Slow #0

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#0 il giornale dell’ associazione

In primo piano

Ha ancora senso parlare di associazione, di Gaetano Pascale

V

Sei tu che scegli l’8 aprile scendi in piazza con Slow Food

ivere in quest’epoca di legami deboli e identità fluttuanti non è sempre facile. I social media ci

Sei tu che scegli. Questo è lo slogan che ca-

permettono di incontrarci e di far circolare informazioni come mai era successo prima, ma con

ratterizza lo Slow Food Day, l’evento di Slow

altrettanta facilità ci risucchiano nell’apatia e nella solitudine. Nessuna verità è esente da critica.

Food che l’8 aprile unisce 300 piazze d’Italia.

Tuttavia, proprio mentre nascono nuove istanze nei confronti della politica, la partecipazione dei cittadini

Un fitto programma di feste, incontri e degu-

alla vita pubblica sembra declinare insieme alle grandi narrazioni di un tempo.

stazioni per far comprendere l’importanza

Ha davvero senso, in una società come la nostra, parlare (ancora) di vita associativa o di campagne sul ter-

del nostro agire quando ci mettiamo la ca-

ritorio, e quindi anche di tessere, incontri formativi, manifestazioni di piazza? Noi pensiamo di sì, anzi sia-

sacca di consumatore. Siamo noi che sce-

mo certi che tutto questo abbia un significato molto più profondo proprio qui e adesso. Perché è la stessa

gliamo tutti i giorni quando andiamo a fare la

realtà di oggi, con le incredibili possibilità che ci offre, a rendere chiaro come non tutto possa risolversi con

spesa. Un gesto inconsapevolmente refe-

un click. Se in molti campi la società si fa liquida, in altri i rapporti di potere si scoprono più solidi che mai

rendario, perché diciamo sì o no a uno stile

– e per tenervi testa dal basso non è sufficiente qualche mobilitazione estemporanea. Quasi trecento anni fa,

di produzione, di distribuzione, di sfrutta-

Alexis de Tocqueville paragonava il ruolo di ogni associazione, in regime democratico, a «un cittadino illumi-

mento della terra. Quindi un gesto che non

nato e potente, che non può essere assoggettato a piacere, né oppresso in segreto, e che, difendendo i suoi di-

può essere guidato solo dal 3x2 o dalla fret-

ritti particolari contro le esigenze del potere, salva le libertà comuni». Chi pensa che l’associazionismo sia un

ta di portare qualcosa in tavola la sera. Un

patrimonio da archiviare in soffitta farebbe bene a guardarsi intorno. Non ci vuole molto ad accorgersi di

momento della nostra quotidianità che me-

quanto spesso associazioni e movimenti rappresentino l’unico argine concreto allo strapotere di pochi. Come

rita più attenzione perché troppe sono le ri-

quelle multinazionali che, attraverso acquisizioni e fusioni, concentrano una forza tale da condizionare – e a

cadute, sia per il presente sia per il futuro,

volte perfino determinare – le decisioni della politica e dell’economia, oltre alle scelte quotidiane di ciascuno

che provoca. Sei tu che scegli e non il pro-

di noi. Il mondo del cibo, da questo punto di vista, è paradigmatico, dal momento che in ogni sua filiera (dalla

dotto (quindi l’industria o la catena di distri-

vendita delle sementi fino alla grande distribuzione) sono non più di una decina le entità in grado di control-

buzione) che con stratagemmi vari si fa sce-

lare i sistemi alimentari di tutto il pianeta. Ecco perché vogliamo che Slow Food rimanga un riferimento per

gliere. Quindi l’invito è di cercare la piazza

tutti quelli che lottano in nome di un mondo più equo e più giusto. Una lotta che fa bene al nostro presente e

più vicina a casa su slowfood.it e venire a vi-

potrà continuare domani, senza dubbio, a decidere il destino delle libertà comuni.

vere l’associazione.

© Foto archivio Slow Food

oggi?


02

MARZO 2017

Numero 0

il giornale di Slow Food Italia

All’interno

L’intervista

Con il Ministro Martina Buono a sapersi: Pac e suolo a cura di Unisg

04

L’Italia delle Condotte

Comacchio: tra sabbie e acqua Uno sguardo sul mondo: Le api salvano il nostro cibo

05

di Sonia Chellini

Pensiero liquido

Vinitaly o ProWein? Slow Medicine: Perché parliamo di coltivare la salute

A

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partire dalla seconda metà del secolo scorso, in buona parte dell’Europa ma con particolare evidenza in Italia, siamo di-

ventati tutti indistintamente cittadini della “società dei consumi”. Da quel momento l’acquisto di un bene cessa di essere una scelta legata

Play Food

alla necessità, al gusto o al piacere, circoscritta in un ambito privato o

Il gioco: alla scoperta dell’olio

familiare com’era fino all’immediato dopoguerra, e diventa un feno-

Il mercato:

ni, a partire dalla pubblicità. I consumi alimentari non sono rimasti

Fagiolo di Scicli e l’asparago di Albenga

meno di massa influenzato e influenzabile da molteplici fattori ester-

07

immuni da questo processo. L’approvvigionamento diretto presso agricoltori locali, mercati rionali o piccole botteghe e la trasformazio-

Calendario Appuntamenti

ne familiare o tuttalpiù artigianale delle materie prime per la produ-

Slow Food Day e Senigallia Wine

zione di cibo sono stati fino ai primi anni ’70 una pratica diffusissima,

Mercati della terra Master of Food

08

© Foto di Alessandro Vargiu

Tutto l’anno:

anche nei contesti urbani. L’arrivo dei primi supermercati e l’affermarsi della grande distribuzione organizzata hanno poi conseguentemente industrializzato la filiera, creando un divario enorme tra chi il cibo lo produce e chi lo consuma, e incorporando in molti casi, ormai, persino il processo di trasformazione (cibi pronti surgelati e non). Tornare a essere consumatori consapevoli, protagonisti delle proprie scelte e non elementi passivi di un sistema che, in nome del profitto e

SLOW FOOD È UN’ASSOCIAZIONE. I SOCI SONO LA NOSTRA FORZA. ASSOCI SSOCIATI, RINNOVA LA TUA ADESIONE SS O REGA REGALA L’ISCRIZIONE A SLOW FOOD. REG PER UN FUTURO PIÙ BUONO, PPULITO E GIUSTO, PER TUTTI.

