Hanno collaborato: Luca Baldin, Ilaria Rebecchi, Isabella Di Marsico, Alfonso Femia, Ignazio La Mantia, Marco Ventimiglia, Ivan Mariani, Alberto Cusumano, Sherif Rizkalla, Dario Ridolfi, Marta Maria Sesana, Lorenzo Tavazzi, Chiara Benedettini, Pasquale Capezzuto, Rossano Capannini, Stefano Ferrio, Commissione Capitolati Tecnici ANIE - ITACA
Il ruolo guida dell’agenzia del demanio nel processo di decarbonizzazione del patrimonio edilizio italiano. Ne parliamo con Isabella Di Marsico
08
Rigenerazione urbana
A colloquio con Alfonso Femia progettista del Parco della Giustizia di Bari
14
La prima rete italiana di System Integrator. Rete Smart HUB Italy
18
Open innovation e altre storie. Il futuro sostenibile del settore costruzioni
22
Una risposta concreta al tema della carenza di tecnici qualificati per la “twin transition”. Riparte, completamente rivisto, il Programma Smart Installer
24
Lo smart building in italia
26
Il report 2024
Quali sfide e opportunità per la trasformazione green e smart del parco immobiliare italiano?
29
Tavazzi (TEHA): “Abbiamo un parco immobiliare obsoleto, e occorre operare per riconvertirlo”
30
Classe energetica degli edifici
Le differenze fra i Paesi europei
34
Il progetto di norma UNI1610383
36
Nuove disposizioni per la registrazione nel portale F-Gas
38
Connettività e ricarica elettrica offrono tanti vantaggi alle strutture alberghiere
40
La multimedialità nell’Hospitality: un trend in crescita
44
Transizione energetica e digitale
La rivoluzione nascosta che sta cambiando gli alberghi
La nuova frontiera per i Data Center: alla ricerca della sostenibilità
52
Nel contesto della Digital Transformation i Data Center rappresentano il fondamento dell’economia digitale. Intervista a Sherif Rizkalla
54
Isolato 45: la nuova sede ISTAT nel centro storico di Bari
58
Scuola di Isnello, promossa con lode dal Green Building Council Italia
60
Alla Loyola University l’hi-tech reinventa mattone, acciaio e vetro
64
Una casa per amico: tra Smart Home e competenze digitali
66
Hotel Milano Scala: un caso studio virtuoso tra sostenibilità ed economia circolare
70
Sintesi dei lavori del Summit for Territories 2024: la transizione digitale e sostenibile
72
Smart Building Levante 2024: torna a Bari l’evento di riferimento per l’innovazione impiantistica e tecnologica nel mondo dell’edilizia
74
Lo sviluppo delle smart cities in Area Mediterranea 78
Smart Building Expo 2025 è già ai blocchi di partenza 80
L’idrogeno come vettore energetico
81
A Palazzo Wedekind il meeting delle agenzie energetiche locali
82
Nuove schede smart PNRR. I capitolati tecnici ANIE – ITACA accompagnano gli operatori nell’installazione di sistemi smart
84
Combivox Smartweb Video Plus
86
Electronic’s Time Soluzioni su misura per la sicurezza e l’automazione
87
Helvar L’imperativo della gestione intelligente degli edifici basata sui dati
88
Selektra Italia Connessione e Innovazione per gli Smart Building
89
Edifici “intelligenti e parlanti” con Commend
90
Doorbird Facile integrazione multiresidenziale
91
Ajax Systems con Beta Cavi per offrire soluzioni di sicurezza cablate avanzate
92
Eelectron Soluzioni intelligenti per l’hospitality
93
TCK-LAN presenta un nuovo cavo per esterno e interno con Certificazione CPR Eca Cat. 6 e armatura dielettrica
94
Vivaldi 100V multimediale con app di controllo
95
Homematic IP Next level smart home
ASSOCIATO
UNO SFORZO PER RIMANERE NEL GRUPPO DI TESTA
Il PIL dei 22 Paesi aderenti all’Unione Europea vale oltre 18 mila miliardi di dollari all’anno e costituisce la terza economia al mondo, non molto distante da USA e Cina.
Mario Draghi, incaricato da Ursula Von Der Leyen di redigere un documento che delinei una strategia per la competitività dell’Unione, ha spiegato con dovizia di dati perché l’Europa stia perdendo terreno e ha anche identificato alcuni ambiti in cui l’Europa può esprimere ancora una leadership, ma a condizione di prevedere consistenti investimenti, e tra questi vi è la filiera della sostenibilità ambientale.
Stupisce che all’indomani della presentazione a Bruxelles, l’occhio di tutti non sia andato al cosa fare, come ci si poteva attendere dai rappresentanti di alcuni dei maggiori Paesi al mondo, ma piuttosto, come l’uomo qualunque, al “quanto costa”. E Draghi l’ha detto, quanto costa; costa circa 800 miliardi di Euro all’anno, ben indirizzati, meglio se gestiti centralmente da Bruxelles, ovvero il 2,2% del PIL generato dai Paesi europei, questo per evitare un declino altrimenti inevitabile. È tanto, ovviamente, se il parametro fosse il bilancio dell’UE, che è attorno ai 2 mila miliardi all’anno; ma è evidentemente molto poco se si guarda al consolidato dei 22 Paesi aderenti.
Non solo, ma Draghi è andato anche oltre, indicando la possibilità, abbastanza semplice, di finanziare quegli investimenti con quello che lui stesso chiama il ”debito buono”, ovvero quello che ha risollevato le sorti dei Paesi europei durante e dopo il Covid, ovvero il Next Generation EU e che in Italia si è trasformato in quel formidabile booster economico che è il PNRR.
Il comparto deputato a mettere a terra la direttiva europea
L'EDITORIALE
di Luca Baldin
case green (EPBD4 -Energy Performance of Building Directive), che del primato europeo in termini di economia sostenibile costituisce un pilastro fondamentale, è proprio quello che ruota attorno al concetto di Smart Building e che dovrebbe tradurre in realtà la decarbonizzazione del patrimonio edilizio, soprattutto di quello esistente, con un giro d’affari che dovrebbe sfiorare i 330 miliardi di euro nei prossimi anni (fonte TEHA).
Le timidezze che si colgono da parte del mondo della politica e la richiesta di “passi indietro” che provengono, per esempio, dal mondo dell’automotive che troppo a lungo è rimasto a guardare, non disegnano uno scenario incoraggiante e denotano un’inadeguatezza della classe dirigente di fronte a scelte epocali. A tutti è chiaro tuttavia (e lo è stato anche nel momento in cui col Superbonus si è pensato di rilanciare l’economia dopo il Covid) che il comparto dell’edilizia, in tutte le sue componenti e con la sua filiera lunghissima, costituisce un volano irrinunciabile per qualsiasi politica economica e il suo processo di decarbonizzazione rappresenta una sfida che si può soltanto vincere, pena l’irrilevanza internazionale non di un Paese, ma di un intero continente.
Per questo, con un paio di cifre in testa, ovvero quel 40% di energia consumata e il 38% di emissioni di CO2 in atmosfera sul totale, che sono stampate a fuoco sugli immobili italiani ed europei, è legittimo sperare che dopo gli indirizzi condivisibili, ora arrivino anche i finanziamenti necessari per generare un cambiamento che può tenere l’Europa nel gruppo di testa delle economie del futuro.
Il nostro comparto deve far sentire la sua voce e soprattutto deve attrezzarsi per farsi trovare pronto. ■
IL RUOLO GUIDA
DELL’AGENZIA DEL DEMANIO
NEL PROCESSO DI DECARBONIZZAZIONE DEL PATRIMONIO EDILIZIO ITALIANO
Ne parliamo con Isabella Di Marsico
Isabella Di Marsico, AGENZIA DEL DEMANIO
Direzione Servizi al Patrimonio
Responsabile Interventi strategici e complessi
Architetto Di Marsico, la nuova Direttiva Europea Case Green (EPBD4) è stata approvata senza il voto dell’Italia, ma ormai è cosa fatta e fissa degli obiettivi molto sfidanti per tutti i Paesi europei, ma in particolar modo per l’Italia, il cui patrimonio edilizio è caratterizzato da una massiccia obsolescenza. L’Agenzia del Demanio, senza timore di smentita, è il primo operatore nazionale nel campo del real estate, quindi la prima domanda, d’obbligo, è come si pone rispetto a quegli obiettivi sfidanti e come pensa di operare nel breve, nel medio e nel lungo periodo, dal momento che si parla di una dead line al 2050?
La Direttiva Europea Energy Performance of Building Directive, nota come “Casa Green”, che dovrà essere recepita dagli Stati membri entro maggio del 2026, è in linea con la policy dell’Agenzia del Demanio che si è fatta pioniera e portavoce, in ambito pubblico, delle strategie di riqualificazione degli immobili pubblici, orientate alla decarbonizzazione ed alla sostenibilità ambientale.
L’obiettivo proiettato al 2050, che riguarda tutti gli immobili pubblici, è sicuramente sfidante e di stimolo per l’Agenzia che ha messo in campo nuovi strumenti operativi per rispondere e contribuire alle politiche
europee rivolte alla transizione ecologica; le nuove metodologie di lavoro, sviluppate anche grazie al dialogo aperto con il mondo universitario e della ricerca, hanno comportato un cambio di approccio riscontrabile nella progettazione, nella realizzazione, con i cantieri “sostenibili”, ma soprattutto lungo tutto il ciclo di vita dell’opera.
Nell’azione progettuale l’Agenzia del Demanio si sta imponendo all’attenzione per alcuni grandissimi interventi, come le ex Caserme Perotti a Bologna, l’Arenella a Palermo e il Parco della Giustizia a Bari, di cui parleremo a breve. Come si affronta il tema della sostenibilità in chiave urbanistica?
Il tema della sostenibilità in ambito urbano si integra e arricchisce il tema della rigenerazione urbana e della cura del territorio, proprio dell’Agenzia; gli esempi che Lei ha citato, e che sono rappresentativi delle strategie dell’Agenzia, sono frutto della policy adottata da tempo.
Il processo di rigenerazione investe aree urbane abbandonate e degradate trasformandole in nuovi spazi vitali, sicuri e sostenibili, partendo dall’intervento edilizio della “res publica” si arriva ad abbracciare le infrastrutture urbane circostanti.
Le azioni riguardano il conferimento agli
Luca Baldin
spazi di nuove funzioni e di nuovi servizi ai cittadini perseguendo la sostenibilità ambientale, la resilienza e l’inclusione sociale. In particolare, l’azione si traduce nella riduzione al minimo di consumo di suolo, nella creazione di nuovi spazi verdi e di cultura, nello sviluppo delle politiche sociali e ambientali, nello sviluppo dei principi di Soft Mobility.
Affianco a questi grandi interventi, l’Agenzia del Demanio possiede un enorme patrimonio immobiliare, dal vostro report del 2023 risulta che gestite qualche cosa come 43mila immobili per un valore di 62,5 miliardi di euro; sempre nel vostro report si dichiara che vi è stata un’accelerazione del processo di riqualificazione con un forte aumento del numero di interventi e un incremento dell’84% di valore degli investimenti con l’avvio di 529 interventi per 3,6 miliardi di euro. Quali sono le vostre strategie per fare da volano al processo di decarbonizzazione imposto dalla EPBD4?
La decarbonizzazione, che impone l’adozione di misure di efficientamento energetico e di maggiore responsabilità nell’uso delle risorse, costituisce uno degli obiettivi chiave che l’Agenzia ha adottato da diversi anni, partendo dagli interventi strategici e di maggiore rilievo per la comunità, per giungere a coinvolgere l’intero patrimonio immobiliare pubblico.
Il vasto patrimonio disponibile rappresenta una opportunità che l’Agenzia del Demanio ha di incidere in maniera determinante rispetto alla cultura dell’immobile ZEB e
NZEB, nei programmi di certificazione volontaria e nel promuovere l’approccio che riconosca le prestazioni degli edifici in settori chiave, quali il risparmio energetico ed idrico, la riduzione delle emissioni di CO2, il miglioramento della qualità ecologica degli interni, i materiali e le risorse impiegati.
Uno dei limiti del nostro Paese e una delle grandi difficoltà nell’applicazione delle severe norme sulla decarbonizzazione è la frammentazione della proprietà immobiliare. Il Demanio viceversa potremmo dire che è un real estate con caratteristiche simili ai grandi operatori europei e del mondo occidentale. Questo può produrre azioni metodologicamente differenti nel quadro italiano? Mi spiego: si dibatte molto sull’utilità di riqualificare edifici privi di qualità edilizia (soprattutto quelli costruiti nel secondo dopoguerra fino agli anni Ottanta).
Il Demanio potrebbe in linea teorica scegliere di abbattere e ricostruire?
L’Agenzia opera nel rigoroso rispetto degli strumenti normativi previsti per tutte le Stazioni Appaltanti e agisce nei limiti
delle proprie competenze e nel rispetto dei vincoli storico urbanistici.
Gli interventi di demolizione effettuati al fine di prevedere un nuovo complesso edilizio, come ad esempio la demolizione delle ex Caserme Milano e Capozzi, in luogo del Parco della Giustizia di Bari, ha seguito l’iter autorizzativo previsto dal Codice degli Appalti (D. Lgs. 36/2023) e dagli strumenti normativi vigenti.
La scelta di abbattere e ricostruire non è teorica ma già storia e riguarda non solo l’Agenzia ma tutti gli operatori che lavorano nell’ambito della rigenerazione urbana.
Il patrimonio pubblico è stato indicato dall’Unione Europea per alcuni provvedimenti come “esemplare”, come nel caso dell’introduzione della progettazione BIM. Possiamo secondo lei attenderci che l’azione dello Stato e quindi del Demanio, possa essere esemplare e di traino anche nell’applicazione della EPBD4?
La risposta è semplice ed è affermativa, ci si auspica di essere da volano e da esempio anche per questo importante e sfidante obiettivo. ■
PARCO DELLA GIUSTIZIA DI BARI
A colloquio con Alfonso Femia, progettista del Parco della Giustizia di Bari
Luca Baldin
Architetto Femia, la prima domanda è di tipo generale, ovvero come si pone un architetto famoso come lei rispetto ai grandi temi della rigenerazione urbana e della sostenibilità, che implica un coinvolgimento diretto nelle azioni di contrasto al global warming e se avverte il peso della responsabilità di costituire un esempio per molti altri suoi colleghi? Occorre ricordare che le parole devono corrispondere a delle azioni concrete e radicali. In un tempo complesso e, per molti versi, al limite dei valori etici, l’architettura deve essere, sempre di più disciplina sociale e umana, le competenze politecniche volte a rispondenze e valorizzare gli aspetti significanti delle esigenze individuali e collettive. Questo richiede un dialogo serrato con tutti gli attori della filiera, consapevoli che durante il percorso progettuale e decisionale, gli obiettivi devono sempre restare chiari e non decadere all’inutile ruolo di slogan. Rispondendo alla domanda dal fondo, ritengo che ogni architetto debba essere consapevole della responsabilità che la professione comporta. Non serve più ripetere che il costruito incide profondamente e massivamente sull’ambiente e che ogni oggetto edificato ha un’impronta ecologica pesante.
Sono concetti ampiamente noti, strumentali a esibire vessilli di sostenibilità che, talvolta, si rivelano operazioni di greenwashing. Ogni architetto e le aziende di produzione dei materiali hanno accesso a tutti gli strumenti conoscitivi - dati, studi scientifici - e devono lavorare nel perimetro delle cogenze normative e legislative. Non servono esempi, serve consapevolezza e serietà. Quello che fa la differenza oggi è una visione ampia, la capacità progettuale di integrare agli aspetti di risparmio energetico e di riduzione dei consumi, una dimensione sociale e urbana che deve connotare ogni singolo intervento. In questo senso il progetto di Bari è esemplare, la parola rigenerazione si riappropria del suo significato: è inclusivo, aperto alla cittadinanza, che potrà godere di questi spazi finora non utilizzati all’interno del contesto urbano. Oltre ad assolvere le necessarie funzioni della Giustizia, il Parco della Giustizia si pone come volano per la nascita di una nuova dimensione, in cui il verde governa lo sviluppo urbano, soddisfacendo esigenze di aggregazione, ludiche, sportive e compensando visivamente e funzionalmente le disarmonie esistenti, a partire dagli spazi di risulta e inutilizzati, dalla mancanza di una compensazione ambientale per l’alta densità di traffico, alla discontinuità ambientale e paesaggistica. L’idea progettuale si alimenta proprio alle esigenze urbanistiche e architettoniche, sociali ed economiche e punta a ricostruire la connessione tra le parti, a ricomporre i frammenti territoriali, adottando il verde come collante tra le parti e propulsore di attività civiche intergenerazionali, calate laddove si amministra la Giustizia.
Cosa significa intervenire in una città mediterranea come Bari con un intervento di riqualificazione di ben 15 ettari con uno dei primi cantieri pubblici ad adottare misure e azioni virtuose in chiave sostenibile su sicurezza, riciclo, monitoraggio ambientale e contenimento dei consumi idrici ed energetici?
Nello sviluppo del piano di fattibilità tecnico economica sono state messe a punto strategie progettuali tese a realizzare una dimensione ambientalmente ed energeticamente sostenibile che impone di considerare parametri differenti: i Criteri Ambientali Minimi – CAM (cogenti per gli appalti pubblici), le prescrizioni del protocollo ambientale LEED Leadership in Energy and Environmental Design (volontario), la riduzione dei consumi energetici attraverso un corretto equilibrio tra involucro ad alte prestazioni e impianti ad alta efficienza, l’uso delle rinnovabili e un corretto percorso legato al riuso.
Quali sono i punti di forza, o le caratteristiche peculiari di un intervento come quello del Parco della giustizia a Bari? Ribaltare i rapporti tra costruito/minerale e paesaggio/naturale, rendere fondativo il progetto del paesaggio conferendogli tutti i ruoli, quello ambientale, quello paesaggistico, quello idraulico, quello territoriale nel rapporto con la città, quello educativo e civico, “la giustizia” è ospitata da un parco, ne fa parte come uno spazio pubblico centrale della vita di una città, di una regione. Si invertono i caposaldi, i rapporti di confine tra funzioni e spazi pubblici. La distribuzione dimensionale dell’area a verde è sicuramente peculiare del progetto: su una superficie complessiva di quasi 15 ettari, impegnata dalle 26 costruzioni delle ex Caserme dismesse “Milano” e “Capozzi”, oggi demolite, il Polo si svilupperà su una superficie di poco più di tre ettari e mezzo, ovvero solo il 30 per cento dell’intera area. Il 70 per cento diventerà parco. A monte dell’ideazione del Parco, un attento studio preliminare del “paesaggio modellato” di Bari che si caratterizza per la presenza di campi solcati, gradonate carsiche, grotte, doline, gravine e lame, esito dell’azione plasmante dell’acqua e del processo di contrazione-dilatazione dovuto alle variazioni termiche. Il parco prenderà ispirazione dalle diverse tipologie presenti nel territorio barese: il paesaggio urbano, agricolo, ripariale e litoraneo. La nuova superficie verde, oggi ridotta a meno di tre ettari, sarà di oltre 10 ettari. Azioni di de-impermeabilizzazione e recupero del suolo, l’uso di pavimentazioni permeabili drenanti lungo la spina centrale e il perimetro degli edifici consentirà di ridurre le quantità di acque reflue e i problemi conseguenti.
Il progetto di Bari non è stato esente da alcune critiche dei movimenti ambientalisti. Come risponde a queste critiche? Ogni trasformazione urbana, anche la più virtuosa, suscita critiche perché cambia porzioni della città che appartengono ai cittadini e, per questo e giustamente, anima discussioni. Tuttavia, prima di intraprendere crociate a salvaguardia dell’ambiente, sarebbe opportuno conoscere e studiare l’intervento. Come dicevo, la nuova superficie verde, oggi ridotta a meno di tre ettari, sarà di oltre 10 ettari. Stiamo parlando di 77mila m2 di area verde fruibile. All’interno del Parco Urbano una sequenza di paesaggi differenti - giardini pubblici, orti didattici e altri servizi per la comunità - contribuiranno al miglioramento del microclima con una notevole riduzione dell’effetto isola di calore. Verranno mantenute le rilevanze agronomiche e vegetazionali esistenti. Il sistema si integra al corridoio ecologico che da Bari vecchia attraversa da Nord a Sud la città, nella direttrice che da Piazza del Ferrarese collega Corso Cavour, prosegue viale Unità d’Italia, viale della Repubblica, Via della Costituente e, infine, viale Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. Ma non basta, anche sotto il profilo della viabilità è stata fatta un’attenta riflessione progettuale: mentre il Parco è collocato nel lotto Nord, tutte le funzioni giudiziarie sono state collocate nel lotto Sud, perimetrato su tre lati da proprietà private e caratterizzato da un unico fronte su via Alberotanza. Questa conformazione ha permesso lo studio di una viabilità interna condizionata e controllata. In un’unica strada perimetrale, a unico senso di marcia, sono distribuiti i parcheggi a raso. Da lì si smistano i veicoli autorizzati alla discesa ai piani interrati attraverso rampe di collegamento carrabili.
Uscendo dal caso Bari, l’architettura contemporanea ha spesso usato un linguaggio universale, valido ad ogni latitudine. Oggi si discute molto di peculiarità territoriali, che spesso hanno a che fare con precise fasce climatiche. Possiamo immaginare una nuova fase per l’architettura contemporanea, più attenta ai luoghi e alle loro caratteristiche, in grado di sfruttare materiali e tipologie locali per rendere più resilienti le aree urbane?
La nostra architettura si basa sulla ricerca continua di un dialogo con il contesto, territoriale, paesaggistico, urbano, architettonico, sociale. Genova, il Mediterraneo e le nostre esperienze europee si sono sempre basate, spesso non allineate all’architettura di tendenza, al mantra koolhaasiano “fuck the context”, la distanza del contesto. Abbiamo una posizione differente perché il nostro territorio, le nostre città, la nostra storia ci hanno trasferito un insegnamento diverso. ll dibattito sull’architettura, ancora più dell’architettura reale, ha attraversato la fase della globalizzazione, del regionalismo, del post regionalismo. in questo momento pare che tutto possa convivere. Resilienza significa capacità di adattamento ed è un’abilità progettuale insita nell’architettura. Non si può semplificare attribuendo all’uso dei materiali locali e a un’attenzione alla fascia climatica (peraltro esiste una disciplina normativa che già attribuisce caratteristiche differenti all’involucro degli edifici di zone climatiche diverse) una capacità taumaturgica nella soluzione dei problemi ambientali in rapporto al costruito. Quanto prima si comprenderà che non è questo il (solo) significato di progetto sostenibile, quanto prima l’architettura sarà in grado di intraprendere nuove e salvifici percorsi. Occorre ritornare a parlare di significato di tempo, relazioni, equilibrio tra l’architettura e il contesto.
Per concludere, anche a lei rivolgo la domanda che ho già rivolto all’architetto Isabella Di Marsico: demolire e ricostruire, o riqualificare. Come vede il futuro delle vaste e spesso orribili periferie urbane italiane nei prossimi trent’anni?
Quello sull’esistente è un lavoro ampio, ricco di complessità e pertanto affascinante, in grado di produrre invenzioni e risposte straordinarie se si perseguono gli obiettivi di una “città buona” come abbiamo avuto modo di scrivere in questi anni. Se non si vuole essere cinici e ipocriti occorre concentrare tutte le azioni con coraggio e visione, su tutte le aree edificate, quelle dismesse, quelle che hanno bisogno di volta in volta di equilibrio tra demolizione, ricostruzione e riqualificazione. Anche in questo il tema delle periferie prima che architettonico è di governo del territorio, di partnership (e interessi) pubblico /privato, legati alle rendite immobiliari. Né si può far riferimento a una regola per cui sia preferibile demolire- ricostruire al posto di riqualificare. Neppure in termini di costo ambientale. Né c’è un modo “per vedere il futuro delle periferie”. La responsabilità (e torniamo alla prima domanda) impone di non lavarsi le mani dopo aver assolto ai quattro criteri legati all’efficienza energetica, all’uso dei materiali e a tutti i mantra delle etichette ambientali e di lavorare con “generosità” progettuale per attenuare la dicotomia urbana tra centro e periferia, lavorando sui borghi come luoghi di valore aggiunto alla città, per mitigare il processo di gentrificazione che una committenza immobiliare vorace tende a esasperare. ■
“Armonizzare gli obiettivi architettonici, urbanistici e paesaggistici mettendoli in relazione con l’intorno costruito è fondamentale per far emergere l’intelligenza territoriale e per riattribuire valore all’area complessiva.”
RETE SMART HUB ITALY
La prima rete italiana di System Integrator
Aziende e professionisti che condividono l’innovazione tecnologica per un benessere abitativo realmente Smart: questa è l’offerta di Smart Hub Italy, che fornisce quelle competenze che, combinate e integrate in modo sinergico, consentono di realizzare edifici intelligenti all’avanguardia.
La transizione energetica rappresenta una delle sfide che siamo chiamati ad affrontare, non solo per le normative e le legislazioni che lo impongono, ma per ridurre l’impatto ambientale e garantire un futuro sostenibile. In questo contesto gli Smart Building giocano un ruolo chiave. Dotati di tecnologie avanzate di automazione e gestione energetica sono l’elemento base in una Società 5.0 tecnologicamente “a misura” di persona.
Per realizzare edifici veramente intelligenti, sostenibili ed energeticamente efficienti è fondamentale una progettazione che preveda impianti coesi e ben integrati.
Questo può avvenire solo con una rete solida di professionisti qualificati in grado di dare voce agli edifici, interpretando e anticipando le esigenze di chi li vive, così da ottimizzare i consumi energetici e ridurre gli sprechi.
Proprio per rispondere a questa esigenza, un gruppo di aziende e professionisti si è unita per creare la prima rete italiana di System Integrator: Smart Hub Italy.
COMPETENZE
CONDIVISE
Smart Hub Italy ha la missione di sviluppare le migliori soluzioni per facilitare la gestione dei progetti promuovendo la conoscenza tecnica sulle opportunità offerte dalle nuove tecnologie.
Ad oggi la rete è composta da 26 aziende con oltre 200 professionisti che operano su tutto il territorio nazionale e l’obiettivo è quello di diventare il punto di riferimento
per installatori, tecnici specializzati e innovatori nelle Smart Technologies.
Quali sono il ruolo della rete Smart Hub Italy e i suoi obiettivi?
Ne parla il co-founder, Ivan Mariani: In questi anni sono cambiati le normative, i materiali, il modo di vivere e lavorare e i ruoli. Oggi serve una nuova figura per la gestione della parte tecnologica presente ormai nelle abitazioni, negli uffici, nei centri sportivi, nelle zone di produzione, ecc..
Serve gestire il comfort, i consumi, la sicurezza ad esempio. Gli stabili abitati nascono dotati di componenti che si devono scambiare informazioni e queste devono essere raccolte e gestite per ottenere ambienti veramente Smart.
Come rete abbiamo adottato un nuovo metodo per fare questo che parte dalle competenze, passa dall’esperienza e dalla formazione continua e, attraverso la collaborazione, porta ad un servizio unico nel mercato attuale.
PERCHÈ UNA RETE?
Servono molte competenze e un’organizzazione strutturata e solida per realizzare edifici all’avanguardia che offrono comfort, efficienza energetica e sicurezza ai loro occupanti. La rete consente di unire le forze, le strutture, le esperienze e le risorse umane per affrontare con successo le diverse sfide, suddividendo le complessità dei progetti e garantendo un’elevata qualità su ogni commessa.
La creazione della rete Smart Hub Italy nasce dall’incontro sul campo di alcune società e professionisti che hanno inziato a collaborare in modo sporadico.
Ivan Mariani
Ilaria Rebecchi
Dopo alcune esperienze di successo abbiamo deciso di perseguire un percorso attraverso il matching delle nostre aziende, guidati da professionisti specializzati nella costruzione delle reti d’impresa, il 18 dicembre 2023 abbiamo firmato un contratto di rete.
