Mondi lontanissimi

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MONDI LONTANISSIMI Il materiale presentato, risultato di un anno di lavoro, è una selezione del reportage fotografico e laboratorio narrativo fatto all'interno del "Condominio Solidale di Bruzzano" una comunità MCF e intende esplorare e approfondire uno specifico modello abitativo e relazionale di tipo comunitario. Il lavoro si snoda attraverso la costruzione di due narrazioni parallele: autoritratti e "leggende del condominio" scritte e disegnate dai bambini della comune all'interno di un laboratorio curato da Matilde Arduini e una sequenza fotografie di Simone Peracchi, che compone un reportage fotografico della quotidianità del condominio.

AUTORI Simone Peracchi Laureato in Design del Prodotto Industriale al Politecnico di Milano è co-fondatore dei collettivi Secondary Action e RossoCinque esperienze di progettazione condivisa accumunate dal desiderio di creare momenti aggregativi, mostre, concerti e in generale attività culturali e sociali. Attualmente lavora come industrial e visual designer freelance per studi di design, riviste, associazioni e centri di ricerca. Collabora come fotografo per il giornale MCF “Progetto Insieme”. simone.peracchi@libero.it https://www.behance.net/simoneperacchi

Matilde Arduini Laureata in Design della Comunicazione al Politecnico di Milano, attualmente sta sviluppando un percorso lavorativo che si snoda tra design grafico e mondo dell’educazione e dell’infanzia. Da qui la propensione a sviluppare un percorso con i bambini della comunità. All’interno del collettivo Secondary Action si è occupata di videomaking, comunicazione grafica, fotografia e in minima parte di pittura e arte applicata. matildearduini@gmail.com https://www.behance.net/matildearduini


MCF “È una associazione di promozione sociale che nasce nel giugno del 2003, con l’intento di avvicinare tra loro tutte le esperienze di vita che sono scaturite dalla comunità di Villapizzone a Milano, avviata nel 1978 da Bruno ed Enrica Volpi insieme a Massimo e Danila Nicolai e ad un gruppo di Padri Gesuiti. Motore ed essenza di questa associazione è la convinzione che le persone e le famiglie, valorizzando la loro diversità, se cammineranno verso la realizzazione della propria vocazione, in un contesto di fiducia, accoglienza, sobrietà, solidarietà, condivisione, responsabilità, realizzeranno un altro modo di vivere che le renderà felici così da contagiare chi sarà loro vicino.” comunitaefamiglia.org

LE BUONE PRATICHE Sono definite saggiamente “radice e frutto” di MCF e sono una serie di fuochi intorno cui una comunità dovrebbe sforzarsi di ruotare.Le banalizzeremo in questa paginetta perchè sono secondo noi un buon punto di partenza per inizIare a capire le caratteristiche di questo modello abitativo e relazionale. “Con la porta aperta” Accoglierci e accogliere a partire dal partner, ai figli ai vicini di comunità, agli esterni. Non ti chiediamo quando bussi alla nostra porta se sei cristiano, ateo, sposato, immigrato, acculturato, indotto, omosessuale. Ti chiediamo di rispettare le nostre scelte fondanti e di condividere lealmente con noi, nella diversità di ciascuno, il nostro cammino. A livello pratico: le porte sono aperte. “Condivisione: l’equilibrio fra parola e silenzi” Momento in cui i comunitari si ritrovano per, appunto, condividere i propri pensieri relativi a un tema sensibile. E uno strumento per stimolare l’incontro e aumentare l’empatia fra i comunitari. “Accoglienza in famiglia e tra famiglie” Prima si offre accoglienza: cioè si sente l’esigenza e la capacità di aprirsi, poi ci si accorge che si cerca accoglienza: nel senso che si scopre che, la disponibilità ad accogliere contiene anche la necessità o il desiderio di essere accolti a nostra volta. Si apre la porta a bambini in affido e giovani ed adulti con problemi diversi (ex alcolisti, ex psichiatrici, ex tossicodipendenti, persone in ricerca etc.). Così facendo offriamo anche un servizio alla società, anche se non è questa la motivazione che ci spinge, né l’obiettivo principale, ma solo una conseguenza del nostro stile di vita.