1.

del mercato, disconosce in primo luogo la biodiversità e spesso persi-

insieme alimentiamo il futuro. no legalità e diritti, è possibile. Costruire percorsi di conoscenza e

sensibilizzazione sulle filiere dell’agroalimentare e favorire il rapporto diretto tra agricoltori e cittadini sono due degli elementi centrali SOS TI EN I, C O N D IV ID I, A G ISdel C I, lavoro di Slow Food e fattori distintivi della filosofia associativa: i PE NS A SL OW F O O D . S C O P R I C O M E S U : S TO R E .S L OW F O OD .I T Mercati della Terra sono stati e sono per noi una traduzione proget-

tuale di queste priorità. Oggi la complessità dei fenomeni, non solo Direttore Valter Musso | Vicedirettore Alessia Pautasso, Elisa Virgillito Coordinamento editoriale Alberto Arossa, Andrea Cascioli | Coordinamento Web Michela Marchi | Redazione Francesca Baldereschi, Eleonora Bergoglio, Enrico Bonardo, Silvia Ceriani, Fabrizio Dellapiana, Paolo Ferrarini, Giancarlo Gariglio, Eleonora Giannini, Eleonora Lano, Camilla Micheletti | Marketing associativo Fabiana Graglia | Slow Food Italia| Via Mendicità Istruita, 14 12042 Bra (Cn) Tel. 0172 419611 www.slowfood.it | Presidente Gaetano Pascale Direttore Generale Daniele Buttignol | Redazione Via Mendicità Istruita, 14 12042 Bra (Cn) Amministrazione Via Mendicità Istruita, 14 12042 Bra (Cn) Tel. 0172 419611 Fax 0172 411299 Concessionaria pubblicitaria Slow Food Promozione srl Via Vittorio Emanuele, 248 12042 Bra (Cn) promozione@slowfood.it Tel. 0172 419744 | Progetto grafico It’s Friday - Creative Studio www.itsfriday.it | Stampa Italiana Editrice Spa Via Giordano Bruno, 84 Torino Slow Food Editore srl: presidente Roberto Burdese | Direttore responsabile Grazia Novellini | Registrazione Slow 0/2017 Periodico di informazione iscritto al Tribunale di Alba (Cn) Registrazione n. 2/96 | Per informazioni e segnalazioni rivista@slowfood.it Chiuso in redazione: 18/03/2017

economici, legati alla produzione, distribuzione e consumo di cibo richiede un ulteriore e più determinato impegno per sondare nuove strade e trovare ulteriori strumenti. Dovremo individuare nell’etica, nella condivisione, nella partecipazione e nell’equità gli elementi fondamentali di un nuovo approccio al cibo quotidiano, alternativo ma non in contrasto con quello vigente. E se è vero che i comportamenti virtuosi di ciascuno sono in grado man mano di modificare gli assetti anche più consolidati, i risultati non tarderanno. Potremo allora dire di aver davvero, insieme, alimentato il futuro.

2.


il giornale di Slow Food Italia

MARZO 2017

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L’OPINIONE

Etica, condivisione, partecipazione ed equità, sono elementi fondamentali dell’approccio al cibo quoti-

Ai consumatori un potere enorme: scegliere di Carlo Petrini

Zygmunt Bauman ha intitolato uno dei

sappiamo bene quanto sono importanti i

suoi testi Homo Consumens (era il 2007).

nostri comportamenti individuali, da mol-

In questa maniera identificava e in un cer-

ti anni parliamo di co-produttori e non di

to senso certificava una sorta di mutazione

consumatori, battiamo senza sosta sul ta-

antropologica dell’uomo contemporaneo,

sto dell’informazione per poter operare

che costruisce la sua identità, che è incluso

scelte consapevoli. Eppure oggi questo è

o escluso dal circolo del successo e del rico-

ancora il nodo centrale da sciogliere, ed è

noscimento sociale, sulla base di ciò che

anche il campo di azione che più è alla no-

può o non può acquistare, anche in termini

stra portata di cittadini. La strada rimane

di esperienze oltre che di oggetti. Partendo

lunga, troppo spesso siamo passivi, ci pie-

da questa lettura, per molti aspetti triste-

ghiamo alle logiche più bieche del mercato

mente condivisibile, bisogna però notare

e della distribuzione, siamo bombardati

che Bauman tralascia un aspetto (in realtà

da una comunicazione che tutto fa tranne

forse perché non era oggetto di quel testo),

che informare seriamente su ciò che ci

ovvero quanto gli stili di consumo e le scel-

vuole vendere. Eppure questo è anche un

te di consumo possano impattare sull’eco-

enorme terreno di protagonismo e di citta-

Un cambio di stile di consumo chiede la costruzione di nuove relazioni

dinanza, lo stesso modello di mercato che

ris, ha promosso il progetto Seminiamo la biodiversità. Nei

sistema integrato del pianeta Terra. Non

responsabile del disastro dell’economia

punti vendita Eataly si trovano i semi di 40 varietà tradizio-

solo dunque quanto il consumo sia ormai

agricola, dell’espansione inarrestabile del-

nali italiane, certificati biologici e prodotti da aziende di

il nostro principale viatico per l’autoaffer-

la monocoltura, dell’impoverimento della

piccole dimensioni. Intanto si stanno individuando molte

mazione, ma cosa questa deriva significhi

classe contadina, dobbiamo prendere atto

altre varietà locali e nuovi potenziali produttori di semi da

nell’interpretazione del nostro rapporto

che un cambio nello stile di consumo non

coinvolgere. Info su: www.slowfood.it e www.eataly.net

con l’ambiente di cui facciamo parte. Per-

deve limitarsi a una mera scelta di oggetti,

ché, che ci piaccia o no, che lo vogliamo o

al contrario deve andare nell’ottica di co-

no, dobbiamo essere consapevoli che con-

struire relazioni nuove e una nuova comu-

sumare ha un impatto, e che noi che com-

nità. Io credo che siamo sulla buona strada

piamo l’atto del consumo siamo responsa-

e che Slow Food stia camminando a passo

bili di quell’impatto. Potrebbe sembrare

sostenuto in questa direzione.

diano

Seminiamo la biodiversità Il 75% del mercato mondiale dei semi è nelle mani di 10 multinazionali che vendono pochi ibridi uguali in tutto il mondo. Intanto scompare, e senza rimedio, il sapere millenario grazie al quale i contadini hanno selezionato le sementi delle varietà migliori, quelle più adatte alle caratteristiche di ciascun territorio. Per questo, Slow Food, con Eataly, l’Università di Palermo e la ditta sementiera Arcoi-

ci rende homini consumens ci mette in mano un potere enorme, quello di scegliere per quale agricoltura, per quale filiera produttiva, per quale approccio al cibo parteggiare. Senza tuttavia dimenticare che, se il sistema di mercato è il principale

una banalità. Come membri di Slow Food

Abusata in pubblicità, la parola qualità ha perso valore

sapere nulla di questa crescenza, se non che è pro-

ne: non mi dice esattamente com’è fatto quel prodot-

dotta da Galbani, e devi fidarti. E Galbani (dico Gal-

to, dalla materia prima, al territorio di coltivazione,

L’etichetta narrante colma il distacco produttore-consumatore

bani, ma potrei dire uno qualsiasi dei marchi impor-

dall’alimentazione degli animali al processo di lavora-

tanti dell’agroalimentare italiano) vuol dire qualità.

zione. Ed è la piccola grande intuizione delle nostre

Eccola la parolina magica, qualità. Se c’è una parola

etichette narranti applicate, per ora, ai Presìdi Slow

completamente svuotata di ogni significato è questa.