I cardini sono la collaborazione e l’organizzazione delle singole attività necessarie per affrontare il mercato attuale e futuro. Ai clienti offriamo esattamente questo: risposte e soluzioni attraverso un unico interlocutore presente a livello nazionale.
Qual è l’importanza di creare e lavorare in una una rete di professionisti?
Mettere a fattor comune le conoscenze, le competenze per poter essere efficienti ed efficaci. Visitando il nostro sito www.smarthubitaly.it è possibile vedere le brevi bio dei soci della rete ma, anticipo, che nelle prossime settimane attraverso una campagna social presenteremo in modo approfondito ogni componente della rete.
COME RENDERE GLI
EDIFICI INTELLIGENTI
Gli edifici Smart sono un mix di innovazione e sostenibilità grazie all’integrazione di soluzioni avanzate che migliorano le funzionalità e il comfort.
Ma, pur essendo essenziale, non è sufficiente avere una soluzione tecnologica Smart, innovativa, efficiente dal punto di vista energetico, con materiali di alta qualità, nella quale ogni impianto interagisce in modo altamente fruibile.
Smart Hub Italy offre una visione integrata che mette a fattore comune le competenze associate alle singole tecnologie per cogliere le sfide evolutive e tradurre le aspirazioni dei clienti in risultati tangibili. Sono molteplici, infatti, gli obiettivi a cui tendere: il miglioramento dell’abitabilità, che assicura che gli spazi siano comodi e adattivi alle necessità degli occupanti; l’interoperabilità dei sistemi per una comunicazione fluida tra diverse tecnologie, migliorando così l’efficienza operativa complessiva; un maggiore controllo sui
consumi energetici e sulla sicurezza per incrementare non solo l’efficienza ma anche la sicurezza degli occupanti.
Gli edifici intelligenti, quindi, non sono solo strutture fisiche ma piattaforme dinamiche per un futuro sostenibile e interconnesso. Richiedono soluzioni su misura che Smart Hub Italy, proprio grazie alla rete di aziende e professionisti, riesce ad offrire accompagnando il committente fin dalla fase di progettazione, monitorando ogni tassello della realizzazione fino al collaudo e alla manutenzione. Affidarsi a Smart Hub Italy significa, quindi, avere un consulente tecnologico per qualsiasi esigenza applicativa nel settore residenziale (residenze, condomini), in quello commerciale e terziario.
LA TECNOLOGIA
La rete promuove l’innovazione tecnologica, favorendo la crescita di una cultura socialmente responsabile e sostenibile per
l’ambiente con lo scopo di offrire ai suoi clienti una migliore esperienza abitativa. Smart Hub Italy promuove e fornisce ai clienti un “prodotto tecnologico” Smart, innovativo, efficiente dal punto di vista energetico, con materiali di alta qualità, in cui ogni applicazione tecnologica interagisca in modo altamente fruibile.
Cosa rende importante il ruolo del System Integrator nel contesto dello Smart Building?
Sono cambiati molti aspetti del modo di vivere e lavorare. Il system integrator è sempre più fondamentale nei progetti e nella costruzione di una casa, un ufficio, un’azienda ecc…
Servono molteplici competenze in quanto ogni progetto presenta caratteristiche, peculiarità e necessità uniche.
Tutto passa da un sistema che raccoglie e gestisce dati e fornisce automazioni. Il System Integrator fa questo.
I SERVIZI
System Integration
26 aziende e professionisti presenti in tutta Italia che operano nel settore della System Integration, in diversi ambiti specialistici e con un continuo scambio di Know-How per offrire un servizio di alta qualità.
Progettazione
La Rete offre numerosi servizi di progettazione costantemente rivolti alla ricerca e sviluppo di soluzioni e sistemi integrati innovativi. Lo scopo è progettare il miglior comfort abitativo o lavorativo in tutta sicurezza.
Programmazione
I tecnici delle aziende di Smart Hub Italy seguiranno lo sviluppo e la programmazione del progetto dell’edificio per offrire un servizio reale a 360°.
Installazione
Installazione e collaudo del sistema integrato vengono eseguiti sempre dalla Rete per consegnare un progetto fruibile e preciso fin dal primo utilizzo.
Piattaforme di gestione
Smart Hub Italy è in grado di offrire lo sviluppo di piattaforme di gestione per l’automazione industriale e per grandi edifici: Hotel, residence o condomini.
Assistenza e manutenzione
Ogni associato in Rete dispone di professionisti qualificati per fornire i necessari servizi di assistenza periodica e manutenzioni speciali affinché l’impianto sia sempre perfettamente funzionante e performante. ■
OPEN INNOVATION E ALTRE STORIE Il futuro sostenibile del settore costruzioni
Intervista a Marta Maria Sesana, ingegnere e docente universitaria: “La decarbonizzazione dell’Europa passa da edifici sostenibili realizzati con soluzioni innovative”
Ingegnere, appassionata di sostenibilità, innovazione ed efficienza energetica, Marta Maria Sesana è professore associato di Architettura Tecnica presso l’Università degli Studi di Brescia. Con lei parliamo dei futuri sviluppi che attendono il settore delle costruzioni. Al riguardo può sicuramente definirsi “persona informata dei fatti”, come testimoniano le sue diverse consulenze per la promozione dell’efficienza energetica nella filiera delle costruzioni e per lo studio di sistemi tecnologici d’involucro innovativi. La sua attività di ricerca è inoltre supportata dalla collaborazione con aziende del settore per ricerche applicate e di processi per l’innovazione tecnologica. Marta Maria Sesana è anche autrice di numerosi articoli su riviste scientifiche internazionali e monografie sulle temati-
Marco Ventimiglia
Marta Maria Sesana è professore associato di Architettura Tecnica presso l’Università degli Studi di Brescia
che di ricerca, oltre ad essere membro del comitato scientifico di riviste e conferenze, sia a livello nazionale che internazionale.
Professoressa Sesana, sostenibilità e innovazione sono due dei temi cardine di cui lei si occupa nelle sue ricerche. Parole chiave che rappresentano una vera e propria sfida per il settore delle costruzioni, anche alla luce dell’ambizioso obiettivo che la Commissione Europea vuole raggiungere per il 2050, ovvero la neutralità carbonica. Dunque, come si vince questa sfida?
“Partiamo dal fatto che ormai è cosa nota, anche ai non addetti ai lavori, che il termine sostenibilità è uno dei vari drivers dell’innovazione. Pertanto la sfida, non solo per le imprese ma per l’intero Paese, è sicuramente quella di progettare e realizzare grandi opere, costruzioni ed infrastrutture sempre più sostenibili e innovative per rispondere a nuove esigenze e nuovi bisogni degli utenti. In questo contesto i finanziamenti PNRR sono un’occasione fondamentale per finanziare questa transizione. Ciò premesso, la sfida è indubbiamente complessa, ma nella mia esperienza vedo molte aziende che hanno iniziato ad adottare nuove pratiche di sviluppo, ricerca, e applicazione che mirano a rispondere ai bisogni e alle normative in merito alla sostenibilità e all’innovazione. Si tratta di un cambiamento fondamentale, da un approccio tradizionale chiuso ad uno aperto, chiamato “Open Innovation “. Si tratta di un nuovo modello di gestione della conoscenza che descrive processi di innovazione caratterizzati dall’apertura verso l’esterno”.
Ma in che modo l’Open Innovation si coniuga con il settore delle costruzioni?
“Il settore delle costruzioni sta vivendo un momento impegnativo in risposta alle iniziative in corso sotto l’ombrello del New Green Deal europeo. Ad esempio, l’iniziativa New European Bauhaus, lanciata dalla Commissione Europea nel 2020, promuove nuovi modi di costruire in cui la sostenibilità si sposa con lo stile, accelerando così la transizione verde e sostenendo l’accesso a beni circolari e con un basso impatto ambientale. Lo stesso vale se guardiamo al patrimonio edilizio esistente con l’iniziativa Renovation Wave che mira a raggiungere il 2% annuo di edifici recuperati efficientemente. Il tutto considerando tre aspetti
L’Open Innovation permette alle imprese di far fronte alle nuove dinamiche di mercato
Con l’Open Innovation i processi di innovazione delle imprese sono caratterizzati dall’apertura verso l’esterno il che consente di arrivare più facilmente sul mercato con prodotti e proposte competitivi
chiave: sostenibilità, estetica e inclusione per arrivare ad una progettazione sostenibile ed olistica, che si basa sulla scelta consapevole dei materiali e delle tecnologie costruttive, considerando l’intero ciclo di vita degli edifici per poter appunto rispettare il target di decarbonizzazione dichiarato entro il 2050”.
Gli interventi per realizzare edifici sostenibili e con soluzioni innovative spesso richiedono anche importanti investimenti che non sempre le aziende e i professionisti sono pronte ad affrontare. Esistono su scala europea iniziative specifiche che promuovano o supportino l’adozione dell’Open Innovation per il settore edilizio?
“Lo sviluppo di materiali avanzati innovativi o di soluzioni tecnologiche costruttive sostenibili è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi economici, tecnologici e ambientali di innovazione a lungo termine che si è imposta come target l’Europa. Ed è innegabile che soprattutto le PMI e le start-up industriali spesso non sono in grado di sostenere gli investimenti in infrastrutture interne per il collaudo e la validazione. Per questo motivo l’UE ha finanziato dal 2021 ad oggi diversi progetti europei per la creazione di reti di Infrastrutture di Test sempre all’avanguardia ed un Ecosiste-
ma Europeo di Innovazione competitivo, sostenibile e inclusivo. Stiamo parlando di veri e propri banchi di prova per l’innovazione aperta chiamati Open Innovation Test Bed (OITB) che permette di analizzare tantissimi aspetti di materiali e prodotti”.
Ad esempio?
“Gli OITB consentono di accedere alle strutture fisiche e ai servizi necessari per lo sviluppo, il collaudo e l’ampliamento di produzione di prodotti di vari materiali. In particolare, per le costruzioni, sono in corso di strutturazione delle OITB specifiche per l’involucro edilizio, attraverso l’armonizzazione e lo snellimento delle procedure di test.
Gli obiettivi sono plurimi: stimolare gli investimenti in soluzioni innovative per l’involucro degli edifici e in nuove tecnologie attraverso la validazione sperimentale delle prestazioni ad imprese e investitori; contribuire al miglioramento delle prestazioni tecniche ed ambientali dei prodotti europei; sbloccare il potenziale delle PMI fornendo accesso alla prototipazione, alle infrastrutture di Test ed ai servizi di certificazione per migliorare la qualità dei loro prodotti/soluzioni, oltre che testare l’accettabilità degli utenti ed i requisiti ambientali di prodotti e soluzioni nei Living Labs. C’è poi un altro aspetto degli OITB che ci tengo a sottolineare”.
FOCUS PROFESSIONI
A che cosa si riferisce?
“Questi banchi di prova per l’Innovazione Aperta, riunendo le risorse e le conoscenze esistenti a livello europeo e sostenendo nel contempo ogni genere di utente indipendentemente dalla sua ubicazione geografica, stimolano la collaborazione in tutta Europa, contribuendo alla creazione di un ecosistema di innovazione più accessibile e connesso. Inoltre, gli OITB promuovono la crescita di questi ecosistemi grazie alle reti di collegamento realizzate dagli utenti per offrire servizi aggiuntivi, consentire la condivisione di esperimenti e conoscenze, nonché per fornire agli utenti un punto di accesso unico alle proprie competenze e ai propri servizi nello sviluppo dei materiali. Si prevede quindi che l’implementazione degli OITB promuova reti europee di competenze lungo l’intera catena del valore e risponda alle esigenze dell’industria, fornendo agli utenti un facile accesso a strutture ampiamente distribuite. Insieme, questa innovazione accelerata creerà posti di lavoro e farà crescere le economie. In quest’ambito c’è un progetto a cui tengo particolarmente”.
Parliamone…
“Mi riferisco al progetto denominato MEZeroE che è una delle ricerche europee in corso che mira alla creazione di un ecosistema di questo tipo con nove pilot line per la caratterizzazione prestazionale di soluzioni efficienti per l’involucro edilizio. In questo contesto, il gruppo di ricerca di cui faccio parte per l’Università degli Studi di Brescia, insieme al Politecnico di Milano, ha realizzato un pilota specifico per la verifica dei requisiti di benessere e di comfort per soluzioni d’involucro con tecnologia stratificata a secco”.
Abbiamo parlato dell’apporto dell’Open Innovation all’innovazione e la sostenibilità nel percorso verso la decarbonizzazione delle costruzioni.
Ma in questo processo di transizione generale del settore che ruolo hanno la digitalizzazione e l’avvento dell’Intelligenza Artificiale?
“La trasformazione digitale è un fenomeno che ormai da anni interessa tutti i settori industriali, compreso quello dell’AEC (Architettura, Ingegneria e Costruzioni), e si attesta anche tra i pilastri dell’economia circolare, essendo numerosi gli aspetti che traggono vantaggio da un approccio che
prevede processi di informatizzazione e digitalizzazione.
Tra questi si annovera, ad esempio, l’efficienza operativa, che permette una gestione ottimizzata dei materiali e una riduzione degli scarti. Attraverso l’uso di software avanzati, è possibile ottimizzare i processi di progettazione e produzione, garantendo al contempo una maggiore accuratezza e qualità. In generale l’uso delle tecnologie digitali è in forte espansione, grazie ai notevoli benefici che può apportare in tutte le fasi del ciclo di vita dell’opera, in termini di maggiore efficienza, sicurezza e sostenibilità. Il cambio di paradigma attuale si concentra infatti sulla centralizzazione dei dati e delle informazioni all’interno di un modello basato sull’integrazione, piuttosto che su compiti e responsabilità segmentati e parcellizzati.
Accanto a questo fenomeno, lo sviluppo di algoritmi di machine learning e la distribuzione di strumenti come droni, visori, sensori e robot cambierà il modo in cui vengono raccolti e utilizzati i dati, in qualsiasi momento e in modo sempre più automatico e flessibile”.
Un contesto nel quale sta “irrompendo” l’Intelligenza Artificiale… “L’Intelligenza Artificiale, dal canto suo, introduce altrettante innovazioni rivoluzionarie, che permettono di analizzare grandi quantità di dati per prevedere problemi potenziali e ottimizzare la manutenzione delle strutture, ottimizzando ulteriormente la durabilità e la sostenibilità dei manufatti in acciaio, e consentendo una gestione più efficiente delle risorse energetiche nonché una riduzione delle emissioni di CO2 lungo il ciclo produttivo.
In conclusione, da un lato abbiamo il cosiddetto processo digitale di “Building Information Modeling “, con tutti i suoi ormai noti e diffusi metodi e strumenti di gestione informativa digitalizzata delle costruzioni che rappresentano il linguaggio comune digitale dell’intera filiera delle costruzioni.
Dall’altro lato c’è l’Intelligenza Artificiale che permette di aumentare le capacità di gestione ed uso dei dati, moltiplicando le opportunità per tutti gli attori della filiera: dalla committenza o dagli enti gestori, agevolati nelle fasi di progettazione e gestione, ai produttori e alle imprese di costruzione, che riescono ad aumentare la propria produttività”. ■
“La sfida, non solo per le imprese ma per l’intero Paese, è sicuramente quella di progettare e realizzare grandi opere, costruzioni ed infrastrutture sempre più sostenibili e innovative per rispondere a nuove esigenze e nuovi bisogni degli utenti.”
Una risposta concreta al tema della carenza di tecnici qualificati per la “twin transition”
Riparte, completamente rivisto, il Programma Smart Installer
Nel novembre 2023, a Milano, durante Smart Building Expo , Pentastudio e CTA-Consorzio Tecnologie Avanzate di Bologna, hanno siglato un accordo quadro di collaborazione che aveva l’unica finalità di collaborare per la formazione e l’implementazione di una rete di imprese di installazione e di tecnici in grado di rispondere alla crescente domanda di professionalità e di competenze commessa alla doppia transizione, digitale e energetica, del patrimonio edilizio nazionale.
Un impegno reso necessario e urgente
alla luce dell’avvenuta approvazione della cosiddetta Direttiva Europea sulle case green e che Studio Ambrosetti ha quotato in termini di valore in circa 330 miliardi di euro di investimenti nei prossimi anni. La carenza di tecnici qualificati in grado di portare a terra questo immenso lavoro è una realtà ben nota, anche a livello di Comunità Europea, al punto che stanno uscendo bandi ben finanziati per il cosiddetto “reskilling” proprio dei tecnici del settore impiantistico.
CTA e Pentastudio hanno quindi ripreso il lavoro fatto negli ultimi anni cercando di attualizzarlo e di renderlo estremamente
Luca Baldin
operativo e, dopo alcuni mesi di confronti, proprio a Bari, in occasione di Smart Building Levante, sono pronti a presentarlo ufficialmente (cosa che avverrà al centro congressi della Fiera del Levante nella mattinata di venerdì 15 novembre).
La premessa che ha supportato i lavori di progettazione è che i tecnici oggi devono avere come riferimento il concetto di edificio smart e soprattutto devono costituire un solido punto di riferimento per il committente finale, garantendo un aggiornamento continuo delle proprie competenze.
Partendo quindi dalle definizioni più accreditate di Smart Building, si è messa a punto una definizione di Smart Installer, ovvero:
“Un professionista in possesso delle abilitazioni alla professione ai sensi del DM 37/08 che opera nel campo dell’impiantistica degli Smart Building, ovvero che ha competenze nel campo dei sistemi per la gestione automatizzata e intelligente degli impianti stessi al fine di minimizzare il consumo energetico, di favorire il risparmio idrico e di garantire il comfort, la sicurezza e la salute degli occupanti e che si occupa della gestione e manutenzione predittiva degli impianti stessi”.
Concetto chiave è, quindi, quello di “integrazione”, ovvero lo Smart Installer, autonomamente o in collaborazione con altri specialisti, deve essere in grado di assicurare la cosiddetta interoperabilità tra i diversi impianti, attraverso un approccio sistemico e olistico.
Gli ambiti principali in cui operano gli “Smart Installer” sono fondamentalmente 8:
• Telecomunicazioni e cablaggio strutturato
• Sicurezza informatica
• Impianti elettrici
• BACS (Sistemi di automazione e controllo degli edifici)
• Energie rinnovabili e risparmio energetico
• Sistemi HVAC e Termoregolazione
• System integration
• Manutenzione ordinaria, straordinaria ed evolutiva degli impianti
Partendo dal presupposto che tutti questi
settori hanno una base in comune, cioè quella di interagire attraverso la rete dati, lo “Smart Installer” deve essere in grado di gestire tutto quello che riguarda l’offerta tecnologica per almeno uno di questi settori e la parte comune relativa alla digitalizzazione degli impianti stessi.
Determinati gli obiettivi il progetto si propone:
1. di selezionare i tecnici che potranno/ vorranno aderire alla rete
2. di definire e verificare le competenze in ingresso dei tecnici
3. di condividere con i tecnici una “carta etica”
4. di mettere a punto un programma di formazione continua per i tecnici della rete
5. di mettere a punto un sistema di promozione della rete verso tutti gli stakeholder
6. di affiliare al programma aziende altamente innovative con l’obiettivo di introdure sul mercato le loro soluzioni più performanti
7. di sviluppare il Gruppo di acquisto di CTA a vantaggio degli affiliati
“È un’evoluzione di quanto avevamo in mente fin dall’inizio del programma smart installer, ma che aveva bisogno di trovare un partner adeguato per prende-
re forma – dichiara Luca Baldin, direttore di Smart Building Italia -, ora crediamo davvero di averlo trovato in CTA, una realtà che, come noi, è nel mercato da decenni e ha una solida rete di affiliati, ovvero una base concreta da cui partire e che può solo allargarsi”.
“Sono davvero lieto di essere arrivato con Pentastudio a definire nei dettagli il progetto Smart Installer – dichiara Massimiliano Fedrigo, vicepresidente di CTA – ora siamo finalmente ai blocchi di partenza e l’accoglimento della notizia da parte di alcune aziende campione con cui ci siamo confrontati, ci fa pensare di essere già sulla buona strada; noi siamo aperti a chiunque nel nostro mondo voglia condividere questo importante progetto” ■
info@smartinstaller.it info@pentastudio.it
Il report di The European House Ambrosetti in materia di edifici intelligenti identifica gli ambiti strategici sui quali lavorare: bonus, garanzie e formazione. Ma non solo…
LO SMART BUILDING IN ITALIA
Per la trasformazione smart degli edifici italiani servirebbero più di 14mila tecnici, 10mila progettisti, 11mila ingegneri, oltre 54mila installatori e 124mila operatori specializzati
Ilaria Rebecchi
L’ultima edizione del Rapporto Strategico sull’economia degli “smart building” – presentata da TEHA / The European House, Studio Ambrosetti a maggio – parla chiaro. Sono diversi gli ambiti strategici fondamentali delineati come linee guida per il mondo della politica e dei decisori nell’ottica di accelerare il processo di innovazione del patrimonio edilizio esistente, come da indicazioni della direttiva europea sulle Case Green.
GLI INCENTIVI
Il primo riguarda la revisione del sistema di incentivi: la Community Smart Building di TEHA ritiene perciò urgente una revisione del sistema di incentivi per permettere di valorizzare e includere tutte le componenti che rendono smart un edificio. E se gli incentivi costituiscono la conditio sine qua non per favorire gli interventi da parte di cittadini, aziende e pubbliche amministrazioni, il tema del cofinanziamento pubblico-privato diventa la più chiara possibilità per raggiungere gli obiettivi sfidanti posti dall’EPBD.
UN LIBRETTO A GARANZIA
DELL’EDIFICIO
Come secondo punto chiave si trova l’introduzione di un “Libretto della casa” legalmente riconosciuto a livello di tutti gli stakeholder del settore residenziale. Una specie di carta d’identità di ciascun immobile, con annesse le modifiche che lo riguardano per la totalità della sua esistenza. Un libretto di uso e manutenzione al
pari di quello di una vettura, che potrà fungere da garanzia per chi possiede l’immobile stesso e anche a garanzia delle terze parti che avranno a che fare con l’edificio.
Un’evoluzione, di fatto, delle già delineate proposte da parte di varie associazioni, come il libretto d’impianto, che dovrebbe:
• Essere rilasciato da un esperto qualificato e certificato
• Certificare e tenere traccia di tutti gli interventi effettuati negli edifici, sia di nuova costruzione sia in via di ristrutturazione o riqualificazione energetica
• Garantire una mappatura delle tecnologie smart disponibili, aggiornata annualmente e coordinata con gli incentivi disponibili
• Indicare i benefici attesi in termini di risparmio energetico, economico e di riduzione delle emissioni, nonché i benefici legati alla salute e al comfort
• Contenere informazioni sul potenziale sostegno finanziario e tecnico
• Mettere a norma per mettere a reddito: valorizzare dal punto di vista monetario gli interventi smart che permettono la messa a norma digitale dell’edificio
LA FORMAZIONE DEI
PROFESSIONISTI
TEHA suggerisce anche di operare nel rafforzamento e nella costruzione ex novo di tutte le competenze utili e necessarie alle filiere industriali delle tecnologie dell’Edificio Intelligente. In tal senso, la
Smart Building Community ha identificato alcune linee d’azione concrete, come ad esempio lo sviluppo di nuovi programmi di formazione in materia di Smart Building con esperienze pratiche e con chiari risultati di apprendimento, in termini di qualifiche professionali, a supporto di tutti gli operatori della filiera estesa.
E ancora la creazione di un cluster nazionale sulle tecnologie degli Edifici Intelligenti e con l’istituzione di un centro di competenza e di trasferimento tecnologico che colleghi sistema della ricerca e mondo delle imprese, dove è possibile consultare online i corsi disponibili.
Per TEHA, inoltre, si dovrebbe rendere obbligatoria la formazione soprattutto nel caso di grandi appalti pubblici di riqualificazione edilizia, con l’istituzione di una clausola condizionata alle competenze in tema di riqualificazione smart. Inoltre, si parla anche di rendere obbligatoria per legge la messa a norma digitale delle abitazioni, sia per gli edifici in fase di nuova costruzione sia per gli edifici in via di ristrutturazione, di potenziare la formazione e favorire la collaborazione tra aziende e ITS, sviluppare le competenze degli uffici tecnici della P.A. in tema di riqualificazione smart, sviluppare iniziative di comunicazione, educazione e sensibilizzazione dei cittadini rispetto ai benefici degli Smart Building e promuovere e rafforzare la collaborazione pubblico-privata e il coordinamento integrato fra i diversi stakeholder della filiera. ■
IL REPORT 2024
Quali sfide e opportunità per la trasformazione green e smart del parco immobiliare italiano?
Il Rapporto Strategico 2024 firmato da The European House –Ambrosetti
Fondata nel 1965, The European House – Ambrosetti è una società di consulenza per le Alte Direzioni con sede in Italia e uffici in tutto il mondo, o meglio, il 1˚Think Tank in Italia, 4° nell’Unione Europea e tra i più rispettati indipendenti su oltre 11.175 a livello globale nell’ultima edizione del «Global Go to Think Tank Index Report» dell’Università della Pennsylvania.
Secondo la Community, lo Smart Building è un hub di servizi automatizzati real time e adattivi, integrabile con l’organismo edilizio
Il settore degli edifici incide significativamente sulle emissioni e sui consumi energetici
Contributo del settore degli edifici alle emissioni di gas a effetto serra (valori % sul totale) e ai consumi energetici (valori % sul totale) in Italia, 2022
e l’ecosistema esterno, dotato di tecnologie connesse, interoperabili e sostenibili che permettono l’ottimizzazione nell’utilizzo delle risorse idriche e energetiche, dei costi di realizzazione e gestione e la massimizzazione del well-being e della sicurezza degli individui.
Gli Smart Building completamente integrati sono i «building block» per la costruzione di una Smart City e sono l’elemento abilitante di un sistema di servizi a valore aggiunto che definisce una società tecnologicamente adeguata all’individuo e al suo benessere
PERCHÉ È IMPORTANTE PARLARE DI SMART BUILDING?
Il settore degli edifici in Italia è caratterizzato da un parco immobiliare obsoleto e inefficiente, a cui si associano elevati costi energetici, ambientali ed economici.
Ai trend attuali, il settore degli edifici non raggiungerà gli obiettivi di decarbonizzazione previsti dalle politiche europee.
La quota di edifici di classe A è quasi raddoppiata tra il 2018 e il 2023, tuttavia quasi 3/4 degli immobili presentano una classe energetica ≤ D. In risposta alla necessità di decarbonizzare il settore degli edifici, l’Unione Europea ha approvato la Direttiva «Case Green» con l’obiettivo di ridurre i consumi energetici e di supportare la riconversione del parco immobiliare.
Fonte: The European House - Ambrosetti, 2024
LA DIRETTIVA EPDB
Il 12 aprile 2024 è stata approvata la Direttiva Europea sulle Prestazioni Energetiche degli Edifici (EPBD). Con l’obiettivo di ridurre i consumi energetici e di ottenere un parco immobiliare ad emissioni zero entro il 2050, la nuova Direttiva europea prevede:
• Ciascuno Stato Membro deve elaborare un “Piano nazionale per la riqualificazione energetica degli edifici”, con l’obiettivo di ridurre del 16% i consumi energetici primari del parco immobiliare entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035;
• Il 55% della riduzione dei consumi medi di energia deve essere ottenuta attraverso la ristrutturazione degli edifici a peggior performance energetica, individuati nel 15% degli edifici più energivori (classe energetica G);
• Entro il 2030, la Direttiva prevede la ristrutturazione di almeno il 16% degli edifici non residenziali con le prestazioni energetiche più basse, con un target al 2033 che mira a ristrutturarne il 26%;
• La Direttiva UE esclude alcune categorie particolari di edifici dagli interventi di ristrutturazione, tra cui le abitazioni unifamiliari (inferiori a 50 m2), le seconde case e gli edifici storici. La Direttiva introduce inoltre alcune regole per il settore edilizio, dallo stop alle caldaie a gas all’introduzione di un “libretto ristrutturazioni”.