“Convivialità: il tempo della relazione quotidiana” La condivisione è quotidianamente alimentata da occasioni di incontro, ascolto e sostegno reciproci. L’intento è evitare il rischio che la vita di ogni famiglia si svolga entro i confini limitati dell’appartamento in uso di ciascun nucleo famigliare e ci si “sfiorasse” tante volte al giorno senza relazionarsi. Si creano occasioni e luoghi per la convivialità: cortili, feste, la già citata porta aperta, gite, lavori interni alle comunità (es. le ristrutturazioni), gruppi di lavoro. “La cassa comune e l’economia di una comunità” Non confido sui denari che accumulo ma sulla rete di relazioni che costruisco. Non consumo in base a quanto guadagno ma consumo ciò di cui ho bisogno in sobrietà e produco quanto riesco con responsabilità. La mia felicità e sicurezza non sono proporzionali a quanto guadagno e a quanto consumo. I guadagni vengono messi in un conto comune, ogni mese i comunitari prelevano quanto serve, creando un meccanismo di ri-distribuzione. Insomma una famiglia di famiglie, e da qui l’importanza dell’empatia. comunitaefamiglia.org (parte del documento relativo alle “Buone Pratiche”)

IL MATERIALE Il materiale fotografico è stato prodotto in circa quindici giorni di esperienza abitativa all’interno della comunità in cui siamo stati gentilmente ospitati. Il resto del materiale è frutto di un percorso laboratoriale realizzato con i bambini della comunità. Il laboratorio sorge dalla curiosità di documentare il punto di vista di coloro che non scelgono consapevolmente lo stile di vita comunitario, ma si trovano di fatto a viverlo. Questo aspetto di “non scelta” caratteristico di ogni bambino e che definisce l’infanzia di ciascuno, ci è sembrato interessante nel contesto comunitario in quanto pone alcuni degli individui (i bambini) che abitano il condominio solidale in una situazione completamente diversa da coloro che invece proprio a fronte di una scelta - consapevole, personale e diversa rispetto al modello dominante - si trovano a vivere in quel contesto (gli adulti). In sintesi quindi, capire e documentare, quale percezione i bambini hanno di se e degli spazi che abitano. Il progetto si è sviluppato in tre fasi: una fase di conoscenza, in cui, attraverso delle video-interviste abbiamo iniziato a conoscere i bambini, una seconda fase in cui è stato creato un laboratorio di scrittura e disegno in cui in piccoli gruppi abbiamo inventato delle storie sulla comunità, storie che partono da dati reali come: fatti, ricordi, esperienze, mescolati con elementi fantastici. Il risultato sono tre leggende sulla comunità di Bruzzano e i suoi abitanti. Nell’ultima fase abbiamo realizzato undici autoscatti posati: abbiamo chiesto loro di scegliere un luogo nella comunità e abbiamo costruito con loro un piccolo set fotografico, composto da elementi della loro quotidianità.


NASCITA DEL PROGETTO Il progetto nasce all’interno del collettivo Secondary Action, un gruppo di sei ragazzi impegnati in diverse attività legate all’espressione visiva, al design e alla produzione musicale. Il progetto è stato portato avanti da due membri del collettivo, che per ora rimane inattivo.

