IL SASSO
È quasi sera. Gaspare guarda l'acqua perfettamente piatta e sospira: «Ah! Il mio stagno!».
Nulla lo rende felice come l'acqua dello stagno
osservata dalla sua foglia di ninfea.
«Vorrei essere un sasso per non spostarmi mai da qui. Anzi: vorrei essere una ninfea!».
PLOF!
Un grosso sasso piomba nell'acqua all'improvviso.
«Ahi! Ehi! Che succede?».
Un altro sasso vola sopra la testa di Gaspare.
PLOF!
«Chi è stato? Che scherzo è questo?».
Da dietro il canneto arriva una risata.
PLOF! un altro sasso e Un'altra risata.
A Gaspare fumano le orecchie: «Adesso ti acchiappo!».
Gaspare fa un balzo e si tuffa nel canneto.
«Ahi! Ah! Ahi! Ahia! Ehi!».
Si rotolano e si azzuffano, poi il riccio scappa via.
Gaspare lo sente che continua a ridacchiare da lontano.
«Se ti riafferro, non sai cosa ti faccio!».
«Rana, Rana, C'è chi resta e chi si allontana!».
LA S c UOLA
«Ben arrivato, Gaspare! Sei caduto dalle scale?
Cosa sono tutti quei cerotti?».
Gaspare non risponde. Guarda il riccio e pensa, uno dopo l'altro, a tutti gli insulti che conosce.
«Ti presento Amleto, il nostro nuovo compagno!
Amleto, oggi Gaspare ti farà da guida!».
La maestra dà una carezza a Gaspare e una ad Amleto.
Appena sono soli, Amleto sussurra:
«Rana, rana, c'è chi resta e chi si allontana!».
Gaspare ha la pancia in fiamme: «Mi vedi contento?».
Amleto ride. Gaspare stringe più forte gli occhi.
«Sono arrabbiato. Anzi: sono arrabbiatissimo!».
Sta per saltargli addosso quando Amleto, con una vocina innocua, dice:
«Maestra, Maestra! Devo andare in bagno!».
E la maestra risponde:
«Gaspare, per favore, lo accompagni?».