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MAGAZINE N° 16 Novembre 2025

IA: EDILIZIA, SOSTENIBILITÀENERGIA, From building to city

L’ARTE DI DARE SENSO AL CAMBIAMENTO

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Comitato scientifico: Domenico Di Canosa, Antonio Sacchetti, Marco Stazi, Ildebrande Bevere, Pasquale Capezzuto, Ernesto Santini, Daniele Coppi, Giuseppe Frullo, Andrea Lanna, Domenico Marotta, Gianluca Musetti, Luca Nadir, Dario Sala, Giuseppe Santoro Hanno collaborato: Luca Baldin, Domenico Repetto, Ilaria Rebecchi, NiiProgetti, Antonella Terrasi, Niccolò Aste, Claudio Del Pero, Fabrizio Leonforte, Marco Ventimiglia, Marcello Bologni, Veronica Lucia Castaldo, Maria Francesca Talamo, Maria Dicorato, Aldo Fumi, Giuseppe Forte, Francesca Marasciuolo, Michele Fucci, Domenico Di Canosa, Pasquale Capezzuto, Rossano Capannini, Andrea Lupo, Alessio Vannuzzi, Mauro Rigo

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SMART BUILDING ITALIA MAGAZINE

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Il 29 giugno ci ha lasciati Paolo Dalla Chiara, storico fondatore e Presidente di Pentastudio. Questo è quindi il primo numero della nostra rivista che esce in sua mancanza ed è semplicemente logico che tra le pagine ce ne sia una dedicata a lui.

Paolo ha condotto Pentastudio attraverso oltre cinquant’anni di storia, non sempre semplici, direi sempre stimolanti, a tratti entusiasmanti. Per noi era una presenza costante e, ancora oggi, a distanza di quasi quattro mesi dalla sua scomparsa, quando suona il campanello ci attendiamo di vederlo comparire dalla porta.

Paolo si è formato negli anni della contestazione giovanile, anni dominati da una vitalità prorompente e da una volontà di andare oltre le regole, gli anni della fantasia al potere.

Un imprinting che, unito all’indole curiosa e alla creatività, gli hanno permesso spesso di guardare “oltre”, di scorgere quello che gli altri non vedevano. Questa combinazione originale di curiosità creativa e tenacia ha segnato l’intera sua vita.

E parlo di vita, non di attività, perché le due cose in Paolo coincidevano. In tal senso, è stato anche un tipico prodotto del Nord-Est migliore, quello che nel breve volgere di un paio di decenni ha trasformato il Veneto da regione arretrata e prevalentemente contadina, qual era ancora nel secondo dopoguerra, in una delle locomotive d’Italia, grazie a imprenditori geniali, ma anche a grandissimi lavoratori apprezzati in tutto il mondo, e Paolo era l’uno e l’altro.

Paolo era certamente un visionario, ma di una specie rara, perché era in grado di coniugare la visionarietà con la concretezza, e gli piaceva molto spiegare i passaggi che dall’idea portano al risultato, non avendo mai smesso completamente i panni del professore. I suoi migliori amici sono stati uomini e donne come lui, al contempo colleghi e amici di una vita con cui ha realizzato imprese che la maggior parte delle persone ritenevano semplicemente fantasiosi voli pindarici.

Per questo Paolo era un cultore del paradosso, del pensiero laterale, dell’ironia tagliente e persino impertinente che per lui era una pars construens, non destruens.

Così lo volgiamo ricordare, senza essere inutilmente cerimoniosi (lui non l’avrebbe gradito). Nel prosieguo di questa bella storia faremo di tutto per essere alla sua altezza.

CIAO PAOLO

Luca Baldin e tutto il personale di Pentastudio

DALLA BIENNALE ARCHITETTURA UN APPROCCIO PRAGMATICO E POSITIVO ALLA CRISI CLIMATICA

Questo 2025 rimarrà nella memoria come uno degli anni più complicati e per certi versi surreali della storia recente. La politica, come la majonese, sembra letteralmente impazzita e ancor più sembra aver perso qualsiasi rapporto con la realtà. C’è chi sostiene che un’era si stia concludendo, quella del dominio americano incontrastato post caduta del muro di Berlino, quello della “fine della storia” teorizzata da Francis Fukuyama, e probabilmente c’è del vero, ma si fa davvero fatica a intravvedere quale altro sistema geopolitico si stia affermando, al di là di quelle che al momento sembrano più ambizioni modello Dottor Stranamore che realtà dotate di fondamento.

In questo quadro confuso una visita alla Biennale Architettura 2025, curata da Carlo Ratti, può apparire come una boccata di ossigeno, dal momento che ha la qualità, rara, di abbinare la visionarietà, che è il segno distintivo di tutte le Biennali, con una inusuale concretezza. Nel testo introduttivo al catalogo, Ratti spiega molto bene qual è il ragionamento che ha guidato le sue scelte curatoriali e da quel testo un passaggio appare particolarmente illuminante, ovvero quando scrive: “Quando i sistemi su cui abbiamo a lungo basato la nostra comprensione cominciano a fallire, sono necessarie nuove forme di pensiero. Per decenni, l’architettura ha risposto alla crisi climatica con la mitigazione: progettare per ridurre il nostro impatto sul clima. Ma questo approccio non è più sufficiente. È il momento che l’architettura abbracci il campo dell’adattamento: ripensare il modo in cui progettiamo in vista di un mondo profondamente mutato”.

Ratti in sostanza ci dice una cosa che, in fondo, un po’ conosciamo e un po’ temiamo tutti: i nostri sforzi per ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera produrranno qualche risultato, ma non basteranno a modificare in modo sostanziale il ciclo di riscaldamento in atto del pianeta, dal che ne deriva che mitigare sarà necessario ma non sufficiente e che bisognerà iniziare seriamente a pensare a politiche di adattamento.

Che c’è di positivo in tutto ciò? Apparentemente nulla, ma a ben vendere l’atteggiamento di Ratti spazza via il fatalismo (e non è poco) e introduce l’idea che si possa e si debba ancora fare qualche cosa. Nello specifico, il fatto che la casa dell’uomo, che in fondo ci ha sempre riparati dalle intemperie, a certe condizioni, potrà continuare a farlo.

Nell’adottare in tempi non sospetti il suffisso “smart” al nostro marchio, il pensiero era andato proprio all’intelligenza che avremmo voluto governasse i processi di cambiamento che già si intravvedevano con chiarezza. Nei prossimi decenni, ci dice la Biennale di Carlo Ratti, avremo bisogno di molta intelligenza, per sviluppare politiche di adattamento al cambiamento climatico; e uno dei temi portanti in cui questa intelligenza dovrà esprimersi sarà proprio la ridefinizione dei parametri dell’abitare e del vivere gli spazi urbani. La twin transition, per funzionare, dovrà essere prima di tutto intelligente. ■

16 NOV 25

03

Dalla Biennale Architettura un approccio pragmatico e positivo alla crisi climatica

06 Comunicare le transizioni: l’arte di dare senso al Cambiamento

08 Tecnologia e umanesimo per l’architettura del futuro

12 L’infrastruttura digitale per una capitale smart

16 Smart Building Expo: l’evento di riferimento in Italia ed Europa per la home & building automation e la twin transition del settore edilizio

18 Fiera Milano per Milano-Cortina 2026: Smartness e sostenibilità alla base del progetto della Venue Olimpica

20 Stato dell’arte 2025-2027 su opportunità e prospettive, alla luce del New European Bauhaus

22 Smart Lighting: La Leva Strategica per l’Efficienza e il Benessere nella Transizione

24 Impianti elettrici: Italia in bilico tra sicurezza, efficienza e futuro

25 Intervista a Ezio Galli, FME

26 Bollette più care e dipendenza energetica. L’Unione Europea corre ai ripari

30 Le promesse all’edilizia dell’Intelligenza Artificiale

32 Assimpredil ANCE presenta Cantiere Impatto Sostenibile il codice di condotta per i soci

34 La capacità predittiva dell’IA al servizio delle reti energetiche

36 Intelligenza Artificiale, Data Center e BACS: il filo che unisce innovazione e sostenibilità

38 La Puglia punta sui data center: A Marzo 2026 un evento in Fiera del Levante a Bari

40 Quando l’Intelligenza Artificiale entra negli edifici: così nascono gli Smart Building e le Smart City

42 Smart City in Italia: a che punto siamo?

46 La gestione dei dati nelle città intelligenti

48 Microreti in corrente continua per servizi di flessibilità e in comunità energetiche: il dimostratore del progetto ECS4DRES

52 Dal 5G al 6G: evoluzione tecnologica, prestazioni e impatto sull’inquinamento elettromagnetico

56 La nuova frontiera dello Smart Water Management

58 Navigare Verso Il Futuro: ecco come Fincantieri guida la rivoluzione dell’Idrogeno con la prima nave da crociera a zero emission

60 Edifici storici ed efficienza energetica: il progetto di ricerca RSE

62 Italia persa nel paradosso digitale: ad edifici sempre più intelligenti una normativa sempre meno stringente

66 APAVE Italia Parola d’ordine: qualità del costruire

68 Ventilazione, purificazione e qualità dell’aria indoor

70 A Napoli un nuovo ecoquartiere rigenera l’area di Ponticelli

72 Uffici, Arte e neuroscienze nel Progetto di Riconversione della Caserma di Basiliano

74 Nuovo residenziale di pregio a Courmayeur: la trasformazione delle ex funivie

76 Roma: Il nuovo progetto di Via del Crocifisso tra rigenerazione urbana, arte e tecnologia

78 Le priorità di Smart Buildings Alliance

80 J2 Innovation: L’ascesa di FIN Intelligence

82 JLL, Molex ed Italtel: Immobili intelligenti e sostenibili, con più valore

84 Tecnofiber per gli impianti FFTH

86 Cellnex: Smart Building: la connettività come spina dorsale del Paese

88 Homematic IP Wired: Stabilità, sicurezza e controllo nella casa smart

91 Selektra Italia: Città più intelligenti e Servizi efficienti a disposizione di chi le vive

92 Gira G1: Intelligente. Più veloce.

94 Kieback&Peter Grattacielo Piemonte: a Torino tecnologia e sostenibilità al servizio della Pubblica Amministrazione

96 Dabbel: Risparmi Automatic

97 Beta Cavi: l’eccellenza italiana nei cavi per lo Smart Building

98 La casa smart, semplice e integrata, con le soluzioni connesse Finder e 4box

100 Distech Controls: innovazione al servizio degli smart building

102 Due Esse: quando il mondo IT incontra lo Smart Building (e l’Architettura)

104 Quicklink Solutions: Smart Building Evolution

105 Smart Future. Tecnologie integrate per città ed edifici intelligenti: l’approccio di Allnet.Italia

106 Alpha Elettronica 50 anni

107 Vimar: Plana Up evoluzione naturale di Plana

108 Ajax Systems: quando “sicurezza” è la parola d’ordine

110 Ridurre il consumo di energia negli edifici utilizzando i dati di advizeo by Hager

111 xxter e Pairot: l’evoluzione dell’ecosistema KNX secondo eelectron

113 Av: Tecnologia, esperienza, intelligenza

114 Dalla comprensione del linguaggio all’azione intelligente: I LAM trasformano la domotica e gli edifici smart in sistemi dinamici, adattivi e realmente proattivi

117 Sistemi di automazione orientati al miglioramento del comfort e dell’esperienza negli ambienti dedicati all’hospitality

120 Tecnologie AV e Universal Design: lo Smart Building accessibile a tutti

122 Eurovisioni 2025 a Palazzo Farnese

123 ISE 2026: Dove gli spazi intelligenti prendono vita

124 ENGLISH VERSION:

AV Technology Experience Intelligence

COMUNICARE LE TRANSIZIONI: L’ARTE DI

DARE SENSO AL CAMBIAMENTO

Domenico Repetto, Direttore Divisione V° Comunicazione, benessere organizzativo, trasparenza e anticorruzione - D.G. CORUC - Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica MASE

Le transizioni del nostro tempo non sono semplici traiettorie di sviluppo tecnologico o ambientale: sono processi profondi che cambiano strutture sociali, mentalità collettive, modelli economici e abitudini quotidiane. In questo scenario, la comunicazione non è un accessorio, né un mero strumento di divulgazione: è un driver strategico, una leva capace di orientare la percezione, stimolare la partecipazione, consolidare la fiducia e, soprattutto, dare un senso condiviso a trasformazioni che, per loro natura, generano incertezza. La comunicazione, in sostanza, serve a costruire senso, a fornire un significato e una ragione alle ragioni che sono alla base delle scelte che ciascuno di noi è chiamato a compiere in un contesto

sociale, economico e politico mutevole e scarsamente prevedibile. Transizione deriva dal verbo latino transire, che significa passare e nell’accezione attuale da significato al passaggio dal paradigma dell’economia lineare a quello circolare, da un passato fatto di certezze che si sono sedimentate nel corso degli ultimi 80 anni ad un presente pieno di domande che cercano risposte.

Le due grandi transizioni – quella ambientale e quella digitale – si incrociano e si alimentano a vicenda. Da un lato, l’urgenza della sostenibilità impone di ripensare le catene produttive, gli stili di vita e le politiche pubbliche. Dall’altro, la digitalizzazione offre strumenti potenti per misurare, rendicontare, innovare e accelerare il cambiamento. Ma nessuna di queste due transizioni può riuscire senza un linguaggio in grado di trasformare la complessità in cultura diffusa e consapevolezza sociale.

Comunicazione come motore della transizione ambientale

Ogni transizione rischia di generare disorientamento. La comunicazione ha il compito di fornire bussole: cultura e consapevolezza. Cultura come accumulo di conoscenze che permette di collocare il cambiamento in una prospettiva storica e sociale. Consapevolezza come capacità di leggere le proprie scelte quotidiane dentro la cornice globale delle trasformazioni. La transizione ecologica richiede investimenti, tecnologie e norme. Ma senza un’adeguata cornice narrativa

rischia di apparire come un’imposizione, un insieme di divieti e restrizioni. Serve, anzi urge, una nuova Stele di Rosetta che aiuti a tradurre le politiche ambientali in messaggi comprensibili, inclusivi, “normalizzanti”. Parlare di decarbonizzazione o di neutralità climatica non significa solo citare dati sulle emissioni, ma soprattutto raccontare come queste scelte incidono positivamente sul benessere quotidiano delle persone.

È in questo solco che il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha avviato progetti di sensibilizzazione orientati a far crescere cultura e consapevolezza. Senza cittadini consapevoli, le transizioni rischiano di restare “dall’alto”, calate dall’istituzione verso la società, invece che condivise. L’obiettivo è chiaro: trasformare la transizione in un percorso collettivo, non in un capitolo riservato a tecnici e specialisti. La narrazione normalizzante diventa così un linguaggio che avvicina: non più la crisi climatica come minaccia distante, ma l’efficienza energetica come opportunità presente; non più l’ambiente come vincolo, ma come infrastruttura immateriale vitale per lo sviluppo delle relazioni sociali ed economiche. In tale contesto, la misura del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) relativa alla cultura e consapevolezza ambientale mira a promuovere una maggiore comprensione delle sfide ambientali e a incoraggiare comportamenti sostenibili tra i cittadini italiani.

Questo investimento si propone di aumentare il livello di consapevolezza sugli scenari

di cambiamento climatico e sulle relative conseguenze, educare in merito alle opzioni a disposizione per l’adozione di stili di vita e consumi più sostenibili, e promuovere l’adozione di comportamenti virtuosi a livello di comunità. Per raggiungere questi obiettivi, il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica ha realizzato un portale www. culturaeconsapevolezza@mase.gov.it all’interno del quale sono stati pubblicati contenuti omni-channel sulle tematiche di transizione ecologica, come podcast, video per scuole, documentari e long forms. La piattaforma è caratterizzata da un claim molto significativo: #Dipendedanoi, che mira ad evidenziare come il processo di transizione ecologica in atto necessiti un ripensamento degli stili di vita comuni nel senso della sostenibilità e richieda una cosciente trasformazione culturale nei cittadini.

Comunicazione come motore della transizione digitale

La digitalizzazione non è un processo neutro: richiede adattamento, apprendimento e fiducia. Anche qui, la comunicazione svolge un ruolo fondamentale. L’introduzione di nuove tecnologie – dall’intelligenza artificiale all’Internet of Things – non può essere descritta solo attraverso parametri di performance. Occorre dimostrare e raccontare i benefici concreti per cittadini e imprese, senza nascondere i rischi legati a sicurezza, inclusione, divari generazionali. La dimensione digitale, come quella ambientale, ha bisogno di linguaggi normalizzanti. Spiegare che la transizione digitale non è un salto nel vuoto, ma un processo di continuità con l’esperienza quotidiana, significa ridurre ansie e resistenze. Qui emerge un dato interessante: chi ha vissuto l’era pre-internet, chi conosce il peso delle relazioni fisiche, dei media tradizionali, delle logiche analogiche, possiede un capitale di competenze prezioso. Sono queste professionalità ibride a garantire una mediazione efficace tra linguaggi vecchi e nuovi, tra pubblico e istituzioni, tra cittadini e tecnologie

L’incrocio delle due transizioni Quando le transizioni ambientale e digitale si incrociano, la comunicazione assume una funzione ancora più strategica. Le piattaforme digitali, infatti, sono oggi i veicoli principali per veicolare messaggi di sostenibilità. I big data, le dashboard interattive, le campagne social consentono di visualizzare in tempo reale l’impatto delle

scelte ambientali, trasformando il cambiamento in un’esperienza tangibile. Ma c’è un rischio: la frammentazione narrativa. Se i linguaggi digitali tendono a privilegiare la velocità, la viralità e l’immediatezza, la transizione ambientale ha bisogno di profondità, di visione di lungo periodo, di sedimentazione culturale. La sfida comunicativa sta nel coniugare queste due logiche: usare il digitale per ingaggiare, senza smarrire la capacità di costruire una cultura solida della sostenibilità.

Il valore dell’ibridazione professionale

Le professionalità che hanno attraversato l’era pre-digitale rappresentano una risorsa fondamentale. Non si tratta di nostalgia, ma di un vantaggio competitivo: chi conosce i tempi lunghi della carta stampata, le responsabilità del giornalismo economico-finanziario, l’etica della mediazione informativa, è in grado di trasferire queste competenze nella nuova ecologia digitale. L’ibridazione professionale è la vera innovazione comunicativa. Le transizioni non chiedono solo esperti tecnici, ma mediatori culturali capaci di tradurre linguaggi diversi. Una campagna di sensibilizzazione ambientale efficace, ad esempio, deve combinare la forza delle infografiche digitali con la profondità di un’analisi giornalistica. Un progetto di alfabetizzazione digitale deve intrecciare la rapidità del tutorial online con il valore pedagogico del contatto umano.

Normalizzare per includere

Nelle narrazioni delle transizioni, i messaggi normalizzanti svolgono un ruolo cruciale. Parlare di sostenibilità non come di un’eccezione virtuosa, ma come di una pratica quotidiana accessibile a tutti. Descrivere l’uso del digitale non come un privilegio di pochi esperti, ma come un diritto di cittadinanza. La normalizzazione non significa banalizzare, ma rendere ordinario ciò che oggi appare straordinario.

La comunicazione, in questo senso, è un atto politico e culturale: abbassa le barriere, crea fiducia, stimola comportamenti coerenti. È il linguaggio a trasformare un obbligo in opportunità, un vincolo in possibilità, un dovere in scelta condivisa.

Innovazione come pratica comunicativa

Quando parliamo di innovazione pensiamo spesso a tecnologie o modelli economici. Ma

l’innovazione più potente è spesso linguistica e narrativa. Innovare significa trovare parole nuove per descrivere scenari inediti. Significa costruire immaginari positivi che anticipino il futuro.

Significa anche avere il coraggio di archiviare linguaggi obsoleti che non rispondono più alle sfide del tempo. Nella transizione ambientale, parlare di “economia circolare” invece che di “rifiuti” cambia la percezione collettiva. Nella transizione digitale, raccontare la “cittadinanza digitale” invece che la “tecnologia” apre scenari di inclusione. Innovare la comunicazione è, in definitiva, innovare la società.

Conclusione: comunicare per governare il cambiamento

Le due grandi transizioni non sono destini ineluttabili, ma processi governabili.

E la comunicazione è il ponte che collega decisioni istituzionali, innovazioni tecnologiche, comportamenti quotidiani

Chi comunica bene non solo informa: costruisce fiducia, genera partecipazione, consolida la legittimità delle scelte politiche. In tale contesto, è fondamentale che la comunicazione ambientale non si limiti a trasmettere messaggi, ma incoraggi anche il dialogo e la partecipazione attiva. La creazione di piattaforme dove le persone possono esprimere le loro opinioni, condividere idee, e collaborare su progetti ambientali può rafforzare il senso di comunità e impegno collettivo verso un futuro sostenibile. Attraverso una divulgazione immediata e accessibile a tutti è possibile far percepire l’importanza di agire, favorendo un salto di qualità che trasformi una generica conoscenza nella concreta e responsabile adozione di comportamenti sostenibili.

In conclusione, la comunicazione ambientale è un potente strumento per aumentare la consapevolezza e promuovere comportamenti sostenibili. Attraverso l’educazione, il coinvolgimento emotivo, l’inclusività e la partecipazione attiva, possiamo costruire una società più consapevole e pronta a proteggere il nostro pianeta per le generazioni future. In questo quadro, le professionalità ibride, i linguaggi normalizzanti e la costruzione di cultura e consapevolezza diventano i veri asset strategici. Perché le transizioni non sono mai solo tecniche: sono, prima di tutto, culturali. E una società che sa raccontarsi in modo chiaro, inclusivo e innovativo è una società che sa affrontare il futuro. ■

TECNOLOGIA E UMANESIMO PER L’ARCHITETTURA

DEL FUTURO

Angela Panza

Progettista specializzata in soluzioni per l’efficienza energetica, la sostenibilità e la tassonomia ambientale. Abilitata alla diagnosi energetica (EGE civile), qualificata come esperto CAM edilizia ISO/ IEC 17024 e GIF AP Practitioner.

Esercita la libera professione di architetto con focus sulle tematiche energetiche, dalla progettazione di edifici nZEB alla certificazione energetica e ambientale. In relazione alle tematiche ambientali si occupa di consulenza alle imprese come referente dello sportello CAM-DNSH per Assimpredil ANCE e supporta le aziende per la reportistica della sostenibilità in ottica ESG. Svolge attività di ispezione per società pubbliche e private. Supporta professionisti e aziende nell’applicazione della normativa e nella formazione per le tematiche oggetto della professione.

È Consigliere eletto dell’Ordine e della Fondazione degli Architetti PPC di Milano con deleghe specifiche alle tematiche “energia e sostenibilità ambientale” e “formazione professionale”.

Intervista ad Angela Panza,

Consigliere dell’Ordine e Fondazione degli Architetti PPC di Milano

Architetto Panza, su Smart Building Italia ci occupiamo di utilizzo delle nuove tecnologie applicate agli edifici e alle città. Lei sicuramente non sembra insensibile agli sviluppi tecnologici, in qualità di architetto qual è il suo rapporto con la tecnologia?

Il mio rapporto con la tecnologia è profondamente radicato nel connubio tra rigore scientifico e visione creativa. Ritengo che ogni progetto affondi le proprie radici in una rigorosa padronanza teorica delle discipline ingegneristiche e in un accurato esame delle normative vigenti, per prendere poi vita soltanto nel momento in cui queste conoscenze vengono tradotte, attraverso la fase creativa, in soluzioni concrete e di qualità. In quest’ottica, la tecnologia non è un semplice strumento da impiegare, bensì un

vero e proprio linguaggio che permette di raccontare l’architettura attraverso materiali innovativi, sistemi costruttivi all’avanguardia e approcci digitali avanzati. Proprio per questo la considero una “dottrina dell’arte”: un campo in cui composizione, bellezza e funzionalità trovano sintesi grazie a saperi specialistici che si alimentano reciprocamente.

Mario Cucinella ha parlato recentemente di “senso civico del mestiere”; come si intreccia secondo lei questo concetto con la grande sfida della sostenibilità a cui l’intero comparto edilizio è chiamato?

Il senso civico che deve animare la figura dell’architetto che si occupa di sostenibilità è anzitutto una responsabilità nei confronti della collettività. Progettare in chiave sostenibile significa infatti riconoscere che ogni edificio è parte di un sistema urbano più vasto, con conseguenze dirette su qualità dell’aria, comfort degli abitanti e valore sociale degli spazi comuni.

Per questo ritengo fondamentale coltivare continuamente la competenza tecnica - dalla scelta dei materiali alla conoscenza approfondita dei criteri di efficienza energetica, comfort acustico e salubrità ambientale - e allo stesso tempo promuovere un dialogo trasparente con le comunità interessate, affinché le decisioni progettuali rispondano davvero alle esigenze quotidiane di chi vivrà quegli spazi.

Nei prossimi decenni (l’Ue ci ha dato un termine al 2050) in Italia e in Europa, gioco forza, parleremo soprattutto di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, più che di costruzione del nuovo. Come si può raggiungere un buon compromesso tra la conservazione del valore storico delle nostre aree urbane e l’urgenza di avere edifici meno energivori, specie in un Paese come il nostro?

Per giungere a un equilibrio duraturo tra conservazione del patrimonio storico e riduzione del consumo energetico occorre innanzitutto un approccio integrato che metta al centro la conoscenza approfondita dell’edificio esistente.

Ogni manufatto ha una propria identità, fatta di materiali, stratificazioni e, talvolta, criticità costruttive. Solo dopo avere ricostruito questa storia è possibile intervenire con tecniche di isolamento termico mirate, soluzioni impiantistiche efficienti e fonti rinnovabili studiate per non alterarne l’aspetto originario. Al tempo stesso è indispensabile lavorare in sinergia con storici dell’arte, ingegneri e tecnici ambientali, superando la frammentazione delle competenze e semplificando gli iter autorizzativi per accelerare le tempistiche di intervento senza comprometterne la qualità.

Milano ci ha abituati negli ultimi anni a un fiorire di progetti a effetto, che qualcuno ha anche definito “glamour”. La necessità di intervenire sul costruito può essere un antidoto a questa

ASA Studio Albanese

voglia di stupire a tutti i costi e per riportare l’architettura al suo altissimo valore sociale, che è pur sempre quello di realizzare la casa per l’uomo?

Credo fermamente che la vera forza dell’architettura risieda nel suo impatto sulla vita delle persone e sul tessuto urbano.

I progetti “glamour” possono creare visibilità, ma rischiano di restare eventi isolati se non dialogano con la comunità e con il contesto. Detto questo, non esiste il progetto ‘giusto’ a priori, poiché nasce dall’incontro di molteplici elementi: a volte si interviene recuperando l’esistente, altre volte si rende necessario ricostruire da capo.

Il progetto di architettura deve esprimere appieno il proprio potenziale di rigenerare interi quartieri, restituendo ai cittadini spazi pubblici riqualificati, percorsi pedonali accessibili e abitazioni confortevoli.

Solo attraverso interventi calibrati, rispettosi delle stratificazioni culturali e attenti ai bisogni sociali, si può restituire all’architettura il suo valore più autentico: offrire accoglienza, benessere e senso di appartenenza.

I primi provvedimenti volti a stimolare la rigenerazione del patrimonio edilizio italiano non sono stati un grande successo (penso soprattutto al Superbonus, costato moltissimo e con risultati modesti); molti pensano che i tempi siano maturi per un nuovo grande “piano casa” (con un occhio di riguardo all’edilizia pubblica) che dovrebbe favorire e accelerare la conversione green. Può essere questa la strada per raggiungere gli obiettivi sfidanti della EPBD4?

Le ricadute del Superbonus sono state raccontate in modo eterogeneo e a tratti confuso: in diversi casi ha favorito interventi di qualità, ma la complessità delle procedure e la mancanza di controlli rigorosi ne hanno limitato l’efficacia su larga scala.

Un nuovo piano dovrebbe dunque puntare su incentivi calibrati sulle reali esigenze dell’edilizia sociale, prevedendo aliquote differenziate a seconda delle classi energetiche di partenza e semplificando i flussi autorizzativi.

Contestualmente, andrebbero rafforzati i meccanismi di monitoraggio dei risultati, promuovendo contestualmente una cultura del senso civico capace di coinvolgere tutti gli attori - dalle istituzioni

agli operatori di cantiere - affinché i fondi stanziati generino benefici tangibili e duraturi.

Se dovesse dare un suggerimento a chi entro maggio del prossimo anno dovrà definire le linee guida del Paese per il raggiungimento dei risultati posti dalla Direttiva europea sulle case green, a cosa penserebbe?

Nel definire le linee guida nazionali, proporrei innanzitutto di istituire tavoli tecnici a livello territoriale, in cui le tematiche delle energie rinnovabili, dell’adattamento climatico e dell’analisi del rischio vengano valutate in modo congiunto.

Attraverso una mappatura puntuale del potenziale delle fonti locali - sole, vento, biomasse - sarebbe possibile individuare distretti energetici e comunità rinnovabili capaci di alimentare gli edifici più energivori, garantendo al contempo resilienza climatica. Tale mappatura andrebbe concertata e validata da enti pubblici, in modo da assicurare il principio di trasparenza e affidabilità, con gruppi di lavoro che integrino le competenze di tutti i professionisti e coinvolgano attivamente i giovani. Fondamentale sarebbe poi fissare scadenze precise e indicatori di monitoraggio, così da verificare periodicamente i progressi e adattare le strategie in corso d’opera, creando un percorso che risulti al contempo ambizioso ed effettivamente realizzabile sul territorio.

Infine: guardando ai primi passi di Papa Leone XIV, qualcuno ha parlato di apertura all’umanesimo tecnologico, ovvero a un’idea di tecnologia che metta al centro sempre l’uomo: può essere la via maestra anche per l’architettura del XXI secolo? Più che di un umanesimo incentrato sul singolo, auspico un vero “umanesimo di comunità”: un’idea di tecnologia che ponga al centro la coesione sociale e la partecipazione collettiva. Le soluzioni digitali e le piattaforme di intelligenza artificiale non devono limitarsi a ottimizzare processi, ma servire a creare reti di collaborazione, facilitare la condivisione di informazioni e coinvolgere anche le categorie più fragili.

Solo in questo modo l’innovazione potrà generare un nuovo Rinascimento, in cui ogni cittadino si senta protagonista del progetto urbano e il valore dell’architettura si misuri sulla capacità di migliorare davvero la vita di tutti. ■

Dai valore ai tuoi progetti

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L’INFRASTRUTTURA DIGITALE PER UNA CAPITALE SMART

Intervista a Antonella Melito, Vicepresidente della Commissione Roma

Capitale, Statuto e Innovazione Tecnologica, racconta la proposta di deliberazione che mira ad attuare nella Capitale l’obbligo di infrastrutturazione digitale negli edifici

Gentile dottoressa Melito, lei è la prima firmataria di una proposta di deliberazione del Comune di Roma che prevede di dare precisa attuazione a quanto previsto già dieci anni fa come obbligo da una norma dello Stato, ovvero assicurare l’infrastrutturazione digitale del patrimonio edilizio di nuova costruzione o profondamente ristrutturato (ex art. 135 bis del T.U. dell’edilizia). Come nasce questa iniziativa e qual è, secondo lei, la ragione per cui finora questa norma è stata così disattesa?

L’iniziativa nasce dal bisogno concreto di colmare uno scarto tra norme già esistenti e una realtà operativa che non si è ancora pienamente allineata. Spesso si pensa che l’obbligo di digitalizzazione degli edifici sia nato con l’articolo 135-bis del Testo Unico

Antonella Melito

dell’Edilizia, ma in realtà quell’articolo è solo una tappa – importante, ma non l’origine – di un processo iniziato ben prima. Il vero punto di svolta risale al 2014, con il decreto cosiddetto “Sblocca Italia” (DL 133/2014), quando il legislatore italiano ha recepito indirizzi europei fondamentali: ha infatti incluso le reti di comunicazione elettronica ad alta velocità in fibra ottica tra le opere di urbanizzazione primaria, al pari di fognature, acqua, luce e gas. È lì che nasce il principio, poi tradotto concretamente proprio dal 135-bis, che indica come si realizza questo obbligo, vincolando i progetti edilizi a una guida tecnica precisa: la CEI 306-2. Per la prima volta, una norma tecnica entra a far parte del diritto positivo italiano come condizione per l’agibilità. Questa stratificazione normativa – tra diritto europeo, urbanistica, edilizia e tecniche impiantistiche – ha richiesto tempo per essere compresa, assimilata e soprattutto coordinata. È il tempo della maturazione, che oggi può dirsi compiuto. Lo dimostra anche una recente e importante pronuncia del Consiglio di Stato (sentenza n. 2823 del 2025), che afferma con chiarezza un principio fino ad ora sottovalutato: l’assenza

di infrastrutturazione digitale impedisce il rilascio dell’agibilità.

La nostra proposta di deliberazione nasce proprio da qui: non per introdurre nuovi obblighi, né per individuare responsabili, ma per rendere applicabili e sostenibili quelli già vigenti, traducendoli in procedure chiare, accessibili, verificate e comprensibili per tutti gli attori coinvolti.

Come intendete metterla in pratica? Avete in previsione di condividere questa vostra iniziativa a livello nazionale?

La proposta non intende presentare Roma come un’eccezione, ma come un metodo. Non offriamo un modello da replicare rigidamente, bensì un esempio di attuazione integrale e coerente di obiettivi normativi già vigenti. È un metodo costruito attraverso il confronto tra tutti i soggetti che esercitano funzioni pubbliche nel processo edilizio: amministrazioni, professionisti, operatori di rete, mondo commerciale. Non nasce da un’intuizione isolata, ma da una presa d’atto istituzionale: le norme ci sono, le responsabilità sono distribuite, serve solo coordinamento.

Ed è proprio questa capacità di coordi-

namento locale ciò che rende l’iniziativa replicabile: da altri Comuni, da gestori di rete, da aziende pubbliche o miste, da investitori privati, da chi opera nel mercato immobiliare o nei servizi digitali.

Non imponiamo un assetto rigido, ma mettiamo a disposizione una struttura operativa concreta, che altri potranno adattare alle proprie specificità locali.

A Roma abbiamo scelto di non partire da un nuovo regolamento, ma da una vera e propria intesa operativa, che coinvolge ordini professionali, libere professioni iscritte alla Camera di Commercio e soggetti tecnici che, pur non iscritti ad albi, esercitano funzioni rilevanti nelle pratiche edilizie.

La proposta prevede l’aggiornamento della modulistica edilizia e, soprattutto, l’istituzione di un gruppo tecnico congiunto, il GLIME, che coinvolgerà rappresentanti dell’amministrazione e degli Ordini professionali.

Questo gruppo avrà il compito di proporre la creazione di un sistema, anche allineando operativamente gli archivi pubblici che consenta di monitorare, verificare e promuovere l’applicazione delle norme, ma anche di trasmettere le proprie risultanze a

sedi istituzionali più ampie, come la Regione Lazio, la Conferenza Stato-Regioni e la Conferenza Stato-Città. In questo modo l’esperienza romana può contribuire a costruire, dal basso, una strategia nazionale efficace, coordinata e condivisa.

Nel documento di proposta avete espresso l’intenzione di coinvolgere anche gli Ordini professionali. Perché questa scelta e che ruolo dovrebbero avere i professionisti in questa complessa operazione? Il coinvolgimento degli Ordini è fondamentale. I professionisti non solo progettano, certificano e asseverano gli impianti digitali, ma sono anche responsabili della qualità dell’intervento. Il loro ruolo è normativamente vincolato: il certificato che definisce la qualità e la commerciabilità di un immobile, così come la segnalazione certificata di agibilità, sono firmati da un tecnico iscritto all’albo che si assume piena responsabilità. L’Amministrazione vigila, ma non può sostituirsi alla professionalità di chi opera sul campo.

Per questo, nella proposta è prevista l’istituzione del GLIME, un gruppo di lavoro interdisciplinare con rappresentanti dell’amministrazione e degli Ordini. Tuttavia, non basta coinvolgere gli Ordini: nella pratica edilizia intervengono anche altre figure chiave come installatori specializzati, agenti immobiliari, valutatori.

La Camera di Commercio, insieme a Unioncamere, è parte attiva di questo percorso. L’obiettivo è mettere in rete tutte le competenze, promuovendo una cultura diffusa della digitalizzazione e della responsabilità.

Quanto è importante, in una città complessa come Roma, poter contare su una rete digitale efficiente? E come si interseca questo con le ambizioni di avere una Capitale Smart?

La digitalizzazione non è un’opzione, è una condizione necessaria per ogni politica pubblica che voglia incidere davvero sulla vita dei cittadini. Per Roma Capitale e per i territori che condividono questa visione, digitalizzazione e transizione energetica

sono vere e proprie infrastrutture primarie, al pari di fognature e acqua potabile. Una casa senza connessione non è una casa pronta per il presente, né tantomeno per il futuro. Non si tratta solo di cavi e centraline, ma di una rete intelligente e diffusa: fibra ottica, piattaforme 5G, microantenne DAS già installate nei municipi, nelle stazioni metro, negli edifici pubblici, grazie alla collaborazione con Infratel.

La Consulta Roma Smart City Lab riunisce cittadini, università, imprese e istituzioni per una città intelligente, partecipata, dove la digitalizzazione abilita diritti fondamentali: lavoro, salute, istruzione, inclusione. È lo stesso approccio infrastrutturale che stiamo adottando per la transizione energetica. La casa intelligente è anche la casa sostenibile.

Quali sono, secondo lei, i servizi che in una città come Roma si avvantaggeranno maggiormente da edifici connessi con reti a banda ultra larga e dotati di infrastrutture digitali abilitanti?

La digitalizzazione e la transizione energetica non sono opzioni, ma condizioni necessarie per politiche pubbliche efficaci. Roma Capitale ha scelto una regia pubblica integrata: non solo fibra ottica, ma una rete diffusa e intelligente, che abilita servizi evoluti. Il Roma Smart City Lab, con i suoi 11 tavoli tematici, sta generando proposte operative su energia, salute, mobilità, dati urbani. I benefici toccano ogni ambito: sanità digitale, domotica, telelavoro, colonnine per veicoli elettrici, monitoraggio energetico, produzione da fonti rinnovabili.

La digitalizzazione permette un dialogo personalizzato tra cittadini e PA, accesso integrato ai servizi, attenzione ai più fragili grazie alla condivisione controllata delle informazioni. Il convegno che abbiamo organizzato in Campidoglio il 9 luglio scorso è stato una chiamata aperta a chi vuole contribuire concretamente a una città più giusta, intelligente e vicina ai cittadini.

La vera sfida, come per le case green, sarà sul patrimonio edilizio esistente.

Come si può promuovere l’infrastrutturazione digitale degli edifici già costruiti, evitando disparità tra nuovo e vecchio?

Chi ha letto fin qui lo ha capito: non esistono cittadini di serie A e B, esistono persone che abitano in edifici diversi ma che tutti pagano bollette, tasse e contributi. E quelle bollette già oggi finanziano l’infrastruttura digitale ed energetica.

Non servono nuove leggi, ma un vero coordinamento tra soggetti coinvolti: tecnici, servizi pubblici locali, amministrazioni. I proprietari devono essere riconosciuti come gestori delle proprie infrastrutture, in linea con la normativa europea. Ogni intervento può diventare bancabile, attrarre quella che chiamiamo oggi “finanza giusta”.

Abbiamo iniziato dal nuovo perché la legge è chiara, ma i diritti non dipendono dalla data di costruzione. Il convegno in Campidoglio non è servito a inventare un modello, ma a condividere strumenti per passare dalla norma alla realtà, dimostrando che non solo è giusto, ma anche possibile. ■

in

a Roma, si è svolto mercoledì 9 luglio 2025 il Convegno

“La casa giusta nella città smart”, che ha avviato un dibattito cruciale nella Capitale sul futuro della casa in chiave digitale ed energetica.

Presso la Sala della Protomoteca
Campidoglio

UN EVENTO DI RIFERIMENTO IN ITALIA ED EUROPA

PER LA HOME & BUILDING AUTOMATION E

LA TWIN TRANSITION DEL SETTORE EDILIZIO

Smart Building Expo è una delle principali manifestazioni in Italia e tra le prime in Europa dedicata alla home and building automation e alle tecnologie per le smart cities. Anche per questa edizione SBE fa parte di MIBA-Milan International Building Alliance, il format che riunisce l’offerta di quattro manifestazioni - SBE, SICUREZZA, Made expo e GEE - con l’obiettivo di offrire a migliaia di operatori professionali una visione complessiva sui cambiamenti in atto nel campo delle costruzioni e delle tecnologie per il building, costituendo una porta ideale per le imprese del settore ad un mercato che nei prossimi anni toccherà oltre 12 milioni di edifici impegnati nella loro transizione green.

Ma Smart Building Expo non è soltanto una Fiera, è molto di più: è un luogo unico dove fare networking di qualità con alcuni tra i più importanti player del mercato, ed è il luogo dove comprendere le nuove tecnologie e anticipare gli sviluppi del costruito grazie ad un’attività formativa e informativa di primissimo livello e di rilevo internazionale. Smart Building Expo si è imposta negli anni come l’evento di riferimento per la community professionale che si occupa di home and building automation, ed oggi è anche il luogo in cui si concretizza la grande sfida della twin transition, digitale ed energetica, del patrimonio edilizio. ■

Gli eventi da non perdere di Sala Leonardo

Mercoledì 19 novembre

Ore 11.00 EPBD4: verso i decreti attuativi

Un confronto tra i principali stakeholder del settore sulle strategie da attuare in Italia per cogliere gli obiettivi di decarbonizzazione del patrimonio edilizio posti dall’Unione Europea.

Ore 14.00 Conto Termico 3.0 e transizione energetica: il ruolo dei professionisti e dell’innovazione nell’edilizia intelligente

La tavola rotonda, promossa dal Consiglio Nazionale dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati (CNPI) e dalla Fondazione

Opificium, intende approfondire il ruolo dei professionisti tecnici, delle imprese e delle istituzioni nella concreta attuazione delle politiche di sostenibilità e nella valorizzazione degli strumenti incentivanti.

