PROGETTAZIONE DI UNO SRUMENTO PUBBLICO PER CREARE E CONDIVIDERE IMMAGINI
Simone Peracchi \\ Progetto di Laurea \\ AA 2012\2013 \\ Relatore, Maurizio Figiani
7.30 Inizio
POLITECNICO DI MILANO FACOLTA DI DESIGN DEL PRODOTTO INDUSTRIALE A.A. 2012\2013 PROGETTO DI LAUREA B_POSE Progetto: Simone Peracchi Relatore: Maurizio Figiani Docenti: M. Figiani, A. Ferrari, P. Marucco, P. Rossi, G. Castiglioni, R. Poleni
INDICE
AMBITO PROGETTUALE
CONCEPT
Gli intenti, 10
Modulo singolo, limiti per ottimizzare, 50
Il percorso, 11
Usabilità\ interazione, 52 ANALISI CONTESTO
Tecnologia\cablaggi, 53
Sesto S.Giovanni, carta bianca, 14 Via Picardi, Analisi preliminare, 16
VERIFICHE
Le persone, mappa relazioni, 18
Verifiche concept, Rivalutazione complessiva criticità\possibilità, 56
Interviste e prime sintesi 20 I luoghi fulcro, 22 Arredo urbano esistente, 23
VISION
Interaction design: approfondimento tecnologico, 58 Materiali: vincoli e requisiti, 59
Utenti, 26
Limiti del contesto per ottimizzare la conformazione, 60
Bisogni, modificare l’ambiente, 28
Conformazioni possibili, 62
Bisogni, Fulcri aggregativi, 30
Test lightwriting, 64
Sintesi aspetti peculiari del contesto, 32
Scelta della conformazione definitiva, 65
Vision, 33
Accessibilità, sistema prodotto, 66
Scenario,catena interazioni, 34
Rete, collegamento prodotto
Storyboard, 35
comunità utenti, 67 Interazione, i compiti, 68
IPOTESI
Interfaccie, i controlli, 69
Gli approcci possibili, la dematerializzazione, vincoli e requisiti 38
ARCHITETTURA DI PRODOTTO
Aree tecnologiche, 39 Tecniche fotografiche, il Lightwriting, 40 La luce, il suo utilizzo per la creazione di immagini, 42 Il sistema in sintesi, 43 Possibilità espressive, 44 Mappe morfologiche, 45 Modulo doppio e interazione utente, 46
Primo poster
· Rappresentazione ambientata · Modalità d’uso · Sequenza di montaggio Secondo poster
· Dettagli cablaggio e sistema di alimentazione e connessione
· Elenco componenti elettronici · Tecnologia\interazione utente Tavole tecniche
AMBITO PROGETTUALE In questo primo capitolo definisco le tematiche toccate dal mio progetto. Cosa, in sintesi, sono andato a progettare, quali sono stati gli intenti e il percorso intrapreso. Quello che ho progettato è uno strumento ad uso pubblico, situato in esterno, che permette a chiunque di esprimersi con le immagini.
AMBITO PROGETTUALE;
UNO STRUMENTO PER ESPRIMERSI TRAMITE LE IMMAGINI
IL PERCORSO, GLI INTENTI
IL PERCORSO INTRAPRESO Nei capitoli successivi farò un passo indietro, descrivendo dall’inizio i passi compiuti per arrivare al prodotto finito. Il primo capitolo, (analisi contesto), riguarda una parte della progettazione fatta in gruppo, con Ji Seon Moon, Stefano Napoli e Maria Piera Mattioli. Le fasi successive, ossia la progettazione di prodotto vera a propria, dalla visione al progetto tecnico, sono state svolte come progetto individuale. TEMPISTICHE Il lavoro presentato e stato il frutto di circa un’anno di lavoro. Nei primi sei mesi, fino alla definizione della prima ipotesi di progetto, era parte del laboratorio di sintesi, i sei mesi che sono seguiti, invece sono una rivalutazione abbastanza radicale del concept che mi ha portato, infine, al progetto tecnico finale.
AMBITO PROGETTUALE
IL PERCORSO
DICHIARAZIONE DI INTENTI
UNO STRUMENTO “PROGETTARE LA MATITA” Uno strumento non possiede valore in se, è qualcosa che crea valore sè utilizzato. Durante la fase di analisi del contesto mi sono scontrato con la carenza di oggetti con un reale valore d’uso, “l’arredo urbano” è popolato da elementi che di certo posseggono una funzione e sono in un certo senso strumenti, una panchina è uno strumento per sedersi, un albero è uno strumento per farmi sentire in campagna, ma attraverso essi le persone non possono creare valore, non possono esprimersi, e in definitiva, non possono plasmare l’ambiente. L’ambiente gli viene dato, già arredato da elementi che non possono essere modificati e non servono per modificare, semplicemente funzionano. Quello che ho voluto fare è “progettare la matita” creare un prodotto immobile che acquisti valore tramite l’uso, permettendo alle persone di esprimersi pubblicamente
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MAPPA PROCESSO
ESPRESSIONE PUBBLICA IL PROBLEMA DELL’INTRUSIVITÀ Lo spazio pubblico è attualmente la distanza che le persone mettono tra sè e gli altri, una distanza che deve essere varcata velocemente e in sicurezza, utilizzata quando necessario e quindi necessariamente pronta all’uso, oggettiva e funzionale viene preferita da tutti se soggettivamente adatta agli scopi del singolo. Il pubblico è utilizzato come spazio divulgativo, a volte di svago disinteressato, raramente diviene urlo di tante voci, ma mai pensiero lucido di tante riflessioni. Esiste un contrasto tra ciò che ci aspettiamo ed esigiamo dallo spazio di tutti e ciò che abbiamo a disposizione. Questo contrasto deriva dallo squilibrio tra singolo e collettività. Viviamo in società perchè è indispensabile, ma da essa esigiamo tutto senza dare nulla, e quindi nulla ci viene dato, Il desiderio di un ambiente amichevole per me, si scontra inevitabilmente con l’ambiente amichevole per l’altro, quando l’altro è solo uno sconosciuto. Tutto ciò che viene costruito nello spazio pubblico è intrusivo per qualcuno, indispensabile per altri, in un marasma di sfoghi incontrollati e spazi delimitati da tasse stringenti. La media tra le necessità non è la soluzione adatta, pena la neutralità che è qualcosa che non rappresenta l’uomo, non rappresenta le sue
abitazioni e quindi non dovrebbe rappresentare nemmeno lo spazio pubblico. Il mio intento è incentivare un’espressione più capillare ma meno intrusiva, in grado di stare all’interno degli schemi per poter essere inattaccabile e corrosiva. La ciclicità, la progettazione partecipata e la connessione in rete degli individui permettono di avvicinarsi a questo obiettivo. La commistione tra analogico\ sensibile e digitale\informatico e non la loro separazione, è un’altro modo molto stimolante di alimentare l’evoluzione dello spazio pubblico.
LO SCHEMA Di seguito lo schema del processo seguito per la creazione di BPOSE, dall’analisi del contesto fino al progetto tecnico. Anche se ogni progetto possiede le sue specificità, che richiedono un processo di volta in volta differente, questo schema chiarisce alcuni passaggi fondamentali riscontrabili in ogni progetto di prodotto.
ANALISI CONTESTO
HO COMINCIATO A SINTETIZZARE LA COMPLESSITÀ DEL CONTESTO ATTRAVERSO RICERCHE ED APPROFONDIMENTI
ELABORAZIONE VISION
HO “AGGIUNTO” LA MIA VISIONE E I FILTRI ACQUISITI DALLE RICERCHE, ALLA SINTESI DEL CONTESTO PER COSTRUIRE UNO SCENARIO IN CUI INSERIRE IL PRODOTTO
RICERCA IPOTESI
DALLA VISIONE HO CREATO DEI VINCOLI\REQUISITI IN MODO GERARCHICO MA NON VERTICALE, DA ESSI DIVENGONO CHIARI GLI INTENTI CHE ANDRANNO A COSTITUIRE IL FILTRO PER LA RICERCA DELLE IPOTESI
CREAZIONE CONCEPT
HO ELABORATO UNA PRIMA SOLUZIONE DEI REQUISITI PROGETTUALI
VERIFICHE
IN QUESTA FASE SI CRITICA DEL CONCEPT E SI RIVALUTANO GLI INTENTI FONDAMENTALI, SI VERIFICA OGNI ASPETTO IN MODO GERARCHICO MA NON VERTICALE, SI APPROFONDISCONO LE ANALISI FINO AD ARRIVARE ALL’ARCHITETTURA FINALE DI PRODOTTO
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ANALISI
CONTESTO SESTO S.GIOVANNI \\ VIA FRATELLI PICARDI
ARTEFATTI, PERSONE, LUOGHI
I LIVELLI DI APPROFONDIMENTO Il contatto con la città di Sesto è stato affrontato in più momenti e attraverso diversi livelli di approfondimento crescente. - Sopralluogo della città di Sesto, prima documentazione fotografica - Documentazione, incontri, approfondimenti - Definizione dell’area di intervento; Via Fratelli Picardi - Sopralluogo Via Picardi, prima documentazione fotografica e indagine preliminare - Documentazione, interviste, osservazione partecipante - Analisi e suddivisione per aree, artefatti e mappatura relazioni - Prime sintesi
SESTO S. GIOVANNI SOPRALLUOGO
LE FOTO CARTA BIANCA Inizialmente non sapevamo come affrontare con profondità una contesto talmente sfaccettato multiforme e controverso. Dai primi incontri fatti in Unversità insieme a esperti storici e progettisti che hanno lavorato sul campo, ho capito subito che cercare di sforzarsi di carpire la “vera essenza” di questa città in pochi mesi sarebbe stato un lavoro futile perchè essenzialmente impossibile e generatore di sicuri stereotipi.
L’approfondimento è arrivato, ma in seguito, attraverso gli incontri con gli esperti e restringendo il campo di analisi ad una via (indagine molto più accessibile, ma non meno ardua).
Quindi, per le prime settimane ho deciso di affrontare Sesto da un punto di vista volutamente innocente, ho cercato di tuffarmi nel cuore della città senza una meta o intenzioni precise. Senza la pretesa di comprendere la città, ho cercato piuttosto quelle prime impressioni, sicuramente acerbe, ma spesso determinanti, eliminando quei pregiudizi e quella documentazione che spesso cancellano le sensazioni “di pancia” che io considero fondamentali per farsi un’opinione completa. Ho scelto la fotografia come strumento per questo sopralluogo, perchè grazie al lavoro di selezione che impone, è uno strumento che più di altri riesce a mettere ordine tra i tuoi pensieri per tradurli in un punto di vista. Con il materiale recuperato ho creato un primo ritratto della città, fatto di immagini, brevi testi, riflessioni e appunti.
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VIA FRATELLI PICARDI AREA DI INTERVENTO
Dopo le prime ricerche su Sesto, l’area di analisi è andata a restringersi intorno a via Fratelli Picardi. Questa storica via è famosa per la sua lunga tradizione di commercio di vicinato, infatti si presenta come un luogo autosufficiente, gli abitanti del quartiere possono trovare di tutto lungo la via, dalla banca al fruttivendolo. Abbiamo scelto di analizzare il quartiere attraverso tre momenti principali: RICERCA PRELIMINARE - progetti in corso o esistenti - osservazione preliminare RACCOLTA DATI - osservazione partecipante - la gente, i negozianti (dialoghi, interviste e mappatura relazioni) - contesto, mappature zone e frequentazioni (analisi delle due zone princpali) - elementi naturali e artefatti (suddivisione delle zone e analisi tipologica) ANALISI DEI DATI - prime sintesi - schemi cross - aree di opportunità progettuale - confronto dei risultati - problematiche irrisolte e ignorate
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ANALISI PRELIMINARE (Progetti) I due progetti che abbiamo analizzato sono un lavoro congiunto di un gruppo di architetti, designer, ingegneri e agronomi under 32, e sono basati sul concetto di alta sostenibilità ambientale e sulla riqualificazione delle aree verdi Filantropia è Sesto San Giovanni In questo progetto le attenzioni sono state rivolte a quattro aspetti principali: risistemazione delle alberature e dell’arredo urbano; creazione di un campo bocce; creazione di aree da gioco; incremento illuminazione. A livello stilistico, si sono basati sulla vecchia tradizione delle filande di Sesto San Giovanni, quindi le barriere fatte di fili colorati, piuttosto che delle aree circolari a terra che ricordano il gomitolo. L’obiettivo è la creazione di uno spazio eterogeneo dove convivano diverse generazioni in sicurezza. Microgiardini: Parco Botanico Fformazione di aree verdi ma con obbiettivi più razionali: costi ridotti o nulli di manutenzione, l’utilizzo prevalente di risorse locali, la multifunzionalità e la reversibilità degli interventi. Sono state definite quattro aree, diverse tra loro per funzione e tipo di vegetazione: la galleria degli ambienti, il giardino d’imbra, il sentiero delle ruderali e il giardino dei giochi. Il progetto mostra anche la stima delle spese, divise secondo i lavori da svolgere.
ALTRE INFORMAZIONI (Generalità) Via Picardi viene riempita di bancarelle durante il periodo Natale e festività varie. Vi è, al numero 78, il ‘Centro commerciale Picardi-Rondinella’, un’associazione creata per risolvere i problemi economici della zona. E’ stato eretto, all’inzio della via (la parte collegata a Via Stalingrado) un totem metallico ‘per celebrare il nuovo nome della via. Diversi cittadini, nel 2008, si erano opposti nel forum online all’idea di rimpiazzare l’Esselunga attuale con una catena del McDonald’s (fonte: portale del cittadino di sestosg.net) Riflessioni varie... Per quanto riguarda il primo progetto, non è chiaro il collegamento dello stesso alla storia delle filande: non è un elemento caratterizzante della zona, l’idea dei fili e del gomitolo è debole. Tutti e due i progetti sembrano non interessarsi all’aspetto sociale della via, che noi riteniamo essere il punto focale dei problemi: sembra che un’eccessiva concentrazione sulla vegetazione e sulla sostenibilità ambientale abbia soppresso le variabili di una serie di problematiche sociali. Questo approccio potrebbe portare a progetti “vetrina” inutilizzati dai cittadini. Inoltre si nota una forte componente ‘distruttrice’ dei due progetti, ossia la tendenza a smantellare del tutto quel che già c’è. Infine, semplicemente non si è capito dove si trovi questo giardino da smantellare.