LETTERA DAL CONDOMINIO SOLIDALE DI BRUZZANO (di Laura Spoldi) Una delle cose preziose della vita è essere guardati. Non solo nei termini di ricevere attenzioni, ma anche e forse soprattutto di avere un rimando su come sembriamo e, nei casi più fortunati, su come realmente siamo. Il condominio solidale di Bruzzano ha avuto la fortuna, nel giugno dello scorso anno, di incontrare due persone interessate alla sua realtà e alla sua possibile rappresentazione attraverso diversi strumenti artistici. Matilde e Simone infatti hanno vissuto con noi per qualche settimana, e in questo tempo, appunto, ci hanno guardato. Hanno fotografato la nostra struttura, i nostri volti e quelli dei nostri bambini. Hanno colto dei momenti di vita quotidiana. Hanno raccontato alcuni aspetti di quello che siamo attraverso le storie inventate dai nostri figli, che hanno trasformato la nostra comunità in un ambiente di leggende e magie. E poi ci hanno restituito i loro sguardi, come fanno anche in questi giorni con tutti voi, mostrandovi il loro lavoro e le riflessioni che ne sono seguite. Come si può vedere, c’è molta delicatezza in questo lavoro, e al contempo estrema cura e competenza professionale. Per noi di Bruzzano, la presenza di Matilde e Simone è stata tanto discreta quanto incisiva: a parte l’affetto reciproco che si è generato, è stato piuttosto sorprendente guardarsi nelle immagini e sentirsi raccontare in un modo totalmente inedito, che ci ha più che piacevolmente sorpresi e fatto interrogare su quanta bellezza impalpabile ci gira intorno eppure allo stesso tempo ci definisce tanto quanto la concretezza cui siamo soliti dare maggiore importanza. Dopo aver fatto insieme questo percorso, ci auguriamo che anche questi due ragazzi si sentano accompagnati da uno sguardo affettuoso ed estremamente grato da parte di tutti noi. Il condominio solidale di Bruzzano


Il progetto nasce dal desiderio di indagare la necessità di abitare un luogo, di stabilirsi e creare relazioni. Una necessità che, contrariamente a quello che l’educazione ci porta a pensare, si esprime attraverso una moltitudine di comportamenti. Forzare la scelta verso un modello dominante è una strategia comoda, per i poteri che la attuano e i soggetti che passivamente la adottano, ma gli effetti che questa operazione educativa genera possono essere devastanti. Discutendo il problema sono emerse spesso delle gerarchie dalla cima inamovibile. Il problema abitativo non è in discussione. Non è, appunto, un problema. Viene comunicato come un dato scientifico, unica realtà a cui tutti devono tendere: la casa come proprietà e strumento per raggiungere la stabilità familiare. Di fronte a questa piramide le necessità dell’abitante e della comunità, veri fuochi intorno a cui tutto dovrebbe ruotare, vengono o schiacciate per permettere una resa indolore o affilate per la scalata verso la cima.

MONDI LONTANISSIMI immagini, racconti e leggende di una comunità

Non scegliere e non creare modelli che si adattano alle differenti necessità riduce la nostra capacità di impattare sulla società a una mera operazione di consumo. Tutto ciò che possiamo modificare sperando di plasmare il modello dipende dalle nostre possibilità economiche, il resto è fuori controllo. Esistono ovunque segni dell’importanza della scelta quando si parla di abitare, perchè ora più di prima le possibilità e necessità si moltiplicano. Una società così variegata non può rigettare la proliferazione di vie possibili, soprattutto se queste vie, questo insieme confuso di necessità possibilità e scelta genera meccanismi virtuosi. In questo lavoro abbiamo scelto l’utilizzo dell’immagine come strumento esplorativo per entrare in contatto con alcune di queste vie. Un mondo lontanissimo è fatto da una costellazione di nicchie ecologiche connesse in modo armonico, sistemico e non gerarchico. Favorire la proliferazione di modelli abitativi significa coltivare la diversità di un popolo per migliorare la sua capacità di adattamento ai cambiamenti. Un mondo lontanissimo, esotico e utopico. Mondi vicini, attuali e quotidiani.


giochi durante l’agorà - 2014


palazzi

Studio di architettura e coworking all’ultimo piano. Giorgio e suo padre, nuovi arrivati per un anno di prova nel condominio

Il condominio solidale di Bruzzano è una comunità urbana. Rappresenta un esempio di come un certo modello di vicinato solidale è applicabile a contesti vari, non solo bucolici come si è soliti immaginare. La periferia offre altro, il tessuto sociale in cui una comune è situata ne identifica peculiarità e funzioni. Se questo adattamento al contesto non avviene, il senso della comunità viene meno.