Ore 16.00 Data Center: roadmap per la sostenibilità

Realizzato in collaborazione con Deerns Italia, uno dei più importanti studi di progettazione di Data Center, il workshop mira ad evidenziare le nuove sfide legate alla sostenibilità di questa fondamentali infrastrutture della società moderna e le soluzioni tecnologiche già oggi disponibili.

Giovedì 20 novembre

Ore 10.30 Il mondo del Real Estate di fronte alla transizione energetica

L’obiettivo del workshop è quello di dare evidenza al ruolo del mondo del Real Estate nel processo di decarbonizzazione del patrimonio edilizio, sia in termini di scelte inerenti in nuovo costruito, sia nel campo strategicamente fondamentale della conversione di quello esistente.

Ore 14.00 Gli scenari dell’elettrificazione

Realizzato in collaborazione con Prosiel e con la testata Rinnovabili, il workshop analizzerà le problematiche inerenti il processo di elettrificazione in atto nel comparto edilizio, con un’attenzione particolare ai temi della sostenibilità e della sicurezza.

Ore 16.30 Hotel 4.0: nuove sfide tecnologiche per l’hospitality italiana

Realizzato in collaborazione con BIT, la Borsa Internazionale del Turismo organizzata da Fiera Milano, il seminario proporrà lo scenario sfidante per i gestori delle strutture alberghiere in termini di adeguamento impiantistico, efficienza energetica e nuovi servizi digitali in un’ottica di competitività globale.

Venerdì 21 novembre

Ore 10.30 From building to city

Realizzato in partenariato con Smart Buildings Alliance e l’Associazione Energy Managers il workshop, partendo dal piano Italia a 1 Giga, dalla proposta di legge sulla rigenerazione urbana e dalla nuovissima norma UNI 11973-2025, indagherà il rapporto sempre più stretto tra connettività, edifici e città nella logica della twin transition. Ore 14.30 Forum Smart Installer e presentazione del Progetto europeo LIFE-SKEMA

Per ovviare alla carenza di tecnici qualificati, l’Unione Europea ha finanziato il programma LIFE-SKEMA per il reskilling del personale tecnico che vede come capofila ENAIP. Tale programma verrà presentato al pubblico per la prima volta a Milano e sarà al centro dei lavori del Forum Smart Installer.

Programma aggiornato al 10 ottobre 2025

| 20 | 21 Novembre

L’EVENTO EUROPEO SULLA TWIN TRANSITION DIGITALE ED ENERGETICA DEGLI EDIFICI E DELLE CITTÀ

Tre giorni per fare il punto su digitalizzazione, efficientamento energetico, elettrificazione e building automation. Un’occasione unica per scoprire le soluzioni più avanzate, realizzare partnership strategiche e realizzare concrete opportunità di business.

VISITA LA FIERA

Milano si trasforma per i giochi: i nuovi allestimenti sportivi prendono forma nei padiglioni fieristici

Un importante intervento ingegneristico e un allestimento su misura per trasformare quattro padiglioni in un’arena pronta ad aprire le porte, il prossimo febbraio, alle gare di speed skating e hockey su ghiaccio

SMARTNESS E SOSTENIBILITÀ ALLA BASE DEL

DELLA VENUE OLIMPICA

Non solo partner dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Milano Cortina 2026, ma anche venue che, dopo un importante intervento infrastrutturale, si prepara ad accogliere nei suoi spazi alcune competizioni olimpiche: Fiera Milano, il prossimo febbraio, sarà lo scenario in cui si svolgeranno le gare di speed skating e hockey su ghiaccio.

Infrastrutture smart per lo sport e per il futuro

La trasformazione strutturale dei padiglioni 13-15, che in occasione dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Milano Cortina 2026 diventeranno il Milano Speed Skating Stadium, e dei padiglioni 22-24, che si trasformeranno nella Milano Rho Ice Hockey Arena, e insieme formeranno il Milano Ice Park, è un’importante case history di riqualificazione edilizia. Gli interventi complessivi coinvolgono anche la realizzazione del Main Media Center presso Allianz MiCo, il centro congressi a Milano, che accoglierà la stampa nazionale e internazionale.

Un esempio concreto di come un evento possa lasciare un’eredità in grado di valorizzare spazi esistenti, aprendoli a nuovi utilizzi e migliorandone il comfort e i servizi. Un impegno non solo infrastrutturale, ma anche tecnologico e logistico finalizzato a

migliorare la fruibilità e la gestione degli spazi durante i Giochi, ma anche per tutti gli eventi futuri.

Nel caso del 13-15, un intervento ingegneristico di grande complessità ha eliminato i pilastri interni, in modo da consentire la migliore gestione dei flussi di atleti, media e pubblico. I padiglioni sono stati trasformati in uno dei più grandi spazi indoor d’Europa per concerti ed eventi, con una capienza fino a 30.000 persone, che dopo i Giochi potrà ospitare grandi concerti, congressi fino a 12.500 persone e manifestazioni sportive di livello internazionale. Una riconversione che consolida la vocazione di Fiera Milano a capitale europea dei grandi eventi, dell’entertainment e dell’innovazione.

Per erogare servizi ad alto valore aggiunto, il progetto ha posto grande attenzione alla smartness, che si tradurrà anche in soluzioni tecnologiche integrate per il controllo dei flussi di spettatori e operatori e sicurezza evoluta. La fruibilità degli spazi riguarda naturalmente anche l’accessibilità. Gli impianti olimpici saranno completamente privi di barriere architettoniche, con percorsi accessibili per atleti, spettatori e operatori. Un impegno che riflette valori condivisi con i Giochi: inclusione, apertura, partecipazione, rispetto.

La sostenibilità come biglietto da

visita

Per Fiera Milano la sostenibilità non è una dichiarazione d’intenti, ma un impegno strutturale che trova nei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Milano Cortina 2026 un acceleratore naturale. L’attenzione all’ambiente è già visibile nelle pratiche quotidiane di gestione degli eventi – dalla riduzione degli sprechi negli allestimenti al riciclo dei materiali – e si rafforza oggi grazie a un’infrastruttura energetica all’avanguardia. Il quartiere di Rho ospita infatti il più grande impianto fotovoltaico su tetto in Italia – 300.000 metri quadrati, 18 MWp di potenza – capace di garantire una produzione significativa di energia rinnovabile, a cui si aggiunge un avanzato sistema di teleriscaldamento alimentato da fonti di recupero.

Questo mix consente di alimentare gli spazi dove si svolgeranno i Giochi principalmente con energia pulita, riducendo l’impatto ambientale delle competizioni.

Un percorso coerente con gli standard UFI (The Global Association of the Exhibition Industry), che fissano traguardi ambiziosi: ridurre le emissioni del 50% entro il 2030 e raggiungere la carbon neutrality entro il 2050.

Le gare di pattinaggio di velocità e le partite di hockey diventano così non solo spettacolo sportivo, ma anche dimostrazione

concreta di come un grande evento possa trasformarsi in piattaforma di innovazione sostenibile e modello per il settore fieristico internazionale.

Dall’infrastruttura all’allestimento: un banco di prova di eccellenza Lo scorso giugno Fiera Milano ha aggiunto un ulteriore tassello strategico grazie all’assegnazione di un appalto per la progettazione, gestione e dismissione delle infrastrutture temporanee del Milano Ice Park che accoglierà gli eventi sportivi negli spazi di Rho. Tribune modulari, tensostrutture, moduli prefabbricati, impianti provvisori: un ecosistema di soluzioni flessibili, sicure e performanti che permetterà di ospitare in perfetta efficienza le competizioni e di restituire poi gli spazi alla loro vocazione originaria.

Questo progetto conferma la capacità del Gruppo di unire know-how tecnico e solidità organizzativa nella gestione di operazioni complesse, rafforzando il ruolo di infrastruttura nazionale al servizio del Paese.

Con gli interventi messi in campo, Fiera Milano - che già oggi ogni anno accoglie circa 4,5 milioni di visitatori da tutto il mondoridisegna la propria identità, proponendosi come piattaforma internazionale in grado di connettere non solo business e mercati, ma anche cultura, spettacolo e sport. ■

Giornalisti in visita al cantiere dei lavori per le Olimpiadi di Cortina

STATO DELL’ARTE 2025-2027 SU OPPORTUNITÀ E PROSPETTIVE, ALLA LUCE DEL NEW EUROPEAN BAUHAUS

In un momento storico in cui la sostenibilità ambientale, l’efficienza energetica e la qualità dell’ambiente costruito sono diventati temi centrali delle politiche europee, il triennio 2025-2027 si configura come cruciale per il rilancio e la trasformazione del settore delle costruzioni. Il recepimento della Direttiva EPBD IV (“Case Green”), unitamente alla strategia europea della Renovation Wave, porrà le basi per un cambiamento strutturale del comparto. All’interno di questo contesto, un ruolo particolarmente rilevante è assunto dal New European Bauhaus (NEB), che ambisce a coniugare transizione ecologica, innovazione sociale e qualità estetica dell’abitare. Nel periodo 2025–2027, il principale strumento di implementazione finanziaria del NEB sarà rappresentato dalla NEB Facility , un meccanismo europeo strutturato in due componenti: una prima, dedicata alla ricerca e innovazione (circa 120 milioni di euro l’anno, raggiungibili tramite progetti Horizon Europe.), e una seconda focalizzata sulla messa a terra e attuazione pratica dei progetti, con ulteriori 120 milioni di euro l’anno, attivabili attraverso altri programmi europei come FESR e LIFE. L’obiettivo della Facility è duplice: da un lato, promuovere interventi edilizi sostenibili, inclusivi e intelligenti; dall’altro, mobilitare risorse pubbliche e private su larga scala. Uno degli aspetti più strategici di questo strumento è rappresentato dal suo elevato potenziale moltiplicativo. Secondo alcune stime del settore, ogni euro investito dalla NEB Facility è in grado di generare fino a 30 euro di investimenti complessivi , grazie all’attivazione di cofinanziamenti nazionali, risorse regionali, capitali privati, fondi immobiliari, strumenti finanziari green e partenariati pubblico-privati. Considerando dunque il fattore moltiplicatore citato, si prevede che la NEB Facility possa attivare ogni anno circa 7 miliardi di euro in progetti NEB-oriented, per un volume complessivo stimato di oltre 20 miliardi di euro tra il 2025 e il 2027. Questo meccanismo di leverage non si limita a espandere il perimetro finanziario dell’iniziativa: funge da catalizzatore capace di connettere politiche europee, strumenti tecnici e attori del mercato. In altri termini, la NEB Facility ha il potenziale per trasformare il NEB da visione culturale a motore economico, favorendo l’integrazione tra estetica, sostenibilità e inclusione

sociale nei progetti edilizi reali. È inoltre uno strumento pensato per attivare investimenti resilienti e autofinanziabili, in grado di superare la logica emergenziale degli incentivi una tantum, promuovendo invece modelli di business stabili, scalabili e replicabili. Assumendo che l’Italia mantenga un tasso di assorbimento dei fondi NEB in linea con la sua quota media nei programmi di coesione europei (circa il 13%) , si può stimare che il nostro Paese potrà beneficiare di un volume di investimenti NEB-oriented pari a circa 2,5 miliardi di euro nel periodo 2025–2027. Tali risorse potranno tradursi in un volano di innovazione per il mercato edilizio nazionale, favorendo la diffusione di interventi su edifici pubblici, scolastici, residenziali e culturali, ispirati ai principi del New European Bauhaus. Estendendo lo stesso criterio di stima ad altri Paesi europei, e distribuendo il volume complessivo di investimenti NEB secondo quote proporzionali ricevute nei precedenti programmi, si può ipotizzare che Germania e Francia attivino circa 1 miliardo di euro e la Spagna 1,6 miliardi. In questo scenario, l’Italia risulta coerentemente posizionata in termini di quota potenziale, pur presentando margini di miglioramento legati all’efficienza attuativa e alla capacità di generare sinergie tra fondi europei, strumenti nazionali e investimenti privati. A livello interno, questo scenario sarà ulteriormente rafforzato dalla presenza di strumenti consolidati come il Bonus Ristrutturazioni, confermato per il 2025 con una detrazione del 50%, e dal Conto Termico, che sostiene interventi di efficientamento energetico sugli impianti. Inoltre, il previsto aggiornamento del Decreto Requisiti Minimi, allineato ai target del Green Deal e ai criteri ZEmB, imporrà nuovi standard tecnici che impatteranno sia sulla progettazione che sull’esecuzione degli interventi.

La sinergia tra la programmazione europea (NEB Facility), le misure fiscali nazionali e gli adeguamenti normativi tecnici può quindi offrire al settore delle costruzioni una traiettoria evolutiva più stabile, integrata e ad alto valore aggiunto, capace di coniugare decarbonizzazione, innovazione tecnologica e qualità architettonica. In questo contesto, il NEB non rappresenta solo una cornice culturale, ma una leva finanziaria concreta e strategica per la

1. https://apre.it/neb-facility-2025-2027-un-nuovo-strumento-di-finanziamento/

2. Esperienze analoghe nei programmi di investimento UE hanno dimostrato che i fattori leva possono variare da 5× fino a oltre 30× in ambiti ad alto potenziale di cofinanziamento.

3. valore del 13% è una stima basata sulla quota media che l’Italia riceve nei programmi di coesione dell’Unione Europea. In diversi cicli di programmazione dei fondi strutturali, l’Italia ha tipicamente ricevuto tra il 12% e il 15% del totale UE, a seconda del periodo e dei criteri di allocazione. https:// www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/01078736.pdf; https://ec.europa.eu/regional_policy/information-sources/publications/factsheets/2014/ cohesion-policy-and-italy_it

Niccolò Aste, Claudio Del Pero, Fabrizio Leonforte, DABC, Politecnico di Milano

trasformazione dell’ambiente costruito europeo, con ricadute tangibili anche sul mercato italiano.

Risulta interessante effettuare anche delle analisi previsionali relativamente alla ripartizione degli investimenti nei 4 macrosettori specifici coinvolti in MIBA 2025, ovvero Architettura sostenibile ed innovazione del settore, Smart-buildings, Sicurezza e Mobilità interna agli edifici.

Architettura sostenibile

La quota di investimento destinata in modo specifico alle componenti di architettura sostenibile – intesa come progettazione passiva, impiego di materiali bio-based, soluzioni per la circolarità dei materiali e integrazione armonica con il contesto ambientale –si colloca, in base all’esperienza dei progetti pilota NEB, tra il 20% e il 30% del valore complessivo degli interventi edilizi, variando in funzione della scala e della complessità progettuale.

Assumendo una stima media pari al 25%, e ipotizzando un investimento annuale complessivo di 7 miliardi di euro a livello europeo per progetti NEB-oriented, il giro d’affari attribuibile alle componenti di architettura sostenibile può essere stimato in circa 1,75 miliardi di euro l’anno, corrispondenti a un totale di 5,25 miliardi di euro nel triennio 2025–2027. Considerando una quota di assorbimento italiana pari al 13%, in linea con la media storica nei programmi di coesione europei, si stima che l’Italia possa beneficiare di circa 680 milioni di euro destinati a interventi di architettura sostenibile finanziati attraverso la NEB Facility nel periodo considerato.

Smart technologies nelle costruzioni

Una componente centrale dei progetti NEB è la digitalizzazione dell’ambiente costruito. A tal proposito nel documento NEB Investment Guidelines pubblicate dalla Commissione Europea (luglio 2024), si fa riferimento alla necessità di integrare tecnologie digitali, smart building solutions e strumenti per la gestione dei dati nei progetti NEB. Considerando dunque, in base a esperienze pregresse (es. progetti Horizon Europe come NEB-STAR, DRIVE 0, HEART, RE-SKIN) che la quota dedicata a tecnologie smart oscilla tipicamente tra il 10% e il 15% del valore progettuale, in base alla tipologia di intervento, è possibile che mediamente il 12% del valore totale dei progetti NEB venga destinato a tecnologie intelligenti. Applicando questa proporzione a un investimento annuo NEB di 7 miliardi di euro, il giro d’affari associato alle smart technologies nei progetti NEB-oriented è stimato in circa 900 milioni di euro l’anno, per un totale di circa 2.7 miliardi nel periodo 2025–2027 Applicando lo stesso criterio di ripartizione utilizzato precedentemente, il valore stimato per l’Italia nelle è di circa 350 milioni di euro nel periodo considerato.

Mobilità interna: scale mobili e ascensori Nei progetti NEB, l’inclusione e l’accessibilità costituiscono valori fondamentali, e le soluzioni per la mobilità verticale sono spesso parte integrante della progettazione. Assumendo una quota media del 2,5% del valore dei progetti NEB destinata a soluzioni per la mobilità interna, si stima un giro d’affari annuo di circa 175 milioni di euro/anno e un valore cumulato di circa 500 milioni di euro nel periodo considerato. La stima corrispondente per l’Italia è di circa 65 milioni di euro nel periodo 2025–2027.

Sicurezza: antincendio e antintrusione

Il settore della sicurezza (inclusi sistemi antincendio e antintrusione) rappresenta una componente trasversale dei progetti NEB. La spinta verso edifici intelligenti e sostenibili implica l’integrazione di soluzioni di sicurezza avanzate: sistemi IoT di rilevazione precoce incendi, compartimentazioni intelligenti, sensori ambientali, sorveglianza passiva e tecnologie CPTED (Crime Prevention Through Environmental Design). Con una quota stimata del 5,5% sul valore complessivo dei finanziamenti NEB, il giro d’affari annuale per la sicurezza tecnica è stimato intorno ai 385 milioni di euro, con un valore complessivo di circa 1,2 miliardi di euro nel periodo 2025–2027. Applicando la stima proporzionale, il valore atteso per l’Italia in questo settore è pari a circa 150 milioni di euro ■

4. https://ec.europa.eu/regional_policy/sources/factsheet/cohesion-policy-achievement-and-future-investment/germany_en.pdf

5.https://ec.europa.eu/regional_policy/sources/factsheet/cohesion-policy-achievement-and-future-investment/france_en.pdf

6.https://ec.europa.eu/regional_policy/en/information/publications/factsheets/2014/cohesion-policy-and-spain

7. https://new-european-bauhaus.europa.eu/tools-and-resources/neb-investment-guidelines_en

8. Nei progetti edilizi pubblici e privati, i sistemi di sicurezza rappresentano in media tra il 4% e il 7% del costo complessivo dell’opera, in funzione della destinazione d’uso (es. scuole, carceri, ospedali, residenziale sociale).

SMART LIGHTING: PER L’EFFICIENZA E IL BENESSERE NELLA TRANSIZIONE

LA LEVA STRATEGICA

Intervista a

Presidente Comandini, l’illuminotecnica, in particolare lo Smart Lighting, è sempre più al centro delle dinamiche di innovazione. Qual è, secondo ASSIL, il ruolo strategico di questa tecnologia all’interno della “twin transition” energetica e digitale?

Lo Smart Lighting non è più un semplice accessorio, ma un tassello fondamentale per la twin transition del patrimonio edilizio italiano ed europeo. La luce, integrata con sistemi intelligenti, contribuisce in modo diretto alla home and building automation e, di conseguenza, al risparmio energetico negli edifici e nelle aree urbane. I numeri lo confermano: lo scenario previsto dal

PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) per raggiungere gli obiettivi UE prevede ben 5 miliardi di euro di investimenti nei settori dell’illuminazione interna e pubblica entro il 2030. Questo programma dimostra quanto l’impegno istituzionale si stia rafforzando , riconoscendo che il nostro comparto è risultato più dinamico della media dell’elettrotecnica.

Concentrandoci sull’efficienza, quanto è quantificabile il vantaggio economico e di sostenibilità che le soluzioni Smart Lighting offrono a imprese e cittadini? I vantaggi sono rapidi e significativi, rendendo la transizione una scelta strategica

per contenere i costi operativi, soprattutto considerando il continuo incremento del costo dell’energia elettrica. Il recente studio commissionato al Politecnico di Milano sull’“Analisi delle potenzialità di mercato delle soluzioni di smart lighting in Italia” lo dimostra con dati concreti:

• Settore Ospedaliero: L’introduzione di sistemi di gestione avanzata può garantire un risparmio energetico dell’83%, con un tempo di ritorno sull’investimento (ROI) stimato in soli 2,3 anni.

• Illuminazione Pubblica: Un investimento in sistemi avanzati porta a un saving energetico del 67% e una riduzione delle emissioni di CO2 superiore a 980 tonnellate.

• Consumatori Privati: Secondo le stime della Commissione Europea, il passaggio a prodotti efficienti fa risparmiare al singolo consumatore in media circa 30€ all’anno.

Oltre al risparmio, quali sono gli altri benefici portati dall’illuminazione di qualità, in particolare in contesti come uffici, scuole o ospedali, e come si inseriscono questi elementi nella visione di ASSIL?

L’illuminazione di qualità è un asset fondamentale non solo per l’efficientamento, ma anche per il miglioramento del benessere e comfort visivo in ogni ambito applicativo.

I sistemi avanzati garantiscono comfort visivo, benessere e illuminazione di qualità, che sono elementi da integrare in ogni intervento progettuale.

La luce non viene più valutata solo per i benefici di risparmio energetico, ma per quelli legati al miglioramento della qualità di vita delle persone.

Per ASSIL, assicurare adeguati livelli di comfort visivo deve rappresentare un obiettivo da considerare fin dalla progettazione dell’edificio.

L’associazione ha recentemente siglato un accordo con il GSE e partecipa a iniziative fieristiche come Smart Building Expo. Come si traduce l’impegno istituzionale di ASSIL nel concreto supporto al mercato?

Il nostro impegno si concretizza su più fronti. L’accordo con il GSE (Gestore dei Servizi Energetici) è un tassello chiave che supporta la decarbonizzazione della filiera e la promozione della digitalizzazione e delle migliori tecnologie in linea con gli obiettivi della Transizione 5.0.

Inoltre, l’associazione sostiene la promozione di una vera e propria cultura della luce. Partecipare a eventi come SMART BUILDING EXPO (dove coordineremo l’area collettiva SMART LIGHTING ) è per noi una preziosa opportunità di confronto per costruire insieme il futuro sostenibile dell’illuminazione.

Infine, collaboriamo con il Ministero per l’aggiornamento dei Criteri Ambientali Minimi (CAM), sostenendo criteri che valorizzino il contributo del comparto nel rinnovamento del patrimonio immobiliare. ■

I NUMERI CHIAVE DELLO SMART LIGHTING

Dati essenziali dall’Indagine “Analisi delle potenzialità di mercato delle soluzioni di smart lighting in Italia” (Politecnico di Milano per ASSIL)

Lo studio si è articolato su tre temi principali: Regulatory Assessment (incentivi e normativa), Market Analysis (prospettive di mercato e investimenti) e Environmental & Socio-Economic Impact (impatto ambientale e sociale).

Questi i risultati che quantificano il potenziale di questa transizione per la filiera e per il Sistema Paese.

POTENZIALE ECONOMICO E AMBITI DI SVILUPPO

• Investimenti Attesi: Lo scenario previsto dal PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) per l’illuminazione interna e pubblica prevede 5 Miliardi di Euro di investimenti attesi entro il 2030.

• Impatto Complessivo della Filiera : La filiera dell’illuminazione, considerando produttori e attori collegati (come le ESCo), genera un impatto economico complessivo stimato in oltre 50 miliardi di euro.

• Settori di Interesse: L’indagine ha preso in esame il risparmio ottenibile in numerosi settori: musei, scuole, ospedali, hotel, uffici, comparto retail, industria e illuminazione pubblica.

RISPARMI E TEMPI DI RITORNO (ROI)

L’introduzione di sistemi di controllo avanzato garantisce un rientro sull’investimento rapido e significativo, come dimostrato dai seguenti casi studio:

Settore Intervento Risparmio Riduzione Tempo di Ritorno Energetico CO2 (ROI)

Ospedali

Introduzione di 2.150 83% 221 2,3 anni punti luce con sistema (pari a 861 tonnellate di gestione avanzata. MWh annui)

Oltre 980 tonnellate circa

Illuminazione Pubblica

Introduzione di 10.000 punti luce di sistemi avanzati.

4,8 anni circa 67% (pari a 2,4 MWh annui)

Copertina Studio Polimi

IMPIANTI ELETTRICI: ITALIA IN BILICO TRA SICUREZZA, EFFICIENZA E FUTURO

In occasione di una recente tavola rotonda organizzata dalla FME (Federazione Nazionale Grossisti Distributori Materiale Elettrico), “Lo Stato degli Impianti in Italia: Sicurezza, Efficienza e Futuro tra Edilizia e Industria”, si sono puntati i riflettori su un tema di vitale importanza per il Paese: la necessità di ammodernare e rendere più sicuri ed efficienti gli impianti elettrici nel nostro vasto patrimonio immobiliare e industriale.

Il dibattito ha evidenziato una realtà preoccupante ma non inaspettata: oltre il 60% degli edifici italiani è stato costruito prima del 1980. Si tratta di un dato che non rappresenta solo una cifra storica, ma un indicatore critico. Molti di questi impianti, infatti, sono obsoleti e non in grado di soddisfare le attuali esigenze energetiche, sia in termini di consumo che di sicurezza.

L’Italia si trova di fronte a una sfida ingente che riguarda l’efficienza energetica e parallelamente la sicurezza delle abitazioni e degli ambienti di lavoro.

Un dato particolarmente allarmante emerso dalla discussione è che il 30% degli incendi domestici in Italia ha origine elettrica. Questa percentuale sottolinea con forza l’urgenza di intervenire.

Eppure, nonostante questi rischi evidenti, nel nostro Paese mancano ancora normative chiare e stringenti che impongano la manutenzione o l’ispezione periodica degli impianti elettrici nelle abitazioni private. Questa lacuna normativa espone milioni di cittadini a pericoli spesso sottovalutati.

In occasione del dibattito è emersa la necessità di affrontare questa problematica con urgenza e in maniera sistemica. Sono state proposte diverse misure operative concrete, volte a creare un quadro normativo e infrastrutturale più solido e sicuro.

Le proposte

Il censimento degli impianti elettrici esistenti : si tratta di una mappatura dettagliata dello stato degli impianti sarebbe il primo passo per comprendere l’entità

del problema e individuare le aree a maggiore rischio.

Gli obblighi per gli amministratori di condominio, attraverso l’introduzione di responsabilità chiare per gli amministratori, affinché garantiscano la verifica e la manutenzione degli impianti nelle parti comuni e, possibilmente, sollecitino interventi nelle unità private.

Importante, anche una campagna nazionale di comunicazione pubblica volta ad informare e sensibilizzare i cittadini sui rischi legati agli impianti obsoleti e sull’importanza della manutenzione e della sicurezza, e l’esigenza di un sistema di classificazione degli impianti simile alle classi energetiche degli edifici, e che potrebbe aiutare a evidenziare le situazioni più critiche e a orientare gli interventi.

infine, si dibatte molto di incentivi ad imprese e cittadini utili a promuovere interventi di adeguamento e ammodernamento attraverso agevolazioni fiscali o contributi diretti, rendendo più accessibile e conveniente la messa a norma degli impianti, e del coinvolgimento attivo delle compagnie di assicurazione che potrebbero giocare un ruolo chiave, incentivando o richiedendo la certificazione e la manutenzione degli impianti come precondizione per la copertura o per premi ridotti.

L’Italia, dunque, ha bisogno di un’infrastruttura elettrica moderna, digitale e sicura e non solo per una mera questione di sicurezza o di efficienza, ma come requisito fondamentale per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità e per affrontare con successo la transizione ecologica ■

FME - GALLI: “Necessaria una normativa utile a monitorare e verificare la buona salute degli impianti elettrici, che nel futuro saranno sempre più importanti”

Dal 1970 FME - Federazione Nazionale

Grossisti Distributori Materiale Elettrico - opera per creare un ambiente favorevole alla crescita e al successo delle imprese associate, promuovendo anche il benessere della comunità commerciale.

La federazione ha ad oggi un ruolo di riferimento strategico per la filiera elettrica, garantendo ai suoi soci un ruolo di protagonisti nella trasformazione tecnologica e nella crescita del settore. E, guidando il mercato verso un futuro più competitivo e strutturato, FME opera con azioni mirate in tema di innovazione, sostenibilità e valorizzazione del ruolo dei distributori.

Abbiamo incontrato il Presidente di FME – Ezio Galli: Presidente, FME, con l’analisi SVE di aprile 2025, ha registrato una crescita dello 0,2% rispetto allo stesso mese del 2024: dal vostro punto di osservazione, qual è l’andamento del mercato visto dalla distribuzione?

Si tratta di un segnale positivo ma limitato e contenuto, che interrompe la sequenza negativa dei primi tre mesi dell’anno. Dopo un inizio d’anno in discesa, dunque, ad aprile abbiamo registrato una timida inversione di tendenza che ci ha fatti sperare in una maggiore stabilità che potrà essere favorita dalla stagionalità e da una graduale ripresa della domanda.

Ma il mercato dipende da molteplici e spesso imprevedibili fattori, dalla situazione politica ed economica nazionale ed

internazionale al tema del PNRR e dell’elettrificazione del Sistema Italia, nel quale riscontriamo, ad oggi, una poca concretezza sul piano pratico. Da tempo, infatti, FME è impegnata ad organizzare momenti di incontro e dibattito con istituzioni e mondo della politica sul tema, perché se non è possibile verificare che gli impianti elettrici del nostro paese siano in grado di sostenere un cambio di richiesta, il tema stesso dell’elettrificazione del Paese diventa poco sostenibile.

Come è cambiato il ruolo della distribuzione negli ultimi anni?

La nostra filiera vede al vertice il mondo della Produzione che è ricco e propone sempre nuove tecnologie da utilizzare. Sta poi a noi distributori e ai fornitori il compito di diffondere il verbo in tema di innovazione tecnologica, ma riscontriamo sempre numerose difficoltà. Il problema è che spesso risulta difficile coinvolgere il mondo degli installatori nell’utilizzo e nella scoperta di queste nuove tecnologie. Pur organizzando spesso corsi di formazione, presentazioni e momenti di aggiornamento tecnologico, è emerso da una recente ricerca FME che il 50% dei tecnici si rivela poco propenso a cogliere le innovazioni tecnologiche, anche tra le nuove generazioni.

Quali sono le priorità di FME in materia di decreti attuativi della EPBD4?

FME dal 2024 è attiva ed impegnata sul tema dei decreti attuativi ad ampio

spettro. Infatti, siamo impegnati e operativi nel campo dell’organizzazione di incontri e tavole rotonde con il mondo della politica per sensibilizzare sul tema degli impianti elettrici e delle necessità che ad oggi riscontriamo nel nostro settore.

Va sottolineato, infatti, che mentre sul piano degli impianti a gas, ad esempio, ci sono normative recenti che vanno a regolamentare il tutto, a livello di impianti elettrici le leggi sono poche e molto spesso poco aggiornate. Per inteso, ci sono leggi che stabiliscono in maniera precisa e accurata come deve essere fatto un impianto elettrico affinché l’installatore possa certificarlo, ma per ciò che concerne la vita dello stesso la normativa è per lo più assente

Un impianto elettrico, però, vive con la casa, la fabbrica, lo stabile, spesso fino anche a 20-30 anni o oltre, e in questi decenni è normale che l’impianto subisca degrado e modifiche, pertanto sarebbe auspicabile che la normativa prevedesse una verifica cadenzata sullo stesso.

Non ci sono però decreti attuativi in tal senso ed FME si impegna sul mettere a fuoco nella prospettiva delle istituzioni il mondo degli impianti elettrici: il mondo va avanti e l’elettricità sarà sempre più essenziale anche in relazione a ciò che l’Europa ci chiede a stretto giro.

Pertanto è fondamentale che un impianto elettrico venga controllato, verificato e gestito nell’arco di tutta la sua vita. ■

Ezio Galli, Presidente di FME

BOLLETTE PIÙ CARE E DIPENDENZA ENERGETICA

L’UNIONE EUROPEA

CORRE AI RIPARI

Marco Ventimiglia

Il Piano d’azione della Commissione Europea per garantire risparmi crescenti e incentivare la produzione energetica interna, a cominciare dall’ulteriore sviluppo delle fonti rinnovabili

Può una guerra avere dei lati positivi? Assolutamente no, e ci ostiniamo a credere che qualunque causa di un conflitto potrebbe essere risolta con un pacifico e sensato confronto fra le parti interessate. Ma una conseguenza dell’invasione russa dell’Ucraina, seppur non positiva, è sicuramente importante: le nazioni europee hanno compreso quanto sia ormai insostenibile la loro dipendenza da forniture energetiche esterne, ovviamente a cominciare da quelle provenienti da Mosca.

Un problema gigantesco di cui naturalmente si deve fare carico in primis l’Unione Europea, il cui braccio operativo, la Commissione Europea, ha approvato e diffuso quest’anno un importante documento dal titolo “Action Plan for Affordable Energy”, che si può liberamente tradurre in Piano d’azione per un’energia a prezzi accessibili. In particolare, il documento prevede misure a breve termine per abbassare i costi dell’energia, completare l’Unione dell’energia, attirare investimenti e prepararsi meglio a potenziali crisi energetiche.

UE a un punto di svolta “L’UE è a un punto di svolta decisivo per la sua competitività, decarbonizzazione e sicurezza – si legge nel Piano –. Agire è imperativo. Costi dell’energia strutturalmente elevati nuocciono ai nostri cittadini e alle nostre imprese. Le sfide sono chiare, così come chiaro è il ruolo dell’Unione europea nel farvi fronte.

Questo Piano, elemento chiave del patto per l’industria pulita, andrà in aiuto non solo delle famiglie che devono fare i conti con i rincari delle bollette energetiche, ma anche

delle imprese che faticano a sostenere gli ingenti costi di produzione”.

Una prima considerazione è legata ai calcoli della Commissione Europea: si spera vivamente che non siano troppo ottimistici. Infatti, nella visione di Bruxelles, un’applicazione puntuale dei dettami del Piano d’azione porterà a risparmiare ben 45 miliardi di euro già nell’anno in corso. Una cifra peraltro destinata ad aumentare progressivamente, tanto che alla fine di questo decennio i risparmi nel comparto energetico UE dovrebbero ammontare a 130 miliardi di euro l’anno, per poi salire ulteriormente ed attestarsi sui 260 miliardi di euro annuali nel 2040.

Oltre i limiti strutturali

Più nel dettaglio, il Piano propone azioni volte a superare le sfide strutturali che spingono al rialzo i costi dell’energia nell’UE, soprattutto la dipendenza europea dai combustibili fossili importati e le carenze di un sistema elettrico non pienamente integrato. Azioni basate sulla recente riforma dell’assetto del mercato dell’energia elettrica, sul piano REPowerEU, su piani settoriali per l’eolico, il solare e le reti, nonché sulla normativa in materia di energia e clima. “Il Piano d’azione porterà sollievo ai consumatori nel breve periodo e spianerà la strada al completamento dell’Unione dell’energia, anticipando i benefici offerti da più energie rinnovabili, dal risparmio energetico, da una più profonda integrazione del mercato e da interconnessioni migliori”.

Per quanto riguarda le rinnovabili, il Piano esorta ad accelerare gli investimenti. Inoltre, tempi più rapidi delle autorizzazioni per i progetti di energia rinnovabile e per le infrastrutture energetiche contribuiranno a far scendere i costi di produzione dell’energia. La presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, sottolinea come “i prezzi dell’energia in Europa si sono già ridotti potenziando le fonti rinnovabili. Il Piano d’azione per l’energia rinnovabile, che parte dal nostro patto per l’industria pulita, rappresenta un ulteriore passo avanti verso prezzi più prevedibili, connessioni più solide in tutta Europa e maggiori volumi di compravendita di energia”.

Le 8 azioni necessarie

Un piano, quello messo a punto dalla Commissione, ancorato alla realtà.

Quindi, nonostante i risultati già raggiunti, nel documento si sottolinea come “l’UE si trova a un punto di svolta cruciale per la sua competitività, la decarbonizzazione e la sicurezza energetica. Gli elevati costi energetici mettono l’Europa a rischio reale di deindustrializzazione e minacciano la nostra crescita economica.

Stanno danneggiando i nostri cittadini, con la povertà energetica che colpisce oltre 46 milioni di europei. I prezzi al dettaglio dell’elettricità sono quasi raddoppiati per le industrie. Questa situazione mina la posizione globale dell’UE e la sua competitività internazionale”. E in quest’ottica di concretezza, gli interventi necessari per aumentare l’efficienza, la sostenibilità e la sicurezza del comparto energetico europeo vengono sintetizzati in otto azioni:

1. Rendere le bollette elettriche più accessibili con tariffe di rete che riflettono i costi energetici reali e tasse e imposte più basse. I consumatori devono inoltre poter passare a fornitori di energia più economici e puliti, il che può aiutare le famiglie a risparmiare fino a 200 euro all’anno.

2. Ridurre il costo della fornitura di energia elettrica con contratti più a lungo termine, flessibilità e permessi più rapidi per l’energia pulita e le reti. Inoltre, poter disporre di più interconnettori, una rete più forte e più scambi transfrontalieri.

3. Migliorare i mercati del gas per prezzi energetici equi. Una task force sul mercato del gas contribuirà a garantire una concorrenza leale, mentre l’UE sfrutterà il suo potere d’acquisto per ottenere prezzi migliori per le importazioni.

4. Favorire risparmi energetici aumentando finanziamenti e incentivi per l’acquisto di prodotti ad alta efficienza energetica. I consumatori europei possono risparmiare più di 120 miliardi di euro all’anno sulle bollette energetiche.

5. Garantire energia a prezzi accessibili per l’industria europea coinvolgendo le industrie che consumano energia, i produttori di energia pulita e il settore pubblico. Ciò aumenterà la trasparenza e la certezza, sosterrà le decisioni di investimento e ridurrà i costi e i prezzi dell’energia.

6. Completare l’Unione energetica integrando pienamente i mercati energetici, promuovendo l’elettrificazione, decarbonizzando i settori del riscaldamento e del raffreddamento, digitalizzando il sistema energetico e mobilitando capitali per la transizione.

7. Garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico per la stabilità dei prezzi, con un quadro di sicurezza energetica aggiornato contro le interruzioni causate da tensioni geopolitiche, attacchi informatici, attacchi deliberati o eventi meteorologici estremi.

8. Prepararsi alle crisi dei prezzi realizzando programmi per premiare i consumatori che riducono i consumi nelle ore di punta e tenendo sotto controllo le bollette energetiche. Inoltre, all’occorrenza bisogna poter aumentare temporaneamente la capacità di interconnessione transfrontaliera per ottenere elettricità più economica. Ciò contribuirà a ridurre la volatilità dei prezzi e ad attenuare i picchi dei prezzi locali in determinati mercati. ■

LE PROMESSE ALL’EDILIZIA

DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Capace di una diffusione inarrestabile e multiforme, l’IA si appresta a cambiare le regole del gioco anche nel comparto delle costruzioni, uno dei
più pigri nel recepire le novità tecnologiche

L’Intelligenza Artificiale, almeno a parole, in poco tempo è divenuta anche in Italia una presenza fissa nella quotidianità di buona parte dei cittadini. Merito del martellamento dei media che veicolano l’IA nei modi più diversi, un’operazione peraltro facilitata dalla natura multiforme dell’Intelligenza Artificiale, le cui applicazioni si estendono praticamente a tutte le principali attività di una società moderna, sia in ambito lavorativo che domestico. Non fa certo eccezione l’edilizia, anche se dell’adozione dell’IA in un comparto così importante per l’economia del nostro Paese si parla ancora relativamente poco.

Diffusa arretratezza dei cantieri

Eppure proprio nell’edilizia l’adozione dell’IA può offrire un enorme valore aggiunto, consentendo al settore di evolversi dalle modalità spesso obsolete nel quale si svolgono tuttora le attività imprenditoriali. Lo sottolinea il World Economic Forum che osserva come “anche nel mondo moderno di oggi, il processo di costruzione è per lo più frammentato e poco tecnologico. È quasi indistinguibile dai cantieri degli Anni 90. I responsabili dei cantieri si affidano ancora a progetti obsoleti, proiezioni di tempistiche in ritardo e metriche di performance prive delle informazioni in tempo

reale necessarie per misurare e migliorare”. E in un ambito lavorativo obsoleto l’Intelligenza Artificiale ha un effetto simile a quello di un paio di buoni occhiali da vista, permettendo di avere una visione d’insieme delle cose ed evidenziando i passaggi dei processi di costruzione dove intervenire per ottenere dei miglioramenti.

In altre parole, grazie all’IA manager e supervisori possono comprendere appieno non soltanto ciò che accade nei loro cantieri, ma anche i modi per ottimizzare le attività quotidiane, apportando delle modifiche capaci di aumentare la redditività in ogni opera di costruzione.

I quattro punti cardine del cambiamento

Dall’analisi del World Economic Forum emerge che l’Intelligenza Artificiale sta rivoluzionando l’edilizia principalmente in quattro modi:

1.Ottimizzazione dell’utilizzo delle attrezzature,

2.Accelerazione dell’istruzione e della formazione sul lavoro

3.Maggiore sicurezza del sito di lavoro

4.Maggiore sostenibilità dei lavori

In relazione al primo punto, è notorio che i cantieri edili richiedono degli ingenti investimenti in attrezzature. In quest’ambito, grazie all’Intelligenza Artificiale è possibile avere un quadro specifico e chiaro di ciò che è stato fatto, del tempo impiegato, con la possibilità di apportare miglioramenti confrontando i risultati con la tempistica prevista. La differenza principale rispetto al passato sta nel fatto che adesso diventa possibile ottimizzare i tempi di costruzione senza dover ricorrere ai “soliti” programmi da applicare ai progetti per determinare a priori la durata effettiva dei lavori. Uno degli aspetti essenziali nel comparto dell’edilizia, che spesso si trasforma in una criticità, è quello dell’istruzione e della for-

mazione sul luogo di lavoro. Ebbene, ricorrendo all’Intelligenza Artificiale e alle soluzioni di modellazione predittiva anche i neofiti del settore edile possono prepararsi al meglio nei loro nuovi ruoli sfruttando l’esperienza dei veterani dell’edilizia attraverso l’acquisizione sistematica dei dati messi a disposizione dall’IA.

