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MAGAZINE DI CULTURA E SPETTACOLO DIRETTO DA SILVIA AROSIO

Anno II - N. 07 Aprile/Maggio 2020 Seguici sui social Riflettori su...

LUCIO LEONE

Come insegnare musical ai tempi della quarantena

WI - MU DI BAROLO

Viaggio al museo del vino: dalla vigna alla bottiglia

e n e b a f e ch a c i s u m La GIOIELLO GOTICO

Il restauro di S. Francesco del Prato di Parma

EMILIANO TOSO: ABBRACCIATI DALLE NOTE, LONTANI MA VICINI

INTERVISTE●ANTICIPAZIONI●CASTING●PERSONAGGI●TOURNÉE●LIBRI


Il meggo della narrativa femminile tutto in un solo catalogo

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SOMMARIO LA MUSICA TRASLAZIONALE IN TERAPIA INTENSIVA PEDIATRICA

EMILIANO TOSO

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LA MAGIA DELL'AUDIO IN 8D

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L'ARMONICOLTURA

Riflettori su...

MAGAZINE DI CULTURA E SPETTACOLO Anno 2 - Numero 7 - Aprile / Maggio 2020 • Supplemento alla testata www.silviaarosio.com (Reg. al Tribunale di Milano n°249 del 21/11/2019) • Direttore Responsabile: Silvia Arosio • Art Director, Grafica & Impaginazione: Daniele Colzani • Contatti: silvia.arosio@gmail.com • Hanno collaborato: Emanuela Cattaneo - Francesca Bocchia - Daniela Ferrari - Lucio Leone - Christiane Moeller - Dott. Andrea Pettenazzo - Alberto Reggiani - Federica Rinaudo - Sarah Schinasi - Emiliano Toso - Dott.ssa Cristina Zaggia - 88 Studio / Ufficio Stampa e Pr - Case delle Farfalle - Ella Studio - One Million Acres - Parco Faunistico Le Cornelle - Parole & Dintorni - Posta Faugno S.r.l.s. Agricola - WiMu - Museo del Vino Barolo - • Foto cover: Marco Sasia

Edizione Digitale: www.issuu.com/riflettorisu

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LA MUSICA NELLA COMUNICAZIONE EQUINA

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OPERA CAPSULES CURA DELL'ANIMA

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IL CIELO È SEMPRE PIÙ BLU...

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STORIA DEL MUSICAL 3


SOMMARIO FIOCCO ROSA ALLE CORNELLE

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SAN FRANCESCO DEL PRATO

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WIMU - MUSEO DEL VINO A BAROLO

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BENESSERE H24

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LA STREET ART A BRESCIA & C.

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IL VAN GOGH IMMERSIVO A PARMA 24 - SCENOGRAFO 37 - PET FESTIVAL

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LA CASA DELLE FARFALLE

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PROGETTO ONE MILLION ACRES

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HOSPITALITY & GOURMET 62 - LE FIGURINE DEI TESORI 4

64 - LIBRI 66 - PREMIO DESSÌ


LA VOCE DEL DIRETTORE

L’arte al tempo del coronavirus: pulizia mentale per ripartire

QUANTO L’ARTE FA BENE A NOI E AGLI ALTRI? COME POSSIAMO USARE QUESTO TEMPO IMMOBILE PER RITROVARE L’ARMONIA CON LA CULTURA?

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a quaresima del teatro, di cui abbiamo parlato nell’editoriale di marzo, rischia di diventare molto lunga. E lo sarà, nonostante le aperture del 4 maggio, tenendo conto che spetterà a noi la responsabilità sociale di non essere veicoli di contagio e non essere contagiati. Se in questo periodo di isolamento ci troviamo ad essere forzatamente “animali” non sociali, siamo diventati ancora più “social” di prima, cioè abbiamo dovuto spostare il nostro baricentro delle strette di mano, degli abbracci e degli incontri in generale, sulle piattaforme del virtuale. Su Facebook, in questo periodo girava la frase: “Provate a trascorrere la quarantena senza libri, senza musica, senza film…”. Quanto ci sta aiutando ancora una volta l’arte, così bistrattata e di cui non tutti (Go-

verno in primis) se ne cura? E non solo fruiamo noi stessi delle note, delle righe di un libro, del ballo domestico o di un film: molto artisti stanno regalando al pubblico performance in diretta e non, non sempre di alta qualità, ma comunque interessanti. Sarà per un’egoica voglia di farsi pubblicità? Forse. O forse solo per la voglia di esprimere quel fuoco che è dentro e che in questo caso serve per esorcizzare la paura della malattia, del contagio, della solitudine o la più prosaica paura di restare senza lavoro e quindi senza soldi. Alcuni artisti hanno dichiarato di non voler esibirsi online perché l’arte comunque si paga. Punti di vista assolutamente condivisibili, ma che in questo caso potrebbero essere messi a tacere per il famoso fine più alto: quello di fare bene a se stessi e agli altri. In tutta questa tragedia, quando il tempo per meditare è persino troppo per una che “sta tutta nella testa” come me, ho formulato un pensiero: forse, questo stop può servire anche ai “critici” teatrali, musicali o cinematografici. Nella chiacchierata con Emiliano Toso, che già ho intervistato per voi a gennaio, e che in questo numero ci racconta come la sua musica sia usata in quarantena, è emerso che spesso, i musicisti di professione, quando vanno ad ascoltare un qualsiasi concerto, non lo gustano come il pubblico comune. Secondo alcuni studi, infatti (Elbert 1995, Gaser&Schlaug 2003), chi segue un evento dal punto di vista critico ed analiti-

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co, spegne la parte biochimica del cervello e lascia prevalere la parte più critica e razionale. Così facendo, la musica e l’arte non arrivano a stimolare le variazioni chimiche di ormoni quali la dopamina e gli oppioidi, il cortisolo, la serotonina e l’ossitocina, che sono alla base del piacere e del benessere, simili a quelle che proviamo con il cibo o il sesso. Per quello, a volte, quando noi giornalisti andiamo a teatro, con intento critico e lavorativo, non cogliamo la bellezza dell’insieme dell’evento dal vivo, presi ad analizzare le voci, le coreografie, le traduzioni o le luci, uscendo dalla sala spesso annoiati, se non delusi. Succede perché a volte gli spettacoli non sono oggettivamente belli? Ahimè, alcune volte sì. Ma altre, fortunatamente no. Usiamo quindi questo tempo di stacco per studiare e approfondire, ma anche per lasciarci inondare dalla bellezza dell’arte. Gustiamola, assaporiamola con tutta la lentezza di cui ora disponiamo, lasciamoci inondare dal benessere, dagli ormoni del piacere che oggi ci servono anche per aumentare le nostre difese ed immunitarie, senza cedere alle vibrazioni della paura e dell’angoscia. Saremo così ancora più pronti a godere dello spettacolo dal vivo quando tornerà, magari per una volta con un occhio meno critico, ma comunque con la voglia di stare insieme e di godere dell’arte, ritornata reale e non più solo virtuale. • RS

Silvia Arosio


ESPERIENZE / 1

Emiliano Toso e il potere

benefico delle note musicali

I SUOI BRANI A 432 HZ VENGONO USATI NEI REPARTI, NEI CORRIDORI E NELLE SALE OPERATORI DI TANTI OSPEDALI

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arte, come ho detto nell’editoriale, ci sta aiutando a passare questi giorni di isolamento in casa. Nel mese di gennaio, avevo intervistato per voi Emiliano Toso, Biologo Cellulare e Musicista Compositore a 432Hz. Da due mesi (siamo a circa 60 appuntamenti), tutte le sere, alle 18, Emiliano regala ai suoi ascoltatori una diretta Facebook (ma a volte anche tramite altre piattaforme), sulla sua pagina, in cui suona il pianoforte e, di tanto in tanto, dialoga con personaggi del mondo della scienza, italiana ed estera. Le sue dirette, di un’ora, sono seguita in media da 700 persone e finiscono sempre con un brano vissuto dal pubblico da “dentro il pianoforte” (un meraviglioso Steinway B211), dove Toso inserisce la telecamera, e che di solito è “Sei con me”, rappresentativo delle connessioni che si formano con l’ascolto della musica. Con una semplicità d’animo ed un entusiasmo che spiazzano, per un uomo che prima di essere artista è uno scienziato, Toso porta la sua musica a tutti, suscitando interesse non solo degli operatori del settore, ma anche della stampa ita-

liana ed estera, che sta cercando di capire quale sia il potere della sua musica. Il biologo/musicista afferma che “Il potere delle note è comprovato da molti studi scientifici. I miei brani vengono usati nei reparti, nei corridoi e nelle sale operatorie di tanti ospedali. Aiutano i pazienti, ma anche il personale sanitario”. E è per questo, che l’autore ha creato su Spotify una playlist ad hoc, chiamato proprio Operatori Sanitari - relax: la sua musica, viene trasmessa ad esempio al San Raffaele di Milano, al Mauriziano di Torino, al Gemelli di Roma, al S.Luigi di Orbassano, a Catelfranco Veneto, Cosenza, Tren-

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to, all’ospedale di Padova e l'ospedale ASL3 di Rivoli (forse il progetto piu' grande perche' hanno avuto i fondi per acquistare 30 tablet dirigenti ecc) Ma il potere della musica non è stregoneria, come molti possono pensare. Quello che tutti noi proviamo quando ascoltiamo della buona musica e che ci fa stare bene, è comprovato da solide basi scientifiche. Nella diretta del 4 aprile, il dott. Toso ha ospitato John Stuart Reid, fisico pioniere acustico britannico, che ha studiato il suono per l maggior

L'AUDIO

Inquadra il QRcode e vai al canale Youtube di Emiliano Toso


di Silvia Arosio

parte della sua vita e creatore di Cymascope, uno strumento che studia la vibrazione sonora visibile e mostra la natura di trasformazione del suono e materia. Il Cymascope (suono visibile) trasferisce l’informazione dei suoni in una geometria, rendendola visibile. Che effetti ha la paura sulla nostra biologia e che effetti ha la musica su di noi? “La paura – dice Reid nella diretta - causa stress nel corpo e lo stress fa rilasciare ormoni come il cortisolo e l’adrenalina, che entrano in gioco per prepararci a combattere o a scappare: così facendo, sopprime quello che ritiene non essenziale in quel momento, compreso il nostro sistema immunitario. Il sistema immunitario è la nostra difesa per virus e patogeni: se riusciamo a sostituire alla paura il benessere, allora il nostro cervello produce dopamina ed endorfine, sostenendo le difese e diminuendo il dolore nel nostro corpo. Dobbiamo fare tutto quello che possiamo, per stare fuori

dalla paura. Immergere interamente il nostro corpo nella musica (e non con le cuffiette) produce benessere. Per capire come viene usata la musica negli ospedali, ho avuto il grande piacere (anche considerando l’emergenza in corso e di questo sono profondamente grata), ho parlato con il Dott. Andrea Pettenazzo (Direttore UOSD Terapia

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Intensiva Pediatrica Dipartimento “Salute della Donna e del Bambino” Azienda Ospedaliera-Università di Padova) e la Dott.ssa Cristina Zaggia (Coordinatrice infermieristica terapia intensiva pediatrica, Azienda Ospedaliera-Università di Padova), che ci hanno raccontato come viene usata la musica di Toso in ospedale, con i bambini. • RS


ESPERIENZE / 2

La musica traslazionale in

terapia intensiva pediatrica LA MUSICA A 432 HTZ È IN GRADO DI RIEQUILIBRARE LA SALUTE FISICA E L'AMBIENTE MIGLIORANDO LO STATO DI BENESSERE E PACE ANCHE NEI BAMBINI

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ià a partire dagli anni ’90 studi scientifici hanno dimostrato gli effetti della musicoterapia in ambienti ospedalieri, e molti riguardavano l’ambito pediatrico. Si è visto come la musica contribuisca a ridurre l’ansia e a controllare il dolore, ma anche a migliorare la qualità di vita e delle relazioni sociali. Si parla spesso di umanizzazione delle cure, non tanto perché le cure finora somministrate fossero disumane, ma piuttosto perché negli ultimi decenni i bisogni delle persone sono cambiati e sempre più richiedono un’assistenza personalizzata, capace cioè di considerare la persona malata (non più il paziente!)nella sua globalità, ponendola al centro, superando la dimensione paternalistica che

è appartenuta alla medicina fino a pochi decenni fa, ricreando così spazi per l’espressione della libertà, delle decisioni, per la crescita personale e per le relazioni umane. Come coordinatrice infermieristica di una terapia intensiva pediatrica, il garantire la miglior qualità di vita possibile all’interno di una realtà ad alta tecnologia rivolta al supporto delle funzioni vitali, è sempre stato uno degli obiettivi primari. E questo non solo rivolto ai bambini ed alle famiglie, ma anche agli operatori che ci lavorano e che mettono in campo non solo le loro competenze tecniche e scientifiche, ma anche loro stessi, persone che provano emozioni quali rabbia, senso di impotenza, tristezza, angoscia.

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Dott.ssa Cristina Zaggia Coordinatrice infermieristica terapia intensiva pediatrica Azienda Ospedaliera Padova

L’aver condiviso questi obiettivi con il Direttore dell’unità operativa, ha consentito negli anni la realizzazione di diversi percorsi formativi nell’ambito della comunicazione/relazione


Dott.ssa Cristina Zaggia - Dott. Andrea Pettenazzo

d’aiuto, nell’ambito della bioetica e delle cure palliative, che hanno visti coinvolti tutti gli operatori. Le competenze acquisite hanno consentito l’apertura delle porte della Terapia Intensiva ai genitori garantendo la presenza accanto ai loro bambini anche in situazioni critiche e nel fine vita. All’interno di un percorso di crescita personale, partecipando ad un seminario, ho conosciuto il Dott. Emiliano Toso. Ascoltando dal vivo la sua musica e potendo sperimentare su di me quale effetto, quali emozioni e stati d’animo era stato in grado di produrre, non ho potuto fare ameno di pensare a come avrei potuto utilizzarla all’interno dell’ambiente di lavoro. Molti studi di epigenetica e di fisica quantistica hanno dimostrato come l’ambiente sia in grado di condizionare il nostro umore, i nostri stati d’animo. Provate ad immaginare come può essere un ambiente di cure intensive, quali sono i rumori, i suoni, le luci, gli spazi. E’ possibile rendere un ambiente altamente tecnologico, capace di produrre benessere, armonia e pace? La musica crea uno spazio di libertà interiore ed un bambino, ricoverato in terapia intensiva che non può scegliere o rifiutare le cure, attraverso i sensi ha la possibilità di percepire la realtà che lo circon-

da traendone benefici. Da qui l’importanza e vorrei dire, il dovere di modificare gli ambienti di cura avvalendosi di tutto ciò che contribuisce al benessere psico fisico come ad esempio l’utilizzo di immagini sul soffitto o sulle pareti, l’utilizzo, lì dove è possibile, di realtà virtuali e della musica. La musica di Emiliano (432 Htz) ha il potere di nutrire l’ambiente producendo dei veri cambiamenti, a volte anche osservabili, dunque fisici. Avevamo già in dotazione dei lettori CD, abbiamo acquistato delle cuffie auricolari ed abbiamo scelto alcuni brani che ci parevano più adatti per quel determinato bambino. In alcuni casi abbiamo potuto osservare una significativa diminuzione della pressione arteriosa ed un aumento dei valori di ossigenazione. Abbiamo invitato Emiliano a visitare la nostra realtà ed in quella occasione ci ha raccontato di molti ospedali che stanno portando avanti progetti di studio sull’utilizzo della “sua” musica. In futuro piacerebbe anche a noi fornire dati con evidenze scientifiche degli effetti di questa musica sui bambini ricoverati in terapia intensiva. Arte e scienza non sono una dicotomia. Le relazioni umane rappresentano il miglior nutrimento per lo sviluppo dell’es-

Dott. Andrea Pettenazzo Direttore UOSD terapia intensiva pediatrica Dipartimento “Salute della donna e del bambino” Azienda OspedalieraUniversità di Padova sere umano nell’arco dell’intera vita, ma la qualità delle relazioni è strettamente legata alla consapevolezza di sè e delle risorse interne di cui ogni essere umano dispone. La musica di Emiliano Toso favorisce questa consapevolezza e può contribuire al miglioramento della qualità della vita non solo nei bambini e nei genitori, ma anche negli operatori che vivono e lavorano in terapia intensiva favorendone le relazioni, la comunicazione, la collaborazione, l’espressione delle emozioni, facilitando la cura, migliorando l’ambiente sonoro e la percezione del tempo e dello spazio. • RS

BIBLIOGRAFIA PROPOSTA DAGLI AUTORI 1) Garcia Guerra et al. Pilot and Feasibility Studies (2020) 6:31 https://doi.org/10.1186/s40814020-0563-x Music Use for Sedation in Critically ill Children (MUSiCC trial): study protocol for a pilot randomized controlled trial Gonzalo Garcia Guerra1,2* , Ari Joffe1,2, Cathy Sheppard2, Krista Hewson3, Irina A. Dinu4 , Allan de Caen1,2, Hsing Jou1, Lisa Hartling1, Sunita Vohra1 and the Canadian Critical Care Trials Group 2) J R Soc Med. 2001 Apr; 94(4): 170–172. doi: 10.1177/014107680109400404. The Mozart effect. J S Jenkins, MD FRCP 3) Cochrane Database Syst Rev. 2014;(12):CD006902. doi: 10.1002/14651858.CD006902.pub3. Epub 2014 Dec 9. Music interventions for mechanically ventilated patients. Bradt J1, Dileo C. 4) 2019 Feb 14;6(1). pii: E25. doi: 10.3390/medicines6010025. Music Therapy and Other Music-Based Medicines (Basel).Interventions in Pediatric Health Care: An Overview. Stegemann T1,2, Geretsegger M3, Phan Quoc E4, Riedl H5, Smetana M6,7.