Tutti i nuovi edifici residenziali dovranno avere zero emissioni derivanti da combustibili fossili a partire dal 1° gennaio 2030.
• Termine anticipato al 2028 nel caso degli edifici pubblici e non residenziali
• Obbligo per gli Stati membri di istituire un passaporto nazionale per le ristrutturazioni edilizie che tenga traccia degli interventi di riqualificazione realizzati
• I nuovi edifici devono essere idonei all’installazione di impianti fotovoltaici, laddove risulti tecnicamente ed economicamente fattibile
• Per gli edifici pubblici e non residenziali esistenti, l’installazione dovrà avvenire gradualmente già a partire dal 2027
• Stop alle agevolazioni per l’installazione di caldaie autonome alimentate a gas a partire dal 1° gennaio 2025
• Posticipato l’obbligo di eliminare completamente le caldaie alimentate a combustibili fossili entro il 2040.
LA FILIERA E L’ECONOMIA
La filiera estesa dello Smart Building in Italia include 35 settori e >180 sottosettori economici. Tale filiera produce un signifi-
Il 12 aprile 2024 è stata approvata la Direttiva Europea sulle Prestazioni Energetiche degli Edifici (EPBD)
Con l’obiettivo di ridurre i consumi energetici e di ottenere un parco immobiliare ad emissioni zero entro il 2050, la nuova Direttiva europea prevede:
Ciascuno Stato Membro deve elaborare un Piano nazionale per la riqualificazione energetica degli edifici”, con l’obiettivo di ridurre del 16% i consumi energetici primari del parco immobiliare entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035
Il 55% della riduzione dei consumi medi di energia deve essere ottenuta attraverso la ristrutturazione degli edifici a peggior performance energetica individuati nel 15% degli edifici più energivori (classe energetica G)
Entro il 2030, la Direttiva prevede la ristrutturazione di almeno il 16% degli edifici non residenziali con le prestazioni energetiche più basse, con un target al 2033 che mira a ristrutturarne il 26%
La Direttiva UE esclude alcune categorie particolari di edifici dagli interventi di ristrutturazione, tra cui le abitazioni unifamiliari (inferiori a 50 m2), le seconde case* e gli edifici storici
(*) Le seconde case rientrano nella categoria esclusa se utilizzate meno di 4 mesi all’anno. Le altre tipologie di edifici esclusi sono edifici. Fonte: The European House - Ambrosetti, 2024
cativo valore economico ed occupazionale per il sistema-Paese, con 350 mila aziende impiegate lungo tutta la filiera degli Edifici Intelligenti.
La riconversione in ottica efficiente e smart degli edifici italiani può generare rilevanti benefici a livello ambientale, con risparmi economici significativi per i cittadini.
L’efficientamento degli edifici può portare ad una riduzione fino al 29% dei consumi energetici e fino al 5% di quelli idrici.
I benefici per il Sistema Paese riguardano l’attivazione di investimenti.
L’analisi ha considerato l’installazione su una quota specifica del patrimonio immobiliare italiano, composta da 4.928.135 edifici, tutte le tecnologie smart considerate nell’analisi dalla Community quali: interventi sull’involucro, installazione di pannelli solari, illuminazione smart, sistemi HVAC smart e intelligenti, sistemi erogazione di acqua di rete in chiave smart, elettrodomestici ed elevatori smart. Se si optasse per l’installazione di tutte le tecnologie conside-
rate in ciascun edificio vetusto, potrebbero essere attivabili più di 330 miliardi di Euro di investimenti, aprendo opportunità significative per la crescita economica e l’innovazione nel settore dell’edilizia intelligente. La riqualificazione smart del parco immobiliare italiano può portare a rilevanti benefici anche per i cittadini italiani, in termini di risparmi economici a fine anno in bolletta. Se le tecnologie smart venissero installate all’interno degli edifici effettivamente suscettibili a riconversione, i risparmi energetici e idrici netti potenziali porterebbero ad un risparmio complessivo di 17 – 19 miliardi di euro all’anno per i cittadini. Più nello specifico, 15,4 - 17,2 euro di risparmi energetici e 1,6 - 1,8 miliardi di euro all’anno di risparmi idrici (pari a circa il 15% e il 19% delle spese per consumi energetici delle famiglie italiane). Queste cifre porterebbero ad un risparmio netto complessivo pro-capite tra i 300 e i 330 euro all’anno.
La filiera degli Smart Building attiva un’occupazione altamente specializzata e ad
alto valore aggiunto. Nei prossimi anni, la trasformazione smart del parco edilizio in Italia potrà abilitare la creazione di oltre 200 mila posti di lavoro qualificati e specializzati. La diffusione degli Smart Building in Italia potrà abilitare la creazione di oltre 200 mila posti di lavoro qualificati e specializzati. Dall’indagine di The European House – Ambrosetti, si stima siano necessari circa 124 mila operatori specializzati (es. idraulici, muratori, elettricisti) e 54 mila installatori (es. installatori di sistemi HVAC, di sistemi di domotica e automazione, di impianti fotovoltaici). Inoltre, per supportare la trasformazione smart del parco immobiliare italiano, occorrono oltre 14 mila tecnici (es. manutentori, tecnici informatici e di cybersecurity, e system integrator), 11 mila ingegneri (es. ingegneri edili, elettronici, informatici) e 10 mila progettisti (es. architetti, termotecnici, designer d’interni).
LA CONNETTIVITÀ
La connettività rappresenta un elemento trasversale negli Smart Building non solo per ottimizzare la gestione interna, ma anche per integrare l’edificio con l’ecosistema circostante, in un’ottica di Smart City. L’analisi condotta dalla Community Smart Building ha evidenziato che negli ultimi 5 anni la maggior parte delle pubblicazioni scientifiche sulla connettività all’interno degli Edifici Intelligenti si sono focalizzate su tematiche di Internet of Things, Intelligenza Artificiale, efficienza energetica e Smart City. Le potenzialità della connettività sono un elemento centrale nello sviluppo degli Smart Building e abiliteranno in futuro sempre più use case grazie allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale e all’interconnessione con tutti i dispositivi installati nell’abitazione. La capacità di adattare il funzionamento dell’impianto in risposta alle esigenze dell’utente sarà uno dei fattori di successo principali di questi dispositivi intelligenti, in grado di abilitare benefici di natura sociale, in termini di facilità d’uso (anche da remoto tramite il proprio smartphone) e di mantenimento delle condizioni ideali di comfort interno all’abitazione. La connettività è un tema centrale anche per la riqualificazione smart dei centri urbani italiani in una visione di Smart City integrata. Le diverse tecnologie smart devono essere infatti compatibili con i software di gestione di una Smart City, garantendo lo scambio dei dati aggregati per consentire ad esempio l’analisi del fabbisogno energetico in tempo reale. ■
Nei prossimi anni, la trasformazione smart del parco edilizio in Italia potrà abilitare la creazione di oltre 200 mila posti di lavoro qualificati e specializzati.
Tavazzi (TEHA): “Abbiamo un parco immobiliare obsoleto, e occorre operare per riconvertirlo”
Il Rapporto Strategico 2024 della Community Smart Building ha analizzato le sfide e le opportunità per la trasformazione green e smart del parco immobiliare italiano. La Community, avviata nel 2022 da The European House – Ambrosetti, è una piattaforma multistakeholder che unisce business leader, rappresentanti delle Istituzioni e delle associazioni di riferimento per elaborare riflessioni e proposte d’azione per l’ottimizzazione della filiera degli Edifici Intelligenti.
Le riflessioni di Lorenzo Tavazzi - Senior Partner e Responsabile dell’Area Scenari e Intelligence di The European House –Ambrosetti: “La decarbonizzazione è un obiettivo centrale dell’Agenda strategica europea, con diverse iniziative e direttive, come il Green Deal, il pacchetto Fit for 55 e la Direttiva Europea Case Green, che mirano a ridurre le emissioni e i consumi energetici. In questo contesto, il settore edilizio è una leva fondamentale per ridurre le emissioni e i consumi energetici anche se ai trend attuali in Italia il settore non sarà in grado di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione previsti al 2050. Inoltre, l’Italia è caratterizzata da un parco immobiliare obsoleto, che vede l’84,5% degli edifici italiani costruiti prima del 1990 (contro il 65,6% della Francia e il 75,3% della Germania), e da un basso tasso di rinnovamento edilizio, che in Italia è pari
allo 0,85% all’anno (contro l’1,7% di Francia e Germania).
Considerando la posizione in cui l’Italia si trova attualmente, il tema della riconversione in ottica efficiente e smart degli edifici è di assoluta rilevanza, proprio in virtù dei benefici a livello ambientale ed economico per i cittadini attivabili. Infatti, l’efficientamento smart degli edifici potrebbe ridurre fino al 29% dei consumi energetici e fino al 24% delle emissioni di CO2, generando risparmi netti annuali stimati tra 17 e 19 miliardi di euro per le famiglie italiane. Investire nella riqualificazione degli edifici più vetusti potrebbe mobilitare investimenti per oltre 330 miliardi di euro potendo contare su una filiera estesa che include 35 settori e oltre 180 sottosettori, tra tecnologie, prodotti, software e servizi di supporto. Con un totale di 350 mila aziende attive, le attività economiche collegate alla dimensione dell’Edificio Intelligente impiegano 626mila occupati e generano 174 miliardi di euro di fatturato e 38 miliardi di euro di Valore Aggiunto.”
Cosa si può fare, dunque?
“Per fare fronte alla trasformazione del parco immobiliare è essenziale valorizzare anche la professionalità e le competenze qualificate investendo sulla formazione di professionisti che possano rappresentare una risorsa per tutta la filiera. La diffusione degli Smart Building in Italia potrebbe infatti portare alla creazione di 200.000 nuovi posti di lavoro qualificati e specializzati, considerando 124 mila operatori specializzati, 54 mila installatori, 14 mila tecnici, 11 mila ingegneri e 10 mila progettisti. Questi sono i dati che emergono dalla mappatura dei profili chiave necessari per il settore sia in termini di competenze che in termini di nuovi posti di lavoro che si verranno a creare, realizzata da The European House – Ambrosetti in collaborazione con le aziende partner della Community Smart Building.
Tuttavia, oggi in Italia l’opportunità eco -
nomica e sociale attivabile per il Paese a partire dalla trasformazione smart del parco immobiliare è frenata da una scarsa conoscenza del concetto di Smart Building e dalla percezione dei cittadini sulla presenza di diversi ostacoli alla riconversione smart del patrimonio immobiliare nazionale. Il 64,1% degli italiani ritiene di avere informazioni scarse, generiche o nulle riguardo al concetto di Smart Building. Oltre 1/4 dei cittadini ha la percezione di costi elevati delle tecnologie e degli interventi (26,9%) e lamenta difficoltà di accesso agli incentivi (20,3%). Una situazione che evidenzia la necessità per Istituzioni e aziende di favorire una maggiore consapevolezza sul tema per sostenere così la transizione ecologica del Paese.”
Dove si concentrano le proposte della Community Smart Building?
“Per accelerare l’implementazione del concept di edifici intelligenti in Italia, la Community ha identificato tre ambiti propositivi chiave: promuovere una revisione del sistema di incentivi che porti alla messa a norma digitale per legge degli edifici e assicuri l’idoneità dell’edificio per l’installazione di tutte le tecnologie smart in ottica di neutralità tecnologica; colmare il gap di competenze tecniche professionali anche lavorando sui modelli di collaborazione pubblico-privata e potenziando le competenze degli uffici tecnici della PA; e sviluppare iniziative di comunicazione e sensibilizzazione dei cittadini sui benefici degli Smart Building.
Queste azioni mirano a facilitare la transizione verso edifici più efficienti e sostenibili, contribuendo significativamente alla riduzione delle emissioni e al miglioramento del benessere abitativo. Un ulteriore strumento operativo raccomandato dalla Community è il Libretto della casa, a valenza legale, rilasciato da un esperto certificato, che tenga traccia di tutti gli interventi effettuati negli edifici e permetta di riconoscerne il valore secondo criteri di mercato.” ■
Lorenzo Tavazzi
CLASSE ENERGETICA DEGLI EDIFICI
Le differenze fra i Paesi europei
Il confronto, in un’analisi del CRESME, dei sistemi di certificazione delle prestazioni energetiche vigenti in Italia, Spagna, Francia e Germania
Nel nostro Paese, di fronte ai provvedimenti varati dai vertici dell’Unione Europea, non è raro scattino delle proteste accomunate dalla stessa logica, che vede l’Italia danneggiata dalle regole UE anziché essere aiutata.
Una dinamica che si sta ripetendo anche in tema di transizione energetica, ma è spesso viziata da un presupposto sbagliato: l’Italia non è l’Europa ma una parte dell’Europa, e lo stesso dicasi per i suoi interessi… Per questo è importante sapere, almeno in relazione alle questioni più importanti su cui si esprime Bruxelles, quali sono le normative vigenti nelle altre nazioni del continente.
Situazioni differenti nell’UE
Infatti, pur essendo portati “d’istinto” a pensare che le nostre regole siano più o meno le stesse degli altri Paesi europei, nella realtà non è affatto così e le differenze possono anche essere marcate
con la conseguente impossibilità, da parte dell’UE, di intervenire con innovazioni normative che mettano tutti d’accordo. Al riguardo, da una recente analisi del CRESME ci arriva un’interessante fotografia delle diverse situazioni presenti nelle più grandi nazioni dell’Unione Europea su un argomento della massima importanza: i criteri di classificazione energetica degli edifici. L’approfondimento sulle classi energetiche è contenuto in uno studio –realizzato da CRESME, Fondazione Symbola, Assimpredil Ance e European Climate Foundation – che prende in esame la situazione degli immobili italiani alle prese con la transizione energetica. Esplicito il titolo: “Il valore dell’abitare. La sfida della riqualificazione energetica del patrimonio edilizio italiano”, dove la portata della sfida emerge, appunto, anche dal paragone fra la nostra situazione e quella dei Paesi europei assimilabili all’Italia per popolazione e vastità del patrimonio edilizio.
Marco Ventimiglia
Metodiche e tempistiche diverse In particolare, nell’analisi del CRESME vengono messi a confronto i modelli di classificazione energetica degli immobili presenti in Italia, Spagna, Francia e Germania. Un lavoro dal quale emergono varie differenze, anche significative, come si può constatare dalle relative schede dedicate alla situazione nei quattro Paesi di riferimento. Si tratta di differenze riguardanti sia le metodiche di attribuzione della classe energetica, sia i tempi di attuazione, dove quest’ultimi consistono soprattutto nel recepimento nelle varie legislazioni nazionali della Direttiva UE 2010/30, il testo al cui interno sono indicati i requisiti energetici di cui tener conto nella classificazione degli edifici.
La conoscenza delle diverse modalità di attribuzione delle classi energetiche degli immobili rende possibile la comparazione delle situazioni nazionali. In particolare, l’analisi del CRESME si concentra sul “livello di severità” di ciascun Paese nel classificare il proprio patrimonio edilizio. Per determinarlo, “sono stati confrontati differenti Attestati di Prestazione Energetica al fine di poter trovare le stesse condizioni (climatiche e tipologiche) nel Paese analizzato e rendere confrontabili i relativi valori di fabbisogno di energia primaria non rinnovabile (EPgl, nren)”.
I quattro Paesi a confronto E se lo stereotipo vorrebbe il nostro Paese agli ultimi posti in fatto di “severità” normativa, nel caso in questione emerge una realtà ben diversa. Innanzitutto l’analisi evidenzia che in tema di classificazione energetica degli edifici fra le quattro nazioni esaminate la più severa è la Germania. Questo significa che, a parità di fabbisogno di energia primaria non rinnovabile, la classe energetica che i tedeschi attribuiscono ai loro immobili è più svantaggiosa rispetto a Italia, Francia e Spagna.
Nel dettaglio, la differenza tra classificazione italiana e tedesca è di circa una classe. Ad esempio, un immobile collocato in classe D in Italia corrisponde ad una classe E che viene attribuita in Germania
ad un immobile con le stesse prestazioni energetiche. Il nostro Paese, però, risulta a sua volta più severo di Francia e Spagna. “A parità di gradi giorno – si legge nell’analisi del CRESME – un’abitazione che in Italia è in classe G in Francia risulterebbe in classe F o addirittura in E, mentre in Spagna si collocherebbe in classe E”.
IL
MODELLO ITALIANO
In tema di classificazione energetica degli immobili, per l’Italia l’anno di svolta è rappresentato dal 2015, quando è stato abbandonato il vecchio sistema di classificazione per passare ad un modello più evoluto. In particolare, per ogni immobile viene calcolato “il fabbisogno di EP gl, nren (energia primaria globale non rinnovabile espressa in kWh/mq anno) e, attraverso software di calcolo certificati, lo si rapporta al fabbisogno di EP gl, nren dell’edificio di riferimento”.
Quando si parla di edificio di riferimento, si intende una costruzione che “ha identiche caratteristiche geometriche, di esposizione e di localizzazione dell’immobile da certificare, ma parametri energetici equivalenti ad una classe A1 (rapporto pari a 1 tra edificio certificato e di riferimento)”. Il rapporto tra il valore energetico dell’immobile da valutare e quello dell’edificio di riferimento permette quindi di classificare il primo in base all’apposita tabella contenuta nel Decreto Interministeriale 26 giugno 2015.
IL MODELLO TEDESCO
Guardando al modello tedesco di classificazione energetica degli immobili salta subito all’occhio un’importante differenza rispetto a quelli degli altri grandi Paesi dell’Unione Europea: vengono classificati gli edifici nel loro complesso e non le singole abitazioni. Le varie classi di performance energetica sono quindi definite “in base all’effettivo valore di energia consumata annualmente per raggiungere il confort interno, espresso in kWh/mq anno”.
C’è poi un’altra significativa differenza con Italia, Spagna e Francia, ovvero l’assenza di una suddivisione della nazione in zone climatiche.
Va inoltre considerato che in Germania esistono due tipologie di certificati di efficienza energetica:
1) il Certificato di fabbisogno che non dipende dal comportamento degli abitanti e viene calcolato sulla base delle caratteristiche dell’edificio e del riscaldamento; 2) il Certificato di consumo che invece dipende dal comportamento degli abitanti e viene calcolato sull’effettivo consumo misurato (prendendo in considerazione le bollette degli ultimi 3 anni).
Inoltre, va considerato che sul calcolo influisce anche la collocazione geografica, con i comuni italiani che sono stati suddivisi in 6 diverse zone climatiche (A, B, C, D, E, F) sulla base dei gradi giorno.
IL MODELLO FRANCESE
L’approccio francese alla classificazione energetica degli immobili è del tutto peculiare. Infatti, lo studio del CRESME sottolinea come, a differenza di quanto avviene sia in Italia che in Spagna, gli edifici residenziali vengono inquadrati nelle classi di performance energetiche “in funzione dell’effettivo valore di energia consumata annualmente per raggiungere il confort interno, della conseguente CO2 emessa e dell’isolamento termico”.
In Francia sono poi previste 3 diverse zone climatiche (individuate con le sigle H1, H2, H3), ad ognuna delle quali viene applicato un coefficiente di “gravità climatica” per contribuire al calcolo del fabbisogno energetico dell’edificio collocato in una di queste zone. C’è poi da considerare l’intervallo di gradi giorno misurato nel 2012 e nel 2020 in tutto il territorio francese
(comprendente quindi le zone climatiche H1, H2 e H3), che corrisponde all’incirca all’intervallo di gradi giorno che definisce la zona D nel nostro Paese (tra i 1.400 e i 2.100 gradi giorno).
IL MODELLO SPAGNOLO
Si è detto delle differenze esistenti fra le varie nazioni in materia di classificazione
energetica degli immobili, ma guardando alla Spagna si può parlare di un modello abbastanza simile a quello italiano. Il Documento ufficiale del Governo spagnolo del novembre 2015, denominato “Calificación de la eficiencia energética de los edificios”, stabilisce che l’appartenenza ad una classe energetica viene determinata sulla base del valore ottenuto dal calcolo di due indici (C1 e C2).
Va detto che anche in Spagna, in modo simile a quanto avviene nel nostro Paese, gli indici derivano da un rapporto, quello tra il fabbisogno di energia primaria dell’immobile oggetto della certificazione e il valore medio espresso dal parco di riferimento delle abitazioni nuove. Per quanto attiene le diverse zone climatiche, “in Spagna sono 17 e vengono definite sia dai gradi giorno (categorie di severità climatica d’inverno:a, A, B, C, D, E) sia dalla radiazione solare (categorie di severità climatica d’estate: 1, 2, 3, 4)”. ■
IL PROGETTO DI NORMA UNI1610383
Città,
comunità e infrastrutture sostenibili.
Integrazione
e interconnessione degli edifici-modello metodologico di riferimento
Pasquale Capezzuto
Presidente Commissione Tecnica UNI 058 “Città, comunità e infrastrutture sostenibili”
Le città svolgono un ruolo fondamentale per la realizzazione degli obiettivi del Green Deal europeo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e della transizione verde e digitale.
Le città, attanagliate da pesanti sfide (crisi climatica, ritardo nella transizione energetica ed ecologica, perdita di biodiversità, consumo di suolo, congestione, inquinamento, diseguaglianze sociali, mancanza di competitività), devono trasformarsi in città sostenibili, smart e resilienti in un percorso che mira agli obiettivi fissati nell’Agenda 2030.
Uno studio della rete internazionale C40 delle città annuncia che, entro il 2050, i
cambiamenti climatici interesseranno 1,6 miliardi di persone in 970 città del mondo, causando una serie di problemi, tra cui siccità, ondate di caldo, carenza di cibo, inondazioni, blackout e disuguaglianze sociali. L’adozione del modello di sviluppo sostenibile, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU, ossia uno sviluppo compatibile con i limiti planetari del Pianeta, nella vita sociale ed economica delle città, può consentire di affrontare in modo efficace le numerose sfide e quindi fornire alle persone condizioni di vita e sviluppo prospere e un’alta qualità della vita.
Il primo driver per questa trasformazione delle città sono gli edifici perché il settore
edilizio è uno dei maggiori consumatori di energia nell’UE, responsabile di circa il 40% dei consumi finali di energia e del 36% delle emissioni di CO2 (Commissione UE). Gli edifici possono svolgere un ruolo attivo nel contesto di un sistema energetico europeo intelligente, interessato da profonde innovazioni tecnologiche.
Inoltre, gli edifici si trovano ad affrontare gravi sfide dal punto di vista economico, ambientale, tecnologico e sociale, costituite principalmente dai cambiamenti climatici a livello globale e locale, dall’aumento dei consumi energetici dovuti al riscaldamento globale, dalla vulnerabilità ai disastri, dalla necessità di ridurre i consumi energetici e migliorare l’efficienza energetica dell’uso dell’energia e le emissioni di CO2 e allo stesso tempo offrire benessere e comfort agli utenti degli edifici.
Con quali approcci possiamo trasformare i nostri edifici?
Il consueto approccio progettuale procede per silos verticali, considera in modo settoriale le prestazioni individuali dell’edificio, principalmente l’efficienza energetica, e trascura le interazioni reciproche, le sinergie e le integrazioni tra le prestazioni, i fattori interconnessi e interagenti.
L’attuale contesto di riferimento, le policies europee sul clima e l’energia, le più recenti acquisizioni scientifiche e della normativa tecnica internazionale ed europea, in considerazione della complessità del tema, indicano la necessità di un approccio integrato alla progettazione e alla ristrutturazione degli edifici di tipo olistico e multidimensionale.
Lo sviluppo tecnologico per le infrastrutture di comunicazione e per gli impianti negli edifici (digital e smart technologies, IoT, big data, digital twin, BACS, ecc) fornisce soluzioni più efficienti ed efficaci per raggiungere i richiamati obiettivi. In considerazione del contesto su menzionato il mondo della normazione tecnica nazionale, la Commissione Tecnica dell’UNI 058 “Città, comunità e infrastrutture sostenibili”, con il suo gruppo di lavoro GL3, coordinato dall’arch. Antonella Tundo dell’ENEA, si è posta l’obiettivo di predisporre una norma che, tenendo conto del nuovo contesto, fornisse un innovativo approccio metodologico alla progettazione e gestione degli edifici, un approccio metodologico integrato, multiscala e multidimensionale, che considerasse le interazioni e le interconnessioni dell’edificio con
i livelli più ampi, il distretto, il quartiere, le comunità energetiche, la città.
Tale approccio, che si riferisce all’intero ciclo di vita dell’edificio, alle fasi della progettazione, realizzazione, uso, e dismissione, può garantire che gli edifici contribuiscano al conseguimento degli obiettivi di sostenibilità nelle città e allo stesso tempo migliorino l’efficienza dei processi, proteggano e ripristinino i sistemi ecologici, siano resilienti e smart, e assicurino il benessere delle persone. L’obiettivo generale della sostenibilità della città diventa un obiettivo per i professionisti dell’edilizia traducendosi nella sostenibilità degli edifici.
La norma individua e descrive le prestazioni che gli edifici devono assicurare nel ciclo di vita per consentire alle città di conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile e benessere delle persone.
Una esemplificazione della dimensione olistica degli edifici sostenibili è riportata nella Figura 1.
sostenibilità decarbonizzazione efficienza energetica resilienza connessione con la natura connettività salute, benessere e comfort circolarità efficienza operativa automazione digitalizzazione intelligenza connessioni e interazioni
L’approccio olistico considera tutte le dimensioni che caratterizzano le prestazioni integrate degli edifici, valorizzandone i rapporti e le interazioni.
Le prestazioni edilizie integrate incorporano prestazioni ambientali, sociali ed economiche, nonché le prestazioni tecniche e funzionali. La norma fornisce indicazioni sulle prestazioni primarie quali la sostenibilità, la decarbonizzazione, l’efficienza energetica, a scala urbana e di edificio, la resilienza e la connessione con la natura (Nature-based Solutions), a scala urbana e di edificio, la connettività, la salute, il benessere il comfort per le persone, la circolarità, la building automation, la digitalizzazione e l’intelligenza. Particolare attenzione viene posta al tema dell’infrastrutturazione digitale dell’edificio e all’intelligenza dell’edificio, viene fornito al panorama nazionale un approccio normativo per i cosiddetti smart buildings. Evidenziando come un edificio non possa ritenersi una monade nella città e nel sistema energetico urbano, vengono analizzate le interazioni dello stesso nel quartiere, nel distretto, nelle comunità energetiche, nella città e descritto come queste interazioni debbano essere integrate.
Si fornisce, dunque, una nuova acquisizione concettuale sul contributo degli edifici alla sostenibilità delle città: gli edifici che assicurano le suddette prestazioni e capacità di interazioni contribuiscono allo sviluppo sostenibile delle città.
La norma UNI, alla cui redazione hanno contribuito esperti del MASE, ENEA, dei politecnici e università, delle associazioni di categoria e ordini professionali, è di ausilio a tutta la filiera dell’edilizia, dai professionisti alle imprese edili, dal mondo immobiliare agli investitori, e agli amministratori pubblici, per individuare gli elementi concettuali di una progettazione che realizzi edifici di qualità e aderenti ai bisogni della nostra società e delle future generazioni. ■
Fig.1 Dimensione olistica dell’edificio
Nuove disposizioni per la registrazione nel portale F-Gas
Dario Ridolfi
La Commissione Europea ha adottato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Regolamento di esecuzione (UE) 2024/2473, del 19 settembre 2024.
Il regolamento fornisce le modalità di applicazione del regolamento (UE) 2024/573 (n.d.r. che ha rivisto la disciplina in materia di gas fluorurati) del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda la registrazione nel portale F-Gas e che abroga il regolamento di esecuzione (UE) 2019/661 della Commissione.
