Labiulm milanesiana giugno2014

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SPECIALE MILANESIANA

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LAB Iulm

nessuno.- -Cosa dici? Tu hai la laurea,

IL FILOSOFO “Il destino, v L’uomo è infinitamente più di quanto crede. Lo attendono la Gloria e la Gioia. Il filosofo bresciano Emanuele Severino rivela gli inganni della tradizione occidentale

I

Chiara Daffini

suoi 85 anni non li dimostra proprio. Con l’eleganza che si addice a un filosofo del suo calibro, mostra anche una tenera cortesia, per nulla scontata, visto che piove fortissimo, il traffico è bloccato e il viaggio in auto che stiamo facendo insieme procede a singulti nel caos urbano delle 6 di sera. Forse è il destino a rallentare così il tragitto, per concederci il tempo di una chiacchierata più lunga.

Che significato dà alla parola destino? Il termine si compone di due parti. De esprime un’intensificazione, mentre -stino riporta allo “stare”, quindi il destino è l’apparire di ciò che è, degli essenti, in maniera inamovibile. Quella che io chiamo “veglia assoluta”.

Cioè? Come si collegano gli essenti, la veglia assoluta e il destino? Il destino è la veglia assoluta, intesa come eternità di ciò che è, ovvero degli essenti. Per capire questo legame bisogna risalire alla tradizione occidentale, che concepisce le cose del mondo, uomo compreso, come essenti nel momento in cui oscillano da un Nulla all’altro. Si ha cioè l’idea che ogni cosa provenga dal nulla, faccia la sua apparizione

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Il destino è l’apparire di ciò che è, degli essenti, in maniera inamovibile

nella vita e torni poi nel nulla. E che ogni cosa sia solo in quella parentesi tra un nulla e l’altro. Il destino, proprio perché intensifica lo stare, concepisce gli essenti come eterni, quindi non solo presenti nel momento della loro apparizione tra la nascita e la morte.

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Il destino è la negazione della follia su cui si fonda la fede Quindi veglia assoluta intesa come eternità? Esattamente. Eternità perché non presuppone un passaggio dall’essere al non essere e viceversa, ma una costante: essere o non essere. Il destino è la negazione della follia su cui si fonda la fede, pilastro della tradizione occidentale. La terra, in quanto separata dal destino, è il contenuto del grande sogno in cui consiste la vita ed è il grembo di ogni fede.

Vuole dire che la fede è follia? Per forza. Perché identifica il Nulla e il non-Nulla. Pensare che le cose del mondo stiano solo nel tempo in cui oscillano tra l’Essere e il Nulla significa identificare l’Essere e il Nulla, il non-Nulla e il Nulla. Non le pare follia questa?

In effetti sì, ma allora siamo tutti folli? Insomma, ognuno di noi, in un certo senso, ha una fede… Perché le religioni, i miti, le ideologie soddisfano i desideri

più profondi dell’uomo, il suo bisogno di sicurezza: lo salvano dal dolore e dalla morte e gli assicurano la felicità in un’altra vita. Dando ascolto a queste voci, che implicano quindi un divenire, un processo e non una costante come invece è il destino, l’uomo riesce ad anticipare qui sulla Terra quella felicità, proprio in quanto crede, spera.

Quindi la salvezza dell’uomo è contenuta in un’illusione? Dipende da che cosa s’intende con “salvezza”. Se ci si riferisce alla sopravvivenza, allora sì, essa è il contenuto di un sogno, perché in fondo la condizione umana è precaria, ma lo è perché precaria è ogni rassicurazione razionale della non precarietà dell’umano. Anche nella religione più raffinata s’instaura sempre il dubbio. Perciò la salvezza dal dolore e dalla morte continua a essere qualcosa di sognato.

Invece è possibile vivere al di fuori del sogno? Paradossalmente si tratterebbe di attendere l’avvento dell’insperato. Cioè gli uomini sono in realtà eterni, immortali come vorrebbero. E il destino è proprio l’affermazione degli Eterni come di tutte le cose, appunto uomini compresi, nella loro costanza e non nel divenire. Nel destino appare che ogni essente è esso stesso e non diventa altro da sé, dunque è eterno.

Cioè siamo tutti immortali? I mortali appartengono alla terra: nascono e muoiono. Ma l’uomo non è un mortale, è invece il luogo eterno in cui appare il destino della verità. Ogni cosa è eterna, non solo le

Nella foto il filosofo Emanuele Severino. A destra la litografia “Mano con sfera riflett

anime, come affermava Platone, ma anche i corpi e la terra e tutti gli stati che li caratterizzano. Quando parlo di queste cose me la cavo di solito con l’esempio del cielo e del sole. Dall’aurora al tramonto, il sole attraversa il cielo, ma se domandassimo al cielo che ne è del Sole dopo il tramonto, questo non potrebbe rispondere, perché ha visto il sole finché l’ha contenuto, cioè nel lasso di tempo che va dall’alba al tramonto. Tuttavia, a nessuno verrebbe mai da pensare che il

sole di notte smetta di esistere. Il cielo corrisponde all’esperienza, alla manifestazione del mondo, il sole rappresenta invece le cose che vanno e vengono.

Perché mai, se gli uomini sono eterni, dovrebbero credere il contrario? Ritorniamo al sistema di pensiero di tutta la tradizione occidentale. Nell’isolamento della terra, la fede nel divenire altro porta alla luce la volontà di salvezza e di potenza. Nel


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