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ESPERIENZE / 3

La musica come supporto

nella comunicazione equina

IL SUONO VIENE SEMPRE PIÙ USATO ANCHE NEL LAVORO CON GLI ANIMALI E PER IL LORO BENESSERE

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hristiane Moeller, originaria della Foresta Nera, in Germania, nata e cresciuta nel mondo dei cavalli. Qualificata in Assistenza Veterinaria, istruttrice certificata Monty Roberts, giudice e trainer per la Federazione Equestre Olandese, operatrice di Translational Music a 432Hz, si occupa di comunicazione equina, psicologia e comportamento equino e fonda nel 2009 “Laquus - Language of Equus”, con la missione di diffondere un approccio e una conoscenza del cavallo basato sullo studio dei suoi comportamenti e della sua psicologia per una nuova consapevolezza relazionale. “Attraverso i corsi e le consulenze/il coaching, gli studenti imparano come utilizzare il linguaggio corporeo nella comunicazione, conoscendo, imparando e scoprendo tutto

ciò che riguarda la comunicazione non verbale. Imparano come gestire e rispettare la sua psicologia e come applicare questi concetti nella attività equestre quotidiana. Il mio focus non è solo sull’equino ma anche sulla persona! Nella comunicazione autentica col cavallo creiamo un ascolto reciproco, per cui l’ascolto verso l’altro ci porta innanzitutto ad un ascolto verso noi stessi. Per poter migliorare un ascolto e un contatto con chi ci sta di fronte, dobbiamo entrare prima in un contatto migliore verso noi stessi, ri -imparare ad ascoltarci! La comunicazione equina è molto complessa! Nel contatto con il cavallo, la nostra postura, il movimento del corpo, la qua-

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lità dell’appoggio dei propri piedi, l’intenzione, i nostri pensieri, la visualizzazione, il respiro, le sensazioni nel corpo, le emozioni sono tanti componenti che hanno un significato ben chiaro per il cavallo. I cavalli sono degli esseri viventi cosi presenti, sensibili ed intelligenti che grazie al loro stretto legame con la natura portano con se la capacità di percepire e sentire tutto in ogni istante! Stando in ascolto, riconoscendo i continui segnali che i cavalli ci mandano impariamo molto presto a leggerli, capirli e a rispondere nella maniera più appropriata in ogni situazione, creando con loro un rapporto molto profondo e chiaro, che si riflette in ogni


di Christiane Moeller

aspetto della vita del cavallo, dalla sua salute mentale e fisica, fino alla sua gestione e relazione con l’uomo. Dal 2019 integro lo strumento della musica a 432Hz di Emiliano Toso nel mio lavoro come accompagnamento per facilitare i processi per entrambi, cavalli e persone e vedo che la Translational Music a 432Hz è una componente aggiunta che da davvero una mano al contesto. La musica a 432Hz è la frequenza della natura, dell’universo e risuona con tutte le cellule del nostro corpo, i nostri organi, il nostro organismo! Ascoltando musica in questa frequenza crea benessere al livello psico-fisico ed emozionale, aumenta le funzioni cerebrali, per cui lavora sulla propria armonia, la salute e la creatività. Allo stesso tempo crea un senso di rilassamento e “ascolto” per cui lavora anche sulla propria consapevolezza perché aiuta il contatto verso dentro, il contatto con la nostra vera essenza. E per gli animali vale lo stesso: anche loro sono un organismo di cellule e hanno un’anima ed una coscienza. Integro la musica in contesti di “Nuovo” oppure dopo traumi; quando ci sono dei contesti di cambiamenti e stress per il cavallo, come per esempio: • durante il processo di svezzamento (staccamento dalla fattrice) e durante qualsiasi contesto di separazione e isolamento; • durante i processi di apprendimento e educazione; quando i giovani puledri iniziano ad affrontare le richieste portate dall’uomo, come il stare in un spazio ristretto tipo il box, quando si tratta di prime esperienze in generale, quando una situazione potrebbe essere eventualmente stressante; • durante malattie e riabilitazione, specialmente quando

il cavallo deve stare riparato fermo in box -durante il viaggio nel trailer o quando ci sono state delle difficoltà e/o traumi nel passato; • dopo che il cavallo ha subito un trauma - emozionale o fisico. La Translational Music aiuta a fluire, a lasciar andare senza rimanere attaccati ad una emozione che non serve più. Vedo che i cavalli rispondono con serenità e tranquillità e/o possono rientrare più veloce in uno stato di tranquillità e rilassamento. Si può sentire il rilascio per chi è sensibile ma si può anche vederlo attraverso degli sbadigli, gli occhi hanno uno sguardo rilassato, la bocca e la mandibola diventano più morbide e non sono tirate, una respirazione armonica etc. Anche in contesti di isolamento e separazione la musica li accompagna proprio. Nei miei corsi e durante le consulenze, la Translational Music facilita i processi per entrambi, uomo e animale. Perché aiuta gli studenti/clienti che hanno difficoltà a gestire il proprio corpo e le emozioni, per aiutare il sentire, il proprio sentire. E perchè il cavallo

dalla sua natura e sensibilità sincronizza facilmente con lo stato di animo della persona, automaticamente si migliora anche il contesto per il cavallo. È un insieme! Cavalli & Translational Music a 432Hz è per me uno strumento e una componente che integro nel contesto insieme con altri strumenti, per cui secondo me si tratta sempre del tutto, del insieme delle cose e non di solo una unica cosa. Per chi vorrebbe saperne di più, da quest’anno 2020 tengo anche dei corsi sui Cavalli & la Musica a 432Hz". • RS

WWW.LAQUUS.COM 11


ESPERIENZE / 4

di Silvia Arosio

L 'armonicoltura aiuta

anche la crescita delle piante GRAZIE ALL'UTILIZZO DELLA MUSICA SONO STATI ELIMINATI TOTALMENTE GLI UTILIZZI DEI BIOAGROFARMACI

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a musica non aiuta solo gli esseri umani, ma anche la natura. I brani di Emiliano Toso, da qualche anno, vengono trasmessi presso la FAUGNO S.R.L.S. AGRICOLA, un’azienda agricola che si trova a San Paolo di Civitate (FG). La progettazione si estende su una superficie agricola di circa 65 ettari, condotti da più di venti anni secondo gli standard dell’Agricoltura Biologica, metodo di produzione definito a livello della Comunità Europea attraverso il Regolamento CE 834/2007. Ci dice Luca Niro, uno dei titolari dell’azienda: “Per spiegare come funziona il suono dobbiamo spiegare prima come noi umani lo percepiamo. Il suono viene trasmesso sotto forma di onde che viaggiano attraverso un mezzo (che può essere aria o acqua). Quando accendiamo una radio per esempio le onde sonore prodotte creano delle vibrazioni nell’aria che giungono fino

a noi e fanno vibrare il timpano. Questa energia di pressione viene convertita in energia elettrica che il cervello poi traduce in suoni musicali. In modo molto simile la pressione delle onde sonore potrebbe essere avvertita anche dalle piante. Non è che le piante ascoltano la musica, ma sentono le vibrazioni delle onde sonore. Ormai è assodato che gli effetti positivi della musica sull’uomo sono innumerevoli. La musicoterapia quindi è considerata una vera e propria cura che può agire per intervenire sia a livello riabilitativo che terapeutico, in una varietà di condizioni patologiche. Tali effetti della musica sulle piante dimostrano che anche loro hanno una risposta all’emotività della musica”.

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Le frequenze della musica di Toso, quelle con accordatura a 432 Hz, modificano la biochimica dell’acqua, che, secondo anche gli studi di Reid, è un registratore naturale di frequenze, orientando le molecole secondo una precisa geometria, un dominio che crea una coerenza data dall’informazione ricevuta. Grazie all’utilizzo della musica, si sono anche eliminati gli usi dei bioagrofarmaci, perché le foglie delle piante hanno uno spessore più grosso e non sono intaccate dagli insetti. • RS

INFO & CONTATTI • POSTA FAUGNO S.R.L.S. AGRICOLA C.da Faugno, NUOVO 71010 San Paolo di Civitate (FG) masseriafaugno@gmail.com


ESPERIENZE / 5

di Silvia Arosio

Con la tecnica 8d il suono si muove intorno a noi

SCOPRIAMO LE DIFFERENZA TRA QUESTA TECNOLOGIA E L'ASCOLTO BINAURALE DELLA MUSICA

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olti di noi, hanno ricevuto, in questo periodo, via chat, alcuni brani 8d, con la didascalia “Ascoltatelo solo con le cuffie. Sarà la prima volta che sentirete questa canzone con il vostro cervello e non con le vostre orecchie. Sentirete la musica dall’esterno e non dalle cuffie. Sentite gli effetti di questa nuova tecnologia”. In realtà, questa tecnologia non è nuova, ma circola su YouTube da almeno due anni, come alcuni Brani dei Queen o dei Pentatonix, ma, chissà come mai, ora, a causa della segregazione, è diventata in breve tempo virale. In alcuni articoli che sono usciti sull’argomento, la musica 8d viene accostata o sovrapposta all’ascolto binaurale. Cerchiamo di fare chiarezza, parlando con chi questo tipo di musica la realizza. Anche se il risultato è lo stesso, molto spesso le realizzazioni sono davvero differenti. Ecco il parere di Emiliano Toso: “Anche l’8D sfrutta l’ascolto binaurale (che significa “ascolto con due orecchie”): noi percepiamo, nello spazio in cui siamo immersi con le due orecchie ed in questo modo registriamo delle differenze di frequenza che consentono al cervello di capire, dal punto di vista spaziale, dove è collocata la sorgente del suono.

La differenza tra l’8d ed il binaurale, che io ho ad esempio ho utilizzato per registrare l’album Wingprinting, è che l’8d ricrea tutto questo in modo artificiale, tecnologico, in modo da dare l’impressione che il suono si muova nello spazio: vengono creati dei riverberi con dei software, come accade per i videogames, in modo in cui si senta in qualche modo immerso in un ambiente virtuale, che

crea un determinato tipo di sensazione. Quello che ho realizzato io, con Wingprinting, cinque anni fa, è stato quello invece di registrare in un Auditorium (Villa Piazzo a Pettinengo), con un microfono binaurale 3d, cioè un microfono a forma di testa, con le orecchie di gomma, che registra con il Delta di 8herz tra un orecchio e l’altro, in una situazione molto più naturale delle consuete registrazioni,

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quando vengono messi i microfoni dentro gli strumenti e viene data una dinamica molto forte, per cui, quando si ascolta, sembra di avere proprio gli strumenti dentro la testa. Nella mia registrazione, il microfono è stato messo nella posizione dello spettatore, che crea una sensazione più naturale: ascoltando il cd di Wingprinting, che descrive la nascita e la rinascita (come essere immersi nella pancia della mamma), il suono arriva più basso di volume, quasi lontano, ma in cuffia rende la sensazione sia del 3d, in cui capisci dal punto di vista spaziale dove sono collocati gli strumenti, come il violoncello, il pianoforte, il violino e il tamburo, sia dal punto di vista naturale, in cui capisci che questi strumenti non li hai nella testa, ma li hai davanti, a qualche metro. Tutto questo, quindi, non è stato creato in maniera artificiale, ma semplicemente posizionando questo microfono unico, che si chiama binaurale 3d nell’Auditorium, in modo da registrare anche il tipo di riverbero della sala, creando la sensazione di essere presente al concerto, in modo assolutamente naturale. Sono due prospettive diverse ma comunque interessanti: una più artificiale e ludica, come le foto ritoccate con i filtri, e l’altra più reale, per ascoltare i suoni, in modo da creare una centratura diversa”. • RS


PROGETTI

Opera Capsules, la cura per alleggerire l a ' nima

L'INIZIATIVA PREVEDE LA CREAZIONE DI "PILLOLE D'OPERA" IN COLLABORAZIONE CON ARTISTI DI FAMA MONDIALE

I

n questo periodo di dirette ed eventi online, vi parlo in esclusiva di un evento di respiro internazionale. Si tratta del progetto delle Opera Capsules, nato dall’idea della regista Sarah Schinasi, che ha voluto mettere insieme artisti eccezionali di fama mondiale e un team tecnico/artistico che non si conosce tra loro e che stanno collaborando a migliaia di chilometri di distanza tra di loro, tra Nizza, Madrid e Tel Aviv. “Ho lasciato Madrid un mese fa e sono venuta a Nizza – ci racconta Sarah – ma a causa del lockdown non ho potuto poi fare ritorno a casa. Quando ho capito che la situazione poteva peggiorare per non lasciare i miei da soli, mi sono stabilita nell’atelier di mio padre e ho pensato che qualcosa si doveva fare, per tenere la mente allenata, i teatri sono tutti chiusi e il lavoro sospeso. La situazione è molto complessa. Come regista mi pongo tante domande, ma non ho

Miriam Lopez de Haro

Sarah Schinasi

voluto fermarmi ed ho voluto dare vita a qualcosa che potesse anche per pochi minuti distrarre, portare un messaggio di speranza e certamente avvicinare le persone all’opera. Per questo, ho pensato alle Opera Capsules, pillole d’opera e non solo, con una mia breve presentazione in varie lingue, ed un focus sugli artisti, una pilloletta anche fatta da grandissimi nomi della lirica mondiale. Ho trovato subito in Ethan Schmeisser, un collega israeliano maestro d’orchestra, che conosco da 20 anni, con il qualche abbiamo collaborato tante volte sia nella Carmen in Israele che nel Don Carlos anche per l’Opera di Israele, un partner valido. Miriam Lopez de Haro, la video director che conosco dai tempi in cui ho girato il documentario su Carmen al Teatro Real,

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quando Emilio Sagi ne era il direttore artistico. È una conoscenza di molti anni con esperienza ventennale in campo opersitico e teatrale, ed anche Miriam ha accettato subito di collaborare assicurando la parte visuale e del montaggio. Da Tel Aviv, Richard Bromberg, il quale si occupa come video editor, ci aiuta per la sincronizzazione e il suono. Richard Bromberg


di Silvia Arosio

Stephen Wadwsworth

A volte, anche Raffi Eschel, che fa parte di un famoso studio audio israeliano (Eschel 50) ci offre il suo contributo. Qual è il punto di forza di questa operazione? “La grande fortuna sono i colleghi che hanno lavorato con me in palcoscenico e che sono diventati cari amici in tanti anni di lavoro, e si sono uniti subito senza battere ciglio al progetto. Oltre ai già citati, ricordo il grande tenore Marco Berti. Con Marco, abbiamo condiviso una strepitosa Carmen nel Deserto per il Festival di Masada, sempre in Israele, ed è presente nelle stagioni del Metropolitan del Covent Garden, dell’Arena di Verona della Scala. Marco è anche una persona con una visione molto concreta della vita e certamente di grande generosità e il suo Calaf questa volta invece che essere da Londra o da New York viene dalla Svizzera, da casa, con quella sua calda semplicità e schiettezza che lo rende unico sia come persona che come artista. Queste qualità sono anche di altri meravigliosi artisti e amici che si sono uniti anni nel primo ciclo delle Opera Capsules”. Citiamo altri artisti? Sì, sono troppo famosi tutti…. Ahinoa Arteta è la star spagnola incondizionata del-

la Lirica, questa stagione ha fatto una meravigliosa Tosca a Modena e la stagione passata al San Carlo a Napoli. Abbiamo creato per lei il ruolo della Elisabetta de Valois assieme. L’artista ci delizia con una bellissima Sono l’umile Ancella dell’Adriana Lecouvreur. Juan Jesus Rodriguez anche lui spagnolo, un baritono di enorme ricchezza vocale e anche lui ormai assiduo al Met a New York, ma anche presente come Ainhoa nei teatri iberici. In Spagna, anche in provincia, almeno fin ad adesso, siamo abituati a cast di primissimo livello mondiale. Juan Jesus ci offre una brezza di primavera con la canzone di Aprile di Francesco Paolo Tosti. Svelte Vassileva, con grande entusiasmo, si è unita subito al progetto. E stata la mia Maddalena nella produzione di Andrea Chénier, prodotta dalla Opera del National Slovene Theatre SNG di Maribor e dalla Fondazione Teatro Lirico G. Verdi di Trieste con le scene di William Orlandi e i costumi di Jesus Ruiz e le luci di Andrej Hajdianik. Avremmo dovuto andare in scena a Rovigo e abbiamo sospeso per fare lo spettacolo in Ottobre. Dalla Bulgaria inoltre il braMarck Berti

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vissimo Vladimir Stoyanov con uno stupendo Dio di Giuda da Nabucco: in questo video, approfitto per presentare una parte che di solito il pubblico non conosce della vita di Verdi. Sarah, so che hai anche inserito delle capsule teatrali. Certamente. Il giovane e talentoso Filippo Lai che ha fatto un bellissimo Promessi Sposi a Milano con la regia di Anne Ruth Shammà ci declama Dante. Stephen Wadwsworth, grande regista drammaturgo e educatore, responsabile dell’Opera e del Drama Department di Juilliard School of Music e della Columbia

Andrea Merli

University a New York, autre di libretti per Bernstein, ci leggerà Verdi; Andrea Merli, il famosissimo Impiccione Viaggiatore collaboratore di Enrico Stinchelli e Michele Suozzo che amo della trasmissione della Barcaccia, ci diletterà con la sua presenza in una delle capsule future”. Perché si sta studiando una seconda serie? Sì. Nel secondo ciclo che stiamo preparando, mentre va in on line la prima serie, si sono uniti altri grandissimi della lirica italiana e internazionale.


