L’illusionismo in teatro: ed è subito magia!
Chi segue da anni questo nostro magazine sa che spesso abbiamo definito il teatro come “magia”. Nei vari editoriali che ho scritto per voi, ho messo spesso l’accento sull’in-canto, sul valore della parola come “formula magica”, sul potere catartico della prosa e dell’aspetto valoriale dell’arte, intesa in senso lato, per il benessere dell’uomo, nella sua totalità.
Cosa c’è di più magico che farsi conquistare completamente da quella scatola di quattro pareti che è il palcoscenico, dove vengono rappresentate (dal lat. repraesentare, comp. di re- e praesentare «presentare»]) storie, che hanno il potere di farci estraniare dalla nostra realtà, grazie all’abilità degli artisti e alla nostra “immaginazione” (let ter. imàgine lat. imagois])?
Pensate alla “magia” nel nostro corpo quando assistiamo ad una perfor mance artistica: aumenta il livello di cortisolo e di serotonina, ormoni dedicati al nostro benessere, e la dopamina, quel neurotrasmettitore delegato all’umore, di venta preponderante.
Il ricercatore americano Harold J.Dupoy afferma che la contemplazione delll’arte ci fa sentire esattamente come quando ci innamoriamo e guadiamo l’amato bene.
Da parte degli artisti, è stato dimostrato come, nel caso di performance qualitativamente molto alte ed in rare circostanze, nel cervello siano state riscontrate onde Gamma, tipiche della meditazione profonda, correlati a processi mentali superiori. Non è magia tutto questo?
Questo numero, in particolare, è magico: è nato da una serie di coincidenze fortuite e, come diceva Albert Einstein, «Le coincidenze sono il modo di Dio per rendersi anonimo”» E siccome noi amiamo le coinci
denze, le abbiamo seguite.
Prima, l’incontro con lo spettacolo di Arturo Brachetti, poi la scoperta della magia della musica con Castellini, poi la favola di Rapunzel... il giornale si stava scrivendo da solo, come in un libro di Harry Potter!
Potevamo stare a guardare e lasciarci sfuggire il momento fatato?
Da lì, insieme al nostro art director e redattore Daniele Colzani, siamo andati a bussare alle porte dei vari personaggi che trovate in queste pagine, che hanno risposto tutti con entusiasmo, tirando fuori dal loro cilindro storie meravigliose, di arte, cultura ed umanità.
Noterete, leggendo questo numero, come le narrazioni siano tutte collegate: spesso i maghi sono amici tra di loro, uno è stato mentore dell’altro, e, pur avendo poi preso strade differenti, la stima è sempre condivisa ed il ricordo sempre affettuoso.
Connessioni magiche si sono create anche parlando di musical, dove ho scoperto un Federico Bellone amante dell’illusionismo, ed ho indagato ancora una volta la meraviglia degli show del “creatore di sogni” Maurizio Colombi. Dove Erix Logan e Paolo Carta hanno usato la loro abilità “illusoria” per dare
LA MUSICA È UNA VERA MAGIA. NON A CASO I DIRETTORI D’ORCHESTRA HANNO LA BACCHETTA COME I MAGHI. (E.BOSSO)quel tocco di stupore in più al teatro musicale.
Passando per la magia della musica e del mentalismo con Castellini –protagonista di uno spettacolo con il biologo e compositore Emiliano Toso, di cui abbiamo parlato spesso -, abbiano chiacchierato con artisti come il Mago Casanova, Raul Cremona e francesco Scimemi, che, al di là dell’ironia e dell’autoironia, ci portano in un universo di studio e preparazione che va al di là dell’illusionismo.
Questo specialissimo e brillante Riflettori su, arrivato al numero 30 (numero che simboleggia la creatività, la gioia, la società), per fatalità, coincide con l’ultimo numero del 2022 e con il mese più magico dell’anno, quello del Natale, dove tutti torniamo, o almeno auspichiamo di tornare, tutti bambini.
Quei bambini che con la magia della vita convivono ogni giorno: il senso di meraviglia e di stupore è innato in loro e noi adulti, ahimè, lo perdiamo nel corso della vita. Ed è un peccato.
Ritroviamolo, con e come, i più piccoli a teatro, luogo fuori dal tempo per eccel lenza, scatola magica dove tutto può succedere, e leggendo, magari insieme ai bimbi, queste pagine: scoprirete un universo assolutamente meraviglioso, amerete l’uomo dietro la magia, ma state tranquilli, non verranno svelati i trucchi di nes suno. Perché iL teatro è stupore ed è bello lasciarci stupire.
WILD WOMAN SISTERHOOD
Quando distribuivano a fragilità e i dubbi era il turno degli artisti di cui l'Universo ebbe pietà dando loro per indorare l'onere un pizzico di creatività e follia, altrimenti nessun altro si sarebbe accollato quel fardello, così essi vanno da allora per i mondi a trasformare le debolezze in delicatezza che è cosa comunque diffi-
cile la delicatezza con cui destreggiarsi tra i lunghi aculei del mondo. Ma gli artisti anestetizzano ogni bruttura e ricuciono con pazienza ogni strappo tra il dentro e fuori ogni inciampo e impiglio e usano per sutura il bello e il duraturo. Sono luminosi circondari di bellezza gli artisti perché qualunque arte maneggino fanno di essa magia e tramutano i vuoti esistenziali in spazi da riempire, e più che umani speciali sono specialmente umani, per questo sono di speranza a tutti, gli artisti.
(Andrea Melis Parolaio –“Lode agli artisti”) ►RS
Arturo Brachetti: l’uno, nessuno e centomila dell’illusionismo italiano
Tsui palcoscenici italiani a grande ri chiesta Arturo Bra chetti con Legend of quick chan ge più grande trasformista al mondo che giun ge alla sesta stagione applaudito finora da 600.000 spettatori in quasi 500 repliche, con innumerevoli sold out e standing ovation.
sformismo, quell’arte che lo ha reso celebre in tutto il mondo e che qui la fa da padrone con oltre 60 nuovi perso naggi, molti ideati ap positamente per questo show, che appariranno davanti agli spettatori in un ritmo incalzante e coinvolgente. Ma in propone anche un viaggio nella sua storia artisti ca, attraverso le altre affasci nanti discipline in cui eccelle: grandi classici come le ombre cinesi, il mimo e la chapeau graphie, e sorprendenti novità come la poetica sand painting e il magnetico raggio laser. Il mix tra scenografia tradizio nale e videomapping permet
te di enfatizzare i particolari e coinvolgere gli spettatori. Arturo, il teatro è trasformismo, anzi, metamorfosi. Tutti gli attori vivono sempre diverse vite sul palco e Arturo Brachetti è l’incarnazione dell’uno, nessuno e centomila.. Chi è oggi Arturo Brachetti, al di là delle maschere e dei costumi?
È un Peter Pan di 65 anni, costantemente curioso, che cerca lo stupore negli occhi degli altri. Sa, dopo più di 40 anni sul palcoscenico non mi stupisce quasi più nulla. Per cui cerco lo stupore negli occhi degli altri. Mi piace vedere lo sguardo del pubblico durante lo spettacolo così come mi diverto a fare scherzi
agli amici, come travestirmi da prete per andare in farmacia a comprare il Viagra o da rocker un po’ “trucido” per andare dei locali senza farmi riconoscere. Il mio motto è
cambiamo e ci evolviamo. Bisogna imparare a guardare con fiducia al cambiamento, non vuol dire instabilità come molti credono, ma al contrario vuol dire capacità di evolver-
scono dall’osservazione della vita quotidiana, guardano le persone e le loro abitudini. Cerco sempre però di costruire numeri che abbiano referenze universa-
Per esempio, nel numero dedicato alle serie televisive, in , mi trasformo in personaggi che sono conosciuti e amati da tutti, dalla Signora in giallo (a cui mando un pensiero ora che la straordinaria Angela Lansbury ci ha lasciati) Star Trek
Proprio questo personaggio è nato durante la pandemia, visto che la serie è diventata popolarissima in quel pe-
E poi durante lo stop forzato sono riuscito a dare spazio a un ambito che di solito non ho tempo di coltivare, quello dello showteller (una parola nuova inventata apposta). Cioè racconto storie di legate al mondo dellolo. Ho da sempre una naturalesizione al racconto, soprattutto confidenziale… sa quelle cose che si fanno alla sera a tavola con gli amici, finita la cena, in cui si incominciano a citare i personaggi conosciuti e gli aneddoti più curiosi… ecco esattamente quello!
Inquadra il QRcode per il canale Youtube di Arturo Brachetti
Lo abbiamo trasformato in un podcast che si chiama Et voilà (prodotto da storielibere.fm in esclusiva per Audible) in cui racconto i personaggi della Belle Epoque francese, un periodo straordinario che ha cambiato il mondo.
Ma lo abbiamo declinato in molti progetti, tra cui l’audiolibro del Diario di una signorina snob di Franca Valeri e in un progetto YouTube che si intitola Poltrona spiona, che sto terminando. Ma non finisce qui!
Arturo, dopo il baule dello spettacolo precedente, in SOLO apri le porte della tua casa, fatta di ricordi e di fantasie; una casa senza luogo e senza tempo, in cui il sopra diventa il sotto e le scale si scendono per salire. Dentro ciascuno di noi esiste una casa come questa, dove ognuna delle stanze racconta un aspetto diverso del nostro essere e gli oggetti della vita quotidiana prendono vita, conducendoci in mondi straordinari dove il solo limite è la fantasia. Quanto è importante oggi la magia e la meraviglia?
Sono sempre importanti, sono alla base della nostra voglia di immaginare. E a volte sono anche la scusa per costruirci realtà parallele. Dico sempre che è la realtà immaginata quella che ci rende più felici. Per sopravvi-
vere ognuno di noi si co struire delle realtà paral lele… “se la racconta” diciamo.
Pensi alle signore che dichiarano meno anni di quelli che hanno, oppure a chi si inventa storie di figli di successo che magari sono invece disoccupati e in difficoltà. Ognuno di noi si immagi na la quotidianità come vuo le, per renderla più accettabile.
Abbiamo parlato di “casa”. La tua vera casa è davvero particolare, piena di specchi e, dicono, passaggi segreti. È vero?
Ma non solo! Ho anche una telecamera rivolta verso la Mole, per cui quando sono in tour mi posso collegare dal telefono e vedere la bellissima vista che la mia casa offre. Quella non me la può portare via nessuno!
Oggi l’illusione è la spettacolarizzazione della vita? I social media sono una sorta di trasformismo?
Anche lì spesso ci inventiamo vite parallele. Però va detto che troppo spesso in questi anni
abbiamo visto i social come un fine, come se fosse lo scopo ultimo della nostra giornata. Oggi forse dovremmo tutti “crescere” e comprendere che sono un mezzo, uno strumento. Chissà se ne saremo capaci!
Nei miei editoriali, ho spesso sottolineato come in teatro l’interazione del pubblico e degli artisti sul palco crei una sinergia che porta a dare vita ogni sera ad uno spettacolo diverso, un hic et nunc che può nascere solo dal vivo. Al di là della rigidità della parte tecnica di uno show come il tuo,
come percepisci sul palco il pubblico che ti segue?
Sicuramente durante la pandemia mi è mancato. Perché il teatro è come l’amore, va fatto dal vivo! E ritrovare il pubblico è stato molto bello. Poi ora che siamo abbastanza liberi, senza mascherine e senza vincoli, sarà ancora più intenso. Poi va detto che ogni pubblico è diverso. Per me i pubblici più difficili sono quelli del centro sud Italia. A Napoli, per esempio, il varietà si trova nelle strade, nella vita di tutti i giorni. È davvero difficile stupirli!
I tuoi show raggiungono il cuore degli spettatori perché non si basano solo su grandi illusioni, ma anche sul sogno, sulla poesia e sull’emozione, sapientemente miscelati allo stupore. Come sono cambiati i tuoi spettacoli negli anni?
Poco e molto allo stesso tempo. Nel senso che non ho mai cambiato l’impostazione ma ho sempre aggiunto nuove tecniche, alcune anche molto antiche (come la chapeaugraphie) che
inserisco nei miei show. Sono alla costante ricerca di cose nuove da sperimentare.
Solo. Brachetti però ha sempre con sé un team di professionisti che lo supporta, dalla nascita dello spettacolo alla serata sul palco. Il miglioramento della tecnologia ha apportato qualche cambiamento al tuo lavoro o i tuoi metodi sono quelli tradizionali di sempre?
Ormai una decina di anni fa ho introdotto alcuni elementi più tecnologici al mio show, come la manipolazione di raggi laser e la scenografia in videomapping.
Però attenzione: la tecnologia serve per amplificare l’effetto, ma non può e non deve sostituire il gesto dell’artista. Serve per sottolinea, esaltare, aiutare a raccontare, ma il medium sono sempre io, il ruolo di traghettatore nel mondo della fantasia è a mio esclusivo appannaggio, nessuna tecnologia potrà sostituirlo.
Hai lavorato anche nel mondo del musical, con registi come Saverio Marconi e Maurizio Colombi. Tra l’altro, avevi regalato il tuo tocco al meraviglioso Peter Pan con Manuel Frattini. In questo spettacolo volerai?
Mi piace molto volare, per cui cerco di inserirlo in tutti gli spettacoli
Qual è il tuo lato ombra?
Non credo di avere un particolare lato di ombra. Certo, ho i miei difetti come tutti. Forse il mio difetto più marcato è che mi annoio facilmente, per cui vivo tutto in maniera molto veloce, dal mangiare alle cose della vita quotidiana.
Nel 1979 eri l’unico al mondo a portare in scena l’arte di Fregoli. Sei uno degli artisti più “copiati” al mondo, ma
hai comunque tenuto a battesimo tanti “maghi” che poi hanno seguito la loro carriera. A quali sei particolarmente affezionato?
Tanti, non potrei citarli per non fare torto a nessuno. Mi piace dare consigli ai giovani artisti e artiste, e accompagnarli nella scoperta della loro unicità.
Cosa deve avere un “mago” per arrivare al pubblico oggi, nell’era della digitalizzazione e degli effetti speciali?
Piantare semi nel suo giardino della mente e farli germogliare. Leggere, guardare, assorbire dai maestri “vampirizzandoli” cioè apprendendo il metodo, non copiando le cose che vanno. E con tutti questi strumenti provare a inventare qualcosa di nuovo anche se, nel 2022, non è semplice.
Arturo Brachetti, con il suo riconoscibilissimo ciuffo, è un’icona. Un eterno Peter Pan che riesce a trasportarci nel sogno e nella magia e che, come nel curioso di Benjamin Button resta sempre giovane. La forma fisica è fondamentale per il tuo lavoro. La magia è l’altro ingrediente.
Però l’ingrediente segreto è il DNA che mi ha trasmesso mia mamma, ha 86 anni ed è ancora scatenatissima. ►RS
Raul Cremona: vi presento i miei sette"magici" alter-ego...
ARTISTA ECLETTICO, ILLUSIONISTA, PRESTIGIATORE, COMICO, INTRATTENITORE CONDUTTOREGli spettacoli di Raul Cremona sono un percorso a ritroso nella sua storia e a tutto ciò che apparteneva ai maghi di un tempo. Quando il sipario cala si rivela per come lo conoscia mo tutti: un moderno istrio ne.. In questa intervista Raul ci racconterà del suo primo in contro con la magia e il palco scenico, portandoci per mano in un mondo fatto di giochi, macchiette, boutades, canzoni e stralunati personaggi con il suo cilindro pieno di magie e incanti, storie di imbroglio ni e imbonitori nati da quel teatro povero di cui è figlio ec cellente. provieni da una famiglia di professionisti nelle arti cir censi. Chi ti ha passato il "fuoco sacro" per la magia e chi ti ha "iniziato" ai giochi di prestigio?
clown, però io provengo da una generazione di "venditori di incanti". Una bella parola per descrivere un’attività che non esiste più e che
ho fatto in tempo a conoscere attraverso l’esperienza di mio padre, mio nonno che tra l’altro faceva giochi di prestigio e che ha avuto l’imprinting, anche se devo dire che vanto orgogliosamente nella discendenza di Claudio, mio bisnonno, la discendenza anche con Napoleone III. Ma questa è un’altra storia...
Come ti sei avvicinato al mondo dell'illusionismo? Sappiamo che hai avuto mentori importanti come Nanni Svampa, Walter
IL SITO
Valdi, Bruno Lauzi e Umberto Bindi? Che ricordi hai di questi personaggi? Cosa hanno rappresentato per te?
Effettivamente ho avuto diversi mentori perché ho avuto la fortuna di fare il cabaret negli anni 80, quando ancora erano presenti personaggi importanti nel panorama della comicità e della musica italiana. Ho lavorato molto con Nanni Svampa, Walter Valdi. Ho avuto il piacere di lavorare con Bruno Lauzi e Umberto Bindi, che erano personaggi molto importanti di un periodo che non c’è più. Negli anni 80 il cabaret era così sentito e così presente nella vita cittadina milanese: sto parlando di Milano e ho fatto praticamente una grossa gavetta.
Cosa hanno rappresentato per me? Beh, la fortuna di poter lavorare insieme a personaggi di quello spessore mi ha dato, insieme ai loro complimenti, la certezza o almeno la conferma che avrei potuto tentare anch’io di dire semplicemente la mia.
Da quegli incontri è partita la lunga gavetta che ti ha indirizzato verso un genere di cui sei stato il primo vero esponente italiano: il cabaret magico. Cos'è il cabaret magico?
Molto orgogliosamente, devo dire che sono il primo rappresentante di quel genere che si impone poi davanti al pubblico chiamato appunto Magia Comica, dove prima la magia comica era solamente relegata da qualche apparizione, ma circoscritta negli ambienti legati all’illusionismo o a piccoli varietà.