In particolare, per le imprese stabilite nell’Unione, diverse dagli organismi di controllo indipendenti, sarà necessario trasmettore alla Commissione le seguenti informazioni ai fini della registrazione nel sistema elettronico di gestione del sistema delle quote, dei requisiti per la concessione delle licenze di importazione e di esportazione e degli obblighi di comunicazione delle informazioni sui gas fluorurati a effetto serra (il «portale F-Gas»):
(a) nome e forma giuridica dell’impresa;
(b) indirizzo fisico dell’impresa, compresi la via e il numero civico, il codice postale, il nome della città e dello Stato
(c) numero di telefono dell’impresa, compreso il prefisso internazionale;
(d) numero di partita IVA dell’impresa;
(e) numero EORI (banca dati di registrazione e identificazione degli operatori economici) dell’impresa, se del caso;
(f) nominativo della persona di contatto che soddisfa le seguenti condizioni e relativo indirizzo di posta elettronica individuale utilizzato a fini professionali contenente, se del caso, un chiaro collegamento al nome dell’impresa:
(i) è un titolare effettivo dell’impresa o un suo dipendente;
(ii) è autorizzata ad adempiere tutti gli obblighi e svolgere le pertinenti attività connesse al portale F-Gas per conto dell’impresa così che diventino giuridicamente vincolanti per l’impresa;
(g) descrizione delle attività dell’impresa;
(h) conferma scritta dell’intenzione dell’impresa di registrarsi nel portale F-Gas, datata e firmata da un titolare effettivo o da un dipendente dell’impresa autorizzato a formulare dichiarazioni giuridicamente vincolanti a nome dell’impresa;
(i) coordinate bancarie dell’impresa nell’Unione utilizzate dall’impresa per le sue attività commerciali, convalidate mediante un documento timbrato, datato e firmato da un rappresentante bancario o un estratto conto bancario ufficiale originale relativo a tale conto bancario nell’Unione datato negli ultimi tre mesi.
La Commissione può chiedere a un’impresa di fornire informazioni sull’identità dei titolari effettivi dell’impresa e, se del caso, del rappresentante esclusivo dell’impresa.
Può inoltre chiedere all’impresa di trasmettere:
(a) informazioni supplementari o elementi di prova atti a dimostrare l’esattezza e la completezza delle informazioni fornite (b)il piano aziendale dell’impresa per le attività future e una panoramica delle precedenti attività;
(c)un documento che certifichi la struttura di gestione dell’impresa;
(d)informazioni sullo status giuridico o finanziario del titolare effettivo dell’impresa o del rappresentante esclusivo;
(e) informazioni riguardanti eventuali legami, ad esempio legami giuridici, economici o fiscali, con altre imprese, o con i titolari
effettivi di altre imprese, che hanno presentato una domanda di registrazione o che sono già registrati nel portale F-Gas; (f)informazioni o elementi di prova a sostegno del fatto che l’importatore o il produttore ha un’esperienza 3 anni consecutivi nel commercio di prodotti chimici o nella manutenzione di apparecchiature di refrigerazione o di condizionamento d’aria, pompe di calore o attrezzature antincendio;
(g)informazioni o elementi di prova che corroborino l’esattezza dell’indirizzo fisico già fornito;
(h)ulteriori informazioni o elementi di prova che corroborino l’esattezza delle informazioni già fornite.
In particolare, dal punto di vista operativo, il punto e) precedentemente indicato comporterà in molti casi la necessità di produrre per gli operatori del settore dichiarazioni da produrre al proprio fornitore.
Le imprese iscritte nel portale F-Gas assicurano che le informazioni fornite da esse stesse o per loro conto a norma del presente regolamento siano aggiornate e forniscono alla Commissione informazioni aggiornate non appena intervengano modifiche o le informazioni cessino di essere complete o esatte.
La Commissione può rifiutare di convalidare la registrazione di un’impresa nel portale F-Gas o sospendere la registrazione di un’impresa se ne ricorrano eventuali condizioni ostative. ■ https://www.fgas.it/
Scopri le ultime normative e aggiornamenti necessari per registrarsi correttamente al portale F-Gas, con tutte le informazioni obbligatorie per le aziende e i professionisti del settore
Connettività e ricarica elettrica offrono tanti vantaggi alle strutture alberghiere
Marco Ventimiglia
Prima il Wi-Fi e adesso le colonnine per i veicoli elettrici stanno diventando sempre più una parte importante dei servizi offerti dagli hotel alla clientela
L’evoluzione degli standard Wi-Fi: dalla 4ª generazione con il protocollo 11n, passando per la 5ª generazione con 11ac, fino alla 6ª generazione con 11ac Wave 2. Ogni avanzamento ha portato maggiore velocità, capacità e affidabilità per le reti wireless.
Carico e connesso. Quando si parla di alberghi e ospitalità, settore che in Italia ed Europa ha una storia secolare, trent’anni rappresentano un breve periodo di tempo. Eppure, se trent’anni fa qualcuno avesse usato queste due parole, carico e connesso, per descrivere due delle principali esigenze del cliente di un hotel, molto probabilmente sarebbe subito scattata la richiesta di un’ambulanza… Adesso, invece, poter essere carico, ovvero contare su un’infrastruttura di ricarica per il proprio veicolo elettrico o ibrido plug-in, rappresenta una richiesta sempre più frequente che viene formulata ad un hotel o un’agenzia turistica al momento della prenotazione. Quanto alla connettività, vale a dire la presenza di una rete Wi-Fi a disposizione
del cliente durante la permanenza, è già divenuta praticamente un obbligo per una struttura di ricezione.
Ricarica e Superbonus Alberghi
Per quanto riguarda la ricarica dei veicoli elettrici nelle strutture alberghiere occorre cominciare il discorso dal… Parlamento. Questo perché nel momento in cui leggerete queste righe avrà preso forma la nuova Legge Finanziaria e saranno divenute chiare le intenzioni del governo riguardo l’eventuale conferma di un’agevolazione chiave. Stiamo parlando del cosiddetto Superbonus Alberghi che prevede un recupero fiscale all’80% di una serie di spese sostenute. Fra queste figura espressamente “l’installazione di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici, che siano destinate ad uso esclusivo della struttura turistica oggetto dell’intervento”. Un provvedimento che ha consentito a molte strutture alberghiere di dotarsi per la prima volta di punti di ricarica ma che ha un “difetto”, sarà in vigore fino al 31 dicembre 2024 salvo, appunto, un’auspicabile proroga.
La possibilità di rientrare per buona parte dell’investimento appare sempre più essenziale per gli albergatori, i quali stanno prendendo coscienza che offrire la possibilità di effettuare la ricarica di un veicolo elettrico apre nuovi orizzonti. Infatti, la consapevolezza del viaggiatore, sempre più spesso acquisita su App dedicate al turismo, di poter contare su una “colonnina” per la propria auto elettrica in un hotel piuttosto che un agriturismo può anche convincerlo a modificare il suo percorso originario per fare tappa in un luogo inizialmente non contemplato.
In fondo per gli alberghi sarebbe una sorta di ritorno al passato, quando i viaggi venivano effettuati su carrozze trainate dai cavalli, con gli animali che tappa per tappa avevano bisogno di essere “ricaricati”, mentre a loro volta gli umani pernottavano e mangiavano.
Wi-Fi di qualità per gli alberghi
La diffusione del Wi-Fi nelle strutture alberghiere è decisamente in una fase più
matura rispetto a quella della ricarica dei veicoli. Riprendendo quanto detto a proposito di quest’ultima, se la disponibilità di una colonnina può valere una prenotazione in più per un hotel, la mancanza di una rete Wi-Fi adeguata può comportarne tutt’al più la cancellazione…
E abbiamo scritto rete adeguata perché la sua semplice presenza va ormai considerata un must per un qualsiasi albergo. Ma se la diffusione commerciale degli apparati che consentono l’accesso ad Internet (e ad altri servizi) in modalità wireless risale agli inizi del Duemila, nel corso degli anni si è assistito al succedersi di protocolli di trasmissione sempre più efficienti in termini di accessibilità, velocità e sicurezza. E come in tanti altri comparti, anche in quello dell’ospitalità c’è chi ha recepito costantemente i progressi delle reti Wi-Fi e chi lo ha fatto decisamente meno.
Fra l’altro c’è da considerare che l’abilitazione del Wi-Fi nelle strutture ricettive di medio/grande dimensione comporta spesso delle maggiori difficoltà per garantire una trasmissione ottimale del segnale a causa della più probabile presenza di interferenze e ostacoli fisici. Problematiche sempre più efficacemente risolte, appunto, dall’evoluzione dei protocolli di trasmissione, sia in termini di performance che di sicurezza. La versione
più evoluta è identificata dalla sigla Wi-Fi 6 (anche se proprio in questi mesi si sta affacciando sul mercato il suo successore Wi-Fi 7).
A renderlo particolarmente indicato per le strutture alberghiere – oltre alla velocità di processamento dei dati e i miglioramenti in termini di sicurezza e stabilità – c’è la capacità del Wi-Fi 6 di aumentare il tetto massimo del numero dei dispositivi collegabili simultaneamente, minimizzando i colli di bottiglia nell’accesso alla rete che possono provocare rallentamenti o interruzioni nelle connessioni.
Che cos’è il sistema DAS
Le peculiarità fisiche che caratterizzano le strutture alberghiere ci portano a parlare anche di quello che può essere definito come uno stretto alleato del Wi-Fi, ovvero il sistema DAS. La sigla sta per “Distributed Antenna Systems”, in italiano un sistema di antenna distribuito, vale a dire ovvero una rete di antenne collegate ad una sorgente comune capace di fornire un servizio wireless all’interno di una determinata area. Dunque, ragionando nell’ottica di un albergo, il DAS si rivela utilissimo per portare il segnale in aree dove il Wi-Fi non riesce comunque ad arrivare, piuttosto che garantirlo all’intera zona dove si trova la struttura di ricezione nel caso l’area in questione sia priva di connettività. ■
La multimedialità nell’Hospitality: un trend in crescita
Chiara Benedettini
Nel panorama sempre più competitivo del settore dell’hospitality, la multimedialità sta emergendo come uno dei trend più significativi e promettenti. Al centro di questa evoluzione troviamo la volontà di offrire un’esperienza completa e coinvolgente, capace di integrare diverse forme di media e comunicazione per attrarre e fidelizzare i clienti
Secondo l’Outlook and Trends Analysis di AVIXA, il mercato dell’ospitalità ha investito 8,7 miliardi di dollari in prodotti e servizi AV professionali nel 2020, con una crescita annua media (CAGR) del 5,9%.
Le aziende del settore ricettivo, dagli hotel ai bed & breakfast, stanno riconoscendo l’importanza di evolversi e adattarsi alle nuove aspettative dei viaggiatori. Oggi i clienti non cercano più solo un luogo dove pernottare, ma un ambiente che possa offrire esperienze dedicate e uniche, che possano far sentire a casa o, al contrario, proporre ambienti che nella quotidianità non abbiamo occasione di vivere. Secondo l’Outlook and Trends Analysis presentato di AVIXA (la più importante associazione che riunisce aziende e professionisti del settore AV Pro), il mercato dell’ospitalità ha speso 8,7 miliardi di dollari in prodotti e servizi AV professionali
nel 2020, e il mercato sta crescendo con un tasso medio annuale (CAGR) del 5,9%.
Ma siamo sicuri di non aver già avuto l’occasione di entrare in contatto con l’Audio Video nel settore dell’hospitality? Se ci pensiamo, è molto più diffuso di quello che sembri a prima vista. Infatti, l’AV non è un accessorio o un “plus”, ma spesso è parte integrante della proposta di ospitalità che ci viene offerta, caratterizzandola e definendola.
Le strutture ricettive che puntano sull’offerta congressuale si sono dotate di sale multimediali modulabili e combinabili a seconda del pubblico previsto, dotate di
dispositivi di proiezione (oppure LEDwall in caso di alta luminosità ambientale o di un effetto spettacolare), diffusione sonora di qualità con delay, microfoni a mano o ad archetto, sistemi di collaborazione che consentono di interagire con altre platee a distanza, o anche strutture per il broadcasting di contenuti registrati o dal vivo.
Erede della pandemia, che poi ha guadagnato una sua autonomia, è la presenza anche di studi virtuali che consentono di allargare e rendere più creativa la proposta, quando si aggiunge la necessità di condividere i contenuti con molti partecipanti in postazioni remote.
La multimedialità può costituire un elemento innovativo nelle stanze d’hotel, legato all’intrattenimento o all’informazione, tanto che più di una azienda (pensiamo a Philips, o Samsung) offre TV complete di collegamento a Internet, con le principali app native e già predisposte a ricevere contenuti definiti localmente come pagine di benvenuto, servizi, eventi in città ecc.
Entrando nel mondo dell’automazione, è possibile anche definire scenari d’uso, ad esempio una “modalità cinema” che chiude le tende, accende la TV e il sistema di diffusione surround, definisce una temperatura preimpostata e magari accende il “Do not disturb” fuori dalla porta. Sistemi di automazione e personalizzazione dei servizi in stanza che possono essere mutuati anche per il settore crocieristico, o delle vacanze in yacht privati.
Secondo il nuovo trend che vede l’hotel ibridarsi con il co-working, la ristorazione, l’arte ma anche il commercio e l’intrattenimento, l’AV può essere il protagonista di aree dedicate alla musica, con le tecnologie che troveremmo su un palco: diffusione sonora line array e sistema di monitor sul palco e di microfoni, videoproiezioni, un set di illuminatori – magari a LED – a testa mobile e programmabili, regia con consolle per il controllo dei segnali in entrata e di effetti luminosi e video. Il locale, aperto al pubblico esterno, può quindi diventare il luogo aperto dove chi soggiorna in hotel entra in contatto con i residenti della città. Come potrebbe ac-
cadere per una SPA con percorsi emozionali e allestimenti immersivi pensati per i clienti dell’hotel ma aperti anche al pubblico esterno.
Parlando di città, ecco anche il diffondersi di una nuova ospitalità dedicata ai lavoratori o, più precisamente ai “nomadi digitali”, un target tra i 20 e i 30 anni con incarichi che non presuppongono la presenza continuativa in ufficio o in un luogo determinato, e che fanno della mobilità una abitudine. Il modello del b&b potrà quindi essere aggiornato includendo postazioni per il lavoro da remoto, sistemi di unified collaboration oltre a una illuminazione e confort utili per le attività professionali.
Infine, troviamo un focus dedicato alla sostenibilità e all’uso responsabile delle risorse, che si sposa perfettamente con l’approccio multimediale. Molte strutture ricettive stanno adottando pratiche eco-friendly e comunicando attivamente il loro impegno attraverso video informativi e interazioni sui social media, conquistando così i viaggiatori più consapevoli.
La multimediaità nell’hospitality non è solo un trend passeggero, ma una vera e propria trasformazione, le strutture che sapranno abbracciare questo cambiamento e implementare strategie innovative saranno in grado di offrire esperienze uniche, contribuendo così a ridefinire il concetto di ospitalità. ■
www.avixa.org
Il Gold Tower di Napoli come nuova frontiera dell’hospitality
Ambienti curati e polifunzionali per un’esperienza sensoriale unica e personalizzata. Questo è il Gold Tower Lifestyle Hotel di Napoli, struttura ricettiva inaugurata all’inizio del 2022 che ha cavalcato, se non anticipato, la ripresa del turismo post-pandemica. Parallelamente a una concezione di albergo come spazio “aperto” non solo ai turisti e alle imprese, ma anche alla cittadinanza locale, la struttura si presenta come tecnologicamente avanzata e profondamente interconnessa. L’idea di fondo è quella di un albergo a 4 stelle superior, con all’interno due ristoranti e circa 1.000 m2 di SPA e percorsi benessere. L’installazione degli hotel TV è stato il primo step dell’intera operazione: servizi di accoglienza nelle stanze, digital signage con messaggi informativi nella SPA e nella ristorazione, grazie all’audiodiffusione vi è la possibilità di identificare un tipo di musica diversa per i singoli ambienti (giardino, aree comuni ecc.). L’area congressi può ospitare fino a 170 persone, con la possibilità di integrare videoconferenze in entrata e in uscita, con prodotti affidabili per un utilizzo continuo, e speciali in termini di design. La SPA ospita percorsi benessere e di sollecitazione sensoriale cromatica e uditiva, per il pubblico in cerca di relax e salute.
www.goldtowerhotel.it
TRANSIZIONE ENERGETICA E DIGITALE
La rivoluzione nascosta che sta cambiando gli alberghi
Marco Ventimiglia
Impianti solari, punti di ricarica, illuminazione
smart, sensori al servizio del software di controllo, erogazione intelligente dell’acqua… La tecnologia si diffonde negli hotel per una gestione sempre più sostenibile
La si potrebbe quasi definire una “rivoluzione nascosta”, nel senso che al cliente l’esperienza di un soggiorno alberghiero può non sembrare granché cambiata nel corso degli ultimi anni. Non si accorge, il nostro cliente un po’ pigro, che quell’hotel, dove magari è solito trascorrere con la famiglia le sue settimane al mare, ha invece cambiato faccia.
Sul tetto ci sono adesso dei pannelli solari, nelle aree comuni l’illuminazione, rigorosamente a LED, si attiva e disattiva con i sensori di presenza, l’acqua dei rubinetti viene erogata in modo “intelligente” mentre quella piovana si recupera ad uso interno, i servizi di lavanderia sono più efficienti grazie all’utilizzo dei tag RIFD nella biancheria, mentre ci sono delle colonnine di ricarica per le auto elettriche…
Hardware e software
Proprio così, la transizione energetica e digitale sta cambiando faccia al settore alberghiero con una velocità addirittura sorprendente, almeno per i non addetti ai lavori. Una trasformazione che nei casi più evoluti in pratica “accompagna” il cliente dal momento della prenotazione fino a quello della conclusione del soggiorno, il tutto grazie all’azione combinata di software e hardware.
E se, come scritto in apertura, il cliente spesso non fa caso alle novità, ad essere sempre più coscienti della necessità del cambiamento sono gli operatori alberghieri, il che significa dover definire e aggiornare gli obiettivi tecnologici delle strutture, con la programmazione dei relativi investimenti.
Il plus offerto dalla tecnologia nel settore dell’ospitalità si manifesta innanzitutto al
momento della prenotazione, che ormai spesso non avviene attraverso la classica telefonata o la visita ad un’agenzia turistica. A farla da padrone è sempre più l’utilizzo degli strumenti digitali, il che significa accedere alle App dedicate delle strutture alberghiere con smartphone e tablet, piuttosto che ai relativi siti Web tramite il computer. E l’accesso digitale permette una serie di operazioni durante la prenotazione che vanno ben oltre l’indicazione del check-in e del check-out. I clienti, infatti, possono indicare le proprie preferenze in fatto di cibo, servizi di pulizia e condizionamento delle stanze, wellness e altro ancora.
Evoluzione del PMS C’è poi un altro fondamentale aspetto del cambiamento digitale identificato dalla sigla PMS (acronimo di Property Management System). Stiamo parlando di un software già noto da tempo, ma se prima questa piattaforma permetteva alle strutture alberghiere di gestire essenzialmente le attività di front office, come le prenota-
zioni, le operazioni di check-in e check-out dei clienti, adesso le possibilità che offre sono molto maggiori.
Grazie alle sue continue evoluzioni, la piattaforma permette di fatto una gestione centralizzata di tutte le parti della struttura alberghiera. A potenziarla c’è l’impiego di sensori e smart technologies integrate, compresa quella dei televisori nelle stanze, che permettono di avere una reportistica in tempo reale e monitorare tutti i processi in atto, intervenendo dove sia necessario.
La presenza dei sensori ci porta a parlare di un altro pilastro del cambiamento digitale, quell’Internet of Things che impatta in modo sempre più significativo anche nel comparto alberghiero.
Un efficace esempio è rappresentato dall’utilizzo dei tag RIFD nella biancheria, negli asciugamani e nei tendaggi, grazie ai quali è possibile ottimizzare non poco i servizi di lavanderia. Quanto alle smart card piuttosto che ai braccialetti programmabili, che velocizzano e mettono in sicurezza gli accessi alle varie aree delle strutture, costi-
tuiscono probabilmente uno degli elementi del cambiamento più evidenti anche alla clientela degli alberghi.
La mutazione green
La transizione digitale si interseca inevitabilmente con quella energetica, e gli alberghi non fanno certo eccezione… Il settore, infatti, sta prendendo sempre più coscienza dei vantaggi offerti dalla green economy, che quindi diventa un’opportunità oltre che una necessità.
Quest’ultima parola rappresenta però l’inevitabile punto di partenza, e per capirlo basta ricordare quanto evidenziato dall’International Tourism Partnership. L’organizzazione ha calcolato che per mettere il settore alberghiero al passo con gli obiettivi fissati grazie all’accordo di Parigi sul clima occorre ridurre per la metà secolo l’emissione di gas serra del 90% rispetto ai valori misurati nel 2010. Dunque, la riduzione delle emissioni e l’ottimizzazione dei consumi energetici rappresentano temi di grande importanza per il settore dell’ospitalità.
Il plus offerto dalla tecnologia nel settore dell’ospitalità si manifesta innanzitutto al momento della prenotazione, che ormai spesso non avviene attraverso la classica telefonata o la visita ad
E gli spazi di manovra appaiono davvero enormi, a partire dalle installazioni fotovoltaiche che, sfruttando le spesso ampie superfici dei tetti, possono arrivare a coprire tutto o grande parte del fabbisogno energetico. Abbinando l’impianto solare con le pompe di calore si arriva poi ad ottenere una consistente riduzione dei consumi e costi legati al riscaldamento/ raffreddamento degli ambienti. Altri risparmi energetici si possono ottenere nell’illuminazione utilizzando solo dispositivi LED a basso consumo e installando sensori di presenza per limitare l’accensione permanente alle aree dove la luce è necessaria per motivi di sicurezza.
Gestire le risorse idriche
Un capitolo a parte merita la gestione alberghiera dell’acqua. Guardando al consumo idrico nelle stanze, i risparmi maggiori possono essere ottenuti sia riducendo la pressione delle docce, sia installando erogatori “intelligenti”. Molto importante è poi la presenza di sensori per il rilevamento delle perdite. Acqua che viene però utilizzata in molte altre aree di una struttura. Si è già detto delle lavanderie, che diventano più sostenibili con la gestione intelligente del bucato grazie ai tag RIFD.
Nelle cucine, invece, è importante dotarsi di elettrodomestici ad alta efficienza idrica e energetica. Infine, fra i possibili interventi c’è la realizzazione di un sistema di raccolta dell’acqua piovana in modo da ridurre il prelievo dalla rete idrica.
Tante possibilità d’intervento per le quali esiste già un’agevolazione ad hoc, la cui scadenza è però fissata a fine anno con l’auspicio quindi di una riconferma. Stiamo parlando del cosiddetto Superbonus Alberghi, che prevede un recupero fiscale all’80% degli interventi di ristrutturazione destinati a migliorare l’efficienza energetica, garantire la sicurezza antisismica, eliminare le barriere architettoniche e incrementare la digitalizzazione nelle strutture ricettive.
Nel dettaglio, il Superbonus Alberghi prevede il recupero delle spese effettuate per “interventi di incremento dell’efficienza energetica delle strutture”.
Si va quindi dalla coibentazione delle pareti esterne e dei tetti all’installazione di pompe di calore, dalla messa in opera di un impianto fotovoltaico all’efficientamento degli impianti di climatizzazione e della produzione di acqua calda. ■
La nuova frontiera per i Data Center: alla ricerca della sostenibilità
Rossano Capannini
Con numeri in forte crescita alimentati da una domanda di capacità di calcolo dovuta anche allo sviluppo dell’IA generativa, queste infrastrutture strategiche sono alla ricerca di una compatibilità con le politiche di decarbonizzazione.
Un Data Center è una struttura fisica che ospita Server, sistemi di archiviazione dati, dispositivi di rete e altre infrastrutture tecnologiche. Questi elementi lavorano insieme per archiviare, elaborare e gestire enormi quantità di dati (Big Data). Il Data Center è quindi una struttura che sarà sempre più importante ed essenziale anche in futuro per il funzionamento di molte applicazioni e servizi digitali, come siti web, servizi cloud, piattaforme di streaming, e-commerce e sistemi aziendali interni. Inoltre, sarà sempre più impiegato per l’Intelligenza Artificiale (AI) che da poco si è affacciata nell’ambito della digitalizzazione. Queste strutture sono dotate di sistemi avanzati di protezione dei
dati in grado di evitare attacchi informatici da hacker ed evitare perdite dei dati in elaborazione, garantendo praticamente, con una opportuna ridondanza, la disponibilità dei Servizi praticamente 24 ore su 24 ore e 7 giorni su 7. In sintesi, il Data Center è il “cuore” tecnologico delle operazioni digitali moderne, che garantisce che dati e servizi siano praticamente sempre protetti e accessibili dall’utenza.
Ci sono principalmente due tipologie di Data Center: gli Hyperscale Data Centers utilizzati dai giganti tecnologici come Google, Amazon Web Services (AWS), Microsoft e Facebook, ecc. (attualmente si stima che ce ne siano nel mondo, con questa funzione, circa 800), i Data Center Regionali e Locali che sono più piccoli, spesso utilizzati da aziende private o per servizi locali.
Ubicazione dei principali Data Center nel mondo e in Italia
Sulla base di stime recenti, sembra che di Data center nel mondo ce ne siano più di 8.000, anche se distribuiti in modo non omogeneo. Questo numero include sia grandi Data Center aziendali, che strutture più piccole di cui diverse anche private. Il paese con il maggior numero di Data Center sono gli Stati Uniti che ne ospitano circa il 30-35% del totale mondiale, principalmente concentrati nella Silicon Valley, in Virginia e Texas. Nell’area Europea gli stati con maggiore concentrazione di Data Center sono la Germania, il Regno Unito, i Paesi Bassi e la Francia.
In Asia attualmente il numero di Data Center si sta espandendo principalmente in Cina, in Giappone, in India e Singapore, mentre in America Latina e in Africa sta iniziando la diffusione di Data Center grazie principalmente a Google, Amazon e Microsoft. In Italia, il numero di Data Center è in crescita costante, soprattutto grazie alla crescente domanda di Servizi Cloud, tecnologie digitali, all’Intelligenza Artificiale e all’espansione delle infrastrutture IT. Attualmente, ce ne sono circa 120-150 operativi nel Paese, variando da strutture più piccole a grandi centri di colocation e hyperscale principalmente concentrati nelle Regioni del Nord e in parte a Ovest. Infatti Milano è il principale Hub tecnologico del Paese grazie alla sua posizione strategica per le connessioni internazionali; Roma è un altro Hub importante per i servizi governativi e istituzionali e ospita i principali Data Center di Operatori di
Telecomunicazioni nazionali ed esteri.
A seguire Torino grazie alla presenza di infrastrutture tecnologiche avanzate dovute all’esistenza del Politecnico di Torino, così come la Regione Emilia-Romagna che ha intrapreso un percorso di digitalizzazione avanzato della Regione e alla presenza del CINECA (consorzio interuniversitario) che ospita uno dei Supercomputer più potenti d’Europa. Infine, Venezia e Trieste stanno sviluppando Hub Tecnologici grazie alla strategica vicinanza all’Europa Centrale e Orientale. L’Italia, di fatto, sta diventando sempre più rilevante nel panorama europeo dei Data Center, con investimenti continui per potenziare le infrastrutture e migliorare la connettività del Paese e soprattutto per lo sguardo che sta rivolgendo sempre più verso le energie rinnovabili.
I consumi energetici dei Data Center Il problema dei Data Center oggi è che sono sempre più energivori, infatti il loro consumo energetico è un aspetto critico a livello globale, data la crescente domanda di servizi digitali, l’arrivo della Intelligenza Artificiale, il continuo aumento del traffico internet, del cloud computing e tutti i sistemi per i big data. Queste strutture richiedono energia non solo per alimentare i server e le apparecchiature di rete, ma anche e soprattutto per il raffreddamento, garantendo che le temperature dei dispositivi elettronici siano mantenute a livelli operativi sicuri.
A livello globale, queste strutture assorbono una quantità significativa di energia infatti si parla di un consumo mondiale attualmente stimato dall’A-
genzia Internazionale dell’Energia tra l’1% e l’1,5% dell’elettricità totale prodotta nel mondo, quindi di un consumo di circa 200-250 TWh (TeraWatt ora) In Italia si stima attualmente un consumo energetico tra i 2 e i 3 TWh all’anno.
