FORZE ARMATE Il quartiere delle contraddizioni
Non ha il fascino della Route 66, la strada che attraversa gli Stati Uniti da est a ovest, miticamente raccontata da Steinbeck e Kerouac; le manca il contesto storico dell’Appia, la spina dorsale-stradale-commerciale di Roma antica; ma la milanese via delle Forze Armate, lunga quasi 5 km, è un importante cordone che collega due facce della stessa città: la Milano periferica e la Milano rurale, il quartiere Baggio e il centro città. La zona Forze Armate potrebbe essere definita come il luogo delle contraddizioni. L’effetto che si prova a percorrerla è quello di chi guarda dal finestrino di un treno in corsa. Il paesaggio cambia repentinamente e radicalmente, si alternano case popolari e monasteri quattrocenteschi, fino ad arrivare laddove la città si disperde nella campagna. Sono luoghi ricchi di storie, ma c’è un posto che la storia l’ha fatta. È Piazza d’Armi, un grande spazio che fino agli anni Ottanta era adibito alle manovre di mezzi militari dell’adiacente Caserma Perrucchetti - Santa Barbara e oggi, quasi del tutto abbandonato, ha subìto il sopravvento della natura, che ha avuto la meglio con radure erbose, boschi spontanei e zone umide. Si tratta di un’area verde grande circa 35 ettari, quasi ciò che si ottiene mettendo 50 campi da calcio uno a fianco all’altro. Oppure una decina di campi da polo. Contraddizione nella contraddizione, tra la sterpaglia e l’incuria, c’è il prato verdissimo del Milano Polo Club. La sola zona curata, in maniera quasi maniacale, di tutta Piazza d’Armi. Clicca sull’immagine qui sotto per vedere la fotogallery di Piazza d’Armi
Tanto spazio che Milano non vuole sprecare e la sfida di oggi è quella di restituire alla città – ma, soprattutto, ai cittadini - una significativa porzione di territorio. Nell’agosto 2014 il futuro della zona è stato messo in discussione, diventando oggetto di un Protocollo d’Intesa tra Comune, Agenzia del Demanio e Ministero della Difesa, che attualmente ne detiene la proprietà. Il Consiglio di Zona 7, interessato all’area in questione, ha avviato un processo di partecipazione per raccogliere proposte ed è stato presentato un PGT, che questa volta non sta per Piano di governo del Territorio, bensì per Progetto Generativo di Trasformazioni. Le “Giardiniere” –un gruppo di signore milanesi amanti del verde (giornaliste, psicologhe, architetti) che fanno parte della Commissione Pari Opportunità del Comune di Milano- hanno proposto un programma di riqualificazione per Piazza d’Armi: un parco urbano agropastorale, dove possano trovare spazio attività ricreative, didattiche, produttive e socio-culturali. Il progetto è già stato proposto al Consiglio di Zona 7, ma resta da discuterne con l’Amministrazione Comunale. Al momento, infatti, il Piano di Governo del Territorio di Milano prevede che il 50% del suolo dell’area in questione venga destinato all’edificazione di 4.000 abitazioni di medio taglio, per un totale di circa 325.000 mq. Tale progetto stravolgerebbe la configurazione storico-naturale dell’area e ne annullerebbe il ruolo di cerniera tra la città e la campagna. Il processo di partecipazione ha, quindi, l’obbiettivo di proporre un progetto alternativo con lo scopo di salvare quanto più verde possibile.