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LE PERSONE MAPPATURA RELAZIONI
L’ESPERIMENTO Nei primi giorni di ricerca partecipante abbiamo fatto un piccolo esperimento: Siamo entrati in ogni esercizio commerciale, abbiamo intervistato ogni titolare e ci siamo fatti consigliare un posto di via picardi che loro consideravano importante a livello storico e non.
LEI DOVE CI CONSIGLIA DI ANDARE? Di fianco la mappa dei collegamenti tra negozianti, tra i più citati ci sono i commercianti storici che resistono nonostante l’esselunga, pasticceria Camozzi e Ortolano, luoghi in cui la qualità o semplicemente due chiacchere scambiate con il negoziante di fiducia vengono prima della comodità asettica del centro commerciale.
ZONE Abbiamo costruito una mappa suddividendo la via in zone fulcro delle attività, divisione utile per analizzare approfonditamente gli altri aspeti del quartiere, come gli artefatti, l’architettura, gli spazi verdi in relazione all’utilizzo da parte degli abitanti. Con questi metodi abbiamo innanzitutto intervistato i negozianti della via, attori storicamente fondamentali nel tessuto urbano del quartiere, che ci hanno raccontato la loro storia e il loro punto di vista, ma siamo riusciti anche a creare una rete fra di loro in modo da capire le interazioni fondamentali in atto tra loro e nell’ambiente.
Monza Vigarò Scarpe, V.le Casiraghi
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Gelateria, V.le Casiraghi
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8 10 9
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Milano
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MAPPA DEI COLLEGAMENTI Dove ci consigliate?
PIAZZA DELLA CHIESA CINEMA, ORATORIO
Mappa dinamica, indicativa dei collegamenti (e non) di ciascun commerciante con gli altri negozi in V.Picardi; qui accanto, la lista dei negozi di cui in grassetto quelli più citati da altri.
INCROCIO
NEGOZI PRINCIPALI
Nella mappa, i pallini in grigio più chiaro rappresentano i negozianti citati che però non siamo riusciti ad intervistare.
PARCHETTO
RADUNO GIOVANI E ANZIANI
1 Pasticceria Camozzi 2 Cesaretto (negozio alta moda) 3 Erboristeria 4 Café di Sesto 5 Parrucchiere cinese 6 Sun & Skin (lampade e tatuaggi) 7 Chiesa copta ortodossa egiziana 8 Parafarmacia 9 Profumeria
10 Miss Pizza 11 Ortolano 12 Gina Abbigliamento 13 Ottico 14 Tabacchi 15 Lavasecco cinese 16 Ferramenta 17 Bar
ESSELUNGA
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INTERVISTE OSSERVAZIONE PARTECIPANTE
IL COMMERCIANTE Abbiamo cercato di strutturare delle interviste per analizzare con più chiarezza le idee e le esperienze accumulate dagli abitanti strorici della via. Le interviste sono state incentrate sulla figura del commerciante, che, fin dai primi incontri e dalle prime informazioni, si è presentata come fondamentale. DIALOGO INFORMALE Il tentativo è stato quello di impostare interviste più simili a normali conversazioni informali, sempre mantenendo comunque chiaro lo spirito analitico inizale. Questo ha portato sia a conversazioni molto lunghe, spesso fuori tema, sia a risposte schiette e schive, prive di interesse o di diffidenza, (questo soprattutto con passanti o persone slegate dall’ambito commerciale). I negozianti bene o male si sono sempre o quasi, aperti all’iniziativa. Di seguito lo scheletro delle conversazioni fatte, ossia i punti su cui dirigevamo la discussione. Una domanda in particolare era sulla conoscenza di una fileria in zona. La domanda nasce dall’analisi che avevamo fatto prima di recarci in via picardi, analisi sulla sua storia e su i progetti in corso d’opera. Uno di questi era la costruzione di un “Microgiardino” a tema “lavorazione dei tessuti”. La fileria è sconosciuta ai più... Nessuno ha saputo darci indicazioni su questo progetto che dovrebbe essere strettamente correlato con il tessuto urbano.
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I PUNTI CHIAVE
“Com’è la relazione e convivenza tra italiani e stranieri ”
SINTESI RISPOSTE Alcune tematiche e problemi sono tipicamente “Italici”, e poco caratteristici della via nello specifico. Altre questioni sono invece strettamente legate al contesto analizzato
“Dov’è che le piace / non le piace stare? C’è qualche posto che ci consiglia /sconsiglia? ”
Nella pagina a fianco alcune stringenti sintesi delle (molte) conversazioni fatte.
“ Da chi ci consiglia di andare per parlare del quartiere e la sua storia? ”
“Sa di qualche fileria qui in zona? o di tradizioni riguardanti la lavorazione dei tessuti?” “Ritorno al passato o superameto tramite integrazione e modernizzazione? ” “Cosa migliorare?” “Lei vive e lavora qui da molto?” “Sa qualcosa della storia della via?” “Lei come lavoratore ha sentito dei cambiamenti nella sua attività da quando ha iniziato?”
Le osservazioni dirette, le testimonianze dei negozianti ed abitanti affermano chiaramente, quasi incontestabilmente uno squilibrio tra anziani e giovani LA CAUSA AFFERMATA DI QUESTO SQUILIBRIO È LA MANCANZA DI AREE DI AGGREGAZIONE SPONTANEE O PROGETTATE CHE SIANO. Il secondo aspetto che traspare dai discorsi fatti è che Via Picardi PER ALCUNI È, PER MOLTI È STATA, PER ALTRI DOVRÀ DIVENTARE UN IMPORTANTE LUOGO PER IL COMMERCIO DI VICINATO Le persone devono però porsi rispetto alla via in modo più costruttivo, unendosi per caratterizzarla incentivando le iniziative “di pochi” per farle diventare di “molti”. I cambiamenti, soprattutto l’immigrazione, non devono essere una forza distruttiva, ma una componente capace di rappresentare e soprattutto soddisfare una nuova fascia di cittadini. Si nota inoltre la mancanza di coesione tra abitanti, di luoghi in cui coltivarla e organizzazioni per renderla più semplice ed efficace. MANCANZA DI STIMOLI A UNIRSI PER FARE, COOPERARE, TENERSI INFORMATI E SOCIALI. UN ATOMISMO CHE FOMENTA LA PAURA, IL CHIUDERSI IN CASA, LA DIVISIONE DI ORARI, L’INATTIVITÀ DEL QUARTIERE.
Questa distanza tra le persone si ritrova anche nella non conoscenza del progetto microgiardini proprio in via picardi, o nel mancato dialogo con chi organizza l’evento, che non sembra conoscere la disinformazione degli abitanti riguardo la tradizione tessile che sembra essere propria della zona. Le impressioni che Sesto ci aveva trasmesso dopo il primo giro di perlustrazione sono in completa opposizione con quelle provate in Via Picardi. La città non è più anonima.
Urbanisticamente parlando via Picardi offre diversi punti di aggregazione, alcuni sfruttati ed altri meno, tuttavia L’ARREDO URBANO DOVREBBE PRENDERE IN CONSIDERAZIONE L’UTENZA PIÙ GIOVANE CHE SEMBRANA VIVERE IL POSTO SOLO COME UN PUNTO DI ARRIVO ALLA FINE DELLA GIORNATA.
L’IDENTITÀ DELLA ZONA È PALPABILE, FORSE GRAZIE ALLA FORTE MEMORIA STORICA I bisogni sono soddisfatti in quanto i negozi offrono tutto ciò di cui una persona ha bisogno. Viene definita come un “centro commerciale naturale” o addirittura “autosufficiente”. Questo sviluppo è conseguenza di una mentalità in cui la spesa avviene negozio per negozio. LA GENTE SEMBRA VIVERE TRA L’ORGOGLIO DI UN PASSATO IMPORTANTE E LA VOGLIA DI CAMBIAMENTO. I primi ad impegnarsi per ottenerlo sono gli stessi cittadini fondando un’associazione tramite la quale esprimono i disagi e le proposte per migliorare la zona e le propongono ad un organo superiore. E’ interessante notare come anche nel piccolo il singolo cittadino si impegna a curare il proprio spazio annaffiando le piante, coltivando le rose e spazzando il marciapiede. Nonostante questo, bisognerebbe anche accettare i cambiamenti improvvisi ed accettare le nuove realtà che cercano di inserirsi.
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LUOGHI
ARTEFATTI
LA PIAZZA IL PARCO, L’ESSELUNGA
COERENZA, FUNZIONE, ESTETICA
In questa fase abbiamo suddiviso e analizzato i luoghi fulcro della via. COSA NON FARE Le considerazioni fatte in queste analisi, insieme alle interviste hanno costituito parte fondamentale per la definizione della vision, non abbiamo capito cosa fare, abbiamo imparato cosa non fare assolutamente in uno spazio di tutti, cosa molto più importante per progettare consapevolmente. L’arredo nella via è un esempio di qualcosa che funziona per il solo fatto di non recare alcun danno o turbamento. É, in parole povere, piatto, funzionale ma non comodo, piacevole ma non caratterizzante ed emozionante. Non unisce le persone stimolando la conversazione ma le separa tramite barriere inutili, come il totem di “design” posto fra due panchine in piazza, che le ha rese inutilizzabili per gli anziani perchè non possono più guardarsi in faccia mentre parlano comodamente seduti.
Nel parchetto quattro anziani ci insultano per i difetti di progettazione di designer venuti prima di noi, ma le critiche sono attente e dobbiamo dargli ragione, hanno l’accuratezza di chi l’oggetto panchina lo vive ogni giorno come se fosse lo strumento dell’operaio in catena di montaggio. I giochi per bambini sono inutilizzati, i giovani occupano la noia con i graffiti, brutti e poco raffinati, uno sfogo e nulla più. L’esselunga è poco frequentata e tra non molto verrà chiusa, l’ortolano resiste da quattro generazioni e fa ottimi affari, questa si è una rivelazione. Ma questa è una magia destinata ad andarsene insieme agli anziani del quartiere. C’È INEQUIVOCABILMENTE BISOGNO DI METTERE LE COSE IN MANO AI GIOVANI CHE PERÒ IN VIA PICARDI NON ESISTONO PERCHÈ NULLA DI STIMOLANTE E INTELLIGENTE ESISTE PER LORO.
PIAZZA
PARCHETTO E NEGOZI PRINCIPALI
ESSELUNGA
(USO IMPROPRIO E COERENZA ESTETICA) In piazza ci sono principalmente sedute di vario tipo. Cubi di cemento e panchine rettangolari fanno parte dello stesso intervento, i cubi sono utilizzati molto poco è vedo molti bambini giocarci saltandoci sopra, le panchine sono vuote perchè non sono posizionate in modo da stimolare una conversazione, sono troppo lontane tra di loro e ci sono immancabilmente elementi di disturbo visivo tra le sedute. Inoltre non hanno uno schienale e per gli anziani questo è un problema. Le panchine di legno sono incoerenti con il resto dell’aredo, ma sono utilizzate di più e meglio (schienale e vicinanza tra sedute). Le aiuole sono utilizzate in molti modi; sedute informali e piano di gioco per i bimbi
(CRITICHE E OGGETTI MAL PROGETTATI, I NEGOZI ARREDANO IL QUARTIERE) Convivenza elementi naturali e artificiali. Nelle zone di sosta ci sono due tipi principali di sedute: panchine metalliche e blocchi di cemento. Le opinioni degli utilizzatori fanno notare che le prime si presentano molto scomode poiché poco rigide e poco curate (si rompono facilmente e continuamente). I blocchi invece, vengono molto usati, nonostante l’assenza dello schienale. Alcuni oggetti della zona hanno perso quasi o del tutto la loro funzione progettata (degrado generalizzato) Ogni negozio ha “personalizzato” il proprio spazio, tenda per il negozio, tappeti, bacheca per esporre i menù del giorno. Nessuna omogeneità tra l’arredo dei diversi negozi.
(COERENZA PRECONFEZIONATA, DEGRADO) Gli elementi interni alla zona Esselunga, automaticamente delimitata dal parcheggio, presentano tratti caratteristici, soprattutto il colore, che li rende visibilmente legati tra loro e facenti parte di un sistema globale dell’arredo del luogo. Persiste comunque il degrado e la mancata manutenzione. Alcuni elementi sono completamente scollegati dal contesto e oltre che per colore, differiscono tra loro per tipologia.
Il degrado è padrone degli spazi conviviali, la cura è riservata ad elementi storici e di facciata, la natura invece è perfettamente inserita nello spazio, molto ben curata. La chiesa in piazza fa da polmone per il flusso di persone, gli anziani la popolano di mattina colmandola di schiamazzi gesticolanti, la mia presenza li incuriosice. Gli stranieri arrivano nel pomeriggio, sono tranquilli e parlano piacevolmente, alcuni sembrano in prestito e attendono silenziosi, la mia presenza li infastidisce. In strada ogni negoziante pulisce il vialetto, e lo arreda come preferisce, molti si conoscono, l’arredo è scarno ma sufficiente. 22
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SINTESI Dalle analisi sono stati raccolti dei dati e organizzati nelle prime sintesi, si è quindi delineata un’utenza target e una vision, un’idea di come il progetto di intervento dovrebbe modificare, sperabilmente migliorare, l’area analizzata. Una idea di città, e una concatenazione di effetti a cui tendere.
LE PRIME SINTESI
VISION
INTENTI E REQUISITI PROGETTUALI
UTENZA Definita l’utenza target sono stati analizzati alcuni bisogni ritenuti essenziali e carenti all’interno del contesto analizzato: - Fulcri aggregativi, e istituzioni di riferimento - Possibilità di esprimersi pubblicamente incidendo sull’ambiente Da questa base sono andate a delinearsi le varie aree di opportunità progettuale. VISION La mia personale visione nasce dall’incrocio tra le esigenze dell’utenza, e la necessità di essere espresse attraverso una catena di interazioni. Il mio obbiettivo è incentivare queste relazioni: il progetto dovrebbe quindi creare valore d’uso, non essere oggetto di consumo.
