è un parco circolare con

e formaggi vari, naturalmente con polenta e

oggi. Frequentando il bocciodromo o altri

un diametro di duecento metri circa, un

raspadura. Codogno è situata a sud di Lodi,

circoli dove gli anziani si riuniscono, sarà

piccolo polmone verde, dove i

è una cittadina con poco più di diecimila

facile sentir parlare del Grn: premio moto-

superano abbondantemente i venti metri,

abitanti censiti, ultimo importante snodo

ciclistico, inaugurato a Codogno, si svolgeva

in Primavera ti ubriacano di linfa. Posto in

ferroviario della Lombardia che unisce la

nella circonvallazione (Tre km e ottocento

mezzo, a guardia del parco, il monumento

linea Cramona-Pavia con Milano-Roma.

metri), durato pochi anni, spostato poi

più rappresentativo e fiero, su una base di

Prende il nome dalle mele Cotogne che,

a Monza, per un mancato accordo con la

due metri, una statua in bronzo alta tre

in un passato ormai lontano, erano tra le

Giunta Comunale di allora. Dal piazza del

metri, un nudo imponente che sguaina

principali risorse. Successivamente, diven-

mercato dirigendosi a Est, si attraversa via

una spada medioevale che i Codognesi, da

ta un centro di rilievo per l’allevamento

G. Verdi, per sbucare in piazza Giuseppe

generazioni, tramandano ai figli, quello che

tigli che

e l’agricoltura, ancora oggi al terzo mer-

Novello, pittore e vignettista del novecento..

è confidenzialmente diventato il suo nome

coledì di Novembre, si svolge una della

Va anche citato Virgiglio Muzzi, vignettis-

“Marco, l’uomo nudo nel parco”, si racco-

più importanti Fiere del bestiame e mac-

ta e collaboratore del fumetto Tex Willer.

nta che chiunque lo guardi intensamente

chine agricole. Codogno, secondo alcune

Non mancano scuole di danza, musica

sarà ricambiato con una strizzatina d’occhi.

fonti, vanta le origini del Grana Padano, del

o pittura, impianti sportivi e fieristici,

Insomma, un Paese ricco di storie mai

Gorgonzola e della Raspadura: formaggio

ma purtroppo sono spariti i cinema, da

scritte, che si sono tramandate nel tempo

presentato in sottilissime foglie, accom-

cinque che erano, si è salvato solo il cinema

e che svaniscono, per dare spazio a storie

pagnato da salumi, noci o sparso sulla

dell’Oratorio ma solo per le rare rappresen-

nuove che arrivano da molto più lontano.

polenta. La Polenghi Lombardo, il grande

tazioni della compagnia teatrale che lo ges-

“La città non dice il suo passato, lo contiene

caseificio è partito da qui. I Monumenti,

tisce. Piazza fratelli Cairoli, è la più grande,

come le linee d’una mano, scritto negli

le ville e le chiese non mancano e sono

ad oggi, piazza del mercato che in questi

spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre,

facilmente reperibili su Internet. Fino agli

anni, si è adeguata

negli scorrimano delle scale, nelle antenne

anni settanta, c’era il Teatro Verdi, copia

variopinte gestite da ambulanti di ogni

dei parafulmini, nelle aste delle bandiere,

gemella del Ponchielli di Cremona, demo-

provenienza, bendisposti al dialogo, coi

ogni segmento rigato a sua volta di graffi,

lito per dare spazio a un supermarket, per

quali è ancora possibile la trattativa. Al

seghettature, intagli, svirgole”.

i “Cudugnin” che lo ricordano e lo hanno

centro della piazza, un tempo, c’era un

(Italo Calvino)

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ai tempi, bancarelle


BUONE NOTIZIE

In questa rubrica, che chiude la nostra rivista, vi mettiamo al corrente dell’aspetto più umano e significativo che lega i volontari della Fondazione: ricorrenze importanti, compleanni, matrimoni ed altre curiosità vi aiuteranno a conoscerci meglio, non solo come volontari, bensì, come persone!

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