Food e su alcuni prodotti di Alce Nero. Narrazione e

Voi conoscete un produttore, uno, che ammetta di

non storytelling (parola odiosa, che puzza lontano un

di Piero Sardo

non fare qualità? Dunque se tutto è qualità, fa fede il

miglio di marketing), esatta e meticolosa anche a co-

logo, il marchio di fabbrica. Tutta la pubblicità degli

sto di risultare un poco notarile e fredda. [Figura 3]

anni ‘70- ‘80 e parte dei ‘90 mira a blindare questa vi-

L’etichetta narrante è un atto di coraggio da parte del

rima di parlare di etichette narranti facciamo un po’ di storia. Non voltate pagina

sione del mondo. Poi le cose iniziano a cambiare.

produttore e di fiducia nel consumatore: lunga, ingom-

sbuffando: non è mia intenzione iniziare con gli Egizi e seguire nei secoli l’evolversi

I marchi Bio, Biodinamico, Fairtrade, Dop, Igp si af-

brante, ma decisiva nel colmare il distacco produtto-

dei modi in cui sono stati raccontati i prodotti alimentari. Però c’è un momento

fermano e vanno a sovrapporsi, in alcuni casi a fagoci-

re-consumatore che la moderna distribuzione impone.

storico che va messo in evidenza, altrimenti non comprendiamo ciò di cui stiamo

tare, quelli aziendali. Questi marchi collettivi presup-

parlando. A partire dal XX secolo l’industria si appropria della produzione di cibo e grazie a una

pongono una narrazione, altrimenti non si capisce

serie di rivoluzionarie innovazioni (l’uso di additivi e coadiuvanti tecnologici, la pastorizzazio-

perché il consumatore li scelga quando il costo è più

ne, l’uso di scatole di latta, di surgelati, del sottovuoto) può distribuire su larga scala gli alimen-

elevato. Le industrie capiscono di essere un passo in-

ti, con durate e distanze fino allora inimmaginabili. In quel momento si spezza il legame diretto

dietro e iniziano a cambiare l’impostazione delle eti-

tra consumatore e produttore e si impone la necessità di descrivere ciò che è contenuto in quel-

chette. [Figura 2] Si aggiungono ricette, consigli di

la determinata confezione. Ecco l’etichetta moderna, ed ecco anche i primi travisamenti.

conservazione, claim ecologici, slogan evocativi (“dove

L’etimologia della parola ci dice che in qualche modo l’etichetta stabilisce regole e comporta-

c’è Barilla c’è casa”) in una sorta di horror vacui che

menti, sancisce un rapporto. L’industria stravolge questo rapporto e lo modifica a suo uso e

dovrebbe essere percepito come narrazione ma che

consumo. Osserviamo questa confezione di formaggio degli anni 60. [Figura 1] Il rapporto

narrazione non è. Nulla di illegale, per carità, ma si

produttore/consumatore è sintetizzato nel logo: la grafica ci suggerisce che non hai bisogno di

dovrà pure ammettere che questa sorta di cortina fumogena mira a coprire le omissioni, ovvero l’omissio-

3.


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MARZO 2017

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il giornale di Slow Food Italia

L’intervista

È possibile un cambio di direzione per la Pac, in modo da destinare più risorse all’agricoltura che tutela la biodiversità, l’ambiente e la salute? «Vogliamo una Pac diversa. La spesa agricola deve puntare alla tutela concreta del reddito degli agricoltori, alla qualità dei prodotti, alla gestione sostenibile delle risorse e valorizzazione delle aree rurali. Produrre di più con meno, deve essere il principio guida. Una Pac più semplice e in grado di garantire futuro alle nostre filiere. L’agricoltura deve essere valorizzata come bene comune, per la sua capacità di generare nuove forme di welfare.» Quali sono le iniziative più urgenti di cui ha bisogno l’agricoltura europea? «Maggiore flessibilità, equa redistribuzione delle risor-

Il Ministro Martina

se e rafforzamento degli strumenti per gestire le crisi di settore. La politica agricola europea, così come è impostata oggi, non riesce sempre a dare risposte soddisfacenti né per la salvaguardia del reddito degli imprenditori agricoli né ai contribuenti. La riforma è l’occasione per rafforzare gli strumenti disponibili prevedendo, ad esempio, l’estensione del modello delle Organizzazioni comuni di mercato ad altri settori come latte, carne o cereali, migliorarne la competitività, incrementare la capacità di adat© Illustrazione di Matteo Baracco

tamento alle turbative dei mercati.»

Maurizio Martina

è nato a Calcinate (Bg) il 9 settembre 1978, ha conseguito il Diploma di maturità presso l’Istituto tecnico agrario di Bergamo e si è poi laureato in Scienze politiche. Il 22 febbraio 2014 è stato nominato Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, con delega a Expo Milano 2015. Tutela del reddito degli agricoltori, occupazione giovanile e ricambio generazionale, semplificazione burocratica per le imprese, sostegno all’export sono stati i temi principali della sua guida del Mipaaf.

attesa da anni e che ora è partita con i primi 8mila ettari a disposizione.» Agricoltura e burocrazia. Cosa si sta facendo per una reale semplificazione che tenga conto delle esigenze di tutti i produttori? «Molto è stato fatto con Campolibero. I piccoli agricoltori italiani si sono visti azzerare le pratiche per la domanda unica dei contributi europei. Nel vino, dal 1 gennaio, è operativo il registro telematico che consente di eliminare i registri cartacei, dove stiamo gestendo la complessità del passaggio. Andiamo avanti ascoltando le esigenze delle imprese.» Qual è, a oggi, il provvedimento del suo Ministero che la rende più orgoglioso? «In tre anni di Governo abbiamo realizzato molte cose, come la più grande riduzione fiscale del settore primario con

Cosa risponde a Carlo Petrini e Olivier De Schutter che dichiarano: «Biso-

la cancellazione di Imu, Irap e Irpef agrico-

gna andare oltre la Pac e definire una Politica Alimentare Comune, che pon-

le e un taglio delle tasse da 1,3 miliardi. Ma

ga al centro il cibo che consumiamo ogni giorno, con tutto quello che com-

il traguardo più importante è l’approvazio-

porta scegliere? «L’Italia sta già facendo sentire la sua voce in Europa per ribadire il

ne della legge contro il caporalato, attesa

valore centrale del cibo. Non è una commodity, ma frutto di un lavoro che coinvolge atti-

da anni. Una grande battaglia di civiltà e

vamente i consumatori che possono diventare co-produttori come ha ricordato Petrini.

giustizia. Ora abbiamo strumenti più forti

«Ecologico e digitale. Sono i due assi sui quali possiamo costruire

Con l’approvazione della legge contro gli sprechi alimentari, ad esempio, abbiamo propo-

per tutelare i diritti di migliaia di persone e

il futuro modello agricolo italiano, per salvaguardare la nostra

sto un modello unico che rende più semplice per le aziende donare che sprecare e può

difendere le aziende oneste dalla concor-

biodiversità e valorizzare i tratti distintivi delle nostre produzio-

diventare modello per gli altri Paesi. Un’eredità concreta della Carta di Milano che abbiamo

renza sleale di chi sfrutta i lavoratori.»

ni.» Con queste parole il Ministro delle politiche agricole Maurizio

sottoscritto mettendo il cibo al centro delle grandi sfide globali dei prossimi anni.»

di Valter Musso

Martina disegna, nella chiacchierata che ci ha concesso, quelle che sono per lui le linee guida della futura politica agricola.