UTENTI TARGET; CREARE OPPORTUNITÀ
In queste pagine sono riassunti i ragionamenti fatti riguardo all’utente di riferimento. LE NUOVE GENERAZIONI Non mi sono dato dei vincoli severi per la definizione dell’utenza target, ma dopo l’analisi del contesto mi sono reso conto dell’importanza delle nuove generazioni in un mondo come quello di via Picardi, in cui il tessuto sociale sembra essere a un bivio: da una parte la scelta di progredire facendosi trasportare da motivazioni economiche, più indotte che reali, cercando di avere di più spendendo meno, dall’altra l’ascolto dei bisogni nascenti a costo di impiegare investimenti “di rischio” per cercare di dare una prospettiva ampia ai futuri abitanti del quartiere creando continuità alla sua storia grazie a un rinnovamento consapevole. I giovani sono il fulcro del mio progetto, il rinnovamento consapevole e la comunicazione tra gli abitanti attraverso l’espressione sono i miei obbiettivi. Più avanti ho analizzato i bisogni di questa utenza, cercando il più possibile di arrivare alla radice del problema, creando quindi degli obbiettivi di progetto che non siano solo una soluzione per l’area analizzata ma piuttosto una risposta a problemi collettivi riscontrabili in altri contesti.
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“ASTRAZIONE” L’utentza “scelta” potrebbe non esistere ancora nella zona, è un’astrazione, un’utenza futuribile. Tuttavia è un modello di persona che non dipende dall’ambiente circostante ma ne è il modificatore, è attuale e la sua “esistenza” è auspicabile e credibile in questo momento storico. Questa astrazione è utile per cercare di creare un progetto in grado di: - Incentivare le azioni di questo utente nel presente - Creare un terreno fertile per la sua esistenza nel futuro prossimo - Attirare l’interesse dell’utenza passiva, spingendola al cambiamento.
EFFETTI SPERATI Questo utente, (insieme astrazione probabile e realtà concreata) incentiva un rinnovamento consapevole, crea un ponte tra passato e futuro grazie alle sue azioni nel presente. Non pretendo di crare un progetto in grado di modificare l’ambiente, desidero che sia l’utente a mettere in moto una serie di buone abitudini in grado di creare variazioni radicali nell’ecosistema della via, innovazioni “umane” non programmate da un prodotto, che vuole invece essere “solo” un buon incentivo. Da qui nasce la connotazione Strumentale che porterò avanti per l’intera progettazione
INCENTIVARE
GIOVANE RINNOVATORE CONSAPEVOLE E ATTIVO
BISOGNI
PROGETTO
GIOVANE RINNOVATORE INCONSAPEVOLE E PASSIVO
BISOGNI
ATTRARRE
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PASSAGGI
BISOGNI
E CONSIDERAZIONI
MODIFICARE L’AMBIENTE
MODIFICARE IL CONTESTO, ESPRIMENDO SE STESSI L’espressione personale attraverso la pratica di attività creative è fondamentale per sfogare le proprie pulsioni. Per appassionarsi una persona ha bisogno di input culturali in grado di allargare gli orizzonti e le conoscenze, e di strutture che siano aperte al cambiamento nel momento in cui queste passioni si palesano in azioni tangibili. Se queste strutture vengono meno i giovani divengono dipendenti dalle istituzioni di scolarizzazione e non sviluppano un senso critico sul mondo che appare come un luogo immutabile. AZIONI INTRAPRESE; NULLA In via Picardi non ci sono luoghi di autoformazione, sono assenti strutture e associazioni giovanili, i luoghi aggregativi sono contenitori immutabili. LA NOIA DISTRUTTIVA I segni dell’insofferenza dei giovani rispetto alla mancanza di strutture “plasmabili” secondo le loro necessità, sono evidenti in tutti quei segni di “vandalismo” spesso semplicisticamente criticati ma mai compresi alla radice. Tag, degrado degli spazi verdi, incomunicabilità tra le generazioni, diffidenza e infine abbandono. Sono tutti segni della mancanza di valvole di sfogo per una inesplosa voglia dei giovani di esprimersi in modo creativo. La noia prende il sopravvento, e tutto diventa un ostacolo.
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BISOGNO
CASI STUDIO: LOTTARE PER LO SPAZIO GOVERNABILE MACAO Movimento culturale\artistico basato sull’occupazione di spazi degradati per una successiva riqualificazione. Ho frequentato attivamente gli spazi occupati e ho potuto valuterne pro e contro. Tutti propongono, partecipano per la costruzione vera e propria dello spazio che viene plasmato secondo le necessità e utilizzato come contenitore delle più svariate espressioni artistiche. Il successo è stato sconcertante; 500 persone alle assemblee...
ASSOCIAZIONISMO NO PROFIT Giovani che si associano per cambiare le cose, spesso sono no profit che organizzano festival, eventi musicali e artistici in generale.
(pro) - Costruzione\organizzazione dello spazio - Svariate espressioni artistiche - Assemblee pubbliche - Risonanza mediatica - Lotta comune per motivi concreti (contro) - Illusione di democrazia - Illegalità - Protesta maggiore dei contenuti - Difficoltà nel raccoglere consensi della popolazione
I GIOVANI HANNO BISOGNO DI MODIFICARE IL CONTESTO ESPRIMENDO SE STESSI
FUNZIONI, AZIONI, INTERAZIONI
IN VIA PICARDI, NELLO SPECIFICO, NON VI È ALCUN MODO, STRUMENTO, SUPPORTO O STRUTTURA PER L’ESPRESSIONE DI QUAL SI VOGLIA ATTITUDINE O PASSIONE PERSONALE
F
PLASMARE LO SPAZIO ESPRIMENDOSI
A
UTILIZZO DI SUPPORTI CHE VALORIZZINO LE ATTITUDINI
I
VISIBILITÀ E COMUNICAZIONE CRITICA TRA ABITANTI E GIOVANI
LATI INTERESSANTI DEI CASI STUDIO (pro) - Economicità - Pieno potere gestionale - Fondi e strutture - Servizi di svago di qualità (cinema, musica, teatro ecc...)
(contro) - Difficoltà nel raggiungere le competenze necessarie - Altissimo impiego di tempo - Poca risonanza mediatica - difficoltà nell’aquisizione del capitale umano necessario
SINTOMO DI QUESTA MANCANZA SONO I SEGNI DI VANDALISMO E I GRAFFITI CHE DIMOSTRANO UNA VOGLIA INESPLOSA DI MODIFICARE UN’AMBIENTE CHE APPARE AI LORO OCCHI, IMMUTABILE
- ESPRESSIONE ARTISTICA - VISIBILITÀ - POTERE DECISIONALE - STRUTTURE E SUPPORTI
SPUNTI PROGETTUALI - ARTE IN TUTTE LE SUE FORME - ESPRESSIONE ALL’INTERNO DELLA SOCIETÀ, BIDIREZIONALE - STRUTTURE VISIBILI, ORGANIZZABILI E MODIFICABILI
CASI STUDIO - MACAO - ASSOCIAZIONI GIOVANILI 29
PASSAGGI
BISOGNI
E CONSIDERAZIONI
FULCRI AGGREGATIVI
A CHI RIVOLGERSI? Per manifestare le proprie necessità i giovani necessitano di alcuni punti di riferimento che fungono da “centri di ascolto”. Questi luoghi sono in effetti fulcri aggregativi in cui possono incontrarsi, organizzarsi e comunicare. Queste attività creano l’esperienza di una mediazione con le istituzioni per creare cambiamenti nell’ambiente quotidiano. Se questi luoghi vengono a mancare si creano diverse problematiche legate alla comunicazione intergenerazionale
SEGNALI Via Picardi è una cosa che si frappone tra la scuola e la casa. L’assenza di giovani nei centri aggregativi creati dalle istituzioni palesa una insufficenza di proposte causata da una mission più votata 30
I GIOVANI HANNO BISOGNO DI ISTITUZIONI E LUOGHI AGGREGATIVI PER ESSERE ASCOLTATI E TRASFORMARE LE PROPRIE NECESSITÀ IN AZIONI
CASI STUDIO: AGGREGAZIONE SPONTANEA
ARCI\CAG AZIONI INTRAPRESE I giovani del quartiere non hanno alcuna istituzione di riferimento a cui poter esprimere le loro necessità. Le uniche istituzioni presenti sul territorio sono, scuola e oratorio. La scuola difficilmente riesce ad essere un luogo di ascolto per i giovani, viene percepita come un luogo di insegnamento unidirezionale, l’oratorio è deserto e i ragazzi da una certa età in su non lo frequentano. A detta di alcuni giovani che in via Picardi ci vivono, viene maggiormente utilizzato il parcheggio dell’oratorio come centro aggregativo pur non essendo affatto attrezzato per esserlo. Il parchetto e il bar viengono vissuti come punti di ritrovo ma per motivi legati allo spaccio di droga.
BISOGNO
all’insegnamento di regole che all’ascolto di necessità. Dove sono presenti istituzioni non c’è aggregazione, l’istituzione è vista come un limitie non come possibilità per ottenere partecipazione. C’è quindi una distanza tra; istituzioni, giovani e centri aggregativi, queste entità non hanno nessuna coesione e organizzazione.
Fungono spesso da centri di ascolto e sono attualmente uno dei pochi luoghi più o meno “istituzionalizzati” capaci di offrire un “palco” alle iniziative giovanili (concerti, autoformazione, letture, mostre, eventi ecc..)
PUB\PALCHI Non sono vere e proprie istituzioni ma spesso fungono tali. L’aggettivo “palchi” va inteso in senso ampio come tentativo di questi pub\ birrifici di offrire qualcosa di più di un bar, creando festival, eventi musicali e non. Spesso sono centri di aggregazione assolutamente spontanea in cui il parere giovanile è la forza generatrice, quindi i gestori sono molto attenti nell’ascolto delle necessità e nella loro realizzazione.
(pro) - Palco (musica, mostre) - Fondi e strutture - Controllo “informale” - Servizi (web radio, biblioteca,bar) - Inserimento tra gli organizzatori (contro) - Connotazione politica - Disorganizzazione interna - Scarsa offerta formativa
(pro) - espressione personale - Palco (musica, mostre) - Basso controllo - “Svago” di qualità - Posizione strategica (isolata) (contro) - Impossibilità di entrare nell’organizzazione - Bassa offerta formativa - Bassa qualità dei servizi alternativi - Poca sicurezza
IN VIA PICARDI, NELLO SPECIFICO, NON VI SONO ASSOCIAZIONI, ISTITUZIONI E STRUTTURE CHE SONO IN GRADO DI INTERPRETARE QUESTE NECESSITÀ
SINTOMO DI QUESTA MANCANZA È L’UTILIZZO DELLA VIA COME SPAZIO DI PASSAGGIO, I GIOVANI NON HANNO UN LUOGO\ISTITUZIONE IN CUI CONCENTRARE LE PROPRIE ENERGIE
FUNZIONI, AZIONI, INTERAZIONI
F
ESPRIMERSI SAPENDO DI VENIRE ASCOLTATI
A
UTILIZZO DI CANALI COMUNICATIVI
I
RECEZIONE DELLE NECESSITÀ, RISPOSTA
LATI INTERESSANTI DEI CASI STUDIO - ESPRIMO ME STESSO - POSSO ORGANIZZARE - OTTENGO VISIBILITÀ - SO A CHI CHIEDERE E COME CHIEDERE
SPUNTI PROGETTUALI - ISTITUZIONE INFORMALE - COMUNICAZIONE TRA GIOVANI ISTITUZIONE E STRUTTURE
CASI STUDIO - ARCI, CAG - PUP\PALCHI
- ESPRESSIONE PERSONALE, VISIBILITÀ
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SINTESI
VISION
RIFLESSIONI, IDEE AREE DI OPPORTUNITÀ
FONDAMENTA
Dalle analisi effettuate su contesto e utenza sono scaturite alcune riflessioni che andranno a costituire l’ossatura della mia visione personale. Alcune riflessioni rimarranno tali e non andranno ad essere approfondite e concretizzate in obiettivi di progetto, altre costituiscono i presupposti, ma tutte le sintesi fatte hanno una funzione all’interno del percorso progettuale.
IL PAESE La strada si presenta come un piccolo paese. Negozi variegati, storici e uniti, conoscenza tra gli abitanti. Sono qualità importanti che tengono unito il tessuto sociale, ma senza ricambio generazionale si rischia; a livello commerciale di non rispondere più alle nuove necessità, a livello sociale di non creare continuità tra le generazioni. VIA DI PASSAGGIO MA NON DI SOSTA PER I GIOVANI I giovani utilizzano via Picardi per tornare a casa da scuola o per “farsi le canne” nei parchetti, non c’è nessun processo di interazione tra loro e l’ambiente in cui vivono, questa mancanza è frustrante e non incentiva un comportamento collettivista e rinnovatore. IL VERDE La via possiede una piacevole biodiversità, il microgiardino è nascosto non “urlato” e anche per questo si inserisce nell’ambiente in maniera efficace. 32
Il problema non è nella gestione degli spazi naturali ma nella loro interazione con l’utenza. In alcuni spazi il verde è costretto all’interno di spazi troppo rigidi e seriali. CENTRO COMMERCIALE NATURALE L’insieme di negozi, che grazie alla loro offerta rendono lo spazio un micromondo autosufficente, rendono la via un piccolo centro commerciale. Questa particolarità è a rischio se non si riesce a offrire un plus rispetto ai centri commerciali che rimangono punti di aggregazione prescelti per i giovani (grandi marche, spazio protettivo e chiuso, bassi prezzi). RINNOVAMENTO GENERAZIONALE Ci sono più anziani che giovani, gli anziani lo sentono come un problema, ed è interessante che siano consapevoli di questa esigenza, ma si sentono impotenti a tal proposito. Per i giovani la via non possiede nessun luogo di creazione o ritrovo. Non c’è nesso tra le necessità dei giovani e quelle degli anziani. RINNOVAMENTO COMMERCIALE Uno dei fattori della mancanza di giovani è la fossilizzazione dei negozi a 40 anni fa. Non c’è un rinnovamento né dell’offerta né dei metodi per il suo soddisfacimento e la colpa non può essere solo dei centri commerciali.