Ahinoa Arteta

Fabio Armiliato, ci proporrà appunto proprio Chénier, un’opera che abbiamo condiviso in diverse occasioni con lui e anche con la grandissima Daniela Dessi. Fabio è anche assiduo nei più grandi teatri si è unito subito, quando, grazie a Svetla, siamo riusciti a rimetterci in contatto. Sempre come bella presenza di energia delle nuove generazioni di grande talento e già in carriera, cito il bravo Dario di Vietri ci ha preparato uno spensierato O’sole mio e Isabel Di Paoli. Abbiamo artisti dalla Georgia con Salva Mukeria, uno straordinario Tonio nella Fille du Régiment per me. Ketevan Kemoklidgze, come Principessa d’Eboli, George Andgouladgze come

Elisabeth Vidal

Inquisitore, che insieme all’israeliana Ira Bertman come Elisabetta di Valois, hanno condiviso con me l’avventura del Don Carlos alla Israeli Opera. Ira ci canterà un aria dall'Operetta di Kalmann La Contessa Maritza. Massimo Cavalletti grande baritono italiano che amico di lunga data toscano come me, presente nei grandi teatri internazionali sarà dei nostri, proprio in questi giorni avevamo progettato un workshop assieme per giovani artisti a Lucerna. Per la Francia e per Nizza dove sono anche io, c’è la stupenda Elisabeth Vidal che ci offrirà un bellissimo SaintSaëns con i colori e gli odori della primavera della Costa

Svetla Vassileva

Azzurra e la sua verve dolce ma piena di energia con Le Rossignol et la Rose”. La sigla delle Capsule è illustrata dal ritratto di Giuseppe Verdi fatto da mio babbo per il bicentenario Verdi. Come sei riuscita a mettere insieme tanti artisti? Sicuramente quello ci ha uniti è stato il voler far musica perché fa parte della nostra quotidianità, ma anche un desiderio in questa situazione difficile per molte persone e anche tragica. Abbiamo pensato che offrire qualche minuto di musica potesse essere un alleggerimento per l’anima.

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Fabio Armillato

Quello che non abbiamo calcolato è che essendo a casa lontani nell’équipe avremmo avuto giornate infinite di lavoro anche per questi pochi minuti, ma ne vale la pena. Il materiale viaggia innumerevoli volte da Nizza, dagli artisti che sono un po’ ovunque…poi la sincronizzazione avviene a Tel Aviv; e poi torna a Madrid da Miriam, poi di nuovo a me e agli artisti ed infine le correzioni… cercheremo di fare tutto quello che ci siamo previsti. Per concludere? Il motto che ho lanciato è stato Forza Forza Forza! Ho trovato nei diari sia di Giuseppe Verdi che di Giuseppina Strepponi, l’energia dove Verdi riflette in momenti molto tragici della sua vita,

Massimo Cavalletti


quando ha perso tutta la sua famiglia: tutto ciò, prima della composizione di Nabucco. A chi dedicate questo lavoro?

ti coloro che sono attivi e ci permettono anche in un momento difficile di poter andare avanti. Grazie! • RS

Shalva Mukeria

Dario Di Vietri

Filippo Lai

Abbiamo dedicato le capsule a tutti e in special maniera a tutti color che sono in azione, negli ospedali, dai cassieri ai trasportatori agli idraulici, tut-

La biografia di Sarah Schinasi

• Sarah presenta per la stagione 19/20 Andrea Chénier in Italia dopo il suo debutto nella stagione 18/19 all’Opera del Teatro Nazionale Sloveno di Maribor in coproduzione con la Fondazione Teatro Verdi di Trieste con regia, coregrafie e video di questa creazione. Prepara attualmente due progetti di teatro classico e contemporaneo. • Nella stagione 2017-18 dirige, La Fille du Régiment al Teatro Verdi, Don Carlos alla Israeli Opera (produzione di cui firma anche la regia per l’apertura Maggio Musicale Fiorentino nel 2017 con Zubin Mehta). A Giugno 2018 apre il Festival di Gran Canaria con una nuova produzione di Turandot. Dirige la versione francese di Don Carlos (produzione originale Del Monaco) nell’autunno del 2015 per la ABAO di Bilbao (2010) cosi come a Oviedo e Sevilla. • Sarah inizia la sua carriera a l’Opéra de Nice nel 1995. Dopo un breve stage viene immediatamente ingaggiata come aiuto regista sotto la direzione artistica di Jaques Albert Cartier e in seguito con Gian Carlo Del Monaco, come collaboratrice e regista associata, (Fanciulla del West, Falstaff, Otello, Trittico, Andrea Chenier, Don Carlo, Don Carlos, Carmen, Lohengrin…), in Francia, Spagna, Israel, Cina, Corea. • Dirige il suo primo lavoro di Elisir D'Amore al Festival Internazionale di Cervo in Italia nel ‘97. Dal ’99 collabora con teatri come l’Opéra de Monte Carlo,Teatro La Fenice, L’Opéra Comique, l’Opéra National du Rhin, Teatro alla Scala, Teatro Bellini, Opéra de Montpellier, Maestranza Sevilla, Palau de Las Artes Valencia, NCPA Beijin e la Israeli Opera. Ha avuto una lunga relazione professionale con l’Opéra du Rhin a Strasburgo, il Palau de Las Artes a Valencia. Dal 2006, Sarah collabora a nuove creazioni e revival al Palau de Las Artes di Valencia, La Bohème, Cyrano De Bergerac con Placido Domingo nel ruolo di Cyrano, Turandot (con M. Zubin Mehta). Altri allestimenti da lei diretti sono la Iphigenie en Tauride con Placido Domingo come Oreste, (produzione originale Wadsworth del Metropolitan Opera di New York); Turandot con Chen Kaige, Le Nozze di Figaro di Nicholas Hytner del Teatro Nazionale Inglese per l’ Opéra National du Rhin nel 2004 e nel 2008; partecipa alla creazione di Thais di Andrei Serban a Nizza, collabora al revival di Tosca di Gilbert Deflo, alla versione Francese di Don Carlos del Royal Opera House, Alceste e Boris Goudonov di Yannis Kokkos, Turandot con Pet Halmen, Armida con Pier Luigi Pizzi, e Nabucco con Antonello Madau-Diaz. • Dal 2014 Sarah è invitata regolarmente al Vocal Institute of the Juilliard School in New York, Opera Department e alla Israeli Opera Studio e al National Center of Performing Art, in collaborazione con Stephen Wadsworth, Shirit Lee Weis e Katherine Chu e Milca Leon. Dirigere classi e workshop in recitazione e interpretazione con il suo innovativo metodo per cantanti lirici utilizzando Laban/Bartenieff. • Ha collaborato con artisti quali: Marco Berti Neil Schikoff, Placido Domingo, Fabio Armiliato, Leo Nucci, Daniela Dessi, Maria Guleghina, Svetla Vassileva, Ahinoa Arteta, Juan Jesus Rodriguez, Daniela Barcellona, Evgeny Orlov, Ekaterina Gubanova, Massimo Cavalletti, Dimitri Bieloseslky, Zubin Mehta, Daniel Oren, Loris Voltolini. Sarah ha completato la sua formazione in Piano all’Istituto Superiore Musicale Pietro Mascagni a Livorno, una Laurea in Drammaturgia all’Università di Pisa, e Continuing Education Program in recitazione alla Royal Central School of Speech and Drama a Londra. In autunno 2017 è stata premiata con l’Oscar livornese per l’innovazione nel teatro.

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INIZIATIVE

5o voci per cantare che

"il cielo è sempre più blu" IL FAMOSO BRANO DI RINO GAETANO VERRÀ ESEGUITO DAI PIÙ GRANDI NOMI DELLA MUSICA ITALIANA

A

mazon e le principali associazioni industriali del settore musicale italiano, AFI, FIMI e PMI, annunciano oggi il brano Ma il cielo è sempre più blu di Rino Gaetano interpretato da oltre 50 star della musica italiana a sostegno della Croce Rossa Italiana, a cui Amazon ha donato € 500.000 per dare il via all’iniziativa. GLI ARTISTI COINVOLTI NELL'INIZIATIVA Alessandra Amoroso, Annalisa, Arisa, Baby K, Claudio Baglioni, Benji & Fede, Loredana Bertè, Boomdabash, Carl Brave, Michele Bravi, Bugo, Luca Carboni, Simone Cristicchi, Gigi D'Alessio, Cristina D'Avena, Fred De Palma, Diodato, Dolcenera, Elodie, Emma, Fedez, Giusy Ferreri, Fabri Fibra, Fiorello, Francesco Gabbani, Irene Grandi, Il Volo, Izi, Paolo Jannacci, J-Ax, Emis Killa, Levante, Lo Stato Sociale, Fiorella Mannoia, Marracash, Marco Masini, Ermal Meta,

Gianni Morandi, Fabrizio Moro, Nek, Noemi, Rita Pavone, Piero Pelù, Max Pezzali, Pinguini Tattici Nucleari, Pupo, Raf, Eros Ramazzotti, Francesco Renga, Samuel, Francesco Sarcina, Saturnino, Umberto Tozzi, Ornella

Rino Gaetano

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Vanoni. Sono questi gli artisti che hanno accettano la sfida e che si schierano, ancora una volta a fianco dei più fragili, registrando ‘a distanza’ una versione corale de Ma il cielo è sempre più blu di Rino Gaetano. Tra loro anche Alessandro Gaetano, nipote di Rino. Sarà possibile ascoltare il brano per la prima volta durante l’evento di lancio il giorno 7 maggio 2020 alle ore 18:00 su www.amazon.it/italianallstars4life. Numerosi di questi artisti parteciperanno all’appuntamento per raccontare il significato di questa iniziativa e per mandare un messaggio di vicinanza a tutti coloro che sono stati colpiti direttamen-


di Daniele Colzani

te e indirettamente dal COVID-19. La traccia sarà poi resa disponibile dalla mezzanotte dello stesso giorno su tutte le piattaforme. Tutti i diritti saranno devoluti alla CRI. GLI IDEATORI E I SOSTENITORI Il brano è stato, fin dai primi giorni di distanziamento sociale, la scelta popolare per poter far sentire che l'Italia c'è. Grazie alle strofe formate da frasi staccate che si susseguono una dopo l'altra, il brano si presta ad essere ‘ricomposto’ usando frammenti di audio inviati via web da ogni singolo cantante. L'idea di reincidere Ma il cielo è sempre più blu è nata dal giornalista musicale Franco Zanetti, che dal sito Rockol ha lanciato la proposta di riunire quante più voci per raccogliere fondi a sostegno della Croce Rossa Italiana. A rispondere alla chiamata sono stati subito Takagi & Ketra e Dardust, i produttori dei più grandi successi italiani degli ultimi anni, che hanno unito sorprendentemente artisti di generi e generazioni molto diverse, nell'impresa di produrre

Dario Faini in arte Dardust

un brano corale senza precedenti, mixato da Pinaxa. La mobilitazione e la partecipazione degli artisti italiani non ha tardato a farsi sentire: la lista delle adesioni è davvero straordinaria. Amazon promuove questa iniziativa con la donazione alla Croce Rossa Italiana, sostenendo Il Tempo della Gentilezza, progetto attraverso cui la CRI rafforza la capacità dei Comitati sul territorio di fornire assistenza sociale alle persone in condizioni di vulnerabilità (anziani, disa-

AGGIORNAMENTI • Tutti gli aggiornamenti sono disponibili sui canali social di @Amazon. it e su www.amazon.it/ italianallstars4life bili, immunodepressi, senza dimora ecc), maggiormente esposte ai rischi dell’epidemia e alle conseguenze dell’isolamento, al fine di garantire loro l’accesso ai beni di prima necessità e fornire supporto sociale. COME POSSIAMO CONTRIBUIRE Chi lo desidera, può dare il proprio contributo alla Croce Rossa Italiana attraverso un pulsante per donare raggiungibile direttamente sul sito Amazon.it. È possibile effettuare donazioni anche di piccola entità, attraverso pochi click, senza effettuare acquisti. Le donazioni possono essere effettuate anche sul sito www.cri.it/ donazioni-coronavirus (con la causale “CIELO BLU”.• RS

Da Sin: Ketra e Takagi

WWW.AMAZON.IT/ITALIANALLSTARS4LIFE 19


L'INTERVISTA

Insegnare musical ai

tempi della quarantena LUCIO LEONE CI ACCOMPAGNA NEL PICCOLO LABORATORIO DI STORIA DEL MUSICAL

L

a quarantena analizzata da punto di vista alternativo. Non solo artisti che si esibiscono, ma anche chi studi e promuove la cultura attraverso l’insegnamento, chiaramente, in questo momento, via internet. Lucio Leone, giornalista, insegnante di storia del musical ed autore teatrale, ci racconta cosa sta facendo per i suoi alunni. Lucio, cosa ti ha spinto ha preparare delle lezioni online di storia del musical, in questo periodo? Be’, come ormai tutti sanno le lezioni online fanno ormai

parte della normale didattica in questi tempi bui di pandemia. Io insegno Storia del Musical in alcune accademie professionali e purtroppo anche il mio corso quest’anno si è necessariamente dovuto svolgere in alcuni casi con lezioni in remoto. Quando mi sono reso conto che in realtà questa modalità non penalizzava il contenuto delle lezioni, ho pensato semplicemente di organizzare anche un laboratorio per i diplomati che magari avevano voglia di approfondire la propria conoscenza del genere con incontri a tema.

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Ti confesso che sono rimasto abbastanza sorpreso per l’interesse che ha dimostrato a questa iniziativa anche una parte di pubblico che ha chiesto di poter assistere come uditore al laboratorio, tanto che in nemmeno un’ora dalla pubblicazione del primo post che pubblicizzava la cosa tutti i posti che avevo riservato per gli uditori erano stati prenotati. Questo mi ha fatto veramente molto piacere perché sono da sempre convinto che la fruizione di uno spettacolo possa essere molto più gratificante nel momento in cui uno spettatore assiste a una rappresen-


di Silvia Arosio

tazione in maniera preparata. Ma questo vale per l’arte in generale… se non sai chi era Pollock e vai in un museo, è difficile che tu possa apprezzare la potenza di un suo quadro. Lo stesso, secondo me, capita a teatro. Come si compongono le tue lezioni ed a chi si riferiscono? Non esiste un unico modo. Certo, parto da un tema, e per svolgere la lezione seguo una traccia… ma tengo sempre pronti molti più video e materiale iconografico di quanti possa mostrare, perché le lezioni si compongono nel durante, a seguire un flusso di pensieri che in realtà si modifica a seconda dell’interesse che dimostrano le classi. Non credo di aver mai fatto due lezioni uguali su uno stesso tema. Dalla tua esperienza di docente, cosa manca oggi, a livello culturale, per gli aspiranti performer (nda non dirmi tutto!) Il web e YouTube oggi sono una risorsa incredibile. La possibilità di accedere immediatamente a quella mole di informazioni, di memoria è semplicemente meraviglioso. Il guaio per i giovani è che la consapevolezza che esista questa possibilità spesso si traduce in una mancanza di curiosità.

Tutto è lì, pronto da essere visto e scoperto, ma proprio perché sai che è lì, è come se le nuove generazioni gli dessero poco valore. Non sentono il bisogno che abbiamo avuto noi nati e cresciuti prima dell’avvento di Internet di costruirci una cultura leggendo, guardando ed esultando quando avevamo la possibilità di accedere a del materiale nuovo con libri, dischi, film che occorreva cercare, o ordinare, o sperare che mamma Rai trasmettesse. Come stanno reagendo i tuoi studenti? Non cerco di dare loro solo nozioni, per quello, se vorranno, esistono manuali pieni zeppi di nomi e di date. Cerco di far capire invece che la Storia del Musical come la intendo io è uno strumento utile alla loro professione, ma in senso pratico. Il teatro non è solo lo specchio della realtà, perché è sicuramente vero che a volte la riflette ma, trattandosi di cultura, in realtà aiuta addirittura a plasmarla. Se si vuole approfondire un autore,

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Lucio Leone

un titolo, uno stile, se si deve dare vita a un personaggio occorre che si capisca il periodo di riferimento. Che si tratti della golden era di Broadway degli anni ’20 o la rivoluzione dei figli dei fiori poco importa. Occorre capire che la nostra realtà, il momento in cui viviamo collega la politica e la società del periodo, e così anche l’arte, la letteratura, persino la scienza e la tecnologia (basti pensare a come sia cambiato il modo di scrivere la musica per il teatro da quando esiste l’amplificazione)… Che tutto, ma veramente tutto fa parte di un sistema strettamente collegato e interconnesso. E siccome cerco di strutturare le mie lezioni con aneddoti, curiosità, una buona dose di canzoni e numeri tratti da grandi classici e titoli sconosciuti (quindi con un tocco di necessaria leggerezza), mi dicono che questa chiave di lettura è interessante e divertente oltre che utile. La qual cosa mi fa, come immaginerai, un enorme piacere. Sui social, ci sono centinaia di video di artisti ogni giorno. Cosa ne pensi? Uhm… ti dico la verità, non ne guardo poi molti. Solo di chi penso abbia davvero qual-


cosa di interessante da condividere. Le belle voci ormai vengono un tanto al chilo, ma un vero artista secondo me non si esibisce solo per il gusto di farsi vedere, ma quando sente il bisogno di creare qualcosa di interessante. In questo, ahimè, i video degli artisti americani fatti in casa sono anni luce avanti rispetto ai nostri. E non ti parlo solo di Patti LuPone o Carole King (per dire di due veri “monumenti” dello spettacolo che ho visto pubblicare video fatti in casa in questi giorni), ma anche di perfetti sconosciuti che hanno approntato dei video con dei piccoli colpi di genio. Quale potrebbe essere un bel modo per occupare il tempo per gli attori, oggi? Portare a spasso il cane, seguire un corso di yoga, fare la spesa online… ok, sembra una battuta ma non lo è. Un attore è prima di tutto una persona e poi un professionista, né più né meno. E come tutti i professionisti dovrebbe aver cura del proprio mestiere come forma di investimento. Se tu ed io, da giornalisti, dobbiamo fare corsi di aggiornamento, un attore dovrebbe fare lo stesso. Non credo mi chiederesti come un commercialista dovrebbe occupare il proprio tempo oggi, ma se lo facessi ti direi che

dovrebbe portare fuori il cane, seguire un corso di yoga, fare la spesa online… il resto è scontato. Visto il tema di questo numero della rivista, quanto ritieni sia importante l’arte in generale per l’uomo oggi? Ti rispondo con una battuta che circolava su Facebook nei giorni scorsi: se ritenete che l’arte sia inutile, provate a fare una quarantena senza libri, film, musica e poi ne riparliamo. In questa lunga Quaresima dei teatri, quali saranno le prospettive per il futuro, anche alla luce della crisi già in atto? Mi piacerebbe molto saperlo, ma purtroppo non riesco a