Gran parte del futuro delle aree terremotate passa dall’agricoltura. «È stata una delle peggiori tragedie sismiche del nostro Paese. Abbiamo stanziato risorse per aiu-

Quali provvedimenti per dare una centralità vera all’a-

tare gli allevatori e gli agricoltori come mai in passato. Ora dobbiamo proseguire nella

gricoltura, rispettosa dell’ambiente e dell’uomo, e dare

gestione della prima fase che è ancora di emergenza. Ricostruire e dare nuovo slancio

concrete possibilità ai giovani? «In questi anni abbiamo la-

all’economia locale non è solo un dovere morale ma un impegno concreto.»

vorato per mettere al primo posto la tutela del reddito dei produttori, soprattutto dei piccoli. L’agricoltura è tornata al centro dell’a-

L’agricoltura in molte aree è sentinella del territorio e baluardo contro lo

genda economica e sociale. Lo dimostrano i nostri interventi per

spopolamento. Che cosa si può per queste aree? «Valorizzare meglio le produ-

lo sgravio fiscale, per gli incentivi ai giovani con i mutui a tasso

zioni delle aree interne dove l’agricoltura svolge un ruolo non solo economico, ma sociale.

zero e l’esenzione totale per 3 anni dal pagamento dei contributi

Anche di inclusione e integrazione dei nuovi cittadini che vengono dall’estero. Siamo al

previdenziali che ora sono realtà. C’è ancora tanto da fare, ma ab-

lavoro con il gruppo di Fabrizio Barca proprio per approfondire queste possibilità. In

biamo tracciato una strada nuova.»

questo contesto si inserisce anche la creazione della Banca delle terre agricole che era

buono a sapersi

a cura dell’Università degli Studi di scienze gastronomiche di Pollenzo

CHE Cos’è la Pac ?

La Pac (Politica Agricola Comunitaria) è una tra le più importanti politiche europee, prevista fin dalla fondazione della Comunità Economica. Era il 1958 quando iniziò a operare, ovvero in un momento storico in cui l’Europa cambiava faccia e aveva bisogno di una strategia comune per affrontare le difficoltà della popolazione rurale, in gran parte ancora molto povera, e per incentivare l’innovazione di un settore agricolo che aveva bisogno di aumentare la propria efficienza: in quell’anno, senza aiuti alimentari americani, l’Europa avrebbe ancora sofferto la fame. Contemporaneamente, questa politica avrebbe portato maggiore stabilità dei mercati e derrate alimentari a prezzi accessibili. Oggi nella Pac vengono concentrate più di un terzo delle risorse economiche della Comunità Europea, ma il panorama sociale, economico e ambientale è fortemente cambiato. Per come lo conosciamo, lo strumento Pac non è più adeguato ad affrontare le sfide del nostro tempo: non riesce infatti a intercettare e risolvere le istanze dell’agricoltura sostenibile e di piccola scala, mentre rimane molto alta la quota di risorse a vantaggio della grande agricoltura industriale e delle sue lobby. In queste settimane si è aperta la consultazione pubblica che si protrarrà nei prossimi mesi, dando il via al dibattito sulla riforma. Pur riconoscendo il ruolo fondamentale che la Pac ha ricoperto in passato contro la lotta alle ristrettezze del Dopoguerra, i tempi sono sicuramente maturi affinché diventi sempre più uno strumento in grado di affrontare la sfida dei cambiamenti climatici, della produzione di energia, della gestione sostenibile delle risorse.

Ha senso parlare di suolo ? Il suolo è l’unico comparto ambientale terrestre in cui si incontrano, interagiscono e s’interfacciano contemporaneamente tutti gli altri comparti ambientali, ovvero è l’unico ecosistema terrestre in cui convivono litosfera, atmosfera, idrosfera, biosfera (uomo incluso).

L’agricoltura deve essere valorizzata come bene comune, per la sua capacità di generare nuove forme di welfare

Nonostante sia la base per la produzione del 99% del cibo destinato all’uomo, e l’habitat di oltre un terzo delle specie viventi del pianeta, il suolo è stato troppo a lungo considerato inerte: un semplice supporto da far fruttare il più possibile, ricorrendo a lavorazioni molto aggressive che non tengono conto dei suoi equilibri, e dei rischi legati alla biodiversità che custodisce, nell’illusoria convinzione che sia una risorsa infinita e indistruttibile. Sono proprio queste lavorazioni aggressive, con particolare riferimento alla meccanizzazione e all’uso massiccio di ammendanti chimici, che oggi minacciano fortemente il suolo e la sua fertilità compattandone la struttura, distruggendo gli aggregati naturali, dilavando i nutrienti, e impattando sulla biodiversità microbica. Senza parlare della cementificazione selvaggia. Sebbene il suolo sia fortemente minacciato, non ci sono norme comunitarie coerenti in grado di tutelarlo come è fondamentale che sia. Al contrario, il suolo è un patrimonio comune che deve essere riconosciuto come tale, fondamentale per la resilienza ambientale e per la vita. È necessario proteggerlo da erosione, impermeabilizzazione, perdita di materia organica e contaminazioni. A tal proposito, People4Soil (una rete libera e aperta di Ong e istituzione europee, di cui fanno parte circa 400 realtà) ha lanciato una petizione (si può sottoscrivere su www.salvailsuolo.it) che si propone di raccogliere un milione di firme in Europa entro la fine dell’anno per obbligare il Parlamento Europeo a discutere una proposta in questo senso.

www.unisg.it


MARZO 2017

L’Italia delle Condotte

Comacchio: tra sabbie e acqua

UNA PAUSA

Bar Ragno, via Cavour 1, sotto la storica loggia dei Mercanti del grano, vicino alla Torre dell’Orologio

DOVE MANGIARE

Trattoria da Vasco e Giulia, via Muratori, 21 Tel. 0533 81252

DOVE ACQUISTARE

l’anguilla marinata Presidio Slow Food: La Manifattura dei Marinati, Cso Giuseppe Mazzini, 200.