Maggiore sicurezza e sostenibilità

Altro aspetto della massima importanza è quello della maggiore sicurezza nei cantieri derivante dall’adozione dell’Intelligenza Artificiale. Risulta del resto abbastanza intuitivo che poter contare su un maggior controllo dei processi grazie all’IA può contribuire a ridurre incidenti e decessi nei luoghi di lavoro. In particolare, sfruttando l’Intelligenza Artificiale diventa più agevole

rilevare e analizzare potenziali pericoli, monitorare e segnalare attività non sicure, nonché garantire in modo più efficace il rispetto dei protocolli. Infine, fra i fattori su cui maggiormente incide l’adozione dell’Intelligenza Artificiale c’è quello della sostenibilità, che soprattutto significa, fatto salvo il rispetto delle normative sull’utilizzo e lo smaltimento dei materiali, la riduzione degli sprechi. Infatti, i cantieri edili ne possono produrre molti e di vario genere, derivanti dalla modifica di ordini già consegnati, dall’imprecisione dei progetti o da una sovrastima dei materiali necessari. Tutte situazioni in cui l’IA può rivelarsi particolarmente utile per ridurre gli sprechi. Soprattutto nell’approvvigionamento, l’Intelligenza Artificiale può aiutare a prevedere con precisione cosa è necessario, quando e a quale ritmo, riducendo quindi gli sprechi di materiali.

partire dagli istituti tecnici superiori fino all’università, nell’ottica di un successivo aggiornamento continuo in azienda.

2. Sviluppare un piano di incentivazione per permettere alle imprese di dotarsi agevolmente di macchinari e attrezzature idonee e di sostenere la relativa formazione, in analogia con il piano nazionale Transizione 4.0 attivo già da anni.

3. Sviluppare una governance adeguata alla gestione efficace e in sicurezza dei dati utili all’alimentazione dell’Intelligenza Artificiale, garantendo degli standard per la loro più vasta condivisione e messa a disposizione di tutti gli operatori e utenti del settore.

Gestire i dati

al meglio

Quello della gestione dei dati è un elemento fondamentale quando si parla di Intelligenza Artificiale, per il semplice fatto che

Le proposte dell’ANCE

Nello specifico italiano, le applicazioni e gli impatti dell’Intelligenza Artificiale sono apparsi subito evidenti all’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE). Nella visione dell’ente i vantaggi si configurano soprattutto in termini di aumentata produttività nel lavoro e migliore pianificazione, automazione di specifiche attività grazie all’uso di macchine e strumenti sempre più smart e interconnessi, sviluppo dell’edilizia industrializzata, nonché miglioramento della sicurezza in cantiere e sul luogo di lavoro. ANCE che formula quindi tre proposte per cogliere al meglio le opportunità offerte dall’IA e renderle pienamente sostenibili:

1. Formazione sull’IA a tutti i livelli e con adeguati strumenti di finanziamento, a

senza dati su cui “allenarsi” e apprendere l’IA non può operare nel modo ottimale. Se possibile, vale ancor più nell’edilizia dove occorre che siano disponibili grandi quantità di dati strutturati e il più possibile in formato aperto e interoperabile, senza dimenticare che i sistemi devono poter parlare un linguaggio comune.

E qui c’è un’ulteriore proposta dell’ANCE, ovvero quella di sviluppare una piattaforma nazionale digitale delle costruzioni, capace di favorire la crescita digitale dell’intera filiera dell’edilizia e in cui la gestione strutturata del dato sia pienamente integrata con l’Intelligenza Artificiale, aumentando così il beneficio su larga scala per la Pubblica Amministrazione, le imprese e i cittadini. ■

ASSIMPREDIL ANCE

PRESENTA CANTIERE IMPATTO

SOSTENIBILE IL CODICE DI

CONDOTTA

PER I SOCI

Si tratta di un codice di condotta da adottare dopo la condivisione di una serie di impegni contenuti in un Manifesto. Punto di partenza dell’iniziativa è la considerazione che “le imprese di costruzione ogni giorno contribuiscono alla qualità dei luoghi dove si vive e si lavora, e lo fanno assumendo impegni concreti e misurabili per la sostenibilità”.

Ed è con questa consapevolezza che Assimpredil ANCE ha dato vita a Cantiere Impatto Sostenibile, che è appunto il nome del codice di condotta per i soci. Quest’ultimi sottoscrivendo il Manifesto

collegato “adottano impegni alla decarbonizzazione, alla tutela dell’ambiente, alla legalità, alla regolarità del lavoro, alla sicurezza, al sociale e alla filiera di fornitura nell’ambito più generale della responsabilità sociale delle imprese”.

Assimpredil ANCE spiega che non si tratta di nuova certificazione o validazione, ma di “un codice di condotta che parte dalla valorizzazione delle azioni che già sono in atto da parte dell’impresa o che si svilupperanno”. Il logo Cantiere Impatto Sostenibile viene concesso ai singoli cantieri dei soci che volontariamente sottoscrivono l’impegno ad assumere in maniera consapevole e responsabile gli 8 valori alla base del Manifesto.

Assimpredil ANCE, l’Associazione delle imprese di costruzione edili di Milano, Lodi, Monza e Brianza, ha diffuso un documento di particolare importanza per i propri soci. Si tratta di un codice di condotta da adottare dopo la condivisione di una serie di impegni contenuti in un Manifesto

I valori, tradotti in una serie di impegni e declinati con azioni concrete e misurabili, sono i seguenti:

1 - L’IMPEGNO ALLA SOSTENIBILITÀ è quello che la governance dell’impresa assume e che la impegna nelle scelte strategiche oltre la sfera economica verso quella ambientale e sociale.

2 - L’IMPEGNO ALLA DECARBONIZZAZIONE è legato alla scelta di abbattere la CO2 prodotta attraverso acquisti di energia verde o compensazioni.

3 - L’IMPEGNO ALLA TUTELA DELL’AMBIENTE è quello che innesca un processo di economia circolare partendo dal consumare meno, dal ridurre la produzione di scarti e dal fare scelte che favoriscono il recupero.

4 - L’IMPEGNO ALLA LEGALITÀ deve essere concreto e misurabile, in linea con quanto già molte imprese fanno con i rating di legalità e la legge 231.

5 - L’IMPEGNO ALLA DIGNITÀ DEL LAVORO è uno dei punti più importanti ed è incentrato sul valore della regolarità legata al contratto collettivo di lavoro per i propri dipendenti e per i sub-appaltatori.

6 - L’IMPEGNO ALLA RESPONSABILITÀ è sicurezza sul lavoro e controllo su tutta la filiera che opera nel cantiere, affinché il cantiere rappresenti un investimento economico e sociale destinato a lasciare un segno tangibile nel tempo.

7 - L’IMPEGNO SOCIALE è legato al rapporto tra la conduzione del cantiere e i cittadini, per mitigarne gli impatti in fase esecutiva, ma è anche volto a promuovere l’accoglienza dei giovani.

8 - L’IMPEGNO VERSO LA CATENA DI FORNITURA riguarda il ruolo che può avere il committente o l’affidatario nello spingere scelte sostenibili in tutta la filiera. ■

LA CAPACITÀ PREDITTIVA DELL’IA AL SERVIZIO

DELLE RETI ENERGETICHE

Dal dizionario Treccani, alla voce predizione: “Il fatto di predire, di annunciare cioè in precedenza, a voce o in uno scritto (e di solito con autorità e in tono solenne) l’avverarsi di cose future”. Sul tono solenne non ci pronunciamo, ma per tutto il resto stiamo parlando della capacità che più di ogni altra fa risaltare i vantaggi dell’Intelligenza Artificiale applicata al settore energetico. Infatti, la capacità dell’IA di prevedere l’andamento dei consumi e il funzionamento futuro dei complessi sistemi energetici può garantire enormi risparmi e migliorare in modo sostanziale la loro sicurezza.

Gli ostacoli alla diffusione

Partiamo da alcune importanti considerazioni espresse in un recente report dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE). “L’energia – si legge – è oggi uno dei settori più complessi e critici al mondo, eppure può e deve fare di più per cogliere i potenziali benefici derivanti dall’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale. Infatti, il settore energetico si trova ad affrontare ostacoli alla diffusione dell’IA, tra cui l’accesso inadeguato o insufficiente ai dati, alle infrastrutture e alle competenze digitali, nonché persistenti problemi di sicurezza digitale e fisica, che spesso vanificano i potenziali guadagni di efficienza”.

Ed ancora, l’Agenzia Internazionale dell’Energia sottolinea come attualmente la presenza di competenze legate all’Intelligenza Artificiale è molto più bassa nel settore energetico rispetto ad altri comparti. Ne consegue, nella visione dell’IA, che saranno necessari dei significativi cambiamenti politici e normativi per poter consentire al settore energetico di cogliere appieno i benefici offerti dall’adozione dell’Intelligenza Artificiale.

L’importanza delle capacità predittive È facilmente intuibile che fra i benefici offerti dall’IA, capaci di “giustificare” i cambiamenti politici e normativi sopra citati, quelli derivanti dalle sue capacità predittive siano fra i più significativi. Ma quali sono queste capacità predittive? Quella principale è relativa alla possibilità dell’IA di anticipare l’andamento della domanda e dell’offerta.

La natura dell’Intelligenza Artificiale gli consente di analizzare dati complessi, come i trend storici di consumo, informazioni sui clienti e condizioni meteo, nonché di ottenere dati in tempo reale dalla rete energetica.

Tutto questo permette all’IA di prevedere con esattezza quanta energia sarà richiesta in un dato momento.

Grazie a queste caratteristiche l’IA facilita l’interattività fra i consumatori energetici e i loro fornitori. Quest’ultimi, in particolare, possono adattarsi prontamente, come mai accaduto in precedenza, a eventuali cambiamenti nella domanda.

Si tratta di una dinamica che permette di stabilizzare il sistema energetico, attenuando l’impatto dei picchi della domanda e gestendo al meglio le fluttuazioni della richiesta di energia.

Il risultato è una rete energetica meno soggetta ai sovraccarichi, il che comporta minori rischi di blackout. Last but non least, tutto ciò comporta anche una riduzione dei costi e un miglioramento dell’efficienza energetica.

Minori costi di manutenzione

Un altro importante plus offerto dalla capacità predittiva dell’IA è quello di contribuire a ridurre i costi di manutenzione delle apparecchiature, nonché rivelare il rischio del verificarsi di futuri guasti della rete. In quest’ultimo caso a fare la differenza è la capacità dell’Intelligenza Artificiale di analizzare una grande quantità di dati in tempi brevi, compresi i registri di manutenzione e le statistiche di utilizzo delle apparecchiature, il che rende possibile la previsione dei possibili guasti futuri.

L’Agenzia Internazionale dell’Energia sottolinea che “l’Intelligenza Artificiale può migliorare la previsione e l’integrazione della generazione variabile di energia rinnovabile, riducendo i tagli e le emissioni. Il rilevamento dei guasti basato sull’Intelligenza Artificiale può aiutare a identificare rapidamente e localizzare con precisione i guasti della rete, riducendo la durata delle interruzioni del 30-50%”. Sotto il profilo economico, la riduzione dei costi di manutenzione comporta ovviamente dei risparmi per l’azienda, che l’AIE stima in circa 110 miliardi di dollari entro il 2035.

Prevedere l’apporto delle fonti rinnovabili

Infine, un’altra importante modalità predittiva dell’Intelligenza Artificiale consiste nella previsione della generazione da fonti rinnovabili, tradizionalmente complicata a causa della loro natura intermittente. Fin qui la variabilità della produzione fotovoltaica ed eolica, influenzata dalla disponibilità quotidiana di Sole e di vento, ha rappresentato una sfida importante per garantire un apporto stabile delle fonti rinnovabili nelle reti energetiche.

Marco Ventimiglia

Fra i settori che possono beneficiare maggiormente dell’Intelligenza Artificiale c’è quello energetico, in termini di efficienza, risparmio e sicurezza

Ebbene, come viene spiegato in un articolo pubblicato sul sito di ENEA, “per affrontare questa complessità, si stanno dimostrando particolarmente efficaci gli approcci ibridi, che combinano metodi previsionali di tipo fisico e tecniche basate sull’IA. Questi approcci sfruttano i punti di forza delle diverse metodologie, consentendo di ottenere risultati più accurati e affidabili”.

Il ruolo affidato all’Intelligenza Artificiale è quello di analizzare e fondere informazioni eterogenee, come immagini del cielo, immagini satellitari, dati meteorologici e storici di produzione, per ottimizzare le previsioni anche nel brevissimo termine, un aspetto critico per gestire la variabilità delle risorse rinnovabili su scala oraria o infra-oraria. ■

INTELLIGENZA ARTIFICIALE, DATA CENTER E BACS:

IL FILO CHE UNISCE INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ

Mentre

l’intelligenza artificiale avanza a ritmi vertiginosi, dietro le quinte opera un’infrastruttura silenziosa che lavora senza sosta per alimentarla:

i data center

Che si tratti di capannoni anonimi ai margini delle città, o di architetture hi-tech inserite in contesti industriali, questi edifici sono i veri “motori” dell’economia digitale. Ogni ricerca sul web, ogni video in streaming, ogni algoritmo di machine learning transita tra corridoi di server che consumano energia paragonabile a quella di interi quartieri.

La sfida principale, tuttavia, non è solo farli funzionare, ma renderli affidabili e sostenibili. Un data center moderno non è un semplice “magazzino di server”: concentra elevatissime densità energetiche, sistemi di raffreddamento sofisticati e requisiti di continuità operativa che non ammettono margini di errore. Anche piccoli miglioramenti nell’efficienza si traducono in risparmi significativi di energia e costi operativi. Nei tradizionali edifici commerciali, la gestione degli impianti è affidata ai BACS (Building Automation and Control Systems), sistemi che regolano climatizzazione, illuminazione, ventilazione e sicurezza

per ottimizzare comfort ed efficienza. Con la Direttiva Europea EPBD e il suo recepimento in Italia (D.Lgs. 48/2020), i BACS sono diventati obbligatori per edifici non residenziali di grandi dimensioni (potenza termica >290 kW), rappresentando anche uno strumento strategico per l’efficienza energetica. Nei data center, però, le logiche cambiano: non sono persone a necessitare di comfort, ma server da mantenere a condizioni operative ottimali, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Qui, l’automazione non mira solo al risparmio energetico ma alla continuità e flessibilità operativa I progettisti devono quindi adattare i requisiti BACS alle esigenze specifiche dei data center, armonizzando la conformità legislativa con le best practice del settore (ad esempio gli standard ANSI/TIA-942 o le linee guida Uptime Institute).

Sempre più spesso, ai BACS si affiancano i DCIM (Data Center Infrastructure Management), piattaforme che combinano il monitoraggio dei server con quello de-

gli impianti elettrici e meccanici, offrendo una visione olistica dell’intero ecosistema. Mentre il BACS gestisce gli impianti “edili”, il DCIM integra anche l’infrastruttura IT, permettendo decisioni dinamiche su carico, distribuzione dell’energia e gestione del raffreddamento.

La frontiera più avanzata è rappresentata dal DCOS (Data Center Operating System), un livello software che coordina e ottimizza in tempo reale l’intero ambiente. Se il DCIM raccoglie e visualizza dati, il DCOS li trasforma in azioni operative: regola setpoint HVAC, distribuisce carichi IT tra diverse sale, ottimizza l’uso dell’energia in fase a domanda prevista e tariffe, dialogando costantemente con BACS e DCIM. Questa integrazione a tre livelli – BACS per l’automazione degli impianti, DCIM per il monitoraggio infrastrutturale, DCOS come piattaforma di orchestrazione – trasforma il data center in un ecosistema autonomo e sostenibile. Il BACS fornisce i dati operativi, il DCIM li arricchisce con informazioni IT e il DCOS, grazie ad algoritmi di AI, elabora tutto per definire in tempo reale strategie operative. La sfida tecnologica consiste nel coordinare efficacemente tre livelli distinti: il BACS, già normato da leggi nazionali ed europee, mentre DCIM e DCOS, pur sempre più diffusi, non sono soggetti a obblighi legislativi specifici in Italia. Ciò solleva questioni di standardizzazione, interoperabilità e responsabilità.

I benefici tuttavia sono concreti: l’efficienza energetica cresce grazie a controlli intelligenti e proattivi che adattano le condizioni operative alle reali necessità; l’affidabilità aumenta perché l’automazione predittiva anticipa guasti e ribilancia i sistemi prima che si verifichino interruzioni; la sostenibilità diventa un obiettivo realizzabile in concreto con data center “green” che, grazie a orchestrazione intelligente, permettono di migliorare i KPI ESG delle aziende (legati ai parametri ambientali PUE, WUE, emissioni CO2 e a quelli di governance), ottimizzare la performance con impatto positivo sulle certificazioni ambientali e rispondere in maniera efficace ai requisiti di rendicontazione della direttiva EED.

In questo modo, l’AI, non solo alimenta la crescita dei data center, ma diventa uno strumento per gestirli meglio. I data center italiani hanno oggi l’opportunità di evolvere da infrastrutture energivore a hub intelligenti, capaci di sostenere la rivoluzione digitale in modo responsabile e sostenibile. ■

Foggia

LA PUGLIA PUNTA SUI DATA CENTER: A Marzo 2026 un evento in Fiera del Levante a

Bari

La domanda di location per la realizzazione di nuovi data center è in forte crescita anche in Italia, come dimostrano, ad esempio, i dati di Terna sulla richiesta di nuovi allacciamenti elettrici, con 342 richieste di connessione alla rete nel 2025, in crescita di oltre 50 volte rispetto al 2021, per un totale di 55 GW. Due sembrano essere le questioni più rilevanti in merito: la sovranità dei dati, che spinge alla realizzazione di infrastrutture sul territorio nazionale; e la sostenibilità ambientale di tali infrastrutture strategiche, legate a doppio filo allo sviluppo dell’IA e di tutte le tecnologie più avanzate basate sulla digitalizzazione.

BarlettaAndriaTrani

L’attuale distribuzione di data center in Italia vede ai primi posti Lombardia e Lazio; tuttavia, la Regione Puglia ha avviato una serie di procedure e di attività che la candidano naturalmente ad essere una location ideale nei prossimi anni.

BarlettaAndriaTrani

BarlettaAndriaTrani

Foggia Bari LecceTarantoBrindisi

Foggia Bari LecceTarantoBrindisi

Non a caso, seconda solo dopo la Lombardia, la Puglia ha varato da pochi mesi le linee guida regionali per l’identificazione di siti idonei, al fine di snellire e accelerare le pratiche autorizzative, forte del fatto di poter annoverare peculiarità particolarmente interessanti per i produttori/gestori di grandi data center che si possono riassumere in numerosi punti di forza:

• ha una elevatissima produzione di energia da fonti rinnovabili (eolico e solare in primis), solo in parte utilizzata;

• è l’unica area del bacino del Mediterraneo Orientale a bassissima sismicità

• è una regione dell’Italia, ovvero del secondo Paese Europeo per produzione industriale dotato di grande stabilità politico-sociale

Bari LecceTarantoBrindisi

• è il nodo di alcuni dei principali cavidotti sottomarini nord-sud e est-ovest

• è un centro di formazione tecnica di eccellenza grazie alle sue Università

• ha dei potenziali utilizzatori di big data sul suo territorio (in primis il distretto dello Spazio)

• ha una bassa densità abitativa e numerosi siti idonei alla collocazione dei data center e delle power unit

La Puglia, inoltre, grazie al decreto-legge 19 settembre 2023, n.124, coordinato con la legge di conversione 13 novembre 2023 n.162, fa parte della Zona Economica Speciale Unica del Sud (ZES). La ZES Unica ha l’obiettivo di favorire nelle aree di riferimento gli investimenti delle imprese italiane ed estere creando condizioni favorevoli allo sviluppo economico grazie ad una serie di incentivi fiscali e procedure accelerate per la costituzione di nuove imprese e punta, pertanto, sia a sostenere la nascita di nuove attività produttive che la crescita e lo sviluppo di quelle esistenti. Tutti questi elementi candidano naturalmente la Puglia ad essere una location ideale per i nuovi Data Center, garantendo loro un approvvigionamento sicuro di energia green in grado di rendere carbon neutral ed ecologicamente sostenibile una delle infrastrutture più energivore.

Al fine di favorire l’incontro tra i principali operatori attivi nel campo dei Data Center e gli stakeholder del territorio e dell’area vasta che fa capo a Bari (l’area balcanica in primis), Pentastudio in collaborazione con MedisDIH (il Distretto meccatronico regionale e Digital Innovation Hub della Puglia) e col Politecnico di Bari, organizza il 27 marzo 2026 presso il Centro Congressi della Fiera del Levante di Bari il “Mediterranean Data Center Forum”, una giornata di lavori e di networking tra operatori ed utilizzatori di data center che avrà l’obiettivo di lanciare definitivamente la Regione come attore di primo piano dell’innovazione nel Sud Italia. ■

MedisDIH, il Digital Innovation Hub della Puglia ha stretto un accordo quadro con Pentastudio e Smart Building Italia: primo obiettivo: promuovere la realizzazione di data center sul territorio regionale. “Con Pentastudio non sigliamo un accordo: lanciamo un’alleanza strategica per modificare le regole del gioco dell’innovazione digitale in Puglia” dichiara Michele Ruta, Presidente di MedisDIH, Digital Innovation Hub della Puglia. “Credo sia concluso il tempo delle sole dichiarazioni d’intenti. Adesso occorre fare, servono partnership operative, risultati misurabili. Il workshop 2024 sui Data Center lo ha dimostrato senza appello: la Puglia può diventare il nuovo hub tecnologico del Mezzogiorno. Ha le infrastrutture, ha le competenze, ha la visione. Adesso però dobbiamo dotare la regione dell’ecosistema giusto. Pentastudio è il partner ideale per costruirlo. Insieme accelereremo progetti concreti su innovazione urbana, sostenibilità digitale e soprattutto infrastrutture di calcolo intelligenti. Smart Building Levante diventerà il laboratorio permanente dove pubblico e privato co-progettano idee nuove. Io ringrazio il dott. Baldin per averci posto questa sfida e averci reso disponibili le sue competenze e la sua rete. MedisDIH vuole fare di questa collaborazione il benchmark nazionale dell’innovazione territoriale”.

Luca Baldin
Michele Ruta, Presidente di MedisDIH

Oggi i principali data center in Italia si concentrano in Lombardia e Lazio; la Puglia, però, ha già avviato iniziative e progetti che la pongono tra le aree più promettenti per i prossimi anni

Immaginate un ufficio che regola da solo la temperatura prima che voi arriviate, un condominio che riduce la bolletta energetica del 30-40 % senza che nessuno debba intervenire, o una abitazione che segnala un guasto all’impianto elettrico giorni prima che accada.

Non è fantascienza: è ciò che succede quando l’Intelligenza Artificiale (AI) incontra gli smart building.

Contesto e definizioni

Secondo l’“Energy Technology Perspectives” dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA, 2023), il settore edilizio è responsabile di circa il 30% dei consumi energetici mondiali e del 27% delle emissioni globali di CO₂. L’adozione di tecnologie intelligenti rappresenta una delle leve principali per ridurre tali impatti. L’AI, definita come la capacità di sistemi informatici di apprendere dai dati e prendere decisioni autonome, si configura come il motore abilitante per la gestione avanzata degli edifici.

Dal “programmare” all’“imparare”

Per anni gli edifici automatizzati hanno funzionato come “agende elettroniche”: un

QUANDO L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE ENTRA NEGLI EDIFICI: COSÌ

NASCONO GLI SMART BUILDING E LE SMART CITY

timer accendeva le luci, un sensore attivava il riscaldamento, un comando abbassava le tapparelle ecc….

Oggi l’AI porta tutto questo a un livello superiore. Non si limita più a reagire, ma impara dai dati. Attraverso algoritmi di machine learning, il sistema apprende dalle abitudini degli occupanti e dai dati storici per anticipare bisogni e ottimizzare i parametri in tempo reale.

Analizza i comportamenti delle persone, le condizioni meteo, i consumi passati, e con queste informazioni individua i bisogni. In pratica, un edificio diventa quasi un organismo vivente, che ascolta, osserva e decide. Il risultato è una gestione dinamica e personalizzata, capace di coniugare comfort, risparmio energetico e sostenibilità.

Risparmiare energia senza accorgersene

Uno dei campi di applicazione più rilevanti è quello dell’energy management

L’AI analizza flussi di consumo elettrico, termico e idrico, incrociandoli con fattori esterni come le condizioni climatiche o il prezzo dell’energia sul mercato. In questo modo è possibile:

Marcello Bologni, Responsabile Formazione Progetto Smart Installer

•ridurre i picchi di domanda, bilanciando l’uso degli impianti;

•integrare fonti rinnovabili e sistemi di accumulo in maniera più intelligente;

•prevedere guasti e malfunzionamenti prima che si verifichino, riducendo i costi di manutenzione e sospensione servizio. Secondo uno studio pubblicato su Applied Energy (2023), l’adozione di piattaforme AI per il controllo degli impianti HVAC può determinare una riduzione dei consumi tra il 20% e il 40%, con ritorni economici in 2-5 anni e quindi benefici immediati e un impatto positivo sulla sostenibilità ambientale. Il primo beneficio è sotto gli occhi – o meglio, nelle bollette – di chi abita e lavora in questi spazi. Algoritmi intelligenti possono ridurre i consumi energetici anche del 40%. Come? Evitando sprechi invisibili: spegnendo climatizzatori e luci in stanze vuote, sfruttando meglio la luce naturale, ricaricando le batterie quando l’energia costa meno. È un cambio di paradigma: non siamo più noi a ricordarci di abbassare il termostato, ma è l’edificio stesso che gestisce in modo efficiente le proprie risorse.

Comfort su misura

Ma un edificio smart non si limita a farci risparmiare. Sa anche renderci la vita più comoda. Pensiamo a un open space in cui ognuno può avere il microclima preferito senza litigare sul condizionatore, o a una sala riunioni che regola luci e connessione video appena entrano i partecipanti. Il comfort diventa personalizzato, dinamico, cucito addosso alle persone. E se vivere o lavorare in un ambiente piacevole aumenta produttività e benessere, il valore va oltre il semplice “stare bene”.

Sicurezza intelligente

Non solo comfort ed energia: l’AI è anche un alleato della sicurezza. Telecamere intelligenti distinguono tra un vero intruso e il passaggio di un gatto, riducendo falsi allarmi. Sensori predittivi avvisano se un ascensore mostra segnali di usura o se un impianto elettrico rischia di guastarsi. Secondo il report Smart Buildings and AI di Markets&Markets (2024), questo approccio può ridurre del 25% i costi di manutenzione e del 70% i tempi di inattività. Significa

meno emergenze improvvise e più tranquillità per chi vive e lavora negli edifici.

Dalla casa alla città

La vera rivoluzione arriva quando i singoli edifici dialogano tra loro. In una città sempre più connessa, con la diffusione delle smart grid e dei sistemi urbani interconnessi gli smart building diventano nodi di una rete: scambiano energia con i vicini, modulano i consumi in base alle esigenze del quartiere, collaborano alla riduzione delle emissioni contribuendo agli obiettivi di neutralità climatica fissati dall’Unione Europea al 2050 (European Commission, 2023). È il tassello mancante per trasformare le smart city da slogan a realtà.

Le sfide da affrontare

Naturalmente non è tutto semplice, ci sono molti aspetti critici che vanno affrontati in modo adeguato.

L’AI ha bisogno di enormi quantità di dati, e questi dati vanno protetti: la privacy diventano una priorità.

Poi c’è il problema della frammentazione tecnologica: non tutti i sistemi “parlano la stessa lingua” e standardizzare le piattaforme è ancora una sfida.

Infine, serve formazione: senza tecnici preparati, anche l’edificio più intelligente rischia di essere poco più che un “giocattolo costoso”. Il progetto Smart Installer nasce proprio con questo obbiettivo: ambizioso ma fondamentale per lo sviluppo del mercato futuro, ossia quello di formare e aggiornare una rete di tecnici certificati che sappiano implementare al meglio le tecnologie in uno scenario tecnologico unico.

Un futuro già iniziato

Non parliamo di un domani lontano: molte di queste tecnologie sono già operative in uffici, ospedali e residenze all’avanguardia.

La tendenza è chiara: gli edifici del futuro non saranno solo più belli o più ecologici, ma anche più intelligenti e avranno un notevole aumento del valore con semplici ed economici interventi.

Grazie all’AI, lo spazio che abitiamo diventa un partner silenzioso, che lavora per noi: riduce gli sprechi, aumenta il comfort, ci protegge. E ci ricorda che la vera innovazione è quella che migliora la vita quotidiana, senza che quasi ce ne accorgiamo. ■

SMART CITY IN ITALIA: A CHE PUNTO SIAMO?

Ilaria Rebecchi

Il concetto di Smart City è ormai saldamente radicato nel dibattito pubblico e nelle strategie di sviluppo urbano in Italia e in Europa. Infatti, si può dire che non si tratta più di un futuro miraggio lontano, ma di una realtà in evoluzione e che ha l’obiettivo di rendere i centri urbani più efficienti, sostenibili, inclusivi e a misura d’uomo attraverso l’integrazione di tecnologie avanzate. Sebbene il percorso verso la piena realizzazione delle città intelligenti sia ancora complesso e disseminato di sfide, i dati recenti evidenziano un mercato in costante crescita, seppur con un ritmo che in Italia procede con maggiore cautela rispetto alla media europea.

I dati

Nel 2024, il mercato italiano delle Smart City ha superato la soglia di 1,05 miliardi di euro, registrando un aumento del +5% rispetto all’anno precedente. Questo dato conferma una tendenza positiva e si confronta con una crescita media del +9% a livello europeo, suggerendo che l’Italia ha ancora un margine significativo per accelerare la propria transizione verso modelli urbani più intelligenti. L’importanza delle Smart City è innegabile e queste rappresentano una delle risposte più concrete e innovative alle pressanti sfide globali, dalla crisi climatica alla necessità di migliorare la qualità della vita dei cittadini, fino alla promozione di uno sviluppo economico sostenibile e di una maggiore coesione sociale.

Investimenti pubblici e aree di interesse

La spinta principale agli investimenti nel settore Smart City proviene da una combinazione di fondi pubblici e iniziative private Il PNRR funge da catalizzatore di risorse come mai accaduto, con destinati più di 10 miliardi di euro a progetti di sviluppo urbano intelligente con circa 2,5 miliardi di euro allocati alle città metropolitane, per potenziare le loro capacità di innovazione, oltre 6,7 per la mobilità sostenibile, la transizione energetica e la

In Italia il percorso verso le Smart City procede gradualmente: un settore in evoluzione che, pur tra lentezze, offre ampie prospettive di trasformazione per le città del futuro

digitalizzazione delle infrastrutture urbane e circa un miliardo di euro per la rigenerazione urbana e per favorire l’inclusione sociale nelle aree più vulnerabili.

Dunque, non solo un sostegno economico, ma anche un segnale politico forte, che punta ad innescare un cambio di passo sul piano culturale e tecnologico necessario per l’intero Paese.

Secondo i risultati della ricerca dell’Osservatorio smart city del Politecnico di Milano, nella ripartizione degli investimenti nel 2024, emergono due aree che hanno assorbito la quota maggiore di mercato:

1. Smart Public Lighting, segmento che ha rappresentato la voce più consistente, con circa 240 milioni di euro di investimenti, il 23% del mercato totale. L’illuminazione pubblica intelligente non si limita all’adozione di lampade a LED, ma include sistemi di gestione adattiva che regolano l’intensità luminosa in base alle condizioni ambientali, al passaggio di veicoli o pedoni, consentendo risparmi energetici significativi e contribuendo a migliorare la sicurezza stradale e la percezione di sicurezza nei quartieri.

2. Smart Mobility con circa 215 milioni di euro di investimenti (20% del mercato), e progetti che spaziano dalla gestione intelligente del traffico per ridurre la congestione, all’ottimizzazione del trasporto pubblico, allo sviluppo di infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici e alla promozione di servizi di mobilità condivisa (sharing mobility). L’obiettivo è rendere gli spostamenti più fluidi, sostenibili e accessibili, rispondendo a una delle principali preoccupazioni degli italiani: l’85% considera la mobilità e la sicurezza stradale come le principali criticità sociali.

Accanto a questi ambiti maggiori, si registrano investimenti diffusi in settori come la sicurezza e la sorveglianza (adottati dal 27% dei comuni tra il 2023 e il 2024) e lo sviluppo di Comunità Energetiche Rinnovabili, che riflettono un approccio sempre più olistico alla gestione urbana.

Il ruolo delle Amministrazioni locali

L’impegno delle amministrazioni comunali italiane è evidente e in crescita.

Secondo i dati POLIMI, nel 2024 il 42% dei comuni ha avviato nuovi progetti Smart City, e un’impressionante maggioranza del 91% ha dichiarato l’intenzione di avviare iniziative in questo ambito nei prossimi due anni. Questa tendenza positiva è sostenuta dalla constatazione che il 78% delle amministrazioni che hanno già implementato progetti smart ha riportato benefici pari o superiori alle aspettative.

Ma la percezione dei cittadini è affare ben più articolato: circa la metà degli italiani considera insufficiente l’accessibilità ai servizi pubblici nel proprio comune, indicando che, nonostante gli sforzi, la qualità della vita urbana può essere ancora migliorata.

Inoltre, ci sono preoccupazioni significative riguardo a un’eccessiva dipendenza tecnologica (per il 41% dei cittadini) e al rischio di esclusione digitale (39%), in primis tra le fasce più anziane della popolazione, evidenziando la persistenza di un digital divide. Tra i giovani della Generazione Z si manifestano timori per la perdita di posti di lavoro a causa dell’automazione.

Percezione dei cittadini sulle Smart City (fonte Polimi 2024)

Rischio di esclusione digitale (39%)
Altri timori (Gen Z, lavoro, ecc.)
Eccessiva dipedenza tecnologica (41%)
Accesso ai servizi insufficiente (50%)

Le sfide tra competenze, AI e risorse

Per accelerare il passo e colmare il divario con le altre nazioni europee, il mercato delle Smart City in Italia deve affrontare e superare alcune criticità strutturali.

Tra queste la mancanza di un approccio coordinato, laddove spesso, i progetti Smart City vengono avviati in modo frammentario e isolato, senza una strategia nazionale o regionale ben definita che ne massimizzi l’impatto e la scalabilità. E poi si parla di carenza di competenze con gli specialisti ICT e di professionisti qualificati nella gestione di progetti complessi ancora in esiguo numero e l’Italia, con l’1,5% di laureati specialisti ICT rispetto a una media UE del 4,5%, nella posizione di chi deve investire in formazione in maniera sostanziale. Poi ci sono i limiti imposti da governance e normative, e l’assenza di approcci standardizzati e di regole condivise per la rendicontazione e la valutazione degli impatti dei progetti rende difficile misurare l’efficacia degli interventi e replicare i modelli di successo. E le risorse? Secondo i dati, nonostante i fondi del PNRR, la capacità di progettare, gestire e implementare efficacemente i progetti richiede un rafforzamento delle competenze amministrative e una visione aggregata per ottimizzare l’uso delle risorse. Infine, in tema di sicurezza dei dati e privacy, la preoccupazione diventa una barriera significativa per contrastare l’adozione dell’AI e di altre tecnologie emergenti.

Il futuro

Nonostante queste sfide, il futuro del mercato Smart City nel nostro Paese si prospetta promettente, in particolare con l’avanzamento dell’Intelligenza Artificiale (AI). Ad oggi, infatti, solo il 4% dei comuni utilizza l’AI nei propri progetti Smart City, ma un considerevole 35% prevede di implementarla entro i prossimi due anni. Le amministrazioni stanno sperimentando piattaforme avanzate come i Digital Twin e le Smart Control Room che, abilitati dall’AI, promettono di rivoluzionare la gestione urbana, rendendola più consapevole, predittiva e reattiva. L’AI potrà ottimizzare la raccolta e l’analisi dei dati, consentendo alle città di anticipare i problemi, gestire le risorse in modo più efficiente e offrire servizi più personalizzati ai cittadini.

Il mercato delle Smart City in Italia risulta quindi un settore in crescita, vitale per affrontare le sfide ambientali e sociali del nostro tempo: per raggiungere il suo pieno potenziale, però, è necessario un impegno coordinato tra istituzioni, imprese e cittadini, investimenti mirati nella formazione e nello sviluppo di competenze, e una visione strategica capace di integrare tecnologia e partecipazione civica, per costruire città non solo più intelligenti, ma anche più vivibili e inclusive per tutti. ■

LA GESTIONE DEI DATI NELLE CITTÀ INTELLIGENTI

Viviamo in un’era di dati, e le nostre città non fanno eccezione. Ogni giorno, le aree urbane generano una quantità enorme di informazioni, dalla circolazione dei veicoli ai consumi energetici, dalla qualità dell’aria alle segnalazioni dei cittadini. Tutta questa mole di dati, quando viene raccolta, organizzata e analizzata, prende il nome di dataset urbani. Sono, in poche parole, le collezioni strutturate di informazioni che descrivono le città in ogni loro sfaccettatura.

Nelle città e negli edifici si raccolgono e scambiano oggi, e si dovranno sempre più scambiare, dati.

Il rapporto OECD “Urban Studies Smart City Data Governance - Challenges and the way forward” 2023, sottolinea come le città intelligenti mirino a migliorare il benessere dei cittadini, promuovendo ambienti sostenibili e ottimizzando l’erogazione dei servizi pubblici sfruttando le tecnologie, in particolare quelle digitali, nell’ambito di un processo collaborativo e multilaterale.

Le tecnologie digitali (ad esempio, intelligenza artificiale, IoT, big data), le innovazioni nella robotica, la tecnologia dei droni e il supporto alle infrastrutture e ai dispositivi digitali (ad esempio, reti wireless a banda larga, smartphone e cloud computing) generano un’enorme quantità di dati in tempo reale che possono aiutare sia il settore pubblico che quello privato a innovare e fornire servizi pubblici in modo più efficiente ed efficace; ma il problema è che la quantità di dati generati sta crescendo più rapidamente della capacità dei governi di archiviarli ed elaborarli.

Pasquale Capezzuto

Solo il 2% dei dati prodotti nel 2020, per esempio, è stato salvato e conservato nel 2021 e le stime suggeriscono anche che solo l’1% dei dati generati dell’IoT sia realmente utilizzato.

Le previsioni (Markets and Markets) indicano che il mercato globale dell’Internet of Things (IoT) nelle città intelligenti crescerà dai 300 miliardi di dollari del 2021 ad oltre 650 miliardi di dollari entro il 2026. Solo negli Stati Uniti, si prevede che le città investiranno 41 trilioni di dollari nei prossimi 20 anni per aggiornare e beneficiare delle tecnologie digitali.

È evidente quindi che i dati e la loro applicazione rappresentano gli elementi chiave delle città intelligenti.

La digitalizzazione sta infatti trasformando il modo in cui le città vengono concepite e funzionano, poiché l’uso delle tecnologie digitali copre quasi ogni aspetto della vita urbana: contatori e reti intelligenti vengono utilizzati per gestire il consumo energetico; sistemi di home and building automation consentono di gestire la domanda e l’uso dell’energia; auto a guida autonoma e piattaforme di car sharing consentono per migliorare la mobilità e di ridurne l’impatto; sensori e telecamere intelligenti consentono di migliorare il flusso del traffico e la sicurezza pubblica. Tutte queste tecnologie, ormai onnipresenti, producono dati sulla vita cittadina e forniscono una mole enorme di informazioni sulle comunità urbane, senza soluzione di continuità.

Il successo dei progetti di smart city dipende, quindi, in larga misura dall’uso efficace dei dati prodotti. Per questo motivo, alcuni

paesi hanno emanato una strategia nazionale sui dati per sfruttarne il potenziale e orientarne l’utilizzo nello sviluppo di smart city (è il caso delle strategie nazionali sui dati di Giappone e Regno Unito).

Le piattaforme urbane, infatti, per funzionare hanno l’esigenza di scambiare dati di provenienza diversa e, per scambiarli, è indispensabile che essi rispondano a precisi standard di qualità, semantica e interoperabilità.

Gli open data sono talvolta inclusi come componente fondamentale di tali strategie nazionali per garantire che i dati delle organizzazioni pubbliche siano disponibili a tutti in formati aperti, gratuiti e accessibili (ad esempio, la piattaforma per l’intermediazione dei dati in Spagna; la strategia nazionale sui geodati in Svezia).

La necessità per le amministrazioni cittadine di interagire con altre organizzazioni pubbliche e private e di scambiare dati o documenti è in aumento e sta diventando sempre più importante nel contesto della digitalizzazione e della costruzione di città intelligenti. Queste interazioni, che fanno parte della trasformazione digitale di paesi e città, stanno diventando anche più complesse man mano che le organizzazioni diventano più interdipendenti.

Nelle comunità energetiche e nei distretti energetici, per fare un esempio, l’interazione tra gli Energy Data Management System (EDMS), i Building Management Energy Systems (BEMS) e le piattaforme di gestione e pianificazione intelligente delle risorse energetiche urbane (come la piattaforma PELL di Enea) è strettissima.

Ma l’uso di dati di alta qualità, coerenti e riproducibili è essenziale anche nelle fasi di pianificazione, attuazione e monitoraggio dei piani di adattamento ai cambiamenti climatici delle aree urbane.

L’interoperabilità è, quindi, un elemento essenziale per contribuire alla trasformazione digitale ed è fondamentale per attuare iniziative di smart city al fine di garantire un’amministrazione moderna, efficiente ed efficace, traducendosi nella “capacità di diversi servizi digitali di lavorare insieme e comunicare tra loro (…) e di sviluppare interfacce di programmazione applicativa che consentono queste connessioni” (OCSE, 2021).

La capacità dei servizi di comunicare e scambiare informazioni in modo efficiente, efficace, rapido e semplice con altri servizi all’interno di organizzazioni e città è quindi un aspetto caratterizzante una città smart e garantire l’interoperabilità dei set di dati è un passaggio fondamentale per la loro costruzione che necessita di regole condivise.