Questa permeabilità è insieme vitale e problematica. L’equilibrio precario fra due modi di vivere lo spazio e soprattutto il tempo è certamente complesso. Come tutte le comunità MCF, i momenti di incontro e condivisione sono fondamentali ma sembrano in netto contrasto con il ritmo che la città impone. Tolta la leva sociale dell’autoproduzione i comunitari devono trovare altri modi per entrare in contatto.


fumo

Mattina inoltrata. Marco aiuta i nuovi arrivati a ristrutturare casa.

Le stanze sono annerite dal fumo che una volta riempiva questi spazi. Qui, i vecchi occupanti abusivi, accendevano falò per scaldarsi durante l’inverno Milanese. Graffiti recitano passi del corano “pulirsi i piedi prima di entrare come segno di rispetto della casa, essere discreti nei modi con il padrone di casa”. La porta aperta ai tempi dell’occupazione.


Vedere le cose dall’alto aiuta sempre.

In cima a questi uffici, nati dalla speculazione edilizia dei soliti Ligresti, c’è uno studio di architettura. Ci lavora talvolta anche un designer e in passato un pittore\scenografo (bo?) detto “il parma”


alberi

A piedi nudi, sempre. Cemento, piastrelle, ghiaia. Raramente erba.

Anna. In base alle circostanze passa da tenera bimba ad agguerrita conduttrice dei giochi. Una casa sugli alberi si affaccia sulla strada, il songo di ogni infanzia in quei portici spesso ridotti a luoghi di passaggio e pretesti per feroci lotte condominiali. Io facevo break dance sotto i portici, da adolescente, era la mia casetta sugli alberi. Da cui però venivo puntualmente cacciato.



w

Con tutto quello spazio i condomini non si sono risparmiati qualche fiancata.

Il box è un unico grande spazio pronto ad accogliere masse di impiegati. Le auto sparpagliate come all’esselunga alle cinque di mattina.


Nei portici volevano a un certo punto fare una grande piscina. Il progetto è stato bocciato.


Bruzzano vecchia: casette, bar e aneddoti sulla criminalitĂ organizzata locale.

In vacanza al campo estivo, a Basiano. Costruiamo archi raccogliamo fragole.

Bruzzano nuova: parchi e parchetti, palazzi piccoli e abitati o enormi e disabitati. Colorati di viola, che si sa, svecchia.

Parliamo con Bruno Volpi, le radici di MCF

tutto è spaccato dalla stazioane.


CASE Lucia e Antonio al lavoro nell’ostello. Lucia lavora qui da un anno, vive con una delle famiglie. Modifiche strutturali, spazi condivisi, dispense, magazzini comuni diventano opportunità di relazione. Con tutto cio che questo comporta. Fra queste occasioni l’ostello e la ristrutturazione degli spazi sono sicuramente due esempi notevoli di come il lavoro metta in comunicazione esistenze altrimenti prossime ma distanti.

Le zone giorno sono collegate da un balcone che corre lungo le palazzine. Le professioni, le età e le personalità degli inquilini sono molto diverse. Questa diversità si rispecchia su ogni cosa e a tavola queste differenze diventano sostanziali. Cucina sobria e pratica, attenzione al biologico, veganismo. Il contatto fra diverse abitudini e la conseguente discussione che ne deriva, diventa determinante quando si tratta di prendere scelte culinarie ed educative. Come in una famiglia maggiore è il grado di empatia, maggiore sarà la comprensione e l’autoregolamentazione di comportamenti che sembrano fra loro opposti.


ponti

Teresa legge in salotto.

Sono state costruite delle passerelle per collegare le due palazzine. Ci dicono che in assenza di luoghi di comunicazione e incontro le comunitĂ falliscono.


Anna e Teresa giocano sul balcone.

A una mostra un giorno ho letto che quando un gruppo di persone riesce miracolosamente a suonare insieme si instaura una societĂ perfetta: nessuno prevale, tutti emergono.



Chicco, chiaccherate durante una “brutta giornata�.


lentissimi

Simonetta abbandona quadri sul balcone, colora sassi, decora pareti, è una maestra d’asilo. Isabella, qui in dolce attesa, è pratica, schietta e fa l’educatrice.