Da questa massa di considerazioni è nata la mia vision, sintesi di alcune aree di opportunità, incrociate con i bisogni analizzati dell’utenza target, in particolare il bisogno di creare nuovi modelli di interazione tra l’ambiente e i giovani. “La mia vision è, Via picardi, pubblica espressione giovanile. I giovani si esprimono pubblicamente, fanno sentire le loro necessità in modo integrato e non intrusivo in modo da generare comprensione e non repulsione aprioristica. Incidono attivamente utilizzando uno strumento per modificare l’intorno.”
NON IMITARE IL CENTRO COMMERCIALE ANONIMO RENDERE VISIBILE LE PECULIARITÀ,
E DIVERSITÀ LA SPECIALIZZAZIONE E LE RADICI STORICHE
COMUNICARE MEGLIO LE TIPICITÀ MANTENERE E AUMENTARE LA
BIODIVERSITÀ,
UTILIZZANDOLA COME STRUMENTO CULTURALE
(CONOSCERE LA NATURA)
SFRUTTANDOLA COME ELEMENTO ORNAMENTALE
(NATURA NON SERIALE, LIBERA)
“PAESE”
CREARE UN NUOVO MODELLO DI
REINVENTANDO I NEGOZI MANTENENDO
PERÒ UNA CONTINUITÀ TIPOLOGICA
MODIFICARE I LUOGHI DI
INCONTRO
E PRODUZIONE
PER FARE FRONTE ANCHE ALLE ESIGENZE DEI PIÙ GIOVANI
VIA PICARDI; PUBBLICA ESPRESSIONE GIOVANILE
MODIFICARE E AGGIORNARE I MODI DI
COMUNICARE
CON E TRA GLI ABITANTI DEL PAESE
CREARE MODELLI DI INTERAZIONE
TRA, GIOVANI
SPAZI PRODUTTIVI
E COMMERCIALI PER INCENTIVARE IL RINNOVAMENTO
CREARE LUOGHI DI AGGREGAZIONE
ORGANIZZATA E\O
SPONTANEA INSERIRE GLI ANZIANI E I GIOVANI
RELAZIONI NEL PROCESSO DI CREAZIONE PER INCENTIVARE
CREARE ZONE DI
INTERAZIONE TRA I GIOVANI E L’AMBIENTE
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SCENARIO
STORYBOARD
INTRECCIO UTENTE \ CONTESTO
VISUALIZZAZIONE INTERAZIONI \ CONTESTO
Utilizzando come faro la mia vision sono andato a costruire uno scenario possibile che di fatto è un intreccio tra gli elementi fondamentali del sistema prodotto:
1 AGGREGAZIONE SPONTANEA ASSOCIAZIONI INFORMALI, COMUNITÀ
APPROCCIO LEGALE, COMUNICATIVO INCLUSIVO.
1 POSSIBILITÀ DI INTERVENIRE PER MODIFICARE L’AMBIENTE CIRCOSTANTE
Comunicare il progetto, attrarre l'utente
utente-contesto-prodotto. CATENA DI INTERAZIONI Parlando di pubblica espressione, ho da subito sentito la necessità di creare non un prodotto che risolva un problema definito, ma piuttosto un progetto che sia capace di incentivare una catena di relazioni e che attraverso queste crei un “circolo virtuoso” in grado di ottenere un’espressione vividamente pubblica, realmente politica, che per me possiede delle caratteristiche ben definite. Queste caratteristiche sono divenute il mio punto di partenza e il mio punto di arrivo. GERARCHIA Di seguito uno schema che rende chiari questi concetti utilizzati per ipotizzare la mia catena di relazioni e i conseguenti effetti collaterali sperati. Di fianco lo storyboard generato dalla catena di interazioni.
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SPAZIO SOGLIA PUBBLICO\PRIVATO TEMPO CICLICITÀ
SCENARIO
1
Creare, nello specifico, un nuovo modello di interazione tra i giovani e gli spazi produttivi\commerciali
ENTRO IN CONTATTO CON LA REALTÀ DEL QUARTIERE, NE CONDIVIDO SPERANZE E POTENZIALITÀ. DIVENTO CONSAPEVOLE E POTENZIALE RINNOVATORE
3
Deve agire nel privato creando effetti benefici sul pubblico
RENDO PERMEABILE LE DUE REALTÀ SONO VISIBILE, SONO CONTAMINABILE, RENDO LE PERSONE PARTECIPI
4
Non deve essere intrusivo ma funzionale e integrato
NON MI IMPONGO, LA MIA INTERAZIONE NON È ARROGANTE, VENGO ACCOLTO
5
Deve creare un ecosistema, i benefici creati sono involontari, creati in automatico grazie alla convivialità tra abitanti, deve in definitiva, unirli in una rete.
SONO PARTE DI UN ECOSISTEMA, LE PERSONE SI ASCOLTANO, E QUESTO HA EFFETTI BENEFICI INASPETTATI
2
MODELLO DI INTERAZIONE TRA, GIOVANI E GLI SPAZI PRODUTTIVI\COMMERCIALI
Progettare l’interazione all'interno degli spazi commerciali\produttivi
Ho la possibilità di relazionarmi con una piccola economia, osservandone i funzionamenti e le problematiche, interagisco e rendo visibili le mie necessità, contribuisco al rinnovamento senza aggressività, ma con partecipazione
L'utente viene attirato dalla possibilità e richiesta di modificare qualcosa, camminando per strada scorge qualcosa che lo attira perchè è strumento, tavola bianca, pronta al cambiamento
SUCCESSIONE DI INTERAZIONI MI ATTIRA, FACCIO LA DIFFERENZA
2
Vado nel posto in cui mi si da una possibilità di intervento attivo su ciò che viene prodotto, esposto vissuto
UTENTE\BISOGNO ESPRIMERSI PUBBLICAMENTE MODIFICARE L’AMBIENTE ESPRIMERE NECESSITÀ
Favorire la possibilità, per i giovani, di modificare l'ambiente in cui vivono
2
3
Si apre un dialogo con un commerciante e il giovane, i due si capiscono e condividono conoscenza
3 SI AGISCE SUL PRIVATO CON LO SGUARDO RIVOLTO AL PUBBLICO
progettare la permeabilità dei due elementi sociali
4
4 NON DEVE ESSERE INTRUSIVO MA FUNZIONALE E INTEGRATO
Interagisco con un gruppo di persone ma il nostro agire a effetti all’interno dei luoghi condivisi, tutti sono chiamati, ma non obbligati a partecipare
Il privato si apre alla convivialità, al pubblico, alla strada.
progettare uno strumento, invisibile ma dagli effetti tangibili
Le mie necessità vengono veicolate in modo da favorire l'intero tessuto sociale, senza stravolgerlo.
L’interazione è visibile, ma non obbliga una fruizione forzata. Non è statica, ma dinamica. Tutto ricomincia da capo
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IPOTESI AREE TECNOLOGICHE, APPROCCI
VINCOLI\REQUISITI
REQUISITI Dalle analisi precedenti e dalla vision ho estrapolato dei concetti chiave che ho messo in sequenza e che sono diventati i miei requisiti progettuali. - Creare un supporto\strumento per la produzione ed espressione personale per immagini - Entro i limiti derivati dall’esposizione in esterno - Che sia di fruizione pubblica - Attraverso nuovi modelli espositivi ciclici PRIME SOLUZIONI Da questa base sono state valutate delle ipotesi, modi differenti di risolvere le varie problematiche. Sono state analizzate le alternative tecniche e tecnologiche, sono stati formulati i primi schemi del sistema in opera e l’interazione utente attraverso mappe morfologiche.
APPROCCI E INTENTI
AREE TECNOLOGICHE
SOFTWARE\HARDWARE VINCOLI\REQUISITI
LA CREAZIONE DI IMMAGINI
OSSATURA Attraverso delle mappe concettuali ho individuato e scelto i concetti chiave che strutturano il mio progetto. Questi concetti sono diventati requisiti progettuali che ho ordinato secondo una gerarchia di importanza decrescente, ma una gerarchia “orizzontale”. Tutti gli aspetti devono in qualche modo essere tenuti sotto controllo nello stesso momento, tutte le volte che si prendono delle scelte relative a un requisito bisogna relazionarle con gli altri per verificarne la compatibilità. I requisiti sono: 1\ CREARE UNO STRUMENTO PER L’ESPRESSIONE GIOVANILE TRAMITE LE IMMAGINI 2\ PERMETTERE UNA FRUIZIONE, PRODUZIONE E CONDIVISIONE PUBBLICA 3\ DEVE ESSERE POSIZIONATO ALL’ESTERNO, SUL SUOLO PUBBLICO 4\ IL MATERIALE PRODOTTO DEVE ESSERE CICLICAMENTE RINNOVATO E NON ESSERE INTRUSIVO CREANDO RELAZIONE TRA PUBBLICO E PRIVATO
HARDWARE Inizialmente il mio approccio a questo progetto è stato completamente hardware. Volevo creare uno strumento con una sua fisicità per permettere all’utente un’interazione diretta, senza mediazioni interpretative. In questo modo il rapporto tra il gesto creativo che da vita all’immagine e l’immagine stessa è diretto, senza l’interpretazione del gesto da parte di un computer. Procedendo con la ricerca delle varie possibilità, mi sono imbattuto in molti problemi dovuti principalmente alla difficoltà di trovare materiali che siano allo stesso tempo permeabili alle vernici e resistenti alle intemperie. Ho trovato difficoltà anche nella scelta delle protezioni antivandalismo per il mio supporto che doveva essere morbido, avvolgibile, sottile e altre caratteristiche obbligatorie se volevo rispettare i requisiti di progetto, ma tali caratteristiche erano inconciliabili con la “vita da esterno”.
SOFTWARE Mi sono concentrato dunque sulla possibilità di dematerializzare il progetto. Questo ha indubbi vantaggi a livello ambientale, economico ed è generalmente un approccio meno intrusivo. la dematerializzazione rischia però di cancellare quella relazione diretta tra immagine e gesto che volevo per il mio progetto. ho ricercato quindi soluzioni che avessero una loro tangibilità (come prodotti) e una relazione diretta con il gesto creativo (nelle modalità di interazione) A fianco alcune delle aree tecnologiche analizzate.
TECNOLOGIE
SISTEMI DI PRODOTTI E COMPONENTI
\\
TECNICHE
ESEMPI DI APPLICAZIONE E UTILIZZO
PROIETTORI \\ MAPPING POSSIBILITÀ DI PROIETARE SUI MATERIALI PIÙ DIVERSI OTTENENDO EFFETTI PARTICOLARI I SOFTWARE DI MAPPING PERMETTONO DI UNIRE PIÙ PROIETTORI TECNOLOGIA APPLICABILE IN ESTERNO (CASI STUDIO)
FOTOGRAFIA \\ LIGHTWRITING DIVERSI GRADI DI COMPLESSITÀ DELL’ESECUZIONE POSSIBILITÀ DI CREARE UN SISTEMA CON UN BASSO NUMERO DI COMPONENTI RELATIVAMENTE SEMPLICI TECNOLOGIA APPLICABILE IN ESTERNO (CASI STUDIO)
SINESTESIA // SISTEMI DI SENSORI E SOFTWARE CREARE IMMAGINI IN MODO ALTERNATIVO, SORPRENDENTE SOFTWARE OPEN DEDICATI MULTI SENSORIALITÀ
SENSORI \\ MOTIONCAPTURE CREARE IMMAGINI GRAZIE AL MOVIMENTO DEL PROPRIO CORPO TECNOLOGIA RELATIVAMENTE SEMPLICE POSSIBILITÀ DI CREARE MARKER DEDICATI
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TECNICHE FOTOGRAFICHE IL LIGHTWRITING; LE POTENZIALITÀ
COS’É? La tecnica del light writing è nata con la fotografia stessa ed è stata in alcuni casi un ponte tra il gesto poetico e l’ingegno tecnico. La tecnica è estremamente semplice: - Si imposta un tempo di scatto prolungato - Si imposta una coppia tempo diaframma adeguata - Si inquadra - Si scatta mentre un performer, utilizzando una fonte di luce, crea un disegno nell’aria - La luce impressiona la superficie sensibile per tutto il tempo in cui l’otturatore rimane aperto - L’immagine prodotta è una scia luminosa nello spazio inquadrato PUNTI INTERESSANTI Gli aspetti interessanti sono molti, innanzi tutto la cosa che mi attira è l’aspetto pittorico e gestuale con cui si produce l’immagine, essa è la somma di variabili e scelte prese da colui che vuole esprimersi. Queste molte variabili rendono la tecnica estremamente flessibile, ed esattamente come il disegno, mette a disposizione dell’artista una enorme quantità di soluzioni espressive. VARIABILI - Tempo - Tipo di luce (forma, dimensione, intensità, colore) - Direzionamento fascio luminoso - Contesto - Movimento (gesto espressivo, all’interno di uno spazio tridimensionale)
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COSA C’È \\ COSA MANCA Gli strumenti a disposizioni ora sono costosissime macchine fotografiche e cavalletti (ovviamente ad uso privato) che tra le innumerevoli e macchinose funzioni offrono la possibilità di creare quest’effetto. Ho voluto creare qualcosa di diverso, e questa tecnica è stata la scintilla che mi ha dato l’occasione per sviluppare uno strumento in grado di offrire le tante variabili espressive in modo semplice, gratuito, stratificato a livello di difficoltà d’uso e rigorosamente pubblico; uno strumento per tutti, per la pubblica (ma non intrusiva) espressione giovanile. AREE DI OPPORTUNITÀ PROGETTUALE - La relazione con l’ambiente può essere sfruttata per contestualizzare opera e prodotto - Possono essere utilizzati supporti per aumentare il controllo dei risultati - Semplicità tecnologica - La stratificazione della difficoltà permette vari livelli d’uso e aumenta la flessibilità dello strumento - L’aspetto performativo crea rapporto diretto tra gesto e immagine che si sviluppa nella mente e si realizza con il corpo, proprio come nel disegno - la dematerializzazione completa, oltre ad essere poco intrusiva, crea molte possibilità nell’archiviazione, condivisione e pubblicazione del materiale prodotto - Risvolto ludico, al profano il disegno appare come per magia, la tecnica va collaudata in modo sperimentale, giocoso ma mai banale. 41
LA LUCE
IL SISTEMA IN SINTESI
IL SUO UTILIZZO PER LA CREAZIONE DI IMMAGINI
In base alle analisi fatte sulla tecnica del light writing e dalla sua rispondenza a molti dei requisiti progettuali, sono andato a stringere il campo di analisi tecnologica ai sistemi di emissione, assorbimento e modulazione della luce, concentrandomi ovviamente sui processi fotografici propri della tecnica. PRIMI CASI STUDIO Gli strumenti oggi a disposizione sono molti, dalle semplici macchine fotografiche fai da te alle potentissime fotocamere digitali, ogni strumento analizzato è interessante per il mio progetto sotto alcuni aspetti che saranno approfonditi. Si puo dire che il risultato sarà un plus rispetto alla somma di queste singole parti che servono da riferimento funzionale e tecnologico.