Invece io, attraverso le mie esperienze in diversi locali milanesi, non escluso il Derby, ho cominciato a promuovere questa immagine: cioè di sposare praticamente il cabaret con la magia che prima si avvaleva di un linguaggio tipicamente legato alla comunicazione del prestigiatore.
Un esempio fra tanti, Silvan, il quale aveva un modo di incedere e un modo di parlare classico. In realtà il linguaggio dei cabaret era molto
diverso. La mia intuizione è stata quella di mescolare il linguaggio del cabaret con il repertorio del prestigiatore, per poi approdare alla parodia comica, sempre attraverso personaggi che avevano le radici nell’illusionismo e quindi in questo senso sono un pioniere del genere cabaret magico.
Devo dire che molti hanno seguito il mio esempio perché dopo tanti anni di questo "mestiere" senti la necessità di fare cose nuove, contrariamente esistono un’infinità di artisti che fanno un numero di 6 minuti tutta la vita e quello rimane tale.
Sono quelle attrazioni che andavano di moda nei night e che
continuano magari ad orbitare intorno ai vari festival che esistono nel mondo.
Il titolo di questa intervista recita così "Vi presento i miei sette"magici"alter-ego...".
Dal Mago Oronzo a Silvano il mago di Milano, passando per Jerry Manipolini, Giorgian, Norman Hamilton, Sigmund and Joy (in coppia con il Mago Forrest) e Yuri Papacenko. Cosa ti ha portato a creare questi personaggi?
Lavorando su Milano e lavorando sempre negli stessi ambienti avevo il desiderio, il bisogno soprattutto di cambiare, di creare, di maturare un repertorio nuovo, un repertorio che fosse mutevole. E siccome avevo esplorato tutte le zone e tutti gli aspetti del genere, ho iniziato a pensare di creare personaggi,
dato l’opportunità di spaziare nel mondo della magia in maniera completamente diversa. L’idea che mi ha portato a creare questi personaggi è l’esigenza e quindi il bisogno. Nel senso che per lavorare in un locale ogni tanto devi cambiare anche repertorio. E poi anche perché non mi sono mai accontentato di fare sempre le solite cose...
Due di questi tuoi alter-ego rappresentano gli antipodi: SIlvano è il mago elegante e di classe, mentre Oronzo è quello cafone. Quindi possiamo affermare che nella magia non bisogna MAI fermarsi alle apparenze...
Effettivamente Silvano Mago di Milano e Mago Oronzo sono agli antipodi. C’è una spiegazione in questo e sta nella mia mia esperienza culturale. Uno dei comici che ho sempre amato era Jerry Lewis. Ricordate quel film
Le folli notti del dote della lotta del dottor Jerry? Vediamo che Jerry Lewis da una parte fa il picchiatello dall’altro praticamente l’opposto e "rigenera" la parte mancante, quella che era di Dean Martin da quando ha cominciato a fare
Jerry Manipolini Mago Oronzo © Alberto CallariSOCIAL
poi diverranno una parodia di Silvan. Un’imitazione, una parodia. La parodia, lo sappiamo, tende a estremizzare i difetti. I difetti percepiti da me di Silvan sono chiaramente quelli legati al grande eclettismo del maestro, che io ho trasformato in qualcosa di divertente senza mai come dire cadere nel trivio e nel volgare.
di Silvan, che difendeva invece la statura di un prestigiatore elegante.
film da solo e ha ricreato il "doppio" attraverso la sua esperienza.
È un classico nel comico, cioè una parte lunare, una parte solare. La parte lunare per me era rappresentata da Jerry Manipolini, il primo personaggio che era un omaggio a Jerry Lewis, però completamente diverso da lui, ma che incarna l’idea di un mago imbranato e dall’altra parte invece il mago cafone che invece, sicuro di sé, con quella sicumera classica dell’ignorante, imponeva il proprio repertorio, ad un pubblico.
Sono due aspetti diversi, uno solare e uno lunare, che praticamente danno vita a tempi comici completamente differenti. Quelli di Jerry Manipolini, erano quelli semplici dell’idiota e mentre invece quelli del mago Oronzo sono quelli dello strafalcione dell’arroganza tipica.
Secondo me la cosa interessante è che il mago Oronzo, così come si dice, si avvaleva dell’illusionismo: arte che dovrebbe trascendere, dovrebbe essere un’arte divina, ma nelle mani di un cafone diventa un fatto risibile.
Il tuo personaggio di Silvano è un chiaro omaggio al grande Silvan. Chi è per te Silvan e che parte ha avuto nella tua carriera da mago?
È chiaro e lampante che si fanno omaggi ai grandi, ma che
Che cosa rappresenta per noi Silvan? Non dico solo per me ma per tutta la generazione di innamorata dell’illusionismo. È come dire un rito di iniziazione... Chi non è passato attraverso di lui e attraverso le sue scatole magiche? Queste hanno creato generazioni di prestigia tori che si sono avvalorati del suo repertorio: in me poi è nata molto presto l’idea di farne una parodia, un’imitazione
La facevo già quando avevo 18 anni proprio di fronte a lui e con qualche buffetto mi diceva «Bra vo, continua» finché un bel giorno ho deciso: arrivato a Zelig ho trasfor mato que sta semplice parodia in un fatto comico. E allora è nato Silvano Mago di Milano.
Dai tuoi esordi a oggi com'è cambiato il mondo della magia e dell'illusio nismo?
Il mondo della magia è chia ramente cambiato. Ho fatto in tempo a vedere la televisione degli anni 70: era già arrivato Tony Binarelli che ha dato un cambiamento notevole e la ma gia è scesa dai palcoscenici ed è entrata nei salotti, molto più confidenziale, era meno impo matata, meno impostata, come lo era un po' in parte la classe
L'ulteriore passaggio poi avviene con me, nel senso che portando la magia nel cabaret, il linguaggio è diventato completamente diverso. L'idea non era più quella di mostrare il miracolo o semplicemente divertire attraverso il gioco, ma anche di dissacrare un po' l'arte magica senza mai rovinarla, senza mai fargli perdere quella nomea di "arte". Per cui il pubblico più smaliziato e più propenso a voler ridere più e tutto questo è stato possibile, soprattutto, gra-
visione che aveva una richiesta enorme di questo tipo di intrattenimento. Tutto ciò non sarebbe potuto accadere negli anni 70 e 80, solo con un canale tv. Con l'avvento delle televisioni private la richiesta è aumentata e di conseguenza molti artisti hanno avuto la possibilità di esprimersi e attraverso trasmissioni come Zelig, i miei personaggi hanno avuto modo di regalarsi di più al pubblico.
Il mondo della magia è cambiata in questo senso, è cambiato insieme alla televisione, a un'infinità di cose che noi abbiamo modo di vedere: basti pensare al cinema dove si era obbligati ad andare per vedere un film in prima visione. Oggi abbiamo 567 canali preferenziali sul televisore e non passiamo più nemmeno dai canali "normali" per guardarci il nostro film o uno spettacolo perché possiamo trovare 1000 maghi da tutte le parti, soprattutto su YouTube e su tutti i social.
Hai partecipato alla trasmissione Voglio essere un mago. Che esperienza è stata?
L’esperienza di Voglio essere un mago è stata molto divertente. La trasmissione si lega praticamente al genere che mescola un po' il contest, un po' il reality, generi che vanno molto.
Ho "giocato" una parte diversa: ero il Magister, il preside della scuola di magia che aveva il
compito di tenere a battesimo gli "apprendisti maghi" e devo dire che il rapporto con loro è stato molto soddisfacente.
Purtroppo devo essere sincero, a volte la magia non è così fruibile come può essere una canzone o altri tipi di intrattenimento ma noi siamo innamorati dell'illusionismo e quindi per me è stata una grande esperienza, una grande occasione.
La tua ultima fatica è il libro Diventa un mago dove hai raccolto i trucchi del mestiere di nove grandi illusionisti italiani. Come è nata l'idea di questo libro?
È stato un libro che mi ha tenuto impegnato per un po' di tempo, tanto tempo devo dire. L'iniziativa è stata quella di mettere insieme i migliori maghi del panorama magico italiano e fare in modo che ognuno di loro, compreso me, potesse regalare
qualche gioco ad un pubblico giovane (e lo si capisce immediatamente anche in virtù della veste grafica con cui si presenta), ma sia chiaro che è adatto anche per gli adulti!
Non è la mia prima esperienza nello scrivere libri legati alla magia, già ne ho scritti parecchi per Florence art, però questi erano si rivolgevano ad un pubblico, diciamo di addetti del mestiere. Poi ho scritto qualcosa, anche di interessante, in passato per Mondadori, per Kowalski, mescolando un repertorio di gag e giochi divertenti del mago Oronzo o di altri personaggi. ►RS
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Antonio
il commesso viaggiatore dell'incanto
Casanova,
DAL PIANOFORTE AI NUMERI "AL LIMITE DELLA FOLLIA" CON IL MITO DI HOUDINI COME PUNTO DI RIFERIMENTO
Classe 1972, Antonio Montanari (questo è il suo vero cognome) è nato a Ravenna. È lì, sul limitar della marina, che tutto inizia. Prima ancora dell’amore per Houdini, dell’amicizia con David Copperfield e della fama arrivata con Striscia la notizia, ci furono un pianoforte, un talento da énfant prodige e, soprattutto, nonno Abdon del quale ricorda i giochi di prestigio come quando faceva sparire una monetina o un fiammifero.
Chi è Antonio Casanova? Mago, illusionista, prestigiatore... Quale definizione "inquadra" al meglio la tua professione?
Antonio Casanova è qualcuno con cui convivo da
tempo, ma non da sempre. Questo perché è il risultato di una sorta di scoperta di se stessi durata una buona fetta di vita. Mia madre e mio padre pensavano all’inizio che la mia vita sarebbe stata in bianco e nero sui tasti di un pianoforte.
Era ciò che facevo ad 11 anni: girare sale da concerto anche fuori dai confini, suonando Chopin e Beethoven. Quella che sembrava una magia, vista la tenera età e la padronanza della tastiera forse poteva darmi un indizio. Ma io sordo (anche i musicisti migliori lo sono stati) a queste avvisaglie ho continuato e mi sono trovato a scrivere poesie e racconti su fogli di carta. Speravo di tro-
vare qualcuno che li pubblicasse, non accadde. È accaduto più tardi con mia grande soddisfazione, qualche anno fa, con il libro per ragazzi (L’Illusionista, Battello A Vapore, 4 volumi tradotti in 8 lingue) e per adulti (Ventuno, Sperling & Kupfer). Dopodiché mi sono perso nella lettura dei libri magici trovati nella biblioteca di mio nonno Abdon, uomo di immensa cultura e primo traduttore dell’Ulisse di Joyce. Li collezionava a mia insaputa, cercandoli nei mercatini della muffa come li chiamava lui. E da allora tutte queste ‘vite’ si sono unite assieme.
Per cui ho cominciato a convivere con Antonio Casanova che è ad oggi il risulta-
to di un pianista figlio della musica, di uno scrittore inna morato di Joyce e di un illu sionista affascinato dal modo con il quale si può produrre stupore negli altri. L’inqua dratura riesce difficile. For se la definizione migliore è ‘commesso viaggiatore dell’Incanto cui vado orgoglioso Come è iniziata l'avven tura nel mondo della ma gìa? Qualcuno in famiglia ti ha ispirato a seguirne le orme o è stato del tutto casuale? C'entra qualcosa la scatola di Silvan con cui tutti i maghi hanno ini ziato?
Come per telepa tia ho risposto a questa do manda con la prece dente, prima di legger la. La scatola di Silvan, come poi ho anche le mie scatole di Ma gia prodotte negli anni, sono state sempre una spinta verso un mondo che affascina tutti ma a cui praticamente nessu no ha accesso.
Anche nonno Abdon mi regalò la scatola magica di
Inquadra il QRcode per il sito ufficiale di Antonio Casanova
Silvan quando ero ancora in età pianistica. E la ricordo con estremo affetto. Così come sento un movimento di cuore quando i ragazzi mi dicono (e sono tanti) che hanno iniziato la carriera da prestigiatori dopo aver ricevuto la mia scatola in omaggio. Trovo che sia un atto di responsabilità e di dovere poter aprire una strada se si scopre che quello che si fa produce emozione e trasmette battiti di cuore irregolari. Così l’emozione e il battito tornano indietro al mittente, amplificato e sonoro. Del resto ben lo sapeva D’Annunzio con il suo «Ho quel che ho donato» Ma il primo amore è stato la musica e il pianoforte in alle lusinghe dell'arte magica... Le dita anziché scivolare sui tasti del pianoforte hanno
Tornando al pianoforte le dita in realtà sulle carte scivolano già. Questo perché ricordo i lunghi viaggi solitari sulle rotaie da Ravenna (dove abitavo, la città che mi riporta alla memoria sempre il profumo della salsedine nell’aria) fino a San Lazzaro dove un paziente, eccezionale maestro di pianoforte, il Maestro Babini, mi aiutava nel percorso di mettere le briglie a un cavallo
E io per ingannare il tempo in treno usavo un mazzo di carte che facevo scivolare tra le dita di entrambe le mani, così da riscaldarne i movimenti e divertirmi. Anche con qualche gioco di prestigio scoperto per caso su qualche rivista. E questa era un’altra avvisaglia a cui avrei dovuto dare ascolto.
L’ho voluto come niente al mondo. Sapevo che era a Milano. Ho trovato l’albergo, sono riuscito a farmi passare la camera, sono riuscito a parlargli e convincerlo che avremmo fatto un pezzo per Striscia la notizia fortissimo. E lui accettò, ad una condizione. Avrei dovuto essere a Milano entro 2 ore. Quella sì che era una magia. Ci riuscii.
E lui ne fu colpito, tanto da invitare mio padre, che mi ha sempre seguito e aiutato, a restare poi a cena. In quell’occasione tirai fuori il peggior inglese della mia vita. E il pezzo non andò mai in onda, giustamente. Poi vicino alle vacanze di Natale ricevetti una strana telefonata. Mi dissero: “È Copperfield”. Pensai ad uno scherzo. Invece era davvero lui, chiamava per sapere se poi fosse andato in onda il nostro incontro e per dirmi che per qualsiasi cosa potevo contare su di lui. Ed è quello che ho fatto, avendo da lui appoggi di ogni genere. Un Amico prima di tutto. Un Artista immenso. Una leggenda nella magia. Poche settimane fa ci siamo
© Desy Frascari (2) Nel 2001 hai conosciuto il grande David Copperfield... cosa ricordi di quell'incontro?scritti via e-mail. Ero preoccupato per non averlo sentito molto durante la pandemia. Ma lui come sempre mi ha rassicurato. Troppe cose da fare, troppo poco tempo per farle. Ma a chi teniamo riusciamo sempre a dedicare un attimo. Così mi han insegnato e ribadito ogni volta con ogni suo gesto.
Hai una grande passione per la figura di Houdini e la leggenda narra che la Pagoda della Morte fosse l'unica temuta proprio da lui che la inventò... Cosa ha rappresentato per te questa figura a cui hai dedicato anche lo spettacolo teatrale Houdini - Il grande segreto?
Houdini era il mito di mio padre e di mio Nonno. Nonno addirittura aveva vissuto il tempo in cui lui creò la Pagoda della Morte e sapeva di lui tramite i giornali dell’epoca. Di quello che era un supereroe incarnato. Il simbolo della libertà, l’uomo che fuggiva da qualsiasi costrizione e che per emulazione mostrava la strada per combattere nella vita e liberarsi da angherie e preoccupazioni usando la forza di volontà.
Per questo mi ha affascinato. Va oltre ciò che materialmente ha fatto. È per ciò che ideologi-
camente comunicava. Io stesso ho eseguito la sua Pagoda della Morte nel 2006 a Striscia, grazie ad Antonio Ricci che mi ha dato la più grande occasione della mia vita, in diretta, davanti a un pubblico pari a quello che guarda i mondiali di calcio in tv. E io ho lottato con la mia paura atavica dell’acqua! Questo è per me Houdini. L’uomo che combatte con le mani nude contro un destino, che parafrasando Amleto, «è un mare di incognite pronto a sommergerci». Ma combattere con armi in mano (e io lo penso a mani nude) è l’unica possibilità che abbiamo per Essere.
Forse non tutti sanno che sei il tuo alter ego è PaperNova (amico e spalla di Paperinik in ben 7 storie), un personaggio dei fumetti Disney disegnato da Giorgio Cavazzano, il Raffaello dei fumetti... Un onmaggio che pochi hanno avuto il piacere di ricevere...
Un omaggio che pochi hanno avuto il piacere di ricevere... Forse non lo sanno tutti ma io vorrei che tutti lo sapessero se non altro perché essere un papero, poi firmato da Giorgio, significa che sei comunque entrato nell’immaginario collettivo. Topolino gli ha dedicato addirittura 7 storie! Una anche legata al mio matrimonio con Desi, Il Mistero degli Anelli Oggi poter mostrare alle mie piccole meraviglie ambulanti Matilde e Nora le storie di Papernova e i personaggi nascosti in esse (da Antonio Ricci a mio padre in forma paperizzata) è un’altra emozione immensa. Un regalo senza precedenti, fattomi proprio da Giorgio, da Stefano Ambrosio, da Claretta Muci e naturalmente Valentina de Poli.
Abbiamo più volte assistito alle tue imprese magiche come la Pagoda della Morte, il Salto della Cascata delle Marmore... Come nascono i tuoi numeri e di quanto tempo necessitano prima di essere pronti per il pubblico?
Hai citato esperimenti al limite della follia. Oltre il Tuffo nelle Cascate delle Marmore e la Pagoda ci sono stati altri momenti speciali che sono significati un anno intero di preparazione come il Sepolto Vivo, l’Appeso (a corde incendiate e a testa in giù a quindici metri d’altezza) e La Tela Da un Milione di Dollari per esempio.