Litigare è stupido, sarebbe meglio scontrarsi. Ma scontrarsi molto lentamente, talmente lentamente che alla fine finisci per avvicinarti. Avvicinandoti conosci e forse eviti lo scontro, lo trasforimi in una tesa chiaccherata. Mi sento circondato da maestri di questa nuova disciplina dello scontro lentissimo, che a me sembra logorante. Mi sento brutale. Un pirata della strada.


Francesco e Mirko.


Elia vuole mostrarmi la sua incredibile raccolta di figurine


IN BILICO Giovanni e Sipara. Mirko nell’officina improvvisata in magazzino

Una delle prime e più forti sensazioni provate: la precarietà. Gli appartamenti sono sicuri, variopinti e accoglienti. Ma altri spazi sembrano fermi e abbandonati da anni o appena costruiti. Mettendomi nei panni degli abitanti, questa precarietà generà in me emozioni contrastanti. Una insicurezza spiazzante che, ne sono sicuro, farei fatica ad arginare completamente. Un senso di libertà e di appartenenza a un ambiente che muta secondo il mio volere e che mi responsabilizza. La sensazione di essere inserito nel ciclo produttivo delle cose che mi circondano mi fa sentire veramente padrone di casa. Di fatto nessuno possiede nulla ma allo stesso tempo tutti sono al centro di tutto, che rimane a disposizione se si è pronti a condividerlo.

Questa apertura verso l’esterno, e la precarietà dei confini è benefica per persone con una storia personale delicata, in cerca di equilibrio fra cio che è famiglia e cio che è società. Per questo con alcune famiglie vivono giovani in affido, da questo, una rete di legami delicati e meravigliosi.


NEVE

Ci raccontano di un amico venuto per aiutare quando tutto era ancora da costruire. Se ne stava su un trabattello, in una mano un trapano e nell’altra un neonato. Nevicava (la neve l’ho aggiunta io, per drammatizzare). Appena me lo raccontano diventa il mio eroe, ma poi penso: non sarei mai tanto incoscente.


Tavoli gemelli in appartamenti incomparabili Vengono da un recupero. Le finestre sono atipiche ma uguali ovunque. Gli appartamenti si citano senza mai copiarsi.


Dispensa comune, o luogo in cui vengono stivati i resti del banco alimentare - Pomodori rossi marci - scatole di mentos - scatole di scatole - moscerini - sale e zucchero - pasta - pasta - pasta E lei, la “Ginger Colaâ€? Africana. Nasce una nicchia di fan, ma la maggioranza non la sopporta e molti tentano invano di riciclarla. Poi una sera Simonetta prepara un pollo dal retrogusto piccante allo zenzero. è un successo.


resti

Officina e palestra improvvisata nell’enorme magazzino. Se ti incazzi puoi sempre schiantarti contro un muro di gommapiuma antistres. Che poi questo oggetto è alla base di una catena alimentare: cibo per topi a loro volta cibo per i gatti, che vengono rincorsi dai bambini.

Tutti temono l’arrivo degli scarafaggi. Quelli non li batte nessuno.


PAURA

Nei cartoni animati hanno eliminato la paura. il brutto, il difetto. Io da piccolo avevo paura ed era bellissimo.


Giochi nei sotterranei


?

In un salone del piano interrato giochiamo a nascondino. “Sotto� al condomionio ci sono luoghi affascinanti. Mi ricordano la soffitta della mia casa in campagna e della meraviglia e paura che avevo quando andavo ad esplorarla.

Troppo grande per rimanere in disparte, troppo piccolo per non vedere i giochi di qualche anno prima trasformarsi in bizzarre creature fra il pulviscolo.


Nel magazzino i resti della cittĂ frutto di innumerevoli sgomberi. Sedimenti urbani. Fuori, un quartiere residenziale, case per bimbi e case popolari che sembrano voliere. Ovunque una vegetazione che serve per coprire, nel peggiore dei casi mascherare, nel migliore, decorare.

Un senso di pace ferma e avvolgente, tipico delle periferie



Aspettando il temporale.