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immaginarlo. Mi consolo pensando che non essendo un produttore non è compito mio, ma certo è nel tempo di crisi che si devono trovare soluzioni a medio e lungo periodo per sopravvivere. Risolvere le emergenze non basta. Pensi che la gente avrà ancora voglia di spettacoli dal vivo? Sì, oh sì, sì, sì. Questo non è mai cambiato, da quando Lucy e suo marito dipingevano le pareti delle caverne e i loro figli ballavano e mimavano scene di caccia attorno al fuoco. Bisognerà vedere in che modo potremo dare soddisfazione a questo bisogno. Perché certo tutto cambierà, ma come diceva Giuseppe Tomasi di Lampedusa, alla fine tutto cambia proprio per non cambiare affatto. Chiudiamo con una delle tue citazioni a tema sul periodo? Ok, però la rubo a Rodgers e Hammerstein, posso? “When the dog bites, When the bee stings, When I’m feeling sad, I simply remember my favorite things… And then I don’t feel so bad”. Me la sono appena fatta risuonare in testa e indovina? Sto già un pelino meglio. Quando si dice dedizione alla causa… • RS


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LO SCENOGRAFO

I corpi illuminanti e la loro storia

IL PRODUCTION DESIGNER E "ARCHITETTO DELL'EFFIMERO" RACCONTA IL SUO LAVORO

A

nche questo mese purtroppo siamo sempre in emergenza virus, vediamo sensibilmente un miglioramento, teniamo duro con la speranza che si tornerà presto in scena nella vita come in teatro! Torniamo nel mondo dello spettacolo a cui siamo molto affezionati, continuiamo il viaggio all’interno della luce teatrale e della sua storia. Abbiamo visto nella precedente rubrica come sia importante la figura dell’illuminotecnico e ciò che è legato al suo lavoro, adesso capiamo i suoi strumenti più importanti ovvero i corpi illuminanti. Spieghiamolo in breve: se prendiamo una semplice lampaTeatro Savoy di Londra

da, illumina in maniera dispersiva e senza controllo però se quest’ultima la mettiamo dentro un involucro e facciamo in modo che la luce vada in una direzione abbiamo un corpo illuminante. I più conosciuti sono i famosi proiettori o riflettori, producono una luce compatta e concentrata. Per avere una luce più morbida invece abbiamo bisogno dei diffusori, il loro fascio di luce è molto ampio e direzionale. A seconda dell’utilizzo e della tipologia abbiamo dei diversi proiettori come i fondografi, che venivano utilizzati per proiettare grazie ai gobos, dei vetrini a forma di dischetto con impressa un’immagine, degli effetti fissi o in movimento: fuoco, acqua, nuvole, adesso in parte sostituiti dai ledwall. Nel mio ultimo spettacolo infatti abbiamo sostituito questi effetti con un ledwall molto grande da 6x3 metri, che aiutava a cambiare scenario nel fondo e

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riusciva a mettere dei filmati che facevano in modo di creare delle sensazioni di profondità. Poi ci sono altre macchine utili allo spettacolo e alla scenografia come la macchina del fumo che si divide in un paio di tipologie: quella classica che emette un fumo diretto ogni qualvolta si voglia o l’altra che crea un fumo basso e penetrante ma molto più lenta della prima per quanto ri-

TRA I SUOI LAVORI

• Assistente Scenografo: 2000 teatro Buonanotte Mamma regia L. Salveti; 2001 teatro Otello regia G. Del Monaco; 2002 teatro Tancredi regia M. Gasparon; 2003 teatro Proserpine regia M. Gasparon; 2003 teatro Orfeo regia M. Gasparon; 2015 teatro Una coppia in provetta regia G. Corsi; • Scenografo: 2006 Premiere del film animato The Wild (Disney), 2017 Design Area Kids Family Hotels, 2018 teatro Romeo e Giulietta regia M. Iacopini. 2019 teatro La leggenda di Thor regia A. Ronga


di Antonello Risati

Controluce

guarda l’emissione, infatti per la seconda bisogna calcolare bene i tempi per metterla in funzione. A livello storico la presenza dei più rudimentali proiettori avviene nel corso dell’Ottocento a Londra con l’avvento dell’illuminazione a gas, subito dopo usata anche nei principali teatri d’Europa e d’America. Alla fine dell’Ottocento il Savoy Theatre di Londra avrà a disposizione l’elettricità e due anni dopo la Scala di Milano si dota di un evoluto impianto d’illuminazione elettrica. Erano pronti per stupire il mondo con l’innovazione. Passiamo al posizionamento

e alla direzione della luce, denominata fase dei puntamenti, quest’ultima è importantissima in teatro perché si svolge dopo il montaggio dell’impianto illuminante e seguita subito dopo dalle prove luci. Il posizionamento delle luci teatrali può essere frontale quindi di fronte al soggetto o leggermente angolata, in questo caso le luci sono poste nella platea o nel boccascena. Messa lateralmente quindi di taglio l’illuminazione fornisce forte contrasto e modella l’attore o la scena. E’ fondamentale che lo scenografo pensi dall’inizio ad una sceno-

grafia che abbia la possibilità di inserire lateralmente le luci, senza creare dei problemi al loro posizionamento. Possiamo proiettare le luci anche da altre angolazioni: dall’alto, dal basso e da dietro, quest’ultimo denominato controluce. In sintesi queste sono le basi dei puntamenti che si usano da sempre in teatro e negli spettacoli. Nel nostro consueto appuntamento la prossima volta capiremo l’importanza del colore nello spettacolo e l’evoluzione della scenografia nei vari periodi storici. Alla prossima... • RS

IL VIDEO

L'effetto della luce concentrata abbinata alla macchina del fumo

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Inquadra il QRcode e guarda i suoi lavori


BELLE ARTI

Il restauro della Chiesa di San Francesco del

Prato

© Servizio fotografico di Francesca Bocchia (6)

LA RACCOLTA FONDI HA FATTO RINASCERE L'EDIFICIO COINVOLGENDO L'INTERA CITTÀ DI PARMA

L

a Chiesa di San Francesco del Prato di Parma, gioiello gotico tra le novità più attese di Parma 2020 (Capitale Italiana della Cultura), è stata nel 2019 oggetto di importanti opere di restauro e luogo di eventi culturali che hanno consacrato la sua rinascita, preparando le sue storiche architetture, che spiccano nel cuore parmense, alla riapertura al pubblico e al culto l’8 dicembre 2020. Al motto di Liberiamo San Francesco del Prato, la raccolta fondi collettiva promossa dal Comitato per San Francesco del Prato che ha coinvol-

to l’intera città, la Chiesa che dall’età napoleonica fino al 1992 fu trasformata in carcere, ha visto riemergere la bellezza della sua facciata originaria, grazie all’eliminazione delle inferriate che la deturpavano da oltre 200 anni. LA FACCIATA LIBERATA DALLE GRATE Il cantiere è stato aperto il 3 settembre del 2018 e ad aprile 2019 la raccolta fondi ha raggiunto 3,5 milioni di euro, grazie alle tante donazioni e a Fondazione Cariparma, al Gruppo Bancario Crédit Agricole Italia, Famiglia Chiesi,

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Barilla, Faac e altri partners. A luglio 2019 è terminato il consolidamento strutturale del corpo della ex chiesa ed il restauro della facciata. I 600 mq della facciata sono stati tutti liberati dalle grate, divenute parte di cofanetti speciali consegnati ai partecipanti della raccolta fondi, i quali hanno acquistato così un “pezzo di storia” contribuendo nello stesso tempo al restauro dell’opera. Il segno del carcere, particolarmente evidente nelle grate alle finestre, è rimasto nelle cappelle laterali, in tutto il lato sud, nel campanile e nelle absidi.


di Daniele Colzani

LE EMOZIONANTI VISITE GUIDATE IN QUOTA La liberazione di San Francesco del Prato ha arricchito il suo valore culturale con eventi speciali e la valorizzazione del suo patrimonio storico e artistico. Dal 15 settembre al 3 novembre 2019, per 8 fine settimana, oltre 2.400 persone hanno partecipato alle visite guidate in quota, ammirando la Chiesa da una prospettiva inedita, con il privilegio di osservare da vicino il rosone a 16 raggi creato da Alberto da Verona nel 1462 con la grande cornice di terracotta policroma,

e aprire lo sguardo alla città dall’alto, grazie al contributo di 50 guide volontarie. Appena possibile riprenderanno le visite in quota. L'OMAGGIO DEL FESTIVAL VERDI E I CONCERTI In collaborazione con il Teatro Regio, la Chiesa di San Francesco del Prato è stata scenario di alcuni prestigiosi appuntamenti del Festival Verdi, con la nuova produzione di Luisa Miller e la regia di Lev Dodin, che hanno debuttato il 28 settembre, con repliche il 5, 12 e 19 ottobre 2019.

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Tre concerti straordinari, inoltre, per la rassegna Il Suono della Bellezza, si sono svolti nella Chiesa con il sostegno di Opem e Suite 152 (sempre in collaborazione con il Teatro Regio), contribuendo con il ricavato ai lavori di restauro: il 7 ottobre si è esibito lo Spiritual Trio di Fabrizio Bosso con un omaggio alla musica black; il 14 ottobre il violinista Massimo Quarta e l’Orchestra I Musici di Parma, diretta da Vassili Christopoulos con musiche di Ludwig van Beethoven; il 15 ottobre il Trio di Parma sulle note di Robert Schumann, Antonín Dvorák e Johannes Brahms.

nale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e Presidente onorario del Comitato per San Francesco del Prato, che, l’indomani della prima dell’Opera Luisa Miller, il 29 settembre, ha tenuto una conversazione con il regista L. Dodin ed il direttore R. Abbado su Lo spirito dei luoghi – La cultura batte il tempo per riflettere sul rapporto tra opera lirica e opera architettonica, culto e cultura, tra spazio e musica. BIOSPHERA PROJECT San Francesco del Prato è stata sede di una tappa del tour di Biosphera Project, per porre l’accento sulle innovazioni e le tematiche green nel campo

dell’architettura: in Piazzale San Francesco è stata installata un’unità abitativa itinerante ed energeticamente autonoma, progettata secondo i principi della biofilia, con l’obiettivo di portare benessere e rigenerare corpo e mente degli abitanti. GLI AFFRESCHI RITROVATI Durante i lavori di restauro, sono riemersi frammenti di affreschi quattrocenteschi sotto l’intonaco dell’abside centrale, che rivelano un cielo stellato, foglie d’oro che fanno da corollario alla figura del Cristo Pantocratore, il volto e la rappresentazione di Sant’Orsola, un putto cinquecentesco, la testa di un papa. • RS

L’INCONTRO CON IL CARDINALE RAVASI Tra gli ospiti d’onore di San Francesco del Prato, il Cardi-

LA RACCOLTA FONDI CONTINUA PER ALTRI 70 GIORNI

Per restaurare il Cristo della chiave di volta, Crédit Agricole Italia ha attivato una raccolta fondi sulla sua piattaforma di crowdfunding www.ca-crowdforlife.it, che ha come partner la Fondazione Cariparma, la quale donerà una somma pari al totale raccolto (fino ad un massimo del 50% dell’importo obiettivo finale). Si può ancora contribuire alla rinascita della Chiesa di San Francesco del Prato, un patrimonio di tutti, versando un contributo sul sito sanfrancescodelprato.it tramite carta di credito o bonifico. In base all’importo dell’offerta, oltre alla presenza nel registro dei donatori, saranno proposti un oggetto o un’attività come segno di ringraziamento: • a partire da 10 euro: visita in quota fino al rosone; • a partire da 30 euro: un gadget eco-friendly; • a partire da 50 euro una mattonella in terracotta raffigurante il leone o la gazzella che circondano il rosone della facciata; • a partire da 200 euro: un cofanetto contenente la sezione di una delle inferriate della facciata (numerate una per una), un certificato di autenticità e un libretto con la storia della chiesa-carcere. È possibile sostenere il progetto attraverso una libera erogazione, beneficiando dell’Art Bonus, che consente il recupero fiscale del 65%, in tre anni, dell’importo donato sia da cittadini sia da imprese. BENEFICIARIO: Diocesi di Parma - IBAN IT02N0623012700000038406827 c/o Crédit Agricole Italia CAUSALE Art Bonus – Diocesi di Parma – San Francesco del Prato – Parma – Codice Fiscale o P. Iva del donante.

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LA STRUTTURA FESTEGGIA LA NASCITA DI UN PICCOLO DI FENICOTTERO: ANCHE UN CONTEST PER SCEGLIERE IL NOME

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n nuovo fiocco al Parco Faunistico Le Cornelle: non è ancora possibile sapere se è rosa o azzurro, ma il cucciolo di fenicottero rosa nato una decina di giorni fa, è già il simbolo di speranza e rinascita che dal Parco raggiunge tutti noi che stiamo vivendo questo momento particolare. Il nome? Con un contest social i fan del Parco hanno proposto dei nomi. Il cucciolo si chiamerà Hope se sarà femmina o Rainbow se maschio. L’ultimo nato in casa

Phoenicopterus roseus, dopo un anno dall’ultima nascita nell’area, ha superato con successo sia la fase di incubazione di circa un mese che avviene dopo la deposizione dell’uovo fino alla schiusa, sia il primo periodo di vita, fondamentale per accorgersi in tempo utile di eventuali criticità, ed è regolarmente visitato dai veterinari del Parco Faunistico Le Cornelle per monitorarne lo stato di salute. Il pulcino si presenta di un piumino grigiastro questo perché la tipica colorazio-

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ne rosa è dovuta ai pigmenti rosso/arancione, chiamati carotenoidi, contenuti in gran quantità nelle alghe e nei piccoli organismi di cui si nutrono questi animali e che si manifesterà raggiunta la maturità. Nei primi mesi di vita, il fenicottero verrà nutrito con il latte del gozzo dell’adulto, per poi passare – come tutti gli altri – a nutrirsi con piccoli organismi acquatici, gamberetti ed alghe. I genitori continuano a nutrire i piccoli sino a un anno di vita. Questi magnifici esemplari,


di Daniele Colzani

provenienti principalmente da Africa, Europa meridionale e India settentrionale, sono uccelli trampolieri e sono molto amati dai più piccoli proprio per questa caratteristica, oltre che per l’accesa colorazione del manto. Sono degli animali sociali che si muovono in grossi stormi e vivono in acque basse e aree palustri. Due caratteristiche che rendono unici questi animali, sono il collo lungo e lo strano becco che gli permettono di cibarsi nelle acque basse setacciando l’acqua per trattenere i piccoli organismi in essa contenuti. Nel Parco, vengono nutriti principalmente con cibi specifici a base di gamberetti. Ma Le Cornelle oltre ai 75 esemplari di fenicottero rosa, ospita altre specie di fenicotteri tra cui quello cileno e quello minore. Il fenicottero più anziano appartiene alla specie di fenicottero cileno e ha oltre 40 anni. Nonostante la sua veneranda età gode di ottima salute! • RS

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NATURA

Quanta meraviglia in un battito di ali

FUGA. ET IPIT ET AUT VERCHITET MODIS ES ETUM AUTAM DUS IN ESTE DOLUPTATEM C

L

a Casa delle Farfalle di Montegrotto Terme, inaugurata nel 1988, è stata in assoluto la prima struttura museale del genere in Italia e una delle prime realizzazioni nel mondo. Oggi, questa iniziativa fa parte del circuito del MicroMegaMondo di Butterfly Arc, che include anche l’Esploratorium ESAPOLIS a Padova, uno dei più grandi musei viventi degli insetti ed altri invertebrati a livello planetario. Fin dagli inizi visitare la Casa delle farfalle ha significato vivere un momento emozionante a contatto con la natura tropicale e stupende farfalle. L’attività delle Case delle Farfalle realizza il desiderio di quanti sognano di vivere l’emozione e l’avventura di un incontro dal vivo con degli esseri tra i più belli ed effimeri del nostro pianeta, lasciando in cambio un messaggio importante per conoscere meglio la natura e favorire una cultura e una economia sostenibile. L’emozione del fascino della natura “a portata

di mano” rimane ancora oggi la prerogativa principale della visita alla Casa delle Farfalle: un percorso tra miriadi di farfalle grandi e colorate, provenienti dalle aree Tropicali di massima biodiversità dell’Australia, dell’Asia, dell’Africa e dell’America, libere di volare e di compiere indisturbate il loro straordinario ciclo vitale. Non c’è modo di descrivere adeguatamente le sensazioni che si provano nel vedere in volo queste bellissime farfalle

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* Resp. Scientifico Butterfly Arc

di Enzo Moretto*

e provare a vivere da vicino il battito leggero delle loro ali, ammirarne i meravigliosi disegni, le forme e i colori, il momento in cui si appoggiano sui fiori e a volte anche sui visitatori, o mentre si corteggiano con danze e piroette, emblemi della leggiadria e dell’eleganza. La Casa delle Farfalle non è semplicemente una coinvolgente esperienza sensoriale, è anche un luogo di incontro tra educazione, scienza e divertimento.