Queste incredibili illusioni, anche se poi alcune sono fughe ai limiti del disumano basate su veri
allenamenti fuori dalle regole, hanno bisogno di un’intuizione per essere concepiti, come ad esempio osservare una cascata e chiedersi: cosa hanno fatto altri prima di me? Come posso farlo in modo nuovo, più spettacolare o più incredibile? Poi c’è tutto il processo di disegno e di interscambio con un costruttore di fiducia.
Nel mio caso sono diversi, ma il mio storico a cui sono affezionato è Paul Osborne. Oggi non c’è più, almeno non è qui sulla stessa terra che cammino, ma mi osserva con il suo sguardo ironico dalla platea più alta, e mi ha aiutato nel creare illusioni su illusioni, con il suo genio e il suo talento.
Lui è stato il creatore di effetti incredibili per Copperfiedl, Steve Wyrick, Dough Henning, Blackstone, insomma un’altra leggenda nel mondo della magia con il quale avuto la fortuna di vivere spalla a spalla, anche fisicamente a Dallas, dove risiedeva con Michelle, sua moglie.
A chi volesse avvicinarsi al mondo della magia che consiglio ti senti di dare?
Tutti dovremmo avvicinarci al mondo della magia, perché è una risorsa del nostro immaginifico a cui attingiamo senza
timori da bimbi e man man che cresciamo tendiamo a perderla o nasconderla dentro di noi. Riscoprirla può solo che far bene: una Madeleine degna di Proust che può riportare i livelli di serotonina alle giuste altezze e la nostra anima bimba alla sua completa espansione nel nostro torace.
Poi se da questo ci si vuol spingere a tentare la strada di essere personalmente impiegati in prima linea come illusionisti o prestigiatori allora il consiglio è di essere aperti a tutte le forme d’arte, dalla letteratura alla pittura, facendosi affascinare da tutta la genialità che vi è dietro. E unire a queste la voglia di guardare il mondo sotto una prospettiva diversa. Una sorta di pensiero parallelo. La magia arriva da sé, ne sono certo. Così è accaduto a me.
Ricordiamo il tuo show "Incantesimi - La musica non è mai stata così magica"al Teatro Dehon di Bologna. Riproporrai lo spettacolo? Cosa
deve aspettarsi il pubblico che verrà a teatro?
Lo show arriverà di nuovo, assieme a un altro di cui non posso parlare, che tutti potranno ammirare in un enorme teatro stabile dedicato alla magia
Quindi anche la musica può essere magica? Con quale criterio "abbini" le musiche ai tuoi numeri ?
La musica è magica, anche nel legame con i suoi creatori che a loro volta, come nel caso Houdin (da non confondere con Houdini, che prese il nome d’arte proprio dal grande genio di Blois Robert Houdin) e Chopin si sono influenzati a vicenda, artisticamente parlando. Per scegliere un brano musicale mi rimetto alle leggi del cinema. Deve esserci l’ambiente musicale corretto per lo stile del numero magico. Poi deve esserci il crescendo giusto al punto giusto e il finale perfetto nel momento perfetto. Bisogna ascoltare tantissima musica e chiudere gli occhi, immaginare. Del resto il mio lavoro è portare Incanto. Quello stesso incanto che per primo percepisco io. Una vera Magia. • RS
L’altro volto dell’Arena Stagione Sinfonica 2023
TEATRO FILARMONICO
24, 25 febbraio
24 febbraio/ 31 dicembre 2023
28, 29 aprile
Direttore Eckehard Stier Musiche di Mahler
3, 4 marzo
Direttore Enrico Onofri Flauto Pier Filippo Barbano Musiche di Mozart, Haydn
10, 11 marzo
Direttore Manuela Ranno Violoncello Santiago Cañón-Valencia Musiche di R. Strauss, Milhaud, Gulda
7, 8 aprile
Direttore Francesco Ommassini Solisti Marina Monzò, Chiara Tirotta, Dmitry Korchak, Matteo Roma, Giorgi Manoshvili Musiche di Rossini
14, 15 aprile
Direttore Antonio Pirolli Musiche di Beethoven, Mendelssohn
21, 22 aprile
Direttore Jaume Santonja Musiche di R. Strauss
Direttore Nicola Paszkowski Violoncello Massimiliano Martinelli Musiche di Mendelssohn, Schumann, Schubert
5, 6 maggio
Direttore Alessandro Cadario Musiche di J. S. Bach, Stravinsky
12, 13 maggio
Direttore Vitali Alekseenok Pianoforte Costanza Principe Musiche di Rachmaninov, Šostakóvič
19, 20 maggio
Direttore Marco Angius Musiche di Beethoven, Berio
3, 4 novembre
Direttore Sergej Krylov Musiche di Pärt, Bosso, Bartók
1, 2 dicembre
Direttore Valentina Peleggi Solisti Francesca Maionchi, Damiano Salerno Musiche di Purcell, Saint-Saëns, Poulenc, Fauré
31 dicembre Concerto di fine anno (fuori abbonamento)
Orchestra e Coro della Fondazione Arena di Verona Maestro del Coro Ulisse Trabacchin
atrale autobiografico con un messaggio forte: mai smettere di inseguire i propri sogni, allenamento, determinazione, motivazione possono fare superare gli ostacoli e far realizzare anche i desideri più impensabili.
Luca Bono, già Campione Italiano di Magia all’età di soli 17 anni e successivamente laureato a Parigi con il Mandrake d’Or, riconosciuto come l’Oscar della magia, è univocamente considerato il talento magico più interessante della sua generazione, interprete del nuovo illusio-
mente, in pochissimi anni, Luca Bono passa così dal sottoscala del circolo magico torinese alle grandi platee internazionali. In scena, dunque andranno non solo l’Artista, ma anche il ragazzo, con tutte le sue debolezze, le sue paure e la sua proverbiale riservatezza in grado di sciogliersi davanti al pubblico con la stessa disinvoltura con cui l’insospettabile Clark Kent sapeva, in una frazione di secondo, trasformarsi in Superman; all’apertura del sipario le arti magiche trasformeranno la sua normalità in una grande dimostrazione di talento e in un caleidoscopio di sorprendenti effetti conditi con lo stile personale ed accattivante proprio di Luca
In scena anche Sabrina
Iannece, artista ed assistente che da diversi anni lavora al fianco di Luca Bono e che in questo spettacolo è co-protagonista.
L’Illusionista è uno spettacolo unico che emozionerà gli adulti e allo stesso tempo coinvolgerà e divertirà i più giovani, che potranno così lasciarsi trasportare in un mondo di pura illusione, in cui sarà davvero difficile distinguere i confini tra realtà e apparenza.
IL SITO
La regia de L’Illusionista è di Arturo Brachetti, il maestro internazionale del quickchange, che di Luca è direttore artistico. In alcuni momenti lo spettacolo si avvale di filmati e proiezioni su grandi schermi attraverso i quali il pubblico, anche più lontano, potrà rendersi conto che davvero “non c’è trucco e non c’è inganno” e che il close up e la prestidigitazione, sono tecniche di pura maestria e non consentono di celare trucchi.
La produzione è curata da Muvix Europa, realtà di produ-
IL TEASER
zione artistica capace di coniugare l’illusionismo con le più diverse discipline dello spettacolo, per realizzare soluzioni su misura.
LA NOSTRA INTERVISTA
Quando è nata la tua passione per la magìa? Qualcuno in famiglia ti ha tramandato la passione per quest’arte? Ho scoperto la magia quando avevo 13 anni grazie a mio fratello Davide. Allora io correvo sui go-kart, ho avuto un incidente in pista e mio fratello essendo appassionato di magia veniva a trovarmi in ospedale e per distrarmi mi faceva vedere dei giochi. È stato lui il primo maestro. Uscito dall’ospedale ho iniziato a praticare la magia da autodidatta, finché ho conosciuto il Circolo Amici della Magia di Torino dove ho scoperto un vero e proprio mondo: lì ho incontrato Arturo Brachetti che è diventato poi il mio direttore artistico e tanti illusionisti che condividevano la mia stessa passione.
Si direbbe che hai avuto una carriera da enfant prodige: a
soli 17 anni eri già Campione Italiano di Magia, due anni dopo il Mandrake d’Or che è considerato l’Oscar dell’illusionismo.
È stato un inizio elettrizzante che mi ha permesso di conoscere tanti contesti e artisti importanti. In pochi anni ho avuto la fortuna di esibirmi in teatri prestigiosi, in trasmissioni televisive di grande ascolto e di effettuare molte esperienze preziose.
Una delle esperienze più inaspettate è stata forse la partecipazione al programma televisivo francese “Le plus grand cabaret du monde”: vi si sono esibiti i più grandi artisti internazionali e fin da quando ho cominciato guardavo e riguardavo i loro video all’interno di quel programma.
Ritrovarmi nello stesso studio, con la scenografia che ero abituato a vedere solo in video, è stato come vivere in un sogno.
Nell’immaginario collettivo il mago è rappresentato con cilindro, bacchetta e frac. Come è cambiata la figura dell’illusionista negli anni?
L’estetica del prestigiatore si è modernizzata, è evoluta, io stesso inizio lo spettacolo con un frack ma mi cambio dopo pochi minuti e continuo lo spettacolo in jeans e t-shirt. Tuttavia molte tecniche e “segreti” sono rimasti gli stessi.
È cambiato il modo di presentarli: rendendoli più moderni si riesce a rinnovare quest’arte. Per esempio un gioco “classico” come indovinare una parola scelta all’interno di un libro, oggi si può fare con Wikipedia.
Oppure un grande classico come l’apparizione di una colomba, l’ho modificato anche grazie ad elementi tecnologici così da riuscire a trasformare una colomba virtuale all’interno di un monitor in una colomba vera. Credo tuttavia che non si debba abusare della tecno-
logia: l’elemento umano deve rimanere al centro dello spettacolo.
Nella tua carriera ti sei ispirato a qualche grande mago del passato o del presente?
La magia cosi come la musica ha varie branche e in ognuna c’è un “mito”: per quanto riguarda la manipolazione uno dei miei punti di riferimento è stato Nestor Hato, per i numeri con le colombe Greg Frewin e Lance Burton...
In generale il numero uno resta David Copperfield perché rimane al passo coi tempi creando sempre, insieme al suo team, nuovi effetti.
La regia del tuo spettacolo è di Arturo Brachetti, vera
• Luca Bono (Pino Torinese, 1992) è considerato dai media tra i talenti magici più interessanti della sua generazione. Il suo primo importante riconoscimento lo conquista infatti a soli 17 anni con la vittoria al Campionato Italiano di Magia, e due anni dopo si aggiudica il Mandrake d’Or assegnato ogni anno ai più promettenti talenti internazionali.
• Da allora i successi si susseguono: fa televisione e gira il mondo con Arturo Brachetti, anche suo direttore artistico e regista nello spettacolo Brachetti and Friends e agli spettacoli Cho e Brachetti che sorpresa! Canada e in Europa.
• Luca è stato protagonista di La grande magia dedicato all’illusione in cui Bono è stato l’unico italiano ad arrivare in finale. È stato insegnante di Marco Columbro e Catherine Spaak nella prima edizione di Si può fare
• È stato protagonista in prima serata su BOING di Magia!, un programma dedicato a candid camera magiche e alle risate. In questi anni Luca ha sovente commentato l’attualità sul web creando video magici legati all’attualità che sono diventati virali venendo ripresi dalle testate giornalistiche nazionali.
e propria leggenda dell’illusionismo. Cosa si prova ad avere un personaggio così importante a “dirigere” il tuo show?
Lavorare con Arturo è stata un’esperienza straordinaria: per due anni abbiamo girato il mondo nel suo spettacolo nel corso di 450 repliche in Canada, Francia, Belgio e Italia. È stata una scuola incredibile. Poi è venuta l’idea di creare un mio spettacolo, L’Illusionista appunto, che raccogliesse il repertorio che avevo costruito in due anni di esperienza.
CHI È SABRINA IANNECE
Quando abbiamo scritto lo spettacolo Brachetti è stato prezioso nel consigliarmi di creare uno spettacolo di magia che non fosse una sequenza di trucchi privi di collegamento con il solo obiettivo di stupire, ma che desse un senso preciso e una giustificazione ai vari giochi che diventano funzionali a una narrazione; questo è il maggior insegnamento ricevuto da Arturo che per primo ha abbandonato la mera esibizione di virtuosismi a favore di una drammaturgia in cui l’illusione ha una componente importante.
In scena con te c’è anche
sistente. Qual è la formula segreta del vostro rapporto?
Effettivamente come ogni illusionista che si rispet ti anche io ho un’assistente, Sabrina, che mi affianca da quasi dieci anni. Ma nel mio spettacolo l’assistente si vendicherà: ricorderà al pubblico che il mago prende ‹solo› gli applausi evidenziando che è lei spesso quella che fa materialmente le magie, senza però prendere nessun merito. Una sorta di vendetta da parte sua a nome di tutte le assistenti che negli anni sono state tagliate in due, messe in scatole anguste e fatte spari
pre di non limitarsi a studiare i tutorial che oggi sono molto frequenti sulla rete, ma di cimentarsi con la pratica quotidiana, incontrandosi fisicamente, scambiandosi idee, leggendo i libri di magia.
Per questo il Circolo Amici della Magia di Torino è un posto straordinario che per me è stato davvero prezioso quando ho iniziato e che ha aiutato tanti esordienti a di
• Sabrina Iannece, classe ’89, inizia da piccolissima a studiare ginnastica artistica per poi avvicinarsi al twirling (disciplina della ginnastica con il bastone) che ha praticato a livello agonistico. La danza è da sempre la sua passione: prima quella jazz, quella contemporanea e hip-hop, poi la danza acrobatica aerea con i tessuti e la specializzazione con il cerchio. • Nel 2012 l’incontro con Luca Bono: per la prima volta sale sul palcoscenico come assistente di scena, per poi diventare oggi vera e propria co-protagonista nello spettacolo L’illusionista.Più che il titolo di un nuovo spettacolo The Disillusionist rappresenta un cam bio di passo, un'evolu zione dal ruolo di Illu sionista che ha visto Erix Logan protagonista del le più importanti sce ne internazionali in 50 paesi del mondo, partendo dal celebre Friedrichstadtpalast di Berlino, attraverso il Palladium e la Royal Albert Hall di Londra e il Lido di Parigi, in Sud America al Teatro Municipal di Santiago del Cile ed il Metropo litan di Rio de Janeiro, fino al Magic Castle di Hollywood e diversi teatri di Las Vegas.
Un “family show”, che verrà percepito diversamente da bambini e adulti, da lasciare tutti a bocca aper ta. Al suo fianco Sara Maya, compagna in scena e nella vita, che arricchisce il programma con l'incanto della sua voce e che si pre senterà agli
© Paolo RanzaniIL SITO
spettatori in un ruolo inedito, interpretando, attraverso un onirico viaggio intorno al mondo, una serie di personaggi, con costumi e brani della tradizione di diversi paesi, cantando nella lingua originale di ogni nazione. Erix, come è cambiato il mondo dell’illusionismo e della magia?
Oggi tutto sta cambiando
velocità che solo qualche decennio fa era inimmaginabile e Magia ed Illusionismo non sono rimaste fuori da questa rivoluzione sia tecnologica che concettuale. Tuttavia, in Italia questo sviluppo sta avvenendo ad un ritmo più lento e la concezione dell'arte magica è tuttora vincolata a radici e mode del passato.
Incontrando persone alle
INFO SPETTACOLO
• Produzione Tour 2022/23: Illusionaria srl
• Musiche originali Mike Pidone
• Regia Stefano Simmaco
• Date tour (in continuo aggiornamento) e links di prevendita: www.erixlogan.com
© Elio Urso di Silvia Arosiodi professione, la prima ri sposta che riceve è "Che bello porterò i miei bambini a ve dere il tuo spettacolo!". Cosa ti senti suggerire a questa risposta?
"Certo, portali!”, ri sponde Erix, “Ma porta anche te stesso, perché la magia, contraria mente a quanto si pensa, non è solo per i più piccoli, ma anche, e forse soprat tutto, per gli adulti. I bambini vivono costan temente in un mondo ve lato di magie, mentre è ai "grandi" che capita molto meno frequentemente di provare l'emozione della Meraviglia, e la sensazio ne mozzafiato dello Stu pore. Inoltre, ogni esse re umano ha dentro di sé il concetto del magico, il mistero ed il bisogno, oltre alla curiosità, mista ad un briciolo di ti more, di esplo rarlo e vincer Quindi cosa vedre mo nel tuo nuovo show?
In una parola, attra
verso la metafora degli effetti magici questo spettacolo svela le illusioni che ognuno di noi vive nella propria realtà quotidiana ed il risultato di questa analisi risulterà semplicemente sorprendente, tanto quanto i giochi di magia e forse... anche di più!
Da un punto di vista più tecnico, The Disillusionist™ coniuga l'illusionismo con il genere rivelazione degli ultimi anni, il Mentalismo, in un cocktail che non è mai stato presentato prima d'ora. Esclusive grandi illusioni, visuali e spettacolari, si succedono ad effetti di mentalismo interattivi e ricercatissi mi, il tutto legato da una filo condut tore che unisce questi generi e li definisce se condo una linea di pensiero sorprendente e a tratti illuminan-
Ne stia mo parlan do in anteprima! Quando lo vedre mo sulle scene?
Si tratta di uno spet tacolo nuovis simo che de butta in Italia il 26 Dicembre al Brixia Forum di Brescia e al Lyrick di Assisi (28 e 29/12) e proseguirà con qual che ulterio re data nel 2023. Tra queste Cu neo (18/3) e
Varese (16/4) ed alcune altre in corso di programmazione, per poi puntare ad una tournée ben più ampia a partire dal prossimo autunno, anche in prospettiva al coinvolgimento di società specializzate nella produzione e distribuzione teatrale.