L’Intelligenza Artificiale, nonostante gli sforzi dei tecnici informatici per semplificare gli algoritmi e quindi ridurre i consumi, farà salirà nel breve/medio termini i consumi energetici alle stelle.
Si prevede che la spesa nel mercato globale delle infrastrutture per l’Intelligenza Artificiale compresi appunto anche i Data Center raggiungerà i 423 miliardi di dollari entro il 2029 (fonte DataCenter Knowledge), crescendo a un tasso annuo del 44% nei prossimi 6 anni.
La sfida futura per i Data Center
La sfida che si profila all’orizzonte attualmente nel mondo dei Data Center è principalmente l’efficientamento energetico cioè la riduzione dei consumi energetici e l’uso sempre più importante delle fonti energetiche rinnovabili.
Il parametro che esprime l’efficienza di un Data Center è il PUE (Power Usage Effectiveness) che indica quanta energia viene utilizzata per i dispositivi IT rispetto all’energia totale consumata dal Data Center per raffreddamento, illuminazione e servizi accessori in genere.
Unito al PUE l’altro elemento fondamentale e sicuramente anche più importante è la percentuale di utilizzo delle energie rinnovabile quali l’eolico, il solare, l’idroelettrico, e fonti a biomasse, per rendere queste infrastrutture sostenibili.
In questo contesto l’Uptime Institute Global Data Center Survey 2022 sostiene che la maggior parte degli operatori del settore si aspettano presto obblighi di rendicontazione delle emissioni di Carbonio, ma molti di questi dichiarano di non essere preparati in merito. Sempre in questo contesto i governi di tutto il mondo stanno intensificando i loro sforzi per espandere i programmi di sostenibilità al fine di ridurre la pressione sulle reti elettriche, oltre a identificare modi per gestire meglio le risorse idriche. In Italia, al riguardo, ad Agosto 2024 il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Direzione Generale Valutazioni Ambientali) ha emesso il documento “Linee Guida per le Procedure di Valutazione Ambientale dei Data Center”
Tornando al PUE, per valutare da che punto si parta per l’efficientamento energetico, nel 2022 i Data Center più grandi erano attestati con un PUE pari a circa 1,55 il che significa, nel complesso, che queste infrastrutture spendono il 55% di energia per il raffreddamento, la distribuzione dell’energia e le funzioni ausiliarie rispetto all’IT. Il Data Center Thermal Management & Sustanaibility End-User 2022, condotto dalla Società di ricerca Omdia, afferma che i Data Center Hyperscale hanno la migliore metrica PUE. Infatti, l’84% degli intervistati tra gli operatori del settore, hanno dichiarato di avere un PUE inferiore ai1,5 e il 44% ha specificato un valore inferiore a 1,25
Il rapporto evidenzia che la maggior parte degli intervistati ha dichiarato che il PUE rimarrà stabile almeno fino alla fine del 2025, ma il 17% degli intervistati ha indicato un PUE superiore a 1,5, dimostrando che c’è spazio per migliorare e quindi un discreto lavoro da portare avanti. Per facilitare l’interpretazione di questi dati si sottolinea che un PUE pari a 1 rappresenta l’efficienza massima teorica, in cui tutta l’energia consumata dal Data Center è utilizzata esclusivamente per alimentare le apparecchiature IT, senza alcun spreco di energia per il raffreddamento, l’illuminazione o altre infrastrutture.
Un PUE pari a 2 significa che la metà dell’energia totale è consumata dalle apparecchiature IT, mentre l’altra metà è spesa per altre attività, come il raffreddamento. Per quanto riguarda la sostenibilità vera e propria, il 45% degli intervistati ha dichiarato di utilizzare risorse di energia
rinnovabile per i propri Data Center che rappresentano meno del 25% del budget energetico totale
Possibili sviluppi futuri per i Data Center in Italia
Come abbiamo visto, in Italia i Data Center sono principalmente presenti al Nord, Nord-Ovest dell’Italia, ma alcune Regioni del sud di Italia potrebbero avere una vocazione naturale per ospitare nuovi Data Center. Infatti, la realizzazione di Data Center in una certa area dipende anche dalla necessità di elaborare e veicolare connessioni ad alta velocità per importanti dorsali ottiche che afferiscono a queste aree da diverse parti del mondo.
Ad esempio, Palermo , Catania e Bari sono punti importanti di approdo di cavi ottici marini che collegano rispettivamente l’Europa, l’Africa, i Balcani e tutta l’Europa Orientale.
Un altro elemento fondamentale nella scelta del posizionamento dei Data Center al sud, che può fare la differenza, è la disponibilità di energia rinnovabile di tipo eolico e solare. È l’esempio della Regione Puglia, che ha una produzione di energie rinnovabili notevolmente superiore al fabbisogno della popolazione ivi residente e che potrebbe essere utilizzata per l’alimentazione sostenibile di Data Center.
In questo contesto, diventa particolarmente interessante l’iniziativa che si svolgerà in occasione della Fiera Smart Building Levante a Bari il 14 e 15 novembre di quest’anno. Gli organizzatori, infatti, in collaborazione con IDA (Italian Datacenter Association) il 15 novembre hanno organizzato il primo Mediterranean Data Center Meeting, che affronterà proprio il tema delle potenzialità delle regioni meridionali come sedi di data center sostenibili. ■
Puglia: Hub Sostenibile per Data Center Digital & Green per la Transizione del Futuro
La Regione Puglia è particolarmente rilevante in questo contesto, grazie alla sua elevata produzione di energia da fonti rinnovabili, come eolico e solare, e al suo territorio a bassissima sismicità.
Inoltre, Bari rappresenta un nodo strategico dell’infrastruttura digitale europea, con dorsali sottomarine che collegano il nord e il sud, oltre all’est e all’ovest.
Questi fattori rendono la Puglia una location ideale per la costruzione di nuovi data center, offrendo un approvvigionamento sicuro di energia green, in grado di rendere queste infrastrutture energeticamente sostenibili e carbon neutral, affrontando così una delle principali sfide di questo settore.
Se ne parlerà a Smart Building Levante, Bari al meeting Mediterranean Data Center il 15 Novembre 2024
Info: Pentastudio info@smartbuildinglevante.it
Nel contesto della Digital Transformation i Data Center rappresentano il fondamento dell’economia digitale
Intervista a Sherif Rizkalla
Presidente IDA-Italian Datacenter Association
IDA - Italian Datacenter Association
- è l’associazione italiana dei costruttori e operatori di Data Center nata a dicembre 2022 con l’intento di mettere insieme le aziende più rilevanti del settore per costruire uno spazio comune da cui operare per il riconoscimento e lo sviluppo di un’industria dei Data Center forte ed efficiente in Italia.
Ne parla il Presidente, Sherif Rizkalla: “Questo è l’obiettivo primario che ci consente poi di operare sotto diversi aspetti, come il rafforzamento della presenza dei data center sul territorio, la promozione dell’efficienza energetica e sostenibilità sociale ed ambientale, lo sviluppo di talenti e competenze del Settore, così come la ricerca di una regolamentazione sempre più specifica - come dimostrato
recentemente con la presentazione della proposta di legge delega al Governo sui Data Center.”
I punti cardine dell’associazione I pilastri della struttura dell’Associazione sono 5 e corrispondono proprio agli obiettivi introdotti poco fa, sui quali i nostri Gruppi di Lavoro interni (comitati tecnici) intervengono quotidianamente: Riconoscimento del Settore, Accesso & Costo dell’Energia, Sostenibilità, Permessistica ed Educazione.“Sono aree chiave dove l’intervento di IDA può essere decisivo, in un momento storico in cui la sfida della Digital Transformation - in particolar modo per le imprese italiane - ha acceso i riflettori sulle infrastrutture IT responsabili di ogni operazione online, evidenziando come i Data Center siano il vero fondamento dell’economia digitale. È qui che la nostra associazione concentra tutti gli sforzi necessari per contribuire a fare dell’Italia la sede ideale, non solo a livello europeo ma anche a livello globale, dove rafforzare la presenza di Data Center.”
Il ruolo dei data center e il Contesto italiano
Il Presidente delinea le potenzialità del nostro Paese: “Secondo i nostri dati, il mercato italiano ha raggiunto nel 2023 i 262 MW di potenza installata, facendo segnare la più alta crescita tra i grandi paesi europei (+27% annuo, contro il 20% della Spagna, il 16% della Francia, il 14% della Germania).
Una crescita destinata a non fermarsi, con
uno sviluppo previsto tra il 29% e il 35% annuo nei prossimi 5 anni, arrivando ai 1190 MW, di cui 240 nella componente colocation e 950 in quella degli hyperscaler. Da qui le potenzialità di un territorio come quello italiano in cui, come accennato prima, le imprese italiane alle prese con la trasformazione digitale sono numerose. In termini di costruzioni e investimenti, infatti, la zona di Milano si posiziona come il polo principale dei Data Center in Italia (164 MW, che dovrebbe arrivare a 572 nel 2028).
Ma stiamo osservando anche la notevole crescita della zona di Roma (15 MW nel 2023, 95 previsti nel 2028) e degli ottimi sviluppi al Sud, con Caserta, Bari e Napoli.
La Data Center Economy italiana è di fronte a un’opportunità senza precedenti: fino a 15 miliardi di euro di potenziali investimenti in nuove infrastrutture attesi entro fine 2025. Questi fondi ingenti avranno un impatto rilevante sul territorio, contribuendo a creare un ecosistema di vantaggi sia per le filiere locali che si occuperanno dei cantieri sia per i comuni che ne beneficeranno per potenziare i servizi ai cittadini
I Data center possono offrire grandi opportunità per le comunità in cui entrano a far parte, considerando ad esempio il fatto che possono nascere dal recupero di strutture fatiscenti o aree industriali dismesse. E non solo, basta pensare al numero di posti di lavoro che il comparto è in grado di generare.
Ad oggi si stima che in Italia ci siano più di 17.000 persone impiegate in questa industria. E questo è solo l’inizio. Quello a cui siamo di fronte è un settore che ha un bisogno crescente di figure professionali con competenze solide e diversificate.
Non si tratta solo di profili tecnici di matrice ingegneristica, che sono di sicuro necessari e molto richiesti, ma anche architetti, ambientalisti e filosofi.
Da più parti si dice che il lavoro del futuro sarà proprio all’interno dei data center giocando un ruolo chiave nel concretizzare progetti e iniziative che siano davvero a favore del benessere delle comunità locali con il fine ultimo di contribuire a rendere l’Italia una potenza digitale nella scacchiera europea e globale” ■ www.italiandatacenter.com
Sherif Rizkalla
SMN ARCHITETTI ha firmato l’ambizioso e vincente progetto di rifunzionalizzazione dell’immobile denominato “Isolato 45”
ISOLATO 45: la nuova sede ISTAT
nel centro storico di Bari
Ilaria Rebecchi
Committenza del progetto: AGENZIA DEL DEMANIO
Dir. Reg. Puglia e Basilicata
Consulenza alla certificazione: AKE – Architecture Klima Engineering srl
Progetto architettonico: SMN Architetti
Progetto Strutture: Ing. Michele CAPPIELLO
Progetti impianti meccanici / elettrici: Ing. Biagio LAURIERI
Ing. Mariangela LAURIERI – Ing. Nicola LAURIERI – P.I. Vincenzo ANGELASTRI
Commissioning Authority: Ing. Giuseppe Colaci de Vitis
Impresa di costruzione: MICOR S.R.L.
IL CONTESTO
Il già esistente palazzo residenziale era costituito da un edificio in muratura a tre piani e sviluppo a blocco irregolare, costruito nella metà del XIX secolo. L’edificio è situato in Strada della Torretta angolo Vico De’ Gironda all’interno del centro storico di Bari, quasi a ridosso delle più antiche mura nella zona meridionale della città, si è sempre trovato in una posizione laterale, vicino ad schiera ad altri edifici, ed è divenuto di proprietà demaniale e restaurato nel 1967.
La struttura dell’immobile vanta una muratura portante con solai latero-cementizi e alcuni ambienti a piano terra più antichi e inglobati nella riedificazione in elevazione.
Il progetto di rifunzionalizzazione dell’immobile è stato pensato come un’evoluzione della fabbrica oggetto di intervento, grazie al contributo di riflessione progettuale in grado di dialogare con la storia dell’edificio e con le sue stratificazioni.
Obiettivo del progetto è stato conservare l’edificio, adattandolo al contempo alle nuove esigenze funzionali e normative, mantenendone integre autenticità ed estetica.
I LAVORI
Valutata la possibilità di trasformazione degli spazi e dei necessari adeguamenti funzionali, tecnologici e normativi, delle linee di minore resistenza, sono state privilegiate scelte distributive in grado di non sconvolgere l’apparecchiatura strutturale e spaziale pre-esistente.
L’immobile è stato reso più facilmente accessibile anche grazie ad un adeguato collegamento meccanico verticale e al rifacimento del vano scala esistente.
L’utilizzo di innovative tecnologie ad alta efficienza energetica e fonti rinnovabili (come l’impianto fotovoltaico e le pompe di calore) hanno permesso di raggiungere gli obiettivi di riduzione del consumo di energia elettrica e dell’impatto ambientale dell’edificio. In tal senso, gli impianti delineati assicurano durata e affidabilità nel tempo, limitando i costi di gestione e manutenzione.
Riscaldamento e raffrescamento degli ambienti tra piano terra, primo e secondo, avvengono con impianti indipendenti ad espansione diretta ai quali si aggiunge un impianto di ventilazione meccanica controllata che garantisce il corretto ricambio d’aria e il miglioramento della qualità ambientale interna e un impianto di raccolta delle acque meteoriche.
SOSTENIBILITÀ
La riduzione dei consumi di acqua potabile e il risparmio idrico si sono raggiunti attraverso l’uso di dispositivi idonei al target e con un impianto specifico per la raccolta e il trattamento delle acque meteoriche, nonché attraverso l’utilizzo di componenti impiantistici nel rispetto dei caratteri storico-artistici dell’edificio.
IL PRIMO EDIFICIO CERTIFICATO GBC HISTORIC BUILDING® DEL SUD ITALIA
“Isolato 45“ha ottenuto la Certificazione del Protocollo di sostenibilità GBC Historic Building® Questo grazie alla particolare attenzione posta nella scelta delle soluzioni tecniche, tecnologiche e impiantistiche adottate, nonché a materiali altamente performanti, dall’alto pregio tecnico-estetico ed eco-compatibili e certificati durante il loro ciclo di vita. L’edificio è caratterizzato da un’elevata efficienza energetica e dalla capacità di ridurre il consumo energetico della struttura e ottimizzandone l’impatto ambientale.
Particolare attenzione è stata data alla scelta di impianti capaci di garantire un’elevata efficienza energetica e all’implementazione di fonti energetiche rinnovabili, volta al consumo energetico della struttura e ottimizzandone l’impatto ambientale. ■
Scuola di Isnello, promossa con lode dal Green Building Council Italia
Stefano Ferrio
Progettato dallo
Studio AM3 di Palermo, l’istituto comprensivo Pirandello è il primo in Sicilia a ottenere la certificazione “Leed” in virtù dei suoi elevati parametri di sostenibilità. È il frutto di un approccio olistico per mitigazione paesaggistica, risparmio energetico, comfort diffuso
Stupisce, ma non troppo, che in Sicilia la prima scuola così Smart da essere certificata “Leed”, per gli standard di sostenibilità previsti dal Green Building Council, sorga proprio a Isnello. Isnello, “Isineddu” in siciliano, comune di nemmeno 1300 anime collocato nella cintura metropolitana di Palermo, è infatti uno di quei tipici borghi italiani dove le ridotte dimensioni sprigionano, in modo quasi miracolistico, tesori di paesaggio, arte e cultura di valore non misurabile. Ora, alle chiese impreziosite da quattrocentesche croci pensili, alle feste popolari come la processione delle “Frottole” e alla magnifica modernità di un parco astronomico delle Madonie, si
aggiunge il nuovo istituto comprensivo Luigi Pirandello di Isnello, in via di ultimazione. Lo ha commissionato il Comune allo Studio AM3 Architetti Associati di Palermo, con progetto firmato dall’architetto Filippo Lupo inerente un’area di 1690 metri quadrati dove, una volta completato, l’edificio didattico intitolato al più grande drammaturgo del ‘900 italiano avrà un volume di 6mila714 metri cubi.
Così presenta l’opera l’architetto Alberto Cusumano, che nel 2013 fondò lo Studio AM3 assieme a Marco Alesi e Cristina Calì: “Nel 2021 abbiamo progettato la nuova scuola di Isnello, che è anche il primo progetto scolastico certificato Leed in Sicilia, ormai in fase di ultimazione. Il complesso scolastico sarà alla fine costituito da due aule di scuola per l’infanzia, cinque aule di istruzione primaria, e tre aule di istruzione secondaria di I grado. Il pieno rispetto dei principi dell’Universal Design, adottati in tutto il mondo dall’ente di certificazione Green Building Council Italia*, ha fatto sì che il progetto superasse la Leed Design Review acquisendo tutti i crediti previsti per il design”. Se si entra nello specifico della nuova scuola di Isnello si vede come i parametri richiesti per la certificazione Leed siano stati pienamente rispettati. A cominciare dalle aule, dagli spazi comuni e dal paesaggio di apprendimento, luoghi in cui le soluzioni tecniche regolano l’acustica costruttiva e ambientale per garantire il necessario comfort e qualità agli ambienti di lavoro e di apprendimento. L’organizzazione degli spazi di gruppo predilige un’esposizione che garantisce
A sinistra Alberto Cusumano, architetto assieme a Cristina Calì e Marco Alesi fondatori dello studio AM3
ottime condizioni di illuminazione: la maggioranza delle aule infatti sono esposte a est e ovest e sono dotate di schermature solari e di diffusori di luce. Tutti i livelli sono collegati da una scala centrale ampia, aperta a molteplici usi e illuminata dall’ampio lucernario a soffitto.
Le coperture dei due volumi che compongono il primo piano ospitano una sistemazione a verde di tipo estensivo, dalla bassissima manutenzione, così da contribuire al comfort dell’edificio, oltre a mitigare l’impatto visivo dello stesso. Ecco perché insieme al tetto verde saranno collocati gli impianti relativi al fotovoltaico e al solare termico.
L’involucro dell’edificio è costituito da un sistema di profili di alluminio ad altezza variabile, con struttura di sostegno metallica retrostante, ancorata al pannello di tamponamento dell’edificio. Tali lamelle, dalla colorazione variabile dal giallo al verde e al blu, risultano continue su quasi tutta la superficie dei prospetti, e si interrompono in corrispondenza delle aperture delle aule e dell’attacco a terra dell’edificio. Infatti, al primo piano, gli elementi in alluminio fungono da schermatura solare, essendo poste davanti alle vetrate.
Al pianoterra, invece, le lamelle sono con-
tenute da elementi in alluminio che definiscono una spezzata, la quale si alza e si abbassa dando enfasi all’area di ingresso e all’area della mensa. Il profilo degli infissi del pianoterra ha un andamento variabile: i telai e gli imbotti seguono il profilo di una spezzata ad altezze fra i 2,40 e i 3,40 mt, aggettando maggiormente in prossimità proprio degli ingressi e della mensa, al fine di definire un’area protetta dalle intemperie. I montanti degli infissi, dal passo costante e ravvicinato, hanno valenza strutturale e sono rivestiti da un “carter” (involucro) in alluminio pre-verniciato. Pertanto imbotti, montanti e pensiline sono del medesimo materiale. Gli spazi esterni infine si articolano su due livelli: l’area accessibile dalle aule della scuola dell’infanzia è organizzata in appezzamenti che ospitano gli orti didattici, mentre al livello inferiore la grande terrazza ospita un’area protetta per le attività di laboratorio e motorie. La palestra e i locali annessi saranno sostanzialmente mantenuti nella distribuzione e recuperati nelle finiture e negli impianti. “Il progetto dell’istituto comprensivo di Isnello – commenta l’architetto Cusumano - si fonda su un approccio olistico per mitigazione paesaggistica, riduzione consumi idrici ed energetici, comfort visivo termico acustico, costruzione a secco, recupero rifiuti da demolizione.
In ragione di ciò la scuola sarà usata anche negli orari extra scolastici attraverso attività di laboratorio con realtà già presenti sul territorio come la scuola di ricamo e l’osservatorio astronomico.
Infine, tutto il processo di progettazione e costruzione della scuola ruota attorno ad un processo partecipativo che coinvolge tutta la cittadinanza di Isnello: attraverso laboratori e giornate di visita in cantiere è stato possibile costruire un percorso di condivisione e confronto di tutto il progetto”. ■
* Green Building Council Italia (GBC Italia) è un’associazione senza scopo di lucro cui aderiscono le più competitive imprese e le più qualificate associazioni e comunità professionali italiane operanti nel segmento dell’edilizia sostenibile.
Alla Loyola University
Stefano Ferrio Foto: Moreno Maggi
Incontro con l’architetto Ignazio Lo Manto, che ha firmato l’ampliamento
del John Felice Center, sede romana dell’ateneo cattolico di Chicago. La sfida è stata
quella
di
integrare nuovi edifici in un contesto molto definito.
Con esiti che nella cappella riguardano anche il sacro
Sulla sommità del Colle della Balduina, a nordovest del centro di Roma, in questi ultimi anni ha preso vita un’idea di Architettura quanto mai integrata e innovativa nello stesso tempo.
Ciò è avvenuto con l’ampliamento del John Felice Rome Center, campus universitario della Loyola University Chicago, una delle università private cattoliche gesuite più importanti degli Stati Uniti.
Dal 1978 il centro ha la sua sede in un ordinato complesso di edifici che, progettati dall’ingegnere Ignazio Breccia Fratadocchi, comprendono il dormitorio, gli uffici, la biblioteca e la mensa.
A partire dal 2019, su questo blocco si è innestato il progetto di ampliamento a firma del giovane architetto siciliano Ignazio Lo Manto.
Quello che alla fine è nato è un insieme architettonico che, pur non sottraendosi al confronto con il contesto in cui si trova, cerca un dialogo concreto con gli edifici e il sito circostanti.
Architetto Lo Manto, quale è la sfida più probante che è stata affrontata per ampliare il John Felice Rome Center?
“Durante la progettazione dell’ampliamento del John Felice Rome Center, è stata affrontata la sfida di integrare nuovi edifici in un contesto già consolidato. L’obbiettivo è stato quello di creare un dialogo tra il nuovo e l’esistente, evitando sia il mimetismo che i contrasti eccessivi. Tuttavia, questo equilibrio non è stato facile da raggiungere”.
Quali scelte si sono rivelate vincenti?
“Quelle dei materiali, innanzitutto. Sono stati selezionati materiali come il mattone, l’acciaio e il vetro per stabilire un legame visivo e concreto tra le diverse parti del complesso. Il mattone, in particolare, con la sua texture e il suo colore uniforme, ha giocato un ruolo cruciale nel modulare la luce e conferire un senso di massa agli edifici. Tuttavia, l’uso di materiali così distinti ha richiesto un’attenta considerazione per evitare che il nuovo sembrasse troppo dissonante rispetto all’esistente”.
Una volta imboccata questa direzione, che ruolo ha assunto la tecnologia?
“Un aspetto tecnologico innovativo del progetto è stato l’uso del legno X-lam per la costruzione. Questo metodo, noto per la sua sostenibilità e resistenza, ha permesso di realizzare strutture leggere ma estremamente robuste.
L’adozione del legno X-lam ha rappresentato una sfida tecnica, ma ha anche offerto l’opportunità di sperimentare nuove soluzioni architettoniche e costruttive. Inoltre, l’uso del sistema X-lam ha notevolmente ridotto i tempi di costruzione, permettendoci di completare l’intero ampliamento in un solo anno.
Questo risultato è stato possibile grazie alla rapidità di assemblaggio e alla precisione che il sistema X-lam consente”.
Alla fine di questo percorso ha preso forma un’opera che colpisce per la sua trasparente essenzialità.
“Vero. La semplicità delle forme è stata una scelta deliberata per creare spazi che invitano all’esplorazione e alla riflessione.
La cappella, con la sua croce scavata nella parete, rappresenta un esempio significativo della filosofia progettuale.
La luce, che entra dall’alto e si diffonde nello spazio, crea un’atmosfera che varia durante il giorno, favorendo la meditazione e la preghiera. Tuttavia, la gestione della luce è stata una sfida complessa, che ha richiesto numerosi aggiustamenti per ottenere l’effetto desiderato”.
Quale idea di architettura esprime alla fine il John Felice Rome Center?
“In conclusione il progetto mira a creare un’architettura che dialoghi con il con-
testo, offrendo un’esperienza dinamica e coinvolgente per chi lo vive. Tuttavia, riconosco che ogni scelta progettuale comporta compromessi e che l’equilibrio tra innovazione e rispetto per l’esistente è sempre delicato. Spero che il risultato finale riesca a trasmettere la mia visione e a offrire un ambiente stimolante e accogliente per studenti e visitatori”. Il risultato finale dell’intervento operato dall’architetto Lo Manto è definito in modo quanto mai nitido da queste parole di Elisabetta Avallone: “La luce è strumento e materia di questa architettura, agisce sulle masse rivelando il sistema compositivo delle intersezioni tra i volumi, si intensifica e si riflette sulle chiare superfici orizzontali delle pavimentazioni interne ed esterne definendole stabilisce gerarchie tra gli spazi, segna i percorsi e rivela la presenza e la qualità dello spazio sacro”.
Nella cappella a cui Elisabetta Avallone fa riferimento introducendo il concetto di sacro, la strategia progettuale organizza l’interazione luce-spazio nel senso più completo e in tutte le sue declinazioni. “La luce – scrive sempre Avallone - fa il suo ingresso dall’alto attraverso il grande lucernario trapezoidale posto al di sopra dell’altare, si riflette sul travertino utilizzato per la finitura del pavimento e della parete d’altare, si diffonde dall’apertura a Est con un effetto di “luce indiretta” rifrangendosi sul retro del setto “absidale”, penetra diretta dalla croce scavata nella parete Ovest (una citazione architettonica colta e pertinente) incidendo all’interno dello spazio il segno-simbolo proveniente dalla fenditura e si infila nelle strette feritoie verticali a sud e a est creando una sorta di pattern. ■
Dal punto di vista tecnologico l’edificio supera i limiti normativi offrendo una soluzione più pregiata dal punto di vista del basso impatto ambientale, della qualità del comfort e della sostenibilità nel suo complesso: contenimento del fabbisogno energetico dell’edificio, ottenimento del massimo comfort ambientale, adozione di un sistema building automation mirato ad ottenere la massima semplicità di utilizzo dell’edificio da parte degli utenti e del massimo contenimento degli spazi energetici, massimizzazione dell’utilizzo dell’illuminazione naturale attraverso la soluzione di sistemi di controllo.
Obiettivo: migliorare la qualità della vita delle persone più fragili
Una casa per amico: tra Smart Home e competenze digitali
Il progetto di Informatici Senza
Frontiere vede la rinnovata collaborazione con Nice fino al 2025 per la consulenza e fornitura di soluzioni di Home Management per case che dialogano con gli utenti
Nice, azienda leader globale nell’Home Management Solution, supporta da tempo l’associazione senza scopo di lucro Informatici Senza Frontiere (ISF). Questo sostegno si estende al progetto ‘Una casa per amico’, presentato durante il Roadshow SBI 2024 e che supporta le persone fragili che vivono sole, migliorando la loro quotidianità in casa, riducendo i rischi di incidenti domestici, facilitando le comunicazioni con amici e parenti, ma anche semplificando il lavoro di assistenti e caregiver.
Il progetto
Nella prima parte del progetto, iniziato nel 2019, con l’appoggio di diversi partner tra cui Regione Veneto, Gruppo Polis di Padova e AUSER, (Associazione di volontariato) Treviso, Nice ha offerto soluzioni e consulenza per rendere smart nove unità abitative ‘pilota’.