IL VIDEO

Inquadra il QRcode e guarda il canale Youtube del Micromegamondo Butterfly Arc 33


Qui si possono conoscere, passo dopo passo, la storia naturale, la biologia, i dettagli della metamorfosi delle farfalle, e capire l’importanza della loro capacità di rappresentare interi ecosistemi, così come approfondirne la valenza nel mito come simbolo di amore e immortalità. Inoltre ogni mattina è possibile assistere al miracolo della schiusa dalla crisalide, ammirando così il “compimento della metamorfosi delle farfalle”. Nella Casa delle Farfalle, accanto alle farfalle e alle loro piante, molte delle quali rare, particolari e dai fiori esotici, ci sono numerosi altri rappresentanti della natura straordinaria del nostro pianeta. Tra questi: camaleonti, draghi barbuti dell’Australia, coloratissime rane freccia avvelenata Amazzoniche, insetti stecco e foglia secca, pesci tra i più strani e significativi delle tappe del percorso della vita dal mare alla terra ferma. Il percorso con le farfalle dal vivo comprende tre giardini: l’Eden, l’Amazzonico e l’In-

do-Australiano. Sono presenti spazi laboratoriali e mostre sul mondo delle farfalle, il simbolismo e i colori in natura. Questi, insieme alle mostre e gli spazi interattivi, come i laboratori, la mostra “Aquatica” e la voliera delle falene giganti, il giardino per le farfalle italiane si sviluppano su un’area coperta di

oltre 1200 metri quadrati attorniata da oltre 6000 metri quadri di aree verdi con laghetti, alberi e piante spontanee. Proprio in questa area verde, a tratti simile a una piccola foresta nel cuore della città di Montegrotto Terme, si snoda il Bosco delle Fate, un percorso semplice e mistico che narra ed evoca,

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delle antiche storie del Veneto e dell’Europa. In esso sono riproposti il Nemeton Druidico, la Collina delle Fate e il Magico Labirinto di Pietre, la bocca della verità, e si può incontrare il mitico “Re dei Troll” che racconta bellissime fiabe della tradizione europea. Inoltre, nei giorni festivi e in molte altre occasioni, come particolari visite guidate ed eventi, diventa il luogo dove prendono vita fate, streghe e gnomi ed è possibile interagire con creature magiche “in carne ed ossa”, lasciandosi trasportare nel Regno Incantato con bolle giganti, face painting, giochi e magici incantesimi. Il Bosco delle Fate non è solo fantasia e magia, è nato anzi con

con semplici presenze, come sagome e ricostruzioni, elementi legati a racconti magici popolari. Il Bosco delle Fate di Montegrotto Terme, propone, del mondo delle tradizioni magiche, tutto ciò che richiama o racconta il difficile rapporto tra uomo e natura, e offre una ricostruzione filologica di personaggi

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ogni ispirazione. Qui troviamo il Carrozzone Gitano con il libro magico e la veggente, in un atmosfera assolutamente unica di fascino e mistero. Casa delle Farfalle e Bosco delle Fate sono luoghi da vivere insieme, con gli amici, la famiglia, con la scuola o in gruppo.

l’intento di fornire una innovativa esperienza di educazione ambientale che utilizza come strumenti il linguaggio delle leggende e dei miti: comprensibile, simbolico ed universale. L’intento è quello di fornire una linea di fuga dal modo di vedere le cose di tutti giorni, di stimolare la fantasia e quella capacità, insita in tutti noi, di cogliere, come nei racconti delle fate, l’attimo di transizione, quello che ci fa vedere quello che prima non riuscivamo a vedere. Questo, nel Bosco delle Fate, significa vedere il Mondo di Mezzo, quello da cui scaturisce

Da 28 anni Butterfly Arc si occupa attivamente di progetti educativi, ha progettato molte altre strutture museali e parchi per le farfalle, si impegna in progetti per la conservazione della natura e in ricerche in collaborazione con diverse università italiane e straniere. • RS

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PROGETTI

di Emanuela Cattaneo

Un Festival per l a ' micizia tra uomo e animali

IL PET CARPET FILM FESTIVAL RACCONTA STORIE DI VITA QUOTIDIANA E AIUTA I MENO FORTUNATI

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l via il nuovo regolamento per partecipare al Pet Carpet Film Festival, che lancia l’operazione solidale con la Croce Rossa Italiana Comitato Area Metropolitana di Roma e provincia per sostenere la raccolta di cibo per gli animali in difficoltà al tempo del Coronavirus. L’eterna amicizia tra uomini e animali ancora una volta protagonista del Pet Carpet Film Festival, la rassegna nazionale di cortometraggi a 4 zampe (il cui svolgimento è previsto per il prossimo autunno) che riparte con la pubblicazione del nuo-

vo regolamento, scaricabile dal sito www.petcarpetfestival.it, e sempre sotto la direzione artistica della giornalista Federica Rinaudo. Il concorso, con iscrizione gratuita, ha lo scopo di raccontare storie di vita quotidiana: dai profondi legami di amicizia, al triste fenomeno dell’abbandono, al vuoto incolmabile lasciato dagli animali volati sul ponte dell’arcobaleno, all’impegno dei volontari delle numerose associazioni impegnate ogni giorno sul campo. Nessun limite di età e la possibilità di partecipare con corti sia professionali che amatoriali, da girare perfino con il proprio smartphone. Tra le novità della terza edizione: l’inserimento della categoria #NoiNonSiamoContagiosi, ovvero testimonianze d’amore tra uomini e animali al tempo del Coronavirus. Lo scorso anno il festival, condotto

da Alda D’Eusanio e Claudio Insegno con i loro cagnolini Mia e Burt, affiancati dal presidente di giuria Enzo Salvi, è riuscito nell’intento di aiutare alcune associazioni grazie alla donazione di cibo e accessori. Per ribadire il suo scopo solidale il Pet Carpet Film Festival invita, attraverso sito e pagina Facebook, il proprio pubblico e le associazioni amiche del Festival, a dare vita ad una gara di solidarietà prevista per l’8 maggio, giornata nella quale sarà possibile donare del cibo per cani e gatti ai volontari della Croce Rossa Italiana presenti presso i punti Giulius del Gruppo Demas, presso Circonvallazione Orientale e Saxa Rubra. Il Gruppo Demas donerà in ogni caso un considerevole quantitativo di alimenti in favore della Croce Rossa Italiana Comitato Area Metropolitana di Roma e provincia, che lo distribuirà sul proprio territorio in sostegno alle molte famiglie che in seguito al Covid-19 manifestano situazioni di disagio per il sostentamento dei propri amici a quattro zampe. • RS

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RICERCHE

Benessere

H24, la musica

accompagna la meditazione IL CONNUBIO TRA LE DUE DISCIPLINE PER PORTARE CONSAPEVOLEZZA E PACE

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ai come in questo momento storico si è avvertito il forte bisogno di recuperare una dimensione intima e interiore da cui ripartire e nella quale ritrovare pace e consapevolezza per affrontare la quotidianità. Traendo spunto da questa necessità condivisa, Audible – società Amazon leader nell’audio entertainment di qualità (audiolibri e podcast) – contribuisce a questa profonda ricerca di serenità con un nuovo podcast, pensato per dare a tutti indicazioni pratiche per raggiungere il massimo benessere nell’arco delle 24 ore. Per questo arriva su Audible Benessere H24, un’esclusiva Audible Original, realizzato grazie all’esperienza di Daniel Lumera nel campo delle scienze del benessere, della qualità della vita e della pratica meditativa e alle musiche

di Emiliano Toso. Benessere H24 non è semplicemente un podcast ma un vero e proprio percorso in 20 tracce che, attraverso l’uso consapevole del respiro, della meditazione e della musica, conduce gli ascoltatori a integrare nella propria quotidianità pratiche e nuove abitudini ad alto impatto sulla salute e sulla qualità della vita per trasformare ogni giorno in una esperienza consapevole. “Offrire un podcast come Benessere H24 in un momento così delicato come quello della graduale ripartenza che ci apprestiamo a vivere, rappresenta per noi di Audible una concreta

EMILIANO TOSO

opportunità per aiutare e guidare i nostri ascoltatori verso il raggiungimento di uno stato di serenità che rappresenta oggi una meta difficile ma indispensabile da raggiungere e siamo molto felici di poterlo fare grazie alla guida e all’esperienza di Daniel Lumera ed Emiliano Toso”, dichiara Francesco Bono, Content Director di Audible Italia. Le 20 tracce si articolano in 4 sezioni specifiche che seguono

• PhD, musicista compositore e biologo cellulare attento alle nuove prospettive dell’Epigenetica e della Nuova Biologia. Ha conseguito il dottorato in Biologia Umana, basi molecolari e cellulari presso l’Università di Torino. • Con il supporto del biologo americano Bruce Lipton ha creato e sta diffondendo il suo progetto Translational Music. La sua musica, suonata con strumenti acustici accordati a 432Hz, promuove stati di rilassamento, riduce i livelli di stress e aumenta l’attenzione e la creatività; viene utilizzata in tutto il mondo da scuole, ospedali, centri di cura e benessere, scienziati internazionali e gruppi di lavoro nel campo della salute, dell’educazione, del coaching e della gravidanza. I suoi articoli sono apparsi su testate nazionali e ha partecipato a servizi del TG2 e di Studioaperto. È invitato in Europa e in America a conferenze internazionali in cui viene trattata l’integrazione tra Arte e Scienza per il benessere dell’uomo e della natura.

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di Silvia Arosio

il ciclo fisiologico della giornata. La sezione del mattino è dedicata al risveglio, alla rigenerazione dell’energia vitale per un inizio di giornata ricco di gratitudine e serenità. La sezione del giorno è ideata per creare uno stato di focus, presenza, concentrazione e chiarezza interiore fondamentali nelle nostre attività quotidiane. La sezione della sera è pensata per concedersi qualche minuto per rilasciare le tensioni, i pensieri e le preoccupazioni accumulate e ritrovare uno stato di leggerezza, relax e pace profonda. La sezione della notte è creata appositamente per guidarci in un profondo rilassamento e purificazione della mente e prepararsi a dormire bene entrando in uno stato di silenzio attraverso il ritmo lento e naturale del buon riposo. LE CINQUE REGOLE PER IL BENESSERE Per controllare le nostre emozioni e non cadere preda delle ansie e delle preoccupazioni quotidiane bastano pochi minuti, 9 per la precisione, e 5 semplici regole: • disporre di un luogo ben illuminato e arieggiato in cui sentirsi comodi; • mantenere una posizione eretta; • impiegare i primi 3 minuti all’ascolto del respiro focalizzandosi sull’aria che entra dalle narici; • concentrarsi per i successivi 3 minuti su un punto specifico del proprio corpo (es. lo spazio in mezzo agli occhi) e immaginare come in quello spazio la chiarezza prenda il posto della confusione; • dedicare gli ultimi 3 minuti al silenzio. “La meditazione non è solo una tecnica o una buona pratica, ma è una disciplina con solide basi scientifiche, già applicata da millenni e oggi ampiamente

dimostrate dalla medicina, dalle neuroscienze e dalla psicologia, che può incidere in maniera significativa sulla qualità della vita delle persone aiutandole a prevenire le infiammazioni, a tenere sotto controllo i livelli di stress e di ansia e a potenziare le abilità cognitive come la concentrazione. Il suo impatto benefico è tale che anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha inserita tra le buone pratiche da attuare durante questi mesi di autoisolamento dovuti al covid-19”, spiega Daniel Lumera. L'IMPORTANZA DELLA MUSICA Altro componente fondamentale del podcast è la musica. Tutte le meditazioni saranno accompagnate dalle musiche di Emiliano Toso che grazie al progetto Translational Music, da lui ideato, mette insieme biologia e musica per dar vita a dei brani unici e utilizzati in tutto il mondo in reparti riabilitativi ospedalieri, sale parto e classi di studio per facilitare l’apprendimento e la concentrazione. “La musica traduce in linguaggio universale le vibrazioni che creano un benessere psico-fisico ed emozionale. Le note e gli armonici degli strumenti accordati a 432Hz stimolano la sincronizzazione biemisferica del cervello, aumentando la concentrazione e stimolando la creatività. La Translational Music viene utilizzata da operatori nel campo della salute, della meditazione, dello yoga e molte altre discipline olistiche per favorire il contatto con il Sè interiore”, racconta Emiliano Toso. • RS

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DANIEL LUMERA • Scrittore, esperto nell’area delle scienze del benessere e della qualità della vita, riferimento internazionale nella pratica della meditazione. • Docente e autore di bestseller internazionali tra cui “21 giorni per rinascere”, “La Via della Leggerezza” insieme al dott. Franco Berrino e “La Cura del Perdono”, è l’ideatore del metodo My Life Design®, il disegno consapevole della propria vita personale, professionale e sociale. • Un percorso diventato sistematico grazie alla collaborazione con Università, enti di ricerca del Sistema Sanitario Nazionale e la G.U.N.I. UNESCO, ed applicato a livello internazionale in aziende pubbliche e private, al sistema scolastico, penitenziario e sanitario, specie nell’accompagnamento al morente. • È stato allievo di Anthony Elenjimittan, uno degli ultimi discepoli diretti di Gandhi. Ideatore dell’International School of Forgiveness e della Giornata Internazionale del Perdono, che nell’edizione del 2017 e 2018 in Campidoglio a Roma riceve la Medaglia del Presidente della Repubblica italiana.


MUSEI

Wi Mu di

Barolo,

il racconto di una

tradizione millenaria

UN VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEL VINO NELLA STORIA E NELLE ARTI, NEI MITI UNIVERSALI E NELLE TRADIZIONI LOCALI, NEL SUO MILLENARIO RAPPORTO CON L’UOMO

S

ono tanti i musei del vino, nel mondo. Il WiMu di Barolo si differenzia perché ne racconta la dimensione culturale e lo fa in modo poetico. Racconta il rapporto fra uomo e vino. Più antico delle grandi civiltà, costante e profondo. Che accompagni il defunto nell’oltretomba egizio, esalti i devoti di Dioniso nei suoi riti, animi i banchetti dei Greci o conquisti il cuore d’Europa con i Romani, il vino è da sempre compagno dell’uomo. Come un buon amico. Il WiMu racconta questa amicizia. COS'È IL WI - MU Quello che ancor oggi è il più innovativo museo del vino in Italia e uno tra i più importanti al mondo ha aperto i battenti nel settembre 2010. Siamo nelle Langhe, famose nel mondo per il vino e i suoi paesaggi, patrimonio Unesco. E siamo in un castello dalla storia millenaria. Frutto dell’estro di François Confino, autore degli allestimenti di mostre e musei in tutto il mondo, propone un viaggio interatti-

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di Daniele Colzani

musei dedicati al vino nel mondo. Ma nessuno di essi racconta la dimensione straordinaria e culturale del vino. E per me, invece, era fondamentale creare un percorso di visita poetico. Non un luogo dove si apprende come si fa il

vino, ma un luogo che parli del rapporto tra noi e “lui”». Il percorso di visita è un’immersione nella cultura del vino: la suggestione di addentrarsi nei suoi miti corrisponde alla discesa fisica dalla terrazza panoramica alle cantine del castello, sede dell’Enoteca Regionale del Barolo. STORIA DEL CASTELLO DI BAROLO Quattro vite, quelle finora vissute dal castello di Barolo, che nasce con funzione militare, diventa residenza, è radicalmente trasformato per ospitare un collegio e infine diventa un museo. • X-XVI secolo: le prime notizie di una fortificazione sulla collina che da Barolo guarda la valle Talloria risalgono al X secolo. A quest’epoca si fa risalire la concessione di re Berengario I a un feudatario locale per costruire una difesa contro gli attacchi degli Ungari prima e dei Saraceni poi. Tracce di questo primo insediamento sono ancora individuabili nella struttura del mastio e della parte bassa della torre orientale. Atti duecenteschi testimoniano la cessione del castello al comune di Alba, da cui lo rileva pochi anni dopo la famiglia Falletti. Qui, come testimoniato già nel 1325, si insedia un ramo del casato, che nel corso degli anni compie importanti lavori di ristrutturazione e ampliamento. Gravemente danneggiato dai saccheggi conseguenti alle guerre del XVI secolo,

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© Servizio fotografico di Daniele Colzani

vo ed emozionale nel mondo del vino, prodotto e produttore di cultura, capace di accompagnare l’evoluzione di intere civiltà, permearne le espressioni artistiche e plasmare il volto di interi territori. Proprio questo legame stretto con l’uomo e l’intreccio delle rispettive storie – trasversale a innumerevoli civiltà – “spiegano” il WiMu. Come ha chiaramente espresso lo stesso Confino: «Ho visitato diversi


il castello viene ricostruito con importanti modifiche da Giacomo e Manfredo Falletti. • XIX secolo: nell’Ottocento il castello diventa la residenza di campagna degli ultimi marchesi Falletti di Barolo, Carlo Tancredi e Giulia. Tra gli abituali ospiti in visita a Barolo vi è lo scrittore e patriota Silvio Pellico, amico dei marchesi e responsabile della biblioteca di famiglia. Rispettando le ultime volontà di Giulia, alla sua morte nel 1864 viene istituita l’Opera Pia Barolo, un ente morale incaricato di amministrare il patrimonio di famiglia finalizzandolo alla prosecuzione delle opere di bene compiute dai marchesi. In questo contesto rientra la trasformazione del castello in col-

legio. Il Collegio Barolo, attivo tra il 1875 e il 1958, sarà per anni l’unica opportunità di studio per i giovani della zona, in particolare per i meno abbienti, per i quali erano previste borse di studio. Per ospitare il collegio il castello viene profondamente trasformato. L’architettura è interessata da importanti rifacimenti che ne alterano la struttura originaria e le confe-

riscono l’aspetto composito che mantiene ancora oggi. • XX secolo: nel 1970, dopo un periodo di inutilizzo, il castello è acquistato dal Comune di Barolo con una sottoscrizione alla quale contribuiscono generosamente cittadini, aziende locali ed ex-allievi. Si effettuano così lavori di risanamento e restauro; dai primi anni Settanta, grazie ad alcuni volontari, sono aperte ai visitatori alcune sale del castello; nel 1982 è allestita nelle cantine l’Enoteca Regionale del Barolo. • XXI secolo: proseguendo su questa linea di valorizzazione prende forma nel 2003-04 il proposito di realizzare negli spazi del castello un Museo del Vino: comincia l’avventura del WiMu. il Museo del Vino di Barolo. I MARCHESI FALLETTI Carlo Tancredi e Giulia Falletti di Barolo: una coppia spe-

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ciale, nell’impegno benefico e nel contributo alla nascita del barolo moderno. • Giulia di Barolo: di nobile famiglia francese Juliette Colbert, più nota come Giulia di Barolo, nasce il 26 giugno 1785 a Maulévrier, in Vandea. Pronipote di Jean Baptiste Colbert, il ministro delle finanze di Luigi XIV, Giulia patirà da vicino i rivolgimenti della Rivoluzione. Fin da giovane si distingue per intelligenza, disposizione alla giustizia, attenzione alle esigenze dei tempi e convinta tendenza a promuovere ed operare ogni bene. Forte di una ampia cultura e una vivace intelligenza, supportate da una solida educazione religiosa, Giulia dedica gran parte della vita ad opere benefiche. Ha in ciò il pieno sostegno del marito, in una speciale sintonia sui valori e gli ideali di vita che li porta ad aprirsi fortemente alla realtà del loro tempo e ad incidere profondamente nella vita della città di Torino. A Giulia si devono, fra l’altro, un attivo impegno nel migliorare le condizioni di vita delle donne in carcere; una

scuola per le fanciulle povere del Borgo Dora a Torino; l’istituto del Rifugio per le ex carcerate; l’Ospedaletto di Santa Filomena per bambine disabili; vere e proprie case-famiglia per ospitare ragazze, affidate a una “madre” laica. Fonda una Congregazione femminile costituita anche da ex detenute: le “Sorelle Penitenti di Santa Maria Maddalena”, oggi “Figlie di Gesù Buon Pastore”. • Carlo Tancredi Falletti: marchese di Barolo, nasce a Torino il 26 ottobre 1782. Si dedica prevalentemente all’educazione, istruzione e formazione dei bambini e dei giovani. In veste di decurione e sindaco di Torino opera scelte concrete a favore dello sviluppo integrale dei suoi concittadini. Per i più piccoli, figli di famiglie povere, istituisce nel suo palazzo torinese le “stanze di ricovero”, primi asili d’infanzia del Piemonte. E nel 1834, in accordo con la moglie, fonda le Suore di Sant’Anna, per continuare la missione a servizio delle giovani generazioni. Il marchese muore nel 1838. La marchesa Giulia nel 1864.