Di grande importanza sono quindi norme come la ISO 37114 e la più recente UNI 11973 che forniscono una guida per assicurare una corretta gestione dei dataset degli edifici nella città.

Ma non di meno appaiono fondamentali anche provvedimenti europei come lo European Data Act e lo European Data Governance Act, che appaiono dei pilastri insostituibili nella definizione di una strategia di livello continentale e nella creazione di un mercato unico dei dati.

Una strategia, quella delineata dall’Unione Europea, che ha tracciato il percorso chiaro e condiviso verso la creazione di spazi dati europei comuni in alcuni settori strategici come salute, agricoltura, produzione, energia, mobilità, finanza, pubblica amministrazione, competenze, European Open Science Cloud e Green Deal.

La creazione di spazi dati comuni e interoperabili a livello europeo in settori strategici consentirà di superare le attuali barriere legali e tecniche alla condivisione dei dati e, di conseguenza, di liberare l’enorme potenziale dell’innovazione basata sui dati. ■

Crescita del mercato globale IoT nelle città intelligenti
Miliardi di dollari

LMICRORETI

IN CORRENTE

CONTINUA PER SERVIZI DI FLESSIBILITÀ E IN COMUNITÀ

Il dimostratore del progetto ECS4DRES

’implementazione di reti elettriche con un elevato numero di attori connessi (ad esempio, produttori di energia rinnovabile, sistemi di accumulo di energia locali, consumatori/prosumer, ecc.) pone sfide rilevanti in termini di organizzazione della rete, stabilità di frequenza e tensione, regolazione della potenza reattiva, inerzia e sicurezza. A tal fine, le tecnologie di digitalizzazione svolgono un ruolo fondamentale nel processo di integrazione e gestione delle risorse energetiche distribuite rendendole fruibili agli operatori del settore e agli utenti finali e consentendo il miglioramento dell’efficienza, dell’affidabilità e della flessibilità del sistema. In questo contesto, è attualmente in corso il progetto ECS4DRES, finanziato dall’Unione Europea nel programma H2020 attraverso Chips Joint Undertaking e da enti nazionali, che coinvolge 27 partner tra industrie, università e centri di ricerca in 5 Stati europei (Germania, Paesi Bassi, Spagna, Italia, Slovacchia).

Il progetto ha l’obiettivo di rendere le fonti di generazione rinnovabile distribuite flessibili, coordinate e resilienti, sviluppando diverse soluzioni innovative e interoperabili incentrate sulla conversione e gestione dell’energia per i sistemi distribuiti e incentrate sul concetto di microrete, attraverso la progettazione, lo sviluppo e l’implementazione dei componenti hardware (inclusi convertitori di potenza e relativi sistemi di controllo, sensori e sistemi di monitoraggio), algoritmi e strumenti software (incluse tecniche di controllo per le reti di distribuzione, bilanciamento locale tra produzione e consumo di energia nelle microreti), tecniche di comunicazione (incluse applicazioni del 5G ed estensioni wireless delle comunicazioni su linee elettriche).

Il Progetto prevede la validazione dei risultati tramite esempi sul campo e dimostratori, e in questo ambito il Politecnico di Bari e Enel X sono impegnati nella realizzazione di uno dei casi d’uso, costituito da un dimostratore sperimentale basato su una microrete con una architettura in corrente continua per la ricarica di veicoli elettrici.

La microrete, che è stata avviata nell’ambito dei precedenti progetti CONNECT e PROGRESSUS, include un sistema fotovoltaico da 20 kW, un sistema di accumulo sodio-nichel da 25 kW e 90 kWh, cinque colonnine di ricarica per veicoli elettrici in modalità bidirezionale (vehicle-to-grid) da 15 kW e una colonnina fast-charge da 75 kW.

Questi componenti sono collegati, ciascuno con un proprio convertitore, ad una sbarra in corrente continua a 600 V, che è connessa alla rete di distribuzione in bassa tensione trifase con un convertitore dedicato con una potenza massima di 50 kW. L’architettura, mostrata nella Figura 1, integra sistemi di misurazione e supervisione connessi ad una rete ethernet che lavora in Modbus per la raccolta dei dati e l’invio dei segnali di controllo, compatibile con controlli remoti.

La microrete sperimentale è realizzata presso il Porto di Bari nell’ambito di un protocollo di intesa con l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale, prevedendo una sperimentazione basata anche sull’uso dei veicoli elettrici di servizio dell’Autorità. Una prima messa in servizio è stata effettuata nel Novembre 2023 nell’ambito delle verifiche finali del progetto PROGRESSUS, alla quale si riferiscono le immagini riportate. Si riporta una visione d’assieme dell’area del dimostratore, con la pensilina fotovoltaica e le colonnine di ricarica dei veicoli e lo shelter che contiene le batterie e un quadro in corrente continua con i convertitori e i singoli componenti di protezione, manovra e comunicazione, insieme con una interfaccia di controllo locale.

Nelle ultime figure sono mostrate le prove di ricarica di veicoli elettrici sulla postazione di ricarica fast-charge e le interfacce utente curate da Enel X.

Figura 1

Le attività di sviluppo del dimostratore nel progetto ECS4DRES da parte del gruppo di lavoro del Politecnico di Bari hanno l’obiettivo di elaborare procedure di pianificazione per le microreti in corrente continua che includono stazioni di ricarica bidirezionali e che puntano a coprire il carico locale tenendo conto delle interazioni con la rete di distribuzione, nonché nell’ambito delle comunità energetiche.

Le sfide realizzative sono anche legate alla gestione energeti-

ca in presenza di un valore non elevato di potenza scambiabile con la rete, al fine di utilizzare al meglio le risorse per soddisfare i fabbisogni dei veicoli elettrici.

La presenza dei punti di ricarica bidirezionali consente anche l’uso delle batterie dei veicoli come supporto ad altri componenti della microrete stessa e/o per la fornitura di energia ad altri sistemi esterni, interessando la rete di distribuzione. Inoltre, le attività mirano anche all’implementazione delle logiche di programmazione e gestione, per investigare l’interazione tra microreti diverse e con altri sistemi mediante modellistica avanzata dei componenti.

In particolare, questo caso d’uso mira a dimostrare l’efficacia degli approcci di energy management che sfruttano il controllo distribuito tra prosumer e si concentrano sul concetto di Comunità Energetica, con l’obiettivo di fornire servizi locali specifici a livello di rete e promuovere nuove infrastrutture a supporto di soluzioni di accumulo di energia, integrazione delle fonti rinnovabili e ricarica di veicoli elettrici gestiti mediante piattaforme di aggregazione messe in campo da Enel X.

Questo caso d’uso costituisce un ambiente in cui confluiscono competenze interdisciplinari sviluppate da altri partner del progetto che coinvolgono: un’architettura dedicata per convertitori di potenza ad alta efficienza, reti di sensori per il monitoraggio dello stato della microrete, algoritmi basati su intelligenza artificiale e apprendimento automatico per la previsione dei guasti e la manutenzione predittiva delle apparecchiature integrate a livello di nodo.

I possibili soggetti interessati dall’architettura della microrete in corrente continua oggetto del dimostratore includono:

• Prosumer: che possono essere dotati dell’architettura e del controllo della microrete proposti per migliorare le loro prestazioni tecnico-economiche integrando servizi di ricarica per veicoli elettrici e sfruttandoli come accumuli mediante la tecnologia vehicle-togrid per sostenere le ricariche rapide.

• Fornitori di servizi: la struttura modulare può essere facilmente scalabile per adattarsi meglio a diverse esigenze e requisiti, e la capacità di interagire in una comunità energetica garantisce un’erogazione efficiente dei servizi di rete, potendo costituire una iniziativa di partenza per lo sviluppo di una comunità con obiettivi ambientali e sociali nella promozione della mobilità elettrica.

• Operatori di rete: la consapevolezza delle potenziali azioni di regolazione potrebbe implicare una migliore gestione del sistema, migliorando la qualità della distribuzione e fornitura dell’energia, mediante l’inclusione della microrete in corrente continua tra i soggetti abilitati a fornire servizi di rete. ■

Nota: Questo documento è stato creato nell’ambito del progetto ECS4DRES, finanziato da Chips Joint Undertaking - con accordo di finanziamento numero 101139790 – e dai suoi membri, incluso il finanziamento top-up da parte delle autorità nazionali competenti di Germania, Italia, Slovacchia, Spagna e Paesi Bassi. Il finanziamento nazionale in Italia è gestito dal MIMIT.

18 | 19 NOVEMBRE 2026

NUOVA FIERA DEL LEVANTE, BARI

SMART BUILDING LEVANTE TORNA A BARI CON UNA GRANDE NOVITÀ

Nasce MIBA Levante, evento Internazionale che riunisce quattro fiere: Smart Building Levante, Sicurezza, Made Expo, GEE in una grande e unica manifestazione

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DAL 5G AL 6G: EVOLUZIONE

TECNOLOGICA, PRESTAZIONI E IMPATTO

SULL’INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO

Negli ultimi anni il termine 5G è entrato nel linguaggio comune, spesso accompagnato da promesse di connessioni super veloci e di una rivoluzione digitale che avrebbe trasformato il nostro modo di vivere. In parte queste aspettative si stanno realizzando: il 5G è già realtà in molti Paesi e sta portando benefici in settori come l’industria, i trasporti e la sanità. Eppure, mentre ci stiamo abituando faticosamente in Italia a questa nuova tecnologia, per le paure infondate della popolazione, per altro cavalcate dalle istituzioni su possibili ma infondate ripercussioni sulla salute, il mondo della ricerca guarda già oltre, e cioè verso il 6G, la cui implementazione è prevista attorno al 2030.

Questo parlare del 5G in fase di implementazione e sapere che presto potrà arrivare il 6G fa sorgere spontaneamente nella popolazione queste domande: se il 5G è già così veloce e prestante, a cosa servirà davvero il 6G? E quali saranno le conseguenze, non solo in termini di prestazioni, ma anche per l’ambiente e per l’inquinamento elettromagnetico, ovvero un tema che suscita spesso timori e dibattiti?

Dal 5G al 6G un salto tecnologico non solo in termini di velocità di trasferimento dati

Il 5G ha segnato un punto di rottura con

il passato. Rispetto al 4G non si limita a migliorare la velocità di connessione, ma introduce una nuova architettura di rete. Usa frequenze di trasmissione più alte, comprese le onde millimetriche (dell’ordine dei GHz) e permette di collegare simultaneamente un numero enormemente elevato di dispositivi. È ciò che rende possibili le Smart Cities, la Logistica Automatizzata, la Guida Autonoma e i Sistemi Medici a distanza (Telemedicina) grazie anche alla latenza molto bassa, ridotta a circa 1 ms. Il 6G, invece, non si accontenterà di potenziare quanto già esiste.

Sarà la prima rete pensata per integrare Intelligenza Artificiale Nativa, con algoritmi capaci di gestire traffico, energia e priorità in tempo reale. Inoltre, utilizzerà frequenze ancora più alte, arrivando nell’ambito dei TeraHertz (THz) e punterà a esperienze immersive come la Realtà Olografica, la Telepresenza Avanzata e il cosiddetto Internet dei Sensi, dove tatto, vista e udito saranno replicati digitalmente, tutto questo possibile grazie a una latenza fortemente ridotta, rispetto al 5G, a pochi microsecondi. Per inciso la Realtà Olografica è un concetto che nasce dall’unione tra Olografia (la tecnica che permette di registrare e riprodurre immagini tridimensionali usando la luce Laser) e le nuove tecnologie digitali di comunicazione.

In pratica, significa poter proiettare immagini 3D estremamente realistiche di persone, oggetti o ambienti, visibili da più angolazioni, come se fossero davvero presenti nello spazio fisico.

A differenza della realtà virtuale, non serve indossare visori a supporto: l’ologramma “compare” davanti a noi.

La Telepresenza Avanzata è l’evoluzione dei sistemi di videoconferenza che conosciamo oggi. L’obiettivo è far sì che, anche a distanza, le persone abbiano la sensazione di trovarsi davvero nello stesso ambiente fisico, eliminando quanto più possibile la percezione dello schermo o della distanza. Un esempio pratico: un chirurgo potrebbe collaborare in telepresenza con un collega dall’altra parte del mondo, vedendolo e interagendo con lui come se fosse nella stessa sala operatoria. Oppure, in ambito educativo, un professore potrebbe “apparire” in una classe remota come se fosse fisicamente presente.

Infine, l’Internet dei Sensi è un’evoluzione delle tecnologie immersive già oggi esistenti — realtà virtuale, realtà aumentata — ma con una differenza chiave: ampliare le modalità di interazione sensoriale.

Non si limita più al “vedere” o “ascoltare”, ma permette di toccare virtualmente superfici o oggetti digitali, sentire vibrazio-

Rossano Capannini

ni, pressione, consistenza, temperatura; di annusare odori (olfatto), ad esempio sentire il profumo di un fiore, dell’erba appena tagliata, del mare; di gustare sapori digitali, magari riprodotti chimicamente o attraverso stimoli meccatronici, per ricreare l’esperienza del gusto.

Inoltre, si ipotizza che l’interfaccia tra utente e tecnologia diventi sempre più naturale, spostandosi verso interazioni via sensori, dispositivi indossabili (wearables), e forse anche tramite segnali neurali (cioè lettura / interpretazione del pensiero) nel tempo.

Un punto meno evidente ma fondamentale della tecnologia 6G è l’efficienza. Il 6G dovrebbe consumare meno energia per bit trasmesso, grazie a sistemi di ottimizzazione basati su AI. Questo è cruciale in un mondo in cui la quantità di dati cresce esponenzialmente e la sostenibilità non è più una opzione ma una necessità.

L’impatto sull’inquinamento elettromagnetico

Quando si parla di nuove reti, molto frequentemente emergono paure legate all’in-

quinamento elettromagnetico. Con il 5G, la necessità di installare più antenne – spesso di dimensioni ridotte e a bassa potenza – ha sollevato dubbi e proteste sulla cittadinanza. Ma qual è la realtà dei fatti?

Frequenze più alte, copertura più corta

Le onde del 5G, soprattutto quelle millimetriche, hanno una portata limitata: si propagano poco e vengono assorbite facilmente da ostacoli come muri o dalla stessa pioggia. Per questo servono più antenne, ma ciascuna emette a potenze molto inferiori rispetto a quelle tradizionali. Lo stesso principio varrà per il 6G, che userà onde ancora più corte, con copertura ridotta e potenze ancora minori.

Miniaturizzazione e densità

Il 6G richiederà un numero molto maggiore di micro-antenne distribuite negli spazi urbani, ma proprio la loro bassa potenza di emissione ridurrà l’esposizione media della popolazione all’inquinamento da campi Elettromagnetici. In altre parole, la presenza di più trasmettitori non significa necessariamente più radiazioni nocive: anzi, la distribuzione capillare permette di abbassare i livelli complessivi.

Beamforming intelligente

Le nuove reti non irradiano più segnali in tutte le direzioni, come accadeva in passato. Grazie al beamforming, le onde vengono indirizzate con precisione solo verso il dispositivo che ha bisogno in quel momento di più banda. Con il 6G, questa tecnica diventerà ancora più sofisticata, riducendo sprechi e limitando esposizioni ai Campi Elettromagnetici non necessarie. →

Normative e salute È importante sottolineare che tutte le reti mobili devono rispettare i limiti fissati da organismi internazionali riconosciuti a livello mondiale come l’ICNIRP (International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection, ente non governativo riconosciuto dall’OMS), l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e la IARC (International Agency for Research on Cancer). Ad oggi non esistono prove scientifiche che colleghino l’esposizione al 5G a rischi per la salute. Le stesse valutazioni di sicurezza verranno applicate al 6G, che, nonostante frequenze più alte, non potrà superare i limiti di legge attualmente esistenti.

Opportunità e sfide

Il 6G non sarà solo una tecnologia di comunicazione: diventerà un ecosistema globale, dove il confine tra mondo fisico e digitale si farà sempre più sottile. Potrebbe trasformare il lavoro, l’istruzione, l’assistenza sanitaria e perfino il tempo libero, introducendo servizi che oggi possiamo solo immaginare. Tuttavia, questa evoluzione porterà con sé nuove sfide:

• Energetiche, perché milioni di dispositivi connessi avranno comunque un impatto sull’ambiente, anche se il 6G è pensato in una logica di efficientamento energetico.

• Etiche, per l’uso massiccio di intelligenza artificiale nella gestione dei dati personali.

• Sociali, legate al rischio di ampliare il divario digitale tra chi ha accesso a queste tecnologie e chi ne resta escluso.

Considerazioni conclusive

Il confronto tra 5G e 6G mostra chiaramente che non si tratta solo di “andare più veloci”. Si parla di una trasformazione radicale delle reti, che diventeranno intelligenti, sostenibili e ubiquitarie. Sul fronte dell’inquinamento elettromagnetico, le evidenze attuali indicano che l’aumento delle antenne non

coincide con un aumento dei rischi, grazie a potenze ridotte e tecnologie di gestione mirata dei segnali radio.

Il 5G ha iniziato a costruire le fondamenta di un mondo iperconnesso. Il 6G promette di trasformarlo in una realtà dove comunicazione, intelligenza artificiale e ambienti digitali si fonderanno.

La sfida sarà trovare il giusto equilibrio tra Innovazione, Salute e Sostenibilità, perché il progresso tecnologico sia davvero al servizio delle persone e del pianeta. ■

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LA NUOVA FRONTIERA DELLO SMART WATER MANAGEMENT

In Italia, l’approccio alla gestione idrica sta vivendo una trasformazione grazie allo “smart water management”. Questo sistema sfrutta l’innovazione digitale per ottimizzare l’intero ciclo dell’acqua, garantendo un uso più efficiente e sostenibile di questa risorsa fondamentale.

Le sfide attuali

L’infrastruttura idrica nazionale è in gran parte datata e soffre di un’enorme perdita d’acqua: si stima che il 42% della risorsa immessa nella rete non arrivi mai a destinazione. Questa inefficienza, combinata con gli effetti del cambiamento climatico (siccità, alluvioni, ecc.) e l’incremento della domanda, rende la modernizzazione del settore una necessità.

La situazione è ulteriormente complicata dalla frammentazione della gestione, con oltre 2.000 enti che rendono difficile l’adozione di politiche uniformi e l’investimento in nuove tecnologie.

Come funziona lo smart water management

Le tecnologie alla base di questo approccio sono principalmente:

- Sensori di flusso e pressione: monitorano la rete idrica in tempo reale per identificare perdite o anomalie.

- Contatori intelligenti: misurano con precisione i consumi degli utenti, incentivando un uso più responsabile dell’acqua.

- Noise logger: dispositivi per il monito-

raggio acustico delle reti di distribuzione e adduzione dell’acqua.

La raccolta di questi dati massicci (big data) viene analizzata da piattaforme software basate su intelligenza artificiale e machine learning.

Questi sistemi predittivi sono in grado di prevedere la domanda, ottimizzare la pressione nelle tubazioni per ridurre le perdite e identificare le aree a rischio di guasto prima che si verifichino. L’integrazione con reti IoT (Internet of Things) permette la comunicazione continua tra i vari dispositivi, creando

un ecosistema digitale che automatizza e ottimizza i processi.

Noise logger: il dispositivo che si è trasformato di più rispetto agli altri negli ultimi anni

In passato, la ricerca delle perdite con i noise logger era spesso un’attività “lift & shift” (sposta e misura).

Un team di operatori si recava in loco, installava i dispositivi in vari punti della rete per un breve periodo, raccoglieva i dati manualmente (spesso tramite radio) e li analizzava in un secondo momento.

Andrea Lupo

Questo approccio, seppur efficace, richiedeva tempo e risorse, limitando la frequenza dei controlli. Oggi, il concetto si è spostato verso il monitoraggio continuo e permanente. I moderni noise logger sono progettati per rimanere installati a lungo termine sulla rete idrica, in punti strategici come valvole e idranti. Questa installazione fissa consente di monitorare costantemente il livello di rumore della tubazione e di rilevare l’insorgenza di una perdita non appena si manifesta. Inoltre, Aziende internazionali come vonRoll hydro, hanno sviluppato algoritmi altamente sofisticati, permettendo di individuare il punto esatto della perdita, consentendo agli operatori di effettuare interventi mirati riducendo, dunque, le interruzioni del servizio. Un’altra importante innovazione riguarda la connettività e l’intelligenza dei dispositivi. Se prima i dati venivano letti manualmente o tramite comunicazioni radio a corto raggio, i noise logger attuali sono spesso dotati di tecnologie wireless come GSM, NB-IoT. Questo permette ai dispositivi di inviare automaticamente i dati a una piattaforma cloud, rendendo l’analisi disponibile in tempo reale e da remoto.

Vantaggi e prospettive future

L’adozione della gestione idrica intelligente offre numerosi benefici. In primo luogo, riduce le perdite idriche, preservando una risorsa preziosa e riducendo i costi energetici associati al pompaggio e al trattamento dell’acqua. Un’altra grande opportunità riguarda l’ottimizzazione della manutenzione: il monitoraggio predittivo permette

interventi mirati, evitando guasti improvvisi e costosi. Inoltre, la gestione smart migliora la qualità del servizio per i cittadini, garantendo un approvvigionamento più stabile e trasparente, con la possibilità di informare gli utenti su eventuali interruzioni in tempo reale. Le prospettive per il futuro sono incoraggianti. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha stanziato ingenti fondi per la digitalizzazione e la resilienza delle infrastrutture idriche, accelerando la transizione verso modelli di gestione più efficienti. Progetti pilota e investimenti in alcune regioni del Nord e del Sud Italia stanno già dimostrando i notevoli vantaggi economici e ambientali di queste soluzioni. Tuttavia, per una piena implementazione a livello nazionale, sarà necessario superare le barriere normative e promuovere una maggiore cooperazione tra i vari gestori. La strada verso un’Italia idricamente più sicura e sostenibile passa inevitabilmente per l’innovazione tecnologica. ■

Andrea Lupo è responsabile commerciale vonRoll hydro per la divisione Life & Service. Dal 2012 al 2022 si è occupato di vendite e promozione di tubi plastici per l’infrastruttura di base degli acquedotti, quindi di fluidi in pressione e a gravità.

Contestualmente ha potuto esplorare anche altri settori, come quello irriguo ed industriale.

Nel 2022 è approdato in vonRoll hydro occupandosi di strumenti monitoraggio perdite idriche e l’ottimizzazione delle reti per garantire che queste funzionino in maniera efficiente.

NAVIGARE VERSO IL FUTURO: ECCO COME FINCANTIERI GUIDA

LA RIVOLUZIONE DELL’IDROGENO

CON LA PRIMA NAVE DA CROCIERA A ZERO EMISSIONI

Si apre una nuova era per l’industria crocieristica: Fincantieri, uno dei maggiori complessi cantieristici al mondo, e Viking, compagnia leader nel settore delle crociere, hanno siglato un accordo destinato a ridefinire gli standard di sostenibilità marittima. Al centro c’è la “Viking Libra”, e cioè la prima nave da crociera al mondo progettata per essere alimentata ad idrogeno stoccato a bordo, e in grado quindi di promettere una navigazione e un’operatività complessiva a zero emissioni

La Viking Libra prende forma nel cantiere Fincantieri di Ancona, con consegna previ-

sta per la fine del 2026: potrà ospitare fino a 998 persone in 499 cabine, mantenendo elevati standard di comfort e lusso con il plus di una coscienza ambientale senza precedenti. La decisione di adottare l’idrogeno come combustibile primario rappresenta infatti un passo audace e decisivo verso la decarbonizzazione del trasporto marittimo, un settore tradizionalmente ad alta intensità di emissioni.

La sfida dell’idrogeno

L’idrogeno prodotto da fonti rinnovabili (idrogeno verde) è considerato un vettore energetico pulito, dal momento che la

sua combustione e il suo utilizzo in celle a combustibile producono come unico sottoprodotto l’acqua. L’impiego dell’idrogeno in ambito marittimo implica dunque sfide ingegneristiche significative, legate soprattutto allo stoccaggio del combustibile e alla sua gestione a bordo in modo sicuro ed efficiente.

In tal senso, Fincantieri, grazie alla sua esperienza e capacità innovativa, si sta posizionando come pioniere in questa frontiera tecnologica, dimostrando la fattibilità di soluzioni complesse per la propulsione navale a basse emissioni. E così la scelta

Ilaria Rebecchi

di integrare sistemi a idrogeno a bordo di una nave da crociera di grandi dimensioni sottolinea la maturità raggiunta dalle tecnologie e la visione a lungo termine delle realtà coinvolte.

Il progetto della Viking Libra non è un caso isolato, ma l’apripista di una vera e propria trasformazione della flotta Viking tanto che è già stata annunciata la prossima nave in costruzione, la “Viking Astrea” - consegna prevista nel 2027 - sempre alimentata a idrogeno.

Le due aziende, inoltre, hanno firmato in tandem per la costruzione di altre due navi da crociera aggiuntive, includendo un’opzione per altre due unità, che, quando e se confermaste, porterebbero il totale delle nuove costruzioni fino a sei navi.

Tutte le navi saranno progettate per rispettare le più recenti e stringenti normative ambientali e di sicurezza.

L’Industria crocieristica e la tutela dell’ambiente

L’introduzione di navi da crociera a idrogeno segna un punto di svolta per l’intera industria. Questo perché non solo risponde alla sempre crescente pressione normativa per la riduzione delle emissioni marittime, ma al contempo anticipa le aspettative di un pubblico sempre più sensibile ai temi ambientali.

Le crociere a zero emissioni possono contribuire a mitigare l’impatto ambientale del turismo su ecosistemi marini e costieri sensibili, migliorando la qualità dell’aria nei porti e riducendo l’impronta carbonica complessiva del settore.

Questa iniziativa fissa il nostro paese l’Italia in una posizione di leadership nell’innovazione navale sostenibile, rafforzando il suo ruolo strategico nel panorama cantieristico globale.

La “Viking Libra” e le sue navi-sorelle fungeranno quindi da simboli di un’ambizione collettiva per decarbonizzare il mare, offrendo un modello scalabile per l’intera industria marittima. E così, dalla terra al mare, è ufficialmente iniziata l’era delle crociere a zero emissioni. ■

Combustibili alternativi e design innovativo: non solo navi, ma vere Smart City galleggianti

L’adozione e lo sviluppo di combustibili alternativi è una ricerca concentrata su soluzioni a basse o zero emissioni come il gas naturale liquefatto (LNG) e l’idrogeno: queste le basi da cui partire per guardare ad un futuro del settore dei trasporti marittimi.

L’idrogeno, in particolare, rappresenta la frontiera più avanzata, promettendo di eliminare completamente le emissioni in atmosfera durante la navigazione e le operazioni portuali. E questo si traduce in un contributo significativo alla riduzione dell’inquinamento atmosferico e marino, fondamentale per la salvaguardia degli ecosistemi. Oltre ai combustibili, un ruolo cruciale è giocato dal design navale

In tal senso, soluzioni innovative capaci di migliorare l’efficienza energetica delle navi fungono da motore per la progettazione dove spiccano tecnologie quali scafi ottimizzati per ridurre l’attrito con l’acqua, sistemi di propulsione più efficienti e l’adozione di tecnologie per il recupero del calore disperso.

Digitalizzazione e decarbonizzazione

La nave del futuro è indissolubilmente legata alla trasformazione digitale: l’integrazione di tecnologie avanzate a bordo permette una gestione più intelligente delle operazioni navali e un monitoraggio costante delle performance ambientali. Sensori, sistemi di Big Data, intelligenza artificiale e connettività avanzata creano navi che sono veri e propri “ecosistemi intelligenti”. Queste tecnologie digitali consentono, ad esempio:

• un monitoraggio in tempo reale, con il controllo costante dei consumi energetici, delle emissioni e dello stato di salute dei macchinari.

• l’ottimizzazione delle rotte, attraverso algoritmi avanzati per definire i percorsi più efficienti, tenendo conto delle condizioni meteo e delle correnti, riducendo i tempi di navigazione e il consumo di carburante.

• la manutenzione predittiva, con analisi dei dati per anticipare guasti e necessità di manutenzione, evitando fermi macchina imprevisti e ottimizzando le risorse.

• l’automazione di alcune funzioni di bordo per aumentare l’efficienza e la sicurezza.

La nave del futuro sarà una Smart City galleggiante

Nella visione delle aziende coinvolte, nel prossimo futuro avremo unità navali simili a vere e proprie smart city galleggianti: non solo, quindi, efficienti e a basse emissioni, ma anche rappresentanti ambienti altamente connessi, sicuri e confortevoli, capaci di offrire un’esperienza ottimale per passeggeri ed equipaggio.

L’automazione e la connettività avanzata contribuiranno a rendere queste navi sempre più autonome e integrate con l’ambiente circostante. ■

Il progetto di ricerca

Nell’ambito del Progetto di ricerca triennale 2025-2027 “Edifici ad alta efficienza per la transizione energetica”, finanziato dal fondo di Ricerca di Sistema del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), RSE (Ricerca sul Sistema Energetico) ha avuto il mandato di studiare il caso peculiare degli edifici storici. Tali immobili sono connotati da particolare valore storico, artistico e culturale e, in virtù di tali caratteristiche, nonché per la valenza testimoniale a livello architettonico, risultano spesso sottoposti a molti vincoli, tra cui quelli previsti dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio D.Lgs. 42/2004.

Alla luce degli sfidanti obiettivi di decarbonizzazione del settore edilizio, in linea con il Green Deal europeo e i target previsti dal PNIEC al 2030, la riqualificazione del patrimonio esistente rappresenta oggi una priorità per poter raggiungere la neutralità climatica. A livello nazionale, gli edifici con valenza storica rappresentano oltre il 46% del patrimonio immobiliare, e oltre 3 milioni sono beni vincolati dal codice dei Beni Culturali. Secondo stime RSE, riportate nella monografia: “I consumi della Pubblica Amministrazione”, complessivamente, gli edifici storici della Pubblica Amministrazione occupano una superficie di quasi 3,5 milioni di m2; costituiscono, pertanto, una porzione non trascurabile del patrimonio nazionale che dovrà essere oggetto di intervento nei prossimi anni, anche nell’ottica del perseguimento degli obiettivi di ristrutturazione annua della PA. La Direttiva Europea 2023/1791 (EED) richiede, infatti, che almeno il 3% della superficie totale riscaldata e/o raffrescata degli edifici di proprietà pubblica venga ristrutturata ogni anno trasformandoli in edifici a emissioni zero.

EDIFICI STORICI ED EFFICIENZA ENERGETICA: IL PROGETTO DI RICERCA RSE

L’obiettivo del progetto di ricerca nasce proprio dalla necessità di conciliare la transizione energetica in atto con la valorizzazione e la tutela del patrimonio storico-testimoniale nazionale, che è spesso caratterizzato da strutture e impianti obsoleti, nonché da vincoli architettonici e culturali che limitano l’applicazione di più tradizionali e standardizzate soluzioni e misure di retrofit. Come schematizzato in Figura 1, il progetto mira a sviluppare un approccio innovativo e replicabile per la riqualificazione energetico-ambientale di edifici di elevato valore storico-testimoniale che sia innovativo, integrato e trasparente, al fine di coniugare le esigenze di conservazione con gli obiettivi di miglioramento della sostenibilità ambientale ed efficienza energetica.

In aggiunta, si punta all’ottimizzazione della qualità microclimatica e del comfort degli occupanti, valorizzando il patrimonio storico-testimoniale come risorsa per la transizione energetica e lavorando mediante un approccio multi-obiettivo, che coniughi le esigenze di conservazione, efficienza energetica, il comfort e la sostenibilità, e allo stesso tempo multi-scala, partendo dal livello del singolo materiale edilizio fino ad arrivare all’ intero edificio e al contesto circostante. La metodologia proposta mira così a trasformare i vincoli e le complessità degli edifici storici in un’opportunità per innovare e diffondere pratiche di sostenibilità nel settore edilizio, contribuendo agli obiettivi nazionali ed europei.

I primi risultati

Durante il primo anno di ricerca, le attività si sono concentrate sulla definizione del quadro conoscitivo, indispensabile per l’espletamento delle fasi successive, in particolare:

• analisi del contesto di riferimento: l’attività ha previsto una ricognizione del patrimonio edilizio storico-testimoniale, dei vincoli architettonici, urbanistici e normativi, nonché della letteratura scientifica di settore;

• studio dei principali protocolli di certificazione energetico-am-

Veronica Lucia Castaldo, Maria Francesca Talamo –RSE, Dipartimento EUT
Foto GP

bientale rating system applicabili agli edifici storici (GBC Historic Building, LEED O&M, SITES, CAM edilizia);

• individuazione di strategie passive e attive innovative di retrofit a ridotto impatto architettonico e ad elevata efficienza, compatibili con i vincoli di asset connotati da valenza storica;

• definizione di un approccio alla riqualificazione che tenga conto di criteri di sostenibilità tra cui, ad esempio, la metodologia basata su Life Cycle Assessment (LCA) e carbon footprint per la valutazione dell’impatto ambientale delle misure di riqualificazione proposte e identificate come compatibili con edifici storici.

Con specifico riferimento ai Criteri Ambientali Minimi (CAM) emanati dal MASE, è stato avviato un tavolo di lavoro dedicato all’approfondimento dell’applicazione di tali criteri a edifici con valenza storico-testimoniale, con un particolare focus sui CAM Edilizia. In tal senso, il gruppo di lavoro ha avviato un processo di raccolta e analisi di esperienze progettuali concrete relative all’applicazione dei CAM in contesti storici coinvolgendo enti, associazioni e professionisti del settore, con l’obiettivo di acquisire documentazione tecnica e relazioni CAM per individuare eventuali criticità emerse nell’applicazione. Tali dati costituiscono un contributo fondamentale per il raggiungimento dell’obiettivo finale del tavolo tecnico,

con Eni e Accademia dei Lincei ha prodotto uno studio preliminare (Figura 2) dedicato alla valutazione di strategie per l’efficientamento energetico e ambientale della sede storica dell’Accademia, individuata come caso pilota di eccellenza per sviluppare un modello replicabile di riqualificazione conservativa negli edifici storici di pregio.

L’obiettivo del lavoro è l’individuazione e l’analisi di una combinazione di soluzioni integrate attive e passive mediante un approccio scientifico-sperimentale, per ridurre l’impatto energetico-ambientale preservando al contempo l’integrità artistica e architettonica del complesso. Il suddetto studio sarà seguito da ulteriori approfondimenti tecnici attraverso modellazioni, simulazioni numeriche e misure in campo, al fine di comparare scenari alternativi e redigere un documento di indirizzo per la definizione puntuale degli interventi di retrofit.

Prospettive future

Nei prossimi due anni, il progetto prevede di consolidare le analisi preliminari svolte nel corso del primo anno attraverso modellazioni numeriche e sperimentazioni in situ, anche grazie all’individuazione di ulteriori casi studio reali. Saranno, inoltre, approfonditi i

Figura 1 Approccio metodologico del progetto “multi-scala” e “multi-obiettivo”.

ovvero la definizione di Linee Guida e best practice operative rivolte a stazioni appaltanti, progettisti e imprese a supporto della corretta applicazione dei CAM nel caso di riqualificazione sostenibile del patrimonio edilizio storico. Come già citato in precedenza, il progetto ha come punto focale la definizione di un approccio integrato e conservativo per la riqualificazione di edifici storico-testimoniali, da validare anche mediante l’individuazione di casi studio d’eccellenza. A tal fine, è stato scelto come primo caso studio il complesso di Villa Farnesina a Roma, uno dei più significativi esempi di architettura rinascimentale italiana, edificata nei primi anni del XVI secolo e attualmente di proprietà dell’Accademia Nazionale dei Lincei. L’attività di ricerca svolta da RSE nell’ambito di una partnership

Figura 2 – Studio Preliminare “Roadmap per la decarbonizzazione del complesso di Villa Farnesina”

criteri di comfort termo-igrometrico degli occupanti mediante lo sviluppo di modelli specifici per edifici storici e verranno realizzate modellazioni e analisi microclimatiche locali a scala urbana, ampliando la prospettiva dello studio per valutare gli effetti derivanti dall’applicazione di strategie di retrofit dal singolo edificio al contesto circostante. Le attività e i risultati sviluppati dal progetto mirano a fornire strumenti a supporto della conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale nazionale mediante interventi di rigenerazione effettuati nel rispetto dell’integrità e dell’identità storico-architettonica dei manufatti e creando, in collaborazione con le principali istituzioni ed enti del settore, competenze e strumenti volti a facilitare e supportare comportamenti e scelte energeticamente consapevoli. ■

Nota: Questo lavoro è stato finanziato dal Fondo di Ricerca per il Sistema Elettrico nell’ambito del Piano Triennale 2025-2027 (DM MASE n.388, 06-11-2024), in ottemperanza al DM 12 aprile 2024”.

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La Certificazione R2S di SBA è la vera garanzia per gli utenti
Domenico Di

In un panorama urbano sempre più orientato verso l’efficienza e la digitalizzazione, la promessa degli “smart building” rischia di rimanere un’aspirazione astratta, se non supportata da criteri solidi e verificabili. Come abbiamo imparato da esperienze passate, l’entusiasmo per le grandi trasformazioni deve sempre confrontarsi con la necessità di una misurazione trasparente e certificata dei risultati, per evitare che investimenti significativi si traducano in mere dichiarazioni di intenti, prive di un impatto tangibile. Paradossalmente, proprio mentre l’infrastruttura digitale degli edifici diventa strategica, la normativa italiana crea un regime di tutela più blando rispetto agli altri impianti. La appena rivista Legge 37/08, attraverso l’Articolo 5-bis, introduce per la prima volta una disciplina “specifica” per l’infrastruttura multiservizio degli edifici. Tuttavia, mentre per tutti gli altri impianti mantiene l’obbligo della rigorosa Dichiarazione di Conformità (con verifiche di funzionalità, responsabilità precise e controlli sistematici), per l’infrastruttura digitale prevede solo una generica “attestazione” che l’edificio è “predisposto alla banda ultra larga”. La Dichiarazione di Conformità, secondo l’Articolo 7, viene rilasciata “al termine dei lavori, previa effettuazione delle verifiche previste dalla normativa vigente, comprese quelle di funzionalità dell’impianto” e comporta responsabilità precise del tecnico, verifiche obbligatorie, allegati tecnici dettagliati e controlli sistematici. L’attestazione prevista dall’Articolo 5-bis, invece, rappresenta un regime semplificato che non prevede le stesse garanzie e responsabilità.

Questo depotenziamento normativo crea un vuoto di tutela proprio nel settore più strategico per il futuro degli edifici, lasciando i proprietari con infrastrutture formalmente conformi ma potenzialmente inadeguate alle reali esigenze. È come pretendere la giusta certificazione medical grade per le apparecchiature di sala operatoria, ma accontentarsi di un’autocertificazione per connetterle, introducendo rischi e pregiudicandone le performances: avremo tantissimi interventi tecnicamente riusciti nei quali però il paziente è morto.

È in questo contesto di realismo e lungimiranza che si inserisce la certificazione R2S (Ready2Services), un’iniziativa promossa da Smart Buildings Alliance for Smart Cities Italia ETS che colma proprio questo gap normativo. Lungi dall’essere un semplice sigillo di qualità, essendo R2S completamente armonizzata con le norme CEI di riferimento, si configura come un rigoroso framework volto a garantire che gli edifici siano realmente “pronti ai servizi” digitali, capaci di interagire, adattarsi e contribuire attivamente all’ecosistema delle smart city, ripristinando quel rigore tecnico che la normativa ha paradossalmente abbandonato. Per comprendere il valore rivoluzionario di R2S, pensiamo agli smartphone: questi dispositivi hanno trasformato la nostra vita non per le loro singole funzioni, ma perché garantiscono, attraverso hardware potenti ed a basso costo, interfacce per utente standardizzate, sistema operativo robusto e formati standard di scambio dati, la possibilità per chiunque di creare applicazioni utili ed accessibili a chiunque. Il risultato? Un ecosistema digitale che aiuta un parco utenti estremamente eterogeneo ad affrontare ogni esigenza quotidiana.

R2S trasforma l’edificio in uno “smartphone urbano”: grazie ai suoi sei pilastri, crea l’infrastruttura standardizzata e l’interoperabilità necessarie perché sviluppatori e fornitori di servizi possano creare applicazioni digitali innovative per cittadini e gestori. Mentre altre certificazioni valutano singole prestazioni tecniche, R2S costruisce le fondamenta per un vero marketplace di servizi edilizi, dove l’edificio diventa piattaforma abilitante per l’integrazione di soluzioni esistenti con altre future ancora da immaginare.

La transizione digitale implica un nuovo modo di progettare, costruire e gestire gli immobili. Il paradigma rivoluzionario stabilisce che l’infrastruttura deve essere al servizio delle applicazioni, non viceversa, colmando finalmente il gap tra tecnologie e servizi reali.

La certificazione R2S analizza l’infrastruttura digitale dell’edificio attraverso un approccio olistico che considera l’immobile come componente di un macrosistema urbano composto da ambiente, città, quartiere e comunità.

Il processo di certificazione, applicabile a nuove costruzioni, ristrutturazioni ed edifici esistenti, si articola attraverso una revisione documentale dalla fase progettuale e audit in loco, con follow-up periodici per garantire il mantenimento degli standard nel tempo.

Al centro della valutazione R2S vi sono sei principi cardine organizzati secondo una logica che abbraccia aspetti tecnici, di governance e di servizio: la Connettività assicura che l’edificio sia costantemente collegato attraverso reti esterne, terrestri e wireless, con cablaggio scalabile, ridondanza e sicurezza per prestazioni elevate e affidabilità continua.

L’Architettura di Rete definisce la “Smart Network” unificante dell’edificio, orientata ai servizi e basata su protocollo IP, utilizzando standard Ethernet localmente e Internet per le comunicazioni esterne, integrando reti intelligenti e degli occupanti con gestione centralizzata.