Come sempre il linguaggio "magico" è universale, quindi lo spettacolo verrà anche naturalmente convogliato anche verso i circuiti internazionali, che da sempre rappresentano il "core business" di Erix e Sara. So che è prossima, infatti la vostra partenza per gli Stati Uniti, in Gennaio per la presentazione ufficiale dello spettacolo presso l'APAP di New York ed è in corso di trattativa un tour del Brasile ad inizio estate. Quindi, perché dovremmo vederlo?
Perché è uno spettacolo che si distacca dagli schemi tradizionali, pur restando fruibile per tutti grandi e piccini, per tutti risulterà diverso. Non solo per la differenza d'età, ma anche perché ogni volta risulterà diffe-
Un gioco di parole? Non illudetevi, parola di Disillusionist! ►RS
INFO SPETTACOLO
Produzione Tour 2022/23: Illusionaria srl Musiche originali: Mike Pidone Regia: Stefano Simmaco Date tour (in continuo aggiornamento) e links di prevendita: www.erixlogan.com
22 gennaio/ 23 dicembre 2023
TEATRO FILARMONICO
22, 25, 27, 29 gennaio
Le Nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart 12, 15, 17, 19 febbraio Aida di Giuseppe Verdi
26, 29, 31 marzo/ 2 aprile Werther di Jules Massenet
22, 25, 27, 29 ottobre Amleto di Franco Faccio 19, 22, 24, 26 novembre Il Parlatore eterno di Amilcare Ponchielli Il Tabarro di Giacomo Puccini
17, 20, 22, 23 dicembre Un Ballo in maschera di Giuseppe Verdi
Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Arena di Verona
Maestro del Coro Ulisse Trabacchin
In caso di necessità la Fondazione Arena di Verona si riserva il diritto di modificare il presente programma.
AFran cesco Scime
mi, nato a Palermo l’idea di unire magia e comicità venne quando an cora quindicenne, al suo primo spettacolo impor tante al Teatro Madison di Palermo, inseguì un coniglio “ribelle”. Da quell’incidente na sce “Magicomio” lo spettacolo che da sempre porta con successo in giro per il mon do personaliz zandolo ogni volta in modo diverso. Scimemi fa ridere per tutta la dura ta dello spet tacolo ma non è un comico… è un “animale da palcoscenico” fuori dagli schemi, un inventore che grazie ai suoi stra bilianti giochi di pre stigio diverte e trascina il pubblico in un mondo surreale di fantasia e co
micità. Questo è Francesco Scimemi, un mago con le “carte” in regola che ha realizzato i suoi spettacoli in tutti i cinque continenti ed in quattro lingue diverse!
Hai scoperto la tua passione per lo spettacolo da bambino. Vuoi parlarcene? Come ti vedevi da grande?
Molti figli unici sviluppano una certa creatività sul gioco. Essendo da soli devono inventare delle regole nuove per i giochi classici , o proprio costruirne di nuovi. Una volta vidi a una festa di compleanno di un mio amichetto, un mago che si esibiva, il mago Goldin (al secolo Gaspare Lombardo di cui sarei diventato assistente a dieci anni e in seguito amico), e scattò la
Come molti della mia generazione, acquistai e studiai i pochi libri che c’erano in commercio, le prime scatole di giochi di prestigio, e, intorno ai nove anni, feci uno spettacolino per i condomini
Poi diventai assistente del mago Goldin, e a dodici anni feci il mio primo spettacolo pubblico: al teatro Dante di Palermo per i dipendenti dell’Amat, l’azienda munici-
Io non mi sono mai visto “da grande”, e anche tuttora ho difficoltà a dividere la mia vita in periodi. Sono certo di non avere la sindrome di Peter Pan perché sono troppo giovane per
Cabarettista o Illusio nista? Prestigiatore o clown? Come ti definisci e quale definizione descrive meglio il tuo personaggio e la tua figura?
Da sempre combatto, e cerco anche di inculcare ai giovani maghi, nelle conferenze nei club che faccio, la questione dell’eti chetta. Se un qualsiasi artista può essere etichetta to c’è qualcosa che non va. Deve essere così identificabile e personale a sfuggire a qualsiasi definizione. Deve stargli stretta qualsiasi categoria e quello che è lui e il suo spettacolo, deve anche essere difficile da spiegare È lui e basta. L’obbiettivo per unartista è diventare un aggettivo: chapliniano, felliniano, keatoniano, ecc. ecc.
Pippo Baudo, che ancora ti annovera tra gli artisti più creativi che ha lanciato, ha avuto un ruolo fondamentale nella tua carriera. Cosa ha visto in te? Come hai fatto breccia nella sua attenzione?
Con Pippo ho cominciato
in televisione. La trasmissione si chiamava Gran Premio e fu forse il primo “Talent” della televisione. La differenza con oggi sta nel fatto che tutti noi che eravamo in trasmissione, divisi per regioni, avevamo già alle spalle qualche anno di gavetta.
Gli autori cercarono artisti emergenti in tutta Italia nei teatrini, nei locali, nei conservatori e vagliarono anche circa dodicimila richieste. Mi videro in un cabaret di Roma, l’AlFellini di Marcello Casco, dove avevo fatto quasi cento repliche, e mi presero subito. Poi Baudo mi vide alla prima puntata e con vari espedienti decise di farmi esibire ogni settimana.
Facevo giochi agli ospiti, che a quel tempo erano Sordi, Gassman, Manfredi, Monica Vitti, mi chiamava a sorpresa, e altro. Poi Pippo mi portava insieme a lui nelle sue serate private, e poi mi chiamò in tutte le trasmissioni che fece nei successivi due anni.
Gran Premio mi diede molta popolarità perché nel 1990 noi facevamo di giovedì un audience di circa 12 milioni di spettatori e uno share tra il 40 e 50 %; quanto fa oggi
la serata finale di Sanremo, noi l’abbiamo fatto per diciotto giovedì di seguito. Quella trasmissione fu una scuola di televisione, con professori come Baudo, Gino Landi, Sergio Bardotti, Pippo Caruso e tanti altri mostri sacri, si imparava sempre.
Nel tuo lavoro usi molto la parola, i giochi di parola fanno parte della “gag”. Come ti relazioni con il pubblico internazionale con cui hai avuto comunque molte esperienze
Il mio spettacolo Magicomio si basa su molti tipi di comicità: di situazione, visual comedy, non sense, battute, mimica e soprattutto, tempi. Tempi comici. Che sono la cosa più importante. Quando mi capita di lavorare con un pubblico internazionale mi accerto se provenga da una nazione particolare, in quanto posso fare il mio spettacolo in quattro lingue.
Se è, come mi capita ogni tanto, di provenienza mondiale (medio oriente, africa, Stati Uniti, Europa, Giappone) la base del mio spettacolo è in inglese ma a seconda di chi chiamo, inserisco qualcosa nella lingua dello spettatore, avendo furbescamente imparato a memoria a presentare
un gioco in dodici lingue.
Questa cosa naturalmente sorprende già di per sè e mi spiana la strada. Spesso uso anche una specie di grammelot, miscuglio di tante lingue. Incredibilmente funziona e mi diverto pure io.
Come si concilia la figura del comico con quella del prestigiatore che solitamente si prende molto sul serio?
Lo stupore e la comicità generano entrambi il riso quindi le
due arti si possono mescolare. Anche se ritengo che la contaminazione delle arti sia una delle cose più stimolanti della ricerca di un artista, anche se molti puristi non condividono questo mio pensiero.
Cos’è Magicomio? Come lo descriveresti in pochissime parole?
Magicomio è casa mia.
Dopo Silvan e Alexander, sei tra gli illusionisti che hanno collezionato il maggior numero di apparizioni televisive. Nella tv di oggi c’è ancora spazio per la magia?
Non solo dopo loro, aggiungo anche Tony Binarelli. Beh, sì, dal 1989 al 1997 ho fatto circa un centinaio di produzioni la maggior parte in Rai, ho inaugurato Rai Sat 2, che poi diventò Rai Sat Ragazzi, ho fatto la prima trasmissione pilota in alta definizione a metà degli anni 90 su proposta di un grande genio televisivo e grande amico che era Paolo Giaccio. Ma anche un’edizione del Circo a Mediaset, alcune cose a Telemontecarlo, molte tv straniere (Grecia, Spagna, Portogallo, Cile). La televisione era un’altra cosa. Era fatta da professionisti che senti-
vano la responsabilità di entrare a casa delle persone. Non c’era niente di lasciato al caso.
Gli autori inventavano realmente la trasmissione, cioè la narrazione insieme agli scenografi, al direttore delle luci. Adesso sono praticamente degli “scalettatori” che devono attenersi a dei tempi frenetici senza un motivo, dove registi fanno continui piani d’ascolto su un primo piano del pubblico durante l’esibizione di un artista, sporcando in modo irritante lo spettacolo.
Una cosa di cui vado fiero è stata una trasmissione che ho ideato, scritto e presentato nel 2007 per GXT, un canale Disney: Magixter. Quattordici puntate di un game/reality/talent con otto Maghi che, rapiti, per guadagnare la libertà dovevano vincere un duello di magia, giudicati volta per volta da una star della magia internazionale. Piacque molto, fu replicato sei volte, comprato da un’altra rete, e il format fu rifatto in Israele.
Per fare buona televisione adesso bisogna inventarsi un bel format che piaccia alle reti e alle piattaforme. Ma bisogna studiare, essere geniali, innovativi e
divertenti. Non è facile.
Nei tuoi numeri e nel tuo spettacolo il pubblico è quasi co-protagonista, un elemento imprescindibile. Questo fa sì che ogni spettacolo sia diverso dall’altro e ti espone a grandi rischi, dovendo confrontarti con un elemento imprevedibile. Come gestisci l’imprevisto e che componente di improvvisazione c’è nel tuo lavoro e quanto invece è scritto e previsto.
Lavorare con il pubblico rende lo spettacolo sempre diverso perché ogni persona ( dal nome, professione, fisico) ti permette di costruire rami nuovi sull’albero originale. Questo fa sembrare di essere dei grandi improvvisatori. Ma in realtà l’improvvisazione pura non esiste, se non in una battuta estemporanea che può venire al momento.
Quella che sembra improvvisato in realtà è tirato fuori da un arsenale, da una cartucciera dove quella cosa casuale, e già successa. E poi c’è naturalmente il mestiere e la psicologia di capire immediatamente l’indole dello spettatore.
IL LIBRO
Chissà quanti aneddoti legati all’interazione col pubblico. Quale è quello che ricordi con maggior piacere o il più gustoso che ti sia capitato?
Di aneddoti, in quasi quarant’anni di palco, ne ho a bizzeffe. Ho scritto pure un libro dove li racconto. Uno che viene al volo è quando in un piccolo paesino sui Nebrodi che si chiama Floresta, tra il palco e il pubblico passava la strada provinciale che non potevano chiudere essendo l’unica strada che passava da quel punto. Immaginate cosa può significare questa cosa. 10 - Heinrich Böll in Opinioni di un clown scrisse la famosa frase “«Io sono un clown, e faccio collezione di attimi»... Ci risulta che oltre agli attimi collezioni tante altre cose. Vuoi parlarci delle tue collezioni? Da cosa nasce questo culto per gli oggetti del nostro passato?
Avevo una maglietta con la frase di Boll. Te ne aggiungo una di frase di Vinicious de Moraes: "La vita è l’arte dell’incontro". Quindi la mia patologia di collezionista è proprio innescata dal voler rincontrare dei momenti e delle sensazioni legate a un periodo, a un’età, a un artista. Quindi dai giocattoli antichi, alle riviste, dai manifesti cinematografici originali, alle Fotobuste, ai libri, sono tutte cose che mantengono vive le
mie passioni come quella per il cinema. Per quindici anni ho fatto una trasmissione su Rai 2 che si chiamava Stracult che mi ha permesso di incontrare icone del cinema ai quali mostravo le mie memorabilia per farmele firmare. Quindi adesso le mie collezioni di cinema sono molto più particolari. Poi ho anche undicimila dvd e circa duemila libri di cinema, ma questa è un’altra storia.
Raffaella Carrà ti ha definito “uno dei più grandi intenditori e conoscitori di Cinema”. Dunque prestigiatore, comico, collezionista e cinefilo… c’è qualcos'altro che non sappiamo di te? Sei mai riuscito a combinare illusionismo e cinema? È un connubio che si può portare sul palco?
MAGICOMIO!
Come dicevo all’inizio, le contaminazioni mi stimolano molto. Cosa che mi ha portato a lavorare in teatro in piece non magiche, con Bollani e diretto da Ciprì in Wonderland, o nelle Nuvole di Aristofane al teatro greco di Siracusa con Giustino Durano e Paolo Bonacelli; e ultimamente, abbiamo finito a giugno 2022 dopo tre anni insieme, con Romeo e Giulietta, una canzone d’amore con Ugo Pagliai e Paola Gassman diretti dai mitici Babilonia Teatri (vincitori del Leone alla Biennale di Venezia); una rilettura particolarissima del dramma di Shakespeare dove facevo “il fool”, unico personaggio in scena oltre i protagonisti e i registi. Lo potete vedere su RaiPlay cercando il titolo. ►RS
• A prima vista il libro di Francesco Scimemi Magicomio – Autobiografia non autorizzata dall’autore sembra una semplice e divertente lettura di aneddoti autobiografici di un’artista di spettacolo. In realtà si tratta del manifesto di stile di uno degli artisti più originali del panorama magico italiano degli ultimi trent’anni.
• Tra le righe dell’originale autobiografia si può cogliere lo spessore culturale di Francesco Scimemi che si destreggia in burle letterarie ben confezionate con un taglio editoriale intelligente che rendono il testo un’opera decisamente unica nel suo genere e assolutamente consigliata da leggere e studiare.
• Nascoste tra le pagine di quella che appare come una divertente autobiografia di un mago comico (l’orrenda definizione…), si nascondono consigli preziosi per tutti i professionisti della magia (indipendentemente dal genere), tecniche raffinate di gestione del palco e dello spettatore, giustificazioni sull’utilizzo di materiali e presentazione e la definizione dell’improvvisazione frutto di una preparazione di livello superiore e… tanto palcoscenico!
• Sebbene il libro possa essere godibile anche dai babbani ne consigliamo la lettura ai prestigiatori di tutti i livelli. Il volume è edito da Francesco Scimemi con la collaborazione di Alex Rusconi e Matteo Filippini, con le prefazioni di (in ordine di apparizione) Matteo Rampin, Alexander, Tony Binarelli, Arturo Brachetti e Silvan. Il libro è distribuito ufficialmente da Amazon, ma è disponibile sul sito de La Servente in versione esclusiva autografata dall’autore.
IL SITO
come Gianni Mattiolo e Paolo Morelli. Loro sono stati tra i primi professionisti che ho avuto modo di conoscere personalmente e quando li vedevo sul palcoscenico impazzivo!
Ottavio cosa si prova ad essere uno degli Illusionisti Italiani di maggior successo? Che "sforzi" comporta questo importante riconoscimento?
Innanzitutto ti ringrazio, ma devo dirti che gli "sforzi" per citare le tue parole sono stati fatti durante la gavetta quando ero ragazzo. Ora è un piacere e una fantastica realtà che ho sempre sognato.
Chi ti ha accompagnato nei tuoi primi passi nel mondo della magia e dell'illusionismo? Hai avuto un mentore o ti sei ispirato ad altri tuoi colleghi "famosi"?
La prima scatola magica mi è stata regalata da mio nonno all'età di 8 anni e qualche mese dopo sono entrato a far parte del Club Magico Abruzzese.
Ho studiato l'Arte della Magia ininterrottamente fino all'età di 15 anni, poi grazie all'amico Davide Costi sono arrivato alla Silvan Magic Academy dove ho capito che essere un Mago era ben altro che fare dei giochi di prestigio.
Col passare del tempo maturava in me la convinzione di voler diventare un mago professionista e per questo mi sono ispirato a colleghi
Successivamente mi sono dedicato alla magia "New Age" che, quando ero ragazzo, veniva rappresentata da personaggi del calibro di Jeff McBride, Vito Lupo, Rocco Silano e Alexander De Cova. Che ricordi hai dei tuoi inizi. Ti ricordi ancora il primo numero? Come andò?
Certo che mi ricordo! La magia mi è sempre piaciuta in tutte le sue forme, quindi mi piaceva esibirmi nel Close Up ma anche nella manipolazione scenica. Il mio primo numero infatti era composto da una routine di carte, palline e orologi. Andò molto bene per fortuna...
Cosa ci racconti riguardo della tua produzione di magia al femminile?
L'idea è saltata fuori da una
telefonata con il mio manager Alex Nicolodi durante il mio contratto in Cina. Visto che nel mondo dei Varietè, dei Circhi e dei Dinner Show non ci sono molti numeri di Illusionismo eseguiti da sole ragazze, abbiamo pensato di crearne uno in stile Rock e che si sposi perfettamente con il mio modo di stare in scena.
Durante la nostra telefonata Alex mi disse testuali parole: «Sarebbe bello vedere il tuo numero con le tue Illusioni, le tue musiche e i tuoi tempi eseguito da un gruppo di ragazze. Pensa che figata!!»
Pochi giorni dopo sono nate le RockSisters. Sono molto affezionato a questo progetto perché l'ho creato tutto a distanza e con un fuso orario Cina/Italia che complicava maggiormente le cose. Poi, quando le ho viste esibirsi con i miei occhi nella pista del Circo Stabile di Budapest è stata un'esperienza meravigliosa.
A proposito di donne: la
tua assistente è anche la tua partner nella vita. Come conciliate lavoro e vita privata? Rischiate di "portarvi" il lavoro a casa?