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L’assenza di eredi la ispira a devolvere il cospicuo patrimonio di famiglia all’Opera Pia Barolo, istituzione da lei stessa voluta con l’obiettivo di mantenere nel tempo l’impegno intrapreso nel campo della beneficenza, della formazione professionale, del supporto sociale. Nel 1991 è stata avviata la causa di beatificazione dei marchesi. VISITARE IL WIMU La visita del Museo del Vino di Barolo vede la partenza dal terzo piano del castello Falletti per spingersi sempre più giù fino alle cantine dove potrete incontrare di prima persona il Re di tutti i vini: Sua Maestà il Barolo. • Terzo piano - I tempi del vino: la nascita di un grande vino è il frutto dell’incessante lavoro della natura, in un processo lungo e per certi versi misterioso. In fin dei conti è la genesi di un essere vivente. E se molti elementi vi concorrono, è il tempo a governare il ciclo della vite, a ritmare il lavoro del vignaiolo, a cadenzare il percorso del mosto dai tini alle


bottiglie. Ed è il tempo a farsi attesa paziente mentre il vino si fa grande, nelle botti. • Secondo piano - Il vino nella storia e nelle arti: nella storia della civiltà occidentale il vino non è una bevanda qualsiasi. Lo vediamo emergere da ogni epoca, lasciare la sua impronta in ogni luogo. Il vino accompagna la storia dell’umanità, fin dai tempi più remoti. E in questo scorrere di secoli è elemento di ispirazione: le arti figurative, la musica, la letteratura, il cinema gli hanno sempre dedicato un’attenzione particolare. • Primo piano - Il Castello e i Falletti: il piano nobile del castello conserva gli arredi degli ultimi marchesi Falletti di Barolo, Carlo Tancredi e sua moglie Juliette, più nota come Giulia di Barolo, figure fondamentali nella creazione del vino barolo. Fra queste

LE CURIOSITÀ

stanze riecheggia il nome di Silvio Pellico. Risuona il ricordo del conte di Cavour, di Carlo Alberto e di quei personaggi che furono protagonisti, insieme, dell’epopea risorgimentale e della nascita del Barolo. • Piano -1 - Il Collegio Barolo e il Tempio dell’Enoturista: l’ultima delle molte trasformazioni vissute dal castello avviene per volontà della marchesa Giulia: nel 1875 l’edificio diventa sede del Collegio Barolo. Una scuola! In un’aula perfettamente ricostruita un paziente maestro “virtuale” spiega quello che ancora non sappiamo del vino. Accanto si trova la sala denominata Tempio dell’Enoturista, spazio multifunzionale per eventi istituzionali e privati.

• Piano -2 Enoteca Regionale del Barolo: nelle antiche cantine del castello ha sede l’Enoteca Regionale del barolo. Rappresenta gli 11 paesi delle Langhe in cui il barolo è prodotto. Qui il vino si fa concreto, da scegliere, assaggiare, degustare e portare via con sé. • RS

• Il Barolo nasce dai vitigni di Nebbiolo, vitigni particolarmente famosi in Piemonte perché alla base di altri grandi vini quali il Barbaresco, il Gattinara, il Carema e lo Spanna. • Il Barolo è un vino che richiede un invecchiamento minimo di almeno tre anni e si esprime al meglio dopo dieci anni passati in bottiglia. • La zona del Barolo, possiede ben 181 Menzioni geografiche approvate nel 2010. • Sul finire dell’Ottocento il farmacista Giuseppe Cappellano avviò alla produzione del Barolo chinato, tradizionalmente indicato come rimedio per i raffreddori e la cattiva digestione. • Il Barolo è prodotto da ben 11 comuni delle Langhe. Un viaggio per cantine e degustazioni non può prescindere – oltre al paese omonimo – da una visita anche a La Morra, Monforte d’Alba, Serralunga, Castiglio Falletto, Novello e Grinzane Cavour.

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PROGETTI GREEN

Uniti per la protezione delle foreste pluviali

LO SCOPO DI OMA (ONE MILLION ACRES) È QUELLO DI VIVERE IN ARMONIA CON LA NATURA

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a missione è di aiutare a proteggere un milione di acri di foresta pluviale in via di estinzione attraverso il nostro programma Buy One Save an Acre e di ispirare un movimento di individui impegnati in un futuro sano e sostenibile per il nostro pianeta. La protezione di questi ecosistemi tropicali ha recentemente dimostrato di essere uno degli strumenti più efficienti di cui disponiamo nella lotta ai cambiamenti climatici, ma non sta ricevendo sufficiente attenzione.

Il nostro obiettivo con OMA non è solo quello di creare un impatto duraturo per il futuro del nostro pianeta, ma anche di creare una piattaforma per parlare delle problematiche più urgenti che il nostro pianeta sta affrontando in un modo nuovo e coinvolgente. Per fare ciò, è attiva la collaborazione con Rainforest Trust, leader mondiale nella protezione degli ecosistemi

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di Daniele Colzani

tropicali e della fauna selvatica. Rainforest Trust opera collaborando con organizzazioni locali e comunitarie all'interno e intorno alle aree minacciate. Dopo l'acquisto degli acri di terra in via di estinzione, la popolazione locale ha il potere di proteggerla attraverso l'istruzione, la formazione e l'occupazione. Ogni volta che acquisti un articolo sul sito, non stai solo assicurando la protezione delle foreste pluviali in pericolo di estinzione, ma stai anche assicurando il sostentamento delle persone che vivono nelle stesse aree in cui stiamo lavorando per proteggere. PERCHÈ SALVAGUARDARE LE FORESTE PLUVIALI • Polmoni del Pianeta: le foreste pluviali tropicali influenzano la vita quotidiana di ogni persona sul pianeta. Le foreste pluviali sono una delle risorse

IL VIDEO

Inquadra il QRcode e guarda il promo di The One Million Acres Project naturali più importanti rimaste sulla Terra. Non solo forniscono oltre il 20% del nostro ossigeno e acqua dolce, ma immagazzinano in sicurezza miliardi di tonnellate di carbonio, aiutando a prevenire i cambiamenti climatici. È facile disconnettersi dall'importanza delle foreste pluviali che vivono

così lontano da loro, ma la nostra sopravvivenza dipende davvero dalla loro. • Casa per milioni di animali: le foreste pluviali ospitano oltre la metà dei 10 milioni di specie stimate sulla Terra. Molti di questi sono stati minacciati o messi in pericolo a causa delle attuali pratiche di deforestazione che hanno conquistato la terra. • Farmacia della natura: le foreste tropicali rimangono risorse non sfruttate per scoperte scientifiche e mediche: un quarto di tutte le medicine proviene da piante che si trovano nelle profondità della foresta pluviale. Nonostante ciò, circa il 90% delle piante effettivamente esistenti non è mai stato studiato per il loro valore medicinale. Un recente rapporto ha scoperto che sei estratti vegetali unici di sei diverse specie trovati nella foresta pluviale "hanno mostrato una notevole citotossicità" contro il cancro del colon. • RS

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RIAPERTURE

Reimmergiamoci nella

magia di Vincent Van Gogh RIAPRE IL 13 GIUGNO E VIENE PROROGATA FINO AL 13 SETTEMBRE 2020 L’ESPOSIZIONE SUL GENIO OLANDESE si grandi monitor, la vita e le opere del maestro, con la visione a video di molti dipinti e disegni realizzati nel corso della sua esistenza e completata con informazioni in italiano e inglese relative ai periodi artistici vissuti da Van Gogh negli ultimi 10 anni della sua vita e ne interpreta pensieri, sentimenti e stati mentali durante il periodo trascorso a Arles, Saint Rémy e Auvers-sur-Oise, luoghi in cui creò molti dei suoi immortali capolavori. Questi lavori vengono mostrati attraverso dettagli ad altissima definizione, prestando particolare attenzione alle loro caratteristiche principali e

consentendo di comprenderne l’uso del colore, la tecnica e le fonti di ispirazione. Sincronizzate con una potente colonna sonora classica, più di 2.500 immagini di Van Gogh in grande scala creeranno un’atmo-

© Servizio fotografico di Francesca Bocchia

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opo aver attraversato giorni difficili dove tutto sembrava fermarsi, Navigare s.r.l. ha continuato a lavorare ai suoi progetti culturali e, grazie a questo sforzo, riparte, forte dello straordinario successo di pubblico del primo mese, Van Gogh Multimedia & Friends” in esposizione a Palazzo Dalla Rosa Prati di Parma. La mostra riaprirà i battenti il 13 giugno e sarà prorogata fino al 13 settembre 2020 Attraverso l’uso dei vari linguaggi il visitatore è immerso in un percorso avvolgente, trasportato in un viaggio virtuale alla scoperta in questo caso del pittore, dell’artista, dell’uomo Vincent Van Gogh. La mostra multimediale prende in esame, attraverso proiezioni su diver-

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di Daniele Colzani

sfera elettrizzante riempiendo schermi giganti, pareti e pertanto immergendo completamente il visitatore nei colori vibranti e nei vivaci dettagli che costituiscono l’unicità dello stile di Van Gogh. Ogni 20 giorni, le opere di un diverso autore, provenienti da collezioni private - capolavori di autori come Monet, Degas e Renoir - contribuiranno a variarne il senso, dando così l’idea di un contesto artistico unico e febbrile, popolato da giganteschi protagonisti dell’Impressionismo e del Post- Impressionismo. La parte multimediale è affidata alla curatela di Giovanna Strano, che attraverso immagini, suoni e parole, ha sviluppato, nello spazio delle grandi proiezioni, tematiche che mirano a far conoscere l’uomo e l’autore di capolavori di valore immenso per l’umanità. L’esposizione è arricchita dagli abiti esclusivi sui temi di Van Gogh della collezione Art Couture della stilista Gisella Scibona. • RS

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STREET ART

Tutti a

Brescia, tra

wall painting e street art

DALL’ARTE RUPESTRE AL PAESE DIPINTO, UNA LINEA CHE PERCORRE LE PARETI DELLA CITTÀ E DELLA PROVINCIA

S

e il potere attrattivo di una meta turistica si calcolasse sulla base della ricchezza cromatica dei propri muri, Brescia e la sua provincia sarebbero in vetta alla classifica dei luoghi di vacanza più gettonati del pianeta. Gli appassionati di street art e in generale degli interventi che non prevedano lo sfruttamento di spazi espositivi e superfici convenzionali sanno bene che, a partire dalle incisioni rupe-

stri della Valle Camonica, questo è un territorio che non si è mai tirato indietro di fronte a un pennello. L'ARTE RUPESTRE DELLA VALLE CAMONICA Nella provincia di Brescia le pareti sono da sempre un richiamo irresistibile per gli artisti, che fin dalla preistoria hanno voluto – per un motivo o per un altro – lasciare un segno del loro passaggio e del loro

stile. Inutile dire che i pionieri, in questo senso, sono senza dubbio stati gli abitanti della Valle Camonica, autori delle straordinarie incisioni rupestri che hanno conquistato il titolo di primo sito italiano insignito del riconoscimento di patrimonio dell’Umanità UNESCO, nel 1979. La cosiddetta Valle dei Segni comprende 180 località sparse su 24 comuni e attraversa più di 12 mila anni di stoI piloni della metropolitana a Sanpolino

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di Daniele Colzani

© Luca Giarelli

Esempi di incisioni rupestri presenti in val Camonica

ria. Sulle rocce degli 8 parchi archeologici della Valle Camonica si susseguono esempi di una street art ante litteram che raffigura cacciatori, guerrieri e contadini, carri ed aratri, cavalli, buoi, cervi, uccelli acquatici e cani, capanne e torri medioevali.

Opera di Vera Bugatti in via Abazia a San Bartolomeo

LA MINERVA DI OZMO A BRENO E WALL IN ART Forse è stato proprio il richiamo primigenio delle tele naturali a ispirare l’intervento di cui OZMO, al secolo Gionata Gesi, si è reso protagonista nel 2015. Ai piedi dello splendido Castello medievale di Breno, quello che è considerato uno dei padri fondatori della street art made in Italy ha voluto lasciare la propria firma nella Valle dei Segni con un personale omaggio a Minerva, tra le divinità più popolari nell’antica Valle Camonica. Sulla parete di 480 mq che domina la Piazza del Mercato, l’artista ha realizzato una monumentale figura in bianco e nero, circondata di mosaici che

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© Luca Giarelli

L'Orso della Casa del Parco a Vezza d'Oglio

vogliono citare le decorazioni della stanza centrale del Tempio di Spinera. 120 litri di vernice per il fondo, 30 di colore e 50 di final warnish si sono resi necessari per completare l’opera permanente, inserita nel progetto Wall in Art, pensato per creare un parco diffuso di arte pubblica che riconfermi il primordiale ruolo della valle. Insieme all’opera senza titolo di Alex Carsana, lo sciamano del Soffio Ancestrale di Lisa Rizzieri e Silvia Pezzotti ha ridefinito i non luoghi di Cerveno. Le geometrie astratte di Maria Chillemi hanno reinterpretato gli antichi simboli camuni a Borno, mentre Laura Poli ha posto la sua Amelie a protezione del surreale fenomeno del fantasma di Pizzo Badile a Malegno. Sono infine i lavori di Isabella Tosi, Carmine Cremis e Tiziana Salvini a colorare i muri e gli spazi di Lozio.

polino nell’ambito di “Link”, ideato dal Comune di Brescia e dall’associazione True quality. Iniziata nel 2016, l’opera collettiva consiste nella decorazione dei piloni che sostengono il ponte della metropolitana, trasformati in una galleria estesa tra Corso Bazoli e Via Fiorentini: i 39 piloni, ognuno diverso dagli altri, offrono una vasta panoramica di stili e idee, aggiungendosi a quelli colorati dal Comune lungo la pista ciclabile in direzione via Cerca nel segno della land art. A San Bartolomeo, Violino e Lamarmora, sempre True Quality ha coinvolto tre artisti nella creazione di una galleria a cielo aperto inaugurata da Vera Bugatti in via Abazia

a San Bartolomeo. Al suo intervento si aggiungono quelli di Guido Bisagni in piazzale Teotti al Villaggio Violino e di Saddo, artista romeno che farà della scuola Canossi di Lamarmora la propria tela. La strada per l’operazione è probabilmente stata spianata dalla decorazione della parete tra via Duca d’Aosta e via Mantova commissionata dall’Associazione Techne a Paul Loewe e Erik Ritzel. I due artisti hanno elaborato con le bombolette una personale visione di Brescia che riproduce la Loggia, il Duomo, la Mille Miglia e la Croce di Desiderio. BELPRATO: IL PAESE DIPINTO Per una metro e una parete che si riempiono di colore, c’è un intero paese che ogni anno si lascia dipingere. Avviato nell’agosto 2013 con i primi riquadri dipinti da Marino Gabusi sulle facciate delle case, il progetto di una collezione d’autore a cielo aperto continua a estendersi grazie al contributo di artisti italiani

Il gufo di Bienno

© Luca Giarelli

I PILONI DI SANPOLINO & CO Rientrando a Brescia città, la street art diventa il fil rouge che unisce la preistoria con un simbolo del contemporaneo come la metro, grazie alla serie di interventi promossi a San-