Le Attrezzature e Interfacce garantiscono l’interoperabilità dei dispositivi attraverso interfacce di comunicazione aperte e accesso facilitato a dati e servizi. Gli ecosistemi hardware comunicano sulla Smart Network usando API standardizzate, evitando che un servizio imponga tecnologie proprietarie specifiche.

La Sicurezza Digitale fornisce protezione completa con meccanismi di autenticazione avanzati, monitoraggio continuo dei flussi di rete, gestione proattiva degli incidenti, aggiornamenti software automatizzati e protezione rigorosa dell’accesso alle applicazioni critiche.

La Gestione Responsabile stabilisce una governance efficace che comprende il governo del progetto, la gestione immobiliare professionale, framework contrattuali chiari per i servizi e standard elevati di qualità ambientale. I Servizi rappresentano la capacità concreta dell’edificio di erogare soluzioni digitali complete, dai servizi energetici avanzati all’ottimizzazione intelligente degli spazi, fino al miglioramento del benessere degli occupanti attraverso tecnologie innovative.

L’approccio R2S utilizza tre livelli indipendenti che offrono massima flessibilità: applicazioni (servizi), comunicazioni (infrastruttura di rete) e ecosistemi materiali (attrezzature).

Questa architettura modulare permette l’intercambiabilità di ogni strato senza modificare gli altri, garantendo evoluzione tecnologica senza obsolescenza. Il sistema di punteggio assegna valutazioni oggettive per ogni requisito, calcolando attraverso algoritmi specifici un livello di performance che va dal “base” (minimo 20% dei punti) fino al massimo riconoscimento a 3 stelle (100% dei punti). Per comprendere appieno la portata innovativa di R2S, è fondamentale distinguerla dalle altre certificazioni esistenti. Lo Smart Readiness Indicator (SRI) europeo si concentra principalmente sull’efficienza energetica e il comfort degli occupanti attraverso nove domini tecnici specifici, misurando come le tecnologie intelligenti riducono i consumi e migliorano il benessere interno. WiredScore si specializza nella qualità dell’infrastruttura di connettività per edifici commerciali, valutando trasparenza e affidabilità dell’accesso internet e della copertura mobile per soddisfare le esigenze degli inquilini. R2S abbraccia invece una visione strategica più ampia e lungimirante. Non si limita all’ottimizzazione operativa interna o alla connettività di base, ma valuta la predisposizione dell’edificio a diventare un hub di servizi digitali complessi, con architettura di rete avanzata, sicurezza informatica a 360 gradi

e gestione responsabile dei sistemi. Se WiredScore assicura “tubature digitali” di qualità e SRI certifica “intelligenza energetica”, R2S garantisce che l’edificio sia completamente “sicuro e pronto a dialogare” e partecipare attivamente all’era digitale, creando un ecosistema di servizi paragonabile agli app store degli smartphone, dove l’innovazione può fiorire senza vincoli tecnologici.

In un’epoca in cui efficienza, sostenibilità e digitalizzazione sono imperativi economici, la certificazione R2S rappresenta un investimento strategico nella trasparenza, sicurezza ed efficacia che si traduce direttamente in incremento del valore di mercato. Un edificio certificato R2S offre vantaggi concreti e misurabili: gestione energetica ottimizzata con algoritmi predittivi, manutenzione intelligente che previene i guasti, efficienza operativa superiore in tutti i processi, sicurezza informatica che protegge dati sensibili e sistemi critici, e interoperabilità che consente evoluzione tecnologica continua senza costosi rifacimenti.

Questi benefici tangibili rendono l’immobile significativamente più attraente per inquilini e acquirenti consapevoli, giustificando un premium sostanziale sul mercato immobiliare. Le analisi comparative di mercato e i risparmi operativi documentati indicano che un edificio certificato R2S può vedere il proprio valore aumentare tra l’8% e il 18%, a seconda del livello di certificazione raggiunto, del contesto di mercato e della tipologia immobiliare, grazie alla combinazione di costi operativi ridotti, resilienza tecnologica superiore e attrattiva commerciale distintiva.

È l’ora di un realismo costruttivo che trasformi la visione degli smart building in una realtà concreta e verificabile, generando valore reale per proprietari, occupanti e comunità urbane. Mentre auspichiamo che il legislatore comprenda l’importanza di equiparare la tutela degli impianti multiservizio a quella degli altri impianti, il mercato non può permettersi di rimanere fermo. Preparate i vostri edifici al futuro, rendendoli protagonisti dell’era digitale e piattaforme per il marketplace di servizi urbani di domani, con la garanzia di una certificazione che colma il paradosso normativo con competenza e visione. ■

Per maggiori informazioni sulla certificazione R2S e per prenotare una valutazione, invitiamo le aziende interessate a contattarci all’indirizzo: segreteria@sbaitalia.it

APAVE ITALIA PAROLA D’ORDINE: QUALITÀ DEL COSTRUIRE

“La vostra sicurezza è la nostra missione”; questo è il motto di APAVE Italia, filiale della multinazionale francese attiva fin dal 1867 nel settore industriale ed oggi particolarmente attiva nello sviluppo della transizione digitale ed energetica del patrimonio edilizio.

Il tema della qualità delle realizzazioni e, di conseguenza, delle competenze dei tecnici chiamati a progettare e realizzare nuove opere o a rigenerare quelle esistenti, è ritenuto ormai da tutti di primaria importanza, al punto da rientrare a pieno titolo tra le raccomandazioni del piano sulla competitività dell’Unione Europea messo a punto da Mario Draghi.

APAVE Italia si propone quindi in questo contesto come un attore di primaria importanza, sia come ente certificatore delle opere, che come ente di formazione e di certificazione delle competenze di progettisti e tecnici coinvolti nel processo.

Nel campo del controllo tecnico delle costruzioni, APAVE svolge una funzione fondamentale e prevista dalla Legge che, col D.Lgs n. 122 del 20 giugno 2005 e successive modifiche, ha introdotto l’obbligo per il costruttore di assicurare l’immobile di nuova costruzione a copertura di gravi difetti di costruzione a favore dell’acquirente/committente per 10 anni dalla consegna dell’immobile stesso. Affinché la polizza sia valida, le modifiche introdotte nel 2022 (DM 20 luglio 2022 n. 154) prevedono che un

“controllore tecnico” (ovvero un organismo di Tipo A accreditato ISO 17020, come APAVE) effettui con esito positivo le attività ispettive in corso d’opera.

È evidente come questo ruolo di controllore, assegnato dal legislatore ad un ente terzo come APAVE, miri alla qualità complessiva del costruito, ma anche a tutelare i diritti degli acquirenti/committenti, che nel caso in cui si abbia a che fare con commesse di notevole valore da parte di operatori nel campo del Real Estate, assumono una particolare rilevanza.

In un’ottica di “missione di conformità”, APAVE opera anche in altri ambiti sempre più rilevanti, come la progettazione BIM, le certificazioni EGE, quelle sulla salubrità dell’edificio e, infine, nella nuovissima certificazione R2S (Ready to service), messa a punto in collaborazione con Smart Buildings Alliance, per garantire l’accesso ai nuovi servizi digitali degli edifici.

Nel campo tecnico, vista la velocità con la quale si impongono le nuove tecnologie, diventa sempre più rilevante la competenza di APAVE nel fornire formazione e certificazione in ambiti in cui è previsto l’obbligo di legge, come i patentini F-GAS e le certificazioni FER, ma APAVE è anche fortemente impegnata ad allargare le proprie competenze in ambiti strategici come la Fibra Ottica, i sistemi BACS e tutte le tecnologie legate alle energie rinnovabili, sfruttando le certificazioni professionali ISO 17024

Intervista a Urbano Strada, direttore generale di APAVE Italia

Dott. Strada, Apave è uno dei più importanti enti di certificazione e ispezione in Italia, eppure non è ancora pienamente riconosciuta come punto di riferimento nel settore.

Sì, è vero, ma è fondamentale inquadrare la nostra realtà nel contesto internazionale: APAVE, fondata in Francia nel 1867, è un vero e proprio attore globale. Nata per garantire la sicurezza delle caldaie a vapore durante la Prima Rivoluzione Industriale, oggi APAVE è un leader indiscusso nel settore ispezione e certificazione in Francia, con oltre 10.000 dipendenti che si occupano anche della sicurezza delle centrali nucleari. In Italia, APAVE è presente da più di 30 anni e si sviluppa attraverso quattro società con oltre 300 dipendenti. Pur non eguagliando i numeri della nostra casa madre, siamo un attore consolidato e in forte crescita sul mercato italiano.

Lasciando sullo sfondo le moltissime attività che vi vedono impegnati ad assicurare la conformità e la sicurezza, cosa vi spinge oggi a guardare con interesse al mercato delle costruzioni?

Partiamo col dire che già oggi una fetta rilevante del nostro operato ha a che fare con le costruzioni, soprattutto con i controlli sulle grandi opere, le infrastrutture strategiche del Paese, dove abbiamo un’esperienza da leader del settore.

Ma quello che ci fa guardare con maggiore interesse anche al mondo degli edifici è la considerazione che essi sono cambiati in

modo epocale negli ultimi anni e continueranno a farlo nei prossimi decenni. Una volta l’edificio era un semplice involucro con ben poca tecnologia al suo interno, oggi i cosiddetti “smart buildings” sono un concentrato di tecnologia e di raffinatezze costruttive.

Per tutelare il cliente finale — dal grande operatore Real Estate al privato cittadino — la qualità di progettazione e di realizzazione è un fattore determinante che deve essere garantito da specifici controlli e verifiche. E APAVE fa esattamente questo.

Parliamo di opere, ma anche di addetti ai lavori…

Certamente! APAVE non si limita a svolgere attività di controllo e ispezione sulle opere; il nostro ruolo è più ampio. Offriamo anche la certificazione delle competenze per i professionisti che partecipano alla progettazione e realizzazione.

Inoltre, siamo in grado di accompagnare ogni fase del ciclo di vita di un edificio, dalla progettazione alla realizzazione, indipendentemente dalle sue dimensioni.

Perché è importante certificare le competenze degli operatori?

Per una ragione semplicissima, perché la tecnologia oggi corre a velocità inimmaginabili: questo implica l’esigenza di competenze da parte di chi interviene nel processo costruttivo che devono essere non solo garantite, ma aggiornate nel tempo. A questo servono le certificazioni, sono il “marchio di qualità” delle competenze. In primo luogo tutelano il consumatore, ma in ultima analisi aumentano anche il valore e l’affidabilità dell’opera realizzata.

Quindi la certificazione è un valore aggiunto di un edificio e di un tecnico?

Certamente sì, e su questo ormai c’è una convergenza di opinioni. Per raggiungere gli obiettivi ambiziosi dalla EPBD4 servirà moltissima tecnologia e competenze professionali avanzate, spesso condivise ai vari livelli, come il BIM.

L’esperienza del Superbonus, per quanto complessa, ci ha insegnato che dobbiamo premiare e certificare le performance effettive, non le dotazioni, di un edificio. Noi di APAVE vogliamo far parte di questo processo virtuoso e mettiamo sul campo tutti i nostri oltre 150 anni di esperienza. ■ italy.apave.com

VENTILAZIONE, PURIFICAZIONE E QUALITÀ DELL’ARIA INDOOR

L’epidemia da COVID-19 ha portato all’attenzione generale l’importanza, per la nostra salute e il nostro benessere, della qualità dell’aria che respiriamo, dipendente da una serie di fattori quali la temperatura e l’umidità relativa, le concentrazioni di ossigeno e anidride carbonica (CO2), la presenza di allergeni, agenti patogeni e inquinanti.

Tale consapevolezza consente di individuare le misure e i prodotti adatti ad assicurare livelli adeguati di qualità dell’aria indoor, un dato sempre più importante data la crescente diffusione di edifici di classe efficienza energetica elevata, il cui numero è destinato a crescere con il recepimento della nuova Direttiva EPBD – Energy Performance Building Directive, meglio nota come Direttiva Case Green, che ha il duplice obiettivo di ridurre i consumi e le emissioni di gas clima alteranti.

Accrescere l’efficienza di un edificio implica migliorarne l’isolamento, un obiettivo solitamente conseguito realizzando un rivestimento esterno (il “cappotto”) e installando infissi ad alte prestazioni. Tali misure, se non accompagnate da interventi atti a garantire un efficace ricambio dell’aria, possono facilmente causare seri problemi, dei quali la proliferazione di muffe su pareti e soffitti sono la prima avvisaglia, come emerso da numerose ristrutturazioni eseguite sfruttando i vantaggi del Superbonus 110%, che non premiava in misura apprezzabile l’implementazione di soluzioni ad hoc.

Occorre qui ricordare come il nostro metabolismo influenzi direttamente la IAQ degli ambienti in cui viviamo: respirando, consumiamo ossigeno ed emettiamo CO2 e vapore acqueo, in misura variabile a seconda dell’intensità degli sforzi che compiamo. L’aria che respiriamo è composta per circa il 20% da ossigeno; in una giornata trascorsa a riposo inaliamo circa 8 litri di aria al minuto, oltre 11.500 litri al giorno, corrispondenti a 2.300 l di ossigeno, di cui espiriamo solo i ¾, ovvero 1.725 litri. La restante parte, 575 litri, la assorbono le nostre cellule che, in cambio, cedono CO2. È questa la quota che occorre reintegrare. Allo stesso tempo, sempre in condizioni di riposo, in un giorno, respirando e traspirando, immettiamo in ambiente da 1,2 litri a 1,5 litri di acqua, valori che crescono allorchè si considerino gli effetti indotti da attività quali il lavaggio e l’asciugatura di indumenti. Solo un adeguato ricambio d’aria, estraendo la CO2 e l’umidità in eccesso e reintegrando livelli di ossigeno adeguati può ristabilire condizioni confacenti al nostro benessere. In passato, il problema veniva risolto aprendo le finestre; è però del tutto evidente come tale pratica si scontri con la logica degli interventi di efficientamento energetico: a che pro infatti investire per isolare l’involucro dell’edificio dovendo poi aprirlo periodicamente? Senza contare l’esposizione agli inquinanti e al rumore esterni che tale azione comporta.

nei singoli ambienti

La soluzione al problema esiste, ed è rappresentata dai sistemi per la ventilazione meccanica controllata, comunemente noti come VMC, che estraggono l’aria viziata, umida e carica di CO2, sostituendola con aria esterna, adeguatamente pre-filtrata, ricca di ossigeno. Lo scambiatore, nel quale i due flussi scambiano calore senza venire a contatto, minimizza gli sprechi energetici. A titolo di esempio, ipotizzando un’efficienza dello scambiatore pari allo 85%, valore comune alla maggioranza dei prodotti sul mercato, in un giorno d’inverno l’aria esterna a 0 °C viene

Aldo Fumi, ANIE CSI
Schema di VMC centralizzata per la ventilazione dell’intera abitazione
Sistema di ventilazione basato su VMC installate
1. Camera da letto
2. Bagno
3. Soggiorno/cucina
4. Studio

immessa in un ambiente a 20 °C pre-riscaldata gratuitamente dall’aria espulsa a 17 °C, riducendo così drasticamente il lavoro dell’impianto di riscaldamento, che deve colmare un differenziale termico di soli 3°, con evidenti risparmi in bolletta. Analogamente, in estate sarà l’aria indoor condizionata a pre-raffrescare il flusso caldo proveniente dall’esterno. Il mercato offre diverse tipologie di VMC, differenti per prestazioni, funzionalità e prezzi, adatti a disparate esigenze applicative: dai prodotti, adatti alle nuove costruzioni e alle ristrutturazioni profonde, che assicurano la corretta ventilazione dell’intera abitazione sfruttando opportuni condotti di distribuzione dall’aria, agli apparecchi, finalizzati al ricambio dell’aria nei singoli locali, economici e semplici da installare, ideali per interventi di efficientamento energetico più contenuti.

elettrostatico

Merita qui sottolineare come la VMC sia uno strumento efficace anche nei confronti degli inquinanti, quali polvere, microparticolato, batteri, virus e molto altro, grazie alla diluizione delle rispettive concentrazioni conseguente al ricambio d’aria.

Tassi di inquinamento elevati necessitano peraltro di alte portate d’aria di ricambio, possibile causa di elevati consumi ed emissioni sonore. Una soluzione al problema è rappresentata dagli apparecchi per la depurazione e la sanificazione dell’aria, che trattengono le particelle in sospensione e rendono inattivi gli agenti patogeni. Equipaggiati di filtri, meccanici o elettrostatici HEPA, anche detti “filtri assoluti” per la capacità di abbattere fino al 99,995% delle particelle di dimensioni fino a 0,3 μm (25 volte inferiori a quelle dei globuli rossi), abbinati a filtri ai carboni attivi, efficaci contro i cattivi odori, e integranti sistemi di fotocatalisi, lampade UV-C o generatori di plasma freddo, che impediscono la proliferazione di virus e batteri, i depuratori sanificatori svolgono un’efficace azione a supporto delle VMC, limitandone l’azione al solo ripristino dei corretti tassi di ossigenazione e umidità relativa.

Le politiche volte a ridurre i consumi energetici e contenere il cambiamento climatico stanno trasformando gli spazi confinati in

cui trascorriamo gran parte del nostro tempo in involucri sempre meglio sigillati. Per garantire al loro interno condizioni adeguate al nostro benessere è essenziale assicurare il costante ricambio d’aria e limitare le concentrazioni di inquinanti. La VMC, eventualmente abbinata ad un depuratore sanificatore assolve a tale compito in misura efficace ed efficiente. ■

ANIE CSI è l’Associazione che, all’interno di Federazione ANIE, rappresenta l’industria dei componenti e sistemi per impianti. ANIE CSI è divisa in quattro Gruppi che riuniscono al loro interno costruttori di componenti per installazione elettrica, pile, batterie (avviamento, industriali, sistemi di storage) e strumenti di misura (contatori di gas, di acqua statici e di calore). A loro volta i Gruppi sono suddivisi in Sottogruppi e Gruppi di lavoro in funzione delle diverse tipologie di prodotti trattati. Con oltre 90 aziende aderenti, corrispondenti all’85% dell’intero mercato nazionale, e 10 mila addetti, l’Associazione è finalizzata alla promozione degli impianti elettrici evoluti: www.impiantialivelli.it/

Schema di funzionamento di un depuratore sanificatore
Schema di depuratore con filtro

Procede a Napoli l’intervento voluto dal Comune per la realizzazione di un nuovo ecoquartiere urbano a prevalente destinazione residenziale, posto in Via Isidoro Fuortes nell’area di Ponticelli. Il progetto è a firma di un team di professionisti guidato da Sab e formato da Exid, AR Project e Dodi Moss.

A NAPOLI UN NUOVO ECOQUARTIERE RIGENERA L’AREA DI PONTICELLI

L’intervento in corso comporta la completa rigenerazione e la bonifica di una vasta area urbana posta nella parte nord-orientale del capoluogo campano che comprende il Campo Bipiani, ed è stato preceduto dalla demolizione di volumetria prefabbricata risalente agli anni ‘80, costruita nel contesto dell’emergenza post-terremoto. Verranno realizzate 104 unità abitative destinate all’edilizia residenziale pubblica, caratterizzate da prestazioni energetiche di alto livello, con caratteristiche nZEB ed edifici in Classe A4. Le abitazioni hanno tagli che vanno dal monolocale di 28 mq al quadrilocale di 95 mq, con logge profonde e balconi aggettanti che prolungano l’abitare verso lo spazio collettivo. Una quota significativa della volumetria a piano terra è destinata a servizi collaborativi e di vicinato: aree di coworking, un urban center, bar e spazi di ristorazione e un teatro open-air coperto.

Il disegno progettuale reinterpreta il concept della tipica corte napoletana, attualizzata attraverso nuovi volumi stereometrici che disegnano una grande piazza pubblica con corte alberata. Sono previsti spazi per la socialità e orti urbani.

Dal punto di vista della scelta dei materiali, il basamento in laterizio sabbiato e i muretti a bugnato in listelli e pianelle evocano il cocciopesto partenopeo, mentre i volumi superiori avranno intonaco chiaro e parapetti metallici per restituire un’immagine unitaria, rigorosa e contemporanea.

L’efficienza energetica è garantita da involucro a cappotto, serramenti ad alte prestazioni, pompe di calore reversibili aria-acqua per ogni corpo scala con distribuzione verticale in cavedio dedicato e campo fotovoltaico in copertura. Inoltre, una vasca di accumulo da 20 mila litri raccoglie le acque meteoriche per l’irrigazione, chiudendo il ciclo idrico in un’ottica di circolarità.

Il progetto aderisce ai CAM (Criteri Ambientali Minimi) e al principio DNSH (Do No Significant Harm). Quest’ultimo prevede che gli interventi previsti dai PNRR nazionali non arrechino nessun danno significativo all’ambiente. L’intervento a Ponticelli persegue una riduzione di almeno il 20% della domanda di energia primaria non rinnovabile rispetto ai livelli di riferimento per la classe A4. Il nuovo ecoquartiere verrà infine circondato da oltre 12 mila mq di verde pubblico. Al posto dei prefabbricati demoliti ci sarà un grande parco urbano con pavimentazioni drenanti e alberature ombreggianti. Una nuova green-line su Via Fuortes - una linea verde continua formata da parcheggi a raso alberati, quinte di mitigazione e aree con piante ornamentali a bassa manutenzione - permetterà di mitigare le isole di calore, di incrementare la biodiversità e di ricucire i margini urbani. ■

UFFICI, ARTE E NEUROSCIENZE NEL PROGETTO DI RICONVERSIONE DELLA CASERMA DI BASILIANO

L’ ex caserma Lesa nel Comune di Basiliano (Udine) sta per cambiare radicalmente aspetto. È infatti in corso il progetto, firmato Lombardini22, per la rigenerazione del complesso e di tutta l’area circostante che diventerà la nuova sede di Icop SpA Società Benefit.

Oltre alla realizzazione di spazi direzionali, il progetto, basato sui criteri ESG, prevede molteplici servizi a favore di un alto livello di benessere aziendale e un nuovo grande parco a uso pubblico che valorizzerà tutto il territorio circostante.

Punto di partenza del disegno progettuale è il recupero del patrimonio esistente, escludendo la costruzione di nuovi manufatti e anzi liberando l’area da volumi inutilizzati, aumentando la per-

meabilità del suolo e la disponibilità di spazi verdi. Gli uffici, flessibili e multifunzionali, hanno facciate rivolte verso il verde del parco e sono pensati per avere diversi livelli di privacy. Mensa interna, un giardino sensoriale che promuove un’alimentazione sana e biologica, aree social e food, spazi per attività sportive e fitness, meeting point all’aperto e un asilo - scuola puntano a favorire il benessere psicofisico delle persone e a rafforzare il legame con la comunità.

La mobilità sicura, aspetto chiave dell’intervento, predispone una separazione netta tra il traffico pesante e quello leggero: due accessi distinti garantiranno maggiore sicurezza e una migliore fruibilità dell’area.

Vista Blocco uffici

La sostenibilità ambientale prevede l’uso di energie rinnovabili. Verranno installati pannelli solari termici e fotovoltaici su coperture e parcheggi e verranno messi a punto sistemi di raccolta delle acque piovane da riutilizzare per l’irrigazione. I posti auto coperti saranno dotati di colonnine di ricarica elettrica.

L’area circostante al volume principale diventerà Il Giardino delle Macchine: un parco artistico e culturale aperto al pubblico, con opere d’arte e installazioni artistiche, percorsi sensoriali, spazi per eventi e per attività educative. Verranno siglate convenzioni con gallerie d’arte per l’esposizione di opere, anche in formato digitale, nei padiglioni del parco. Il coinvolgimento con le scuole locali permetterà di avvicinare i giovani al mondo artistico. Al centro del parco ci sarà un’arena naturale con capienza per circa 150 persone. Al centro di questo spazio verrà posizionata un’opera d’arte che funge da quinta scenica, rafforzando l’equilibrio tra arte e ambiente.

Il Giardino delle Macchine integra inoltre le neuroscienze con la progettazione degli spazi per le attività didattiche. Colori e forme architettoniche sono studiate per favorire il benessere psicologico e cognitivo dei visitatori.

Dal recupero di vecchi container navali presenti sul sito nasceranno tre padiglioni esperienziali e didattici aperti al pubblico. Al loro interno si svolgeranno attività rivolte a molteplici target con diversi obiettivi di apprendimento ed esperienza. Il filo che lega le attività proposte sarà il tempo: lo scopo didattico è quello di rendere i visitatori coscienti dei processi cognitivi responsabili della percezione del tempo. Esso viene percepito in modo diverso da bambini, giovani, anziani e persone con esigenze di accessibilità. Ogni padiglione ospiterà un esperimento diverso riguardo alla percezione del tempo nelle sue tre dimensioni: il passato, il presente e il futuro.

All’interno del parco sono previsti sistemi di segnaletica e di orientamento, integrati nell’ambiente circostante e sviluppati secondo gli standard di inclusività. ■

Vista Dehor
Vista Birdview

NUOVO RESIDENZIALE DI PREGIO A COURMAYEUR: LA TRASFORMAZIONE DELLE EX FUNIVIE

Èin pieno corso tra le montagne della Valle d’Aosta, più precisamente a Courmayeur, l’intervento relativo alla realizzazione di un nuovo complesso a uso residenziale turistico alberghiero (RTA) promosso da Castello Sgr.

L’intervento prevede il recupero e la ristrutturazione della ex stazione di partenza della vecchia funivia posta nella frazione di Dolonne, in passato utilizzata come collegamento con gli impianti sciistici. Il piccolo borgo a 1205 metri d’altitudine e posto ai piedi del Monte Chétif è poco lontano dal centro storico di Courmayeur.

Il complesso delle vecchie funivie è stato dismesso negli anni ‘80. Da qui la necessità di un intervento che ne permetterà il recupero e la valorizzazione in un’ottica di sostenibilità ed efficientamento energetico. Verrà trasformato in un immobile a uso residenziale turistico alberghiero (RTA) rivolto a una clientela di fascia alta. Il volume sarà sviluppato su una superficie complessiva di circa 4 mila mq distribuita su quattro piani fuori terra, con tre livelli interrati.

Al suo interno verranno ricavati 60 serviced apartment, cioè alloggi

completamente arredati e completati da finiture di pregio, con balconi e terrazze affacciati sul paesaggio alpino. Sono previsti in totale 190 posti letto. Le aree comuni a disposizione degli ospiti della struttura includono reception, lounge bar, ski room, bike room, sala colazioni, sala eventi, palestra e un centro benessere. L’area esterna di pertinenza che circonda il complesso si estende su una superficie di circa 2 mila mq.

La progettazione è curata dagli studi Alerta Design e STG Ingegneria. La gestione della struttura sarà affidata a Halldis by Vita, operatore attivo nella gestione di serviced apartment e strutture ricettive su tutto il territorio nazionale, acquisito da Castello Sgr nell’agosto 2024. Il cantiere è in corso, con avvio lavori dato nel corso della primavera 2025. La conclusione dei lavori e l’apertura della struttura sono previsti nel corso dell’inverno 2025 - 2026. L’intervento porterà al recupero e alla rifunzionalizzazione di un lotto dismesso da decenni ma posto in un contesto di assoluto pregio turistico e residenziale. Permetterà inoltre di rigenerare e valorizzare il patrimonio edilizio esistente nel rispetto del territorio e senza consumo di suolo.

L’area di Courmayeur nella quale si inserisce l’intervento di recupero è caratterizzata da un’alta domanda immobiliare, sia a scopo abitativo che di investimento, alla quale però risponde una scarsa offerta di nuove strutture disponibili, da un lato per le caratteristiche del territorio e dall’altro per le rigide limitazioni autorizzative.

Tuttavia, il progetto di Dolonne conferma l’impegno degli investitori nell’espandere le potenzialità di Courmayeur. Castello Sgr ha infatti già investito nel complesso Le Géant, Courmayeur, Apartments by Marriott Bonvoy e nell’hotel a 5 stelle Le Massif Hotel & Lodge. In questo scenario, le ex funivie offrono un’opportunità di riqualificazione strutturale capace di generare ulteriore valore tanto per lo sviluppo turistico quanto per la riconversione e la gestione delle preesistenze sul territorio. ■

Un intervento che recupera e rifunzionalizza un’area dismessa da decenni, restituendola al territorio. Un progetto di rigenerazione che valorizza il patrimonio edilizio esistente senza consumo di suolo.

ROMA: Il nuovo progetto di Via del Crocifisso tra rigenerazione urbana, arte e tecnologia

Nel cuore di Roma, a pochi passi dalla Città del Vaticano e dalla stazione di San Pietro, Techbau ha avviato un ambizioso progetto di rigenerazione urbana firmato da Mario Cucinella Architects

Il nuovo edificio polifunzionale in via del Crocifisso si inserisce in un più ampio piano di valorizzazione del quartiere, per migliorare vivibilità, accessibilità e qualità urbana in un’area da anni poco utilizzata ma ricca di potenzialità culturali e internazionali. Il progetto di via del Crocifisso si propone come un ecosistema urbano integrato dove si incontrano architettura contemporanea, servizi diversificati, innovazione sociale e ambientale, arte pubblica e riqualificazione dello spazio urbano. Un modello di rigenerazione che va oltre i confini dell’edilizia, mettendo in primo piano inclusione, sostenibilità e partecipazione cittadina.

IL PROGETTO

L’intervento si sviluppa su quattro piani fuori terra e tre livelli interrati: all’interno saranno ospitati 187 alloggi per studenti e 111 camere dell’hotel, per un totale di 387 posti letto, pensati per intercettare esigenze diverse in un contesto dinamico e multiculturale. L’offerta di servizi spazia da ristoranti, palestra, spazi culturali, supermercato e parcheggio interrato con 370 posti auto pensato anche come nodo di scambio con il trasporto pubblico.

La strategia progettuale punta su spazi collettivi inclusivi: una nuova piazza pubblica e un giardino attrezzato (oltre 3.000 m²) sono concepiti come catalizzatori di socialità urbana, coesione comunitaria e benessere diffuso, integrandosi con la vita quotidiana del quartiere.

L’intervento di urbanizzazione pubblica comprende anche il rifacimento della viabilità, il potenziamento delle reti infrastrutturali e l’installazione di impianti ad alta efficienza energetica, in linea con la visione di un’architettura sostenibile e su misura

Parte integrante del progetto è il bando Connessioni Urbane realizzato grazie alla collaborazione con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, che invita giovani artisti a reinterpretare la lunga parete muraria (145 m) fronteggiata dai binari della stazione per trasformarla in barriera visiva in superficie narrativa e simbolica.

Ai vincitori sarà riconosciuto un contributo di 5.000 € e ogni proposta dovrà dialogare con la complessità stratificata della città eterna.

Infine, nella nuova piazza pubblica sarà collocata un’opera dello scultore italiano Floriano Bodini, Volo di colombe , che dialogherà con la spiritualità del contesto diventando riferimento per la comunità. ■

Un ecosistema urbano integrato che unisce architettura contemporanea, servizi, innovazione, arte pubblica e riqualificazione dello spazio

Intervista

LE PRIORITÀ DI SMART BUILDINGS ALLIANCE

SBA ha rinnovato da poco le sue cariche, affidandole il ruolo di Vicepresidente, carica che si aggiunge a quella, altrettanto recente di Presidente della sezione Industria di Confindustria Bari Bat . Anzitutto le nostre congratulazioni. Come SBA quali sono i principali temi che volete portare all’attenzione di tecnici e progettisti nei prossimi mesi?

L’interoperabilità è assolutamente il concetto principale che sarà al centro della nostra azione. Riteniamo importante sottolineare che questo è l’unico percorso possibile per una strategia win-win in cui gli utenti finali, cittadini, PA ed imprese, possano beneficiare di nuove opportunità e gli operatori economici, nelle varie forme di impresa e professionalità, possano sviluppare la loro attività dando vita a nuovi e più redditizi mercati. Che si tratti di gestione energetica, comfort, salute e benessere, i mercati si sviluppano solo tramite l’appetibilità e la fruibilità dei servizi che i prodotti e le competenze possono generare. Introducendo, passo passo, elementi di interoperabilità nei prodotti e servizi per gli edifici, sfruttando ove possibile le enormi potenzialità dell’approccio edge computing, utilizzabile liberamente da qualsiasi operatore economico, si può progettare meglio, installare meglio, manutenere meglio.

La nostra missione è dimostrare agli operatori del settore che l’interoperabilità fra prodotti e servizi aiuta a sviluppare i mercati, ad aumentare i ricavi e la redditività. In tal senso non meno importante sarà ribadire la centralità delle infrastrutture digitali d’edificio, e in quest’ambito ci accingiamo a varare definitivamente il sistema di certificazione R2S e a proporlo ad operatori e PA come standard di riferimento in questo campo, in linea con quanto richiesto dallo Smart Readiness Indicator dell’UE, ma anche dall’Art. 135 bis del TU dell’edilizia.

Qual è il ruolo di una associazione come SBA nel quadro in evoluzione della cosiddetta “twin transition” del patrimonio edilizio?

Spronare gli enti di normazione e legislazione a definire le regole e gli standard per tutti i servizi necessari ad abilitare l’energia digitale (metering, demand-response, interfacce di comunicazione e scambio dati), nonché ad introdurre incentivi smart capaci di aiutare concretamente la diffusione delle tencologie per gli edifici intelligenti, a partire dagli impianti multiservizio, nuove colonne montanti, infrastrutturazione di telecomunicazioni. La Twin transition coniuga la digitalizzazione con l’energia verde ed efficiente, elementi fondamen-

tali per ogni approccio sostenibile: come sistema paese le opportunità vanno colte in tempo, comunicando tempestivamente e mettendo a disposizione degli utenti e dei progettisti/installatori regole chiare e semplici, incentivi efficaci.

SBA dichiara di operare nel mercato a vantaggio del cittadino, distinguendosi dalle associazioni datoriali e di filiera, perché, secondo voi, è importante questo atteggiamento in un contesto come quello attuale e perché le realtà della filiera dovrebbero aderire al vostro progetto?

Ieri, oggi e domani le associazioni di categoria, gli enti di rappresentanza verticali operavano, operano ed opereranno tutelando legittimi interessi settoriali.

Una ETS come SBA Italia riesce a tenere insieme progettisti, costruttori, gestori, produttori di hardware e software, nonché installatori e system integrator, focalizzandosi solo sulle leve orizzontali che abilitano gli sviluppi economici salvaguardando gli interessi dei cittadini e degli utenti tutti.

SBA Italia è semplicemente, ma fortemente, un agevolatore della sintesi dei diversi interessi, al servizio della corretta comunicazione e formazione di utenti ed operatori, nonché a servizio degli enti di legislazione e normazione. ■

J2 INNOVATIONS: L’ascesa di FIN Intelligence

Potenziare edifici intelligenti e sostenibili

Nel panorama in continua evoluzione dell’automazione degli edifici, è emerso un nuovo eroe — uno che non indossa un mantello, ma brandisce la potenza dell’intelligenza artificiale generativa. L’ultima innovazione di J2 Innovations, FIN Intelligence, l’IA generativa per la gestione degli edifici e delle apparecchiature, potrebbe sembrare solo una parola d’ordine tecnologica — ma in realtà rappresenta un cambio di paradigma nel modo in cui gestiamo, ottimizziamo e interagiamo con i nostri edifici.

Il cattivo: l’inefficienza

Gli edifici di oggi affrontano un nemico silenzioso: l’inefficienza. Molti sistemi interni, come gli impianti HVAC, rappresentano quasi il 50% del consumo energetico totale di un edificio. Controlli obsoleti, processi manuali e dati frammentati hanno intrappolato molte strutture in cicli di manutenzione reattiva e in costi operativi elevati. Ma la marea sta cambiando.

L’eroe: FIN Intelligence

FIN Intelligence è un insieme di funzionalità basate sull’intelligenza artificiale integrate nel FIN Framework, progettate per semplificare e potenziare l’automazione degli edifici. È una soluzione olistica che trasforma l’ingegneria, le operazioni e l’interazione con l’utente attraverso tre capacità fondamentali:

ottimizzare l’uso dell’energia, migliorando l’efficienza energetica, riducendo i tempi di inattività e prolungando la vita delle apparecchiature.

Oltre la conformità: guidare con uno scopo

FIN Intelligence non solo aiuta a rispettare le normative, ma consente anche a OEM, energy manager e operatori di edifici di agire con sostenibilità, semplicità e prestazioni come priorità. Automatizzando attività complesse e democratizzando l’accesso ai dati degli edifici, FIN Intelligence supporta gli obiettivi ESG, migliora la trasparenza operativa e valorizza ogni stakeholder.

Perché ora?

La crisi climatica richiede azioni coraggiose. Gli edifici sono al tempo stesso una sfida e una soluzione. Con FIN Intelligence, le organizzazioni possono ridurre l’impronta di carbonio, abbattere i costi e promuovere una trasformazione del settore. Come afferma Matteo Pierone, CEO di J2 Innovations: “Gli eroi non aspettano che le normative li costringano ad agire. Agiscono per primi — adottando soluzioni come FIN Intelligence per ispirare gli altri, accelerare il progresso e contribuire a costruire un futuro più sostenibile.”

Il futuro è FIN

FIN Intelligent Tagging: sfrutta l’IA generativa e l’ontologia di Project Haystack per automatizzare l’etichettatura dei dati dell’edificio — riducendo i tempi di ingegnerizzazione fino all’80%. Rileva schemi, applica metadati coerenti e prepara gli edifici a un’analisi scalabile.

FIN Intelligent Assistant: un’interfaccia in linguaggio naturale che consente agli utenti — dagli integratori di sistemi al personale non tecnico — di porre domande e ricevere informazioni in tempo reale. Dallo stato degli allarmi alle tendenze energetiche, l’assistente rende i dati dell’edificio accessibili e utilizzabili.

FIN Intelligent Optimization: focalizzata sulle operazioni delle centrali frigorifere, utilizza modelli predittivi e dati in tempo reale per gestire la sequenza dei refrigeratori, regolare i setpoint e

Attualmente in fase beta e disponibile per partner OEM selezionati, FIN Intelligence rappresenta la nuova generazione dell’automazione degli edifici. È intuitiva, incentrata sull’uomo e progettata per l’edge, con capacità cloud quando necessarie. Che tu sia un system integrator, un facility manager o un leader aziendale, l’opportunità di essere un eroe è qui.

L’efficienza non è più un sogno — è intelligente, concreta e a portata di mano. ■

www.j2inn.com/

JLL, Molex ed Italtel insieme per trasformare gli edifici in smart building

IMMOBILI INTELLIGENTI E SOSTENIBILI, CON PIÙ VALORE

JLL , società di consulenza in servizi immobiliari e gestione di capitali, Molex Connected Enterprise Solutions, produttore globale di sistemi di connettività elettronica, elettrica e in fibra ottica, ed Italtel, storica multinazionale dell’ICT specializzata nella trasformazione digitale, hanno stretto una partnership per accompagnare le aziende verso lo Smart Building.

Tre sono gli elementi chiave della partnership: l’approccio ecosystem-based, che integra consulenza immobiliare, tecnologia hardware e implementazione software, con una proposta di valore che copre l’intera filiera della trasformazione digitale

degli edifici; il focus su ROI tangibile, dimostrato dal caso cliente LEED che evidenzia concretamente come l’investimento tecnologico si traduca in upgrade certificativo e maggiore attrattività per i tenant; infine la sostenibilità operativa della soluzione che, attraverso l’integrazione con infrastrutture esistenti, evita sprechi e massimizza il ritorno sull’investimento.

“Un progetto Smart Building non riguarda solo gli impianti: significa ripensare il valore dell’immobile attraverso una strategia data-driven che ottimizza performance ESG e la user experience. Creare spazi più confortevoli e produttivi per chi li utilizza diventa un driver competitivo fonda-

mentale per attrarre e trattenere talenti. Posizionare l’asset sul mercato in linea con i criteri ESG non è più opzionale, ma essenziale per rispondere alle aspettative degli investitori e prepararsi alle future normative”, commenta Simona D’Oca, Head of Sustainability di JLL Italia

“La capacità di proporre piattaforme IoT di monitoraggio continuo consente di poter gestire in modo semplice ed immediato gli spazi che occupiamo. Che siano nuovi uffici, campus o progetti di rigenerazione urbana, la convergenza digitale ci permette di garantire da un lato spazi più efficienti e sostenibili in modo integrato, dalla ridotta impronta di CO2,

e dall’altra di raggiungere elevati livelli di comfort e benessere per le persone, così da poter attrarre talenti più facilmente”, spiega Alberto Biundo, Business Development Manager di Molex.

“La partnership assume per noi un valore strategico”, spiega Dario Giuseppe Lucatti, Chief Business Development Officer di Italtel. “La nostra missione è progettare reti intelligenti, sicure e sostenibili, il vero sistema nervoso dell’edificio. Con partner come Molex e JLL Italtel concretizza l’innovazione, offrendo soluzioni endto-end che integrano infrastrutture IT, networking e consulenza, valorizzando gli investimenti esistenti”.

Da Gold a Platinum nella certificazione

LEED Existing Building Operation and Maintenance

“Stiamo lavorando tutti insieme a un progetto per un cliente che intende ristrutturare un proprio stabile a Roma per realizzare questo upgrade.

La sfida è migliorare le prestazioni dell’edificio per aumentarne l’attrattività nei confronti dei tenant”, spiega Luca Simonini, Head of Competence Center Modern Work di Italtel.

Il progetto prevede l’attivazione di sistemi Smart Light over PoE, sensori ambientali e smart plug forniti da Molex. Queste soluzioni raccolgono dati su luminosità, qualità dell’aria e consumi energetici che confluiscono nella piattaforma software già presente nello stabile, che permette di monitorare e gestire i consumi e il benessere ambientale.

In questo ecosistema, JLL guida il percorso immobiliare, assicurando che l’investimento si traduca in maggiore

valore per l’edificio e in spazi più attrattivi e confortevoli. Molex è la tecnologia ed Italtel implementa il progetto, integrando il software con le infrastrutture preesistenti e fornendo i servizi gestiti. Il risultato è una regia tecnologica che garantisce interoperabilità, sicurezza e gestione centralizzata.