ASSORBIRE LUCE, EMETTERE LUCE REQUISITI \\ CASI STUDIO SISTEMI DI CONTROLLO BASICI
\\
PYNOLE CAMERA, FORO STENOPEICO (pro) - bassissima complessità tecnica - economico (contro) - materiali scadenti, poco durevoli - basso controllo sui risultati - sistemi (prevalentemente) analogici
DEMATERIALIZZAZIONE
\\
(pro) - alto controllo sui risultati - dematerializzazione (contro) - costi elevatissimi - eccessivo controllo, comandi ed opzioni - oggetti progettati per un uso privato
01001 RESISTENZA IN ESTERNO
FOTOCAMERA DIGITALE
\\
FOTOCAMERE DI SICUREZZA (pro) - sistemi di ancoraggio a strutture - sistemi creati per la durabilità in esterno (contro) - assenza totale di controllo sui risultati - strumento che a livello comunicativo nega l’espressione personale invece di stimolarla
SUPPORTO PER LA TECNICA DEL LIGHTWRITING
\\
ELEMENTI AGGIUNTIVI PER L’INTERFERENZA, LA MODIFICA E LA CREAZIONE DELLA SORGENTE LUMINOSA (pro) - sistemi economici - varietà tecnologica ampia scelta - supportano e personalizzazione le creazioni - possibili gadget - possibile collegamento con la zona (contro) - non strettamente necessari - utilizzo prevalentemente di notte
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dopo la ricerca dei casi studio ho fatto una prima sintesi del sistema in tutte le sue parti. DUE MODULI Il progetto è composto da due moduli tra loro complementari
ASSORBIRE LUCE SISTEMA FOTOGRAFICO DIGITALE A BASSA SENSIBILITÀ CON OTTURATORE MANUALE
- Assorbire la luce è composto da un sistema fotografico a bassa intensità. Viene utilizzato per catturare le scie luminose fatte dall’utente - Emettere luce é composto da un proiettore sincronizzato con la fotocamera che funziona in modo semi automatico. viene utilizzato per mostrare le immagini fatte in pubblico POSIZIONE I due moduli sono collocati all’esterno, in particolare si è ipotizzato il loro posizionamento ai limiti di un marciapiede. Il fascio proiettato e l’area ripresa convergono sul punto focale dell’azione al centro del marciapiede e le immagini verrebbero cosi proiettate sulla serranda dei negozi (ma anche la superficie dei palazzi) che funzionerebbe da superficie di esposizione.
EMETTERE LUCE
PROIETTORE DI IMMAGINI PROGRAMMABILE DI FOTOGRAFATE O IMMAGINI PREIMPOSTATE. AVANZAMENTO IMMAGINE IN PARTE COMANDATO DALL’UTENTE IN PARTE PREIMPOSTATO
SCHEMA DI INTERAZIONE FRA LE APPARECCHIATUR E L’AMBIENTE RESIDENZE, NEGOZI SUPERFICE DI PROIEZIONE, SERRANDA NEGOZIO
MARCIAPIEDE
COPERTURA OBBIETTIVO FOTOCAMERA
FULCRO IN CUI LE DUE APPARECCHIATURE COINCIDONO E L’UTENTE CREA L’IMMAGINE
CONO DI PROIEZIONE
PROIETTORE
STRADA
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POSSIBILITÀ ESPRESSIVE FOGLI E MATITE DI LUCE
MAPPE; FORMA \ FUNZIONE
Utilizzando i due moduli in modo sincronizzato si ottengono due possibilità d’uso della luce come strumento espressivo.
Dati requisiti e vincoli di progetto ho cominciato a sviluppare varie ipotesi formali. Ho scomposto il progetto, nelle sue componenti essenziali in base alla loro funzione:
1 \\ LUCE PROPRIA - l’utente è fornito di luce - utilizza la lunga esposizione della fotocamera - muovendo la luce che tiene in mano crea una scia (disegno)
INTERFACCIA OTTURATORE L’utente deve essere in grado di selezionare il tempo di posa e attivare la fotocamera. Deve dare un’indicazione quantitativa del tempo e offrire all’utente ancoraggi culturali per poter comprendere l’informazione.
“la luce che uso fa da “matita” muovendola posso segnare lo spazio in questo modo ottengo una libertà espressiva massima per quanto riguarda lo spazio e il tipo di luce che utilizzo per la mia creazione”
2\\ LUCE PROIETTATA - il proiettore crea una lama di luce - l’utente interferisce con il raggio di luce illuminando alcune parti del suo corpo che fanno da luce per la tecnica del lightwriting. “la lama di luce crea uno “schermo” entro cui mi muovo per creare l’immagine in questo modo utilizzo il mio corpo per creare immagini e utilizzando la luce del proiettore, che quindi assume una duplice funzione, non si ha bisogno di luci aggiuntive”
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MORFOLOGIA
REQUISITI E SCOMPOSIZIONE PARTI
1 IL TEMPO COME QUANTITÀ
LED
L’OROLOGIO (RIFERIMENTO ESTETICO)
+TEMPO +LUCE
STABILITÀ 3
CONTROLLO MEDIANTE PRESSIONE INTEGRAZIONE CON L’AMBIENTE PALETTI DI PROTEZIONE
IL MIO INTENTO È QUELLO DI STIMOLARE LA SPERIMENTAZIONE ED IBRIDAZIONE DI TECNICHE E STILI.
IL MIO PROGETTO PUNTA A CREARE SITUAZIONI FAVOREVOLI E STRUMENTI ADATTI PERCHÈ QUESTO ACCADA
FOTOCAMERA Punto di ripresa, deve essere ben visibile, contiene la fotocamera e deve trasmettere indicazioni del suo stato di funzionamento. Ingombro minimo PROIETTORE Complementare alla fotocamera, non assorbe luce, la emette. Ho creato un’interfaccia speculare per sottolineare la funzione opposta dei due elementi. Grossi vincoli di ingombro che condizionano le dimensioni dello stativo STATIVO Stabilizza i due moduli, protegge la tecnologia da vandalismo e agenti atmosferici, fissa l’intera struttura a terra. La dimensione dipende dall’ingombro tecnologico, dai limiti ambientali\normativi e dall’antropometria. A fianco la sintesi del percorso fatto. Ogni punto del diagramma è stato analizzato soprattutto quelli che riguardanti alternative tecnologiche.
STRUTTURA INTERRATA
SOGLIA MARCIAPIEDE\STRADA
2 SPAZIO INQUADRATO
OCULARE MOVIMENTAZIONE
CONTROLLO SPAZIO INQUADRATO
QUESTIONE IRRISOLTA
OBBIETTIVO (RIFERIMENTO ESTETICO)
COMUNICARE LA FUNZIONE
MODULO PROIETTORE 4
LIMITI INGOMBRO
OPPOSTO
RIBALTAMENTO INTERFACCIA
CONTROLLO DI STATO
VERSO LA SINTESI DELLE IPOTESI
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PRIME SINTESI
ARCHITETTURA E INTERAZIONE
INTERAZIONE, INGOMBRI, POSIZIONE
ORGANICA COMPONENTI E USABILITÀ
In questa fase ho cercato di ricomporre tutte le diverse soluzioni analizzate trovando la prima architettura del progetto. COMPONENTI Essa consiste in due moduli complementari che sono composti essenzialmente da:
INTERAZIONE Successivamente sono andato a studiare l’interazione con l’utente costruendo uno storyboard in cui si è cercato di valutare le operazioni in successione che il fruitore doveva intraprendere per poter creare l’immagine.
ARCHITETTURA DI PRODOTTO COMPONENTI (F)
COMPONENTI (P)
CAVERIA DI COLLEGAMENTO
FOTOCAMERA
PROIETTORE SCHEDA STAMPATA
PROXIMITY
Le fasi principali sono: STATIVO - Fissa l’intera struttura al suolo in modo stabile. Questo componente fa anche da scocca protettiva per le tecnologie interne.
1 ESPOSIZIONE\AVVISTAMENTO slideshow delle immagini fatte durante la serata, l’utente viene attirato dalle immagini
SCHEDA (MODULO FOTOCAMERA) - Fotocamera con scheda di controllo che cattura le scie luminose - Pulsante a membrana, attraverso questo pulsante il fruitore sceglie il tempo di posa. - Proximity ad ultrasuoni e resistenza anti condensa
2 RILEVAMENTO\COMUNICAZIONE Il proximity rileva l’utente, viene proiettato un filmato esplicativo
SCHEDA (MODULO PROIETTORE) - microproiettore laser Dell - PLC - resistenza anti condensa - pulsante a membrana che permette di attivare o disattivare il proiettore
4 EFFETTO\PERFORMANCE L’utente sceglie se usare o disattivare la luce del proiettore e crea l’immagine nei due metodi possibili
PLC RESISTENZA ANTI CONDENSA ALIMENTAZIONE COLLEGAMENTO USB
INTERFACCIA E PULSANTE A MEMBRANA
PULSANTE A MEMBRANA
FOTOCAMERA
3 TEMPO OTTURAZIONE\LAMA DI LUCE L’utente seleziona il tempo di otturazione premendo il pulsante a membrana, viene proiettata una lama di luce
NUMERO DI IMMAGINI FATTE DURANTE LA SERATA
PROIETTORE
PULSANTE A MEMBRANA
FOTOCELLULA
INDICATORE TEMPI CORONA LED
PULSANTE A MEMBRANA CON CORONA DI LED
INTERFACCIA COMANDI MASCHERA DI PROTEZIONE
MODULO (F)
MODULO (P)
5 RISULTATO\ESPOSIZIONE Viene proiettato il risultato e l’indicazione del codice del file, dopodichè si ritorna al punto 1
APPARECCHIATURE ELETTRONICHE UTILIZZATE
RESISTENZA ANTI CONDENSA
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LED INDICATORE DELLA MODALITÀ
LED INDICATORE DI STATO
FOTOCAMERA DIGITALE E SCHEDA STAMPATA
PROXIMITY
MICRO PROIETTORE LASER DELL M410HD
PLC PROGRAMMABILE
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PRIMA SOLUZIONE
CONCEPT
TECNOLOGIA, FORMA E FUNZIONE
IL CONCEPT Terminata la fase di elaborazione ipotesi sono arrivato alla concept, con un prodotto che, pur con le sue problematiche, con il minimo riusciva a risolvere e superare la maggior parte degli obbiettivi progettuali, una solida base su cui poggiare per le successive fasi di sviluppo. Il modulo doppio è stato sostituito da uno singolo allo scopo di massimizzare il rapporto costo\risultato. In questa fase sono stati elaborati disegni tecnici e sono state fatte le prime ipotesi concrete sulla tecnologia utilizzata allo scopo di avere un primo impatto della complessità del progetto.
MODULO SINGOLO\DOPPIO LIMITI PER OTTIMIZZARE
SCELTA DI SINTESI Dopo numerose considerazioni mi sono reso conto che il modulo doppio con collegamento interrato era di difficile installazione e il collegamento esterno spostava l’attenzione del progetto su di un elemento non essenziale e molto costoso\complesso a livello strutturale. La complessità e in un certo senso futilità della scelta a modulo doppio (interrato\esterno) mi ha portato ad una scelta progettuale di estrema sintesi: modulo unico. Eliminando il metodo di disegno a “schermo di luce” mi sono concentrato sulla modalità disegno “con luce propria”. LAMA DI LUCE COME EFFETTO AMBIENTALE La questione lama di luce rimane in ogni caso aperta a successive considerazioni in fase avanzata del progetto in quanto la sua generazione è di fatto molto 50
3m 45°
45°
28mm EQUIVALENTE
A
REGOLE FONDAMENTALI
86°
A B
CARATTERISTICHE INDISPENSABILI PER LA CREAZIONE DI UNO SCHERMO DI LUCE CHE PERMETTE IL DISEGNO PER INTERFERENZA. SE ANCHE UNA DI QUESTE CARATTERISTICHE VIENE A MANCARE L’EFFETTO VIENE COMPROMESSO NOTEVOLMENTE ED È QUINDI CONSIGLIABILE UN’ALTRA CON FORMAZIONE CHE VALORIZZI IL METODO DI DISEGNO CON LUCE PROPRIA NON RIPRENDERE LA SERRANDA - EVITA RIDONDANZA IMMAGINI TRA PROIEZIONE\SUPERFICE PROIETTATA - AMUENTA LA SUPERFICE DI PROIEZIONE E LO SCHERMO LUMINOSO
3m
- Analizzare le possibili configurazioni alternative confrontandone pro\contro
Gli schemi seguenti chiariscono le analisi fatte.
OTTIMIZZARE
L’EFFETTO “ SCHERMO LUMINOSO”
140cm
- Analizzare i limiti per ottimizzare la conformazione doppia
semplice e potrebbe essere creata da elementi “esterni” al progetto, (luci apposite installate in strada, pellicole e specchio che orientano la luce del proiettore ecc…). inoltre il bisogno dell’utenza di avere una luce portatile, genera tutta una serie di interessanti possibilità da sviluppare (gadget luminosi che potrebbero vendere i negozianti della via, ecc…).