La gastronomia della natura

a cura della Condotta Slow Food

05 © Foto archivio Comune di Comacchio

il giornale di Slow Food Italia

ciale rinvenuta nei pressi della città. Lasciato il ponte l’altra tappa

tenza per la nostra gita in battello. La barca è infatti il mezzo idea-

è il bellissimo porticato dei Cappuccini, edificato nel Seicento, che

le per visitare uno dei luoghi più suggestivi del delta, la Salina di

ci conduce al Santuario di Santa Maria in Aula Regia. Ma chi dice

Comacchio, rifugio di colonie di uccelli acquatici tra cui i fenicot-

l nostro viaggio inizia appena superata la curva all’inizio del

Comacchio dice anguilla, e quindi è d’obbligo la visita all’antica

teri rosa. Il delta del Po è un susseguirsi di scenari unici che cam-

paese: lasciamo alle spalle la piatta pianura per farci conqui-

fabbrica della Manifattura dei Marinati un tempo luogo di lavora-

biano di continuo e si presentano diversi in ogni stagione. Per

stare da uno spettacolo emozionante creato da giochi di ac-

zione delle anguille e delle acquadelle, dove ancora oggi nel perio-

scoprire e conoscere meglio questo luogo incantato vi consigliamo

qua e lingue di terra. Siamo all’ingresso di Comacchio, la “piccola

do autunnale è possibile ammirare la preparazione dei marinati.

il Museo del Delta Antico nell’antico Ospedale degli Infermi di

Venezia” nel Parco del Delta del Po, dove la millenaria convivenza

L’anguilla è ottima allo spiedo e ai ferri, in inverno interessante è

Comacchio dove sono esponsti reperti archeologici che racconta-

tra la terra e il mare ha modellato un territorio unico. Un luogo

il brodetto bruèt con l’anguila, da non perdere quella cucinata con

no l’evoluzione del territorio e degli insediamenti umani del delta.

slow da visitare con calma a piedi, in bici e in barca. Questa pitto-

le verze coltivate nei terreni prosciugati delle valli; lo stesso pesce,

Dal punto di vista gastronomico, oltre alla regina incontrastata

resca cittadina lagunare, nata da un borgo di pescatori, è caratte-

marinato, è all’origine di una storica attività conserviera, la prepa-

delle valli, l’anguilla, non mancano altre ricette che uniscono i sa-

rizzata da un intreccio di canali, ponti ed edifici monumentali.

razione tradizionale oggi Presidio Slow Food. Lasciata la città ci

pori di mare e di terra. Partiamo dal riso del Delta del Po Igp, da

Comacchio sorge su tredici isolette, collegate da undici ponti, e

immergiamo nelle valli: si inizia a percorrere l’argine che costeg-

accompagnare ai vini del Bosco Eliceo, Sauvignon, Fortana e

culmina nel magico intreccio dei Trepponti, capolavoro architet-

gia Valle Fattibello. Di fianco a noi i bilancioni dei pescatori e le

Merlot tutti Doc. La sacca di Goro offre le condizioni ottimali per

tonico del Seicento, simbolo della città. Dalle scalinate dei Trep-

torri di avvistamento per il birdwatching ci accompagnano in que-

l’allevamento e la pesca di cozze, ostriche ma soprattutto della fa-

ponti lo sguardo si perde tra i colori del cielo e angoli incantevoli:

sto viaggio fuori dal tempo. L’obiettivo è il Casone Foce, un tempo

mosa vongola verace di Goro. Insomma, un territorio da scoprire

dalla storica pescheria con tredici banchi di marmo, tredici come

importante Stazione da pesca, oggi ottimo ristorante di pesce pre-

grazie alle sue moltissime ricchezze naturalistiche e gastronomi-

le isolette, al Museo della Nave Romana, imbarcazione commer-

parato secondo le ricette della tradizione. Questo è il punto di par-

che. Vi aspettiamo!

UNO SGUARDO SUL MONDO

Le api salvano il nostro cibo e il nostro futuro: difendiamole

Propríae Neema Ramesh Bilkule

© Foto di Daniela Frechero

di Ferrara Terre e Sabbie

Agricoltrice e apicoltrice del Dhule, villaggio di Kevdipada Maharastra, India. Agosto 2016.

di Monica Pelliccia e Adelina Zarlenga

È ormai certo che la diminuzione degli insetti impollinatori abbia impatto sulle nostre tavole, nonché effetti tangibili e quotidiani su salute, ambiente e biodiversità: un fenomeno di cui si sta occupando, ad esempio, il progetto Hunger For Bees (www.journalismgrants.org/projects/hunger-for-bees) realizzato grazie alla collaborazione del Centro europeo di giornalismo. Secondo la Fao, il 75% delle coltivazioni mondiali dipende in gran parte dall’impollinazione. Inoltre, i ricercatori dell’Università di Harvard hanno evidenziato - in uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet - come senza le api i Paesi in via di sviluppo potrebbero ridurre la produzione di cibo di un terzo, con un forte rischio per la salute delle persone. In sostanza, senza l’indispensabile attività degli impollinatori, circa 71 milioni di persone potrebbero soffrire di malnutrizione dovuta alla mancanza di vitamina A. Non c’è un solo fattore determinante dietro la moria delle api. Le cause sono sinergiche: cambiamenti climatici, monocolture, malattie e pesticidi. Secondo una ricerca realizzata da Greenpeace nel 2014 in dodici Paesi europei i pollini più contaminati da pesticidi sono stati rilevati in Italia, in particolare nei pressi di vigneti e coltivazioni intensive. Grazie alla sospensione dell’uso dei neonicotinoidi

il 75% delle coltivazioni dipende dall’impollinazione, 71.000.000 le persone a rischio

la mortalità delle api è scesa considerevolmente: ma i pesticidi non sono scomparsi. Oggi, ad esempio, c’è un dibattito aperto sul glifosato. E gli apicoltori sono diventati dei veri e propri paladini dell’ambiente, consci che se non si pone un freno alle sostanze che provocano la morte delle api ci saranno ripercussioni nella produzione di cibo. Ci sono già realtà che hanno intrapreso strade diverse e innovative. Malles (Bz), in Alta Val Venosta, è il primo comune al mondo ad aver sancito, tramite referendum, il divieto di pesticidi in agricoltura. Ma non è tutto: in Svizzera, nel 2018, si terrà un referendum per abolire i pesticidi

sintetici. Sempre il prossimo anno, in Francia, un emendamento alla legge sulla biodiversità dovrebbe bandire i neonicotinoidi. In India, lo Stato di Sikkim si è dichiarato “organico”. Da oltre dieci anni le autorità hanno proibito l’uso di pesticidi, constatando l’aumento della produttività agricola e il ritorno delle api selvatiche, importanti indicatori del benessere della biodiversità. Si calcola che solo in India, senza gli impollinatori, un terzo della produzione di frutta e verdura andrebbe persa. Una perdita per il paniere alimentare stimata in 726 miliardi di dollari annuali. «Non solo si potrebbero perdere soldi. Stiamo parlando di perdita di

cibo, fondamentalmente di fame» spiega Parthib Basu, direttore del Centro degli impollinatori dell’Università di Calcutta. Le storie di contadini e contadine che abbiamo incontrato in questo Paese dimostrano la forte dipendenza tra apicoltura e agricoltura. Come quella di Neema Ramesh Bilkule, agricoltrice di un remoto villaggio nel cuore dell’India, a sei ore da Mumbai. Grazie alle api è riuscita a migliorare le condizioni di vita e il benessere della sua famiglia: la produzione di melanzane, mango, peperoncino è aumentata tra il 30 e il 60 per cento.