Il tutto avviene senza la sostituzione degli impianti esistenti, ma con un lavoro di integrazione intelligente e sostenibile. ■

La trasformazione in smart building parte dagli spazi che viviamo ogni giorno
Nella Demo Area Italtel di Milano, dedicata a soluzioni di smart building, il futuro degli edifici intelligenti è già realtà

Soluzioni TCK‑LAN per impianti FTTH: per un’edilizia smart e conforme alle normative (legge 164/2014, Guida CEI 306‑2)

TECNOFIBER PER GLI IMPIANTI FFTH

Lo sviluppo di edifici smart richiede infrastrutture FTTH solide, flessibili e conformi alle normative. Tecnofiber risponde con una gamma completa di prodotti a marchio TCK-LAN 100% Made in Italy: quadri, STOA, cavi e componenti per reti domestiche e condominiali.

Impianti FFTH a norma di legge La legge 164/2014 (“Sblocca Italia”) impone la predisposizione di impianti multiservizio in fibra ottica in edifici nuovi o ristrutturati in modo significativo. Inoltre, la Guida CEI 306-2 stabilisce i requisiti tecnici per la posa, la sicurezza e la manutenzione delle reti FTTH.

Tecnofiber integra queste disposizioni già in fase di progettazione, offrendo soluzioni che semplificano il lavoro di installatori e progettisti.

Prodotti TCK-LAN per impianti FTTH

• CSOE: quadri metallici robusti, verniciati con polveri epossidiche in poliestere che ne garantiscono durata e resistenza alla corrosione. Possono servire fino a 16 appartamenti.

Esempio di cablaggio CSOE servizi

• QDSA: quadri per segnali d’appartamento, da incasso per cartongesso o laterizio, con staffe DIN e supporto per 8 connettori RJ45. Centralizzano i servizi digitali: dati, domotica e TV.

QDSA da incasso per laterizio

• STOA: scatole di terminazione ottica prodotte internamente, testate al 100% e disponibili in misure standard e custom. Possono essere preintestate su uno o due lati, semplificando l’installazione.

TCK-LAN con cavo preterminato

• Cavi ottici, incluso l’innovativo micro cavo TKPUSH dalle dimensioni particolarmente contenute e dalla sezione piatta, facile da infilare all’interno delle tubazioni.

Micro cavo ottico TKPUSH TCK-LAN

• Altri componenti: ricevitori e trasmettitori ottici/coax, più strumentazioni dedicate come giuntatrici, kit di attestazione e strumenti di misura.

Made in Italy, qualità garantita I prodotti FTTH TCK-LAN sono progettati e realizzati all’interno della carpenteria e dei laboratori Tecnofiber. Questo consente controllo qualità costante, consegne rapide e personalizzazioni su misura. Con la gamma FTTH TCK-LAN, Tecnofiber offre soluzioni integrate e conformi alle normative, pensate per garantire affidabilità, efficienza e durabilità alle reti di nuova generazione. ■

https://tck-lan.it/

STOA

Siedle IQ. Il citofono IP del futuro.

Siedle IQ è la nostra nuova gamma di prodotti composta da una piattaforma, servizi digitali e un videocitofono IP con app.

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Il ruolo strategico delle infrastrutture DAS e Small Cell di Cellnex

SMART BUILDING: LA CONNETTIVITÀ COME SPINA

metropolitane, aeroporti, centri commerciali, ospedali, hotel e centri direzionali. Queste tecnologie si rivelano efficaci anche per la copertura di ambienti sotterranei, quali tunnel e parcheggi.

La connettività al centro della progettazione

In un’ottica di smart city e smart building, integrare l’infrastruttura di connettività fin dalle prime fasi progettuali è una scelta strategica che garantisce il valore e la funzionalità dell’immobile nel tempo. Così come le normative sull’efficienza energetica sono un pilastro per la sostenibilità, la connettività mobile indoor va considerata un’infrastruttura primaria e un requisito qualificante per ogni edificio moderno. È quindi cruciale che progettisti, architetti e developer includano soluzioni di copertura dedicate come i sistemi DAS, un’area di eccellenza per Cellnex.

Cellnex agisce come operatore neutrale (Neutral Host), gestendo l’intero ciclo di vita dell’infrastruttura: dalla richiesta dei permessi alla progettazione, installazione, collaudo e manutenzione, con un monitoraggio della qualità del servizio attivo 24/7.

In possesso di una licenza del MIMIT, Cellnex ha consolidato un rapporto basato su esperienza e profonda conoscenza delle reti radio. Questo ruolo permette di abbattere i tempi di realizzazione e, grazie alla condivisione dell’infrastruttura da parte dei diversi operatori, di ottimizzare i costi e ridurre l’impatto visivo degli impianti. Il modello Neutral Host di Cellnex si rivela così vantaggioso per tutti gli attori coinvolti, garantendo un servizio plurale e di alta qualità per gli utenti finali.

CASE STUDY

Porta

Nuova,

Milano: connettività all’avanguardia in un distretto urbano iconico

Nel cuore di Milano, il distretto di Porta Nuova – con Piazza Gae Aulenti e l’area Garibaldi – è oggi uno dei più avanzati esempi di rigenerazione urbana in Europa. Per rispondere all’elevata densità di persone, eventi e attività, è stata realizzata una rete DAS (Distributed Antenna System) su scala distrettuale, la più grande in Europa, basata su un’infrastruttura condivisa e multi-operatore. Questa soluzione garantisce connettività mobile ad alte prestazioni, migliorando l’esperienza digitale quotidiana di residenti, lavoratori e visitatori. Rafforza l’attrattività internazionale del distretto, rendendolo ideale per aziende globali ed eventi di rilievo. Inoltre, il modello condiviso riduce l’impatto ambientale e i consumi, offrendo una infrastruttura sostenibile e pronta per il futuro

• Esperienza digitale migliorata : connettività mobile ad alta capacità per residenti, lavoratori e visitatori, essenziale in un distretto ad alta densità e verticalità.

• Attrattività internazionale: infrastruttura digitale robusta che rende Porta Nuova ideale per aziende globali ed eventi su larga scala, rafforzando il ruolo di Milano come città globale.

• Sostenibilità: modello condiviso multi-operatore che riduce

CELLNEX

Cellnex Telecom è il principale operatore europeo di infrastrutture di telecomunicazioni wireless, con una presenza consolidata in 10 paesi. Le attività di Cellnex si articolano in quattro aree principali: servizi per infrastrutture di telecomunicazioni, reti di diffusione audiovisiva, servizi per reti di sicurezza ed emergenza, e soluzioni per la gestione intelligente di infrastrutture e servizi urbani (Smart Cities e IoT).

I componenti Homematic IP Wired e wireless possono essere combinati tra loro in modo flessibile

Homematic IP Wired Access Point e gli attuatori per la regolazione dell’intensità luminosa o il controllo delle tapparelle sono montati centralmente nel quadro elettrico

Comodo controllo dell’illuminazione, delle tapparelle e della temperatura in un design elegante con il display in vetro Homematic IP Wired

HOMEMATIC IP WIRED: STABILITÀ, SICUREZZA E CONTROLLO NELLA CASA SMART

Con Homematic IP Wired, eQ-3 ridefinisce l’automazione domestica professionale, offrendo un sistema solido, flessibile e pronto a evolversi con le esigenze degli edifici intelligenti del futuro.

Grazie alle soluzioni domotiche, l’ambiente domestico diventa intelligente, reattivo e perfettamente adattato alle esigenze quotidiane e offre un controllo smart e personalizzato di illuminazione, riscaldamento, accessi e molto altro.

Che si scelga una soluzione cablata, wireless o una combinazione di entrambe, i moderni sistemi– come Homematic IP – garantiscono un’integrazione perfetta tra tutti i dispositivi e una facile gestione.

In questo contesto si inserisce Homematic IP Wired, la soluzione cablata lanciata recentemente sul mercato italiano dal produttore tedesco eQ-3, ideale sia per nuove costruzioni che ristrutturazioni.

Offre affidabilità assoluta, latenza minima e semplice installazione grazie alla sua comunicazione bus che garantisce continuità anche in caso di interruzione del cavo se configurato ad anello.

Il centro del sistema è l’Access Point Wired, che connette i componenti cablati - tra cui attuatori per la commutazione, regolazione dell’intensità luminosa e controllo dell’ombreggiamento, nonché sensori di movimento, termostati a parete ed elementi di comando - a internet. Ciò consente il controllo locale del sistema, ad esempio tramite il display in vetro Homematic IP Wired e la pulsantiera a parete, oppure il controllo remoto con l’app per smartphone e il cloud Homematic IP, in qualsiasi momento e da qualsiasi luogo.

Una caratteristica fondamentale di Homematic IP Wired è la sua completa compatibilità con i dispositivi radio Homematic IP. Grazie alla tecnologia Advanced Routing, è possibile combinare componenti cablati e wireless nello stesso impianto offrendo agli utenti il meglio dei due mondi: la robustezza e affidabilità del cablato e la flessibilità del wireless per eventuali ampliamenti futuri senza la necessità di interventi strutturali. ■ homematic-ip.com/it

L’INTEGRAZIONE INTELLIGENTE

PER OGNI POMPA DI CALORE

Controllo intelligente con i regolatore per riscaldamento a pavimento, 8 canali, motorizzato Homematic IP

Bilanciamento idraulico automatico

Regolazione continua del flusso

Attuatori motorizzati a risparmio energetico

Funzione Push-to-Pair

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NUOVO!

LoRaWAN by Thermokon

Soluzioni wireless per ambienti smart , tra efficienza energetica , comfort e installazione semplificata .

Gestire in modo intelligente temperatura , qualità dell’aria e presenza negli ambienti è oggi possibile grazie ai sistemi di room automation Thermokon basati su LoRaWAN®, pensati per ottimizzare comfort ed efficienza senza interventi invasivi

Al centro del sistema vi è un ecosistema completo di sensori Thermokon, progettati per misurare con precisione tutti i principali parametri ambientali: temperatura , umidità relativa , qualità aria (CO₂ e VOC), luminosità , movimento, presenza

Dispositivi come il modulo ambiente NOVOS 3, i multisensori MCS e gli attuatori di valvola SAB07 raccolgono i dati in tempo reale e li trasmettono in modalità wireless tramite il protocollo LoRaWAN, senza necessità di cablaggi o interventi invasivi

Le informazioni vengono ricevute da un gateway LoRaWAN, che le inoltra a dashboard locali, sistemi cloud MQTT oppure, attraverso convertitori come NBnano, a impianti esistenti basati su Modbus, BACnet o altri standard di building automation. Questo flusso continuo consente una visualizzazione remota costante e, soprattutto, l’attivazione di azioni automatiche per regolare riscaldamento, illuminazione e ventilazione in base alle reali condizioni rilevate

Le soluzioni Thermokon assicurano un risparmio energetico concreto grazie al controllo preciso e dinamico degli ambienti, offrendo al contempo una installazione semplice e flessibile: ideali sia in nuove costruzioni sia come retrofit in edifici già esistenti. La vasta gamma di prodotti copre tutte le esigenze, dai sensori agli attuatori, dai gateway ai dispositivi di integrazione

Per scoprire l'intera gamma di sensori Thermokon in LoRaWAN, visita il sito iot thermokon.de Troverai dettagli tecnici, casi d’uso, supporto dedicato e tutto ciò che serve per progettare e realizzare ambienti intelligenti.

SELEKTRA ITALIA: CITTÀ PIÙ INTELLIGENTI E SERVIZI EFFICIENTI

A DISPOSIZIONE DI CHI LE VIVE

Questa è la visione di Selektra Italia specializ zata nell’offerta di Soluzioni Integrate di Reti di Telecomunicazioni ed Ecosistemi IoT che abilitano applicazioni di Efficienza Energetica, E‑Mobility, Industry e Office Automation

Selektra Italia parteciperà a Smart Building Expo 2025 a Milano per presentare la propria visione di system integrator nazionale: realizzare infrastrutture che connettano persone, edifici e città, abilitando una trasformazione digitale sostenibile e misurabile.

Consolidata come realtà di riferimento nelle telecomunicazioni, Selektra Italia ha attraversato l’evoluzione del settore: dalle reti di coverage tradizionali agli attuali scenari con DAS, Small Cells e 5G-WiFi, Private Networks ed applicazioni Mission Critical System, oggi pilastri per la creazione di ecosistemi digitali complessi. A complemento ed utilizzazione della trasmissione del segnale, l’azienda sviluppa progetti IoT e Smart Building integrando sensori, piattaforme dati e servizi digitali

per ottimizzare processi, sicurezza e qualità della vita.

Con Headquarter a Pomezia (Roma) e 12 sedi sul territorio nazionale e una rete di partner qualificati, affianca imprese e PA dalla progettazione all’operation, con un approccio data driven orientato a performance, sicurezza e sostenibilità. In coerenza con questa visione, e grazie all’esperienza maturata nella realizzazione di Reti sono nate due nuove divisioni: Energy & E-Mobility: Sistemi di ricarica per veicoli elettrici, impianti fotovoltaici, sistemi di accumulo ed efficienza energetica, fino a soluzioni integrate per supportare imprese e pubbliche amministrazioni nei percorsi di decarbonizzazione.

Industr.IA: Ecosistemi Verticali che sfruttano moderne tecnologie basate su AI per applicazioni in ambiti quali ad esempio

Health & Safety, Industria, Pubblica Amministrazione, Trasporti, Difesa, Sanità. La presenza a Smart Building Expo è vista come occasione di confronto con istituzioni e professionisti. L’ing. Giuseppe Frullo, CTO di Selektra Italia e membro del Comitato Direttivo di Smart Building Alliance, sottolinea come collaborazione e condivisione delle competenze siano decisive per trasformare la transizione digitale ed energetica in opportunità concrete per cittadini e imprese.

Per Selektra Italia, l’evento non è solo una vetrina ma un momento di ascolto e coprogettazione: l’integrazione tra connettività, energia e innovazione tecnologica è la via per costruire ambienti più sicuri, inclusivi e sostenibili — oggi e domani. ■ selektraitalia.it

Gira G1: INTELLIGENTE. PIÙ VELOCE.

Gira G1 di seconda generazione Vetro nero / Vetro bianco Ambiente. Il Gira G1 di seconda generazione è il nuovo modello di fascia alta per il sistema Smart Home Gira One, il server Gira X1 e il Gira HomeServer. Si distingue per le prestazioni superiori, l’ampio display da 7 pollici e il collegamento ottimizzato al Gira HomeServer

La

seconda generazione

del G1 si distingue per prestazioni elevate, interfacce versatili e massima flessibilità

Nell’era digitale, una connettività mobile continua e senza interruzioni è una richiesta fondamentale dei cittadini e un’esigenza imprescindibile per le aziende. Per soddisfare questa domanda, le tradizionali stazioni radio base non sono più sufficienti. È diventato essenziale “densificare” le reti, avvicinandole agli utenti finali attraverso antenne a bassa potenza e di dimensioni ridotte.

Il nuovo Gira G1 di seconda generazione ridefinisce il controllo dei sistemi Smart Building. Il display multitouch da 7 pollici con risoluzione di 800 x 1280 pixel garantisce immagini nitide e leggibilità ottimale da qualsiasi angolazione. I sensori di luminosità e prossimità adattano automaticamente il display alle condizioni ambientali, assicurando massima efficienza in ogni situazione.

Grazie a software migliorato e al client Gira HomeServer evoluto, il G1 stabilisce nuovi standard in termini di prestazioni, stabilità e velocità di risposta. Funzioni Smart Building complesse possono essere implementate in modo affidabile e personalizzato, dal residenziale agli uffici fino agli edifici commerciali.

Un dispositivo, molteplici possibilità:

Il Gira G1 controlla centralmente illuminazione, riscaldamento, climatizzazione, tapparelle e sistemi di comunicazione interna tramite gesti touch e swipe intuitivi. Sono disponibili opzionalmente sensori di temperatura e umidità e versioni con o senza WLAN, perfette anche per retrofit.

Particolarmente rilevante per gli integratori di sistemi: il Gira G1 può essere utilizzato come unità abitativa nel sistema di videocitofonia Gira e, come client SIP, supporta l’integrazione in sistemi esterni. Interfacce complete, elevata stabilità software e configurazioni flessibili consentono implementazioni rapide ed efficienti, riducendo al minimo il supporto necessario.

Con massimo comfort di utilizzo, tecnologia avanzata e integrazione massima, il Gira G1 è il dispositivo centrale per progetti Smart Building professionali. ■

partner.gira.com/it

Più rapido. Più grande. Più forte. Il nuovo Gira G1.

Il Gira G1 controlla tutti i sistemi Smart Home Gira: è a prova di futuro, stabile, con funzionalità avanzate e prestazioni più veloci.

partner.gira.com/it

KIEBACK&PETER

GRATTACIELO PIEMONTE: A TORINO TECNOLOGIA E SOSTENIBILITÀ AL SERVIZIO DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Siamo nel centro della città, in Piazza Piemonte 1, e di fronte a noi si erge il Grattacielo Piemonte , la nuova sede unica della Regione nonché simbolo di una nuova pubblica amministrazione, qui proiettata verso un futuro sostenibile, sicuro e digitalmente connesso. 206 metri di altezza e un progetto che porta la firma illustre dell’architetto Massimiliano Fuksas: questo edificio si distingue per la sua imponenza architettonica e per le innovative soluzioni tecnologiche. Protagonista, in tal ambito, di questo ambizioso progetto, è Kieback&Peter, azienda leader nella building automation, che ha assunto un ruolo fondamentale nella realizzazione di un’infrastruttura intelligente, efficiente e flessibile

Il ruolo di Kieback&Peter Il lavoro di Kieback&Peter al Grattacielo Piemonte rappresenta un esempio virtuoso di come l’automazione intelligente possa tradursi in efficienza operativa, sostenibilità ambientale e sicurezza attiva, contribuendo alla creazione di spazi pubblici più performanti e confortevoli.

Sostenibilità

Il Grattacielo Piemonte è esempio concreto in tema di edilizia green. Vanta, infatti, l’integrazione di una centrale geotermica ad alto rendimento e l’utilizzo di oltre

Kieback&Peter protagonista della gestione intelligente dell’edificio più alto del Piemonte

1.000 m² di pannelli fotovoltaici capaci di integrare il fabbisogno energetico dell’edificio, contribuendo a una significativa riduzione delle emissioni di CO₂.

La struttura, totalmente in vetro e cemento armato, ospita inoltre all’ultimo piano un bosco pensile, a testimonianza di un approccio architettonico che coniuga design, benessere e rispetto per l’ambiente.

Inoltre, grazie ai sensori di irraggiamento è possibile gestire le temperature in base a effettivo apporto del sole e con i sensori di qualità dell’aria si può garantire comfort e salute interna all’edificio.

Building Automation

Kieback&Peter ha realizzato l’intera infrastruttura di building management system (BMS) con una gestione automatizzata e modulare delle principali funzioni impiantistiche. Il controllo delle sottocentrali termiche, dei circuiti fancoil e UTA e dei sistemi di acqua potabile e aria primaria e secondaria è stato affidato a sistemi

DDC con moduli intelligenti I/O.

Inoltre, ogni ambiente è dotato di regolatori BACnet MS/TP a soffitto che re -

IL PROGETTO

golano autonomamente illuminazione, climatizzazione e ventilazione grazie a sensori di presenza e luminosità. Le sole interazioni manuali previste sono per le tende, con interruttori EnOcean wireless, senza batterie e riposizionabili.

Manutenzione e risparmio

Un team dedicato ha consentito l’attenta manutenzione ordinaria e straordinaria e attività consulenziali strategiche, ma anche supporto a collaudi, scenari speciali e altre iniziative di ottimizzazione.

A titolo di esempio, la rimodulazione della gestione luminosa ha portato ad un risparmio netto annuale e alla riduzione di oltre 40 tonnellate di CO₂

La progettazione dell’impiantistica e della rete di comunicazione su protocollo BACnet MS/TP su RS485 permette scalabilità e nuovi controllori senza impatto sugli indirizzi IP, e la piattaforma software adottata consente debugging avanzato e simulazioni, favorendo test accurati anche in ambienti virtuali. ■ www.kieback-peter.com/it

Parla l’Ing. Marco Causio, Direttore Tecnico

L’azienda ha approcciato il progetto e quali sono stati i principali obiettivi?

L’azienda ha seguito fin dall’inizio lo sviluppo del progetto, intervenendo direttamente con lo studio di progettazione, supportandolo nella definizione delle logiche di funzionamento e dell’integrazione di tutte le parti dell’impianto.

L’obiettivo principale è stato quello di farle funzionare in modo efficiente, gestendone la complessità, garantendo visibilità e semplicità di accesso alla gestione dell’impianto. Abbiamo dovuto integrare protocolli diversi, tutti standard, così che abbiamo potuto esaudire in modo semplice tutte le richieste emerse durante e dopo la realizzazione.

L’utilizzo di tecnologie innovative firmate dall’azienda, concretamente, quali vantaggi porta all’edificio e ai suoi occupanti, in tema di risparmio energetico e benessere degli occupanti e dell’ambiente?

Abbiamo cercato di sviluppare un sistema che avesse una quasi completa automazione della gestione delle variabili in ambiente, garantendo uniformità di funzionamento e standardizzazione dei KPI. Controlliamo con i nostri sistemi temperatura, qualità dell’aria, luci e oscuranti, raccogliendo un grande numero di variabili, incluso l’apporto del sole grazie a dei sensori di irraggiamento. Il sistema BEMS che raccoglie tutti i dati dell’impianto permette, anticipandone i problemi, di risolverli con interventi mirati volti anche all’efficientamento.

Abbiamo utilizzato poi diverse soluzioni wireless, permettendo facilità di installazione e flessibilità di utilizzo. Abbiamo sempre garantito interoperabilità e semplicità di gestione grazie all’utilizzo di protocolli standard.

Quali prossimi progetti ha in serbo Kieback&Peter in ambito smart building? Il focus è verso lo sviluppo di servizi a base IT. Stiamo sviluppando i primi BETA test di una nuova piattaforma di gestione per edifici, anche in ottica multi-site, che possa garantire informazioni chiare, facilità di consultazione, possibilità di intervento rapida e puntuale, anche in ottica ESG e ISO500001.

DABBEL: RISPARMI AUTOMATICI

DABBEL trasforma gli edifici con risparmi energetici automatizzati, certificati e con risultati pronti per l’audit. Il futuro del real estate sostenibile non si basa su supposizioni, ma è guidato dall’intelligenza. DABBEL, pioniere nei sistemi di gestione degli edifici basati sull’IA, sta ridefinendo il modo in cui l’efficienza energetica viene realizzata su larga scala. Grazie all’automazione delle operazioni HVAC, l’IA di DABBEL apprende, si adatta e ottimizza l’uso dell’energia in tempo reale. Il risultato: edifici che consumano meno energia mantenendo il comfort. I clienti in tutta Europa ottengono costantemente un risparmio medio del 20% senza alcun investimento iniziale.

L’impatto è evidente nella pratica. Nei casi studio, DABBEL ha ridotto i consumi energetici migliorando al tempo stesso la stabilità della temperatura in interi complessi. L’ AI-BMS ha ottenuto risparmi costanti e ha fornito ai facility manager report trasparenti per la conformità ESG Anche in contesti complessi, come gli impianti di produzione, DABBEL ha dimostrato la propria capacità di ridurre costi ed emissioni senza compromettere le

La DABBEL Dashboard mostra in tempo reale i risparmi di energia, costi ed emissioni di CO₂. Fornisce piena trasparenza sulle performance dell’edificio, aiutandoti a monitorare l’efficienza, ridurre i costi HVAC e raggiungere gli obiettivi di sostenibilità con facilità.

operazioni. Ciò che distingue DABBEL non è solo l’automazione, ma anche la responsabilità. Ogni risparmio è scientificamente verificato e certificato secondo standard riconosciuti a livello internazionale, tra cui IPMVP, ISO 50015 e ISO 50009 Questo garantisce alle aziende documentazione trasparente e pronta per l’audit, a supporto delle strategie ESG e dei requisiti normativi.

L’implementazione è rapida e senza attriti. Con un processo completamente da remoto, DABBEL accompagna i partner in ogni fase: dalla valutazione dei bisogni energetici all’analisi degli asset, dalla definizione degli obiettivi di performance all’integrazione dell’AI-BMS fino all’ottimizzazione dei risultati. Non è necessaria alcuna sostituzione hardware, il che rende la sostenibilità conveniente e scalabile.

Per i decisori aziendali, questo significa molto più che bollette ridotte. CFO, sustainability manager e responsabili di struttura ottengono prove credibili dei progressi nella decarbonizzazione e una solida base per la rendicontazione ESG a lungo termine. Combinando automazione e certificazione, DABBEL offre ciò che

pochi altri possono: risparmi automatici, risultati certificati.

Con obiettivi climatici sempre più stringenti e costi energetici in crescita, le aziende hanno bisogno di soluzioni innovative e affidabili. DABBEL offre esattamente questo. Scoprilo in una demo ■

Link casi studio:

https://eu1.hubs.ly/H0ns4kW0

Link demo: www.dabbel.eu/request-demo-form info@dabbel.eu www.dabbel.eu/en/

Abel Samaniego, Fondatore & CEO

Abel Samaniego ha fondato DABBEL nel 2018 con la missione di rendere gli edifici più sostenibili grazie all’Intelligenza Artificiale.

In qualità di CEO, guida la visione dell’azienda per ridurre i consumi energetici e le emissioni di CO₂, aiutando le organizzazioni a contenere i costi e raggiungere i loro obiettivi climatici.

Abel Samaniego

BETA CAVI: L’ECCELLENZA ITALIANA NEI

CAVI PER LO SMART BUILDING

Quando si parla di infrastrutture affidabili per lo Smart Building, la qualità del cablaggio è un elemento imprescindibile. BETA CAVI rappresenta oggi l’azienda italiana più qualificata nella produzione di cavi di comunicazione per sistemi elettronici dedicati alle tecnologie dell’edificio, distinguendosi per competenza tecnica, ampiezza di gamma e innovazione continua. Il portafoglio produttivo spazia dalle soluzioni per la trasmissione dati fino ai cavi resistenti al fuoco destinati a sistemi di rivelazione incendio ed evacuazione vocale, garantendo sicurezza e continuità operativa anche in condizioni critiche.

A questo si aggiungono cavi per automazione cancelli, cavi per impianti antintrusione e per i più diffusi protocolli di building automation come KNX, DALI, Modbus, BACnet e M-Bus, assicurando compatibilità e integrazione con le architetture di controllo più evolute. L’attenzione di BETA CAVI non si limita ai sistemi in rame: l’azienda produce anche cavi in fibra ottica

resistenti al fuoco e cavi per impianti FTTH e multiservizio, oggi sempre più centrali nella gestione digitale degli edifici e delle comunità connesse. Un ulteriore elemento distintivo è la disponibilità di versioni antiroditore, progettate per garantire affidabilità in contesti complessi, come installazioni industriali, tunnel o aree esterne, dove la durabilità del cavo diventa un fattore critico.

Con un approccio interamente “Made in Italy”, BETA CAVI si conferma partner di riferimento per progettisti, system integrator e installatori che operano nel settore dello Smart Building, offrendo prodotti in grado di unire prestazioni, sicurezza e lunga durata nel tempo. ■ www.betacavi.com

LA CASA SMART, SEMPLICE E INTEGRATA, CON LE SOLUZIONI CONNESSE FINDER E 4BOX

In un mercato sempre più digitalizzato, Finder introduce innovazione nelle case attraverso soluzioni IoT avanzate, ampliando il proprio catalogo con dispositivi di ultima generazione e nuove integrazioni.

Dai relè multifunzione ai dimmer per l’illuminazione, dai dispositivi specifici per tapparelle alle prese intelligenti, dai termostati smart ai pulsanti wireless, ogni soluzione è progettata per offrire massimo comfort ed efficienza.

YESLY, il sistema di smart home alla portata di tutti

Il controllo degli apparecchi elettronici domestici tramite smartphone è solo una delle caratteristiche distintive del concetto di smart living.

Finder YESLY è un innovativo sistema di smart home che consente di gestire in modo intelligente luci, clima, tende, elettrodomestici, tapparelle/tende elettriche ed elettroserrature, offrendo vantaggi come risparmio energetico, comfort e riduzione dei consumi. I dispositivi del sistema comunicano tra loro tramite connessione Bluetooth Low Energy e protocollo Wi-Fi e possono essere controllati con un tocco sullo smartphone o tramite comandi vocali, grazie all’integrazione con Google Assistant e Amazon Alexa.

La gamma YESLY di Finder include relè multifunzione e dimmer per l’illuminazione, attuatori per tapparelle, interfacce input per rendere smart i comandi tradizionali, e accessori come pulsanti, range extender e gateway.

Una delle ultime novità, pensata per gli elettricisti e per semplificare l’installazione, è il kit tapparelle preconfigurato: una soluzione pratica e completa per gestire in modo rapido e semplice tutte le tende e le tapparelle, senza lavori di ristrutturazione invasivi e senza l’uso di un telefono per la configurazione.

Serie S 4box, soluzioni smart compatibili

I dispositivi della Serie S di 4box completano l’offerta di Finder, rappresentando la soluzione ideale per chi desidera una casa smart senza modificare l’impianto esistente. Questi prodotti, compatibili con gli assistenti vocali Google/Alexa, non richiedono alcun gateway per il funzionamento e la configurazione poiché il protocollo di comunicazione Wi-Fi è integrato nei dispositivi stessi.

I prodotti 4box sono compatibili con le serie civili più diffuse.

La gamma include:

•P40 S, l’innovativa presa intelligente di 4box, unica nel suo genere.

•Un iko Lite S, il comando smart di 4box per la gestione di interruttori, deviatori o invertitori.

•Uniko Pro S, l’unico comando smart multifunzione per la gestione di luci e avvolgibili.

•Relè Lite S e Relè Pro S, i relè da derivazione che rendono smart qualsiasi impianto.

•Swipe, il primo cronotermostato Wi-Fi da incasso con display OLED

I vantaggi di una casa smart con Finder

• Una casa smart in pochi e semplici passi: Trasforma qualsiasi abitazione in una smart home in modo semplice e intuitivo, grazie a un’installazione agevole.

• Versatilità e scalabilità : Installa i dispositivi del sistema YESLY e della gamma Serie S, in tutta la casa o in una sola stanza, aggiungi dispositivi e modifica la programmazione in qualsiasi momento.

• Senza interventi di ristrutturazione invasiva : Dimentica lavori complessi e costosi. Le soluzioni si integrano perfettamente con l’impianto elettrico esistente, senza necessità di modifiche strutturali.

• Flessibilità al centro : I dispositivi si adattano ai sistemi civili preesistenti, garantendo una transizione fluida verso la smart home.

• Gestione intelligente completa : Richiama scenari personalizzati con un semplice tocco. Ogni aspetto della casa sarà gestibile in modo intelligente.

• Controllo totale tramite app e assistenti vocali : Gestisci la tua smart home anche a distanza, utilizzando una unica app dedicata o gli assistenti vocali Google Home e Amazon Alexa. ■

Scopri tutti i vantaggi di una casa smart integrata con le soluzioni Finder su smarthome.findernet.com

DISTECH CONTROLS: INNOVAZIONE AL SERVIZIO DEGLI SMART BUILDING

Con 30 anni di successi alle spalle,

Distech Controls prosegue la propria crescita continua ed entra a far parte a pieno diritto nella lista dei grandi costruttori del settore del controllo BMS

Distech Controls è azienda di riferimento nel mercato dell’automazione BMS e che offre soluzioni per il controllo e la gestione di illuminazione, riscaldamento, condizionamento, ventilazione e il controllo generale di tutti i componenti meccanici, spesso complessi, degli edifici.

L’azienda opera con l’obiettivo di favorire la connessione e la comunicazione tra edifici di ogni tipo, al fine di aumentare in modo ottimale la sicurezza e il benessere degli occupanti, senza dimenticare un significativo risparmio energetico.

Tra ieri, oggi e domani

Distech è stata fondata 30 anni fa partendo da un’idea semplice: risparmiare energia negli edifici. In origine realtà che si poneva come rivenditore e installatore, Distech Controls nel tempo è diventata un’azienda innovativa e produttrice, costruendo la sua competenza sfruttando al meglio le sfide insite nel clima canadese che ha costretto l’azienda a sviluppare in fretta competenze sia nel riscaldamento che nella climatizzazione. Nel 2015 l’azienda è stata acquisita dal gruppo americano Acuity Inc. (ex Acuity Brands), leader globale come costruttore illuminotecnico e rapidamente si afferma tra i pilastri tecnologici di Acuity. Nel 2024 Distech Controls ha consentito alla divisione Acuity Intelligent Spaces (AIS ), di cui fa parte, di registrare un fatturato di quasi 300 milioni di dollari e lo scorso luglio ha celebrato un numero record di prodotti realizzati in un solo mese in tutti i suoi stabilimenti in Canada, Francia e Stati Uniti, confermando la costante crescita globale. Oggi, Distech Controls equipaggia edifici in oltre 60 paesi nel mondo ed è riconosciuta come leader dell’innovazione nelle soluzioni di gestione dell’energia, grazie all’offerta di tecnologie, servizi e soluzioni innovative per edifici più sostenibili attraverso una grande passione per l’innovazione, la qualità, la soddisfazione del cliente.

Ne abbiamo parlato con Matteo Vecchi, Sales Director Southern Europe per Distech Controls.

30 anni di successi: cosa è stato realizzato e a che punto è l’azienda oggi?

“Dalla nascita nel 1995 come piccolo System Integrator canadese, allo sviluppo successivo come costruttore BMS indipendente nei primi anni 2000, dalle aspirazioni internazionali, fino al debutto effettivo nel mercato Europeo nel 2010 ed il successivo ingresso nella grande famiglia di Acuity nel 2015, Distech Controls ha sempre mantenuto una mentalità ambiziosa ma totalmente aperta, unita ad una impressionante agilità ed una grande passione per l’ innovazione, la qualità, la soddisfazione del cliente e per la sostenibilità Questo ha permesso all’azienda di crescere globalmente a ritmi incessanti negli ultimi 20 anni, fino ad affermarsi come nuovo attore emergente nel settore della building automation e degli smart building in senso esteso, con aspirazione di raggiungere le primissime posizioni globali tra i produttori BMS/HVAC più riconosciuti storicamente, entro i prossimi cinque anni”.

Qual è la visione strategica di Distech Controls che ha portato al successo dell’azienda in questi anni?

“Come leader dell’innovazione nelle soluzioni di gestione dell’energia, Distech Controls offre tecnologie di gestione degli edifici e servizi unici che ottimizzano l’efficienza energetica e il comfort delle persone, riducendo allo stesso tempo tutti i costi operativi. La scelta strategica di operare sul mercato esclusivamente attraverso il proprio network di System Integrator certificati, ha permesso all’azienda di guadagnare in fretta la fiducia di molte realtà emergenti del settore, che hanno sposato la mentalità aperta ed apprezzato al tempo stesso l’innovazione tecnologica portata da Distech sul mercato.”

Quale ruolo giocano Europa e Italia nella visione futura dell’azienda?

“L’Europa è un mercato chiave per Distech Controls a livello globale, ed è in Europa che l’azienda ha consolidato la sua posizione pionieristica, fin dal 2010 con l’inaugurazione della sede Europea di Lione in Francia, riuscendo ad affermarsi localmente addirittura come produttore BMS leader del mercato negli ultimi anni.

Ora, l’attenzione e la volontà di crescita nel mercato italiano è evidente e condivisa ad ogni livello, così come l’entusiasmo che ne consegue, con investimenti concreti, mirati e strategici, in questa direzione, che si concretizzeranno nell’immediato futuro.”

Cosa riserva il futuro per Distech Controls e quali sono i vostri obiettivi a lungo termine?

“Rimane prioritario per Distech Controls proseguire la strategia di innovazione, con soluzioni che integrano machine learning e intelligenza artificiale per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici, così come continuare la crescita ed il successo a livello globale, estendendo la propria influenza in modo capillare, fino ad unirsi alla lista dei più grandi costruttori del settore del controllo BMS entro i prossimi cinque anni, per diventare una sorta di “Intel Inside” degli edifici connessi.” ■ www.distech-controls.com/

Matteo Vecchi

DUE ESSE: QUANDO IL MONDO IT INCONTRA LO SMART BUILDING (E L’ARCHITETTURA)

Albanesi: “Il filo conduttore tra IT e smart building è la sicurezza e per questo integriamo infrastruttura informatica e gestione accessi con un unico approccio cloud e su misura”

Nata nel 1996 dall’intuizione di Stefano Albanesi e Sandra Soave, Due Esse è una realtà di eccellenza nel comparto IT, specializzata nell’assistenza tecnica sistemistica e nella gestione di infrastrutture IT.

Tra studi professionali e PMI, Due Esse opera con soluzioni tecnologiche affidabili, scalabili e personalizzate, offrendo sicurezza informatica, Unified Communications, cloud computing, consulenza IT, infrastrutture e outsourcing. Dalla consulenza alla progettazione, fino alla gestione operativa dei sistemi informatici, Due Esse offre soluzioni chiavi in mano per ogni esigenza tecnologica legata ad edifici residenziali, aziendali e anche in ambito hotellerie, tra analisi copertura reti WiFi e infrastrutture di rete, sicurezza informatica, telefonia IP, supporto al moving tecnologico di nuove sedi, controllo accessi e organizzazione degli impianti.

Parola chiave: sicurezza

La sicurezza è fondamentale per Due Esse, come spiega Albanesi: “Si parla di sicurezza per le aziende in ambito cybersecurity, accessi informatici, dati sensibili, ma anche degli edifici, in un contesto, come quello attuale, in cui lo smart building deve essere protetto al meglio da intrusioni tra controllo accesi, operatività da remoto e via discorrendo”.

Parlare di sicurezza significa molto più che installare software: si tratta di un

Stefano Albanesi
Milano, ospita un intervento

approccio strutturato che coniuga tecnologie, procedure, competenze e la conformità a normative come il GDPR.

In questo ambito, Due Esse offre ai clienti un supporto completo nella prevenzione e gestione dei rischi informatici, aiutando a proteggere i propri dati prima che si verifichi una violazione, che, secondo studi recenti, mediamente può costare oltre 75 600 € per una PMI.

Due Esse svolge attività di analisi, selezione e configurazione di soluzioni capaci di integrare al massimo l’operatività quotidiana con la necessità di sicurezza e protezione dei dati ed è in grado di supportare PMI e Studi Professionali nel complesso percorso di adeguamento al GDPR, non solo nella scelta di idonei strumenti di cybersecurity, ma anche nell’individuazione dei principali rischi che possono causare l’involontaria diffusione di dati.

IT e SMART BUILDING

Ad oggi Due Esse opera soprattutto nel cuore pulsante di Milano, in palazzi storici dove l’obiettivo è conciliare innovazione e rispetto architettonico

Una sfida vinta con eleganza, grazie all’utilizzo di materiali pregiati (ad esempio ottone e vetro) e soluzioni in cloud flessibili, gestibili da remoto e che permettono di limitare gli investimenti sui cablaggi degli edifici.

Tra i partner principali, DueEsse sceglie 2N, azienda leader nelle soluzioni di videocitofonia IP e controllo di accessi. ■

www.dueesse.it

SMART BUILDING IN VIA MONTENAPOLEONE:

DUE ESSE PORTA L’INNOVAZIONE NEI PALAZZI STORICI

Via Montenapoleone a Milano è una delle strade più iconiche d’Europa: un contesto prestigioso e raffinato nel quale Due Esse ha realizzato uno degli interventi più significativi, coniugando tecnologie all’avanguardia e massimo rispetto per la storicità degli edifici. Intervenire in un palazzo d’epoca in una delle vie più esclusive della città richiede competenza tecnica, sensibilità architettonica e grande attenzione ai dettagli e usabilità e i residenti e gli amministratori condominiali avevano bisogno di una soluzione moderna, discreta e non invasiva. Infatti, l’edificio era dotato di un sistema citofonico tradizionale obsoleto in termini di sicurezza: la soluzione scelta grazie a Due Esse con tecnologia 2N ha permesso ad amministratori, proprietari e residenti di ottimizzare i costi aggiuntivi per il cablaggio necessario ai risponditori dei singoli appartamenti.

È stata utilizzata la tecnologia per le unità di risposta IP 2N Indoor View touch 7’’ con connessione WiFi e app m2N utilizzabile via smartphone. Inoltre, l’obiettivo era migliorare l’esperienza di accesso e la protezione degli ingressi, senza compromettere l’estetica o dover intervenire all’interno degli appartamenti.

La soluzione: tecnologia intelligente e stile impeccabile

La sinergia tra tecnologia e design, tra efficienza e rispetto per l’esistente, è il tratto distintivo che rende ogni progetto un piccolo capolavoro di equilibrio. Due Esse ha progettato e installato un sistema di videocitofonia avanzato, basato su tecnologia 2N e IP Cloud. Una scelta che ha permesso l’integrazione di un sistema di gestione degli accessi totalmente digitale, capace di dialogare con gli smartphone dei residenti e offrire un controllo remoto sicuro, intuitivo e flessibile

Uno degli elementi distintivi dell’intervento è la cura del design esterno: il posto esterno videocitofonico è stato incassato in una targa in ottone satinato su misura in stile con le caratteristiche estetiche dell’immobile, coniugando funzionalità, raffinatezza e coerenza visiva con le finiture originali.

Grazie alla pianificazione e all’utilizzo di tecniche di cablaggio avanzate, Due Esse ha operato esclusivamente sulle parti comuni: nessun accesso agli appartamenti privati, nessun disturbo ai residenti né intervento invasivo sulle strutture murarie interne. Una strategia che ha comportato vantaggi quali rapidità di esecuzione, minimo impatto quotidiano per gli abitanti, riduzione dei costi accessori e valorizzazione dell’immobile senza alterarne la configurazione originale.

Oggi, il palazzo di Via Monte Napoleone gode di un sistema di accesso sicuro, moderno e tecnologicamente allineato agli standard internazionali.