70cm
Dopo aver creato una possibile conformazione in grado di risolvere i requisiti, sono andato ad analizzare le sue criticità e ho cercato di esplorare altre conformazioni che potessero ottimizzare il rapporto obbiettivi\costi. I passi per questa ricerca di possibilità sono due:
B
LONTANANZA DALLA SERRANDA E DISTANZA TRA I MODULI PROPORZIONALE E FISSA 3m - PER FORMARE IL CENTRO DELLA PERFORMANCE - PER CREARE UN AREA MINIMA DI DISEGNO SULLO SCHERMO LUMINOSO (70Cm) - POSIZIONAMENTO LIMITE MARCIAPIEDE\STRADA FASCI PERPENDICOLARI E ORIENTAMENTO MODULI 45° - EVITA LA DEFORMAZIONE DELLE IMMAGINI - PERMETTE L’EFFETTO SCHERMO DI LUCE PER DISEGNARE
2m
LE TRE POSSIBILITÀ
MODULO SINGOLO \ MODULO DOPPIO (COLLEGAMENTO INTERRATO) \ MODULO DOPPIO (COLLEGAMENTO ESTERNO)
MODULO SINGOLO CONTIENE SIA IL PROIETTORE CHE LA FOTOCAMERA
MODULO DOPPIO COLLEGATI DA UNA USB INTERRATA
MODULO DOPPIO COLLEGATI PER MEZZO DI UN CAVO PASSANTE IN UN PARALLELEPIPEDO DI CEMENTO
PRO - SI EVITANO POSIZIONAMENTI COMPLESSI - RISPARMIO SULL’INSTALLAZIONE - APPROCCIO MENO INVASIVO (UNICO FORO, UNICO AGGANCIO ELETTRICO) - SEMPLIFICAZIONE DELLE MODALITÀ DI UTILIZZO - RISPARMIO DI MATERIALE
PRO - UTILIZZO OTTIMALE DELL’EFFETTO LAMA DI LUCE - L’UTENTE NON HA BISOGNO DI UNA LUCE PROPRIA PER POTER DISEGNARE - COMUNICAZIONE DELLA FUNZIONE PER MEZZO DI DUE MODULI OPPOSTI
PRO - COERENZA ESTETICA NEI MATERIALI UTILIZZATI - UTILIZZO OTTIMALE DELL’EFFETTO LAMA DI LUCE - CREAZIONE DI UNA SEDUTA (IMPROPRIA) DA CUI OSSERVARE LE IMMAGINI - STRUTTURA SENZA AGGANCI A TERRA (PESO) - UNICO FORO PER AGGANCIO ALLA RETE ELETTRICA
CONTRO - SI PERDE LA MODALITÀ DI DISEGNO A SCHERMO DI LUCE - L’UTENTE DEVE ESSERNE FORNITO DI UNA FONTE DI LUCE PER DISEGNARE - INTERFACCE UNITE (PIÙ COMPLICATE DA DIFFERENZIARE)
CONTRO - COMPLICAZIONI IN FASE DI INSTALLAZIONE - COSTI MAGGIORI DEL MODULO SINGOLO - DOPPIO AGGANCIO ELETTRICO, APPROCCIO PIÙ INVASIVO
CONTRO - INVASIVA E COMPLESSA DA TRASPORTARE - COSTI MAGGIORI DEL MODULO SINGOLO
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SVILUPPO E USABILITÀ
TECNOLOGIA E CABLAGGIO
LE FUNZIONI IN SINTESI E L’INTERAZIONE
SCHEDA CABLATA, DETTAGLI ELETTRONICA
In queste due pagine sono riassunte le funzioni e gli aspetti formali essenziali del concept. Come detto in precedenza questa è una prima soluzione dei requisiti e vincoli di progetto ed è la base per i successivi sviluppi. Nella prima pagina aspetti formali e di usabilità, nella seconda pagina i dettagli delle tecnologie inserite. In questa fase è stato sviluppato anche il progetto tecnico di massima.
BLOCCHI TECNOLOGIE
G F E
D
UNO STRUMENTO PER CREARE IMMAGINI Uno strumento che offre la possibilità di creare disegni con la luce, supportando la tecnica del lightwriting. Collocato nello spazio pubblico rende possibile l’utilizzo collettivo. Ciclicamente chiunque è libero di esprimersi in modo visibile ma non intrusivo.
ESPORRE PUBBLICAMENTE Le immagini vengono proiettate durante la serata e vengono raccolte in un sito dove è possibile condividere e discutere. 52
C
FOTOCAMERA SENSORE A INFRAROSSI PULSANTE A MEMBRANA MICRO PROIETTORE LASER RESISTENZA ANTI CONDENSA PLC SCHEDA DI FISSAGGIO
MICRO PROIETTORE LASER DELL M410HD - DIMENSIONI: 205 x 155 x 75,9 mm - PESO: 1,18 kg - LUMINOSITÀ 2.000 LUMEN - RISOLUZIONE: WXGA (1.280 x 800) - DIMENSIONI DELL'IMMAGINE: 27,2" - 361" - DISTANZA DI PROIEZIONE: 1m - 12m - CICLO VITALAMPADA: 5.000 h - CONNESSIONI: ALIMENTAZIONE, INGRESSO COMPUTER, D-SUB HDTV INGRESSO VIDEO
RESISTENZA ANTI CONDENSA -TEMPERATURA: 5°C - 35°C - UMIDITÀ: 80%
(IL PROGETTO IN SINTESI)
ATTRAVERSO UNA PERFORMANCE Per utilizzare il prodotto bisogna premere il pulsante al centro dell’interfaccia e scegliere il tempo di posa della fotocamera, nel momento del rilascio la fotocamera inizia a scattare. Terminato il tempo di posa l’immagine appena impressionata viene proiettata.
A B
A B C D E F G
PLC PROGRAMMABILE - MEMORIA PE L’IMMAGAZINAMENTO DELLE IMMAGINI - CONTROLLO SLIDESHOW - CONTROLLO E CONNESSIONE PROIETTORE\FOTOCELLULA - SINCRONIZZAZIONE PROIETTORE\ MODULO DI RIPRESA
SENSORE A INFRAROSSI - COLLEGAMENTO TRA SENSORE\SCHEDA ELETTRICA - CALIBRAZIONE RAGGIO D’AZIONE 5O\3000mm CAVI DI ALIMENTAZIONE - CONNETTORE MASCHIO\FEMMINA
L’INTERAZIONE
FOTOCAMERA DIGITALE - F: 22 - OBBIETTIVO: 28 mm EQUIVALENTE (FUOCO SU INFINITO) - SENSORE PER LA LUMINOSITÀ AMBIENTALE COLLEGATO AL COMANDO SENSIBILITà ISO - SINSIBILITÀ ISO: 50 - 100 - SENSORE: CMOS DA 3MP SCHEDA STAMPATA - CONVERTITORE A\D (COMPRESO NEL CMOS) - CPU\MICROPROCESSORI - MEMORIE (ESPRESSE\RIMUOVIBILI) - MICROPROCESSORE PER OTTURATORE DIGITALE PULSANTE A MEMBRANA - CORONA LED - COLLEGAMENTO AL PLC PER LA TEMPORIZZAZIONE - PULSANTE DA ESTERNO CON GUARNIZIONI IP66
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VERIFICHE In questa fase ho rimesso in discussione l’intero progetto allo scopo di migliorarne alcuni aspetti quali, l’usabilità e il sistema prodotto. Questa rimessa in discussione sistematica è stata eseguita in varie fasi:
APPROFONDIMENTI, TEST
VERIFICHE RETE, CONFORMAZIONE INTERAZIONE E SISTEMA PRODOTTO
- Analisi intenti fondanti - Analisi criticità e possibilità concept - Scomposizione\approfondimento degli elementi funzionali e tecnologici - Soluzioni possibili e casi studio - Verifica coerenza tra le alternative proposte e gli intenti iniziali Questa prima parte è stata un’analisi molto utile per avere uno sguardo d’insieme sul progetto. GERARCHIA Nella seconda parte ho preso delle scelte; ogni scelta veniva comparata con le altre seguendo una progettazione gerarchica ma circolare. Si possono riassumere le scelte effettuate in 6 livelli fondamentali: - Definizione limiti ambientali e requisiti fondamentali - Conformazione ottimale e test sulla realizzazione delle immagini - Messa in rete ed accessibilità al prodotto - Tecnologia, interfaccia, interazione Alla fine di questo processo ho terminato la progettazione del prodotto.
VERIFICE CONCEPT
AREE DI SVILUPPO
CRITICITÀ \ POSSIBILITÀ
INTERACTION DESIGN LUCE\COMUNICAZIONE
VERIFICHE Terminata la fase di concept è seguito un faticoso momento di verifica generale del progetto per capirne le criticità e le idee valide così da trovare margini di miglioramento e punti forti per il progetto tecnico definitivo. Questa rimessa in gioco dalle fondamenta non è stata la semplice soluzioni delle criticità del concept ma una rivisitazione intera del progetto. I punti critici sono serviti come punto di partenza per una verifica puntuale del progetto e come metro di giudizio per capire che alcuni problemi erano tali da dover tornare indietro “oltre” i difetti più evidenti, per ripensare completamente il modo di risolvere i requisiti della concept. Mantenendo come punti fermi gli intenti iniziali, la maggior parte delle tecnologie scelte e la funzione primaria del prodotto, sono andato a trovare alcune soluzioni alle criticità rilevate. Queste, come detto in precedenza, sono servite come punto di partenza e la ricerca di soluzioni e stata fondamentale per l’ideazione di alcune nuove componenti che saranno l’ossatura del progetto definitivo. Inoltre ho cercato di rendere il prodotto universale, Il quartiere di Sesto rimane il punto di partenza ma da questa fase in poi mi sono scostato dal contesto originale progettando l’installazione del progetto in svariati contesti.
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CRITICTÀ POCO VISIBILE Non è stato pensato un sitema di illuminazione per un progetto utilizzato di notte. Inoltre è poco visibile e quindi potenzialmente pericoloso NON COMUNICA LE POTENZIALITÀ Pur essendo un prodotto innovativo e diverso dall’arredo urbano esistente, non si differenzia molto da esso e quindi non possiede un appeal particolarmente elevato BASSA INTERAZIONE L’interfaccia presente non è sufficente per un’efficace comprensione delle funzioni essenziali
L’UTENTE NON VIENE DOTATO DI TUTTI GLI STRUMENTI PER INTERAGIRE Se l’utente non è dotato di un oggetto luminoso o di una fonte di luce non può utilizzare il prodotto
METODI DI RACCOLTA E CONDIVISIONE DEL MATERIALE POCO APPROFONDITI Il recupero del materiale avvieve attraverso macchinose operazioni
DESIGN DELL’INTERAZIONE POCO APPROFONDITO La comunicazione può essere migliorata sfruttando le tecnologie presenti allo scopo di aumentare l’usabilità
POSSIBILITÀ
- Sfruttare la tecnologia presente per comunicare la posizione - Creare una scenografia entro cui far interagire l’utente
- Differenziarsi dall’arredo urbano esistente - rendere visibili le potenzialità attraverso le forme e lo sfruttamento a pieno delle tecnologie
TECNOLOGIE Alla fase di analisi critica è seguita una fase di ricerca di casi studio per capire se potevo attingere dall’esistente per risolvere alcuni importanti problemi. Molte delle soluzioni trovate sono accomunate dall’intento di comunicare le funzioni e le potenzialità attraverso la luce, elemento fulcro dell’intero progetto. Si è cercato di attuare soluzioni che sfruttassero il più possibile le tecnologie presenti. A fianco un’elenco di interessanti campi di sviluppo, molti dei quali saranno presi in considerazione per le scelte finali.
VISIBILITÀ Ho pensato di sfruttare il proiettore come fonte di luce per creare un “palco”. Per questo scopo ho analizzato la tecnologia delle proiezioni interattive, sistemi di sensori che coordinano proiezioni e movimento utente allo scopo di farli interagire. L’interfaccia ha cominciato ad assumere più importanza e visibilità come elemento comunicativo, ho analizzato vari sistemi di illuminazione quali Led gless e superfici elettroluminescenti.
- Messa in rete del prodotto - Progettazione di piattaforme per la condivisone on-line
COMUNICARE LE POTENZIALITÀ E LE LEGGI DELL’INTERACTION DESIGN Ho cominciato a studiare le possibilità offerte da sistemi di sensori e microcontrollori (entrambi presenti nel prodotto) per poter realizzare oggetti interattivi. Il proiettore può essere utilizzato come risposta del prodotto a stimoli esterni in modo da creare un vero e proprio dilaogo tra utente e prodotto. Sono andato ad analizzare ricerche di interaction design per avere una formazione di base in proposito. Ovviamente questi sistemi offrono modi diversi con cui poter interagire con il prodotto se sprovvisti di luce.
- Accompagnare l’utente durante l’uso - Sfruttare la tecnologia per migliorare la comunicazione
RETE Ho studio i meccanismi di condivisione e archiviazione di materiale digitale attraverso la catena di dispositivi wi-fi (router, access point, microcontrollori).
- Distinguere l’interfaccia dalle altre componenti - Progettazione di supporti all’uso - Ripensare la comunicazione stratificando la complessità
- Fornire una fonte di luce - Fornire una modalità di interazione alternativa
Nelle pagine seguenti ho iniziato la fase di progettazione in cui ho preso le scelte definitive che mi porteranno alla conclusione del progetto.
Interessanti le qualità di fibra ottica del PMMA, questo materiale trasmette la luce diventando esso stesso fonte luminosa, l’elettroluminescenza e la tecnologia led mi permettono di diminuire l’ingombro degli elementi illuminanti.