06

MARZO 2017

Numero 0 Pensiero liquido

Slow Food Italia e Slow Food Editore, nell’ottica di un nuovo percorso e un progetto più strutturato per la difesa della produzione di oli buoni, puliti e giusti in occasione dell’annata olearia 20162017 hanno deciso di sostituire la consueta pubblicazione cartacea della Guida extravergini con una nuova sezione online del sito slowine.it, intitolata Progetto olio: qui, sono raccolti i risultati delle degustazioni dei vari panel regionali con l’elenco dei produttori selezionati e la segnalazione degli oli degustati. Gli oli, in base ai punteggi ottenuti, sono divisi in due differenti categorie: “ci sono piaciuti” e “ci hanno emozionato”. Segnalate con il simbolo della Chiocciola si trovano le aziende che meglio interpretano i valori organolettici, territoriali e ambientali in sintonia con la filosofia di Slow Food. Progetto olio è un modo nuovo e accessibile a tutti per dare il giusto risalto al lavoro che quotidianamente questi produttori fanno per salvaguardare lo straordinario patrimonio che è rappresentato dall’olivicoltura italiana e si arricchirà di tante iniziative nel corso dell’anno, legate alle manifestazioni di Slow Food e ad altri momenti specifici di promozione, educazione e tutela. Per saperne di più collegatevi al sito slowine.it e veniteci a trovare durante il Vinitaly, nello spazio di Slow Food, qui vi racconteremo il nostro nuovo progetto sull’olio extravergine! (GG)

Settimana internazionale contro i Pesticidi: un’agricoltura alternativa è possibile! Dal 20 al 30 marzo, Slow Food ha aderito alla Settimana internazionale contro i pesticidi, organizzata dal Pesticide Action Network (Pan) con l’intento di informare i consumatori e di incentivarli all’uso di metodi alternativi (seguiteci su www.slowfood.it). Nati per eliminare i parassiti dei raccolti, i pesticidi hanno un impatto gravissimo sulla nostra salute e sull’ambiente. Nel lungo periodo, molti di questi danneggiano l’agricoltura stessa, compromettendo la produttività del terreno e la qualità del raccolto e distruggendo la biodiversità animale e vegetale.

il giornale di Slow Food Italia

Vinitaly o ProWein? Il dubbio amletico I sapori del vino

Al Vinitaly ci sarà la possibilità di sfogliare, fresco di stampa, il nuovo libro di Fabio Pracchia, colonna portante della redazione di Slow Wine. Il volume vuole suggerire un metodo diverso per la degustazione, che permetta di incontrare e accogliere il valore delle differenze che la viticoltura contemporanea è in grado di esaltare. Lasciandoci alle spalle la rigidità formale della degustazione analitica, oggi siamo finalmente in grado di restituire al vino valori storici, geografici e identitari, e questo libro ci insegna come farlo.

Prossime uscite di Slow Food Editore – 19 aprile Ricette di Toscana – 3 maggio Ricette di Liguria – 10 maggio Insalate di stagione

di Giancarlo Gariglio

V

Il nostro stand ospita una grande libreria con tutte le ultime novità di Slow

campo, anche perché partecipare a tutte e due le fiere è complicato dal

Food Editore. Due saranno gli appun-

punto di vista sia del budget sia del tempo che bisogna dedicare a entrambe. Due

tamenti organizzati dalla nostra asso-

eventi alla fine piuttosto differenti, quello italiano è senza dubbio più caciarone,

ciazione: il primo martedì 11 alle ore

con molto più pubblico coinvolto, ma non tutte le persone che arrivano a Verona

15,30 sala Polifunzionale del Sol&Agri-

sono del settore, la domenica è la giornata dedicata soprattutto ai consumatori. A

food dal titolo Extravergine: una filiera

Düsseldorf è tutto molto più professionale con inviti solo al cosiddetto pubblico

fragile, un’agricoltura da proteggere.

trade (importatori, distributori, agenti, ristoratori, sommelier, stampa, ecc…) e

Slow Food Italia presenta i dati della

quindi gli immensi padiglioni della fiera paiono molto più sgombri e talvolta si ve-

raccolta 2016 e illustra una nuova fase

dono i produttori annoiarsi un po’ perché non vengono presi d’assalto dalle orde dei

di progettazione a sostegno dell’olivi-

“barbari”. Naturalmente il risvolto della medaglia è che a ProWein i pochi appunta-

coltura in occasione dell’uscita del

menti programmati sono quasi sempre di alto profilo e i servizi (parcheggi, metro,

manuale Il mondo dell’olio: storia, pro-

treni, toilette) funzionano tutti alla grande. Insomma, due filosofie differenti che

duzione, uso in cucina dell’extravergi-

mettono a dura prova i produttori quando devono operare la loro scelta.

ne. Mercoledì 12 alle ore 11, una degu-

Ci sentiremmo di aggiungere, però, un dettaglio, che potrebbe far pendere la bilan-

stazione (gratuita con prenotazione:

cia da una parte ben precisa. Da un lato Vinitaly è la fiera del vino italiano, gli ope-

info su slowine.it) dedicata allo spu-

ratori internazionali che vengono sono interessati solo al “nostro” vino, dall’altra a

mante Alta Langa, bollicine piemonte-

Düsseldorf il Bel Paese è solo uno dei tanti protagonisti, non certo il principale.

si la cui qualità è in continua crescita.

E quindi la domanda è questa: è giusto battersi e supportare la fiera che si propone

Lo stand della nostra associazione è

di fare promozione dei bianchi e rossi italici anche se i servizi offerti non sono pro-

dedicato al racconto dei progetti rivolti

prio impeccabili? È indubbiamente una scelta strategica quella che si deve operare,

al vino: dalla parte editoriale, grazie

buttarsi nel mare magnum del vino internazionale, mettendo in conto che la sfida

alla Guida Slow Wine, a quella educati-

sarà ancora più complicata e globalizzata, oppure giocare la partita nel proprio sta-

va, riassunta nei Master of Food, fino a

dio, con i tifosi urlanti che ti supportano? La scelta per il momento propende forse

quella di promozione culturale e com-

per la seconda ipotesi, ma il ProWein deve essere per noi italiani non tanto un mo-

merciale, con il Progetto Vino capita-

dello che per forza non raggiungeremo mai, ma piuttosto uno sprone per migliorare

nato dalla Banca del Vino. Un modo

la formula e i servizi. Non siamo più i padroni del mondo, il nostro posto al sole va

differente di raccontare il vino buono,

conquistato con un’iniezione di professionalità, perché oltre a essere creativi dob-

pulito e giusto, proporlo, farlo cono-

biamo offrire un servizio impeccabile. E ora buon Vinitaly a tutti!

scere e anche berlo.

condurre una vita sana sono i due più comuni principi applicati alla salute.