Questo intervento, dunque, rappresenta il perfetto esempio della filosofia di Due Esse: unire innovazione, discrezione e attenzione per il contesto in cui si opera. Due Esse, infatti, non si limita a installare impianti, ma progetta soluzioni su misura per ciascun edificio, valorizzando le peculiarità architettoniche e soddisfacendo le aspettative di una clientela esigente.

SOLUZIONI

QUICKLINK SOLUTIONS

SMART BUILDING EVOLUTION

Edifici intelligenti tra supervisione evoluta e machine learning

Il settore energetico sta attraversando una svolta senza precedenti, spinto dalla digitalizzazione e dalla crescita esponenziale dei dati. Le aziende devono affrontare sfide complesse: ridurre i consumi, semplificare la gestione e reagire in tempo reale. In molti edifici, però, i sistemi restano disconnessi: troppi strumenti, troppe interfacce, troppi dati isolati. Serve un cambio di paradigma. La centralizzazione del controllo è il punto di svolta: migliora l’efficienza, ottimizza le risorse e assicura il rispetto delle normative. EasyLink ed Easy Machine Learning sono la risposta a queste esigenze. Supervisionare, analizzare e prevedere diventano un unico flusso integrato. È l’evoluzione della gestione: smart, predittiva e pronta al futuro.

EasyLink App Controllo flessibile a portata di mano

EasyLink: la supervisione centralizzata e semplificata

EasyLink, integrato nella piattaforma Niagara di Tridium, consente il monitoraggio e la gestione centralizzata di impianti multi-sito e multi-cliente. Interfaccia intuitiva, configurazione rapida e massima personalizzazione rendono EasyLink una soluzione potente e versatile.

La versione mobile, EasyLink APP, estende queste funzionalità ovunque: è possibile controllare impianti da remoto, reagire in tempo reale agli eventi, prendere decisioni più rapide e ottimizzare i consumi. Una gestione più smart e connessa che aumenta l’efficienza e riduce i costi.

Easy Machine Learning: il futuro degli edifici intelligenti Con l’intelligenza artificiale, si apre una nuova frontiera nella gestione predittiva. Easy Machine Learning sfrutta l’AI per analizzare i dati raccolti da diverse fonti (inclusa la piattaforma Niagara di Tridium), individuare anomalie, anticipare criticità e migliorare l’efficienza dei sistemi nel tempo. Una soluzione che trasforma i dati in decisioni più informate e permette di costruire processi che favoriscono l’efficienza a lungo termine, riducendo i costi energetici e migliorando la sostenibilità. Una nuova generazione di edifici è possibile: connessi, intelligenti, sostenibili. E già pronta ad affrontare il domani. ■

L’innovazione del Machine Learning

EasyML

SMART FUTURE. TECNOLOGIE

INTEGRATE PER CITTÀ ED EDIFICI

INTELLIGENTI: L’APPROCCIO DI

ALLNET.ITALIA

Iprogetti in ambito Smart City – e nelle loro declinazioni come Smart Building, Smart Traffic, Smart Parking e Smart Utilities – hanno come obiettivo principale la gestione intelligente e la fruibilità degli spazi e dei servizi cittadini, rendendoli più accessibili, efficienti e sicuri.

«La nostra missione – sottolinea Vito Mariella, BU Director Smart&Secure di Allnet.Italia – è accompagnare i partner nello sviluppo di progetti realmente utili, che semplifichino la vita quotidiana e migliorino la sicurezza degli spazi, senza mai sacrificare la tutela della privacy.»

La trasformazione digitale delle città e dei loro spazi non è più una prospettiva futura, ma una realtà necessaria per migliorare la qualità della vita delle persone

Un esempio concreto riguarda la gestione energetica e delle utilities: grazie ai moduli e sensori di brand come Shelly, Milesight, Audenis o MFC88, è possibile monitorare i consumi di edifici e impianti, regolare in automatico illuminazione, climatizzazione e carichi elettrici e ottimizzare l’uso delle risorse idriche, garantendo un risparmio energetico fino al 30%

In ambito urbano, la combinazione di telecamere intelligenti Axis e sensori ambientali Milesight permette di rilevare anomalie comportamentali, monitorare la qualità dell’aria e i cambiamenti climatici. Il tutto integrato con reti LoRaWAN a copertura estesa, che abilitano scenari di smart parking, smart traffic e monitoraggio ambientale diffuso, aumentando la sicurezza e migliorando la vivibilità degli spazi pubblici.

La connettività rappresenta la colonna portante di queste soluzioni: i router e gateway Teltonika assicurano comunicazioni affidabili e continuità di servizio anche in scenari critici, consentendo ad esempio il controllo remoto di impianti energetici o reti idriche.

Per quanto riguarda il controllo degli accessi e la sicurezza fisica, i sistemi 2N di videocitofonia IP permettono di gestire ingressi e varchi in modo sicuro e centralizzato, anche da remoto, combinando protezione e semplicità d’uso.

«Non ci limitiamo a distribuire prodotti –conclude Mariella – ma offriamo formazione, supporto tecnico e consulenza progettuale, mettendo al centro l’integrazione e la sostenibilità. È questo approccio che rende Allnet.Italia un partner di riferimento nel percorso verso smart building e smart city realmente a misura di persona.» www.allnet-italia.it

Vito Mariella, BU Director Smart&Secure di Allnet.Italia

Da mezzo secolo passione e in novazione al servizio dell’e lettronica. A novembre a Milano, alla Smart Building Expo 2025.

Alpha Elettronica S.r.l. festeggia nel 2025 un traguardo specia le: 50 anni di attività. Un mezzo secolo di passione, impegno e innovazione costante nel settore dell’elettronica e della tecnolo gia, che hanno permesso all’a zienda di diventare un punto di riferimento per grossisti di materiale elettrico, elettronico, installatori e professionisti.

Fondata nel 1975, Alpha Elet tronica ha saputo crescere nel tempo con una visione chiara: offrire soluzioni affidabili e stru menti avanzati, capaci di rispon dere alle esigenze in continua evoluzione del mercato. Dalla distribuzione di componenti elet tronici alla proposta di sistemi e tecnologie per il cablaggio strutturato, l’azienda ha sem pre mantenuto al centro della propria filosofia la qualità e la vicinanza ai clienti.

Il 2025 sarà anche l’occasione per presentare al pubblico le novità più attese in occasione della

ALPHA ELETTRONICA 50 ANNI

Smart Building Expo , che si terrà dal 19 al 21 novembre a Milano. Uno spazio privilegiato in cui Alpha Elettronica porterà la propria esperienza e le proprie innovazioni, mettendo in primo piano prodotti pensati per rendere più semplice e sicura la realizzazione di reti e impianti.

Tra le novità, spicca lo strumento per reti LAN modello 94-108, progettato per il tracciamento e la verifica del cablaggio dei cavi Ethernet in rame. Un alleato indispensabile per chi lavora ogni giorno con infrastrutture di rete, capace di semplificare il rilevamento della posizione dei cavi e di garantire un controllo immediato sulla correttezza del collegamento. Un prodotto che incarna perfettamente la filosofia di Alpha Elettronica: unire funzionalità, praticità e innovazione al servizio dei professionisti. Il cinquantesimo anniversario non rappresenta solo una celebrazione, ma anche un punto di partenza verso nuove sfide. Alpha Elettronica rinnova infatti il proprio impegno a continuare a investire in tecnologie, competenze e servizi, con l’obiettivo di supportare la crescita del settore e accompagnare i clienti nella trasformazione digitale del building.

Con 50 anni di storia e lo sguardo rivolto al futuro, Alpha Elettronica conferma la sua vocazione: essere partner affidabile e innovativo per chi costruisce il domani delle reti e delle tecnologie. ■

www.youtube.com/AlphaElettronica www.linkedin.com/company/alpha-elettronica-s-r-l-

Plana Up è l’evoluzione naturale d i Plana, la serie civile più iconica e apprezzata, si rinnova senza rinunciare alla qualità, alla solidità e all’affidabilità che ne hanno fatto la storia.

Nuovo design dai volumi compatti, linee pulite, profilo minimale, curve armoniche e superfici continue definiscono un nuovo linguaggio discreto e sofisticato. Un minimalismo elegante e contemporaneo che si traduce in un’innata versatilità, capace di interpretare con naturalezza ogni stile abitativo.

Plana è oggi la serie più completa del mercato per numero di funzioni, unendo innovazione tecnologica e nuove prestazioni a un’estetica moderna e in grado di garantire continuità funzionale, massima versatilità, e completa compatibilità con gli articoli esistenti.

Nuove tonalità, nuove atmosfere: grazie a un’attenta ricerca sulle attuali tendenze dell’interior design, le finiture diventano protagoniste, con una palette di 13 colori, valorizzate anche dalla nuova texture

Matt. Dai neutri caldi, perfetti per creare ambienti accoglienti, ai metallizzati, contemporanei e luminosi; dai colori pastello, delicati e romantici, fino all’intramontabile Total Look bianco.

VIMAR: PLANA UP EVOLUZIONE NATURALE DI PLANA

Plana è sempre connessa, attraverso la gamma completa di dispositivi smart del sistema View Wireless, che permette di gestire temperatura, illuminazione, tende e tapparelle, controllo accessi, consumi di energia, in modo facile e sicuro, anche da smartphone con l’app View o con gli assistenti vocali.

Perfettamente integrati nella placca, i nuovi comandi assiali disegnano una superficie unica e continua, valorizzati da una retroilluminazione a led puntiforme, discreta ma ben visibile, ora arricchita della versione a luce bianco caldo, pensata per accompagnare con naturalezza i gesti quotidiani, anche nei rinnovati comandi basculanti. Linee continue e pulite diventano elemento di stile, ulteriormente esaltate dalla nuova presa a filo, dotata di un meccanismo brevettato che assicura fluidità d’uso e previene ogni rischio di inceppamento.

Plana amplia inoltre le potenzialità delle soluzioni tradizionali con il nuovo pulsante a relè integrato Quid, per il controllo centralizzato delle luci.

Plana si adatta ad ogni contesto: residenziale, hospitality, terziario, sanità. Grazie alle soluzioni smart con il sistema View Wireless, al sistema domotico By-me Plus

per funzioni integrate ed espandibili, fino all’impianto di automazione su standard KNX, Well-Contact Plus, per la completa gestione degli edifici, trova la sua collocazione in qualsiasi ambiente e arriva ovunque garantendo soluzioni protette e sicure anche all’esterno.

Plana Up è 100% compatibile con gli articoli esistenti, una caratteristica distintiva che assicura semplicità d’installazione e perfetta integrazione. Le innovazioni introdotte mantengono la continuità funzionale, grazie alla piena interoperabilità con i dispositivi esistenti.

Non un semplice restyling, ma una naturale evoluzione, proiettata nel futuro del design Made in Italy. Un equilibrio perfetto tra innovazione e continuità, dove la ricerca estetica si unisce alla funzionalità, mantenendo intatti i principi di affidabilità, semplicità e versatilità che da sempre contraddistinguono Vimar. ■

www.vimar.com

AJAX SYSTEMS: QUANDO “SICUREZZA” È LA PAROLA D’ORDINE

Di fronte a una costante evoluzione delle esigenze di sicurezza, Ajax Systems ha annunciato tre novità che segnano un salto tecnologico e strategico importante per l’azienda. Si tratta delle nuove telecamere con illuminazione ibrida (HL), NVR H con uscita HDMI e la linea modulare di rilevazione incendi EN54 Line che arricchiscono il portfolio dell’azienda e puntano ad integrare sorveglianza video e sistemi antincendio in modalità più intelligente, veloce e flessibile.

“Con la linea EN54, le nuove telecamere ibride e l’NVR H, Ajax Systems porta la sicurezza a un livello superiore”. A parlare è Ivan Galimberti - Country Manager Italy, che aggiunge: “Ajax propone sistemi affidabili e intelligenti che rilevano e segnalano tempestivamente ogni minaccia, garantendo protezione completa e integrata. L’obiettivo è offrire soluzioni facili da usare, innovative e performanti, sia per ambienti residenziali sia professionali, rafforzando la nostra leadership nel settore”.

Con queste novità, Ajax Systems punta a una convergenza fra sorveglianza video intelligente e rilevazione incendio certificata. Le telecamere HL espandono le capacità visive notturne, gli NVR H consentono di visualizzare video live e archiviati direttamente su uno schermo collegato, mentre la linea EN54 introduce l’ingresso dell’azienda nel mondo antincendio conforme agli standard. Un punto di forza strategico è la compatibilità e integrazione: le soluzioni possono dialogare tramite applicazioni Ajax, scenari video (trigger da eventi), integrazione con sistemi di monitoraggio (CMS) grazie agli aggiornamenti remoti.

Nel contesto del mercato della sicurezza, Ajax rafforza il suo posizionamento come fornitore non solo di sistemi antintrusione, ma di un ecosistema completo che unisce video, antincendio, domotica e automazione

Videosorveglianza senza compromessi

Ajax amplia la propria linea di videosorveglianza con la serie NVR H, pensata per una gestione video locale semplice, sicura e flessibile. I nuovi videoregistratori di rete, disponibili in due versioni da 8 e 16 canali (HAC 8-ch e HAC 16-ch), integrano un’uscita HDMI che consente la visualizzazione

diretta su schermo senza PC o computer, oltre a un sistema di gestione video (VMS) con videowall virtuale personalizzabile. La tecnologia proprietaria JetSparrow assicura trasmissioni criptate e navigazione fluida negli archivi, con sincronizzazione degli eventi al sistema di sicurezza Ajax. L’installazione è semplificata grazie a SmartBracket e alla configurazione via QR code, con supporto ONVIF/RTSP e ricerca automatica delle telecamere. Ideale per PMI, uffici e residenze, NVR H offre un monitoraggio locale affidabile con la possibilità di integrare l’accesso remoto per una sorveglianza completa.

L’azienda ha recentemente presentato

anche la linea HL (Hybrid Light) e le tre fotocamere con capacità di illuminazione ibrida: BulletCam HL, TurretCam HL e DomeCam Mini HL Questi dispositivi combinano l’illuminazione infrarossa tradizionale ai LED bianchi che entrano in funzione su riconoscimento umano, permettendo una visione a colori anche in ambienti bui e sorprendendo l’intruso. In condizioni notturne normali la telecamera usa l’IR, mentre al rilevamento di movimento accende luce bianca per restituire immagini cromatiche: ciò consente di distinguere dettagli spesso critici, come il colore dei vestiti, targhe o elementi ambientali. Inoltre, il dispositivo regola dinamicamente l’intensità luminosa per

Ivan Galimberti

evitare problemi di sovraesposizione, garantendo visibilità sia degli elementi vicini che di quelli più lontani.

Ne parla approfonditamente Ivan Galimberti: “Le telecamere ibride di Ajax uniscono il meglio della sorveglianza cablata e wireless, offrendo rilevazione intelligente dei movimenti, riduzione dei falsi allarmi e immagini ad alta definizione, anche in condizioni di scarsa illuminazione Progettate dai nostri team R&D, garantiscono massima affidabilità, sicurezza e semplicità d’uso, risultando ideali sia per applicazioni residenziali sia professionali. Con l’introduzione delle telecamere ibride con illuminazione, Ajax compie un ulteriore passo avanti: una risposta concreta a una delle sfide più comuni della sicurezza, ovvero catturare dettagli critici a colori anche di notte, ampliando così le possibilità di protezione in una vasta gamma di scenari”

Le telecamere HL integrano algoritmi di intelligenza artificiale distinguendo persone, animali, veicoli e garantendo maggiore velocità e riservatezza nell’elaborazione. Tra le altre caratteristiche, supportano il True WDR per migliorare la resa in condizioni di forte contrasto luce/ombra.

L’aggiunta al sistema Ajax avviene tramite scansione del QR code, mentre l’archiviazione può essere su NVR Ajax o microSD (tra 32 e 256 GB) secondo il modello. Queste telecamere possono essere integrate nella piattaforma Ajax per attivare scenari video legati a eventi (ad esempio, attivare una telecamera quando un sensore intrusione segnala movimento).

Dal punto di vista applicativo, la tecnologia HL pone le basi per un ecosistema video più intelligente, con analisi a bordo camera e riduzione dei falsi allarmi — un passo importante verso soluzioni ibride fra antintrusione e videosorveglianza integrata.

EN54 Line: un passo nel settore antincendio certificato

Parallelamente all’evoluzione video, Ajax ha presentato la EN54 Line, una linea di sistemi antincendio completamente wireless, conforme agli standard europei EN 54 per rilevazione allarme incendio. Al centro del sistema c’è il Fire Hub Jeweller, dispositivo di controllo e segnalazione (CIE), con touchscreen da 10,1”, supporto Ethernet, Wi-Fi e doppia SIM per continuità di comunicazione. Può gestire fino a 200 dispositivi indirizzati e 40 zone di rilevazione.

Ajax ha recentemente presentato la linea HL (Hybrid Light) e le tre fotocamere con capacità di illuminazione ibrida: BulletCam HL, TurretCam HL e DomeCam Mini HL.

tramite il touch screen del CIE o le app Ajax. L’installazione è rapida, poco invasiva e adatta a implementazioni su singole sedi o portafogli multi-sito. L’assenza di rumore, la bassa manutenzione e la supervisione centralizzata la rendono ideale per scuole, ospedali e strutture ad alto rischio”. I rilevatori che compongono la linea includono modelli smoke (fumo), heat (calore), con o senza segnalatori acustici (85 dB), usando camere ottiche dual-spectrum basate sull’algoritmo HazeFlow 2 e sensori termici con due termistori per cogliere incrementi rapidi di temperatura. Inoltre, sono inclusi moduli I/O (2 ingressi / 2 uscite) per integrazione con dispositivi esterni, batterie interne (24 h e 72 h) per autonomia energetica e un ripetitore radio Fire ReX Jeweller per estendere il raggio d’azione fino a 35 km in impianti complessi. Per la segnalazione allarmi visiva/acustica, vengono attivati sounder e dispositivi VAD (Visual Alarm Devices) entro 3 secondi, con volumi fino a 100 dB e 32 toni selezionabili.

Notevole, in aggiunta, è la semplicità di installazione: non è necessario smontare le custodie per accedere alle batterie e ciascun dispositivo può essere aggiunto al sistema scansionando un QR code.

Abbiamo chiesto a Ivan Galimberti quanto valore ha questo ingresso dell’azienda nel settore della protezione antincendio commerciale wireless: “Ajax Systems era già presente nel settore antincendio, ma con l’introduzione della EN54 Line la gamma si è notevolmente arricchita. Il mercato necessitava di innovazioni dirompenti e, riconoscendo questa lacuna, il team di Ajax ha sviluppato un sistema certificato EN54 che integra rilevazione incendi e sistemi di allarme in un’unica piattaforma completa, offrendo protezione efficace, affidabile e conforme agli standard internazionali. La EN54 Line è progettata per i flussi di lavoro reali degli installatori e le esigenze dei clienti: facile da installare, configurabile rapidamente tramite app, completamente wireless e gestibile sia in locale che da remoto

La comunicazione wireless utilizza i protocolli Jeweller, Wings e TurboWings, garantendo connettività anche in condizioni sfavorevoli, con la possibilità di utilizzo di ripetitori per copertura ampliata.

Il sistema è progettato per rispettare gli standard EN 54-2, EN 54-3, EN 54-5, EN 54-7, EN 54-23 e EN 54-25, offrendo affidabilità, comunicazione ridondata e risposta ai guasti secondo le normative europee.

Altro elemento di rilevo è l’integrazione con il portafoglio video di Ajax: è possibile implementare la verifica visiva dell’allarme usando le telecamere del sistema per ridurre falsi allarmi e accelerare l’intervento. Conclude Galimberti: “Abbiamo voluto integrare antincendio e antifurto in un unico sistema, semplificando la gestione per installatori e utenti e aprendo la strada a strategie di sicurezza più intelligenti e integrate anche per siti commerciali. Invece di considerare l’antincendio come un livello separato di protezione, abbiamo progettato i prodotti della EN54 Line, combinandoli con la protezione antifurto, l’automazione e la videosorveglianza Ajax, per costruire una solida base per qualsiasi progetto. Si tratta di una soluzione completamente wireless con portata eccezionale, scalabilità, manutenzione da remoto e implementazione rapida, progettata per adattarsi a ogni tipo di progetto.” ■ https://ajax.systems/it/

RIDURRE IL CONSUMO DI ENERGIA NEGLI EDIFICI

UTILIZZANDO

I DATI DI

ADVIZEO BY HAGER

Il vostro partner per una gestione energetica efficiente e sostenibile

Di fronte alle sfide del cambiamento climatico, della volatilità dei prezzi dell’energia e dei cambiamenti normativi, la prestazione energetica degli edifici sta diventando una leva strategica per le imprese e il settore pubblico. In Italia, il Piano Nazionale di Transizione 5.0 prevede crediti d’imposta per incoraggiare le aziende a ridurre il consumo energetico dei loro edifici. Per aiutarle, advizeo by Hager sta sviluppando soluzioni chiavi in mano per rendere questa trasformazione un successo.

Una soluzione in linea con il piano Transition 5.0 Dal 2015, advizeo by Hager supporta le imprese e gli enti locali nella loro transizione energetica con una soluzione unica che combina tecnologia e competenze umane. La sua piattaforma EMS (Energy Management System) interoperabile e multi-sito consente di:

- centralizzare i dati energetici di tutti gli edifici

- Identificare gli scostamenti, segnalare le anomalie e monitorare le prestazioni;

- gestire automaticamente le fatture, controllare i contratti e i dati di fatturazione.

Una leva economica strategica

Il Piano di Transizione 5.0 da 6,3 miliardi di euro offre un credito

d’imposta fino al 45% per i progetti che riducono il consumo energetico dal 3 al 5%. I progetti ammissibili includono software EMS, attrezzature intelligenti e formazione. Grazie ad advizeo by Hager, potrete ridurre la vostra bolletta energetica, facilitare la certificazione dei risparmi richiesti e finanziare le vostre azioni di transizione.

Monitoraggio (BMS) per andare ancora più lontano Advizeo by Hager offre anche l’installazione di sistemi di gestione dell’edificio (BMS): una soluzione interoperabile e modulare adatta a operazioni multi-sito. Questa soluzione consente di controllare a distanza le apparecchiature dell’edificio (riscaldamento, ventilazione, illuminazione, ecc.) attraverso una piattaforma di ipervisione.

Un team dedicato al raggiungimento dei vostri risultati advizeo by Hager non è solo un software. È anche un team di Energy Manager certificati, che trasformano i vostri dati in azioni concrete, redditizie e sostenibili. Dalla strategia al monitoraggio dei guadagni, garantiscono il raggiungimento dei vostri obiettivi. advizeo conta più di 300 clienti in Europa, 100 milioni di m² ottimizzati e 1 TWh di risparmi ottenuti. ■

www.advizeo.io

Con xxter e Pairot, eelectron integra automazione, gestione energetica e controllo vocale in un’unica piattaforma intelligente e connessa.

XXTER E PAIROT: L’EVOLUZIONE DELL’ECOSISTEMA

KNX SECONDO EELECTRON

L’ingresso di xxter nel gruppo Eelectron arricchisce l’ecosistema KNX con nuove funzionalità di supervisione, controllo remoto e smart energy management , pensate per rendere la Home e Building Automation ancora più intuitiva, sostenibile e personalizzabile.

Il controller xxter è il cervello dell’impianto: gestisce illuminazione, clima, tapparelle, ventilazione e sicurezza, consentendo di creare scenari e logiche ad hoc Accessibile da tablet, iPad o desktop, anche da remoto, offre connessioni sicure, notifiche in tempo reale e un’interfaccia completamente personalizzabile con immagini, icone, colori e layout per un’esperienza d’uso immediata e coinvolgente. Le funzioni avanzate, come simulazione di presenza, modulo scenari, planner e trigger intelligenti, rendono xxter uno strumento essenziale per ogni casa o edificio, coniugando semplicità d’uso e qualità professionale

L’integrazione del modulo Smart Energy Manager permette di monitorare produzione e consumi, ottimizzare l’autoconsumo e

gestire i carichi in base alla disponibilità energetica, dialogando con impianti fotovoltaici, pompe di calore e colonnine di ricarica EV

Il controller xxter supporta i protocolli Modbus, BACnet, OCPP e DMX via ArtNet, ampliando l’interoperabilità con sistemi HVAC, illuminazione professionale e impianti tecnici d’edificio. È inoltre compatibile con Philips Hue, Sonos e Bluesound , per integrare luci wireless e sistemi audio multiroom, offrendo un’esperienza ancora più completa e immersiva.

A completare la piattaforma, Pairot l’assistente connesso e certificato collega il mondo KNX con Apple HomeKit, Amazon Alexa e Google Home, consentendo la gestione dell’impianto tramite app native e comandi vocali. Compatibile e certificato con lo standard Matter, Pairot estende l’interoperabilità KNX nel mondo IoT, garantendo sicurezza e continuità nel tempo

Con xxter e Pairot, Eelectron conferma la propria visione di Building & Home Evolution: un ecosistema aperto, scalabile e sicuro, dove tecnologia, comfort ed efficienza si fondono in una gestione realmente connessa. ■

www.eelectron.com www.xxter.com

PUSH BEYOND

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Tecnologia, esperienza, intelligenza

audio visual

Tre parole che oggi ridefiniscono il modo in cui progettiamo, costruiamo e viviamo gli spazi.

Con questo numero inauguriamo una nuova sezione della rivista dedicata all’integrazione audiovisiva, intesa non come semplice insieme di dispositivi, ma come linguaggio comune tra architettura, automazione e interazione umana. Il mondo degli impianti AV e dei sistemi smart è entrato in una fase di profonda trasformazione: la convergenza tra reti, protocolli aperti e intelligenza artificiale sta rendendo gli ambienti sempre più sensibili, adattivi, capaci di apprendere e dialogare con chi li abita. La progettazione audiovisiva diventa così un campo di ricerca e di sintesi, dove la componente tecnica si unisce a quella esperienziale, comunicativa e percettiva. Questa nuova sezione nasce per dare spazio a idee, metodi e strumenti che aiutino progettisti, integratori e committenti a interpretare questa evoluzione. Racconteremo casi, tecnologie e scenari applicativi con un linguaggio chiaro ma rigoroso, mettendo al centro la qualità del progetto e non la semplice innovazione di prodotto. L’obiettivo è costruire un punto d’incontro tra chi lavora nel mondo dell’automazione, dell’illuminazione, del suono, del video e della gestione intelligente degli edifici: una piattaforma di confronto interdisciplinare, dove la tecnologia è al servizio delle persone e dei luoghi. A curare i contributi di questo primo ciclo è un gruppo di autori provenienti da ambiti diversi, accomunati da una visione condivisa: fare dell’AV un terreno di dialogo tra competenza tecnica, creatività e cultura del progetto. Con questa apertura, la rivista si propone di accompagnare la trasformazione in atto — dal controllo all’intelligenza, dalla funzione all’esperienza, dall’automazione al senso. Un percorso che riguarda tutti noi, perché gli spazi che abitiamo stanno imparando a parlarci. E noi, finalmente, possiamo rispondere. ■

DALLA COMPRENSIONE

DEL LINGUAGGIO ALL’AZIONE

INTELLIGENTE: I LAM trasformano la domotica e gli edifici smart in sistemi dinamici, adattivi e realmente proattivi

Negli ultimi anni ci siamo abituati a convivere con assistenti vocali e sistemi di automazione domestica che ci semplificano la vita: accendere le luci con un comando, regolare il riscaldamento dall’app o avviare un elettrodomestico da remoto è ormai una pratica comune. Si tratta di strumenti utili, ma ancora limitati: funzionano bene quando gli diciamo esattamente cosa fare, meno quando si tratta di interpretare i nostri bisogni impliciti o di

adattarsi a situazioni non previste. Proprio in questo spazio di “carenza di intelligenza” si colloca la nuova generazione di modelli di intelligenza artificiale: i Large Action Models (LAM) . Questi sistemi rappresentano un’evoluzione rispetto ai Large Language Models (LLM) che conosciamo, perché non si limitano a comprendere e generare linguaggio, ma traducono intenzioni in azioni concrete, orchestrando dispositivi, interfacce e applicazioni.

Il salto è significativo: se i LLM hanno portato la capacità di conversare e produrre testo con fluidità sorprendente, i LAM introducono la possibilità di imparare dai nostri comportamenti e agire di conseguenza, fino ad anticipare i bisogni. Una trasformazione che non riguarda solo il mondo digitale, ma che apre scenari concreti nella gestione degli spazi domestici e professionali, dalle smart home agli edifici intelligenti.

Cosa sono i Large Action Models

I Large Action Models, o LAM, possono essere descritti come la naturale evoluzione dei Large Language Models (LLM). Mentre questi ultimi hanno rivoluzionato l’interazione uomo-macchina grazie alla capacità di comprendere e generare testo, i LAM fanno un passo ulteriore: trasformano l’informazione in azione. In pratica, non si limitano a rispondere a un comando o a restituire una frase, ma sono in grado di muoversi all’interno di interfacce digitali, interagire con applicazioni, controllare dispositivi fisici e orchestrare sistemi complessi. Significa, ad esempio, che un LAM potrebbe navigare su un sito per effettuare una prenotazione, compilare moduli, gestire un impianto domotico o ottimizzare i consumi di un edificio, il tutto imparando dai comportamenti dell’utente. La loro forza non sta solo nella capacità di eseguire istruzioni, ma soprattutto nell’adattamento: apprendono dalle abitudini, riconoscono pattern ricorrenti e distinguono tra ciò che viene detto esplicitamente e ciò che è implicito nelle nostre azioni. Questo li differenzia nettamente dagli assistenti vocali tradizionali, che eseguono soltanto compiti circoscritti e predefiniti.

Possiamo quindi considerarli un nuovo livello di intelligenza artificiale, capace di combinare il ragionamento simbolico con l’apprendimento automatico, in una forma più vicina a un “agente” che non a un semplice strumento.

LAM nella smart home e nella domotica

Le automazioni che conosciamo oggi nelle smart home si basano soprattutto su regole statiche: programmazioni orarie, scenari preimpostati, attivazione di sensori che accendono o spengono dispositivi. Sono utili, ma rigide: funzionano se abbiamo previsto in anticipo le condizioni, meno quando serve flessibilità. Con l’introduzione dei LAM, lo scenario cambia radicalmente. L’automazione diventa dinamica e adattiva: il sistema è in grado di osservare come viviamo gli spazi, imparare le nostre preferenze e adattarsi in tempo reale alle condizioni del momento. Non più semplici “script” decisi dall’utente, ma un ecosistema che evolve insieme a noi. Immaginiamo, ad esempio, una casa che

regola la temperatura non solo in base a un comando vocale, ma considerando quante persone sono presenti, che attività stanno svolgendo e l’ora del giorno. Oppure un sistema di illuminazione che non si limita ad accendersi quando entriamo in una stanza, ma sceglie intensità e tonalità in base al contesto: rilassante per la sera, energizzante al mattino, adattato alla concentrazione durante il lavoro. Il vantaggio non è solo il comfort, ma anche l’efficienza.

I LAM possono ottimizzare l’uso dell’energia, avviando gli elettrodomestici nei momenti in cui l’impianto fotovoltaico produce abbastanza energia, o regolando i consumi in funzione delle previsioni meteo. È un approccio più intelligente perché mette insieme esigenze pratiche, abitudini personali e sostenibilità. In sintesi, i LAM portano la domotica oltre il concetto di “risposta a un comando”, trasformandola in un sistema che agisce in modo proattivo, quasi come un assistente invisibile che anticipa i bisogni.

Ombre e limiti attuali

Come spesso accade con le tecnologie emergenti, anche i LAM portano con sé sfide e punti critici da non sottovalutare. Uno dei rischi principali è l’over-automation: quando il sistema diventa troppo autonomo e prende decisioni senza il giusto equilibrio con il controllo umano.

Pensiamo a una luce che si spegne perché il sistema interpreta l’assenza di movimento come “stanza vuota”, mentre in realtà stiamo semplicemente leggendo immobili sul divano. In questi casi, l’automazione da risorsa si trasforma in fastidio. Un’altra difficoltà riguarda la gestione delle preferenze multiple. Nelle abitazioni condivise, le esigenze non sono mai univoche: c’è chi preferisce ambienti più caldi, chi ama la luce intensa e chi invece la penombra. Per un sistema, bilanciare preferenze divergenti e spesso non esplicitate è un compito complesso, che richiede capacità di mediazione e intelligenza contestuale ancora in fase di sviluppo. A questi aspetti si aggiungono le questioni di privacy e trasparenza

Un LAM, per funzionare al meglio, deve raccogliere e interpretare una grande quantità di dati su abitudini, movimenti e comportamenti degli utenti. È quindi fondamentale stabilire regole chiare su come questi dati vengono gestiti, protetti e resi comprensibili

alle persone, altrimenti il rischio è che la fiducia verso la tecnologia venga meno. In sintesi, i LAM offrono potenzialità enormi, ma devono ancora superare sfide di progettazione e di accettazione sociale. La vera partita non si gioca solo sulla loro capacità tecnica, ma sulla qualità dell’esperienza che sanno offrire e sulla fiducia che riescono a generare.

LAM come tassello di un ecosistema intelligente

I Large Action Models non vanno considerati come strumenti isolati, ma come parte di un ecosistema più ampio che combina sensori, dispositivi IoT e sistemi di intelligenza artificiale distribuiti.

È proprio da questa integrazione che possono esprimere il loro vero potenziale. Grazie alla connessione con la sensoristica ambientale, un LAM può interpretare dati in tempo reale su temperatura, consumi energetici, presenza di persone, qualità dell’aria o livello di luminosità. Integrando queste informazioni con le abitudini apprese, diventa in grado di prendere decisioni contestuali e proattive. In altre parole, non solo “risponde”, ma “agisce” con cognizione di causa.

Un ruolo chiave lo giocano anche le tecnologie abilitanti già disponibili. Gli standard di interoperabilità come Matter permettono a dispositivi di marchi diversi di comunicare senza difficoltà, riducendo la frammentazione tipica delle smart home e rendendo le automazioni più fluide e universali. Le tecnologie di localizzazione avanzata, come l’Ultra-Wideband (UWB), consentono invece di tracciare con precisione la posizione di persone e oggetti all’interno degli spazi, rendendo le interazioni ancora più puntuali e personalizzate. Infine, l’elaborazione on edge, cioè direttamente sui dispositivi locali senza passare dal cloud, garantisce tempi di risposta rapidi, maggiore protezione della privacy e continuità operativa anche senza connessione. Se pensiamo in prospettiva, i LAM potrebbero diventare la colonna portante non solo della casa intelligente, ma anche degli edifici complessi e delle città connesse. Ambienti capaci di adattarsi, coordinarsi e imparare, trasformandosi in organismi digitali sempre più vicini ai bisogni reali delle persone.

Conclusioni

Il passaggio dai Large Language Models ai Large Action Models segna un’evoluzione significativa nel modo in cui immaginiamo l’intelligenza artificiale all’interno degli spazi che abitiamo. Se i primi hanno reso possibile un dialogo naturale con le macchine, i secondi aprono la strada a un’interazione ancora più avanzata, capace di tradurre intenzioni in azioni concrete e di adattarsi ai nostri comportamenti quotidiani.

Nelle smart home e negli edifici intelligenti, questo significa passare da automazioni rigide a sistemi dinamici, in grado di anticipare i bisogni, ottimizzare l’uso dell’energia e migliorare il comfort con un livello di personalizzazione mai visto prima. Non mancano i limiti, legati soprattutto al rischio di eccessiva autonomia, alla complessità di gestire preferenze diverse e alle delicate questioni di privacy.

Ma sono sfide che la ricerca e il mercato stanno affrontando con crescente attenzione. Guardando al futuro, i LAM non rappresentano solo una tecnologia innovativa, ma un tassello fondamentale per costruire ambienti più intelligenti, flessibili e sostenibili. Non più semplici strumenti al nostro servizio, ma veri e propri partner digitali capaci di imparare con noi e per noi. ■

Tecnologie abilitatrici dei LAM

Oltre ai Large Action Models, esistono alcune tecnologie chiave che ne supportano lo sviluppo e l’integrazione negli ambienti intelligenti.

Protocollo Matter

Matter è lo standard di interoperabilità sviluppato da un consorzio di aziende globali. Il suo obiettivo è permettere a dispositivi di marche diverse di comunicare tra loro senza vincoli proprietari. In questo modo, lampadine, termostati e sensori possono dialogare in maniera uniforme, semplificando la configurazione e superando la frammentazione che oggi caratterizza il mercato della smart home.

Ultra-Wideband (UWB)

L’Ultra-Wideband è una tecnologia di localizzazione ad alta precisione che consente di rilevare con grande accuratezza la posizione di persone e oggetti, con un margine di errore di pochi centimetri. Diversamente dal Bluetooth o dal Wi-Fi, UWB è in grado di calcolare anche la direzione del movimento, rendendola ideale per scenari come il riconoscimento della presenza in una stanza o la gestione sicura degli accessi.

AI on Edge

Con AI on edge si intende l’elaborazione dell’intelligenza artificiale direttamente sui dispositivi locali, senza passare per il cloud. Questo garantisce tempi di risposta più rapidi,

maggiore tutela della privacy e continuità operativa anche senza connessione. Nei sistemi di domotica e negli edifici smart, significa automazioni più affidabili e sicure, capaci di adattarsi in tempo reale alle condizioni ambientali.

Tecnologie abilitatrici dei LAM

Protocollo Matter

➣ Standard di interoperabilità tra dispositivi di marche diverse.

➣ Supera la frammentazione e semplifica la configurazione della smart home.

Ultra-Wideband (UWB)

➣ Tecnologia di localizzazione con precisione centimetrica.

➣ Rileva posizione e direzione di oggetti e persone.

➣ Ideale per riconoscimento presenza, accessi sicuri, tracciamento indoor.

AI on Edge

➣ Intelligenza artificiale elaborata direttamente sui dispositivi locali.

➣ Risposte immediate, privacy protetta, autonomia anche senza connessione.

➣ Automazioni più affidabili e sicure.

SISTEMI DI AUTOMAZIONE ORIENTATI AL MIGLIORAMENTO DEL COMFORT E DELL’ESPERIENZA NEGLI

AMBIENTI DEDICATI

ALL’HOSPITALITY

Immaginiamo di arrivare in una struttura ricettiva, che sia un boutique hotel nel centro storico di Firenze, un resort vista mare o un piccolo B\&B nascosto tra le colline della Val D’Orcia. La prima impressione non si gioca solo sul sorriso di chi ci accoglie, ma anche sulla percezione immediata dell’ambiente: la luce, la temperatura, i suoni, persino l’odore. In altre parole, tutto ciò che contribuisce al comfort e all’esperienza dell’ospite.

Qui entra in campo la building automation, ovvero quell’insieme di tecnologie che, se ben progettate, trasformano gli ambienti in spazi “intelligenti”, capaci di adattarsi alle esigenze di chi li vive. Perché se è vero che un letto comodo e una colazione abbondante restano punti fermi, oggi i viaggiatori chiedono molto di più: personalizzazione, efficienza e sostenibilità. La domotica applicata al mondo dell’hospitality non è più un “di più” da raccontare con orgoglio sul sito web dell’hotel. È diventata uno standard atteso. Un ospite internazionale non si sorprende più se può regolare luci e tende da un pannello touch, ma si accorge subito se non lo può fare. Comfort significa poter entrare in camera e trovare già la temperatura ideale, una luce calda che invita al relax, una musica soft di sottofondo, il tutto con un consumo energetico ottimizzato e invisibile agli occhi del cliente. L’esperienza, invece, è quel passo in più: immagina che, grazie all’integrazione con il sistema di booking, la camera sappia già che preferisci 22 gradi e una luce indiretta. O che il ristorante dell’hotel possa proporti un menu calibrato in base alle tue intolleranze registrate al check-in digitale o che ti proponga dei menù fissi, che tengono conto dei tuoi gusti preferiti o, meglio ancora, di una dieta particolare che hai segnalato ed evidenziato. La grande novità che si affaccia all’orizzonte è l’introduzione di agenti intelligenti, architetture basate su intelligenza artificiale capaci di dialogare in modo naturale con l’ospite. Non più solo comandi vocali (“Alexa, spegni la luce”), ma veri e propri assistenti virtuali che imparano dalle abitudini, anticipano i bisogni e si interfacciano con i sistemi dell’edificio.

Facciamo un esempio concreto: un ospite torna in hotel dopo una giornata di lavoro. L’agente intelligente ha rilevato (grazie al calendario sincronizzato) che ha avuto una conferenza impegnativa e ha prenotato una sessione alla spa alle 19:00, perché negli ultimi due giorni il cliente aveva chiesto più volte servizi di relax. Quando entra in camera, trova già pronta un’atmosfera più soft: tende abbassate, temperatura leggermente più alta, playlist rilassante in sottofondo. Non è fantascienza, è la naturale evoluzione di tecnologie già disponibili, che con l’IA diventano “proattive” e che se sapute integrare adeguatamente al resto dei sistemi, sono già disponibili oggi.

Caso d’uso reale: l’Euphoria Resort

di Creta

Un esempio concreto di come i sistemi di automazione possano migliorare comfort ed efficienza in ambito hospitality è l’Euphoria Resort, un resort cinque stelle da 287 camere situato a Kolymbari, sull’isola di Creta. La struttura è stata progettata con un’infrastruttura di building automation basata su KNX e Modbus, capace di integrare climatizzazione, illuminazione, schermature solari, prese di corrente e aree comuni in un unico ecosistema digitale.

Ogni camera dispone di circa 28 dispositivi intelligenti collegati al sistema centrale, che consentono di gestire luci, tende e prese elettriche. La climatizzazione, integrata tramite protocollo Modbus, viene regolata automaticamente in base allo stato della camera: occupata, libera o in fase di check-in/check-out. Questo permette non solo di ottimizzare i consumi energetici, ma anche di garantire all’ospite un ambiente sempre confortevole al suo arrivo.

Il resort ha inoltre sviluppato una GUI personalizzata (interfaccia grafica utente) che offre agli ospiti un controllo semplice e intuitivo delle funzioni della camera, mentre il management dispone di una vista globale di amministrazione: dalla gestione energeti-

ca al monitoraggio delle richieste di pulizia, fino alle notifiche di manutenzione.