Il nostro lavoro è la nostra vita. Amiamo e rispettiamo molto ciò che facciamo e per questo motivo tra di noi non ci sono "problemi" che possono compromettere il nostro lavoro.
In questa fase della tua carriera preferisci essere in scena come illusionista o dirigere altri artisti? Ti senti più mago o regista?
Io sono e sarò sempre un Mago. Non potrei mai essere altro nella vita... Ovvio che il lavoro è un'altra cosa e quindi, dopo tutte le esperienze che ho avuto, ora mi sento più stimolato dalla regia e dalla produzione di spettacoli rispetto allo stare fisicamente sul palco.
La Regia, in questo momento mi dà molte soddisfazioni e vorrei continuare questo percorso perché sono convinto di avere un sacco di cose da dire e da fare e non vedo l'ora di mettermi in gioco.
Raccontaci della tua esperienza a Chimelong in CIna. Sappiamo che ti sei occupato dei numeri di illusionismo dello show Search for the Dragon... Che esperienza è stata?
Indubbiamente è stata la più grande esperienza della mia vita. Posso assicurarti che raccontare i dettagli è impossibile e riduttivo. In Cina ho avuto grandissime soddisfazioni che mai avrei immaginato di ottenere.
Durante la nostra partecipazione al Festival Internazionale delle Arti Circensi abbiamo vinto due premi: Special Prize of the Jury e Excellent Act Award che ci hanno concesso il privilegio di esibirci nell' Excellent Gala Show insieme alle più grandi attrazioni e Artisti del Mondo.
Successivamente, è arrivato il contratto con il Parco Divertimenti "Chimelong" che stava preparando uno show dalle proporzioni mai viste prima.
In pochissimo tempo hanno costruito il più grande teatro del mondo dotato di tecnologie che fanno pensare agli alieni. 7.500 posti a sedere!
Una produzione spaventosa per la quale sono stati fatti investimenti di oltre 300 milioni di dollari. Numeri che in qualunque altra parte del mondo non si possono nemmeno concepire.
Lo show Search for the Dragon aveva un cast di 360 artisti provenienti da 28 Paesi del Mondo e io sono stato l'unico Artista Italiano che ha fatto parte di quella produzione.
Nel mio numero di Magia ero affiancato da 48 artisti tra ballerini, acrobati e attori e in colpo solo facevo apparire 22 ragazze da una gabbia. Davvero impressionante.
La soddisfazione è stata impagabile lo ammetto, ma c'è stato anche un senso di responsabilità che mi ha spinto a dare il meglio ad ogni esibizione.
Per questo motivo, credo, siamo stati premiati come Best Team durante la cerimonia che si è svolta in occasione delle prime 100 repliche dello show.
Ci siamo esibiti tutti i giorni per un anno e mezzo senza un giorno di pausa. Ogni giorno due spettacoli, a volte anche tre o quattro... Impressionante, davvero non so come abbiamo fatto.
Questa nuova esperienza sulle navi da crociera in cosa consiste? Vuoi essere chiamato il "Mago dei due mondi"?
Si tratta di una nuova produzione in collaborazione con il mio socio David Gatti (ShowFactory - Las Vegas).
In pochissimo tempo abbiamo messo in scena uno show totalmente diverso da quello che si può considerare il mio standard. Infatti, sono state modificate le musiche, i costumi, le illusioni e soprattut-
to lo stile. David è un grande Illusionista con un'esperienza ventennale nell'ambito delle navi da crociera ed è stato in grado di realizzare uno show in perfetta sintonia con il mio mood e ciò che oggi viene richiesto dalle grandi compagnie di navigazione. Il nostro spettacolo funziona molto con il pubblico Americano e le reazioni ad ogni singolo atto sono entusiasmanti. È davvero un'esperienza meravigliosa.
Per quanto riguarda il "Mago
dei due Mondi", più che altro mi piacerebbe essere chiamato un "Vero Mago" e sai per quale motivo? Perché secondo me, un "Vero Mago" deve essere in grado di esibirsi ovunque e in qualsiasi contesto.
Ad esempio, il mio percorso Artistico mi ha portato sui palcoscenici dei teatri, villaggi turistici, piazze, centri commerciali, convention aziendali, televisioni, circhi, dinner show, hotels, varieté, night club, eventi privati e ora anche sulle navi da crociera, questo settore mancava all'appello e finalmente oggi posso dire di aver messo un'altra bandierina sulla mappa. ►RS
I VIDEO
Inquadra il QRcode per il canale Youtube di Ottavio Belli
Alberto Giorgi e Laura, l'eleganza dell'illusione...
UNO STILE CHE CONIUGA ABILMENTE MODERNITÀ E TRADIZIONE VI CONDURRÀ NEL LORO AFFASCINANTE MONDO
Alberto Giorgi e Laura Gemmi sono fra i più interessanti esponenti dell’illusionismo europeo. La loro unicità li ha portati a vincere i più ambiti premi del settore a livello internazionale. Tra i più importanti il secondo posto al Shanghai Magic Festival nel 2009 ed il prestigioso Mandrake d’or a Parigi nel 2008 come illusionisti. Nel 2010 sono insigniti del Trofeo Magic Stars nel Teatro Princesse Grace in occasione del 25° Montecarlo Magic Stars, su invito della Principessa Stéphanie di Monaco.
Oltre ai molti premi e passaggi televisivi nazionali e internazionali che hanno segnato loro la carriera il loro
lavoro stilistico li porta allo sviluppo di un universo unico e magico costellato di macchine incredibili ispirate dalle più belle fantasticherie di Jules Verne e G.H. Wells.
I loro personaggi sembrano uscire dalle prime pagine di un loro romanzo o da un moderno film di Tim Burton, per l’approccio innovativo e visionario. L’eleganza dell’esecuzione e le loro incredibili illusioni, vi incanteranno trascinandovi con i numeri visuali e avvincenti dall’approccio unico in una fantasica avventura ed esperienza magica.
Hanno fatto parte del cast di The illusionists 1903 una delle più importanti produzio-
ni al mondo di illusionismo, record di incassi a Broadway e tuttora la più venduta produzione di magia del pianeta.
Nel 2018 Alberto Giorgi è vincitore del primo premio de L'Oracolo d'oro a Valladolid al Teatro Calderon, uno dei più importanti premi al modo del circuito dell'illusionismo.
Nel 2020 sono invitati a prendere parte a Fool Us, una delle trasmissioni televisive più importanti del settore, registrata a Las Vegas e presentata da Penn e Teller, due tra le più influenti star dell'illusionismo americano.
Nel 2023 inizierà un tour in francia con la produzione Festival mundial de la magie che toccherà 15 città francesi e si concluderà nel gennaio 2024 a Parigi alle Folies Berger
Alberto e Laura, quando vi chiedono “che lavoro fate”, cosa rispondete?
Alberto: Illusionista. Se vedo che mi guardano strano dico; prestigiatore. Se ancora non capiscono dico studente ...che in parte è anche vero perché non si finisce mai di imparare. Soprattutto nel nostro mestiere.
Laura: Io dico assistente dell’illusionista, anche se non mi sento assistente nel senso classico del termine perché tra me ed Alberto c’è una intensa collaborazione.
Che definizione date alla magia e all’illusionismo? Cosa rappresentano per voi?
Alberto: La magia è la porta del mondo reale che conduce
giorno scopro che cercano una ragazza per portare degli oggetti in scena in uno spettacolo di magia nella mia città. Mi scelsero subito. Forse percepirono il mio entusiasmo. Da lì è iniziato il mio viaggio in questo strano mondo.
Ti ricordi il tuo primo “numero”? In cosa consisteva?
Alberto: Certo; il portauovo con la pallina che appariva e spariva. Un gioco semplice ma che permette di comprendere molte meccaniche di come i giochi vanno portati in scena. Tecnica, psicologia, allenamento e faccia tosta.
Laura: Il primo gioco vero e proprio nel quale ho partecipato attivamente (dopo aver portato tavolini e foulard in scena) è stata la zig zag (la ragazza divisa in tre pezzi). Quando mi fu proposta ero entusiasta. Uno dei numeri che avevo sempre sognato di fare.
Sul palco sei ancora emozionato come la prima volta (se lo sei mai stato!) o hai qualche “rito” o gesto scaramantico per alleviare la tensione preshow?
Alberto: Si, sono emozionato, ma in modo diverso da quan-
do ho iniziato. Non è timore; è voglia di conquistare un nuovo pubblico
Ogni volta è una nuova sfida. Cambia il contesto, lo spazio, il tipo di persone; ed ogni volta so che dovrò convincerle a farsi accompagnare nel mio mondo per un po’. Spero di farlo bene perché vorrei lasciare una sensazione personale che resti nei loro ricordi. Riti veri e propri non ne ho anche se il momento della concentrazione prima dell’entrata in scena è quasi sacro. Cerco di contenere tutta l’energia e sono molto silenzioso.
Laura: Si, sempre emozionata. Fino a quando entro in scena che l’emozione si trasforma in qualcosa di diverso. E’ come se la Laura illusionista si impossessasse della Laura di tutti i giorni. Una cosa tipo l’esorcista, per intenderci. Scherzo ovviamente, però l’energia cambia molto un passo dopo la soglia delle quinte.
Nelle vostre esibizioni siete accompagnati da oggetti magici e incredibili macchinari, evocando una dimensione spazio-temporale fantastica, un universo magico ispirato alle atmosfere letterarie e visiona-
rie di Jules Verne, H.G. Wells e Tim Burton. Ci spiegate il perchè di questa “linea”?
Alberto: Sono sempre stato affascinato dai romanzi di avventure fantastiche e scientifiche di Verne perché per me rappresentano l’arte del racconto in senso più ampio. La libertà di inventarsi mondi dall’apparenza verosimili e coerenti ma appartenenti alla fantasia come accade nei sogni.
Il mago per me deve appartenere ad un luogo senza tempo. Un mondo dove quello che si fa sia possibile. Per questo mi piacciono le atmosfere che deragliano dalla realtà come avviene nei romanzi di Verne. Oltre a questo, il momento dove la scienza e la magia erano così strettamente vicini e quasi indistinguibili è una fase storica che mi ha sempre affascinato.
L’elettricità era sulla stessa linea scientifica della ricerca dei fantasmi, della meccanica, della chimica, dell’alchimia e l’illusionismo era così vicino alla magia. Tutto si mescolava e la speranza era che stesse per avvenire qualcosa di incredibile e magico. Tutto era potenzialmente possibile.
© MikelklLaura: Quando Alberto mi ha parlato di questo suo modo di vedere l’illusionismo ho colto il suo entusiasmo e mi ha trasmesso tutta la sensazione magica che in quel momento era ancora tutta da esplorare.
La tua magia a volte sembra toccare temi oscuri e ancestrali. È così?
Alberto: Come nell’immaginazione, in uno spettacolo di magia si può compiere o assistere ad ogni azione senza subirne conseguenze. Alla fine, è come quando ci svegliamo da un sogno; troviamo tutto tornato al suo posto e il cerchio si chiude. Il mago gioca con le leggi della natura e ovviamente con quella più severa che è la morte.
Pensate anche solo al giornale strappato e ricomposto; simbolo di distruzione e salvezza. Quando agisce su sé stesso o sulla sua assistente, tutto è compiuto in modo assolutamente astratto. Senza violenza, senza sangue, e senza suscitare sdegno. Ricordate sempre che il punto focale non è la morte, anche se ad uno sguardo superficiale così può apparire, ma la sua sconfitta.
Il pubblico non gioisce quando il mago o la sua assistente sono tagliati in due o spariscono, o quando il mago viene incatenato sotto un letto di chiodi, ma lo fa soprattutto quando vengono ricomposti o tornano in scena sani
e salvi. Senza la secon da parte, pensateci, anche la finzione, sarebbe un’altra cosa.
Il mago affronta le paure ataviche e le sconfigge, almeno in scena, e il pubblico per un po’, è sollevato e sente di averle sconfitte anche lui.
Laura: Ma, non l’ho mai vista sotto questo aspet to. Per me è magia e poesia. Quando levito, sparisco, appaio. Per me è un viaggio giocoso nell’impossibile.
Come sono cambiati nel tempo la magìa e l’illusionismo e, di conseguenza, anche la vostra figura?
Alberto: Come ogni cosa nella vita e nella storia essa subisce una continua evoluzione, ma tenendo ben ferme alcune sue basi. Non mi stupisco nel vedere come un trucco inventato nel 1800 possa ancore meravigliare. Anche la nostra figura è cambiata nel corso degli anni, ma quando mi capita di vedere i miei e i nostri primi numeri trovo che contenevano già qualcosa che mi sono e ci siamo portati sempre addosso. Che avevano già molto di quello che avremmo mostrato in scena anni dopo. Il tempo ha aiutato a portare tutto questo alla luce.
Laura: Èsempre un continuo mettersi in discussione e il cammino è fatto di cambiamenti, di crescita e di nuove sfide. L’evoluzione avvenuta spesso si scopre dopo un po’. Guardandosi indietro. Durante il percorso è sempre tutto molto graduale e poco percepibile.
Il fatto di essere una coppia “dentro” e “fuori dal palco vi ha aiutato? Che segreto avete?
Alberto: Io credo di si, perché c’è molta complicità. Ci conosciamo bene e in scena, per
esempio, ci basta un piccolo accenno con lo sguardo per capire che qualcosa non sta andando come dovrebbe. Oltre a questo possiamo discutere di nuove idee nel momento stesso in cui arrivano.
Siamo sempre online, come si direbbe oggi. Quando troviamo qualcosa di interessante immediatamente lo poniamo all’attenzione dell’altro per capire se davvero lo è o se è solo una sensazione personale.
Laura: Nessun segreto. Amiamo il nostro lavoro e le possibilità che ci dà di conoscere molte persone e paesi diversi. Per questo cerchiamo di farlo nel migliore dei modi.
Che consiglio vi sentite di dare ai ragazzi che desiderano avvicinarsi al mondo della magia e dell’illusionismo?
Alberto: Cercare di avere dei modelli, ma trovare abbastanza presto la propria strada. Per trovarla va cercata e se ci si limita a copiare e seguire la moda non si troverà mai. Il percorso deve essere sincero. Non mirato al successo rapido o al proprio ego, ma mirato a trovare se stessi. Sembra filosofico quello che dico ma in realtà è molto concreto. Credetemi, è così.
Laura: Credere nei sogni perché a volte, incredibilmente, si realizzano.►RS
Marco Aimone: con lui la magìa è in primo piano!
magici sotto gli occhi increduli del pubblico.
Il Giullare Magico invece è un numero molto teatrale e poetico che porta in un mondo incantato. Spesso è utilizzato nei Galà e varietà per la sua flessibilità ad interagire con gli altri artisti. Una sorta di presentatore muto e surreale, sulla falsa riga de Il Cirque du Soleil.
Nel Cabaret Magico, magia e comicità si confondono
dentità è sparita la dicitura lavoro. Forse la mia severità è figlia della Torino Sabauda, credo esistano poche persone al mondo che possano fregiarsi del titolo di artista, e quindi per mia fortuna abbiamo risolto il problema a monte.
Quando ti sei accorto di "avere la stoffa" del mago?
La passione è nata da bambino, ho il ricordo di mia nonna che mi leggeva, perché io non ero ancora in grado, le istruzioni della scatola magica di Silvan, quindi potrei averla ricevuta per il mio quarto o quinto compleanno.
Cercavo avidamente ogni
di Daniele Colzanitesto che parlasse di prestigiazione. La mia fortuna fu che, un caro amico di famiglia, avesse la passione per i giochi di prestigio e fosse membro del direttivo del Circolo Amici della Magia. Iniziai con quattro anni di “anticamera”; mi prestava libri sul tema e mi interrogava sul loro contenuto. Finalmente quando intese che la mia era una passione spontanea e genuina, all’età di 14 anni, mi presentò al Circolo.
Devo molto a lui, Pietro Perino, è stato, oltre che maestro di magia, un vero maestro di vita. Prestigiatore, illusionista e presidente del Circolo Amici della Magia di Torino? Qualcuno storcerebbe il naso per "conflitto d'interessi"...
Per citare una frase del grande Maestro Ricky Jay: “tra tutte le persone che ingannano,
il mago è quello più onesto, perché lo dice prima, e se è bravo, mantiene sempre la sua parola”
Comunque, a discapito di equivoci, al Circolo mi occupo degli aspetti culturali e artistici.
Il Circolo è un grande “contenitore”, tra i nostri soci possiamo trovare ogni sorta di professione: dall’artigiano al medico, dall’elettricista al professore universitario.
Si è creato un senso comunitario, dove tutti, per loro competenza, svolgono, gratuitamente, una mansione. Dunque, una volta individuati i rispettivi compiti, il ruolo di presidente risulta molto più leggero.
Cosa fa il Presidente del Circolo Amici della Magia? Perchè la sede è proprio a Torino? La città ha qualcosa di "magico"?
Il Circolo nacque a Torino nel 1963, da un gruppo di amici accomunati dalla passione per l’arte magica. Inizialmente si chiamava Circolo Ma -
gico Nazionale, e solo nel 1971 mutò il suo nome in Circolo Amici della Magia, proprio rifacendosi al concetto primordiale su cui si era fondata la sua istituzione: l’amicizia e il comune interesse per l’illusionismo.
Lo scopo del Circolo, tuttora, è quello di ricercare, conservare e trasmettere l’arte magica. Per me Torino è una città magica, non solo per le sue atmosfere, soprattutto perché lascia sperimentare, vi è una grande alchimia e non solo in campo artistico. Se fossimo così bravi a venderci come a creare non saremmo secondi a nessuno nel mondo
I tuoi numeri spaziano dal Close-up al Giullare magico, dal Cabaret magico al Bagatto. Come riesci a "gestire" generi così diversi?