“A Milano non servono nuove abitazioni, perché attualmente abbiamo circa 80.000 alloggi sfitti e milioni di metri di edifici commerciali vuoti o invenduti”, spiega Patrizia Binda, una portavoce delle Giardiniere. In Lombardia, infatti, solo dal 1997 al 2007 sono stati urbanizzati quasi 35 mila ettari e sono scomparsi 43.275 ettari di superfici agricole, cioè quasi il 10%. Le Giardiniere hanno lanciato un’OPA, acronimo che anche in questo caso non sta per Offerta Pubblica di Acquisto, ma per Offerta Pubblica di Affido, al Ministero della Difesa e al Comune di Milano. In concreto, concentrandosi sulle esigenze espresse dalle diverse associazioni, sono stati individuati gli spazi più idonei da trasformare per le molteplici attività a cui l’area si presta. La proposta è multiforme: i capannoni già esistenti assumerebbero funzione agricola, gli edifici originari della caserma, attualmente utilizzati come residenze militari, potrebbero essere ri-adattati per questo scopo, mentre l’area dei capannoni (oggi sottoposta a vincolo architettonico) potrebbe diventare la sede di un Istituto Agrario o un’Azienda Agricola che garantisca la gestione dell’intera Piazza d’Armi. Per quanto riguarda i 35 ettari verdi, invece, è previsto che circa 12 diventino campi agricoli, mentre non mancheranno orti urbani, un mercato temporaneo per la vendita dei prodotti coltivati e un cimitero per gli animali. Per i restanti ettari di verde, la proposta è quella di realizzare un parco urbano di tipo agro-silvo-pastorale, all’interno del quale trovino spazio diverse attività di tipo didattico, ludico e ricreativo. Clicca sull’immagine qui sotto per vedere la video intervista ad una delle Giardiniere
Ci sono contraddizioni che annodano e snodano le diverse anime dello stesso quartiere. A due passi dall’agreste Piazza d’Armi c’è Baggio, un paese all’interno della città. Nato come Comune a sé stante, nel 1923, per decreto regio, è stato annesso a Milano. Tradizionalmente popolare, oggi, anche grazie alla costruzione di nuovi complessi residenziali e l’aumento dei servizi, Baggio gode di una grande mescolanza a livello sociale. Le sue origini operaie, con gruppi di lavoratori che ogni mattina migravano nelle fabbriche cittadine, sono state annacquate dal cambiamento dei modi di vivere, ma ancora si specchiano nelle architetture. Grandi palazzoni popolari con appartamenti affittati a poco prezzo, usati come dormitori da chi, per lavorare, era costretto a spostarsi verso il centro, in genere a piedi o con il famoso tram 34. Un nuovo capitolo, per una vita nuova del quartiere, si è aperto con la costruzione di moderni complessi residenziali e la crescita costante dei servizi. Ma è soprattutto il vicino Parco delle Cave, 135 ettari e secondo polmone verde milanese per estensione, ad avere rasserenato l’ambiente. Il Parco è per tanti un motivo di orgoglio e ha risvegliato nei baggesi un insospettabile “pollice verde”. Certo, rimangono nel quartiere sacche di vera povertà e degrado, ma alcuni vecchi detti locali, come il rimato “Non andare a Baggio se non hai coraggio”, non sembrano più insindacabili.
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La salute di un quartiere si valuta anche tastando il polso alla sua vita notturna. Per anni in Via delle Forze Armate la musica è stata rock. Al numero civico 42 c’era l’ “Odissea 2001” che solo nel nome, non nei dischi o in John Travolta, rimandava alla discoteca del film La febbre del sabato sera. Negli stessi spazi, il “Rainbow” (musica punk e indie rock) è stato un locale di culto. Chiuso nel 2008, ancora oggi i fan lo ricordano sui social. Non è la stessa cosa -e non ha gli stessi orari- ma poco distante, al 103, a dar vita a via delle Forze Armate oggi c’ è “La città del gioco”, la più grande ludoteca di Milano, che propone ai clienti una scelta impressionante di giochi da tavolo. E, nel gioco dei continui contrasti e rimandi, all’imbrunire si scopre che in Via delle Forze Armate ci si può anche sfidare a RisiKo. Perché le contraddizioni, a volte, possono anche essere divertenti. Clicca sull’immagine qui sotto per vedere la video intervista al gestore della “Città del gioco”