La relazione tra

Entrambi richiedono la presenza di un esperto che prescrive le terapie e

medico e paziente è

individua gli elementi ambientali dannosi da rimuovere. Spetta al paziente

la cura.

pure in qualche modo incompleto. La medicina così intesa è efficace nel ri-

E quindi coltivare

parare i danni e nel ridurne le cause accertate, ma resta centrata sul mal-

significa anche

funzionamento che solo un esperto è in grado di individuare e riparare. Ma la salute non è solo riparazione o prevenzione di guasti: la salute è uno stato dinamico di equilibrio continuo, e che è possibile trovare anche nel corso di gravi malattie. In altre parole è possibile individuare elementi di salute in tutti i momenti della vita, anche i più

Perché parliamo di coltivare la salute

Slow Food a Vinitaly

produttori. Infatti, molti vignaioli sono messi di fronte a questa scelta di

mettere in atto le indicazioni ricevute. Un modello che funziona, certo, ep-

di Giorgio Bert

Verona dal 9 al 12 Aprile Padiglione 10 / E4-F4

initaly o ProWein? Ormai questo è diventato un tormentone tra moltissimi

Nella nostra cultura trattare le patologie in atto con opportune terapie e

SLOW MEDICINE

LE DATE

coltivarsi: la relazione di cura

sfavorevoli. Il medico, in quest’ottica, non somiglia più a un meccanico ma, piuttosto, a un

costituisce salute,

coltivatore che si pone in relazione con un essere vivente. Se una macchina si rompe non

cioè equilibrio,

può aggiustarsi da sola; se una pianta viene ferita può in certa misura curare e guarire se stessa. Se una pianta soffre il giardiniere non si precipita a sovraccaricarla di interventi, ma si domanda: «Di cosa ha bisogno? Più sole? Più acqua?». E poi la domanda più importante: «Quali tra le sue risorse possono essere esplorate e favorite?». Gli interventi dipen-

armonia, scambio, reciprocità.


il giornale di Slow Food Italia

07

MARZO 2017 Il Mercato

COMPLETA IL DISEGNO CON LE FOGLIE E LE OLIVE MANCANTI E COLORA

di Francesca Baldereschi A cura di Slow Food Educazione

Fagiolo cosaruciaru di Scicli

Scopriamo con disegni e curiosità il mondo dell’olio extravergine di oliva, un alimento impor-

LO SAI CHE?

tante della nostra

L’olio si estrae anche dal nocciolo dell’oliva e non solo dalla polpa?

dieta quotidiana. Conosci questo alimento? Mettiti alla prova!

GIOCA

RICONOSCI LA PIANTA DELL’OLIVO E COLORALA

BURRO STRUTTO

colui che avesse offerto alla Grecia il

MARGARINA

dono più utile avrebbe avuto in premio

OLIO DI MAIS

Atene e tutta la regione dell’Attica. Quando Atena, dea della sapienza, gli

COMPLETA LE FRASI

offrì un nuovo albero, l’olivo, Zeus non

[1] Al contadino non far sapere ______________

ebbe esitazioni e la decretò vincitrice:

[2] Gallina vecchia_________________________

l’olivo sarebbe stato senza dubbio il

[3] Una mela al giorno ______________________

dono più prezioso per il popolo greco.

[4] La verità è come l’olio: viene_________________

Proprio per questo motivo nell’antica Grecia l’olivo era considerato un albero

rie e venivano premiati con un’anfora

GRASSO VEGETALE

OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA

avrebbe indetto una gara fra i suoi figli:

gno di “armistizio” con le città avversa-

GRASSO ANIMALE

OLIO DI GIRASOLE

Secondo il mito, Zeus, padre degli dei,

era consegnato un ramo d’olivo in se-

DEI GRASSI: collega ciascun grasso alla categoria corrispondente

L’olio? Divino!

sacro. Durante le Olimpiadi ai vincitori

L’OLIO APPARTIENE ALLA CATEGORIA

ASSOCIA A OGNI DETTO SULL’OLIO IL SIGNIFICATO CORRETTO. (METTI UNA X)

!

PROVA

contenente grandi quantità di olio d’oli-

OLIO DI GOMITO

va. Altro che medaglia d’oro!

[1] Si intende un lavoro manuale particolarmente

SPERIMENTA Prendi un recipiente, versa

faticoso, esercitato soprattutto dalle braccia.

dell’acqua e in seguito dell’olio. Cosa osservi? Agitando il recipiente cosa succede ai due liquidi? Si mescolano tra di loro? Aspetta un po’ e vedi cosa accade. Prova a rifare l’esperimento utilizzando acqua e aceto e nota le differenze.

Sia i popoli orientali che quelli euro-

[2] Si utilizza per indicare la fatica esercitata du-

pei hanno sempre considerato l’olivo

rante la raccolta delle olive, effettuata appoggian-

un simbolo di pace. A quale animale,

dosi sui gomiti.

anch’esso simbolo di pace, è normalmente associata questa pianta?

_ _ L _ _ _ A

LISCIO COME L’OLIO

[1] Riferito al mare o a un lago, si intende calmo,

CONSIGLIO PER TE Una merenda a base di

senza increspature.

pane e olio extravergine di oliva può essere un’ottima alternativa alle merendine!

[2] Si utilizza per indicare una situazione che è sfuggita di mano, scivolata via come l’olio.

Scicli, nella parte sudoccidentale della Sicilia, fonda la sua economia sull’agricoltura, un tempo legata più a olivi, mandorle e carrubi e oggi dedicata alle coltivazioni intensive di primizie. La coltivazione del fagiolo risale all’inizio del ‘900, quando il cosaruciaru aveva un peso importante nell’economia agricola locale. Al tempo gli era riservata un’area speciale, le cannavate, fatta di terreni alluvionali, freschi e permeabili, localizzati lungo il torrente Modica-Scicli. I coltivatori nel periodo del raccolto lo portavano nelle città vicine vendevano ai negozianti spuntando un buon prezzo. Era presente in tutti i negozi di alimentari. Poi è quasi totalmente scomparso e solo alcuni affezionati contadini lo hanno coltivato nei propri orti per non perdere la possibilità di mangiarlo in una buona zuppa di verdure o con le cotiche. Il cosaruciaru (in dialetto “cosa dolce”) si riconosce per via del suo colore bianco-panna con piccole screziature marroni intorno all’ilo. Un Presidio ha riunito gli agricoltori di Scicli che ancora coltivavano cosaruciaru - alcuni dei quali hanno circa ottant’anni, e sono stati proprio loro i protagonisti principali di questo recupero - mettendo su carta un disciplinare di produzione che ne garantisca la conservazione e la coltivazione sostenibile.