Giochi nel portico



COMUNITà Festa annuale della comunità psichiatrica Mizar In uno dei tre palazzi ha sede la comunità psichiatrica “Mizar” Gli ospiti sono, prevalentemente, persone affette da schizofrenia a vari livelli di intensità. I vicini, erano talmente contrari all’insediamento della comunità da lamentarsi delle urla quando ancora era disabitata. Abbiamo scelto di mantenere una certa distanza dal tema, inquanto non era il fulcro del nostro reportage e pensiamo che necessiti e meriti una formazione e preparazione differente. Abbiamo tuttavia scelto di mostrare alcuni delicati punti di contatto che sono nati fra i comunitari e gli ospiti di Mizar.

La vicinanza con una comunità MCF ci sembra un vero colpo di fortuna. Fra bizzarrie, tornei di ping-pong, cene, urla (che ci sono veramente) e momenti di grazia in cui si ruba una tranquilla chiaccherata, gli ospiti e le famiglie si cercano. La disabilità non è pietisticamente osservata o combattuta eroicamete, è una realtà, mutevole e viva. La schizzofrenia rappresenta ciò che è disturbante per eccellenza, l’idea di essere la trappola di noi stessi.


Una sega a nastro in mezzo al portico. Marco ci racconta che un inverno l’hanno utilizzata per fare a pezzi dei bancali, bruciati nelle stufe per scaldarsi. Il primo giorno vedendo i bimbi giocare nelle sue vicinanze ero inquetato, dopo una settimana mi sembrava un animale addormentato, completamente innoquo. Forse anche loro la vedono cosÏ, come una stufa in casa della nonna: un pericolosissimo elemento di arredo.


pericoli

Discorsi sparsi, piccoli indiani sciamano imbracciando canne di bamboo.


Giuseppe, un ospite della comunità psichiatrica. Il portico è un fluido che unisce tutto. Ospiti di Mizar, comunitari (piccoli e grandi) baby gang formate da figli di ergastolani del quartiere, genitori che vengono con i figli per farli giocare, zingari che “acquistano” una bici, noi.

Giochi ovunque. Riflessi.


stasera non mangio stelle

Le regole per relazionarsi con gli ospiti della comunitĂ psichiatrica: - non fingere - non mostrarti accondiscendente a insulti e volgaritĂ - non abbandonare cose in giro, potrebbero essere lanciate dalla finestra - parla normalmente, rilassati


Nonostante le regole, appena entrato a Mizar mi becco una tirata d’orecchi da un ospite, non avevo fatto nulla di particolare, quindi la terrò valida per una prossima possiblie cazzata. Vengo accompagnato per mano nelle varie stanze. Ceniamo tutti insieme, è un’esperienza.


Dopo la visità a Mizar gli ospiti mi riconoscono, mi salutano e li fotografo con molta disinvoltura. Questa disinvoltura, la stessa che sento quando fotografo i bambini mi insospettisce, penso forse che dipenda dal livello di consapevolezza del fotografato. Sento una tirata d’orecchi



abbiamo mangiato insieme

É la prima volta che spingo una sedia a rotelle e aiuto a mangiare una persona

Silvio. Insieme a sua moglie Paola ha scelto di vivere in comunitĂ a 65 anni. Questa volta ad essere perplessi erano i loro figli, non i genitori. Incredibile cambio di prospettiva.Silvio. Insieme a sua moglie Paola ha scelto di vivere in comunitĂ a 65 anni. Questa volta ad essere perplessi erano i loro figli, non i genitori. Incredibile cambio di prospettiva.


LEGGENDE

Mati insieme agli scrittori. Sipara deve mostrarmi un giocattolo di Spider Man. Lei è Etiope, La sua famiglia è ospite della comunità, sono rifugiati politici. Il padre aiuta Silvio, fa le pulizie e aiuta nelle ristrutturazioni (es. spostare tonnellate di parquet all’ultimo piano, senza di lui probabilmente mi sarebbe venuta un’ernia)



Liti e giochi


MONDI LONTANISSIMI immagini, racconti e leggende di una comunitĂ

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