La buona riuscita di questa fase sperimentale ha portato alla prosecuzione del progetto, che coinvolge comunità del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia.
Nello specifico, con il sostegno del Comune di Treviso e di Unicredit, entro fine anno verranno rese smart almeno sei ulteriori unità abitative nel comune di Treviso, in aggiunta a un programma di formazione per gli utenti e i loro caregiver, e con l’assistenza tecnica da parte di Nice.
In contemporanea, a Pordenone verrà avviata una nuova fase del progetto in collaborazione con due enti assistenziali.
Stefano Ferrio
Questa comprende l’installazione, la formazione e il monitoraggio dell’utilizzo dei dispositivi da parte degli utenti fragili che abitano le case-alloggio coinvolte.
Attualmente sono in programma già quattro progetti di case smart in situazioni di co-housing, a cui se ne aggiungeranno altre nel corso dell’anno prossimo.
All’interno del programma ‘Una casa per amico’, ogni abitazione si colloca in contesti diversi per livello di fragilità e necessità di monitoraggio degli ospiti, siano essi persone anziane o adulti con disabilità. Questa importante sfida nasce dal desiderio di migliorare la qualità della vita delle persone, semplificando i movimenti quotidiani e realizzando spazi abitativi sicuri e smart, dove ognuno possa sentirsi libero.
Un progetto sperimentale che mette la tecnologia al servizio di un’esigenza sociale
“La collaborazione con ISF per il progetto ‘Una casa per amico’ rientra perfettamente nella visione di Nice ed evidenzia l’importanza del supporto agli enti locali nell’ottimizzazione delle proprie strutture.
La tecnologia ha raggiunto un grado di maturità tale da permettere un utilizzo ottimale e diversificato delle soluzioni di Home Management, integrandole in molti contesti della vita quotidiana.
Nice vuole dare un contributo prezioso e lo fa consentendo di gestire la casa con un’unica app, garantendo semplicità, sicurezza e protezione a tutte le persone, a partire da quelle più fragili”, dichiara Andrea Cesaretti, General Manager di Nice Italia
“Portare la tecnologia nelle case delle persone fragili è una grande sfida. Per affrontarla, è essenziale avere a disposizione strumenti di qualità, affidabili, resilienti, intuitivi e di facile gestione.
Noi, come ISF, abbiamo identificato sin dall’inizio Nice come partner, consapevoli della qualità delle sue tecnologie.
Oltre a ciò, abbiamo riscontrato da subito, nelle persone che lavorano in azienda, una grande capacità di supporto tecnico e umano, così come un’autentica volontà di contribuire all’impatto sociale del progetto” spiega Marco Pasquato, responsabile di ‘Una casa per amico’ per Informatici Senza Frontiere.
“Il continuo ampliamento dell’offerta Nice ci permette di sperimentare nuove soluzioni. I nostri prossimi passi si focalizzeranno soprattutto sulla gestione accessi, sul controllo della climatizzazione e dei consumi energetici, azioni che ci impe -
gneremo a rendere ancora più agevoli per gli utenti fragili.”
Aiutare le persone fragili a vivere in case che le supportano I volontari ISF hanno sviluppato un sistema IoT basato sulle tecnologie Nice e implementato per il contesto specifico di abitazioni per persone anziane o con disabilità. Si tratta di un sistema smart, modulato a seconda della situazione abitativa , capace di rilevare anomalie presenti negli ambienti, quali varchi aperti, perdite d’acqua e presenza di fumo: potenziali fattori di rischio di cui vengono allertati sia gli utenti sia i loro caregiver in caso di prolungamento del pericolo. In questo contesto, anche gli assistenti vocali e i comandi a pulsante giocano un ruolo importante, perché garantiscono la gestione indipendente dei dispositivi in ogni stanza e la chiamata immediata in caso di necessità. Infatti, grazie alle tecnologie Nice, i caregiver verranno avvisati in tempo reale su problematiche e possibili rischi per i loro assistiti, permettendo interventi tempestivi.
Inoltre, grazie alle soluzioni smart meter installate, Nice permette il monitoraggio della potenza assorbita nelle stanze e della temperatura in casa, con benefici in termini di efficientamento energetico.
Formazione per utenti e caregiver
Grazie alle associazioni e agli enti benefici coinvolti, è stato avviato un programma di formazione mirata rivolto a operatori sanitari, caregiver e familiari, per imparare a leggere le informazioni che possono evidenziare punti di attenzione molto precisi, come un elevato numero di alzate notturne o variazioni inconsuete della temperatura ambientale.
La formazione è prevista naturalmente anche per gli utenti, affinché possano gestire al meglio la propria smart home attraverso dispositivi poco invasivi e di facile utilizzo, che garantiranno loro di sentirsi vicini ad amici e parenti.
Una piccola rivoluzione che permette alle persone fragili di vivere gli spazi abitativi in autonomia, ma con la tranquillità di essere protetti da potenziali rischi. Inoltre, in alcuni casi, in accordo con gli enti che gestiscono le abitazioni, ISF raccoglie informazioni in forma anonima che vengono analizzate per evidenziare comportamenti altrimenti non individuabili senza una presenza costante nelle abitazioni. L’obiettivo è migliorare costantemente il programma e i benefici per gli utenti fragili. ■
Nice
Fondata all’inizio degli anni ‘90, è leader globale nell’Home Management Solution, con un’offerta completa di soluzioni integrate per l’automazione di cancelli, garage, sistemi per schermature solari, sistemi di parcheggio, sistemi di allarme wireless e home security, per applicazioni residenziali, commerciali e industriali; sistemi smart e connessi per applicazioni residenziali e commerciali, per i settori della sicurezza, controllo accessi, IA (Intelligenza Artificiale), health & wellness, controllo e power/ AV. Nice ha avviato un percorso strategico di espansione e ampliamento del proprio portafoglio di soluzioni e piattaforme connesse, per offrire un’ampia scelta di soluzioni personalizzabili e facilità d’uso per il consumatore finale. A ciò si aggiunge il rafforzamento ed espansione in mercati ad alto potenziale di crescita; l’ampliamento, oltre a una rinnovata attività di branding, per competere in nuovi segmenti di mercato.
Nice oggi può contare su un’organizzazione di oltre 2.800 persone su 5 continenti, che vantano un ricco bagaglio di competenze e di culture diverse, oltre a 15 centri R&D e 13 stabilimenti produttivi al servizio dei propri partner e clienti in oltre 100 paesi del mondo.
Informatici senza
Frontiere
In un mondo che cambia, Informatici Senza Frontiere propone un nuovo uso della tecnologia più intelligente, sostenibile e solidale. Offre il proprio tempo, le proprie competenze, esperienze e passioni informatiche per realizzare progetti no profit, privilegiando contesti di emarginazione e difficoltà e situazioni di emergenza, in Italia e nei Paesi in via di sviluppo.
Nata il 24 novembre 2005 Informatici Senza Frontiere è una APS che ha oggi 12 sezioni regionali, oltre 300 soci, centinaia di progetti al suo attivo ed un’importante presenza al Vertice Mondiale 2013 ITU dell’ONU come rappresentante a livello europeo di ciò che l’IT può fare nel settore della disabilità.
L’hotel
sostiene
“Milano per gli alberi” del comune di Milano e lancia uno stimolo al settore
HOTEL MILANO SCALA: un caso studio virtuoso tra sostenibilità ed economia circolare
Ilaria Rebecchi
Da anni l’Hotel Milano Scala adotta un insieme di accorgimenti che hanno reso inevitabile l’inserimento della struttura tra i 36 alberghi più sostenibili del mondo dall’UK National Geographic Traveler nella sua guida Earth Collection: è stato il primo hotel a Milano a utilizzare un sistema di climatizzazione di Mitsubishi Electric, a recupero di calore condensato ad acqua, unità di trattamento aria e produzione di acqua calda sanitaria che si avvale dell’elettricità come fonte di energia; dispone di una terrazza panoramica, con un orto che fornisce la cucina di alcuni componenti di pasti nel rispetto della filosofia farm to table; offre aria pulita grazie al gran numero di piante; permette la presa in carico dei rifiuti organici tramite Borsino Rifiuti, da cui si ricavano anche cortesie per i clienti della struttura.
A questi elementi è dovuto il riconoscimento della Certificazione DCA ESG che garantisce la sostenibilità e affidabilità della struttura ricettiva.
“La Certificazione DCA ESG – ha dichiarato il CEO di Dream&Charme – rappresenta un elemento fondamentale per il turismo e il suo futuro a livello internazionale nella
considerazione che il mercato è sempre più preparato rispetto ai temi di sostenibilità e affidabilità. La decisione dell’Hotel Milano Scala di ottenere la Certificazione DCA ESG, sotto accreditamento internazionale, evidenzia una lungimirante valutazione, coerente con la propria solida strategia di sviluppo e in linea con i grandi players internazionali dell’hospitality”
Dream&Charme è un organismo di certificazione italiano indipendente, che fa parte del Global Sustainable Tourism Council, accreditato da Accredia, che definisce i criteri mondiali per il turismo sostenibile in linea con la normativa europea.
L’Hotel Milano Scala si è unito al progetto di economia circolare di Borsino Rifiuti che ha ricevuto dalla C.C.I.A. il premio Impresa e Valore 2023: un’iniziativa consente all’Hotel di lavorare in modo più sostenibile e verso l’impatto zero, contribuendo alla salvaguardia dell’ambiente di tutta la città e allo sviluppo di un’economia circolare a servizio di una vera e sostenibile economia di consumo.“, ha poi illustrato quali sono le pratiche della struttura a favore dell’Economia Circolare Sostenibile.
L’Hotel Milano Scala ha scelto di aderire al
progetto di economia circolare che prevede la raccolta differenziata e il riciclo dei rifiuti organici e riciclabili prodotti dalla struttura, installando due sistemi di auto compostaggio delle frazioni organiche prodotte dal ristorante e dal terrazzo. Grazie a Borsino Rifiuti, lo scarto prodotto viene riciclato in materia prima, a sua volta utilizzata per la produzione di prodotti a impatto ambientale ridotto.
Riguardo agli impianti di climatizzazione, l’azienda giapponese Mitsubishi Electric, ha dotato l’Hotel di un innovativo sistema Compo Multi VRF serie WR2, un impianto di climatizzazione e produzione di acqua calda a recupero di calore che opera senza immettere agenti inquinanti nell’atmosfera. La scelta di questa tipologia di impianto assicura un risparmio energetico stimabile in circa il 35% ~ 45% rispetto a un sistema tradizionale, e a una riduzione delle emissioni di CO2 stimabile in circa -40% ~ 50% rispetto ad una caldaia a gas, e -50% ~ 60% rispetto a una caldaia tradizionale.
L’impegno per la sostenibilità contribuisce al fondo “Milano per gli alberi”, nato anche per prendersi cura degli alberi milanesi
danneggiati in seguito alla tempesta di luglio 2023. Infine, il Comune di Milano ha presentato la stima dell’assorbimento di particolato da parte delle piante presenti. Il risultato di queste strategie è che l’Hotel risulta sempre un passo avanti nel contesto del turismo consapevole e sostenibile.
“La sostenibilità non è un traguardo, ma un cammino che non finisce mai. Lo si percorre facendo attenzione a tutte le tecnologie per l’ambiente man mano che vengono proposte sul mercato e adottando quelle più consone alla struttura.”, Vittorio Modena, amministratore di Hotel Milano Scala. ■
La decisione dell’Hotel Milano Scala di ottenere la Certificazione DCA ESG, sotto accreditamento internazionale, evidenzia una lungimirante valutazione, coerente con la propria solida strategia di sviluppo e in linea con i grandi players internazionali dell’hospitality.
Sintesi dei lavori del Summit for Territories 2024 LA TRANSIZIONE DIGITALE
E SOSTENIBILE
Il Summit for Territories 2024, organizzato dalla Smart Buildings Alliance, si è tenuto l’11 settembre 2024 a Roma e ha visto la partecipazione di esperti del settore e rappresentanti istituzionali. L’evento, diviso in due sessioni, ha messo in luce l’importanza della transizione digitale e della sostenibilità delle infrastrutture italiane.
I lavori sono stati moderati dal dr. Luca Baldin ed introdotti dal Presidente dell’Ordine dei Periti Industriali Laureati, dr. Giovanni De Baggis, che ha sottolineato la centralità del confronto tra professionisti e istituzioni. La prima sessione si è svolta presso il Palazzo delle Carte Geografiche, dove si è discusso l’importanza della collaborazione con gli ordini professionali italiani. La seconda sessione, presso la Sala Della Regina della Camera dei Deputati a Palazzo Montecitorio, ha visto la partecipazione dell’On. Antonio Baldelli, membro della Commissione Telecomunicazioni, il
Il summit ha posto l’accento sul ruolo dello smart metering nel monitoraggio dei consumi energetici in tempo reale, fornendo dati essenziali per ottimizzare l’uso delle risorse e ridurre gli sprechi
quale ha ribadito l’impegno del governo a supporto della digitalizzazione del Paese. Relatori e Tematiche Chiave.
• Il dr. Domenico Di Canosa, Presidente di SBA Italia, ha aperto i lavori introducendo l’associazione, delineandone gli scopi, i metodi e i programmi futuri. Di Canosa ha evidenziato come la Smart Buildings Alliance miri a promuovere soluzioni digitali e sostenibili per migliorare la qualità della vita nelle città italiane ed a collaborare con tutti i principali enti italiani di normazione e formazione per l’innalzamento della conoscenza dei sistemi digitali ed informatici al servizio dei cittadini.
• L’ing. Ernesto Santini, Vicepresidente di SBA Italia, ha presentato l’evoluzione tecnologica sostenibile per edifici e infrastrutture. Nel suo intervento, Santini ha sottolineato che, per raggiungere gli obiettivi del Green Deal Europeo in modo efficace e nei tempi stabiliti, è fondamentale concentrarsi sugli obiettivi piuttosto che sulla tecnologia in sé, la quale muta costantemente. Ha inoltre evidenziato come spesso un passaggio forzato con obiettivi sfidanti sia la chiave per una profonda transizione tecnologica. Secondo Santini, questo processo può essere abilitato da grandi investimenti in ricerca e sviluppo, portando a scoperte dirompenti che non solo aiutano a raggiungere gli obiettivi ambientali, ma danno anche un forte impulso all’economia di un Paese, virando il commercio a suo favore.
• L’ing. Antonio Sacchetti, Chairman del Working Group sulla Digital Energy, ha spiegato come la gestione energetica dipenda sempre più da un’infrastruttura digitale attiva e a bassa latenza. Solo attraverso una rete digitale efficiente sarà possibile cogliere appieno le opportunità offerte dalle energie rinnovabili, contribuendo alla transizione verso una produzione energetica decentralizzata e sostenibile.
• L’ing. Andrea Lanna, Chairman del Working Group sulla Qualità dell’Aria negli Edifici e Convenor dei lavori sulla Mobilità Sostenibile, ha evidenziato l’importanza di un approccio digitale integrato tra mobilità elettrica, hub di scambio e trasporto pubblico. Lanna ha sottolineato come le tecnologie digitali possano migliorare significativamente la gestione della mobilità urbana, facilitando la transizione verso veicoli elettrici e soluzioni di trasporto pubblico più efficienti e a basso impatto ambientale.
• Il dr. Luca Girodo, Coordinatore del Working Group sulla Cyber Security, ha chiuso i lavori presentando la necessità di sicurezza
nella gestione dei dati. Girodo ha sottolineato che la crescente digitalizzazione delle infrastrutture e dei servizi urbani richiede livelli di sicurezza sempre più avanzati per proteggere i dati sensibili, e ha discusso le soluzioni offerte dalla cybersecurity per garantire l’integrità dei sistemi.
Edge Computing e Telecomunicazioni: Le Basi della Trasformazione Digitale Tra i temi chiave del summit, l’Edge Computing ha ricevuto particolare attenzione come tecnologia abilitante per la gestione delle risorse digitali e ambientali. Questa tecnologia offre alle digital companies, ISP ed ASP l’opportunità di sviluppare nuovi servizi digitali che migliorano la qualità della vita dei cittadini, oltre a fornire nuove opportunità di crescita economica in un settore dove la semplice vendita di connettività non è più sufficiente. L’integrazione dell’Edge Computing con le infrastrutture di fibra ottica obbligatorie negli edifici nuovi o ristrutturati (impianti multiservizio) è stata indicata come un passaggio fondamentale per la gestione più efficiente delle risorse.
Smart Metering, Demand Side Management e Vehicle to Grid
Il summit ha posto l’accento sul ruolo dello smart metering nel monitoraggio dei consumi energetici in tempo reale, fornendo dati essenziali per ottimizzare l’uso delle risorse e ridurre gli sprechi. Il Demand Side Management (DSM), presentato da Sacchetti, è stato identificato come uno strumento strategico per ottimizzare il consumo energetico in base alla disponibilità di energia rinnovabile. Attualmente, il DSM può essere applicato nelle tre forme accessibili di micro-grid: autoconsumatori, Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) e Virtual Power Plant (VPP).
• Autoconsumatori: I singoli produttori di energia rinnovabile, come proprietari di impianti fotovoltaici, possono sfruttare il DSM per ottimizzare l’uso dell’energia prodotta localmente.
Attraverso il DSM, gli autoconsumatori possono programmare i loro consumi in base alla disponibilità di energia, riducendo il ricorso alla rete elettrica tradizionale e massimizzando l’autoconsumo. Ad esempio, sistemi di riscaldamento e climatizzazione intelligenti possono essere attivati nei momenti di picco della produzione solare, migliorando l’efficienza energetica senza compromettere il comfort.
• Comunità Energetiche Rinnovabili (CER): Il DSM permette alle CER di coordinare la produzione e il consumo di energia tra più utenti. In questo modello, i membri di una
comunità condividono l’energia prodotta localmente, ottimizzando l’uso delle risorse e riducendo al minimo gli sprechi.
Grazie a una gestione intelligente dei flussi energetici, il DSM permette di distribuire l’energia in modo equilibrato, assicurando che la produzione rinnovabile venga utilizzata in tempo reale.
• Virtual Power Plant (VPP): Le VPP aggregano diverse risorse energetiche distribuite per formare una centrale elettrica virtuale. In questo contesto, il DSM consente di gestire i carichi energetici e di bilanciare la produzione e il consumo tra vari attori. Questo sistema permette di rispondere in modo flessibile alle esigenze della rete, vendendo l’energia in eccesso quando necessario o riducendo i consumi durante i picchi di domanda.
Le VPP, supportate da strategie di DSM, possono quindi contribuire alla stabilità della rete, offrendo servizi di bilanciamento e aumentando la resilienza del sistema energetico.
Per quanto riguarda l’adozione del Vehicle to Grid (V2G), Andrea Lanna ha sottolineato che questa tecnologia può iniziare ad essere implementata su larga scala con la creazione di hub di scambio tra la mobilità personale e il trasporto pubblico. In questi hub, i possessori di veicoli elettrici potranno lasciare il loro veicolo collegato alla rete elettrica mentre utilizzano il trasporto pubblico, trovando il proprio veicolo carico al ritorno, con tariffe di ricarica estremamente vantaggiose.
Inoltre, tali hub permetteranno di decongestionare il traffico cittadino e rappresenteranno piccoli Virtual Power Plant (VPP), gestendo il flusso energetico attraverso strategie di Demand Side Management (DSM), contribuendo così al bilanciamento della rete e all’adozione più diffusa della mobilità elettrica.
Conclusione del Summit for Territories 2024
Il Summit for Territories 2024 ha ribadito l’importanza di un approccio integrato tra digitalizzazione e sostenibilità delle città italiane. L’on. Antonio Baldelli ha sottolineato l’impegno del governo nel supportare la transizione digitale del Paese, riconoscendo l’importanza di tecnologie come l’Edge Computing, il DSM e il V2G per il futuro dell’Italia.
Le soluzioni discusse rappresentano un’opportunità per migliorare l’efficienza energetica, la sostenibilità ambientale e la qualità della vita dei cittadini, consolidando il Paese come leader nella transizione verso un’economia digitale e green. ■ www.smartbuildingsalliance.it
SMART BUILDING LEVANTE 2024
Dal 14 al 15 Novembre torna a Bari l’evento di riferimento per l’innovazione impiantistica e tecnologica nel mondo dell’edilizia
Sotto i riflettori la doppia transizione energetica e digitale, resa obbligatoria dalla direttiva europea case green, con un potenziale mercato di 330 miliardi di euro nei prossimi anni. Ma anche l’innovazione delle strutture ricettive turistiche e la candidatura pugliese ad ospitare i nuovi data center, ovvero l’infrastruttura digitale più importante del momento, per un evento ad altissimo tasso di innovazione rivolto a tutti i professionisti del sud Italia.
Le strategie nazionali in tema di transizione green e digitale del patrimonio edilizio, l’uso delle energie rinnovabili, la sicurezza, la resilienza e la sostenibilità dei centri urbani e le opportunità per un Sud “hub energetico” d’Europa. Saranno questi i temi al centro di “Smart Building Levante 2024”, terza edizione della fiera biennale internazionale sull’impiantistica e l’edilizia nell’area del Mediterraneo, che si svolgerà a Bari nei giorni 14 e 15 novembre presso la Nuova Fiera del Levante Una manifestazione che intende affrontare i principali temi strategici del presente e del futuro in questo settore dal punto di vista tipico delle regioni che si affacciano sul Mediterraneo
Un evento che si presenterà quest’anno completamente rinnovato, grazie all’alleanza con Nuova Fiera del Levante e alla partnership con MIBA-Milan International Building Alliance di Fiera Milano
“Una fiera con un respiro internazionale, ma realizzata con il territorio e per il territorio”, ha detto Gaetano Frulli, Presidente della Nuova Fiera del Levante.
“Il nostro obiettivo è di orientare i contenuti e renderli coerenti con le specifiche vocazioni della Puglia, del sud d’Italia e dell’area del Mediterraneo. Per questo avremo come interlocutori tutti gli operatori del nostro territorio e quelli delle regioni transfrontaliere, con le quali Bari ha una lunga tradizione di rapporti amichevoli. Parleremo infatti non solo di edilizia green, ma anche di ricettività turistica e, per la prima volta, di data center sostenibili proponendo questi territori come ideali per attrarre importanti investimenti”
“Sarà un nuovo numero zero”, dichiara Luca Baldin - event manager della manifestazione, “che dopo gli anni difficili del covid riprende, innovandola, la formula vincente della prima edizione del 2018, proponendo al territorio un evento altamente inclusivo, progettato e realizzato con una moltitudine di realtà che credono in questa manifestazione, a partire dalla Nuova Fiera del Levante per arrivare al Politecnico di Bari e ai tre Distretti produttivi pugliesi del settore.
Il format si avvale inoltre della partnership con MIBA, grazie alla quale sarà in grado di proporre una visione a 360 gradi sulle soluzioni per produrre edifici a zero emissioni, sia nuovi che ristrutturati, dotati di tutti i più moderni servizi”. ■ www.smartbuildinglevante.it
GLI EVENTI SPECIALI
Nell’ambito di “Smart Building Levante 2024”, si svolgeranno diversi eventi speciali:
• la seconda edizione della “Bari Smart City Conference”, un evento di alto profilo scientifico organizzato in collaborazione con il Politecnico di Bari sul tema “Presente e futuro delle città del Mediterraneo” (13 e 14 novembre presso il Politecnico di Bari e la Nuova Fiera del Levante);
• un workshop sull’hospitality con edifici NZEB (Nearly Zero Energy Building), cioè a consumo energetico quasi nullo, realizzato in collaborazione con l’intera filiera pugliese;
• il primo “Mediterranean Data Center Meeting”, dedicato alla sostenibilità di queste infrastrutture strategiche;
• l’area “Keep Zero - Costruire per il clima”, realizzata in collaborazione con ANCE Puglia, riguardante l’innovazione nel campo dell’edilizia e dell’industrializzazione del manufatto edilizio.
• grande attesa anche per il primo italiano Smart Installer, “Le competenze tecniche per la twin transition (digitale ed energetica)”
• spazio anche al Seminario a cura di MIBA – Milan International Building Alliance col patrocinio di ANAPI– Associazione Nazionale Amministratori Professionisti di Immobili, intitolato “LA DIRETTIVA EUROPEA CASE GREEN - La doppia transizione digitale ed energetica del patrimonio edilizio italiano”
Tre saranno inoltre le piazze dell’innovazione, dove a ritmo serrato si alterneranno esperti della filiera per affrontare con interventi brevi e incisivi tutti i temi tecnici di maggiore attualità, fornendo informazioni preziose e mettendosi a disposizione di tutti i progettisti e i tecnici del settore.
Se ne discute al Politecnico di Bari il 13 novembre e a Smart Building Levante il 14 novembre
Ilaria Rebecchi
Negli ultimi anni, il concetto di smart city ha guadagnato sempre più attenzione, sia a livello globale che in quello nazionale. Secondo vari rapporti, si prevede che il mercato delle smart cities superi i 2 trilioni di dollari a livello mondiale entro il 2025, con una crescita sostenuta da politiche pubbliche e investimenti nazionali e locali.
Le smart cities rappresentano un paradigma di sviluppo urbano che integra tecnologie digitali e IoT (Internet of Things) per migliorare la qualità della vita dei cittadini, ottimizzare i servizi pubblici e ridurre l’impatto ambientale. In Italia, questo fenomeno sta crescendo, ma come si posiziona il nostro Paese rispetto al contesto europeo?
Situazione delle Smart Cities in Italia L’Italia ha avviato diversi progetti di smart city, specialmente dopo l’approvazione della Strategia Nazionale per le Smart City nel 2012. Tra le città più attive in questo settore ci sono Milano, Bologna, Torino e Roma. Milano, ad esempio, è stata pioniera con il progetto “Milano Smart City”, che include iniziative come la mobilità sostenibile, l’efficienza energetica e la digitalizzazione dei servizi pubblici.
Tuttavia, il supporto finanziario per lo sviluppo delle smart cities in Italia è stato spesso limitato. I fondi europei, come il programma Horizon 2020, hanno fornito opportunità, ma la competizione è rimasta elevata e non tutte le città sono riuscite a sfruttare al meglio queste risorse. Secondo dati recenti, l’Italia ha visto un aumento degli investimenti in infrastrutture smart, con una crescita del 20% nel periodo 2020-2023, ma rimane dietro a paesi come Finlandia e Svezia in termini di implementazione e risultati tangibili.
Confronto con i Dati Europei
A livello europeo, le smart cities stanno registrando un’espansione più rapida e strutturata. Secondo il “European Smart Cities Report”, le città europee hanno investito oltre 100 miliardi di euro in tecnologia per le smart city dall’inizio del 2010. In particolare, città come Amsterdam, Barcellona e Copenaghen si sono distinte non solo per i loro progetti innovativi, ma anche per l’approccio integrato e collaborativo nella pianificazione urbana. Uno dei principali indicatori di sviluppo
delle smart cities è la sostenibilità. Le città europee, nel loro complesso, hanno messo in atto politiche ambiziose per ridurre le emissioni di CO2 e promuovere l’economia circolare. Si stima che entro il 2030, oltre l’ 80% delle città europee integrerà misure di sostenibilità nelle loro strategie di sviluppo. In Italia, sebbene ci siano esempi virtuosi, la frammentazione tra le varie amministrazioni locali è un ostacolo significativo. Molti progetti di smart city rimangono isolati e privi di un coordinamento centrale che possa facilitare la condivisione di best practices.
In confronto, le città europee più avanzate hanno creato reti di collaborazione e scambio tra le diverse municipalità per massimizzare l’impatto delle loro iniziative.
Sfide e Prospettive Future
Le sfide per lo sviluppo delle smart cities in Italia sono molteplici. Tra queste ci sono la necessità di investimenti significativi, l’adeguamento delle infrastrutture esistenti e, soprattutto, la sensibilizzazione dei cittadini riguardo ai benefici delle tecnologie digitali. La pandemia di COVID-19 ha accelerato il processo di digitalizzazione, ma ha anche evidenziato le disuguaglianze esistenti nelle competenze digitali della popolazione.