Sono passati quasi 40 anni dal 1983, anno in cui mi iscrissi al Circolo. Ho avuto tempo e modo di sperimentare diverse forme di prestigiazione e differenti modi di concepire l’arte Magica.
Fu proprio l’interesse per la storia dell’illusionismo a spingere a interessarmi alla figura del giullare e a quella del girovago, due personalità spesso confuse, e che hanno conservato e diffuso l’arte della prestigiazione durante il Medioevo
e l’Epoca Rinascimentale. Per citarne uno, Horatio Galasso d’Arienzo, che pubblicò a Venezia nel 1593 il primo libro al mondo di giochi di carte.
Un’altra delle mie passioni sono i Clown, personaggi dell’arte fondamentali per trasmettere emozioni complesse, intense, ilarità e stupore, ma soprattutto l’umorismo pirandelliano: una risata che lascia sott’intendere qualcosa di più articolato e complesso. Sappiamo che stato anche docente presso scuole di formazione manageriale. La tua "arte" ti ha aiutato in questo ruolo?
In questa veste porto la mia esperienza di uomo di spettacolo, dove attraverso metafore, affronto il tema dell’impossibile, del problem solving visto da un illusionista; ossia, cerco di spiegare, attraverso concetti di neuroscienze e psicologia dell’inganno, perché cadiamo in errore, e ci confondiamo, che spesso ci portano a prendere decisioni sbagliate. Per comprendere meglio questo concetto, è
molto interessante conoscere la storia dell’illusionismo e dell’inganno, che ci aiuta a comprendere che, storicamente, sono proprio i nostri pregiudizi la prima trappola mentale per essere imbrogliati e raggirati.
La figura del mago / illusionista deve essere sempre seria e impeccabile oppure ci sono momenti in cui la simpatia e il gioco possono e devono prevalere?
Assolutamente no! Come anche già accennato in precedenza, io preferisco trasmettere stupore e ilarità, in sintesi, la risata. Sono le emozioni che cerco di comunicare al pubblico durante i miei spettacoli. Non è per nulla semplice e richiede molto allenamento, soprattutto nel rispettare i tempi comici giusti e cercare di stabilire un feeling con gli spettatori.
Cosa deve aspettarsi chi viene ad assistere ai tuoi spettacoli?
Mi auguro che i nostri spettacoli di magia suscitino, in primo luogo, stupore e meraviglia. Inoltre è un ottimo modo per
passare una serata alternativa, divertendosi e sperimentando il nostro magico mondo.
Il complimento più spontaneo che possa ricevere è sicuramente vedere lo sbalordimento nella faccia degli spettatori increduli che mi chiedono come io sia riuscito ad ingannarli sotto il loro naso; spesso aggiungono che non pensavano di divertirsi tanto.
Ad un bambino che ti confesa che "da grande voglio fare il mago!", cosa rispondi?
Sicuramente lo incoraggerei su questa strada, aggiungerei che è un hobby che stimola la creatività, il pensiero laterale, che crea autostima e che permette di vincere la timidezza e molto altro ancora...
Quindi il mio consiglio è sicuramente di cominciare, e se poi si avrà una così forte e salda passione, che preveda allenamento e studio, si raggiungeranno sicuramente traguardi inaspettati. Per dirla con antico proverbio zen: “le cose accadono quando è il momento giusto”. ►RS
cosa che più mi lascia stupefatto è quella di scoprire un qualcosa di estremamente valido che prima non conoscevo, nonostante la mia vasta conoscenza del settore.
E questo al di là dell’impeccabile fattura e della forte vena poetica che caratterizzano i suoi lavori. Gli altri professionisti che mi provocano lo stesso effetto sono, al mondo, solo David Copperfield, Arturo Brachetti e qual». Federico Bellone (regista
Raccontaci come è avvenuto il tuo incontro con Federico. Su quali spettacoli avete lavorato inAbbiamo fatFlashdance Bodyguard (in questi il mio intervento è stato piuttosto circoscritto - uno o
due effetti), mentre ho svolto un lavoro molto più corposo ed impattante su Mary Poppins, Ghost, Charlie e la fabbrica di cioccolato.
Da tempo stiamo gettando le basi per Houdini in cui ovviamente l'illusionismo ricopre forse uno dei ruoli più importanti dato il soggetto e che, come ha annunciato Federico, dovrebbe debuttare in America. Stiamo iniziando anche a lavorare su altri progetti entusiasmanti che non sono ancora stati annunciati ma che presto lo saranno, scommetto. Come funziona il vostro sodalizio?
Di fondo c'è una grande stima professionale reciproca che nel tempo si è rapidamente evoluta in una bella amicizia, fatta anche di telefonate alle 2 di notte per raccontarsi le idee, confrontarsi o semplicemente sfogarsi.
Il fatto di "parlare la stessa lingua" artistica ci ha avvicinati ed aperti anche alla confidenza personale, non solo sulle questioni legate meramente allo show. Per questo
entrambi sappiamo che possiamo sempre contare l'uno sull'altro e darci il reciproco sostegno e contributo, sul lavoro o al di fuori.
Quando si tratta di iniziare un progetto, cerco di entrare nella sua visione, ed il fatto di conoscerlo bene ormai è sicuramente una facilitazione. Mi immedesimo nella storia e cerco di vedere il mio apporto non dal punto di vista del prestigiatore, ma immagino di sedermi dal lato dello spettatore e capire cosa mi aspetterei di vedere nella scena che il regista vuole creare.
In questo processo mi aiuta anche la mia partner Sara, che funge da "occhio esterno" e mi aiuta a visualizzare meglio cosa stiamo facendo, dandomi sempre dei consigli preziosi, magari non viziati dal fatto di essere troppo coinvolta negli aspetti tecnici che rischiano di frenare le idee in partenza.
Così fornisco le mie soluzioni ed idee creative che vanno ad integrare o, talvolta, arricchire la scena, poiché io vengo ispirato e spronato dalla sfida che mi pone Federico (come ad esempio: "Mary Poppins deve volare sul pubblico MA non si deve vedere il trucco così da
sembrare reale, a differenza di altre versioni in cui si vede un macchinario che distrae"), ma egli può essere a sua volta ispirato dalla bellezza di un effetto visivo che diventa parte del racconto e quindi merita un rilievo maggiore di quanto non fosse inizialmente previsto.
Quali tra le illusioni che hai usato per i suoi musical ami di più?
Alcune, penso, siano particolarmente ben riuscite. le levitazioni in particolare hanno colpito sempre molto anche i produttori originali giunti dall'estero a vedere la produzione italiana, perché le loro versioni erano meno "magiche" (quindi meno d'effetto), dato che si vedeva il metodo o trucco, e ciononostante erano pure molto più costose delle nostre italiane. io penso che vedere un ascensore di cristallo con dentro 2 persone che ti vola sopra la testa, circondato dalle luci, mentre vedi il soffitto della platea che evidentemente non contiene macchinari per il sollevamento, sia un momento molto magico ed emozionante e che aggiunge molto all'esperienza generale.
Ma ci sono state anche piccole idee, magari aggiunte quasi
all'ultimo minuto, che si sono rivelate incredibili e memorabili.
Diverse persone, quando ho chiesto a caldo come fosse stato lo spettacolo di Mary Poppins, hanno detto di aver trovato incredibile come Bert avesse tirato fuori magicamente e in un lampo un mazzo di fiori vero da un dipinto che ritraeva un vaso di fiori: può sembrare una piccola cosa, ma spesso faceva partire l'applauso.
«Paolo Carta è un poeta dalle mani leggere, capace di disegnare sulle nubi, parlare agli occhi meravigliati dei bambini e toccare il cuore cinico degli adulti. La creazione artistica di Paolo Carta non si limita mai alla sorpresa e all’effimero. Tutto il suo mondo immaginato e creato con sapienza dalle sue nude mani evoca attraverso ombre in continua metamorfosi e giganti dipinti di sabbia le più profonde problematiche del nostro presente.
La fantasia e la meraviglia ci fanno da guida alla riflessione talvolta toccante, talvolta poetica, talvolta cruda e profonda. Il suo lavoro ci emoziona attraverso vari livelli di linguaggio e tutti, dai più innocenti ai più saggi, restiamo a bocca aperta chiedendone di più.»
Arturo Brachetti (attore, trasformista e regista teatrale).
Quanto l’emozione e “il sogno” sono importanti in te atro?
Se si parla di ef fetti magici sono convinto che, se ben realizzati, diventino un tutt'uno con la storia. Il traguardo che mi pongo sempre è quello di non far percepire al pubblico l'inserimento di un effetto nello show come fosse un "corpo estraneo", ma lo spettatore deve essere così rapito dalla bellezza di ciò che vede da riuscire ad abbandonarsi alla storia. in pratica, uno spettacolo ben riuscito è quello in cui ti dimentichi quasi di essere in un teatro, vieni trasportato altrove proprio come in un sogno che, nonostante sia tale: in quel momento lo vivi come esperienza reale che sta realmente accadendo.
La bravura sta, a mio parere, nel guadagnarsi la fiducia dello spettatore che decide di "mettersi nelle mani" dello spetta-
colo, abbandonarsi alla storia perché sente di essere di fronte a qualcosa di speciale.
Uscendo dal teatro, avrà la sensazione di essersi appena svegliato da un sogno e, come accade in quel caso, per qualche minuto si deve chiedere se stava sognando o se è successo per davvero, non riuscendo
quasi a distinguere la realtà dal sogno appunto.Si ritorna così bambini, e ci piace credere che un ombrello può farti davvero volare in cielo.
Progetti?
Con Federico, c'è Houdini su cui non smettiamo di lavorare ormai da anni, seppur con qualche intermittenza, ma non molleremo finché non sarà in scena. Mi ha anche proposto un altro titolo pazzesco che non è ancora stato annunciato, ed è molto entusiasmante. Ho anche un mio progetto teatrale su cui sto lavorando concretamente, ma nemmeno questo è stato ancora annunciato, ma spero di poterlo fare presto anche attraverso questa rivista!
Nel frattempo, insieme alla mia partner Sara, continuiamo ad eseguire in giro per il mondo i nostri spettacoli di illusionismo ed altre arti visive che eseguiamo (come Laser, disegni con la luce, ombre ecc.), che talvolta inseriamo pure nelle consulenze teatrali.►RS
Christopher Castellini, quando la magia è nella mente
L’ILLUSIONISMO E IL MENTALISMO CI PONGONO DI FRONTE A MISTERI CHE NON RIUSCIAMO A COMPRENDERE E SVELAREChristopher Castellini, classe 1992, è un uomo con una passione fervida: la magia. Definito dai media americani lo "Stephen Hawking del Mentalismo", Christopher Castellini è affetto da una distrofia muscolare progres siva che lo costringe da anni in carrozzina, ma che non gli impedisce di proseguire, ap punto, i suoi sogni. Combinando la colarizzazione dell’illu sionismo, la Mentalismo fonda ricerca sul senso della vita, Christopher apre scenari inesplo rati trasformando la mente stessa de gli spettatori luogo in cui de la vera magia. Primo e unico ita liano sul Podio sia al nato Euro peo FISM 2017 al Cam piona to del Mondo di Men talismo FISM 2018 tato in Corea del Sud, è l’italiano più pre miato nel suo settore.
Christopher, cosa significa “magia” per te? Cosa include questo termine?
È la nostra stessa esistenza ad essere magica. La magia è una realtà che ci supera. L’illusionismo e il mentalismo ci pongono di fronte a misteri che non riusciamo a comprendere e svelare e che generano in noi stupore. Per me questa è un’allegoria di un modo di affrontare la vita… Quando hai scoperto questa passione e come hai approfondito la materia?
A otto anni mia mamma mi regala un mazzo di carte: scopro la passione per la destrezza, per i movimenti eleganti, per la manualità da prestigiatore. Dedico molto tempo ad approfondire questa passione e sogno il palcoscenico di teatro. Crescendo, la distrofia muscolare progressiva fa si che non possa più utilizzare il corpo come prima… capisco che la strada della mia magia è nella mente.
Sei stato definito lo Stephen Hawking del Mentalismo. Cos’è il mentalismo?
Un illusionista può portare in scena un elefante e farlo scomparire da una botola segreta. Un mentalista ti porta a pensare a un elefante, pur
IL SITO
senza vederlo, e le botole segrete che utilizza si trovano all’interno della tua stessa mente.
E infatti ho pensato a un elefante! Che tipo di “Magia” vediamo oggi sulle scene? Qual è il confine tra illusionismo e mentalismo?
“ricerca”: quanto la “magia” ti aiuta nella vita?
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La tendenza che vedo in alcune tra le più grandi produzioni internazionali è coinvolgere sempre più il pubblico per creare esperienze che possano essere vissute a pieno soltanto dal vivo. Per fare un esempio, anni fa eravamo abituati ad illusionisti in scena soli o con le proprie assistenti, oggi sempre più illusionisti coinvolgono spettatori dalla platea sul palco, ciò che tradizionalmente fa un mentalista. Dall’altra parte il mentalismo da palcoscenico sta attingendo sempre più alla spettacolarizzazione tipica della magia teatrale. Esiste sempre un confine, ma i due mondi si aiutano a vicenda.
So che sei una persona in
Nel classico esperimento di magia, è solo quando il filo è stato completamente strappato in mille pezzi che può essere ricomposto, più resistente di prima. Una semplice immagine che racchiude un immenso insegnamento. Quando un ostacolo sembra precluderci la via alla felicità e ogni speranza è persa, abbiamo occasione di scoprire in azione la magia della vita per scoprire una felicità più grande.
Ci racconti qualcosa dei tuoi spettacoli?
Sono viaggi all’interno di noi stessi e contemporaneamente in universi dove si sperimenta una grandissima dose di stupore. I protagonisti sono gli spettatori stessi. Sono loro a vivere e a superare esperimenti che sfidano le leggi del tempo e della fisica, a varcare i loro stessi limiti, a sperimentare il mistero di una trama che collega ogni loro scelta casuale a un mi-
stero più grande che per un’ora e mezza sembra divenire visibile. Sono anche un forte inno alla vita e alla sua feroce bellezza. So che sei venuto in contatto con personaggi come Arturo Brachetti, Alexander, Mr. Forest e Paolo Ruffini. David Copperfield si è congratulato per il suo lavoro, Silvan lo ha definito un artista “incredibile e credibile”, Raul Cremona lo ritiene “il più grande Mentalista vivente”. Alcuni di loro sono in questa rivista. Cosa hai appreso da loro e cosa hai donato?
Ho imparato che dentro a uno straordinario artista puoi scoprire un gigante di umanità, di generosità artistica, di autentica passione per l’arte e per la vita. Sono per me indispensabili maestri, molti dei quali oggi ho la fortuna di chiamare veri amici. Artisticamente e professionalmente non basterebbe un libro per raccontare ciò che ho avuto il privilegio di apprendere da loro. A loro ho donato la mia riconoscenza, l’impegno nel mettere a frutto i loro consigli e, spero, la soddisfazione nel vederne i risultati.
Oltre agli eventi teatrali, lavori molto con i bambini. La
magia è sempre ben presente nella vita dei bambini, così come la meraviglia. Come lavori con loro e che differenza c’è con un pubblico adulto?
Con i bambini lavoro principalmente nelle scuole, in incontri-spettacoli formativi. Un evento che è anche testimonianza di valori, per ricordare ai piccoli l’importanza di credere nella vita e nei propri sogni.
Rispetto a molti adulti, i bambini hanno la straordinaria capacità di vivere con grande curiosità e apertura, quindi di cogliere messaggi molto rapidamente.
Il 14 dicembre, a Biella, ci sarà un evento gratuito, realizzato con il contributo di Fondazione CR Biella, al Teatro Sociale Villani, con Emiliano Toso, già tra i protagonisti di queste pagine: con lui, abbiamo spesso approfondito il tema della musica come “vibrazione”, che dona benes-
sere all’uomo. In che senso la musica è “magica”?
La musica è magica ogni volta che migliora la nostra vita, ogni volta che cambia il nostro stato mentale, aumentando ad esempio il rilassamento oppure la concentrazione. È magica anche quando ci permette di esprimere una parte profonda di noi stessi, oppure ci aiuta ad entrare in armonia con le altre persone. Soprattutto, la magia più grande è scoprire che noi stessi siamo musica. Iniziamo ad esempio ad ascoltare il battito del nostro cuore…
Cosa vedremo e ascolteremo quella sera?
Vedremo una magia mai vista, e ascolteremo una musica nuova, perché saranno l’interazione imprevedibile fra me, Emiliano e tutto il pubblico presente in Teatro in quella precisa serata. Regista della serata sarà il mistero dell’armonia che illuminerà la strada per la bellezza della vita.
Perché oggi c’è bisogno di magia?
Perché c’è bisogno di vita. Cos’è la vita se non magia? ►RS
Gaetano Triggiano “quello che si vede è vero, ma non è la verità”
Toscano d’ origine, ginnasta in gioventù, Gaetano è oggi considerato uno dei più grandi illusionisti a livello mondiale.
Attratto dalla magia sin da bambino, all’età di cinque anni ebbe in regalo dal padre la scatola del mago. Fu il più bel regalo mai ricevuto per Gaetano, che iniziò a cimentarsi in piccoli spettacoli per intrattenere amici e parenti.
Ma è stato quando suo padre lo portò ad assistere al primo spettacolo di illusionismo a Roma che qualcosa in lui si mosse: all’età di otto anni Gaetano capì che quella sarebbe stata la sua vita.
Gaetano, cosa ricordi di quei giochi di bimbo?
Mi sono avvicinato alla magia un po’ per caso: da bambini, io e le mie sorelle, soprattutto durante le feste, forte per lo spettacolo, la mu sica, la danza; passione che per me, poi, si è tramutata in
un vero e proprio lavoro. Per i miei compleanni ricevevo sempre le scatole del mago Silvan, e lì ho iniziato a fare i miei spettacolini, davanti al mio primo pubblico: parenti, ma paganti, ci tengo a precisarlo!