I benefici sono tangibili:

• riduzione degli sprechi energetici grazie allo spegnimento automatico di luci e climatizzazione nelle camere non occupate;

• esperienza personalizzata per gli ospiti, che possono modulare luce, temperatura e schermature secondo le proprie preferenze;

• maggiore efficienza operativa per il personale, che riceve alert e segnalazioni in tempo reale.

Questo caso dimostra come l’integrazione di standard aperti e protocolli diversi (KNX, Modbus, DALI2, ecc.) permetta di costruire un vero ecosistema intelligente, dove comfort, sostenibilità e gestione ottimizzata non sono in contraddizione, ma parte della stessa visione.

Sostenibilità senza compromessi

Un altro tema cruciale è la sostenibilità. Automazione e AI permettono di ridurre consumi energetici senza rinunciare al comfort. Nei contesti hospitality questo si traduce in un doppio vantaggio: da un lato un risparmio reale per la struttura, dall’altro un messaggio forte per gli ospiti, sempre più attenti all’impatto ambientale dei loro viaggi. Pensiamo alle schermature solari automatizzate che regolano l’apporto di luce naturale, agli impianti HVAC (riscaldamento, ventilazione e aria condizionata) che modulano la potenza in base alla presenza in camera, o alla gestione intelligente dell’acqua calda sanitaria. Tutto orchestrato da sistemi che, sempre più, possono essere guidati da algoritmi di AI capaci di ottimizzare in tempo reale.

Esperienza phygital: tra fisico e digitale

Il futuro dell’hospitality si muove nella direzione del “phygital”, dove fisico e digitale si intrecciano. Un soggiorno non sarà più solo fatto di spazi ben progettati, ma anche di interazioni digitali fluide e naturali. Check-in automatizzati con riconoscimento facciale, suggerimenti personalizzati inviati direttamente allo smartphone, percorsi esperienziali costruiti su misura. Qui i sistemi di automazione diventano la spina dorsale invisibile: orchestrano, raccolgono dati (nel pieno rispetto del GDPR, va sottolineato) e li trasformano in esperienze. È un cambio di prospettiva: dall’edificio che “obbedisce” a comandi all’edificio che “collabora” con chi lo vive. Ovviamente non tutto è semplice. Servono standard aperti, interoperabilità e figure professionali in grado di progettare e gestire questa complessità. Il system integrator diventa sempre più centrale: non è più solo colui che “fa dialogare gli impianti”, ma il regista di un’esperienza. Ed è qui che entra in gioco anche la cultura dell’integrazione: chi lavora nel settore hospitality dovrà abituarsi a pensare in termini di scenari e non di singoli impianti. Perché la luce da sola non basta, l’audio da solo non basta, la climatizzazione da sola non basta. È la sinfonia che fa la differenza.

Uno sguardo avanti

Guardando al futuro, possiamo immaginare un ospite che, ancora prima di arrivare in hotel, riceve un “benvenuto digitale”: l’applicazione della struttura dialoga con i suoi dispositivi personali, riconosce preferenze, prenota attività, ottimizza gli spazi. Tutto orchestrato da una rete di sistemi di automazione e agenti intelligenti che lavorano dietro le quinte. La sfida sarà mantenere un equilibrio: tecnologia avanzata sì, ma senza mai dimenticare il calore umano dell’accoglienza. Perché, nonostante AI e automazione possano fare molto, nessun algoritmo sostituirà mai un sorriso sincero alla reception.

I sistemi di automazione applicati all’hospitality sono già oggi un tassello fondamentale per migliorare comfort, efficienza e sostenibilità. L’arrivo di agenti intelligenti e architetture AI promette un salto di qualità: dall’automazione “reattiva” all’esperienza “proattiva”, in cui l’edificio non solo risponde, ma anticipa. Il futuro dell’hospitality sarà fatto di camere che si adattano, servizi che si modellano sulle esigenze degli ospiti e strutture capaci di raccontare, attraverso la tecnologia, un’idea precisa di benessere. Un futuro che, in realtà, è già iniziato: basta guardare negli edifici più innovativi d’Europa per capire che non stiamo parlando di fantascienza, ma di concretezza.

E, se mi concedete una battuta, forse tra qualche anno non chiederemo più al concierge “a che ora apre la spa?”, ma sarà la spa stessa a scriverci: “Ti aspetto, ho già preparato la tua musica preferita”. ■

Laureato in Ingegneria Elettronica, da oltre 15 anni progetto e realizzo sistemi di automazione che uniscono comfort, efficienza energetica ed estetica. Mi piace definirmi un “sarto della casa e degli edifici”, perché ogni impianto che creo è pensato su misura, capace di adattarsi e crescere insieme a chi lo vive.

Alla passione per la progettazione affianco da più di un decennio quella per la formazione: trasmettere competenze a giovani, imprese e professionisti è per me una missione, oltre che una fonte continua di stimoli e nuove idee.

Credo che costruire edifici intelligenti significhi anche formare persone consapevoli e preparate: questo è il motore che guida ogni mio progetto e ogni mia lezione.

Alessio Vannuzzi

TECNOLOGIE AV E UNIVERSAL DESIGN: LO SMART BUILDING

ACCESSIBILE

A TUTTI

Integrazione e inclusione: il ruolo dell’AV

nell’accessibilità degli edifici intelligenti

Quando parliamo di accessibilità negli edifici intelligenti, il pensiero corre spesso alle normative: obblighi da rispettare, barriere da abbattere, adeguamenti tecnici. Eppure, l’accessibilità non è solo un vincolo, ma un criterio progettuale imprescindibile capace di qualificare ogni intervento e ne determina il valore per la collettività. Significa pensare e disegnare spazi e tecnologie che siano realmente fruibili da tutti, indipendentemente da condizioni fisiche, sensoriali o cognitive. In questo senso, l’accessibilità non è un tema di nicchia, ma un obiettivo sociale che riguarda Tutti e che deve diventare parte integrante della cultura del costruire intelligente.

Oggi il ruolo delle tecnologie AVC – audio, video e controllo – diventa cruciale in questa sfida. Non parliamo soltanto di strumenti di supporto, ma di veri abilitatori di inclusione. Progettare un impianto AVC accessibile vuol dire consentire ad esempio ad un ipoudente la possibilità di rendere immediatamente comprensibili interventi e presentazioni attraverso sistemi di traduzione automatica e sottotitolazione basati su intelligenza artificiale, permettere a un non vedente di orientarsi in un ambiente grazie a segnalazioni sonore o vocali di prossimità, garantire a una persona con disabilità motorie la gestione autonoma delle funzioni, ad esempio, di una sala tramite comandi vocali o interfacce semplificate. Sistemi di feedback aptico consentono di ricevere informazioni attraverso vibrazioni tattili così come anche i sistemi di allarme luminosi, abbinati a segnali sonori, aumentano il livello di sicurezza e permettono a ciascuno di percepire tempestivamente eventuali emergenze. In ambito educativo come ulteriore esempio, le tecnologie AV accessibili possono agevolare studenti con DSA attra-

verso interfacce intuitive e materiali multimediali personalizzati, mentre in ambito lavorativo rendono ambienti meeting e spazi comuni più inclusivi e funzionali. Persino nell’ambito residenziale, la domotica inclusiva migliora l’autonomia di persone anziane o con ridotte capacità motorie, offrendo strumenti semplici per la gestione della casa.

Il concetto di “universal design” ci invita a guardare alla tecnologia non solo come risposta alla disabilità ma come strumento e opportunità per migliorare la qualità della vita, ne aumenta la sicurezza e restituisce autonomia.

Una rampa facilita la vita non solo a chi si muove in carrozzina, ma anche a genitori con passeggini; i sottotitoli sono utili non solo agli ipoudenti, ma anche a chi segue un evento in lingua straniera o in un contesto rumoroso. Allo stesso modo, interfacce semplici e personalizzabili sono apprezzate sia da utenti con deficit cognitivi sia da persone anziane, studenti o professionisti che desiderano una comunicazione chiara e immediata. Universal design significa quindi progettare ambienti e tecnologie che non si limitano a garantire l’accesso, ma generano un valore condiviso. È una filosofia progettuale che promuove equità, semplicità, adattabilità e intuizione d’uso, elementi che diventano strategici nello sviluppo degli smart building di nuova generazione. Pensare l’accessibilità in termini di universalità permette inoltre di anticipare scenari futuri: un edificio progettato oggi con criteri inclusivi sarà in grado di adattarsi meglio ai bisogni della società di domani.

Affinché ciò accada, la progettazione deve però partire da lontano. Integrare l’accessibilità non può essere un’aggiunta successiva, ma

Antonella Terrasi

un principio guida fin dalle prime fasi del progetto. E’ fondamentale che i progettisti tecnologici si confrontino con gli Utenti stessi, in particolare con persone con disabilità, raccogliendo esigenze, esperienze e difficoltà concrete. Solo così sarà possibile tradurre le tecnologie in soluzioni reali e non in astratte promesse. Un consiglio pratico è proprio quello di aprire i tavoli progettuali al contributo diretto degli Utenti, favorendo un processo inclusivo e condiviso.

È evidente, tuttavia, che ci sono ancora margini di crescita sia tecnologica che culturale. Da un lato, l’evoluzione verso soluzioni sempre più mature e standardizzate rappresenta un’opportunità per superare la frammentazione delle interfacce e facilitare l’integrazione tra sistemi di automazione, dispositivi assistivi e soluzioni AV. Dall’altro lato, occorre una maggiore sensibilizzazione dei Committenti e degli Operatori: spesso l’accessibilità è ancora percepita come un costo extra, anziché come un investimento strategico di valore capace di generare valore, migliorare l’esperienza d’uso e rendere gli edifici più inclusivi e competitivi.

La tecnologia, se ben integrata, può rappresentare un alleato straordinario. L’automazione permette di semplificare attività quotidiane, riducendo lo sforzo fisico e cognitivo richiesto agli Utenti. Le tecnologie assistive aprono scenari interessanti: il controllo vocale, per esempio, consente di gestire ambienti complessi con semplicità, mentre il digital signage può trasformarsi in uno strumento di orientamento e supporto. Le interfacce inclusive –progettate per essere user friendly e personalizzabili – rappresentano un altro tassello fondamentale: un sistema che comunica in modo chiaro e adattabile non agevola solo chi ha disabilità, ma migliora l’esperienza per tutti. Non va dimenticato, infine, il tema della sicurezza, con sensori ambientali e di movimento che possono prevenire incidenti, e quello dell’accessibilità ambientale, che integra la dimensione tecnologica con l’ergonomia dello spazio. In prospettiva, l’integrazione tra intelligenza artificiale, Internet of Things e sistemi AV promette di

portare l’accessibilità a un nuovo livello, dove l’ambiente diventa realmente capace di adattarsi alle esigenze di ciascun individuo.

Siamo dunque a un punto di svolta. Le soluzioni esistono e si moltiplicano, ma la vera sfida è culturale: portare l’accessibilità al centro del progetto, senza relegarla a un adempimento marginale ma come Valore chiave.

In un’epoca in cui gli smart building promettono efficienza e innovazione, rendere gli impianti AV realmente accessibili significa fare un passo in più verso un futuro inclusivo, in cui la tecnologia diventa strumento di democrazia e di qualità della vita. È questa la direzione che Architetti, Ingegneri e Integratori sono chiamati a perseguire, per costruire spazi davvero intelligenti perché pensati per tutti. ■

**Ronald L. Mace e l’Universal Design**

Ronald L. Mace (1941-1998), architetto statunitense colpito da poliomielite fin dall’infanzia, è considerato il padre dell’Universal Design. Costretto a muoversi in sedia a rotelle, sperimentò personalmente le barriere fisiche e sociali negli ambienti costruiti. Da questa esperienza nacque la sua visione: superare la logica delle barriere architettoniche e degli adattamenti “speciali” per disabili, per arrivare a un design che funziona per tutti.

Negli anni ‘80, guidando un gruppo multidisciplinare alla North Carolina State University, definì i sette principi fondamentali dell’Universal Design, oggi riconosciuti a livello internazionale: 1.Equità d’uso - soluzioni accessibili a tutti

2.Flessibilità – adattabili a diversi utenti

3.Semplicità e intuitività – comprensibili senza sforzo

4. Informazione percettibile - comunicazioni multimodali (vista, udito, tatto).

5.Tolleranza all’errore - ridurre rischi e conseguenze involontarie

6.Minimo sforzo fisico – ridurre la fatica nell’utilizzo

7.Spazi adeguati – dimensioni e proporzioni adatte a tutte le persone

Il pensiero di Mace risulta centrale anche nel conetto realizzativo degli Smart Building: applicare questi principi alle tecnologie AV e ai sistemi di Controllo significa non solo garantire accessibilità a chi ha disabilità, ma migliorare l’esperienza di tutti.

Professionista con oltre 15 anni di esperienza nella progettazione e consulenza di soluzioni multimediali e Audio/Video. Attualmente Multimedia Presales Manager, ha maturato ruoli di Solution Architect in aziende di primo piano, seguendo progetti innovativi di integrazione tecnologica per spazi corporate, istituzionali e culturali. Laureata in Architettura al Politecnico di Milano e certificata PRINCE2®, unisce approccio consulenziale, creatività progettuale e attenzione alla User Experience.

Antonella Terrasi
Ariadna Barrio

EUROVISIONI 2025 A PALAZZO FARNESE

20 21 NOVEMBRE

La 38ª edizione di Eurovisioni si terrà a Palazzo Farnese, sede dell’Ambasciata di Francia a Roma. Sarà la prima dopo la scomparsa di Giuliano Berretta e Paolo Dalla Chiara, due dei suoi membri fondatori. Il tema sarà l’impatto della regolazione europea del digitale sull’industria audiovisiva.

Il 21 novembre si discuterà del regolamento europeo sull’Intelligenza Artificiale, del futuro del servizio pubblico e delle nuove regole per la misurazione dell’audience che includeranno anche le piattaforme online. Apriranno i lavori Roberto Viola (DG Connect – UE), il presidente di Eurovisioni e il presidente AGCOM

Giacomo Lasorella. Interverranno, tra gli altri, rappresentanti di AGCOM, ARCOM, UER, RAI, France Télévisions e BBC, oltre al direttore generale del CNC francese.

Nel programma anche un ricordo dei due fondatori e un dibattito sul futuro dell’industria tecnologica europea. Chiuderanno l’evento le anteprime di ARTE (20 novembre) e RAI (21 novembre), quest’ultima preceduta da un confronto sul nuovo piano europeo “Agorà” che sostituirà il piano Media.

Giovedì 20 – Giornata italiana

8.45 Verifica accrediti e controllo sicurezza a Palazzo Farnese

Salone di Ercole

09.00 – 13.00 Sessione “Italian policymakers forum: Quale nuova legge per il servizio pubblico italiano? Un anno dopo”

Presiede Barbara Floridia, Presidente della Commissione

Parlamentare per l´indirizzo e la Vigilanza dei servizi radiotelevisivi Sono invitati i parlamentari coinvolti nel dibattito. In collaborazione con le associazioni del settore

A seguire:

Discorso programmatico sull’impatto dell’intelligenza artificiale sulla democrazia.

Domande e risposte con giovani studenti sull’impatto del pacchetto di transizione digitale dell’UE (DSA-DMA-A.I. act, EMFA…): in collaborazione con Arci nazionale, Università Roma La Sapienza, Radio Sapienza, Premio Morrione, Institut Français Italie, ecc.).

“Verso un futuro eco-sostenibile delle trasmissioni tv” –

Presentazione della ricerca LOCAT 2025 sulle trasmissioni ecologiche in collaborazione con Eutelsat e Tivù srl

Commemorazione di Giuliano Berretta e Paolo Dalla Chiara: quale futuro per l’industria dell’innovazione dell’UE? Alla ricerca della nuova Eutelsat di domani

Sala cinema:

Celebrazione del XX anniversario della Convenzione UNESCO 2005 sulla diversità culturale

Co-organizzato con IFCCD, UNESCO, CICT-IFCT, Presentazione di un documentario prodotto da ARTE in collaborazione con partner europei

Venerdì 21 – Giornata internazionale

(in collaborazione con AGCOM, Institut francais)

8.45 Verifica accrediti e controllo sicurezza a Palazzo Farnese

*Programma aggiornato 14-10-2025

Salone d´Ercole

9.15 Discorsi di apertura:

•Mar tin Briens, Ambasciatore francese presso il Governo italiano

•Michel Boyon, Presidente di Eurovision

•Giacomo Lasorella, Presidente dell’AGCOM

•Olivier Henrard, DG CNC

•Rappresentanti dell’ARCO, della RAI, di Eutelsat, ecc.

10.00 Discorso di apertura: Rober to Viola, DG Connect Commissione Europea

10.45 Sessione 1: Produzione audiovisiva e diritto d’autore di fronte alla sfida dell’intelligenza artificiale

Le linee guida dell’A.I. Act, l’attuazione della protezione del diritto d’autore, la giusta remunerazione degli autori e dei produttori, la remunerazione degli editori da parte dei social media, le opere di intelligenza artificiale potrebbero essere coperte dal diritto d’autore Anteprima romana “The prompt” di Francesco Frisari, presentata da Rai Cinema

11.45 Pausa caffè

12.00 Sessione 2: I media di servizio pubblico nell’era digitale Il servizio pubblico radiotelevisivo e le sue relazioni con il pubblico giovane, con i nuovi protagonisti dell’informazione (come giornalisti e influencer), l’integrità dei media nell’era dell’intelligenza artificiale

13.30 Pausa pranzo

14.30 Sessione 3: (DSA ed EMFA) Sistemi di misurazione dell’audience: la fine del Far West?

16.30 Sessione 4: Il futuro di MEDIA/AgoraEU, la convenzione europea di coproduzione audiovisiva e la speranza di una piattaforma europea di riferimento.

In collaborazione con l’Istituto Francese di Roma e Eurimages Chiusura dei lavori: Eurovisioni, Istituto Francese, AGCOM Sala cinema: Anteprima Rai Fiction (titolo da confermare)

www.eurovisioni.it/programma-2025/

ISE 2026: DOVE GLI SPAZI INTELLIGENTI PRENDONO VITA

Integrated Systems Europe (ISE) 2026 torna con un tema elettrizzante: Push Beyond

Riconosciuto come l’evento di riferimento per il settore audiovisivo e dell’integrazione di sistemi, ISE torna alla Fira de Barcelona dal 3 al 6 febbraio 2026 . Preparati a un’esperienza straordinaria che infrange i confini e reinventa le possibilità.

Più che un semplice tema, Push Beyond è un appello all’intera comunità AV e dell’integrazione di sistemi: l’evento vuole ispirare, connettere e dare potere ai partecipanti per raggiungere nuove vette e ridefinire il futuro.

Per il mondo degli smart building, ISE 2026 non rappresenta soltanto un’evoluzione, ma un vero e proprio salto nel futuro, evidenziando gli Smart Spaces come uno dei suoi Megatrend distintivi e mettendo in luce come la tecnologia stia trasformando i luoghi in cui viviamo, lavoriamo e ci connettiamo. Nel 2026 la conversazione si sposterà con decisione sugli ambienti intelligenti, dove integrazione e innovazione trasformano idee audaci in realtà quotidiane.

Residential & Smart Building Technology Zone: dove le idee prendono forma

Nei padiglioni 1 e 2, la Residential & Smart Building Technology Zone ospiterà i talenti più brillanti e le aziende più ambiziose del settore. Dai dispositivi IoT e la gestione degli edifici basata su AI, ai progressi in illuminazione, HVAC, sicurezza ed energia, questa area raccoglie l’intero spettro delle tecnologie per smart building. Ogni soluzione è sele -

zionata per la sua capacità di ottimizzare, automatizzare e personalizzare gli ambienti, rispondendo alla crescente domanda di spazi adattabili e pronti per il futuro.

Gli espositori chiave di ISE 2026 presenteranno il meglio delle tecnologie AV e smart building. Technology Integration Partners proporrà un portafoglio di soluzioni orientate al design, con brand come Domotz, Russound e D-Tools.

ADI | Snap One + Control4 e KNX Association metteranno in evidenza le ultime novità negli standard di controllo degli edifici, nella gestione dell’energia e nell’automazione, stabilendo nuovi parametri di interoperabilità, personalizzazione e integrazione senza soluzione di continuità.

I visitatori potranno inoltre scoprire l’avanguardia della smart home technology con innovatori come Basalte e Lutron , mentre CEDIA porterà contenuti di alto livello sul Fase CEDIA Smart Home Technology , con dimostrazioni, approfondimenti e ispirazioni sul futuro del vivere connesso.

Le registrazioni sono già aperte – non perdere l’occasione di essere protagonista nel futuro del connected living. Usa il codice “ smartbuildingitalia ” per registrarti gratuitamente ■

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TECHNOLOGY EXPERIENCE INTELLIGENCE

Three words that today redefine the way we design, build, and live in spaces.

With this issue, we inaugurate a new section of the magazine dedicated to audiovisual integration—understood not as a mere collection of devices, but as a common language between architecture, automation, and human interaction.

The world of AV systems and smart technologies has entered a phase of profound transformation: the convergence of networks, open protocols, and artificial intelligence is making environments increasingly sensitive, adaptive, and capable of learning and communicating with their occupants.

Audiovisual design thus becomes a field of research and synthesis, where technical components merge with experiential, communicative, and perceptual ones.

This new section aims to give space to ideas, methods, and tools that help designers, integrators, and clients interpret this evolution. We will showcase case studies, technologies, and application scenarios through a clear yet rigorous language, focusing on project quality rather than mere product innovation.

The goal is to build a meeting point for professionals in automation, lighting, sound, video, and intelligent building management—a platform for interdisciplinary dialogue, where technology serves people and places.

The contributions for this first series are curated by a group of authors from diverse fields, united by a shared vision: to make AV a ground for dialogue between technical expertise, creativity, and design culture.

With this new direction, the magazine aims to accompany the ongoing transformation — from control to intelligence, from function to experience, from automation to meaning.

A journey that concerns us all, because the spaces we inhabit are learning to speak to us. And we, at last, can respond. ■

FROM UNDERSTANDING LANGUAGE TO INTELLIGENT ACTION:

LLMS ARE TRANSFORMING HOME AUTOMATION AND SMART BUILDINGS INTO DYNAMIC, ADAPTIVE, AND TRULY PROACTIVE SYSTEMS

From Understanding Language to Intelligent Action

In recent years, we’ve grown accustomed to living with voice assistants and home automation systems that make our lives easier: turning on the lights with a voice command, adjusting the heating through an app, or starting an appliance remotely are now everyday habits. These are useful tools, but still limited: they work well when we tell them exactly what to do—less so when it comes to interpreting our implicit needs or adapting to unexpected situations.

It is precisely in this “intelligence gap” that a new generation of artificial intelligence models has emerged: Large Action Models (LAMs). These systems represent an evolution of the Large Language Models (LLMs) we already know. They don’t just understand and generate language—they translate intentions into concrete actions, orchestrating devices, interfaces, and applications. The leap is significant: if LLMs brought us the ability to converse and generate text with surprising fluidity, LAMs introduce the capacity to learn from our behaviors and act accordingly—even anticipating our needs. This transformation extends beyond the digital realm, opening up tangible applications in the management of domestic and professional spaces, from smart homes to intelligent buildings.

What Are Large Action Models?

Large Action Models, or LAMs, can be described as the natural evolution of Large Language Models (LLMs). While LLMs revolutionized human–machine interaction through their ability to understand and generate text, LAMs go one step further: they turn information into action. In practice, they don’t just respond to a command or output a phrase—they can move through digital interfaces, interact with applications, control physical devices, and orchestrate complex systems. For example, a LAM could navigate a website to make a reservation, fill out forms, manage a home automation system, or optimize a building’s energy consumption, all while learning from user behavior. Their strength lies not only in executing instructions, but in adaptation: they learn from habits, recognize recurring patterns, and distinguish between what is explicitly said and what is implicit in our actions. This clearly sets them apart from traditional voice assistants, which only perform predefined, limited tasks. We can therefore consider them a new level of artificial intelligence—one that combines symbolic reasoning with machine learning, taking the form of an agent rather than a mere tool. LAMs

in Smart Homes and Building Automation

Today’s home automation systems are mostly based on static rules: scheduled routines, preset scenarios, or sensor-based triggers that turn devices on or off. Useful, yes—but rigid. They work only when we’ve anticipated every condition, and less so when flexibility is required.

With the arrival of LAMs, this scenario changes radically. Automation becomes dynamic and adaptive: the system observes how we use spaces, learns our preferences, and adjusts in real time to current conditions. No longer just user-defined “scripts,”

but an evolving ecosystem that grows with us.

Imagine, for instance, a home that adjusts temperature not only on voice command, but based on how many people are present, what they’re doing, and the time of day. Or a lighting system that doesn’t just turn on when you enter a room, but chooses intensity and tone based on context—relaxing in the evening, energizing in the morning, focused during work hours.

The benefit isn’t just comfort—it’s efficiency. LAMs can optimize energy use, running appliances when the photovoltaic system generates enough power, or adjusting consumption according to weather forecasts. It’s a smarter approach that balances practical needs, personal habits, and sustainability.

In short, LAMs take home automation beyond the concept of “responding to a command,” transforming it into a proactive system—like an invisible assistant that anticipates your needs. Shadows and Current Limitations

As with any emerging technology, LAMs come with challenges and potential pitfalls. One of the main risks is over-automation— when the system becomes too autonomous and starts making decisions without sufficient human oversight.

Think of a light turning off because the system interprets stillness as an empty room, while you’re simply reading motionless on the sofa. In such cases, automation turns from helpful to annoying. Another issue concerns managing multiple preferences. In shared living spaces, needs are rarely uniform: one person prefers warmth, another likes bright light, another prefers dimness. For a system, balancing these often unspoken, conflicting preferences is complex and requires contextual intelligence still under development.

Add to this the privacy and transparency challenge. A LAM must collect and interpret large amounts of data on user habits, movements, and behaviors to function effectively. Clear rules on how this data is managed, protected, and made understandable are essential—otherwise, public trust in the technology may erode. In summary, LAMs offer enormous potential but must still overcome design and social-acceptance hurdles. Their success will depend not only on technical performance, but on the quality of the experience they deliver and the trust they inspire.

LAMs as a Piece of a Broader Intelligent Ecosystem

Large Action Models shouldn’t be seen as isolated tools, but as part of a broader ecosystem combining sensors, IoT devices, and distributed AI systems. It’s from this integration that their true potential emerges. Connected to environmental sensors, a LAM can interpret real-time data on temperature, energy use, occupancy, air quality, or light levels. By combining these inputs with learned habits, it can make contextual and proactive decisions— in other words, it doesn’t just respond, it acts with awareness. Enabling technologies already play a key role. Interoperability standards like Matter allow devices from different brands to communicate seamlessly, reducing the fragmentation that has long plagued smart homes and making automation smoother and more universal. Advanced localization technologies such as Ultra-Wideband (UWB) can accurately track the position of people and objects within spaces, enabling more precise and personalized interactions. Finally, edge computing—processing data locally rather than in the cloud—ensures faster response times, stronger privacy, and uninterrupted operation even without an internet connection. Looking ahead, LAMs could become the backbone not only of smart homes, but also of complex buildings and connected cities—environments capable of adapting, coordinating, and learning, transforming into digital organisms ever closer to real human needs.

Conclusions

The transition from Large Language Models to Large Action

Models marks a significant step forward in how we imagine artificial intelligence within the spaces we inhabit.

If LLMs made natural dialogue with machines possible, LAMs open the way to an even more advanced interaction—one that can translate intentions into concrete actions and adapt to our daily behaviors. In smart homes and intelligent buildings, this means moving from rigid automation to dynamic systems able to anticipate needs, optimize energy use, and enhance comfort with unprecedented personalization. Challenges remain—excessive autonomy, complex user preferences, privacy concerns—but research and industry are addressing them with growing attention. Looking to the future, LAMs are not just another innovation, but a key building block for a truly intelligent ecosystem—one where technology learns, collaborates, and ultimately serves people better.

AUTOMATION SYSTEMS DESIGNED TO ENHANCE COMFORT AND EXPERIENCE IN HOSPITALITY ENVIRONMENTS

Imagine arriving at a hospitality venue — whether it’s a boutique hotel in Florence’s historic center, a seaside resort, or a small B&B hidden among the hills of the Val d’Orcia.

The first impression doesn’t just depend on a welcoming smile, but on the immediate perception of the environment: light, temperature, sound, even scent. In other words, everything that contributes to the guest’s comfort and experience.

This is where building automation comes into play — a set of technologies that, when properly designed, transform spaces into “intelligent” environments capable of adapting to the needs of those who inhabit them. Because while a comfortable bed and a generous breakfast remain essential, today’s travelers expect much more: personalization, efficiency, and sustainability. Home automation in hospitality is no longer an optional luxury to boast about on a hotel website. It has become an expected standard. An international guest is no longer impressed by being able to adjust lights or blinds from a touch panel — but will immediately notice if they can’t.

Comfort today means entering a room that already has the ideal temperature, warm lighting that invites relaxation, and soft background music — all with optimized energy use, invisible to the guest’s eyes. Experience, however, is the next step forward. Imagine that, thanks to integration with the booking system, your room already knows you prefer 22°C and indirect lighting. Or that the hotel restaurant can suggest a menu tailored to your dietary restrictions recorded at digital check-in — or even offer fixed menus that take into account your personal tastes or dietary preferences. The great innovation on the horizon is the arrival of intelligent agents — AI-based architectures capable of communicating naturally with guests. No longer just voice commands (“Alexa, turn off the lights”), but true virtual assistants that learn from habits, anticipate needs, and interact with the building’s systems.

Let’s take a concrete example: a guest returns to the hotel after a long working day. The intelligent agent, having synced with their calendar, knows they had a demanding conference and has already booked a spa session at 7 p.m., since the guest had requested relaxation services several times over the previous days. Upon entering the room, they find a soothing atmosphere: blinds drawn, temperature slightly higher, and a relaxing playlist

in the background. This isn’t science fiction — it’s the natural evolution of technologies that already exist today. When combined with AI and properly integrated with other systems, they become truly proactive.

Real Case Study: Euphoria Resort, Crete

A real-world example of how automation systems can improve comfort and efficiency in hospitality is Euphoria Resort, a fivestar complex with 287 rooms located in Kolymbari, on the island of Crete. The property has been designed with a building automation infrastructure based on KNX and Modbus, capable of integrating climate control, lighting, solar shading, power sockets, and common areas into a single digital ecosystem.

Each room includes about 28 smart devices connected to the central system, allowing guests to control lights, blinds, and power outlets. The HVAC system, integrated via Modbus, is automatically adjusted according to the room’s status — occupied, vacant, or during check-in/check-out. This approach not only optimizes energy consumption but also ensures that each guest always finds a comfortable environment upon arrival.

The resort has also developed a custom graphical user interface (GUI) that provides guests with intuitive control over room functions, while management benefits from a centralized dashboard — from energy management to housekeeping requests and maintenance alerts.

The tangible benefits include:

• Reduced energy waste thanks to automatic shutdown of lights and HVAC in unoccupied rooms.

• Personalized guest experience, allowing individual control over lighting, temperature, and shading.

• Improved operational efficiency, with real-time alerts and notifications for staff.

This case demonstrates how the integration of open standards and multiple protocols (KNX, Modbus, DALI2, etc.) enables the creation of a true intelligent ecosystem, where comfort, sustainability, and optimized management are not in conflict — but part of the same vision.

Sustainability Without Compromise

Another key theme is sustainability. Automation and AI make it possible to reduce energy consumption without sacrificing comfort. In hospitality, this results in a dual advantage: real savings for the facility, and a powerful message for guests who are increasingly aware of the environmental impact of their travels. Think of automated solar shading that adjusts natural light intake, HVAC systems that modulate power based on room occupancy, or smart water heating systems — all orchestrated by AI algorithms capable of real-time optimization.

The Phygital Experience: Where Physical Meets Digital

The future of hospitality is moving toward the “phygital” — a seamless fusion of physical and digital experiences.

A stay will no longer be defined only by beautiful spaces, but also by fluid, personalized digital interactions: automated facial recognition check-ins, personalized recommendations sent directly to the guest’s smartphone, or curated experiential paths. Here, automation systems act as the invisible backbone — orchestrating, collecting data (fully GDPR-compliant, of course), and transforming them into meaningful experiences. It’s a shift in perspective: from buildings that merely respond to commands to buildings that collaborate with their users. Naturally, challenges remain. Open standards, interoperability, and skilled professionals are essential to manage such complexity. The system integrator plays an increasingly central role — no longer just the technician who connects devices, but the conductor of an experience.

And this is where the culture of integration becomes crucial.

Professionals in the hospitality sector must learn to think in terms of scenarios, not isolated systems. Light alone is not enough. Sound alone is not enough. Climate control alone is not enough. It’s the symphony that makes the difference.

Looking Ahead

Looking to the future, we can imagine a guest who, even before arriving at the hotel, receives a digital welcome: the property’s app interacts with their personal devices, recognizes preferences, books activities, and optimizes spaces.

All of this is orchestrated by a network of automation systems and intelligent agents working behind the scenes.

The challenge will be maintaining balance — embracing advanced technology without losing the human warmth of true hospitality. Because no matter how capable AI and automation become, no algorithm will ever replace a sincere smile at reception. Automation systems are already a cornerstone for improving comfort, efficiency, and sustainability in hospitality.

The arrival of intelligent agents and AI architectures promises a true leap forward — from reactive automation to proactive experiences, where buildings not only respond but anticipate. The future of hospitality will be made of rooms that adapt, services that mold to guest needs, and properties that use technology to express a clear vision of well-being. And that future, in truth, has already begun — just look at Europe’s most innovative hotels to see that we’re not talking about science fiction, but about tangible progress. And if you’ll allow a lighthearted thought: in a few years, we may no longer ask the concierge, “What time does the spa open?” — it’ll be the spa itself messaging us, “I’m waiting for you — your favorite music is already playing.”

AV TECHNOLOGIES AND UNIVERSAL DESIGN: SMART BUILDINGS ACCESSIBLE TO EVERYONE

It conveys the meaning clearly and reads well in English. When we talk about accessibility in smart buildings, the mind often goes to regulations: obligations to comply with, barriers to remove, technical adjustments. Yet accessibility is not just a constraint — it is an essential design principle that shapes every intervention and defines its value for society. It means thinking about and designing spaces and technologies that are genuinely usable by everyone, regardless of physical, sensory, or cognitive conditions. In this sense, accessibility is not a niche topic but a social goal that concerns everyone and should become an integral part of the culture of intelligent construction. Today, AVC technologies — audio, video, and control — play a crucial role in this challenge. These are not merely support tools but true enablers of inclusion. Designing an accessible AVC system means, for example, allowing a hearing-impaired person to immediately understand presentations through AIbased automatic translation and subtitling, enabling a visually impaired person to navigate a space via proximity-based audio or vocal cues, and allowing a person with mobility impairments to autonomously control room functions using voice commands or simplified interfaces. Haptic feedback systems provide information through tactile vibrations, while visual alarm systems, combined with audio signals, increase safety and allow everyone to promptly perceive emergencies. In educational contexts, accessible AV technologies can support students with learning

disabilities through intuitive interfaces and personalized multimedia materials. In the workplace, they make meeting rooms and common areas more inclusive and functional. Even in residential settings, inclusive home automation enhances autonomy for elderly people or those with reduced mobility, offering simple tools to manage their home. The concept of “universal design” invites us to view technology not only as a response to disability but as a means to improve quality of life, enhance safety, and restore autonomy. A ramp eases movement not only for wheelchair users but also for parents with strollers; subtitles help not only the hearing impaired but also those following an event in a foreign language or in a noisy environment. Similarly, simple, customizable interfaces are appreciated by both users with cognitive impairments and older adults, students, or professionals seeking clear, immediate communication. Universal design means designing spaces and technologies that do more than provide access — they generate shared value. It is a design philosophy promoting equity, simplicity, adaptability, and intuitive use — elements that become strategic in the development of next-generation smart buildings. Thinking about accessibility in universal terms also anticipates future scenarios: a building designed today with inclusive principles will be better able to meet the needs of tomorrow’s society. To achieve this, design must start early. Integrating accessibility cannot be an afterthought but must guide the project from the very beginning. Technology designers must engage with users themselves, particularly people with disabilities, gathering their needs, experiences, and concrete challenges. Only then can technologies be translated into real solutions rather than abstract promises. A practical recommendation is to involve users directly in design discussions, fostering an inclusive and shared process. It is clear, however, that there is still room for both technological and cultural growth. On one hand, the development of more mature and standardized solutions offers opportunities to overcome interface fragmentation and facilitate integration between automation systems, assistive devices, and AV solutions. On the other hand, there is a need for greater awareness among clients and operators: accessibility is often still perceived as an extra cost rather than as a strategic investment that adds value, enhances user experience, and makes buildings more inclusive and competitive. Well-integrated technology can be an extraordinary ally. Automation simplifies daily tasks, reducing the physical and cognitive effort required by users. Assistive technologies open up exciting possibilities: voice control, for example, allows complex environments to be managed simply, while digital signage can serve as a tool for orientation and support. Inclusive interfaces — user-friendly and customizable — are another fundamental piece: a system that communicates clearly and adaptably benefits not only those with disabilities but improves the experience for everyone. Finally, safety should not be overlooked: environmental and motion sensors can prevent accidents, while environmental accessibility integrates technology with spatial ergonomics. Looking ahead, the combination of artificial intelligence, the Internet of Things, and AV systems promises to take accessibility to a new level, where the environment truly adapts to the needs of each individual. We are at a turning point. Solutions exist and are multiplying, but the real challenge is cultural: placing accessibility at the center of the project, not as a marginal compliance issue but as a key value. In an era where smart buildings promise efficiency and innovation, making AV systems truly accessible is a step toward an inclusive future, where technology becomes a tool for democracy and quality of life. This is the direction that architects, engineers, and integrators are called to pursue — to create truly intelligent spaces designed for everyone. ■

ISE 2026: WHERE SMART SPACES COME TO LIFE

Integrated Systems Europe (ISE) 2026, returns with an electrifying theme: Push Beyond.

Known as the leading event for the audiovisual and systems integration industry, ISE is returning to Fira de Barcelona, 3 – 6 February 2026. Prepare for a show-stopping experience that shatters boundaries and reimagines possibilities.

More than just a theme, ISE’s Push Beyond is a rallying call for the entire AV and systems integration communities. The event aims to inspire, connect, and empower attendees to scale new heights and redefine the future.

For the world of smart buildings, ISE 2026 promises more than evolution, it is a leap into the future, as it highlights Smart Spaces as one of its defining Megatrends, spotlighting how technology is reshaping where we live, work, and connect. In 2026, the conversation moves firmly to cover intelligent environments where integration and innovation turn bold ideas into daily realities. Residential & Smart Building Technology Zone: Where Ideas Take Shape

In Halls 1 and 2, the Residential & Smart Building Technology Zone will showcase the industry’s brightest minds and most ambitious companies. From IoT devices and AI-driven building management to advances in lighting, HVAC, security, and energy, this zone captures the full spectrum of smart building technology. Each solution is selected for its ability to optimise, automate, and personalise environments, meeting the growing demand for adaptable and future-ready spaces.

Key exhibitors at ISE 2026 will showcase the cutting edge of AV and smart building technology. Technology Integration Partners will present a portfolio of design-focused solutions, featuring brands such as Domotz, Russound, and D-Tools. ADI | Snap One + Control4 and KNX Association will highlight the latest in building control standards, power management, and automation, setting new benchmarks for interoperability, personalization, and seamless integration. Visitors can also explore the forefront of smart home technology with innovators like Basalte and Lutron, while CEDIA brings expert content to the Fase CEDIA Smart Home Technologyw, offering demonstrations, insights, and inspiration on the future of connected living.

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Il primo cronotermostato smart da incasso con display OLED, firmato Finder e 4box

SWIPE è il cronotermostato da incasso Wi-Fi (parte integrante della Serie S) che si distingue per un design innovativo e un’avanzata integrazione tecnologica, ideale sia per abitazioni che per uffici.

Oltre a svolgere le tradizionali funzioni di termostato e cronotermostato, SWIPE si propone come un vero e proprio pannello di controllo per la smart home. Grazie alla sua connettività Wi-Fi integrata, elimina la necessità di un gateway esterno, semplificando l’installazione e la gestione. SWIPE è, infatti, anche controllabile da remoto (tramite app 4box), ampliando di conseguenza le possibilità di gestire la temperatura in modo intelligente ed efficiente, con un occhio di riguardo al risparmio energetico.

Direttamente da SWIPE è possibile controllare il sistema di riscaldamento e raffrescamento, ma anche richiamare routine preimpostate, come lo spegnimento o l’accensione di tutti i dispositivi connessi. Funziona inoltre come stazione meteorologica virtuale da parete.

Un sensore di luminosità interno assicura un’illuminazione ottimale del display, adattandosi alla luce ambientale. Il display OLED garantisce massima leggibilità, oltre ad aggiungere un tocco estetico dallo stile raffinato ed elegante, che si fonde armoniosamente con qualsiasi ambiente.

MODALITÀ DI FUNZIONAMENTO
RISCALDAMENTO OFF
RAFFRESCAMENTO

L’evoluzione intelligente del comfort

Nuovo cronotermostato Tipo 4BSTHSW

■ Per scatole da incasso 2, 3, 4, 6 e 7 moduli e ∅ 65 mm

■ Compatibile con le serie civili più diffuse

■ Adatto come pannello di controllo per tutta l’abitazione

RICHIAMA LE ROUTINE

CONTROLLA LA TEMPERATURA

CONTROLLA L’UMIDITÀ CONNESSIONE Wi-Fi

STAZIONE METEO VIRTUALE LUMINOSITÀ AUTOMATICA DISPLAY TOUCH OLED

OL-U trasforma il modo di vivere gli spazi: unisce design essenziale, tecnologia KNX Secure e libertà di personalizzazione in molteplici materiali, finiture e combinazioni.

Smart Building Expo - Milano Pad.6 Stand B29 C28

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