Sistema interattivo elaborato da Berg Studio, (Londra). I sistemi interattivi saranno il punto focale per la comunicazione di prodotto e saranno descritti più approfonditamente in seguito
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INTERACTION DESIGN
MATERIALI
APPROFONDIMENTO
APPROFONDIMENTO
La disciplina prevede lo studio dell’interazione uomo macchina attraverso la progettazione di interfaccie, si può dire che è una disciplina ponte tra design della comunicazione e design del prodotto ma accoglie in se anche molte altre discipline quali ergonomia, psicologia, informatica. SISTEMA Ciò che più mi interessa in questo campo sono i sistemi in grado di allacciare un dialogo tra utente e prodotto. Si possono sintetizzare questi sistemi in tre elementi fondamentali: (1) RILEVAMENTO INPUT DA PARTE DI SENSORI Rilevano input analogici attraverso varie tecnologie (ottiche, meccaniche, idrauliche ecc..) Esistono svariati sensori, ognuno con le sue specificità, a volte è possibile utilizzare un “pacchetto sensori” per uno scopo ben preciso, ad esempio Kinect è un pacchetto sensori per il rilevamento e la mappatura del movimento di un corpo umano nello spazio. I sensori trasformano i segnali analogici in impulsi elettrici e li inviano a un computer per essere elaborati. (2) ELABORAZIONE SEGNALI DA UN COMPUTER I segnali vengono processati da un computer o da un microcontrollore ad esempio Arduino o Raspberry che sono in pratica dei micro computer molto economici e con una potenza di calcolo limitata 58
ma che possono essere personalizzati e programmati ad hoc per molti scopi, proprio come i normali computer. (3) RISPOSTA DA PARTE DI SISTEMI TECNOLOGICI VARI Una volta elaborati i dati il computer comanda una risposta da parte di sistemi che possono essere meccanici, idraulici, informatici, tutto ciò che può essere comandato da un computer. E possibile ad esempio spedire dati in rete, accendere un calorifero come nella domotica, inserire file in un database per creare una raccolta, attivare un braccio robotico. PER IL PROGETTO Questo tipo di sistemi possono essere molto interessanti per il mio prodotto in quanto il dialogo fra utente e prodotto deve necessariamente essere molto accurato per poter permettere un’usabilità corretta. In particolare ho analizzato la possibilità di creare un sistema interattivo composto da - Pacchetto di sensori di movimento in grado di rilevare l’utente e i suoi movimenti - Un microcontrollore in grado di processare le informazioni - Un proiettore in grado di dare una risposta
POSSIBILITÀ con questo sistema il prodotto è in grado di guidare l’utente durante l’uso, processare i dati e spedirli in rete, dare in tempo reale una risposta alle azioni dell’utente, il proiettore assume la funzione di monitor. Le funzioni e possibilità di questo sistema saranno approfondite in seguito nelle pagine dedicate all’interazione, all’interfaccia e all’accessibilità. Nel capitolo “architettura finale” sono descritte nello specifico le tecnologie utilizzate, di seguito uno schema del sistema.
RILEVAZIONE \\ PACCHETTO SENSORI
1
ELABORAZIONE \\ MICROCONTROLLORE
2
RISPOSTA \\ PROIETTORE
3
I materiali sono stati analizzati con l’intento di rispettare due aspetti del progetto che ritengo fondamentali: - Vincoli Resistenza in esterno, utilizzo pubblico - Requisiti Migliorare l’usabilità, comunicare le potenzialità, proteggere senza creare barriere I DUE ELEMENTI Il prodotto, dall’estetica di gusto “architettonico” sarà composto da: uno scheletro protettivo strutturale in acciaio, sigillato da guarnizioni e da un’ampia interfaccia trasparente, luminosa e in grado di comunicare attraverso la luce. Di seguito la spiegazione dei motivi che mi hanno portato a tale sceta, nel capitolo “architettura finale” vengono descritti dettagliatamente le loro connessioni e particolari. COMUNICARE LE POTENZIALITÀ, MIGLIORARE USABILITÀ Ho pensato di accoppiare allo scheletro di acciaio un elemento fortemente comunicativo composto da un materiale in grado di trasmettere la luce. Analizzando le alternative sono arrivato alla soluzione di utilizzare del PMMA come elemento di interfaccia uomo\macchina. Questo materiale possiede delle interessanti qualità di trasmissione luminosa che utilizzate correttamente rientrano nel progetto di interaction design allo scopo di migliorare l’usabilità.
Inoltre la trasparenza del PMMA abbinata alla sua resistenza e rigidezza rende l’architettura complessiva resitente ma non corazzata. Il PMMA è utilizzato molto in campo automotive e in molti prodotti di uso pubblico proprio per le sue qualità di assorbimento degli impatti. AGENTI ATMOSFERICI, ATTI VANDALICI Per quanto riguarda la protezione dagli agenti atmosferici la soluzione migliore è la creazione di una scocca protettiva in acciaio inossidabile austenitico in grado di resistere molto bene alla corrosione in ambiente urbano, si era vagliata anche l’ipotesi di utilizzare acciaio Cor-ten (utilizzato peraltro in campo artistico) ma è stato scartato per la difficoltà nella reperibilità di fastner adeguati al montaggio dei vari elementi. Con uno spessore considerevole e una struttura ben progettata è possibile creare uno scheletro molto robusto anche dal punto di vista della resistenza agli atti vandalici. Ho pensato a un sistema di chiusure con guarnizioni termosaldate IP66 in grado di proteggere completamente dalla pioggia. Per controllare la temperatura e l’umidità è stata inserita una resistenza anti condensa autoregolante, per le alte temperature sviluppate dalla tecnologia interna la soluzione migliore è l’installazione della stessa su ampie superfici d’interfaccia irregolari per migliorare lo scambio termico. 59
LIMITI CONTESTO OTTIMIZZARE POSIZIONE E ORIENTAMENTO
60
3m 45°
45°
A
m
B
3m
140cm
86°
m
B
(P)
(F)
(A) Distanza e area di lavoro Nella conformazione possibile a fascio orientato in senso orizzontale, maggiore è la distanza, maggiore è la grandezza dell’area di lavoro (area in cui l’utente può verificare l’interazione, disegnare e visionare il lavoro) L’ampiezza dell’area non dipende dalla grandezza del prodotto ma dalla sua distanza con la parete di proiezione. Nella configurazione possibile a fascio orientato verticalmente la distanza superficie di proiezione\proiettore è fissa, di conseguenza è fissa anche l’area di lavoro e dipendente dai limiti della struttura. (B) Inclinazione L’angolo di ripresa è ottimale se perpendicolare all’utente a un’altezza media, perpendicolare alla superficie di proiezione, pena la deformazione prospettica dovuta a una scorretta inclinazione.
(F)
(F) (P) (P)
“SCHERMO IDEALE”
90° (F)
170 mm
20
0
m
m
cono di 85 mm
28mm
A
(P)
LIMITI PER L’UTILIZZO DELLA “LUCE INTERATTIVA”
170 mm
300 mm
90°
86°
(F)
0
(B) Intersezione Nella possibile configurazione doppia l’effetto è garantito dall’intersezione del fascio proiettato con l’area di ripresa resa possibile dalla biforcazione del prodotto. L’ampiezza dello schermo ideale su cui l’utente interferisce, dipende fortemente dalla sua posizione rispetto al prodotto.
m
m
28
38
(A) Perpendicolarità Per offrire all’utilizzatore la possibilità di interferire con il fascio proiettato bisogna garantire la perpendicolarità tra videocamera e proiettore.
(P)
70cm
LIMITI PER OTTIMIZZARE L’EFFETTO “LAMA DI LUCE”
Il secondo metodo è un interessante modo di interagire con il prodotto che ho analizzato nei c.s. e che potrebbe essere molto utile in fase di comunicazione d’uso
150 mm
80 mm
In questa fase mi sono concentrato sui limiti per ottimizzare l’usabilità, limiti che saranno applicati successivamente in fase di analisi delle configurazioni possibili. In particolare (a sinistra) ho analizzato le condizioni ottimali quali distanza, orientamento e posizione, per poter utilizzare l’effetto lama di luce. Questo metodo è stato gia analizzato in precedenza ed è stato ripreso in virtù della rivisitazione delle configurazioni e della possibilità di dotare l’utente di tutti gli strumenti per poter interagire (uno dei punti critici del concept).
CORRETTO DALL’ALTO
DEFORMAZIONE PROSPETTICA GLI EFFETTI VENGONO AMPLIATI DALLA FOCALE CORTA (28 mm)
61
CONFORMAZIONE LE SCELTE OTTIMALI
Grazie ai vicoli descritti in precedenza sono riuscito a valutare tutta una serie di conformazioni e a ridurre le stesse in schemi facilmente confrontabili. di seguito le valutazione, a fianco gli esempi più interessanti.
FASCIO ORIZZONTALE
(F)
(F)
(P)
(1) Fascio verticale Area di proiezione in verticale. Possibile utilizzare luce interattiva ma non lama di luce. Soluzioni poco invasive a fondazione singola, interessante la seconda proposta sintetizzata nello schema a fianco, che per la posizione bassa delle tecnologie, si presta per un’ampia interfaccia.
(P)
FASCIO VERTICALE
(2) Fascio orizzontale Superficie di proiezione a terra o verticale, ma solo con complessa variazione di inclinazione del proiettore. Possibile utilizzo lama di luce ma non la luce interattiva. interessante il possibile utilizzo di un pavimento interttivo. Soluzioni generalmente più invasive e costose
(P)
(P)
(F)
(F)
(3) Modulo doppio Idea rivalutata, possibile l’utilizzo di tutti gli effetti ma progetto di difficile installazione, dalla costruzione complessa e costosa (4) Particolari Si è pensato ad oggetti “parassita” applicabili a vari contesti e ad “archi” con superficie di proiezione incorporate, o fissaggi a parete. Soluzioni utili per indagare possibilità inconsuete, ma decisamente poco applicabili (5) A terra Meno invasiva in assoluto ma dalla fondazione complessa. Grossi difetti nella visibilità del prodotto e nello spazio dedicato all’interfaccia utente. 62
RIFLESSIONI A fianco schemi di due conformazioni molto importanti e interessanti che mostrano come, grazie a una forma particolare e l’utilizzo di elementi riflettenti è possibile orientare il fascio proiettato senza bisogno di motorizzazione e come poter ingrandire di molto l’area proiettata con un ingombro complessivo molto contenuto Inoltre, nella prima ipotesi è possibile utilizzare tutti gli effetti al massimo delle potenzialità. I lati negativi di queste intelligenti forme rimangono comunque molti, infatti l’altezza della prima necessita di fondazioni in cemento e la forma, ingombrante e invasiva (frontalmente l’elemento riflettente deve essere necessariamente molto ampio) è complessa a livello strutturale. L’utilizzo di materiale elevato e i costi eccessivi, insieme ai problemi sopracitati rendono questa ipotesi impraticabile.
RIFLESSIONE PER ORIENTARE CONO DI PROIEZIONE FASCIO PER PARETE LUCE INTERATTIVA\IMMAGINE FASCIO PER PAVIMENTO INTERATTIVO\LAMA DI LUCE
(P) (F) (F) (P)
(P)
AREA RIPRESA
ELEMENTO RIFLETTENTE CONO DI PROIEZIONE SPEZZATO PER CREARE I DUE FASCI
(P)
(F)
FASCI RIFLESSI
250 mm
PAVIMENTO
RIFLESSIONE PER AMPLIARE AREA ELEMENTO RIFLETTENTE
PARTICOLARI\TERRA
SUPERFICIE DI PROIEZIONE
STRUTTURA DI SOSTEGNO
FASCIO PROIETTATO
FASCIO RIFLESSO
In particolare è stata presa in esame la seconda opzione perchè semplice, efficace e dal carattere modulare, la configurazione definitiva sarà appunto una sintesi di questa soluzione. Anche se successivamente verranno scartate entrambe le ipotesi questi schemi sono stati fondamentali perchè mi hanno spinto a fare alcuni test sul lightwriting (descritti in seguito) che saranno metro fondamentale per giudicare la forma, e di conseguenza l’usabilità più adatta.
(F)
(P)
STRUTTURA PORTANTE
PAVIMENTO
500 mm
63
TEST
RIFLESSIONI
LIGHTWRITING
TEST, LAMA DI LUCE (MODULO CON SCHERMO DI RIFLESSIONE) È possibile creare la lama di luce. Le immagini create con questo metodo sono piuttosto confuse, non c’è molto controllo sui risultati e l’utente viene continuamente abbagliato dalla luce proiettata. In compenso è interessante l’uso del corpo per creare le immagini e all’utente viene dato tutto quello che gli serve per disegnare. Il metodo è stato in ogni caso scartato perchè non possiede un sufficiente rapporto costi\risultati e perchè, come detto in precedenza, l’effetto può essere riprodotto da elementi ambientali, inoltre la proiezione negli occhi del fruitore è stata giudicata intollerabile. TEST, LUCE PROPRIA (MODULO SENZA SCHERMO DI RIFLESSIONE) Il prodotto è ridotto all’essenziale, diventa uno strumento con cui interagire in modo consapevole e preparato. Si possono realizzare interessantissime immagini anche con la torcia di un cellulare, senza limiti di sorta. Il discorso sull’accessibilità al prodotto, intesa come livello di preparazione richiesto per il corretto utilizzo, verrà approfondito in seguito. Questa conformazione rimane in assoluto la più convincente, a patto di costruire attentamente il progetto di comunicazione che andrà ad implementare l’usabilità. 64
LE SCELTE DEFINITIVE
(F)
(P)
A questo punto ho fatto una sintesi dei test e delle verifiche riguardanti la conformazione. La scelta finale è stata una conformazione a modulo singolo, ancorato a terra con fascio orizzontale, del tutto simile alla conformazione n. 2 che ho testato nella pagina a fianco, ma possiede una sostanziale differenza ACCORGIMENTO L’area ripresa è opposta a quella proiettata. Questo semplice accorgimento è in realtà un grosso balzo in avanti rispetto alle conformazioni precedenti e possiede numerosi vantaggi
(F)
(P)
ACCORGIMENTO
- Non abbaglia mai L’utente è rivolto verso la superficie di proiezione non verso la sua fonte - Contestualizza l’opera le conformazioni precedenti avevano il difetto di avere la superficie di proiezione nell’area inquadrata, il che non è l’ideale come contestualizazione per un metodo di disegno fortemente condizionato dallo sfondo. Inoltre ambientare significa avere interessanti risvolti promozionali legati al luogo. - Motion Capture Non è possibile utilizzare la luce interattiva, ma si possono sfruttare i sensori per catturare i movimenti dell’utente per poi tradurli in segni, l’utente potrebbe verificare in tempo reale l’effetto dei suoi movimenti dalla proiezione che funzionerebbe da monitor. In breve si può creare un sistema di motion capture tipo Kinect, esso sarà l’ossatura comunicativa del progetto. - Monitor L’utilizzo della superficie di proiezione come monitor risolve tutta una serie di problemi. Il miglioramento sta nel fatto che non proiettando sull’utente esso è libero di vedere la proiezione senza essere abbagliato ricevendo in tempo reale informazioni d’uso.