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Le opere visibili nel borgo di Belprato in Val Sabbia

e svizzeri al lavoro su invito dell’associazione L’Anima della Pertica. Le opere a tema libero, realizzate gratuitamente dai wall painter ospiti sulle pareti esterne delle abitazioni del borgo, rientrano in un disegno che mira alla riqualificazione e alla valorizzazione sociale del territorio, sulle orme del grande pittore bresciano Edoardo Togni, che a Belprato ha lasciato un segno tangibile del proprio passaggio. IL GUFO DI BIENNO Cavalca la stessa onda Bienno, ufficialmente tra i borghi più belli d’Italia ma di fatto anche il Borgo degli Artisti, che ogni anno lancia un bando per residenze creative a stretto contatto con i mastri bottegai del luogo. Tra gli ultimi interventi, un’opera per la quale la definizione di Woods Art è più calzante di quella di Street Art. Nel Parco del Cerreto, un percorso tematico sviluppato su 3 livelli conduce fino a Rocco, il Gufo gigante panoramico, protagonista di una favola presentata al visitatore in un libro

sorretto da una ruvida mano di roccia a tre dita ma anche spirito tra gli spiriti sintetizzati nel Bosco Quercus , una serie di sentieri che rivela presenze in legno, pietra e ferro intrecciate dalle mani degli artisti del Borgo e dagli artigiani di Bienno. I SOTTOPASSI DI KOLA A LIMONE Bisogna infine spostarsi sul Lago di Garda per tuffarsi nel-

Un murales di Gjergj Kola a Limone

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la mostra permanente dell’artista Gjergj Kola che sta trasformando i sottopassi stradali della Gardesana a Limone in uno spazio espositivo d’autore. Pitture monumentali murali è un ciclo di sette opere prodotte dal pittore che, adottato dal luogo, ha voluto a quel luogo restituire la propria visione del borgo, tra scorci di vita e virtù, frutto di un’attenta e appassionata osservazione. • RS

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HOSPITALITY / 1

Tenuta

Moreno: charme

eco-friendly nell 'Alto Salento UN’ANTICA MASSERIA DEL ‘700, UN COMPLESSO INSERITO ARMONIOSAMENTE NELLA TIPICA CAMPAGNA PUGLIESE

È

un luogo magico dove profumi e colori tipicamente mediterranei fanno da cornice a un comfort d’eccellenza quale quello offerto da una realtà alberghiera di prim’ordine. A pochi chilometri dal mare, a Mesagne, con le sue 86 camere circondate dalle suggestioni di giardini fioriti e di un romantico parco, contraddistinte da uno stile chic ma che non tralascia i dettagli della tradizione locale – come le splendide ceramiche di Grottaglie –, costituisce la location ideale per trascorrere esclusivi momenti di relax. La filosofia che anima l’incanto della Tenuta è il rispetto per la Natura che si manifesta in tutti i suoi ambiti: il consumo dell’acqua, la riduzione dell’utilizzo di anidride carbonica, la raccolta differenziata, la limitazione degli ingombri,

tutto all’insegna di uno stile di vita sostenibile. Green è anche la cucina capitanata dallo chef Vincenzo Elia che trasforma i prodotti a chilometro zero dell’eccel-

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lenza del territorio (come i pesci che sono forniti dalla Cooperativa dei Pescatori di Torre Guaceto che è un presidio Slowfood) in emozionanti combinazioni e creazioni per


di Daniele Colzani

un’esperienza unica di tradizione e originalità. Le proposte e gli abbinamenti dei due ristoranti, Aranceto e Sallentia, variano in funzione della stagionalità e dell’offerta dei produttori locali riservando, di volta in volta, sapori diversi. Gli ospiti hanno la possibilità di raccogliere ortaggi e verdure ottenute dalle antiche sementi autoctone dell’orto biodinamico della masseria, come quelle del pomodoro fiaschetto e regina o il peperoncino dolce di Carovigno ottimo con la purea di fave, che potranno essere assaporati dopo la trasformazione delle sapienti mani dello chef.

Ulteriore peculiarità di Tenuta Moreno è che vanta il più ampio campo di fichi della Puglia: raccoglie ben settanta varietà di alberi provenienti da tutta la zona mediterranea, dalla Francia al Nord Africa. I frutti delle varietà locali entrano anche nel ciclo produttivo del presidio Slow Food del fico mandorlato di S. Michele Salentino: i fichi, essiccati al sole, vengono aromatizzati con scorza di limone e semi di finocchietto selvatico e arricchiti con mandorle di coltivazioni locali. Tenuta Moreno dispone inoltre di una splendida piscina con annesso ristorante per piacevoli light lunch a completare

momenti di autentica piacevolezza davanti ad un bicchiere di Negroamaro, il tipico vino dell’ospitalità. A bordo piscina, tra palme e ulivi secolari, è possibile anche fruire di rilassanti trattamenti di bellezza all’ombra dei bianchi gazebo o seguire sessioni di yoga, tai chi e pilates. Imperdibile infine la SPA realizzata con materiali naturali e contraddistinta da ampie vetrate, con vista panoramica sull’aranceto e sulla piscina scavata nella roccia: utilizza, tra gli altri ingredienti, l’olio extravergine di oliva proveniente dalla vicina riserva marina di Torre Guaceto, lavanda e rosmarino. Da provare, il rituale polisensoriale, un trattamento corpo a base di un mix riscaldato di oli di arancio, limone e menta, abbinato a specifiche e avvolgenti manualità per raggiungere uno straordinario stato di relax e donare alla pelle idratazione ed elasticità. • RS

INFO & CONTATTI • TENUTA MORENO C. da Moreno 72023 Mesagne (BR) • +39 0831 774960 • www.tenutamoreno.it

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HOSPITALITY / 2

Là di

Moret Udine,

una finestra sul Friuli

DA OLTRE UN SECOLO SIMBOLO DI STORIA, CULTURA E VALORI DELLA TRADIZIONE E DELL’OSPITALITÀ DEL FRIULI VENEZIA GIULIA

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n nome all’apparenza curioso, ma che non è altro che il soprannome con cui veniva chiamata la famiglia che da più di cinque generazioni sapientemente guida questa struttura, simboleggia in modo imprescindibile l’hotellerie e la ristorazione di alta qualità di un territorio incredibilmente ricco di storia e cultura, anche gastronomica, ancora poco conosciuto. I Marini, o meglio i Morèt, per via dei capelli scuri, nel 1905 aprono una piccola osteria con una stalla e un grande cortile con un deposito dove far riposare i cavalli, e rifocillano gli avventori di passaggio con un’accoglienza calda ma non invadente – la stessa che si riserva agli amici veri – e offrono loro pane, salame, formaggio e frittate. Proprio in questa semplice eppure eccellente formula adottata dal patriarca Giovanni, sta il successo ottenuto e consolidato nel tempo dalla

famiglia Marini: l’ospitalità genuina e vivace secondo i canoni del Friuli autentico, unita all’eccellenza della proposta enogastronomica, hanno infatti reso l'Hotel Là di Moret Udine punto di riferimento di questa terra. Siamo a Udine, nel cuore del Friuli Venezia Giulia, e l’insegna “Là di Moret” costituisce una vera e propria garanzia - confermata anche dai prestigiosi riconoscimenti ottenuti nel corso degli anni, primi fra tutti i numerosi Awards Best of Alpe Adria che si rinnova quotidianamente non solo nella cucina de “Il Fogolar” ma significa anche accoglienza a 360° per coinvolgere i gourmet e tutti gli ospiti, tutti i viaggiatori che hanno voglia di farsi

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coccolare dal comfort delle 86 camere e usufruire degli alti standard internazionali dei servizi dell’hotel – all’ avanguardia quelli dedicati alle donne e degni di nota per l’eccellenza e la flessibilità quelli dedicati alla clientela business e al mondo MICE - e sperimentare i percorsi beauty & wellness della Blu Moret SPA. In particolare, varcare la soglia de “Il Fogolar” e sedersi vicino al caminetto posto al centro della sala il cui soffitto è ricoperto da quasi 600 Piatti del Buon Ricordo – associazione a cui questo ristorante aderisce dal 1968 -, non è semplicemente sentirsi a casa, ma vivere e condividere un’intera regione che, proprio davanti al “fogolar”, ha costruito la sua cultura genuina e orgogliosa, grazie anche all’ indole lavoratrice e instancabile. Si sta bene con il maître


di Daniele Colzani

Renato Gazzola al quale non sfugge niente, e appaga la selezione di vini di Juri Cossa che ben promuove in primis i vini friulani con curiosa ricerca tra grandi nomi e piccole realtà anche fuori dal coro; del resto, ad una manciata di chilometri c’è il terroir del Collio (area collinare che si estende tra l’ Isonzo e lo Iudrio, delimitata a sud dalla pianura friulana e divisa tra Italia e Slovenia) e l’area dove sono nati i grandi vini naturali come quelli in anfora di Josko Gravner e di Stanko Radicon. Una carta dei vini che davvero può essere definita “ricca”.

Con “tanto di tutto” in fatto di prodotti e vini d’eccellenza, non poteva mancare una cucina in grado di emozionare, con serietà e dedizione d’altri tempi, come quella di Stefano Basello, chef executive dal 2010. E’ a lui che si devono continuità e ricerca, ed è lui la guida di un viaggio di gusto tra mare e terra, tra laguna e colline, tra fiumi, boschi, pascoli e le più incontaminate vallate carniche. Basello, con la sua grande esperienza e quel tocco da folletto dei boschi, incanta tra cotture e consistenze, tra ricerca e modernità che profuma di tradizione. La regione e la natura sono i suoi pezzi forti, come il menu “altitudini” realizzato con materie prime (fieno, erbe, formaggi, acqua …) di piccoli produttori artigianali, oppure quelli realizzati con l’importante collaborazione di Valeria Margherita Mosca a caccia del commestibile tra erbe e piante selvatiche (erbe, licheni, cortecce, rabarbaro selvatico, gemme di pino ...) - così come era consuetudine nell’800 – durante le uscite quotidiane all’alba, da marzo a ottobre. Impossibile non assaggiare il Tortelfrico, tortello croccante come la crosta del frico, con

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ripieno di Montasio morbido e profumo di cipolla non invadente, e altrettanto impossibile resistere al Risotto agli scampi e Picolit (prezioso e quasi introvabile). Non mancano carni d’allevamento di primissima qualità, pesce, freschissimo, che arriva quotidianamente dalla vicina laguna di Marano e Grado, e i numerosi prodotti agricoli della ricca campagna friulana. Per un’offerta enogastronomica completa, nella veranda ecco l’ambiente giovane e dinamico dell’Insolito Moret American Bar & Restaurant creato per pranzi veloci ma all’insegna della qualità - imperdibili le mitiche Mezzemaniche alla Moret - , aperto dal sontuoso buffet della prima colazione, punto di riferimento della città per aperitivi, drink e cocktail, vini pregiati, e i migliori whisky e rhum invecchiati. Non resta che programmare un viaggio alla scoperta di una realtà unica! • RS

INFO & CONTATTI • HOTEL LÀ DI MORET Viale Tricesimo, 276 33100 – Udine (UD) • +39 0432 545096 • https://ladimoret.it/


TRADIZIONI

Cantine Gori: cuore

eccellenza e tradizione

UN'ESPERIENZA DI SENSI IN GRADO DI UNIRE INNOVAZIONE, QUALITÀ E RISPETTO PER L'AMBIENTE

L

a cantina Gori sorge a Nimis, estremo lembo dei Colli Orientali del Friuli, zona da sempre votata alla produzione di vino grazie alla particolare conformazione del territorio, con le montagne che lo difendono dai venti freddi del Nord e la vicinanza della pianura che favorisce le escursioni termiche notturne, essenziali per lo sviluppo degli aromi dell’uva. Dall’amore per questa terra e dalla volontà di valorizzarla preservandone le caratteristiche che la rendono unica e speciale, nasce il sogno di Giampiero Gori: fondare un’azienda

vitivinicola in grado di unire innovazione e tradizione, che mette al primo posto la qualità e il rispetto per l’ambiente che la circonda. Un sogno che prende vita nel 2009 quando, dopo un attento studio delle caratteristiche del territorio e della sua storia enologica e climatica, volto a esaltare le peculiarità dei singoli vitigni, vengono messi a dimora i primi vigneti che ora si estendono per 18 ettari sulle dolci colline di Nimis. Oggi la cantina Gori produce tra le 50 e le 60mila bottiglie, con una resa di 50 quintali per ettaro,una precisa scelta che

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privilegia la qualità e rende il prodotto iconico. Massima cura e attenzione sono infatti dedicate a tuttele fasi di lavorazione, come la raccolta, che viene eseguita manualmente in cassette da 20kg e la selezione delle uve, effettuata con soffice diraspatura sul tavolo di cernita. Un vino buono e sano, che nasce in armonia e nel rispetto dell’ambiente. Se fin da principio l’azienda non ha mai utilizzato erbicidi e ha effettuato solo trattamenti a base di rame e zolfo, il 2019 è stato un anno speciale, quello della prima vendemmia certificata biologica.


di Daniele Colzani

LO SPUMANTE METODO CLASSICO MAGNIFICAT Nello stesso periodo, quasi a festeggiare questo traguardo, è stato presentato lo Spumante Metodo Classico Magnificat, un nome scelto per raccontarne l’eccellenza ed esprimere al contempo la gioia per il risultato ottenuto dopo anni di studio e lavoro. Magnificat è entrato a far parte dell’offerta di Cantine Gori da protagonista e solo in versione magnum, con bottiglie modello champagnotta da 1,5 litri che ne rendono l’evoluzione più stabile e protetta e ne esaltano le caratteristiche sensoriali. Un formato perfetto per uno spumante Dosaggio Zero dal residuo zuccherino minimo - un gusto secco, elegante e naturale, oggi sempre più apprezzato - pensato per accompagnare grandi occasioni, rendere speciali momenti conviviali o diventare un dono sempre gradito. I vini Gori sono risultato di tanto impegno unito a una straordinaria competenza riconosciuta da guide autorevoli come quella del Gambero Rosso, che parla di un “livello qualitativo consolidato dall’intera gamma, sia bianchi che rossi”, con una

lode per il Friulano Bonblanch 2017 che “conquista per la gradevolezza dei profumi ma soprattutto per il sorso ricco, fragrante e saporito”. Per proseguire con i bianchi ecco lo Chardonnay Giù Giù, frutto di un vitigno internazionale che trova qui un habitat adatto, diventando così uno dei più caratteristici vini della regione; il Sauvignon Busseben, che grazie alle frequenti escursioni termiche giornaliere e al terreno fresco e asciutto esalta le proprie caratteristiche; e infine la Ribolla Gialla Blanc di Blanca, che nasce da un’uva autoctona conosciuta nel 1300 e da allora presente sulla tavola del Doge di Venezia e che in collina trova la sua collocazione ottimale. Seguono i rossi: Nemas I, elegante e complesso Pinot Nero; il friulanissimo Refosco dal Peduncolo Rosso Redelbosco che in questa zona dà il meglio di sé; il Merlot Toni Vasut, viti-

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gno di origine francese ma da secoli parte della cultura enogastronomica friulana; e infine l’ampio e docile Schioppettino TitaG, conosciuto anche con il nome di Ribolla nera, coltivato solo in alcune zone della Regione, quindi autoctono in tutto e per tutto. Dulcis in fundo Ramandolo Oro di Nemas, storico DOCG friulano che prende il nome dalla frazione di Nimis dove ha origine, piacevole ed elegante. La cantina, inaugurata nel 2014, è uno straordinario esempio di architettura integrata nel paesaggio, simbolo dell’amore della famiglia Gori per la propria terra. Sviluppata su tre li-

INFO & CONTATTI • GORI AGRICOLA S.R.L. Via G.B. Gori, 14 33045 Nimis (UD) • +39 0432 878475 • www.goriagricola.com


velli, è stata ideata nel rispetto della tradizione e, pur essendo dotata di tutte le moderne attrezzature per limitare al massimo l’ausilio di prodotti chimici consentiti, la sua costruzione è ispirata ai vecchi principi per una corretta vinificazione ed affinamento dei vini. Il livello -1 ospita i contenitori in acciaio inox e al piano inferiore, scavato all’interno della collina,trovano collocazione ottimale le botti in legno che aiutano i vini rossi nella loro fase di maturazione, rispettandone le tipicità e il gusto. Inoltre l’uso della refrigerazione permette di ottenere fermentazioni lunghe e non tumultuose: il vino in questo modo trattiene gli aromi e i profumi che l’uva ha ottenuto durante la maturazione, rendendo superfluo l’utilizzo di prodotti chimici.

L’area di degustazione accoglie gli ospiti con il suo design contemporaneo e la grande vetrata che si affaccia sui vigneti e permette alla luce naturale di illuminare l’ambiente. Un luogo dove vivere un viaggio sensorialeche, attraverso i vini e le ricette che interpretano al

meglio le materie prime locali, porta alla scoperta delle storie di queste terre tra territorio, storia, cultura, tradizioni, eccellenze. Una vera e propria “esperienza di cuore”, cresciuta all’insegna della sostenibilità e dell’amore per le proprie radici. • RS

Il Vermut che nasce

dall ' a more per la tradizione CONTINUA IL PERCORSO TRA I VINI E LE RICETTE CHE INTERPRETANO AL MEGLIO LE MATERIE PRIME LOCALI

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n progetto che si identifica con “un’esperienza di cuore” e cresce all’insegna della sostenibilità e dell’amore per le proprie radici a cui viene dato risalto attraverso la selezione delle migliori qualità di vino accompagnate da creatività, ingegno, innovazione senza dimenticare un pizzico di originalità. Nasce così Il Vermut in tre differenti varietà grazie alla ricchezza e alla qualità dei vitigni autoctoni di cui sono stati esaltati sapori e armonia: Bianco, Cannabis e Rosso. Dai migliori vigneti friulani una vera e pro-

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pria esplosione di gusto e fragranza che deriva da uve preziose e armoniose e soprattutto uniche, che hanno dato vita non al solito vermouth, ma al Vermut, il migliore, imperdibile per arricchire cocktail e creare aperitivi indimenticabili, un vero e proprio classico irrinunciabile per tutti gli appassionati di mixology, che fa tendenza dal 1786 (quando venne inventato a Torino da Antonio Benedetto Carpano)! E così ecco come un grande classico ancora oggi, tra profumi di erbe, frutta e spezie, si riconferma prodotto di tendenza e che fa tendenza.