Asparago violetto di Albenga In Italia la tradizione dell’asparagicoltura ha salde radici nel passato. Nell’antica Roma era diffusa in tutta la penisola. La caduta dell’Impero segna anche l’inizio della sua progressiva decadenza, tanto che nel Medioevo si trovano coltivazioni di asparagi quasi esclusivamente nei monasteri, a uso officinale. L’interesse rinasce nel 1500, ma si sposta nell’Europa centro-settentrionale. Di lì si espande verso Sud e ritorna in Italia nel 1800. Un esempio importante di questa tradizione è rappresentato dall’asparago violetto di Albenga: inconfondibile per i turioni molto grossi e per il colore viola intenso che sfuma, scendendo, verso la base. Ma è soprattutto in tavola che questa varietà porta doti esclusive: la morbida carnosità, la delicatezza del sapore, dolce e burroso e, non ultima, l’assenza dell’aggressività olfattiva dei suoi affini. Nonostante queste qualità, la superficie della piana di Albenga destinata a tale coltura è diminuita: nel 1936 il violetto era coltivato su circa 335 ettari, su 10 nel 2000. La ragione del declino è la scarsa produttività, unita a un problema di manodopera: la coltivazione rimane, infatti, completamente manuale. Per sostenere gli sforzi dei pochi agricoltori rimasti è stato creato un Presidio Slow Food. Insieme ai produttori riuniti in associazione si lavora per coordinare attività commerciali e promozionali per far conoscere il violetto al di fuori dei confini liguri.

GLI ASPARAGI

I FAGIOLI

Sono disponibili confezioni da 3 kg al prezzo di 45 € (le spese di spedizione da concordate con il produttore)

Sono disponibili confezioni da 6 sacchetti da 500gr al prezzo di € 45 compreso di spese di spedizione

Per ordini contattare

Per ordini contattare

Marisa Montano Tel. 328 8926306 aziendamontano @alice.it

Giovanni Parisi Tel. 329 2165070 azparisi@gmail.com

dono allora dalla relazione tra la pianta e il

insieme alimentiamo il futuro.

giardiniere. Talvolta è la pianta stessa a suggerire le terapie, talaltra è lui a proporle in base a ciò che osserva e conosce. Da questi ragionamenti nasce Coltivare la salute, un’idea di Slow Medicine che segue la convinzione che la salute incarni il miglior equilibrio possibile tra aspetti diversi della vita: biologico, psichico, sociale, ambientale. Oggi, Coltivare la salute è un progetto concreto, un programma alimentare studiato per mantenere gusto e palatabilità dei pasti destinati ai degenti, rivolto ai pazienti del dipartimento di oncologia clinica degli Ospedali Civili di Brescia. Perché mangiare bene e con gusto permette di trovare piacere anche in condizioni di fragilità.

SLOW FOOD È UN’ASSOCIAZIONE. I SOCI SONO LA NOSTRA FORZA.

ASSOCIATI O RINNOVA LA TUA ADESIONE SU STORE.SLOWFOOD.IT


08

MARZO 2017

Numero 0

il giornale di Slow Food Italia

Calendario appuntamenti

8 Aprile Slow Food Day

In 300 piazze d’Italia. Passeggiate, incontri, laboratori, mercati, visite ad aziende, scambi di semi, musiche: appuntamenti diversi per dare voce a chi produce il nostro cibo quotidiano e far crescere nel consumatore la consapevolezza del proprio ruolo, l’importanza della scelta al momento dell’acquisto. Cerca l’appuntamento più vicino a casa tua su slowfood.it/slowfoodday/ e vieni a trovarci.

23 aprile Senigallia Wine Festival

Al Foro Annonario, nel centro storico, si svolgerà la prima manifestazione dedicata al vino marchigiano. La giornata sarà caratterizzata da degustazioni, laboratori e mercato del vino.

18 - 21 maggio Slow Fish | Genova, al Porto Antico

Come ogni due anni, anche questa ottava edizione dedicata al tema La rete siamo noi – riunisce a Genova pescatori, artigiani, cuochi, ricercatori e rappresentanti delle istituzioni da tutto il mondo che condividono e sostengono un approccio buono, pulito e giusto alla filiera ittica, alla biodiversità marina e all’equilibrio delle acque dolci. Vi aspettiamo in Casa Slow Food per incontrare, conoscere i nuovi progetti della Chiocciola e sfogliare le nuove pubblicazioni di Slow Food Editore. Da qui si salpa per scoprire tutte le novità di quest’anno, come la Cucina dell’Alleanza, un vero e proprio teatro con i cuochi attenti alla tutela della biodiversità, i Master of Food a tema cibo-salute, i Fish-à-porter nel Mercato, una cucina nello stile della Boqueria di Barcellona, l’area Mixology, e gli spazi Pizza n’ Fish e Punto gamberi. Ingresso libero. Tutte le info sono su www.slowfood.it

Tutto l’anno Mercati della Terra

Sono tra gli appuntamenti più significati che caratterizzano l’attività di Slow Food. Ecco una panoramica di quanto avviene in Italia: Alba: ogni sabato Agropoli: ogni terza domenica del mese Anguillara Sabazia: ogni prima domenica del mese Bergamo: ogni secondo e quarto sabato del mese Bra: ogni terza domenica del mese Bracciano: ogni prima domenica del mese Cairo Montenotte: ogni secondo sabato del mese Calamandrana: ogni sabato Città di Castello: ogni venerdì Costiera Sorrentina: ogni secondo e quarto sabato del mese Frascati: ogni sabato Imola: ogni venerdì L’Aquila: chiuso la domenica e il lunedi Lentini: ogni sabato Milano: ogni primo e terzo sabato del mese Modena: ogni terza domenica del mese Montecatini Terme: ogni sabato Montecompatri: ogni prima e terza domenica del mese Monte Porzio Catone: ogni seconda e quarta domenica del mese Padernello: ogni terza domenica del mese Procchio: ogni sabato Saluzzo: il mercoledì e il sabato di ogni settimana e ogni prima e terza domenica del mese Santa Maria delle Mole: ogni prima domenica del mese Sarzana: ogni sabato Terracina: prima domenica del mese Tivoli: ogni seconda domenica del mese Umbertide: ogni sabato Valdarno-Marzocco: ogni secondo e quarto sabato del mese Vignola: ogni venerdì Seguici su: www.mercatidellaterra.com

Master of Food

In tutta Italia. Corsi per scoprire il gusto di saperne ancora di più: imparare non solo a riconoscere il piacere del cibo e il valore del convivio, ma anche a scegliere il cibo di tutti i giorni. Lezioni partecipate con simulazioni, degustazioni, giochi sensoriali, esercitazioni in cucina, imparando attraverso il saper fare e il saper scegliere. I corsi sono divisi in categorie diverse dalla birra al cioccolato, dall’olio al vino, ma anche spesa quotidiana e tecniche di cucina e molto altro ancora: su www.slowfood.it/educazione/master-of-food-slowfood/ per scoprire il corso che più ti interessa più vicino a casa tua.

IL TUO 5XMILLE

per aiutare i contadini di tutto il mondo. Non costa nulla, ma può fare molto. Passate parola! CODICE FISCALE 94105130481. Per informazioni www.fondazioneslowfood.com


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