Nel 1998 è avvenuto l’incontro a Roma con Arturo Brachetti, il cui aiuto è stato prezioso soprattutto nei primi anni della sua carriera. Come hai iniziato e quando hai deciso di intraprendere questa strada?
Sin da piccino sono sempre stato attratto dalla magia e dal mistero, ma è stato quando il mio babbo mi portò ad uno spettacolo di illusionismo a Roma all'età di otto anni che ho capito che quella sarebbe stata la mia vita ed il mio futuro. La magia mi ha chiamato a sé sin da piccolo; io dico sempre che è stata quasi una vocazione, un po’ come farsi prete.
Arturo è stata la mia guida artistica alla fine degli anni novanta; da lui ho appreso, seguendolo a Parigi nei suoi spettacoli, la filosofia di quest’arte, ho appreso come comunicare con il pubblico, come trasmettere le mie emozioni, ma anche tecnicamente l’utilizzo delle luci, la vera e mise en scene, lo studio delle scenografie.
Cos’è per te la “magia”?
La magia è un mondo di sogni, di illusione. Come dico sempre io durante i miei spettacoli “quello che si vede è vero, ma non è la verità”. Ha il potere di trasportare in una dimensione diversa. All’inizio il pubblico è incuriosito, cerca di carpire i miei segreti, ma poi si rende conto che sono proprio quei segreti che mantengono lo stupore e che servono a creare meraviglia. Credo che il pub-
blico vada oltre il mero trucco che si cela dietro ogni illusione, che superi la voglia o la curiosità di scoprire perché subentra l’emozione, la voglia di lasciarsi andare e di vivere un sogno.
Come è cambiato il mondo dell’illusionismo negli ultimi anni?
Negli anni ottanta, in Italia, Silvan rappresentava l’eleganza ed il fascino, era il Maestro che con le sue doti straordinarie di manipolazione e il suo linguaggio forbito incantava e teneva incollati alla tv. Negli anni novanta, durante la mia adolescenza, David Copperfield è stato quello che ha dato una sterzata alla visione dell’arte magica, con lui l’illusionismo diventa pop, i canoni del classico illusionista con frac e cilindro cambiano, adesso il “Mago” è una rockstar che ipnotizza le sue platee, uno showman, un entertainer.
Per me è stato un modello all’inizio della mia carriera, lo studio dei dettagli, dalla musica alle luci, insieme alla bellezza dei suoi numeri rendevano i suoi show dei veri e propri eventi.
Che differenza c’è tra l’Italia e l’estero?
Sicuramente David Copperfield rimarrà un pilastro dell’illusionismo moderno, l’ innovatore di questa arte. Nomi noti dell’illusionismo internazionale sono David Blaine, Chriss Angel e Dynamo, diventati popola-
ri perché prodotti televisivi. Esiste una buona tradizione magica anche nel Nord Europa, dove ci sono interessanti talenti, così come in Oriente, sia in Giappone che in Korea.
Purtroppo in Italia l’arte dell’illusionismo è stata per molti anni ancorata alla visione del mago con frac e cilindro. Ultimamente però grazie anche a programmi tv, Youtube e canali social la cultura e la conoscenza della magia si stanno diffondendo presso il grande pubblico.
I tuoi spettacoli sono sempre stati molto “teatrali”. Nel 2005 ha debuttato con l’opera teatrale Tablò, diretta da Serge Denoncourt, regista canadese di fama internazionale noto per le sue collaborazioni con il Cirque Du Soleil, Eros Ramazzotti, Criss Angel. Nell’ inverno 2013, al Luzhniki Stadium di Mosca, sei stato il mattatore ed il protagonista de Il Mago di Oz, spettacolo prodotto dalla Stage Entertainment, incantando più di 220 mila spettatori con alcuni dei tuoi numeri più brillanti battendo ogni record d’ incasso. Il teatro è magia?
Assolutamente il teatro è magia! Anzi, è più che magia. Pen-
so sia un lungo viaggio dell’anima, una cosa che va vissuta. Il teatro si crea momento per momento, è quel luogo magico in cui ci si ritrova, ci si identifica; è uno scambio diretto di energie, pulsioni, emozioni tra gli attori ed il pubblico.
In quale spettacolo celebre ti piacerebbe portare la tua arte?
A dire il vero ho avuto la possibilità di lavorare con noti artisti e di curare la regia e gli effetti speciali dei loro spettacoli. Sto parlando per esempio dello spettacolo teatrale di Giorgio Panariello Panariello non esiste, di cui ho curato la regia, in cui si fondevano magia e comicità; ho curato gli effetti speciali per l’opera teatrale The Master and Margarita per il Macedonian National Theatre a Skopje.
Sono stato consulente del maestro Luca Laurenti per lo show televisivo Chi ha incastrato Peter Pan; ma un sogno nel cassetto ce l’ho: mi piacerebbe lavorare ad uno spettacolo teatrale con Hans Zimmer, che reputo uno dei più grandi compositori di sempre.
Continue ricerche per creare illusioni sempre più sorprendenti... come crei i tuoi numeri?
Non esiste un vademecum del perfetto illusionista, ogni illusione nasce da una suggestione,
da un’ispirazione, nel mio caso nasce dall’effetto e dall’ emozione che voglio regalare al mio pubblico. «Cosa accadrebbe se?”»... è questa la domanda che mi pongo sempre prima di dar vita alle mie magie. Sono un attento osservatore, con un animo da bambino, un bugiardo che vuole regalare stupore e meraviglia. Da tutto, anche dalle cose più semplici e banali, può nascere magia.
La fantasia è il primo ingrediente che serve per alimentare incanto e stupore, poi ovviamente bisogna passare alla realizzazione delle idee. Per far questo mi avvalgo anche della collaborazione del mio direttore tecnico. Lui ha una mente estremamente brillante e creativa, soprattutto per quel che riguarda i sistemi tecnici e meccanici. Insieme troviamo soluzioni, alternative, insieme studiamo ed analizziamo ogni cosa, dai materiali alla realizzazione. Non c’è un numero preciso di illusioni che creo nell’ arco del tempo, alcune nascono per esigenza, altre per puro caso.
Una volta avuta l’idea iniziale si passa alla creazione del progetto: a volte siamo noi nei miei laboratori a dargli vita insieme alla collaborazione di fedeli tecnici, artigiani e collaboratori, altre volte ci affidiamo a dei costruttori americani e poi assembliamo i vari pezzi.
Sei nato come ginnasta, quanto ti ha aiutato la forma fisica nei tuoi spettacoli?
Iniziai a fare ginnastica artistica all’età di 4 anni. Ero un bambino talentuoso, ho sempre messo passione e grinta in ogni cosa che facevo. Mi allenavo con così tanta dedizione e costanza che ad 11 anni sono riuscito ad entrare nella Squadra Nazionale Juniores, ma l’anno dopo subii un infortunio alla spalla, probabilmente dovuto anche allo sforzo estremo che quegli allenamenti richiedevano, e fui costretto a smettere.
La vita per me ha voluto altro. I miei spettacoli sono molto fisici, servono ore di allenamento anche con le mie assistenti e devo ammettere che la ginnastica mi ha molto aiutato ed avvantaggiato in questo, non solo fisicamente, ma anche mentalmente.
I bambini vivono la magia ogni giorno nella loro vita. Ma quanto è importante lo
stupore e la meraviglia per gli adulti? Abbiamo bisogno
di magia?
I bambini riescono ad osservare il mondo senza filtri, conservano intatto nei loro occhi il sogno, tutto per loro è magia: dai colori dell’arcobaleno, ai fiocchi di neve che cadono dal cielo. Quando si diventa grandi, purtroppo, coinvolti dalla frenesia della vita e dalle sue sovrastrutture non riusciamo più a sognare, perdendo molte volte la bellezza e l’autenticità stessa dell’esistenza.
Il mio intento è quello di far tornare tutti un po’ bambini, toccare l’ anima del mio pubblico, trascinarlo in un mondo parallelo in cui realtà ed illusione si fondono e si confondono...Per questo il mio è uno spettacolo senza età e per tutte le età: perché l’unico ingrediente necessario per viverlo è la fantasia.
Progetti?
Per scaramanzia non si dicono, però in compenso posso parlarti dei miei progetti passati! No, a parte gli scherzi, ho molte proposte in cantiere che sto valutando. Questi ultimi due anni sono stati davvero particolari e difficili per tutti; fortunatamente quasi tutti i settori si stanno riprendendo e anche lo spettacolo dal vivo. Sto pensando ad uno spettacolo più intimo che spero di poter portare in scena l’anno prossimo. Nel frattempo sto chiudendo una trattativa per una tournée in Sud America a metà del 2023 e a fine 2023 torneremo di nuovo in Germania. ►RS
La soundtrack di The Disillusionist, quando la musica è magia
CONOSCIAMO MICHELE PIDONE: TALENTO ARTISTICO E PASSIONE ASSOLUTA VERSO LA MUSICA, FILTRATA DA UN ANIMO SCHIETTO E UN GRANDE CUORE
Cosa sarebbero gli spettacoli, ma anche il film, senza colonna sonora?
Anche gli spettacoli di illusionismo hanno delle importanti soundtrack e Michele Pidone ha messo in note diverse volte
le illusioni di Erix Logan. Agrigentino di nascita, ci racconta qualcosa di sé in questa intervista. Con qualche chicca ed anteprima.
Michele, qual è il lavoro più importante che credi di avere realizzato finora?
Nel 2017, mentre percorrevo il Cammino di Santiago, ebbi l'ispirazione di scrivere un MUSICAL sul Cammino e sugli ultimi anni di vita di Santiago (San Giacomo).
Si tratta di un'opera che parla della vita di Santiago e il Cammino nei nostri tempi. L'ho appena terminato, e mi accingo
a metterlo in vetrina per la selezione di un produttore.
Quando hai iniziato a fare musica?
Già dall’età di 3 anni cantavo canzoni di Domenico Modugno, accompagnato da mio padre alla fisarmonica. A 14 anni, mi dedicai allo studio dell'organo e a 16 anni cominciò la mia carriera da professionista, esibendomi in dancing e night in tutta l'Europa.
Quando hai composto musica per la prima volta?
Nel 1980 composi il mio primo LP di musica elettronica-sperimentale, chiamato Mystical Reaction, registrato allo Star studio di Amburgo, col supporto dei miei primi sintetizzatori analogici.
In che modo hai unito la musica dal vivo con la composizione?
In effetti non è una cosa molto semplice. Essere musicista ti assorbe molto tempo, però, nel momento in cui compongo, riesco a meditare e lasciare la creatività prendere il sopravvento. Nel 1990 ebbi il grande onore e l’immensa soddisfazione di organizzare le Jam Sessions del Festival Jazz di Montreux, e suonare con vari musicisti di: Al Jarreau, George Benson, Randy Crawford, Miles Davis,etc...mentre componevo vari brani di Chillout e Funk.
Come hai iniziato con lo spettacolo dal vivo?
Nel 1995 mi trasferii a Mallorca, dove tutt'ora vivo. Realizzai le mie performances in uno dei migliori spettacoli d'Europa in stile Las Vegas: Sonamar, accompagnato da 14 musicisti di una big band americana e con 12 ballerini. diventando direttore artistico nel 2007.
So che hai lavorato con grandissimi nomi dello spettacolo, Ce ne citi qualcuno?
Le mie esibizioni sono state apprezzate da VIP come Michel Douglas, Prince Edward, Renzo Arbore, Francesco Salvi, Giancarlo Magalli, Emanuela Aureli etc...
Recentemente, in verità. Verso la metà di quest'anno, mi chiamò Erix, e mi propose di scrivere la banda sonora del suo nuovo spettacolo, The Disillusionist. Questo progetto mi piacque, e, naturalmente, accettai, soprattutto per la mia stima verso il talento e professionalità di Erix, che conosco da anni, e l'infinito talento di Sara Maya.
Il futuro?
Nel mio imminente futuro intendo concentrarmi sempre
di più sulla composizione di musica ad hoc per il live show. Amo farlo. È un processo naturale che nasce dal più profondo me stesso.
Una volta ascoltate le esigenze del committente, la sua ‘intenzione artistica’, mi isolo, chiudo gli occhi e, in una sorta di meditazione sento la melodia nascere in me.
Una volta stesa la traccia, uso l’esperienza di una vita per selezionare gli strumenti più adatti a rendere la particolare atmosfera desiderata dall’autore della ‘pièce’. ►RS
Stefano Simmaco, “cavallo di razza” e un artista a 360°
Quando ci siamo conosciuti ho provato immediatamente un’enorme simpatia e parlando con lui ho compreso che avevo davanti a me un “cavallo di razza”. Pluripremiato, ha fatto tutta la gavetta ed è riuscito a fare in tempi brevissimi tanta strada.
Hai iniziato molto giovane Stefano. Cosa ti ha maggiormente affascinato del mondo artistico?
Prima di iniziare a parlare di me, voglio ricordare i miei maestri, tutti artisti straordinari con i quali ho lavorato e collaborato che mi hanno aiutato a crescere e mi hanno dato, insegnato tantissimo artisticamente. Massimo Ranieri, Franco Miseria, Ennio Morricone per nominarne alcuni. Accanto a loro ho appreso segreti e tanto “mestiere”. Mi ritengo molto fortunato perché ho compreso facendo io stesso molti errori, ma sono cresciuto riconoscendo le mie attitudini, le mie debolezze, le mie
capacità e soprattutto le mie potenzialità artistiche. Fin da quando ero bambino ho rubato esperienza dai grandi artisti, ma spesso ripeto a me stesso che avrei potuto studiare ancora di più.
Non è mai abbastanza. Ogni giorno si apprende qualcosa di nuovo e ora facendo anche regia, devo tanto, direi forse tutto, alla persona che mi ha tenuto al fianco fin da quando ero bambino: non smetterò mai di ringraziare Franco Miseria dal quale ho appreso tantissime cose importantissime del mestiere quando gli sono stato a fianco sia in televisione che al teatro Politeama Pratese quando ero suo assistente.
Il tuo curriculum vitae è impressionante. Hai iniziato
ad avere tanta popolarità nel 1998 accanto a Mike Bongiorno partecipando al programma televisivo Bravo Bravissim. Poi con Massimo Ranieri nel 2001. Hai trascorso un’infanzia tra la scuola e il lavoro.
Non è stato per niente facile perché la maggior parte del mio tempo l’ho vissuta in sala prove e sui treni per recarmi al lavoro. Ma tutto questo mi ha fatto ben comprendere il mondo dello spettacolo fin dall’età di 13 anni. Avevo già capito che lo show business non è fatto solamente di passione e gratitudine, ma soprattutto di grandi sacrifici. Oggi, sono felice di avere fatto tutta questa gavetta ed essere diventato quello che sono.
L’ultimo lavoro televisivo l’ho fatto con la grande Raffaella Carrà e ho vinto il Talent Forte Forte Forte. Raffaella è rimasta nel mio cuore.
Un giorno, in sala prove, mi
disse: «Se vuoi fare questo di mestiere, devi aver coraggio di aver paura». Per me è un monito e penso non esista frase più autentica che possa contemporaneamente esplicitare il sentimento, la passione, l’emozione e la soddisfazione per chi vuole trasformare il sogno, nel mestiere futuro.
Hai lavorato anche con il tuo amico Giorgio Panariello?
Giorgio è un altro grande mio maestro. Lo seguii in un programma su RAI 1 nel 2000 e, il mio primo Tour estivo, l’ho fatto con lui facendogli “la spalla” nello spettacolo comico Panariello d’estate in giro per l’Italia.
Iniziando fin da bambino ad ottenere grandi successi, avrai avuto momenti di notorietà, ma anche periodi di pausa e riflessione, forse a volte difficili da superare. Come si reagisce quando si ottengono grandi soddisfazioni in tenera età e non si è ancora
preparati?
Mi considero comunque fortunato perché sono sempre riuscito a passare da livelli alti a livelli bassi senza mai accusarne il colpo. Ti racconto un episodio: avevo da pochi mesi vinto il programma Forte Forte Forte con Raffaella Carrà e,
STEFANO SIMMACO
• Nasce a Prato e inizia la sua formazione all’età di 6 anni. Dal 1997 al 2000 studia all’Accademia Città di Prato, al Balletto di Toscana e entra nella Compagnia Junior. Nel 1998 vince i campionati Europei, categoria Hip Hop e vince il Talent televisivo Bravo Bravissimo condotto da Mike Buongiorno su Rete 4.
• Vince nel 1999 i Campionati Mondiali di Danza con una coreografia Modern Jazz. Nel 2000 è il primo ballerino in Torno Sabato”su Rai 1 con Giorgio Panariello. Nel 2001 è un ballerino nel programma televisivo di Massimo Ranieri Siamo tutti invitati su Rai 1 e viene premiato come Miglior Talento dell’anno da Ennio Morricone (Premio Gino Tani).
• Approfondisce i suoi studi studiando con Franco Miseria e Simona Marchini, lavora con Elisabetta Terabust al Teatro Comunale di Firenze, vince Rieti Dance Festival e affianca Giorgio Panariello in Panariello Estate nel tour estivo del 2002. Co-protagonista e successivamente protagonista di Gianburrasca
• Nel 2007 lascia l’Italia e si trasferisce a New York per continuare a studiare al Broadway Dance Center, all’Alvin Ailey American Dance Theater e alla Martha Graham School of Contemporary Dance”
• Co-Conduttore della trasmissione televisiva Trebisonda su Rai 3. Diventa compositore e arrangiatore. Co-protagonista, co-autore e autore degli arrangiamenti musicali de l Sogno di Colombo. Vince il Talent condotto da Raffaella Carrà “orte Forte Forte su RAI 1 nel 2015. Interprete nei Film: Dio è in pausa Pranzo e Uno strano weekend al Mare. Ha prodotto e scritto il suo spettacolo Straordinarietà dove canta, balla e suona il pianoforte.