IL CAMBIO DI DIREZIONE
(F)
(P)
DA...
...A (F)
(P)
SUDDIVISIONE PIANI EFFETTO MONITOR
3° PIANO PROIEZIONE
1° PIANO
2° PIANO PRODOTTO
UTENTE
65
ACCESSIBILITÀ
RETE
LIVELLI DI ACCESSO E COUNICAZIONE D’USO
COLLEGAMENTO PRODOTTO\COMUNITÀ
In questa fase ho analizzato tre possibili sistemi entro cui il fruitore potrebbe muoversi per utilizzare il prodotto. Non si parla della catena di azioni d’uso ma dell’intero sistema prodotto, dalla comunicazione alla condivisione del materiale. In particolare ho confrontato vari tipi di accessibilità al prodotto, intesa come livello di difficoltà e preparazione che il fruitore deve affrontare. USO SENZA PREPARAZIONE Di stampo ludico, il punto focale del sistema è il prodotto che offre tutto il necessario per poter creare l’immagine, sia dal punto di vista dell’attrezzatura che della formazione. Il sito é amplificatore delle possibilità.
1
66
1
PRODOTTO = USO
L’UTETE CONOSCE DIRETTAMENTE IL PRODOTTO ED È LIBERO DI UTILIZZARLO SENZA PARTICOLARI ATTENZIONI (FORMAZIONE SUL POSTO)
IL PRODOTTO RIMANDA AL SITO
L’UTETE CONOSCE DIRETTAMENTE IL PRODOTTO CHE ATTRAVERSO LA COMUNICAZIONE RIMANDA L’UTENTE ALLA FORMAZIONE ATTRAVERSO IL SITO
IL SITO COME AMPLIFICAZIONE L’UTENTE VISITA IL SITO CHE RIMANDA AL PRODOTTO AMPLIFICANDONE LA VISIBILITÀ
2 1 12
PUNTO DI PARTENZA: SITO
L’UTENTE VISITA DIRETTAMENTE IL SITO
1 1
FORMAZIONE PREVENTIVA
FORMAZIONE PREVENTIVA, “PRENOTAZIONE DEL PRODOTTO ATTRAVERSO CODICE”
USO
UTILIZZO SEMPLICE E DIRETTO SENZA BISOGNO DI SUPPORTI
3 1 13
USO
PREPARATO E CONSAPEVOLE
CONDIVISIONE
COLLEGAMENTO ALLA RETE
4 1
CONDIVISIONE
COLLEGAMENTO ALLA RETE
USO CON PREPARAZIONE Di stampo strumentale, il sito è il punto focale, il prodotto per essere utilizzato deve essere “attivato” preventivamente e il fruitore deve essere preparato e consapevole. IBRIDA Accoglie il maggior numero di variabili (scelte possibili utente) Vengono considerati molti punti di partenza e molti punti focali. Mi sono concentrato sulle potenzialità tecnologiche del prodotto in modo da sfruttarle al massimo, l’uso “assaggio” ha la funzione di comunicare le funzioni e offirire tutto il necessario per cominciare, il sito è amplificatore e possibile punto di partenza, il prodotto è punto focale e strumento comunicativo. Qui ho trovato la flessibilità ideale su cui ho basato il progetto di interaction design
USO CON PREPARAZIONE
USO SENZA PREPARAZIONE
IBRIDA 1
IL PRODOTTO, LA COMUNICAZIONE L’UTETE CONOSCE DIRETTAMENTE IL PRODOTTO CHE COMUNICA IL SUO UTILIZZO ATTRAVERSO LA TECNOLOGIA
1
LEGENDA POSSIBILE PUNTO DI PARTENZA POSSIBILI PERCORSI UTENTE SEQUENZA LOGICA PIÙ E MENO PROBABILE
IL SITO COME IMPLEMENTAZIONE
L’UTENTE VISITA IL SITO CHE RIMANDA AL PRODOTTO AMPLIFICANDONE LA VISIBILITÀ E COMUNICANDO I METODI PER SFRUTTARNE COMPLETAMENTE LE POTENZIALITÀ
1 n
Durante la progettazione del sistema prodotto è apparso fondamentale il problema della diffusione del materiale prodotto. In questi schemi a fianco sono riassunti alcuni dei concetti analizzati, in particolare mi sono concentrato sui modi di mettere in comunicazione il prodotto con la comunità di fruitori, in praica con il modo di inserire il progetto in una rete di relazioni materiale\prodotto\utente. Per farlo ho analizzato le possibilità tecnologiche per connettere il prodotto online, analizzando per casi studio, ho studiato il tipo e il percorso dei file prodotti e la loro relazione con la comunità di utenti. CONNESSIONE Ho concluso che per il mio progetto il sistema wi-fi è ottimo. La relazione tra utente\materiale e utente\utente viene implementata da socialnetwork e sito.
PRODOTTO E PERIFERICHE TECNOLOGIE APPLICABILI
SUPPORTI E INTERAZIONI DERIVATE
POSSIBILITÀ
- USB
- INSERIMENTO DISPOSITIVO PERSONALE
- TRASFERIMENTO DATI
+
01001
+ \ ECONOMICO, DIFFUSO - \ INADATTO PER ESTERNO
- WI FI
L’UTENTE DEVE È DOTATO DI UN DISPOSITIVO USB IL MATERIALE È ARCHIVIATO NEL PRODOTTO, ALL’INTERNO DI UNA MEMORIA INTERNA
INSTALLAZIONE PROGRAMMA GESTIONE DATI PER COMANDARE FLUSSO DATI IN USCITA E PROTEGGERE IL PRODOTTO
- ACCESSO DIRETO ALLA RETE
- PROGRAMMAZIONE REMOTA
WWW
+ 0100
+ \ DIFFUSO, IMMATERIALE - \ TECNOLOGIA PIÙ COSTOSA, MAGGIOR COMPLESSITÀ
INSTALLAZIONE DEL SISTEMA WI-FI PER COMUNICAZIONE CON ACCESS POINT ESTERNO AL PRODOTTO.
INSTALLAZIONE SISTEMA DI CONTROLLO DATI. POSSIBILE COMANDO REMOTO
PERCORSO FILE TIPOLOGIA DI MATERIALE - VIDEO - FOTO
ARCHIVIAZIONE
USO PRIVATO, VISIBILITÀ PUBBLICA CONDIVISIONE IN RETE
- MEMORIA INTERNA AL PRODOTTO - CLOUD, SISTEMI FTP
- CONDIVISIONE IN RETE - MODIFICA PERSONALE - PROIEZIONE IN STRADA
+
+ - IMMAGINI FISSE - VIDEO PERFORMANCE
WWW +
- MEMORY CARD: PROIEZIONE - ON LINE: CONDIVISIONE
+
IL LAVORO E LA SUA CONNESSIONE AL LUOGO E ALLE PERSONE
2 1
USO “ASSAGGIO
1 n
COMUNITÀ UTENTI
UTILIZZO SEMPLICE E DIRETTO SENZA BISOGNO DI SUPPORTI
PERCORSO CICLICO
2 1
USO
PREPARATO E CONSAPEVOLE
3 1
CONDIVISIONE
COLLEGAMENTO ALLA RETE
INTERAZIONE PRIMARIA
RECUPERO MATERIALE
CONDIVISIONE
1 - L’UTENTE VIENE RILEVATO 2 - ATTIVA IL PRODOTTO 3 - PERFORMANCE \ CREAZIONE 4 - PROIEZIONE RISULTATO
- INTERAZIONE SUL PRODOTTO - GESTIONE DEL MATERIALE IN RETE
CONDIVISIONE - SITI - BLOG - SOCIAL
[P]
INTERFACCIA
[P]
SERVIZIO IN RETE
SOCIAL
67
INTERAZIONE
INTERFACCIA
I COMPITI PRINCIPALI
GESTIONE CONTROLLI DURANTE L’USO
In questo storyboard ho raccolto i momenti salienti dell’interazione. Si possono riassumere in: (1) AVVISTAMENTO L’obbiettivo quì è rendere visibile il prodotto, comunicarne le potenzialità e attirare il fruitore, in questo momento il prodotto sta proiettando in loop le immagini fatte durante la serata (2) RILEVAMENTO L’utente viene rilevato grazie a un sistema di sensori, la proiezione loop si interrompere per lasciare posto alla comunicazione, è l’inizio del dialogo utente\prodotto (3) COMUNICAZIONE Viene proiettato un video di spiegazione e l’utente viene invitato a compiere un gesto di attivazione con le mani, che funge da aggancio per i sensori di movimento (4a) USO (ASSAGGIO) I sensori di movimento seguono la mano dell’utente che disegna un’immagine che successivamente viene proiettata. Questa fase termina con un’invito ad utilizzare il prodotto in modo completo.
1
68
IL PRODOTTO UTILIZZA LA LUCE PER COMUNICARE LA POSIZIONE E ATTRARRE L’UTENTE
RILEVAMENTO
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SENSORI RILEVANDO L’UTNETE CIRCOSCRIVONO UN’AREA IN CUI AVVIENE L’INTERAZIONE ATTIVA
COMUNICAZIONE
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UN FILMATO COMUNICA I GESI CHE L’UTENTE DEVE FARE PER ATTIVARE IL PRODOTTO
4a
USO (ASSAGGIO) I SENSORI SEGUONO I GESTI E CREANDO UNA SCIA CHE COMPORRÀ IL DISEGNO PROIETTATO
4b
(4b) USO (COMPLETO) Grazie alla pressione di un pulsante e le indicazioni luminose l’utente può selezionare il tempo di posa e dare il via alla performance (5) CONDIVISIONE L’immagine viene condivisa in strada e on line su sito e social con un codice di identificazione, data e ora in cui è stata creata.
Negli schemi a fianco si può vedere quali controlli vengono utilizzati durante l’uso.
AVVISTAMENTO
USO (CONSAPEVOLE) L’UTENTE INFORMATO PUÒ UTILIZZARE A PIENO IL PRODOTTO UTILIZZANDO L’INTERFACCIA COMANDI E UNA LUCE SCELTA
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CONDIVISIONE LE IMMAGINE CREATE VENGONO SCARICATE, E CONDIVISE IN RETE GRAZIE AL SISTEMA WI-FI
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“ASSAGGIO” DEL FUNZIONAMENTO 1) COMUNICAZIONE ACCOMPAGNAMENTO
USO ASSAGGIO Si interagisce con il prodotto con gesti che, catturati da un sensore, vengono elaborati e andranno a creare il disegno proiettato. Questo sistema è il primo contatto relativamente semplice e ludico utente\prodotto, fa da accompagnamento alle fasi successive. Tutto è a disposizione, il funzionamento viene comunicato con un video, il controllo sui risultati è molto basso. USO STRUMENTALE Si interagisce conoscendo il prodotto o comunque dopo averlo esperito. Tutto avviene tramite la pressione in tenuta di un pulsante. Ho sfruttato l’ampia superficie offerta dalla conformazione per creare un’interfaccia che comunichi attraverso la luce. L’idea era di creare una superficie in PMMA con inserimento di led (ledglass) in una griglia regolare e accenderli in successione per indicare la quantità di tempo selezionato. Durante lo sviluppo è diventato più pratico un altro approccio tecnologico: Intagliare laser il PMMA andando a creare un gradiente. I led sono raccolti intorno al pulsante e vanno ad illuminare con una potenza ora crescente, ora decrescente, gli intagli. Questo approccio mi permette di dare un’indicazione quantitativa del tempo (quanto tempo ho scelto\mi rimane) e quantitativa della luce catturata (più tempo = più luce). Se un led si guasta accedo allo scomparto del pulsante in cui sono raccolti tutti i led senza dover aprire tutta la struttura.
ALL’UTENTE VIENE COMUNICATO DI COMPIERE UN GESTO DI ATTIVAZIONE “SALUTO”
2) CATTURA PERFORMANCE IL MOVIMENTO DELLA MANO VIENE RILEVATO DAI SENSORI. MUOVENDO LA MANO L’UTENTE PUÒ VERIFICARE DIRETTAMENTE LA CONSEGUENZA DEI SUOI GESTI: CREARE UNA SCIA DI LUCE
3) ESPOSIZIONE CONDIVISIONE RIMANDO AL SITO IL DISEGNO VIENE CONDIVISO TRAMITE IL COLLEGAMENTO ONLINE DEL PRODOTTO
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USO “COMPLETO” E PREPARATO
1) COMUNICAZIONE “PREMI QUI”
2) SELEZIONE TEMPO Kg
LED SPENTI
LED ILLUMINANO INTAGLI SUL PMMA
...TENUTA Kg
POTENZIOMETRO + LUCE
3) PERFORMANCE RILASCIO
POTENZIOMETRO - LUCE
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ARCHITETTURA DI PRODOTTO Nei poster allegati alla tesi è possibile vedere l’architettura finale del prodotto. I due poster sono suddivisi in tre sezioni
DETTAGLI, MONTAGGIO, CABLAGGI
ARCHIETETTURA DI PRODOTTO
USO Il primo poster è diviso in: - Rappresentazione ambientata e presentazione componentistica essenziale - Sequenza di costruzione - Interazione DETTAGLI Il secondo poster è diviso in: - Cablaggio, alimentazione\connessione, ingombri e montaggio elettronica - Distinta componenti elettronici - Interazione\attivazione tecnologia I poster e le tavole tecniche presentano il prodotto nei dettagli e segnano la conclusione del percorso progettuale.
Ringrazio La mia famiglia, per avermi lasciato fare senza perdermi di vista. Il Rizzoli e i suoi problemi da risolvere. 2A, gli amici, i mentori e gli allievi, il mondo fuori da questa tesi. Il Gruppo 13, la scoperta più bella del politecnico. La Mati. “In te c’è molto di più di quanto i tuoi pantaloni lascino immaginare”