In Europa, il Green Deal e il Programma di Digitalizzazione offrono opportunità straordinarie per le città, incoraggiando progetti che promuovono la sostenibilità e l’innovazione. L’Italia ha l’opportunità di
allinearsi a queste iniziative, sfruttando i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per investire in tecnologie smart e in infrastrutture moderne.
Le città data driven Nel quadro dello sviluppo delle Smart Cities, un valore particolare l’hanno assunto i dati, dando vita al concetto di città “data-driven”, ovvero un contesto urbano che utilizza i dati come fondamentale strumento di supporto decisionale e pianificazione. L’idea centrale è che la raccolta, l’analisi e l’applicazione di dati accurati e pertinenti possano migliorare la qualità della vita dei cittadini e ottimizzare l’efficienza dei servizi pubblici. Questo approccio si basa su diversi aspetti cruciali.
In primo luogo, la raccolta dei dati avviene attraverso diverse fonti, tra cui sensori urbani, dispositivi mobili, social media e database pubblici. Questi dati possono riguardare vari ambiti, come la mobilità, l’ambiente, la salute pubblica, la criminalità e molto altro. Analizzando questi dati, le amministrazioni possono identificare tendenze, problemi ricorrenti e opportunità di miglioramento.
Un esempio concreto è l’uso dei dati per la gestione del traffico. Monitorando in tempo reale i flussi di veicoli e pedoni, una città può ottimizzare i semafori, ridurre la congestione e migliorare la sicurezza stradale. Allo stesso modo, analizzando i dati sulle emissioni inquinanti, le autorità possono implementare politiche per ridurre l’impatto ambientale.
Inoltre, una città data-driven favorisce la partecipazione dei cittadini. Grazie alle piattaforme digitali e alle app, i cittadini possono fornire feedback, segnalare problemi e partecipare attivamente alla vita pubblica. Questo non solo aumenta la trasparenza, ma crea anche un senso di comunità e collaborazione tra i cittadini e le istituzioni.
Tuttavia, l’approccio data-driven presenta anche delle sfide. È fondamentale garantire la privacy e la sicurezza dei dati. Le amministrazioni devono assicurarsi che le informazioni siano trattate in modo etico e che i cittadini siano informati su come vengono utilizzati i loro dati.
Infine, per essere veramente efficace, una città data-driven deve promuovere una cultura della formazione e dell’innovazione. Gli operatori pubblici devono essere forma-
ti per utilizzare strumenti di analisi avanzati e interpretare i dati in modo critico. In sintesi, una città data-driven si propone di diventare più intelligente, sostenibile e inclusiva attraverso l’uso strategico dei dati, migliorando così la qualità della vita urbana nel suo complesso.
La geografia non è una variabile indifferente: il tema del bacino del Mediterraneo
La Bari Smart City Conference, organizzata da Pentastudio in stretta collaborazione con il Politecnico di Bari dal 2022, si è posta l’obiettivo di approfondire la riflessione su un’area geografica specifica: il bacino del Mediterraneo.
L’evoluzione “smart” delle aree urbane in area Mediterranea, infatti, ha delle caratteristiche peculiari, dal momento che quest’area geografica è sottoposta a fortissime tensioni sia geopolitiche che climatiche, ma è anche depositaria di un sapere tradizionale che va studiato, attualizzato e utilizzato sapientemente, favorendo la transizione verso le cosiddette “Smart human cities”, dove vige l’equilibrio tra transizione ecologica, transizione digitale e inclusione sociale. ■
Presente e futuro delle città del Mediterraneo
13 novembre 2024 Politecnico di Bari 14 novembre 2024 Centro Congressi a Smart Building Levante
Produttività
Biodiversità
Smart environment
Geolocalizzazione
Smart people
Integrazione internazionale
Attrattive
Sviluppo sostenibile
Tecnologia mobile
Protezione ambiente
Smart living
Trasporti sostenibili
Mobilitazione dei cittadini Creatività
Internet of Things
Opportunità di lavoro
Smart governance
Servizi pubblici e sociali
Comunicazione
Infrastrutture culturali ed educative
Imprenditorialità
Salute
Sicurezza dei cittadini
Aumento del territorio
Ricerca e sviluppo
Smart economy
Coesione sociale
Geolocalizzazione
Trasporto sostenibile
Gestione sostenibile delle risorse
Smart mobility
Azioni locali e partecipative
Agricoltura urbana
SMART BUILDING EXPO 2025
è già ai blocchi di partenza
Ne parliamo con il Direttore
Luca Baldin
Smart Building Expo nel 2023 è stato un grande successo, quali sono i fattori chiave di questa ricetta fortunata?
Direi che il primo elemento è stato l’aver centrato con i colleghi di Fiera Milano la formula che ha portato ad aggregare quattro fiere complementari come SBE, Sicurezza, Made Expo e GEE, che consentono di fatto ad un professionista di compattare in una sola visita una panoramica su tutto ciò che di più innovativo propone il mercato nel campo degli edifici di nuova concezione, ovvero quelli che avranno a che fare con l’EPBD4. Il secondo elemento è aver puntato ad essere un evento altamente inclusivo, nel senso che è stato progettato e realizzato contando su una fitta rete di collaborazioni di altissimo profilo. Il terzo elemento, imprescindibile, è che si svolge a Milano, ovvero nella capitale
italiana dell’innovazione tecnologica, che è anche una delle aree metropolitane a più elevato tasso di sviluppo d’Europa, il che rende naturalmente SBE e MIBA eventi di caratura europea.
Un aspetto, questo dell’internazionalità, che sarà anche uno dei punti di forza dell’edizione 2025
Certamente, anzi, l’imponente lavoro svolto nel 2023 ha visto finalmente il pieno riconoscimento anche da parte di Regione Lombardia, che ci ha concesso l’ambito riconoscimento di evento di rilievo internazionale, e di ICE, con cui abbiamo iniziato una fruttuosa collaborazione.
D’altro canto, la capacità di far convergere buyer esteri è oggi uno dei principali, se non il principale punto di forza di un evento fieristico, dal momento che il mercato
Ilaria Rebecchi
interno, inevitabilmente, ha possibilità di crescita contenute e viceversa, l’estero costituisce per le aziende una grande opportunità. E Milano è l’unica metropoli in Italia con una fortissima vocazione internazionale e il centro di una area urbana vasta di oltre 14 milioni di abitanti, qual è quella che Eugenio Turri chiamava la “Megalopoli padana” (che non a caso sarà anche il tema della prossima Milano Smart City Conference).
Abbiamo citato la collaborazione con le altre fiere che hanno dato vita a MIBA – Milan International Building Alliance, che risultati ha portato e che sviluppi può avere in chiave 2025 e oltre? I risultati sono nei dati dell’edizione scorsa: oltre 1300 aziende espositrici, oltre 80.000 visitatori professionali e oltre 400 hosted buyers da 111 Paesi; diciamocelo chiaramente: non c’è nessun’altra fiera del settore elettrico ed elettronico in Italia che possa vantare questi numeri. Per il 2025 siamo certi di fare ancora meglio, e la prova l’abbiamo avuta con un’attività di rebooking che non ha precedenti, segno tangibile di quanto le aziende abbiano apprezzato l’esperienza fatta lo scorso anno. Per la prossima edizione,
inoltre, con i colleghi di Sicurezza, Made Expo e GEE vogliamo aumentare le sinergie, andando a costruire eventi cross che diano sempre più l’idea che MIBA è un’unica grande manifestazione di livello europeo e che è l’evento italiano al quale un’azienda del comparto non può assolutamente mancare.
C’è chi dice che le Fiere sono uno strumento di marketing datato… È una storiella che girava subito dopo il Covid, quando i responsabili marketing delle aziende si erano lasciati abbagliare dai numeri di leed ottenibili con l’attività on line. Niente di più sbagliato, dal momento che, e lo so bene facendo anch’io comunicazione on line, i numeri non corrispondono mai alla qualità del contatto e l’attività in presenza (penso anche alla formazione) non è assolutamente sostituibile.
Una recente ricerca di AEFI-Prometeia dimostra invece il contrario, ovvero che la crescita generata negli ultimi dieci anni dalle imprese che si sono affacciate alle fiere internazionali nei macrosettori agroalimentare, tecnologie, edilizia e arredo, è stata quasi doppia rispetto al trend generale dei rispettivi comparti di riferimento. Quindi il ROI c’è, eccome! In realtà il marketing on line e quello fieristico sono attività complementari che non dovrebbero mai mancare nel marketing mix di un’azienda che ambisca a crescere.
Cosa possiamo dire del focus principale di SBE, ovvero il comparto elettrico ed elettronico?
La prima cosa da dire è che da anni il comparto non ha più una manifestazione nazionale di riferimento, ha decine di iniziative di carattere commerciale o localistico che non aggiungono nulla al business delle aziende; Fiera Milano, con SBE, vuole invertire questo trend e realizzare una manifestazione con queste precise caratteristiche. Questa intenzione non è più un segreto, perché è stata già comunicata a numerosi operatori del settore e a quasi tutte le associazioni di filiera, riscontrando grande interesse. Non ci nascondiamo le difficoltà, ma sappiamo anche altrettanto bene che un’operazione di questo tipo la può fare soltanto il primo ente fieristico nazionale e che si può fare solo a Milano, nel cui hinterland trovano sede le principali aziende del
settore e gran parte dei principali studi di progettazione e del mondo Real Estate. Questa, quindi, non è un’operazione “contro” qualcuno, ma a tutto vantaggio della filiera e che tutta la filiera può e dovrebbe cogliere. Noi siamo aperti a dialogare con chiunque voglia condividere questo progetto ambizioso ma anche maledettamente necessario e urgente.
Perché usa le parole “necessario” e “urgente”?
Perché abbiamo davanti 25 anni di potenziale sviluppo, è il range temporale che ci impone la EPBD4, ovvero, volgarmente, la direttiva europea sulle case green.
Dobbiamo mettere mano a circa 9 milioni di edifici, all’intera infrastruttura elettrica del Paese, dobbiamo dotare di intelligenza le nostre aree urbane, insomma un lavoro immenso e un mercato immenso che Studio Ambrosetti ha stimato in non meno di 330 miliardi di euro solo sul fronte buildings. Andare in ordine sparso sarebbe una follia e rischieremmo solo di essere terreno di conquista per i nostri collegi europei ed extraeuropei.
Questa è la ragione per cui occorre fermarsi, riflettere e fare delle scelte corrette, cosa che abbiamo fatto con i colleghi di Fiera Milano, offrendo un’opportunità a tutto il settore in un piatto d’argento. Ora starà a tutti i soggetti cogliere l’occasione, e mi auguro che il messaggio sia forte e chiaro. Smart Building Expo e MIBA, quindi, come luogo di rappresentazione di un comparto industriale su uno scenario europeo. Esatto, ogni due anni noi vogliamo dare visibilità ad un intero comparto industriale, per SBE quello elettrico ed elettronico, all’interno di un ragionamento complessivo che lo mette naturalmente in sinergia con le altre fiere di MIBA; ma al contempo vogliamo fare in modo che questo evento abbia una forte caratura internazionale, per sviluppare business a livello quanto meno europeo e mediterraneo. L’impatto economico di Fiera Milano nel suo complesso quota 8,1 miliardi di euro e i visitatori annuali delle manifestazioni milanesi superano i 4,5 milioni.
Direi che sono numeri che danno l’idea della serietà della nostra proposta. ■
L’importante e attesa tavola rotonda di sensibilizzazione organizzata dal Consiglio
Nazionale dei Periti
Industriali e dei
Periti Industriali Laureati nell’ambito di Hydrogen Expo 2024
Occorre sviluppare la filiera dell’idrogeno e dare impulso alle Cer: queste sono le priorità che i periti industriali individuano per sostenere al meglio la transizione ecologica nel nostro Paese. Ma per farlo, occorrono maggiori certezze sotto il profilo normativo e degli incentivi a questi due ambiti’”.
Queste le parole di Giovanni Esposito, presidente del CNPI durante la tavola rotonda “L’idrogeno come vettore energetico: dalle CER a Industria 5.0”, iniziativa di sensibilizzazione al tema organizzata dal Consiglio Nazionale dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati (CNPI) nell’ambito dell’edizione 2024 di Hydrogen Expo. Rinnovabili, ricerca e sviluppo sono così stati al centro del dibattito svoltosi a metà settembre durante la manifestazione, la più grande mostra-convegno italiana dedicata alla filiera dell’idrogeno.
Focus proprio sull’idrogeno come vettore energetico: dalle CER a Industria 5.0:
“I periti industriali - assicura Espositomettono a disposizione tutte le conoscenze tecniche, l’esperienza e le prospettive di innovazione introdotte attraverso la riforma della professione.
A questo deve corrispondere un passo avanti in campo legislativo, della sicurezza e dell’incentivazione che consenta di agevolare la doppia transizione in corso, ovvero quella digitale e quella energetica. Non escludiamo la possibilità di creare una figura specializzata nel campo dell’idrogeno aggiungendo un ulteriore tassello al rinnovamento della professione del perito industriale da anni in corso’”. Durante l’evento è intervenuto anche il Presidente del GSE Paolo Arrigoni in merito alle Comunità energetiche: “Il Paese sta cogliendo questa opportunità. Cono -
scenze e competenze, come quelle che può garantire il Consiglio Nazionale dei Periti Industriali, sono fondamentali per la costituzione delle CER e il GSE sta lavorando attivamente per il supporto informativo con FAQ, sportelli virtuali e strumenti di promozione, tra cui i vademecum realizzati in collaborazione con Anci e la CEI”.
Il Consiglio Nazionale dei Periti Industriali è impegnato nella promozione di un modello culturale che guarda alla transizione energetica contribuendo all’autonomia energetica del Paese e formando professionisti in grado di avere un ruolo attivo nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e decarbonizzazione. Il tema della produzione di idrogeno da fonti rinnovabili assume quindi particolare rilevanza per i 40mila Periti Industriali, tra tecnici e progettisti di primo livello, che in Italia ad oggi sono impegnati nel processo di riconversione del sistema di produzione, distribuzione e consumo di energia sul territorio nell’ottica di un importante risparmio in termini ecologici ed economici. ■
Paolo Arrigoni
Giovanni Esposito
A Palazzo Wedekind il meeting delle agenzie energetiche locali
Lo scorso 15 e 16 ottobre, Roma ha ospitato la seconda edizione del RENAEL GREEN HORIZON, il meeting annuale delle agenzie energetiche locali, tenutosi nella prestigiosa cornice di Palazzo Wedekind. L’evento ha riunito rappresentanti del settore energetico a livello europeo, tra cui Julije Domac, il presidente della rete europea delle agenzie energetiche (FEDARENE) e delegati provenienti da Cipro, Croazia e Svezia.
Il tema centrale dell’incontro, “I cambiamenti”, ha posto l’accento sulla transizione energetica in Italia e in Europa, un processo accelerato dai cambiamenti climatici sempre più impattanti, soprattutto nelle cosiddette aree di frontiera climatica. L’evento ha offerto un’importante occasione di confronto sulle soluzioni e politiche adottate per accelerare la transizione energetica e mitigare gli effetti degli eventi meteorologici estremi, evidenziando quanto la crisi climatica stia già imponendo costi significativi ai territori, ma anche soluzioni innovative e visioni strategiche da parte delle città assieme alle agenzie energetiche locali.
Protagoniste della due giorni di lavoro organizzata da RENAEL sono state le città. Le amministrazioni urbane, infatti, si trovano in prima linea nell’adozione di misure volte alla riduzione delle emissioni di CO2 e al miglioramento dell’efficienza energetica. Le discussioni hanno messo in evidenza l’importanza della multilevel
governance, ovvero una gestione coordinata tra i vari livelli decisionali, con le agenzie energetiche fondamentali a raccordare il tutto, soprattutto “nell’ultimo miglio” per affrontare con successo le sfide energetiche e della neutralità climcatica.
Un focus particolare è stato riservato alla Theory of Change, uno strumento strategico che consente di pianificare i cambiamenti necessari per ottenere risultati di lungo termine, anche, nel contesto della transizione energetica. Questo approfondimento ha permesso ai partecipanti di riflettere sulle strategie future.
“Sono state due giornate di lavoro intense ed entusiasmanti. Abbiamo riunito a Roma le istituzioni europee, quelle nazionali e i due grandi network di agenzie energetiche, quello italiano e quello europeo per concentrarci su focus specifici, dare voce alle città, parlare di clima ed energia. Il successo di pubblico dimostra come questi temi siano entrati nel quotidiano non solo di chi amministra ma anche dei cittadini” ha spiegato Benedetta Brighenti, Direttrice generale di RENAEL. ■
https://renael.net/
Palazzo Wedekind Roma dove si è tenuta la seconda edizione del Renael Green Horizon
Julije Domac
Benedetta Brighenti
Ilaria Rebecchi
NUOVE SCHEDE SMART PNRR
I capitolati tecnici ANIE – ITACA accompagnano gli operatori
nell’installazione
di sistemi smart
A cura della Commissione Capitolati Tecnici ANIE - ITACA
Inaugurata più di 20 anni orsono, la raccolta Schede Capitolati Tecnici ANIE – ITACA si arricchisce di schede espressamente dedicate all’installazione di sistemi smart
Federazione ANIE – in rappresentanza delle imprese elettroniche ed elettrotecniche - e ITACA - istituto per l’innovazione e la trasparenza degli appalti - curano con costanza la pubblicazione mensile e la raccolta semestrale delle schede capitolati tecnici per impianti elettrici, elettronici ed ausiliari. La redazione delle schede è il frutto dell’impegno dalla Commissione Capitolati Tecnici, composta da professionisti esperti e aziende associate
La documentazione messa a disposizione si rivolge a diverse tipologie di edificio:
• Palazzi e uffici
• Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA)
• Edifici residenziali
• Edifici scolastici
• Strutture ospedaliere
Le schede si rivolgono invece a progettisti, installatori e committenti, che possono utilizzarle per agevolare la partecipazione a gare di appalto nell’impiantistica elettrica, elettronica e ausiliaria. Possono essere compilate dal committente per orientare le successive scelte progettuali oppure dal progettista ed essere successivamente utilizzate dal committente per l’appalto dei lavori.
A partire dal mese di gennaio 2023 la Commissione Capitolati Tecnici si è dedicata alla produzione di Schede Smart PNRR, che fanno riferimento a funzionalità e misure che trasformano l’oggetto di una scheda in un componente di un sistema “smart” e che riportano contenuti utili ai fini dei requisiti richiesti dai finanziamenti del PNRR. Questa nuove schede offrono agli operatori della filiera (dal committente pubblico e privato, al professionista incaricato del progetto, nonché all’impiantista responsabile della realizzazione del sistema) le informazioni utili o necessarie per rispondere alle richieste derivanti dall’applicazione del PNRR nei differenti ambiti previsti dalle sei missioni del Piano, ognuno per la propria rilevanza e per il proprio specifico campo di applicazione.
Le Schede Smart PNRR sono incluse nel Capitolato Generale aggiornato ogni sei mesi ma sono anche riportate in una raccolta dedicata che si configura come un estratto del Capitolato Generale
Capitolato Generale, Raccolta Schede Smart PNRR e singole schede sono documenti gratuiti, consultabili e stampabili, pubblicati in un’area dedicata del sito web di Federazione ANIE.
Le schede capitolati tecnici costituiscono uno strumento sempre aggiornato, sia dal punto di vista tecnico che normativo, e attingono al grande patrimonio di norme che CEI e i suoi Comitati sviluppano per garantire lo stato dell’arte nell’implementazione dell’impiantistica elettrica italiana, sia dal punto di vista della sicurezza che dell’innovazione tecnologica.
Le indicazioni fornite permettono di realizzare impianti a norma, utilizzando prodotti di qualità.
Raccolta Schede Smart PNRR:
La raccolta semestrale, disponibile nei mesi di gennaio e giugno, si compone di tre sezioni:
Parte 1 – Componenti: riporta le principali caratteristiche e le modalità di scelta dei componenti elettrici da utilizzarsi nell’impianto in tutte le tipologie di edificio sopra citate
Parte 2 – Impianti: riporta le più significative indicazioni di buona tecnica per la realizzazione degli impianti elettrici, elettronici e ausiliari di rilevante importanza
Parte 3 – Criteri di scelta delle schede per la realizzazione di capitolati per impianti elettrici ed elettronici per edifici: contiene i riferimenti particolari alle schede riportate nelle parti 1 e 2 da utilizzare per la realizzazione degli impianti elettrici trattati in questo documento
A partire dal gennaio 2025 il Capitolato Generale comprenderà inoltre nuove schede dedicate al mondo della VMC e della qualità dell’aria all’interno degli edifici. Per rimanere aggiornati sulle ultime schede pubblicate, nuove o revisionate, è possibile iscriversi alla Newsletter dedicata, che conta attualmente circa 10.000 utenti, suddivisi nei vari settori di attività: progettazione, installazione, pubblica amministrazione e sanità. La Newsletter riporta inoltre notizie di rilievo per il mondo degli edifici e permette un accesso veloce al download delle nuove schede.
I riferimenti normativi citati sono sempre quelli in essere alla data di redazione delle schede per cui occorre accertarsi di essere in possesso dell’ultima edizione o variante della Norma. ■
Per maggiori informazioni è possibile scrivere a: capitolatitecnici@anie.it
• IA 010 Cabina di trasformazione MT/BT
• IE 104 Impianti illuminazione di emergenza
• IV 505 Manutenzione predittiva di un impianto elettrico
• IZ 01 Impianto di controllo riscaldamento
• IZ 02 Impianto di controllo raffrescamento
• IZ 03 Impianto di controllo ventilazione e condizionamento
• IZ 04 Impianto di controllo illuminazione e schermature solari
• IZ 05 Impianto di controllo acqua calda sanitaria
• IZ 06 Sistemi di supervisione e controllo degli edifici (TBM)
FEDERAZIONE ANIE
Federazione ANIE rappresenta, nel Sistema Confindustria, oltre 1.100 imprese ad alta e medio-alta tecnologia attive nelle filiere dell’Elettrotecnica e dell’Elettronica e i General Contractor industriali. Il settore occupa 400.000 addetti con un fatturato aggregato (a fine 2022) di 93 miliardi di Euro e un’incidenza della spesa in Ricerca e Sviluppo pari al 4%. ANIE riunisce player strategici che rendono disponibili tecnologie all’avanguardia per i mercati del Building, dell’Energia, dell’Industria e delle Infrastrutture. Creando quotidianamente occasioni di dialogo e confronto, ANIE è un punto di incontro importante per la comunità di imprese che rappresenta, da cui originano nuove sinergie e nuove opportunità di business.
ITACA
Istituto per l’Innovazione e Trasparenza degli Appalti e la Compatibilità Ambientale
E’ l’Associazione Federale delle Regioni e delle Province Autonome che nasce al fine di operare il miglior raccordo con le istituzioni statali e attivare un confronto permanente tra le stesse regioni, gli enti locali e gli operatori nazionali del settore. L’istituto è inoltre Organo tecnico della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome in materia di appalti pubblici e lavora prevalentemente all’istruttoria dei provvedimenti di natura tecnica da sottoporre alla approvazione della stessa Conferenza.
Inquadra questo codice per consultare le ultime schede pubblicate
Smartweb Video Plus Combivox
Modulo video intelligente per funzioni di Videoallarme e visualizzazione live e nuovo concetto di Smart Home Combivox grazie all’integrazione e domotica.
Smartweb Video PLUS è l’esclusivo modulo video di Combivox su BUS RS485 per una performante gestione integrata delle funzioni Antifurto – Videosorveglianza con Video verifica in caso di allarme. Gestisce fino a 16 telecamere IP ONVIF per la funzione di Video-allarme e la visualizzazione live tramite Combivox Cloud Video e APP Simplya Cloud, senza necessità di configurazione del router per apertura porte e indirizzo IP pubblico. Un modulo video sempre più intelligente grazie all’interazione con telecamere dotate di intelligenza artificiale per la video analisi. Ad esempio, configurando la zona IP con una telecamera IP dotata di AI (Intelligenza Artificiale), quest’ultima invia alla centrale una segnalazione di allarme ogni volta che rileva un movimento tramite la regola impostata.
In questo modo, la telecamera diventa un sensore di rilevamento associabile ad un’area. Nel caso in cui la telecamera sia programmabile per ricevere una richiesta HTTP/S per attivare/disattivare la regola dell’AI, questa può essere controllata dalla centrale Combivox su evento (inserimento/disinserimento, scenario, etc.). Grazie alla Smartweb Video Plus, la Combivox SmartHome acquisisce nuove funzionalità permettendo l’integrazione più evoluta di una centrale linea Amica con dispositivi IP che inviano e accettano comandi di rete. Direttamente da web browser, il System Integrator, può inserire liberamente le stringhe di comando HTTP/S, come richiesto, verso i dispositivi IP da controllare e gestire (attivare/disattivare). Tale stringa può essere associata e sarà inviata a seguito di evento di centrale (stato uscita, uscita comando, stato/allarme zona, attivazione scenario, etc.). La configurazione può essere effettuata direttamente da web browser, per inviare stringhe (API) HTTP/S (POST, PUT, GET, DELETE) su eventi di centrale (stato zona/e, allarme zona/e, inserimenti/disinserimenti, scenari, comandi, esclusione/inclusione zone, ecc.) verso dispositivi in grado di elaborare e gestire tali informazioni. Può essere altresì programmata per ricevere stringhe HTTP/S da dispositivi terzi e consentire agli stessi controllo dei moduli domotici e attivazione degli Scenari Combivox, il dispositivo consente, inoltre, l’integrazio-
Schema illustrativo semplificato di interazione con telecamere dotate di Intelligenza Artificiale
Schema illustrativo semplificato di integrazione con dispositivi IP
Schema illustrativo semplificato di integrazione dispositivi terzi
ne con sistemi terzi anche attraverso sdk proprietario Combivox.
La configurazione dei parametri dedicati è possibile tramite nuova interfaccia web, raggiungibile mediante indirizzo IP e porta http/https del modulo Smartweb Video Plus. Smartweb Video Plus è anche un mini NVR per la VIDEOSORVEGLIANZA H24
fino a 8 telecamere in risoluzione VGA su memoria SD, con la possibilità di consultare i file direttamente da web browser e tramite APP. ■
Soluzioni su misura per la sicurezza e l’automazione
Scopri le integrazioni all’avanguardia di Electronic’s Time per edifici, industrie e città intelligenti
In un mondo sempre più interconnesso, la vera innovazione non si limita alla tecnologia, ma emerge dall’integrazione. Noi di Electronic’s Time crediamo che la sicurezza e l’automazione debbano essere parte di un ecosistema unico, in grado di adattarsi perfettamente alle esigenze di chi lo utilizza, rendendo ogni ambiente più sicuro, efficiente e intelligente.
Dalla residenza privata alla grande industria, fino a intere città, creiamo soluzioni che fanno davvero la differenza.
Perché accontentarsi di soluzioni preconfezionate?
Con Electronic’s Time hai la possibilità di ottenere soluzioni personalizzate, studiate ad hoc in base alle esigenze tecnologiche e di budget. I nostri ingegneri non si fermano davanti alle sfide: li affrontano con creatività e precisione, garantendo risultati concreti e la massima soddisfazione del cliente finale. Dall’antintrusione alla videosorveglianza, dalla domotica al controllo accessi, fino alle più avanzate tecnologie IoT e alla gestione automatizzata di cancelli, ogni componente che
integriamo risponde perfettamente al tuo scenario operativo.
Immagina un sistema capace di anticipare ogni tua esigenza: i sensori monitorano l’ambiente e regolano il comfort interno attivando e disattivando il sistema di cli-
matizzazione. Le telecamere dotate di Intelligenza artificiale riconoscono persone e attività sospette e si integrano perfettamente con centrali di allarme e stazioni di monitoraggio. E tutto questo viene controllato da un’unica piattaforma intuitiva, che ti mette al comando di ogni aspetto.