LA TRADIZIONE: IL VERMUT BIANCO È il risultato dell’incontro tra Ribolla Gialla e Friulano, impreziosito da spezie e erbe aromatiche, un vermut unico e classico allo stesso tempo. • Dal colore giallo carico e il gusto pieno e moderatamente amaro. È caratterizzato da note speziate e agrumate grazie alla miscela di 25 erbe aromatizzate (tra cui artemisia, genziana, cannella, angelica seme, cardamomo, angelica radice, arancio amaro, camomilla , rabarbaro). • Per la miglior degustazione va servito a 7°C, puro, con ghiaccio e scorzetta di lime, abbinato a pata negra. Ottimo in miscelazione. • Gradazione alcolica 18% vol. LA SFIDA: IL VERMUT CANNABIS • La rivoluzione di una ricetta unica e al contempo semplice, un mix di sapori molto diversi ma che si armonizzano in modo complementare. • Dal colore giallo carico con sfumature verdastre e il sapore piacevolmente amaro conferito dalla selezione di 25 erbe (tra cui artemisia, estratto di semi di cannabis sativa, zenzero, limone, imperatoria, curcuma, china, cannella, angelica radice, arancio dolce). • Per la miglior degustazione va servito a 7°C, puro, con ghiaccio e scorzetta di limone abbinato a formaggi. Ottimo in miscelazione • Gradazione alcolica 18% vol.

ratterizzato da un colore ambrato carico e da un sentore mielato con parvenze di frutta secca e legno e un sapore moderatamente amaro dato dalla miscela di 25 erbe aromatiche (tra cui assenzio gentile, china, cannella, genziana, rabarbaro, arancio amaro, arancio dolce, santoreggia, salvia sclarea e origano). • Per la miglior degustazione va servito a 7°C, puro, con

IL DOCG: IL VERMUT ROSSO Un incontro particolare quello tra il vino Ramandolo DOCG di uva bianca appassita delle terre di Ramandolo, con il suo gusto pregevole e amabile tipico delle antiche vigne della collina friulana, e spezie e aromi particolari. Ca-

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ghiaccio e scorzetta di limone e fetta di arancia, abbinato alla Gubana (torta tipica del territorio). Ottimo in miscelazione. • Gradazione alcolica 18% vol. LA CANTINA GORI I vini Gori sono il risultato di tanto impegno unito a una straordinaria competenza riconosciuta da guide autorevoli come quella del Gambero Rosso, che parla di “un livello qualitativo consolidato dall’intera gamma, sia bianchi che rossi”. La cantina è uno straordinario esempio di architettura integrata nel paesaggio, simbolo dell’amore della famiglia Gori per la propria terra. Sviluppata su tre livelli, è stata ideata nel rispetto della tradizione e, pur essendo dotata di tutte le moderne attrezzature per limitare al massimo l’ausilio di prodotti chimici consentiti, la sua costruzione è ispirata ai vecchi principi per una corretta vinificazione ed affinamento dei vini. L’area di degustazione accoglie gli ospiti con il suo design contemporaneo e la grande vetrata che si affaccia sui vigneti. Un luogo dove vivere un vero e proprio viaggio sensoriale. • RS


RACCOLTE

Alla ricerca dei tesori grazie alle figurine

LE AVVENTURE DELL’ESPLORATORE ENEA E DEL CANE ORAZIO PER SCOPRIRE LE BELLEZZE DELLA PROVINCIA ITALIANA

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a conoscenza dei territori italiani, le bellezze paesaggistiche e culturali delle singole province o aree metropolitane, attraverso uno strumento ludico-didattico ancora di grande appeal come un album di figurine. È questo l’obiettivo del Progetto Alla ricerca dei Tesori, ideato e realizzato dalla Cooperativa Editoriale Esseci con sede a Latina ed Ercolano (Na) e indirizzato a collezionisti e appassionati e in maniera specifica al mondo della scuola primaria e secondaria sotto la forma concorsuale Il progetto, che ha visto la luce nel 2017, ha finora prodotto sei distinte edizioni di Album “Alla Ricerca dei Tesori Pontini (2017) Alla Ricerca dei Tesori Pontini/storia e Tradizioni (2018), Alla Ricerca dei Tesori Ciociari (2018), Alla Ricerca dei Tesori della Natura, le meraviglie del Basso Lazio (2019), Alla Ricerca dei Tesori Vesuviani (2019), Alla Ricerca dei Tesori Irpini (2019).

LE CARATTERISTICHE DELLA RACCOLTA Tutte le storie degli Album, che hanno una foliazione tra le 148 e le 164 pagine e circa 600 spazi figurina, ruotano intorno al viaggio dell’esploratore Enea e del cane Orazio tra le infinite bellezze della provincia italiana,

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alla scoperta dei paesaggi, dei monumenti, della storia, delle tradizioni e dell’enogastronomia dei piccoli paesi e delle grandi città. Ogni figurina rappresenta uno di questi tesori e serve per stimolare la capacità mnenomica di bambini e ragazzi a ricordare l’immagine ritratta nella foto a fini didattici, in modo da spingerli ad imparare divertendosi Gli album Alla ricerca dei Tesori trovano una ideale collocazione anche tra gli adulti, in special modo tra le migliaia di appassionati e collezionisti: è un mondo quello della figurina che fortunatamente ancora resiste all’incedere della tecnologia e dei giochi telematici. E’ un hobby che preserva in grandi e piccoli il ricorso alla manualità, la spinta alla socializzazione e


di Alberto Reggiani

all’apprendimento, l’attesa per la sorpresa e la soddisfazione (nel caso di completamento dell’album) Dopo le iniziali edizioni in provincia di Latina e Frosinone, nel 2019 c’è stato il grande sbarco nell’area sub-metropolitana di Napoli, ovvero il vasto e popoloso territorio dei paesi vesuviani (quasi un milione di abitanti). Qui i due esploratori Enea e il cane Orazio hanno potuto ammirare con i propri occhi uno dei territori più ricchi di storia e tradizioni del mondo. Intorno al Vesuvio e alla sua leggenda, ruotano infatti millenni di accadimenti reali e mitologici che hanno segnato le epoche della penisola italiana: dalle fondazioni delle colonie greche e romane alle eruzioni del vulcano che ha sepolto ma al tempo stesso ottimamente conservato ville e monumenti di epoca romana di valore inestimabile. Dai siti archeologici di Pompei, Ercolano ed Oplontis si passa quindi alla rinascita settecentesca, con il fiorire delle meravigliose ville del Miglio d’Oro, l’epoca dei Borbone con la prima ferrovia italiana, l’imponente Reggia di Portici. Il viaggio dei due esploratori, dopo l’itinerario circumvesuviano alla scoperta dei prodotti tipici ed enogastronomici, come vino, pomodori e pasta (c’è anche un escursus a Gragnano sui Monti Lattari), le tradizioni (la visita al santuario della Madonna di Pompei, il pellegrinaggio alla Madonna dell’Arco di Sant’Anastasia, la Festa dei Gigli a Nola) l’immaginario incontro con i personaggi storici dei vari paesi da Giordano Bruno a Massimo Troisi, termina con una

passeggiata sul lungomare Caracciolo di Napoli. NON SOLO ALBUM E FIGURINE Il progetto scolastico Alla ricerca dei Tesori ruota intorno all’album distribuito gratuitamente all’interno delle scuole del territorio aderenti all’iniziativa e culmina dopo alcuni mesi con un contest finale in un cui gli alunni dei vari istituti si sfidano per far vincere alla propria scuola dei premi consistenti in materiale scolastico. Una festa finale, in genere organizzata nel mese di aprile o maggio, che vede la

presenza di oltre 3000 persone tra alunni, insegnanti e genitori in location stupende come il museo della bonifica di Piana delle Orme a Latina o l’area della Pallacorda della Reggia di Portici. Durante il periodo della raccolta (novembre- aprile) sono previsti degli incontri di formazione all’interno delle scuole, con figuranti vestiti da esploratori che spiegano il progetto, regalano figurine e si cimentano in piccoli giochi a quiz per cono-

• È possibile avere informazioni o acquistare on line tutte le varie edizioni fin qui disponibili scrivendo a essecicooperativaeditoriale@gmail.com o raccoltatesorivesuviani@gmail.com oppure telefonando o mandando un Whatsapp al numero 327.9713164

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scere il grado di apprendimento degli alunni Il progetto Alla Ricerca dei Tesori ha ottenuto il finanziamento Invitalia del Ministero dello Sviluppo economico per il Bando Cultura Crea per il 2019, essendole stato riconosciuto l’obiettivo didattico e di promozione culturale dei vari territori dell’Italia meridionale. Ha inoltre il patrocinio del Senato della Repubblica, della Regione Campania, della Città Metropolitana di Napoli oltre ad un numero consistente di Comuni e di enti di promozione territoriale di Lazio e Campania.

Il progetto continua anche per le edizioni 2020 nonostante l’emergenza Covid-19. Per quest’anno è prevista una super edizione denominata I Tesori di Roma, un viaggio alla scoperta della Capitale, delle sue bellezze uniche al mondo, dei suoi monumenti, della sua storia, della sua provincia, con viaggi nella provincia romana e nel basso Lazio. Un unico grande album di 164 pagine distribuito nel Lazio ma vendibile on line in tutta Italia (come anche gli altri album della collezione) Per gli anni futuri sono previste altre edizioni in tutte le altre parti d’Italia anche verso Nord tra cui Toscana, Emilia, Veneto e Lombardia. • RS


LA LIBRERIA LE NOVITÀ DELLE CASE EDITRICI E I NOSTRI CONSIGLI PER SCEGLIERE IL TITOLO GIUSTO PER VOI Matteo Lunardini AL GIAMBELLINO NON SI UCCIDE

Clive Cussler IL DESTINO DEL FARAONE L’assassinio di una squadra di scienziati dell’Onu a El Salvador, una collisione mortale nel fiume di Detroit, un attacco a un sito archeologico lungo il Nilo: tre eventi scollegati tra loro ma che, come capirà presto il direttore della Numa, Dirk Pitt, sono uniti da un enigma antico che potrebbe cambiare il futuro dell’umanità. Cussler invia i suoi intrepidi eroi Dirk Pitt e Al Giordino nella più selvaggia e audace delle loro avventure. (Longanesi 416 pg - € 19,50)

Il detective privato Roger Zappa trascorre l’ennesimo compleanno con la sola compagnia di sua madre, la sciura Elsa. A Ferragosto, scovare una notizia è pressoché impossibile e quando giunge un messaggio minaccioso che annuncia l’uccisione di una prostituta quella stessa notte, Zappa decide di costruirci sopra il primo vero mistero del mese. La mattina dopo, però... (Piemme - 240 pg € 17,50)

Kira Shell KISS ME 3 Dopo l’ultimo attacco di Player 2511, Neil è sempre più sotto pressione ed è costretto a cogliere anche il più piccolo indizio del vendicatore mascherato che minaccia la sua famiglia e Selene, con la quale ha una relazione altalenante: da un lato, infatti, il ragazzo si rende conto che con lei sta nascendo un legame unico e indissolubile; dall’altro, teme che il suo passato doloroso possa impedirle di vivere una vita piena e soddisfacente. (Sperling&Kupfer - 672 pg - € 16,90)

IL VOLUME SOTTO I RIFLETTORI... I DISTURBI DELLA PERSONALITÀ AL TEMPO DEL CORONAVIRUS di Roberta Bruzzone Parola d’ordine: paura. A fase 2 appena iniziata, sono tanti gli interrogativi e le inquietudini per il prossimo futuro. Alla paura del contagio si somma quella di perdere il lavoro perché il rischio concreto è quello di non trovare più il mondo cui eravamo abituati. Se è altamente probabile un aumento di malattie mentali post pandemia, come riconoscere quando una ragionevole ansia sconfina in una vera e propria patologia? In che termini la pandemia acuisce le manifestazioni delle diverse patologie mentali? Ma, soprattutto, in vista di un’estate sicuramente diversa da tutte le altre, con meno libertà e più vincoli, e di un periodo di grande incertezza lavorativa e familiare, come possiamo reagire? Nell’Ebook all’interno della serie Molecole, la nota criminologa e psicologa forense, racconta come i disturbi della personalità si accentuano e si modificano durante la pandemia tracciando un identikit di narcististi, schizoidi e paranoici.(Piemme - Ebook - € 2,99)

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di Daniele Colzani

PER GLI APPASSIONATI DI FOTOGRAFIA CIAO. OMAGGIO ALL'ITALIA. EDIZ. INGLESE E ITALIANA In quarant'anni di carriera, il viaggio di Testino lo ha portato oltre il mondo della moda catturando le tradizioni e le culture della terra con una portata senza precedenti e un punto di vista straordinariamente unico. L'Italia ha avuto un grande peso nella sua vita e nelle sue immagini e ora con questo nuovo libro, Ciao, Testino rende omaggio al nostro Paese e alla sua cultura. Il volume è articolato in tre sezioni: IN GIRO mostra l'Italia attraverso gli occhi curiosi di Mario; ALLA MODA presenta il settore della moda come l'aspetto più esclusivo del Paese; AL MARE conclude il libro celebrando le località costiere italiane come le mete di vacanza più apprezzate del mondo. Questa raccolta, che comprende fotografie personali e finora inedite è un'ode alla gente, al cibo, all'arte e alla moda in Italia. Al mare e per le strade, da Torino a Montepulciano, scoprite l'intimo ritratto dell'Italia che Mario Testino conosce e ama. (Taschen - 254 pg - € 60,00)

Elisabetta Bricca CERCANDO VIRGINIA

Tillie Cole SULLE NOTE DI NOI DUE A soli diciannove anni Cromwell Dean è l’astro nascente della musica dance. I locali di tutto il mondo cercano di accaparrarselo per una serata e per migliaia di fan lui è una sorta di divinità alla consolle. Ma la verità è che nessuno lo conosce veramente, nessuno vede tutti i colori che si nascondono nel suo cuore. Tranne una ragazza che, sotto il grigio cielo inglese, riconosce il prodigio della musica classica che Cromwell era stato. (Always publishing - 384 pg - € 13,90)

La luce è flebile, ma a Emma, rannicchiata nel fienile, basta per immergersi nelle pagine dei libri che è costretta a leggere di nascosto. Lontano dagli occhi del padre che la vorrebbe impegnata nelle faccende domestiche. Ma quando si rende conto di non poter più continuare a nascondersi, preferisce andarsene e accettare un posto da cameriera offertole da una ricca aristocratica di origini inglesi che si fa chiamare “signora Dalloway” per conquistare l’indipendenza. (Garzanti 240 pg - € 17,00)

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Rosa Terlizzi LA MEMORIA DEL LAGO

In una sera di fine estate, un vecchio dossier di polizia, ingiallito dal tempo, arriva sul tavolo del laboratorio di Libera, la fioraia del Giambellino. Contiene i documenti di un dimenticato caso di cronaca – erano gli anni del dopoguerra, una giovane donna trovata morta sulla riva del lago di Como – rapidamente archiviato dalle autorità. Libera ne resta sgomenta: quella morte riguarda da vicino sua madre Iole e la sua misteriosa famiglia. (Sonzogno - 144 pg - €14,00)


CONCORSI

di Emanuela Cattaneo

Appuntamento a Villacidro per il

Premio Dessì

TERMINANO IL PROSSIMO 20 GIUGNO LE ISCRIZIONI PER IL CONCORSO LETTERARIO ISPIRATO ALLO SCRITTORE SARDO

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ono aperte le candidature all’edizione numero trentacinque del Premio “Giuseppe Dessì”, in programma il prossimo settembre a Villacidro, la cittadina del Sud Sardegna che lo scrittore (Cagliari 1909 – Roma 1977) , cui è intitolato il concorso letterario, considerava la sua patria.

Come sempre articolato in due sezioni, Narrativa e Poesia, il Premio è aperto a opere pubblicate dopo il 31 gennaio dell’anno scorso (escluse le ristampe e le edizioni successive a quella originale). Termine ultimo per la partecipazione, il prossimo 20 giugno: le pubblicazioni andranno inviate entro quella data alla segreteria della Fondazione Giuseppe Dessì, che promuove il premio letterario con il Comune di Villacidro, in via Roma n. 65 – 09039 Villacidro (SU). Fra tutte le opere iscritte (nella scorsa edizione sono state 351: 239 per la Narrativa, 112 per la Poesia) saranno selezionati tre finalisti per ciascuna sezione dalla giuria presieduta da Anna Dolfi e composta da Duilio Caocci, Giuseppe Langella, Giu-

seppe Lupo, Luigi Mascheroni, Gino Ruozzi, Stefano Salis, Gigliola Sulis e dal presidente della Fondazione Dessì Paolo Lusci. Come recita il bando del Premio, pubblicato nel sito della Fondazione Dessì (www.fondazionedessi.it), “i giurati possono indirizzare la propria attenzione anche su opere diverse da quelle presentate direttamente da parte degli autori e/o delle case editrici”, purché siano in linea con i requisiti richiesti dal regolamento. I vincitori delle due sezioni letterarie saranno proclamati e premiati a Villacidro nella serata di sabato 26 settembre; in palio, anche quest’anno, cinquemila euro per ciascun vincitore, mentre agli altri finalisti andranno 1.5oo euro. La cerimonia di proclamazione e premiazione sarà il momento clou della ricca settimana culturale che, da lunedì 21 a domenica 27 settembre, farà come

INFO E CONTATTI

• Altre informazioni sul

trentacinquesimo premio Dessì sono disponibili sulla pagina Facebook e nel sito della Fondazione Dessì, mentre la segreteria organizzativa risponde ai numeri 0709314387, 3474117655, 3406660530, e all’indirizzo di posta elettronica fondessi@tiscali.it.

sempre da cornice al premio letterario, con presentazioni editoriali, spettacoli, mostre, incontri. Oltre alle due sezioni strettamente letterarie del concorso, sono previsti anche quest’anno altri due riconoscimenti: il Premio Speciale della Giuria (sempre dell’importo di cinquemila euro) che la commissione giudicatrice si riserva di attribuire a un autore o a un’opera di vario genere letterario, e il Premio Speciale della Fondazione di Sardegna. • RS Giuseppe Dessì

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