Alla Fiera Smart Building Levante a Bari, avrai l’occasione di vedere queste soluzioni all’opera. Nel nostro stand, non troverai solo tecnologia, ma anche idee. Vieni a trovarci, parla con i nostri esperti e scopri come possiamo rivoluzionare i tuoi progetti con soluzioni su misura.
Sarà un’esperienza che ti mostrerà come l’innovazione non sia solo una parola, ma un processo tangibile che migliora il presente e prepara il futuro. ■ https://electronicstime.it/
Al giorno d’oggi, in un contesto in rapida evoluzione, il nostro approccio alla sostenibilità continua ad evolversi: è ormai un aspetto fondamentale dell’architettura e dell’edilizia moderna. Gli edifici intelligenti, progettati per ottimizzare l’uso dell’energia, migliorare il comfort degli occupanti e ridurre al minimo l’impatto ambientale, sono all’avanguardia di questa rivoluzione sostenibile. Sebbene le certificazioni LEED, BREEAM e WELL stabiliscano standard elevati per gli edifici sostenibili attraverso un approccio globale, il loro raggiungimento richiede un monitoraggio continuo e l’analisi dei dati per andare oltre la semplice installazione di tecnologie verdi.
Il potere dei dati nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità È qui che i sistemi di gestione intelligente degli edifici basati sui dati sono emersi come soluzione chiave. Questi sistemi consentono agli operatori degli edifici di
L’imperativo della gestione intelligente
degli edifici basata sui dati
di Fabio Marcomin – Regional Head of sales Italy and Portugal
sfruttare la potenza dell’analisi dei dati per identificare le inefficienze e apportare modifiche, come l’ottimizzazione dei sistemi di illuminazione per ridurre il consumo energetico. Questi risparmi possono estendersi oltre l’illuminazione, ad esempio, con un risparmio energetico del sistema HVAC. Si pensi che gli edifici intelligenti dotati di controlli avanzati dell’illuminazione possono ottenere riduzioni del consumo energetico fino al 30%, riducendo significativamente le emissioni di carbonio e i costi operativi. L’ottimizzazione dell’uso dell’energia richiede un monitoraggio e aggiustamenti continui, un compito che i sistemi di gestione degli edifici intelligenti basati sui dati, come Helvar Insights, facilitano senza problemi.
Helvar Insights sfrutta i dati provenienti dalla fitta rete di sensori di illuminazione esistenti in tutto l’edificio e non solo presenta i dati sull’occupazione, il monitoraggio dell’energia e i guasti del sistema, ma trasforma anche questi dati in informazioni e raccomandazioni attuabili e personalizzate per lo spazio.
I vantaggi e i benefici per i gestori degli edifici
Oltre ai vantaggi in termini di sostenibilità, Helvar Insights offre una convenienza e una flessibilità senza pari per gli operatori degli edifici. Le funzionalità di monitoraggio e manutenzione a distanza consentono agli utenti di supervisionare più siti da un’unica interfaccia di facile utilizzo. È possibile risolvere i problemi in tempo
reale, ricevere notifiche istantanee di guasti e affrontare in modo proattivo i potenziali problemi prima che interrompano le operazioni. Inoltre, i dati sull’occupazione possono essere sfruttati per regolare i programmi di illuminazione e i timeout, massimizzando il risparmio energetico.
Edifici a prova di futuro per la sostenibilità
Gli edifici che progettiamo e costruiamo oggi sono quelli che utilizzeremo per molti anni a venire. Pertanto, è fondamentale che i nostri spazi siano attrezzati per adattarsi alle esigenze in evoluzione, alle normative più severe e ai progressi tecnologici.
In Helvar abbiamo sviluppato un ecosistema senza soluzione di continuità che integra le soluzioni di illuminazione DALI-2 e wireless con il rilevamento ambientale e le applicazioni per edifici intelligenti come Helvar Insights. Questo approccio unificato fornisce la base tecnica ottimale per soddisfare le esigenze degli edifici di oggi, garantendo agli utenti attuali e futuri il massimo comfort, efficienza e sostenibilità.
Un futuro sostenibile richiede soluzioni basate sui dati
La progettazione sostenibile non è più un’opzione, ma una necessità.
Abbracciando i sistemi di gestione intelligente degli edifici basati sui dati, il viaggio verso un ambiente costruito più verde e intelligente inizia oggi. ■
https://helvar.com/it/
Fabio Marcomin
Selektra Italia Connessione e Innovazione per gli Smart Building
Selektra Italia è un System Integrator nazionale con sede principale a Roma e che ha come Core Business la Realizzazione di Reti di Telecomunicazioni. Dal 1995, anno di svolta per l’introduzione delle reti mobili, Selektra ha accompagnato l’evoluzione del settore, che ha visto passare l’obiettivo principale dalla semplice comunicazione tra utenti alla creazione di reti che interconnettono persone, cose e ambienti.
Oggi, Selektra è tra i principali player nel mercato delle telecomunicazioni in Italia e collabora con tutti i maggiori operatori nazionali. Organizzata capillarmente, l’azienda offre un servizio completo che va dal concept, alla progettazione, alla realizzazione, fino all’assistenza post-implementazione, garantendo una rapida capacità di intervento locale grazie ai suoi presidi regionali. Selektra Italia è anche un membro attivo della Smart Building Alliance, con la quale condivide principi e finalità, contribuendo alla promozione degli edifici intelligenti all’interno della Città Digitale.
Della partecipazione a Smart Building Levante 2024, Giuseppe Frullo – Managing Director e CTO di Selektra Italia nonché membro del Comitato Direttivo di SBA Italia – racconta: “Abbiamo deciso di confermare la nostra partecipazione a SBL24 dopo il successo ottenuto a Smart Building Expo Milano 2023. Riteniamo questa occasione ideale per far conoscere la nostra realtà agli operatori del settore, ma anche un’opportunità per esplorare soluzioni e prodotti da integrare nella nostra proposta di Vertical Solution, dove la rete di telecomunicazioni diventa un abilitatore necessario.”
Tra le novità che Selektra presenterà in fiera a Bari vi sono soluzioni integrate che, sfruttando reti ad alta capacità (4G, 5G, Wi-Fi, LoRaWAN, FWA, FTTx, SAT), consentono di estendere la connettività all’interno degli edifici per creare un ecosistema “smart” continuo tra città e edifici. Questo garantisce sicurezza, comfort, sostenibilità e un miglioramento tangibile della qualità della vita per lo smart citizen.
Inoltre, l’esperienza maturata da Selektra Italia nelle coperture wireless ad alte prestazioni in ambienti ad alta frequentazione, come metropolitane, stadi, ospedali, campus universitari e villaggi turistici, fornisce un’alternativa alla tradizionale fibra ottica, accelerando il processo di trasformazione digitale.
Il ruolo del Sud Italia, e in particolare della Puglia, è fondamentale in questo contesto di innovazione. Storicamente considerata un’area a sviluppo rallentato, il Sud è oggi fucina di talenti, startup innovative e poli tecnologici d’eccellenza. La Puglia, grazie alla sua vocazione energetica e alla sua posizione strategica sulle principali dorsali di comunicazioni europee, è stata individuata come “Faro di Energia Verde e Innovazione Tecnologica”, pronta a ricoprire un ruolo da protagonista nella nuova era digitale. ■
www.selektraitalia.it
Edifici “intelligenti e parlanti” con Commend
Negli edifici moderni la comunicazione è fondamentale non solo per gestire prontamente situazioni di emergenza, ma anche per garantire lo svolgimento delle attività quotidiane e per assicurare la sicurezza delle persone che vi transitano o lavorano. I nuovi edifici multifunzionali, caratterizzati da diversi punti di accesso pedonali e veicolari che permettono gli ingressi a uffici ed attività commerciali, devono costantemente adattarsi a mutevoli necessità. Una delle caratteristiche di comunicazione richieste in queste strutture è quindi la dinamicità.
Questo richiede reti scalabili di componenti intelligenti che comunicano e imparano l’uno dall’altro, nodi intelligenti che forniscono informazioni e orientamento, aiutando così in caso di emergenza ed adattandosi facilmente alle mutevoli condizioni quotidiane.
Rimanere in contatto con tutte le zone Commend, azienda austriaca che dal 1971 sviluppa e produce sistemi integrati di sicurezza e comunicazione per la protezione di persone, edifici e proprietà, propone una vasta gamma di sistemi interfonici ASBIS (Advanced Security Building Intercom System) che garantiscono un elevato livello di sicurezza e affidabilità grazie alla qualità dei materiali, alla tecnologia utilizzata e alla loro piena conformità alle normative di riferimento.
I sistemi interfonici Commend sono dotati di una comunicazione vivavoce naturale ad alto livello, per un’assistenza immediata anche in presenza di rumore ambientale, e di un test di funzionamento automatico programmabile che consente di controllare costantemente tutti i componenti del sistema (altoparlanti, microfoni, connessione, ecc.).
Sia che si tratti di varchi pedonali o carrai, interni all’edificio od esterni, i sistemi interfonici Commend permettono di comunicare ovunque all’interno della proprietà, in qualsiasi momento, anche con le persone negli ascensori, con soluzioni sicure e conformi agli standard EN 81-28. Il portafoglio prodotti per gli smart building comprende:
• terminali interfonici per controllo accessi
• terminali d’emergenza per spazi calmi conformi EN 628202 e 3.2
• terminali d’emergenza per ascensori conformi EN 81-28
• terminali Info/Help Point
• sistemi di diffusione sonora, allarmi, annunci, ricerca persone
•terminali interfonici per operatori e per control room e molto altro. ■
www.commend.com
Una comunicazione efficace all’interno e all’esterno degli edifici migliora le operazioni quotidiane e aumenta la sicurezza
OD1 - Terminale interfonico da esterno con videocamera ed 1 pulsante di chiamata
Terminali SOS per Spazi Calmi conformi alla EN 628202 e 3.2
Doorbird Facile integrazione multiresidenziale
Palazzo del periodo edoardiano e perfettamente conservato, sito nel quartiere londinese di Chelsea, il Grove Court ha affrontato la sfida dell’ammodernamento dell’impianto di citofonia risalente a ben 35 anni prima, integrando un sistema totalmente rispettoso dello storico fascino dell’edificio. Alla ricerca di una soluzione innovativa che combinasse estetica e tecnologia, i proprietari si sono rivolti alla ditta Nick Evans Technology commissionandole il completo ammodernamento dell’impianto.
Per il palazzo Grove Court composto da 28 unità si rendeva necessaria una revisione tecnologica volta a soddisfare gli attuali standard.
L’impianto di citofonia esistente comportava limiti funzionali e prestazionali, richiedendo pertanto un radicale aggiornamento delle funzionalità, tuttavia nel pieno rispetto dell’architettura.
In collaborazione con DoorBird, la ditta Nick Evans Technology ha presentato una proposta pensata su misura che, oltre a soddisfare i requisiti tecnici, intendeva valorizzare l’estetica dello storico edificio. In tal senso l’innovativo configuratore 3D DoorBird si è dimostrato fondamentale consentendo di personalizzare la soluzione D2100E con 29 pulsanti di chiamata in ottone illuminati a LED e incisioni realizzate al laser, integrando inoltre un lettore di impronte digitali.
Una configurazione a dir poco unica, completata da una superficie in ottone customizzata con incisione bombata dei nomi, volta a creare l’equilibrio perfetto tra design e praticità. ■
Informazioni su Bird Home Automation GmbH / DoorBird
Azienda con sede a Berlino, Bird Home Automation GmbH sviluppa e produce impianti di videocitofoni IP, di sistemi di controllo accessi, citofoni per interni e accessori a marca DoorBird. Oltre al quartier generale e allo stabilimento di Berlino, l’azienda è presente con filiali a San Francisco e Jacksonville, negli Stati Uniti. I prodotti smart home sono fabbricati in Germania secondo massimi criteri di qualità e sicurezza e trovano impiego in tutto il mondo. DoorBird è sinonimo di connubio tra design esclusivo e innovativa tecnologia IP nell’ambito dei sistemi di comunicazione per porte d’ingresso.
www.doorbird.com
Ajax Systems con Beta Cavi per offrire soluzioni di sicurezza cablate avanzate
Ajax Systems, il più grande produttore europeo di sistemi di sicurezza, ha annunciato una partnership con Beta Cavi, leader italiano nella produzione di cavi per sistemi di sicurezza.
Un passo importante nell’impegno di Ajax Systems a fornire soluzioni di sicurezza cablate di alta qualità della linea di prodotti Fibra
Beta Cavi ha presentato un cavo progettato per i dispositivi Fibra e compatibile con qualsiasi altra tecnologia basata sullo standard RS-485. Questa funzione aumenta l’affidabilità dei dispositivi Ajax Fibra e offre un’eccellente resistenza alle interferenze e garantisce una trasmissione dati ininterrotta, anche in ambienti difficili.
Virgilio Villatora - Ajax Pre-Sales Manager Italia – ha dichiarato: “Ajax Systems si impegna a creare sistemi di sicurezza intuitivi, facili da installare e altamen-
te affidabili Nel corso degli anni, infatti, l’azienda si è concentrata sullo sviluppo di una linea di prodotti cablati con un’attenzione meticolosa a ogni componente, in particolare ai cavi, spesso trascurati nel settore. Il nuovo cavo AJX 22 E NH, progettato da Beta Cavi per la linea di prodotti Ajax Fibra, aumenta notevolmente le capacità dei sistemi di sicurezza cablati, riducendo al minimo il rischio di perdita di segnale e garantisce una connettività stabile su distanze fino a 3 chilometri (1,86 miglia).”
Una collaborazione che segna un progresso significativo nel miglioramento delle prestazioni e dell’affidabilità dei dispositivi Ajax cablati
“Oggi la connettività è fondamentale per il funzionamento efficace di qualsiasi sistema di sicurezza. Grazie alla collabo-
razione con Beta Cavi – afferma Luca Vittorio Cappelletti - Direttore vendite e marketing di Beta Cavi - Ajax Systems garantisce che i suoi dispositivi funzionino in modo ottimale anche nelle condizioni più difficili. I cavi di alta qualità di Beta Cavi garantiscono una connessione stabile e affidabile tra i dispositivi del sistema di sicurezza. I cavi sono resistenti alle interferenze elettromagnetiche e garantiscono una comunicazione continua e ininterrotta. Inoltre, sono in grado di resistere all’usura, offrendo una lunga durata e richiedendo una manutenzione minima.”
La partnership tra Ajax Systems e Beta Cavi rappresenta un nuovo passo avanti per rendere più affidabili le soluzioni di sicurezza. Scegliere i dispositivi Ajax cablati significa investire in una protezione di alto livello mantenendo una connettività eccezionale. ■
www.betacavi.com
Beta Cavi
Beta Cavi è un’azienda italiana leader nella produzione di cavi, fondata nel 1975. L’azienda è specializzata nella produzione e vendita di cavi per varie applicazioni, in particolare per i sistemi di sicurezza. Con una capacità produttiva che supera i 40,000 km di cavo all’anno e collaborazioni con i principali produttori di apparecchiature, Beta Cavi si dedica a fornire soluzioni tecnologiche innovative ai propri clienti. Beta Cavi ha un solido team di ricerca e sviluppo e partecipa attivamente a comitati tecnici impegnati nella redazione di standard tecnologici. L’azienda promuove inoltre la conoscenza tecnica attraverso seminari formativi e assiste progettisti, installatori e clienti nella scelta dei prodotti più adatti alle loro esigenze.
Ajax Systems
Ajax Systems è un’azienda tecnologica internazionale e il più grande produttore europeo di sistemi di sicurezza. L’azienda offre soluzioni per la protezione contro le intrusioni, la videosorveglianza, la casa intelligente, il rilevamento antincendio e la prevenzione degli allagamenti.
Il portafoglio prodotti include 135 dispositivi wireless e cablati per la sicurezza e l’automazione. Attualmente, Ajax protegge oltre 2,5 milioni di utenti in 187 Paesi del mondo. Il successo globale dell’azienda è attribuito alle sue innovazioni e tecnologie proprietarie come Jeweller, Wings, JetSparrow, OS Malevich, gli algoritmi LISA, SmartDetect, HazeFlow, oltre a 38 brevetti per invenzioni e design.
Eelectron: Soluzioni intelligenti per l’hospitality
L’industria alberghiera è caratterizzata da un ambiente complesso, dove l’obiettivo principale è quello di offrire un’esperienza memorabile, garantendo comfort, usabilità e design esclusivo per l’ospite. Allo stesso tempo, l’efficienza operativa e l’integrazione dei sistemi sono elementi cruciali per fornire un servizio di alta qualità e mantenere una gestione fluida delle operazioni.
Innovazione e comfort per un’esperienza personalizzata eelectron personalizza la gestione alberghiera con soluzioni intelligenti KNX, combinando innovazione, sicurezza, comfort, usabilità e design per offrire un’esperienza su misura e garantire un servizio di alta qualità, mantenendo una gestione fluida delle operazioni.
Con più di 39.000 camere installate in oltre 90 paesi, l’azienda è presene nel mercato con oltre 25 anni di esperienza, fornendo soluzioni affidabili e integrate che ottimizzano illuminazione, riscaldamento e raffrescamento, riducendo i consumi energetici e assicurando un rapido ritorno sugli investimenti
Lo standard KNX, riconosciuto a livello globale, è il protocollo avanzato per la Building Automation, offrendo comfort, efficienza energetica e protezione. Inoltre, grazie a KNX Secure, il sistema garantisce comunicazioni crittografate e sicure.
Grazie alle soluzioni eelectron, è possibile monitorare la presenza/assenza di persone nelle camere, e di conseguenza adattare automaticamente illuminazione e temperatura.
Il sistema riesce a distinguere tra ospiti e
Il bedside panel è una soluzione completa per il settore alberghiero dando la possibilità di personalizzare il dispositivo tramite set di icone dedicati
Tasca porta-trasponder con barra RGB per segnalazioni e pulsanti DND e MUR
Termostato/umidostato KNX capacitivo
Configurazione di una tipica stanza di hotel
personale, ottimizzando così i consumi e consentendo la segnalazione di anomalie
I sistemi eelectron includono la logica di tasca virtuale integrata nei dispositivi, e vengono gestite informazioni di presenza accurate. I dati generati affluiscono al BMS per analisi e visualizzazioni, fornendo informazioni sull’occupazione delle aree.
La programmazione può essere fatta a livello di camera, di piano o di edificio, facilitando manutenzioni e ristrutturazioni.
I sistemi di gestione delle camere si integrano con quelli di gestione degli edifici e con software amministrativi, centralizzando le operazioni.
Il software GRMS e-Suite garantisce la gestione delle camere, degli spazi comuni e la supervisione degli ambienti oltre al controllo accessi.
Le proposte eelectron dedicate all’hospitality sono soluzioni integrate e ampliabili che permettono di soddisfare le esigenze di ristrutturazioni o estensioni, aggiungendo nuovi dispositivi anche dopo l’installazione. Personalizzazione per ogni progetto Un altro punto di forza delle soluzioni eelectron è la possibilità di personalizzare i dispositivi in base alle esigenze specifiche di ogni progetto. Il design italiano delle gamme OL-U e 9025 - che includono pul-
santiere, multisensori, termostati e dispositivi di controllo accessi - si adatta perfettamente a qualsiasi contesto architettonico, dal moderno al classico, offrendo il perfetto equilibrio tra estetica e funzionalità.
I prodotti e le soluzioni eelectron sono Custom Design oriented, pensati con materiali e finiture che ottimizzano l’esperienza degli ospiti, senza comprometterne qualità e sicurezza ■
www.eelectron.com/it/
TCK-LAN presenta un nuovo cavo per esterno e interno con Certificazione
CPR Eca Cat. 6 e armatura dielettrica
Una vera e propria rivoluzione per i collegamenti ETHERNET
Tecnofiber presenta il nuovo cavo da esterno/interno U/UTP Cat. 6. Il nuovo prodotto è nato dall’esperienza dell’azienda, conosciuta sul mercato come riferimento per il mondo degli installatori e sempre attiva nel contesto della ricerca e dello sviluppo di nuove tecnologie.
Il cavo TCK-LAN U/UTP Cat.6 è dotato di guaina esterna in LSZH a norma CPR Eca e vanta un’armatura dielettrica in filati di vetro antiroditore, a marchio TCK-LAN: una vera e propria rivoluzione per i collegamenti ETHERNET in esterno.
Il nuovo cavo TCK-LAN è frutto di un’intensa attività di ricerca e sviluppo sul piano tecnologico svolta dall’azienda negli ultimi anni, e rappresenta la soluzione ideale per esigenze di installazione nell’ambito di collegamenti in esterno e interno nel rispetto della normativa CPR.
In particolare, il cavo da esterno/interno U/UTP Cat. 6 può essere utilizzato per diversi impieghi, da ponti radio a reti Ethernet esterne, ma anche impianti di videosorveglianza e access point
I VANTAGGI
Un cavo unico sul mercato, che offre diversi vantaggi per gli utilizzatori.
In primis è realizzato nel rispetto della normativa CPR, poiché la guaina esterna LSZH è certificata secondo la normativa CPR Eca.
Il cavo, inoltre, vanta una flessibilità totale grazie al diametro contenuto utile a facilitare la posa.
Nessun limite d’installazione: il cavo può essere portato dal punto esterno direttamente al rack desiderato all’interno dell’edificio, senza doverlo cambiare. Il prodotto, inoltre, offre prestazioni elevate e permette la trasmissione dei dati nel rispetto di tutte le norme di certificazione. Infine, è un cavo resistente ai roditori, con armatura dielettrica in filati di vetro che protegge il cavo da eventuali attacchi. Grazie alle sue caratteristiche innovative, il nuovo cavo da esterno U/UTP Cat. 6 costituisce una preziosa aggiunta al già ricco catalogo TCK-LAN di cavi e rame per esterni. ■
Gioco di squadra con gli amplificatori e le matrici, monozona e multizona controllabili da APP
Che si debba realizzare un sistema con la funzione di creare una musica di sottofondo, oppure di trasmettere un messaggio vocale i migliori impianti oggi offrono, oltre ad una qualità professionale, anche connettività LAN o wireless, Wi-Fi e bluetooth. Che siano 3, 5 o più amplificatori multimediali la nuova APP Vivaldi risponde ad ogni tipo di formazione.
Tutti gli amplificatori gestiscono musiche diverse, ma possono essere sincronizzati, tramite la funzione multiroom, per diffondere la stessa musica contemporaneamente, a volumi indipendenti.
Vivaldi, azienda storica con sede nella provincia di Venezia, ha presentato il primo PA Public Address System multimediale, integrando nei classici sistemi a 100V il player Keysol, che controllato da Vivaldi APP, permette la navigazione in rete e la riproduzione musica liquida tramite YouTube, Nas, WebRadio, Spotify, Podcast e molto altro.
L’APP di supervisione e controllo del player permette di personalizzare la sorgente audio di ogni amplificatore e di creare un
sistema multiroom generale o tanti sistemi (gruppo di zone) sincronizzati. Tutti gli amplificatori della serie MA (mixer amplificati monozona), della serie MZ (mixer amplificati a 6 zone) o della serie MS (mixer matrice a 6 zone) sono stati dotati di un lettore e riproduttore multimediale che si aggiunge alle già presenti sorgenti RADIO FM, RADIO DAB+ (per la serie non BTK), USB, SD.CARD e BLUETOOTH. Dando massima scelta, all’utilizzatore dell’impianto, nella libera selezione della musica preferita, senza limiti e senza necessità di un supporto audio fisico o di un servizio solo in abbonamento. La serie MZ è dotata di ingresso EMC Emergency collegando il GRM1 registratore, generatore di messaggi (allarme,
sicurezza o pubblicità) è possibile inviare messaggi prioritari sulla diffusione sonora.
L’azienda specializzata in svilluppo di elettroniche, APP, sistemi di supervisione e diffusori per professional audio equipment, è uno dei principali produttori del settore. Keysol player è il cuore di una gamma di prodotti pensata per luoghi di culto, ristoranti, negozi, uffici, studi, poliambulatori, e così via.
Affidabili, versatili, potenti, di facile installazione sono la soluzione ideale, innovativa per medie e grandi dimensioni, di facile utilizzo per gestire la musica ed i volumi autonomamente in ogni zona. ■
https://vivaldigroup.it/
Il sistema Homematic IP è sicuro e facile da usare.
Tutta la casa è sotto controllo con la App gratuita e intuitiva
La proposta
Homematic IP per una casa sempre più confortevole, efficiente, facile da gestire e soprattutto sicura diventa ancora più ricca
Homematic IP NEXT LEVEL SMART HOME
Il sogno di una casa efficiente, confortevole e facile da gestire è già una realtà grazie a Homematic IP, il sistema di smart home tedesco firmato eQ-3, azienda che vanta oltre 40 anni di esperienza nel settore. E quest’autunno il sistema si evolve grazie all’introduzione di nuovi prodotti che portano le prestazioni ad un livello superiore per una esperienza d’uso del tutto nuova.
Tutto sotto controllo con Home Control Unit Homematic IP
Punta di diamante dell’offerta Homematic IP è la nuovissima Home Control Unit, una vera e propria “centrale di controllo“, la più sicura, versatile, ed efficiente di sempre, in grado di gestire con facilità tutte le funzioni della casa: dalle luci al ri scaldamento e consumo energetico, dalle aperture delle porte ai sistemi di allarme.
La centralina è in grado di gestire la casa intelligente offline, e quindi solo a livello locale, o connessa ai server cloud sicuri di Homematic IP in Germania per avere accesso a una rosa più ampia di funzioni. In entrambi i casi, tutte le informazioni del dispositivo vengono memorizzate solo a localmente e non lasciano mai la casa per una totale sicurezza dei dati personali. L’unità viene configurata e controllata tramite la app gratuita e intuitiva di Homematic IP e, grazie ad una interfaccia EEBUS, consente di integrare nella smart home dispositivi di consumo come pompe di calore, inverters e wallbox, oltre a monitorare i flussi di energia.
Risparmio intelligente con i nuovi termostati Homematic IP Insieme all’abbassamento delle temperature l’autunno di Homematic IP porta anche novità sul fronte del riscaldamento. I nuovi termostati flex e pure uniscono l’alta efficienza delle prestazioni alla facilità d’uso, senza dimenticare il design. D’inverno entrambi garantiscono un calore sempre confortevole e personalizzato grazie a profili di riscaldamento intelligenti e al pulsante boost per riscaldare l’ambiente in modo particolarmente rapido. Mentre in estate è possibile realizzare un raffreddamento indiretto tramite pompe di calore a temperature calde. Se combinati con il termostato a parete e il contatto per porte e finestre i nuovi devices, non solo offrono il massimo comfort, ma anche un risparmio energetico fino al 33%. In particolare il modello pure colpisce per il suo design chiaro e minimalista, con un anello a LED sulla parte anteriore che emette segnale luminoso quando la modalità boost è attivata. ■
I nuovi termostati flex e pure uniscono alta efficienza delle prestazioni alla cura del design
La nuova Home Control Unit gestisce con facilità tutte le funzioni della casa: dalle luci al riscaldamento e consumo energetico, dalle aperture delle porte ai sistemi di allarme. https://homematic-ip.com/
Fiera Internazionale dell’Impiantistica e dell’Edilizia 4.0 del Mediterraneo
14-15 Novembre 2024 Nuova Fiera del Levante, Bari
Smart Building Levante è la Fiera del Mezzogiorno e del Mediterraneo orientale dedicata al tema cruciale della doppia transizione digitale e energetica nel campo dell’edilizia e dell’urbanistica.
Una Fiera per soli operatori, riconosciuta di valore Internazionale dalla Regione Puglia che si propone come appuntamento irrinunciabile per quanti si occupano e si occuperanno dell’applicazione della Direttiva sulle Case Green della Comunità Europea e che dovrà portare il patrimonio edilizio nazionale alla neutralità carbonica entro il 2050. Una sfida epocale che coinvolge una filiera che solo nel nostro Paese vale 174 miliardi di euro di fatturato all’anno e che occupa oltre mezzo milione di addetti.