• Ha composto musica per la Compagnia CZ2 diretta da Roberto Zappalà, per la Compagnia Kaos Balletto di Firenze, per la Nazionale Italiana Nuoto sincronizzato” per i Mondiali 2022, per l’Evento della Fondazione Bocelli Gran Galà della danza al Teatro Coccia di Novara. Le produzioni dei suoi Album discografici: Bodies” di S. Simmaco e A. Cappelletti, Tracce e Danse (tutti nel 2021).
non avendo altro lavoro, andavo a suonare in un pub mentre la gente faceva tutto meno che ascoltarmi.
Non so se chiamarla umiltà o spirito di sopravvivenza. Ma il mio motto di vita è “Non devi mai sentirti arrivato”. Nei momenti di pausa rifletto, frequento i veri amici, studio, ricerco nuove collaborazioni, ascolto molta musica e vado a teatro.
Parlami dei tuoi programmi futuri?
Sto attualmente curando la regia dello spettacolo The Disillusionist che debutterà il prossimo 26 Dicembre a Brescia con il grandissimo professionista internazionale Erix Logan, poi seguirà una lunga tournée che toccherà diverse piazze importanti italiane. Non è il primo progetto artistico che faccio con Erix perché ho curato le coreografie della produzione che ha fatto una tournée in Cina.
Dopodichè, per non farmi mancare niente, sto già preparando un mio nuovo spettacolo, dove reciterò monologhi, suonerò, canterò e ballerò che debutterà la prossima estate 2023.
Grazie Stefano, in bocca al lupo e arrivederci a presto! ►RS
Federico Bellone: la magia nel musical, aspettando Houdini
“FAREMO APPARIRE UN ELEFANTE NELLO SPETTACOLO NEGLI STATI UNITI”
Forse non tutti sanno che Federico Bellone, oltre ad essere un acclamato regista di musical, in Italia e all’estero, è da sempre appassionato di illusionismo e magia.
In alcuni suoi spettacoli, come Ghost il musical, Charlie e la Fabbrica di Cioccolato alla Fabbrica del Vapore di Milano (2019) e Mary Poppins chiaramente gli effetti “magici” erano richiesti da copione e Federico si è appoggiato, per ricrearli, al talento di Paolo Carta, la cui intervista segue queste pagine. Nella chiacchierata con Bellone, visibile inquadrando il QRcode presente nella pagina, il regista ci ha raccontato di questi spettacoli, ma anche della sua attuale esperienza all’estero, svelandoci delle chicche davvero particolari.
Punta di diamante dell’intervista, l’anticipazione sul suo futuro progetto, annun -
ciato sulla rivista mensile statunitense Playbill sarà un musical dedica to al grande Houdini. Per la prima volta in teatro verran no messa in scena la vita e le grandi illusioni di Harry Houdini.
Il team di lavoro dovrebbe essere internazionale ed il titolo sarà probabilmente The Impossible Man : lo spettacolo includerà oltre venti grandi illusio ni sul palco, molte delle quali non sono mai state presentate prima su un palcoscenico o in un film, con una colonna musicale influenzata dalla musica popolare ungherese, in omaggio al paese di nascita di Houdini, che era nato infatti a Budapest.
Il celebre illusionista si trasferì in America da bambino dove, sin da piccolo, avrebbe meravigliato il pubblico, inizialmente come trapezista. The Impossible Man è ambientato durante l’ultimo spettacolo del grande mago, nell’autunno del 1926 e, attraverso una serie di flashback, racconta la sua vita, gli amori la fama fino alla morte per un’appendicite a Detoit qualche giorno dopo una sua pericolosa e celebre illusione. C’è già stato un primo workshop dedicato a questo bio - musical, con protagonisti i can -
didati Tony Ramin Karimloo e Laura Osnes, due nomi di eccellenza a livello mondiale: Karimloo ha partecipato a spettacoli come The Phantom of the Opera, Les Misérables, Anastasia ed ora è in scena con Funny Girl , con Lea Michele, mentre Laura Osnes ( Cenerentola di Rodgers + Hammerstein, Bandstand) ha partecipato alla prima lettura nel ruolo di Bess Houdini.
I tempi di queste operazioni all’estero sono molto più ampi rispetto in Italia, perché l’industria negli Stati Uniti è talmente virtuosa che richiede un lavoro più a lungo termine, ma il progetto sta procedendo.
Potrete scoprire molto di più sulla magia nei musical di Federico Bellone, guardando la nostra videointervista. ►RS
Il Circolo Amici della Magia compie 50 anni e si trasferisce nel cuore di Torino
NUOVA SEDE NEGLI STORICI LOCALI DELL’EX CAFÉ PROCOPE
PER IL CIRCOLO MAGICO PIÙ IMPORTANTE D’ITALIA, CULLA DEI PIÙ POPOLARI ILLUSIONISTI ITALIANI
Mezzo secolo per un’eccellenza nazionale ed internazionale torinese, che nell’epoca in cui dilagano i tutorial di magia on line, si conferma polo culturale imprescindibile per la tutela, la promozione e la trasmissione dell’arte magica attraverso corsi, laboratori, conferenze, incontri e spettacoli con una grande attenzione alle nuove leve.
Il Circolo Amici della Magia in occasione dei suoi 50 anni si è trasferito nell’ex Café Procope, leggendario locale fondato dal vulcanico Sergio Martin nei primi anni Novanta e che fino al 2006 si rivelò vivace progetto artistico e culturale, fucina di numerosi artisti. Oggi il Circolo (che fino allo scorso anno aveva sede in Via Salerno 55, nel quartiere Aurora) torna così nel
cuore della città e in un luogo altamente evocativo. La sede dispone di una sala teatrale con una capienza di circa cento posti, con lampadine e sipario in paillette, pareti riccamente decorate con quadri, poster d’epoca,
IL SOCIAL
attrezzi di scena e bauli magici. L’atmosfera magica permea tutta la sala. Qui si terranno alcuni degli spettacoli del Circolo. La sala ospiterà anche il Sim Sala Bar, per degustare speciali aperitivi a tema magico o sorseggiare un cocktail prima o dopo gli spettacoli, rilassandosi in un luogo davvero magico, rilassante e unico.
In questo modo questi locali tornano ad essere anche il foyer per l’attiguo Teatro Juvarra che due volte al mese ospita gli spettacoli del Circolo Amici della Magia che richiedono un palco più ampio e una platea più numerosa, grazie al rapporto di collaborazione instauratosi con la Casa Generalizia della Pia Società Torinese di San Giuseppe proprietaria del Collegio Artigianelli.
Completa la nuova sede la sala didattica per le attività associative dedicate ai 300 Soci iscritti, conferenze magiche e l’insegnamento a bambini, ragazzi (oltre 80) e adulti Qui ha sede anche la vasta biblioteca composta da oltre 5000 volumi, un preziosissimo patrimonio che rende il Circolo proprietario della seconda biblioteca magica al mondo.
Dunque una location unica e suggestiva che per lo stile con cui è arredata e decorata proietta gli ospiti in un’atmosfera in cui la magia è davvero protagonista.
“Siamo molto felici e orgogliosi della nostra nuova sede - dichiara il Presidente Marco Aimone - Da quando nel 2015 un banale guasto all’impianto elettrico causò un principio d’incendio che mise seriamente a repentaglio la sede storica del Circolo di Via Santa Chiara, abbiamo cambiato varie sedi, cercando sempre di avvicinarci al Centro della Città.
Ora in questa magnifica struttura, che fonde un solido percorso storico culturale con una viva vocazione sociale, riteniamo di essere giunti nel contesto ideale per sviluppare al meglio le finalità della nostra realtà. Siamo particolarmente grati a Don
Danilo Magni e a tutta la Congregazione dei Giuseppini del Murialdo che sin dal principio ha preso a cuore il nostro progetto condividendone lo spirito e gli obiettivi. Unendo le nostre esperienze e competenze, contia mo di consolidare le rispettive attività e rendere questo luogo un polo di intrattenimento, ma anche formazione e crescita professionale nell’ambito dello spettacolo e delle arti magiche” - conclude Aimone.
50 ANNI DEL CIRCOLO AMICI DELLA MAGIA
Nato negli anni 1971 da un piccolo gruppo di appassionati, il Circolo Amici della Magia di Torino (CADM) è oggi una delle associazioni magiche più attive del mondo con oltre 300 soci. Il Circolo è un’associazione culturale, senza scopo di lucro, che si prefigge di preservare, conservare, promuovere e diffonde-
re l’Arte Magica. Non è un caso che abbia sede a Torino, città del mistero per eccellenza, che ha da sempre un legame molto stretto con la magia: da qui è partito Bartolomeo Bosco, il più grande illusionista dell’800, e la tradizione è proseguita fino ad oggi, portando alla ribalta nazionale ed internazionale personaggi di massimo livello come Arturo Brachetti, Alexander, Marco Berry, Marco Aimone e Luca Bono.
Il Circolo è un crocevia di incontri internazionali, un luogo
di confronto e scambio di competenze ed esperienze per prestigiatori e artisti di ogni paese. Grandi maestri della scena internazionale (Silvan ne è il Presidente Onorario) e giovani artisti o aspiranti tali vivono quotidianamente il Circolo per apprendere nuovi effetti e tecniche magiche, mettere a disposizione la propria esperienza e contribuire alla crescita di un’arte che il Circolo non vuole solo proteggere, ma anche e soprattutto trasmettere a coloro che vogliono fare della magia non solo una passio-
ne, ma anche e soprattutto una professione.
E in un’epoca in cui dilagano su internet tutorial che pretendono di rivelare le tecniche della manipolazione o di insegnare attraverso la mediazione di un monitor i segreti della cartomagia, diventa ancor più imprescindibile la figura di maestri in carne ed ossa in grado di trasmettere non solo le tecniche dell’arte magica, ma anche la capacità di stare in scena, di rapire l’attenzione del pubblico, di proporla sul palcoscenico e di raccontare tutto
ciò che ruota intorno a questo mondo.
Affinché la conoscenza non sia fatta di soli effetti magici, ma vi sia un approfondimento storico-culturale, il Circolo mette a disposizione dei propri soci una vasta biblioteca di oltre 5.000 volumi. Questo fa del polo torinese di Via Juvarra una eccellenza nazionale ed internazionale, il Circolo magico più importante d’Italia e considerato dagli storici di tutto il mondo il più importante in assoluto dopo il Magic Circle di Londra e il Magic Castle di Los Angeles.
Non è un caso che il Circolo di Torino sia salito sul podio del Campionato Nazionale di Magia (istituito nel 2010) ben sette volte grazie alle vittorie di Luca Bono, Andrea Petrosillo, Gaia Rossi, Jonny Magic, Alex De Bastiani “Shezan”, Filiberto Selvi e Niccolò Fontana. Risultati resi possibili grazie al “Laboratorio Magico” tenuto da Tiziano Berardi.
Il rilievo internazionale è emerso ulteriormente quando nel 2017 il Circolo ha ospitato il Congresso mondiale degli storici della magia portando a Torino i maggiori esperti e storici di illusionismo mondiale. ►RS
La magia di Rapunzel incanta in teatro
COSA C’È DI PIÙ MAGICO DELLA FIABA? ED ANCORA DI PIÙ IN VERSIONE MUSICAL? RAPUNZEL, NELLA VERSIONE DI MAURIZIO COLOMBI, TORNA IN TEATRO
La seconda edizione di Rapunzel il Musical ha debuttato il 2 dicembre al Teatro Brancaccio, dove resterà fino all’8 gennaio, per poi arrivare a Milano, al Nazionale Che Banca! dal 13 al 29 gennaio. A distanza di 8 anni, rinasce la magia di un musical tutto italiano, scritto da un gruppo di autori diretti da Maurizio Colombi, che ci ha concesso un’intervista in
Maurizio, torna in scena Rapunzel il Musical, che è uno dei miei preferiti fra i tuoi lavori e riparte dopo 7 anni. Ci vuoi raccontare qualcosa?
Questa fiaba è rappresentata in un grande musical teatrale solo in Italia, che io sappia, tranne piccole produzioni. I costumi di Francesca Grossi e le scene di Alex Chiti ne fanno una grande produzione. Amo questa storia e mi sono diver-
È un po’ differente dalla versione Disney, come ho fatto in Aladin, in cui ho raccontato le origini e la fine dei due Geni, imprigionati per punizione sulla terra, entrambi figli di Gea, la dea della terra.
Mi piacciono le fiabe e mi diverto a reinventarle, mi piacciono quelle semplici così posso complicarle un po’ e renderle più interessanti.
Tanti anni fa, ti definii “creatore di sogni”, dopo lo straordinario successo di Peter Pan. Ogni musical che hai creato racchiude in sé, infatti, una magia particolare, qualcosa di emozionante sia per gli adulti che per i più giovani. Perché è Rapunzel?
È magico per le emozioni, per tutto quello che è la magia della fiaba e della fantasia. Senza dimenticare alcuni momenti particolarmente “magici”, che caratterizzano l’intero spettacolo. Uno in particolare
non sapevo come risolvere: mi sono dovuto rivolgere al mio amico Erix Logan, il più grande mago che abbiamo in Italia, che, devo ammettere, nella sua genialità, non ci ha messo poco per escogitare qualcosa. Insieme, abbiamo studiato come far volare le lanterne nel teatro.
Alla fine, il risultato è incredibile: le lanterne hanno volato - e voleranno - in tutti i teatri dove lo spettacolo è stato, compresa l’enorme platea degli Arcimboldi. Un momento emozionale e bellissimo, una vera magia!
Lo spettacolo è uguale a sette anni fa oppure è... più bello?
Molto più bello! È scontato parlarne bene, ma ti assicuro che questa edizione è una bomba.. è uno show coi fiocchi! Lo spettacolo è ricco di colori, effetti, magia, sentimenti, tanta musica e ho reso alcune parti un po’ più comiche.
Il cast è cambiato?
Il cast questa volta è stato un parto difficile, che è durato mesi; è totalmente rinnovato, tranne Maurizio Semeraro che passa dal Jafar cattivo del mio Aladin (il musical geniale), al re buono, padre di Rapunzel. Un re alla francese, data la sua erre "nobile". Mattia Inverni è ancora Segugio, la guardia
affamata, per metà cane, un ruolo difficile, che questa volta si esprimerà totalmente in gramelot, ricordando molto lo zanni di Dario Fo. Poi abbiamo Eleonora Peluso, una performer a 360 gradi, oramai una costante nei miei spettacoli.
Il resto del cast è cambiato, sono "solo" altri 15 performer, scelti principalmente per la loro personalità, piuttosto che per la tecnica comunque indispensabile. Infatti, ci sono performer come Erika Mariniello e Eleonora Segaluscio, che nascono una come ballerina e l'altra come cantante, ma in questo caso sono artiste poliedriche in varie forme. La Segaluscio, ad esempio, è la cover della protagonista Rapunzel. Non posso non citarli uno per uno, perché ognuno interpreta un ruolo e ha una caratteristica essenziale per questo spettacolo.
Apre lo show Giacomo Marcheschi che interpreta molto bene un cantastorie schizzato e nevrotico, che presenta la fiaba al cospetto di quattro bambini, tra i quali una bimba dispettosa interpretata da Carlotta Sibilla (che fu Peter Pan in una delle sue ultime edizioni) e una bimba balbuziente interpretata da Ylenia Tocco.
Rossela Contu è una scoperta per me! Bravissima attrice brillante e cantante che interpreta in modo commovente la regina, madre di Rapunzel, ed è una strega, molto ironica, come cover, nei panni di "Madre" e lo farà in tutti le matinée.
Tra le guardie strampalate e demenziali, ci sono Ivan Trimarchi, un performer, davvero... “performante”, anche acrobata. Alfonso Mottola, un ballerino perfetto che qui oltre a ballare recita in dialetto napoletano.
Il capitano delle guardie è Andrea Spata che balla e canta, ma qui ha creato un personaggio all'inglese totalmente sopra le righe che è dirompente ed appena apre bocca rischia la risata del pubblico e degli attori.
Il fiore all'occhiello dei personaggi sono Rosa e Spina, i fiori parlanti nella torre che sono es-
ilaranti: Martina Lunghi (Rosa) che conosco da anni come una bravissima performer e la riscopro comica da “pisciarsi” (sic!) sotto dal ridere ad ogni battuta.
Infatti, interpreta anche Piera, la locandiera, temuta da tutti per il suo sputo micidiale. Matilde Pellegri (Spina) è una forza della natura sul palco in ogni disciplina, anche lei divertentissima nei panni di "Spina", riesce ad usare differenti toni di voce e si esprime in altre parti nello spettacolo come la nutrice.
I due fiori ne fanno di tutti i colori, sfido chiunque a non ridere. Potrebbero debuttare a Zelig con questo ruolo. Poi ci sono i Briganti, uno diverso dall'altro ma tutti zotici e scurrili: il mio preferito è Gamba di legno, interpretato da Jonathan Guerrero.
Direi di parlare ora dei protagonisti…
Scegliere l'interprete di Rapunzel è sempre difficile, lo è stato anche nella prima edizione in cui c'era Alessandra Ferrari. Questa volta Rapunzel è Silvia Scartozzoni, che arriva dal conservatorio con una voce disneyana, un'estensione infinita che, a volte, ricorda la lirica.
Lei è romantica e cartoon allo stesso tempo e questo la rende perfetta per le fiabe. Sicuramente, un talento del musical italiano, canta balla e recita ad un livello che potrebbe tranquillamente lavorare a Broadway o nel West End.
Sia lei che Renato Crudo, Phil, hanno come maggiore punto di forza il canto! Renato, un anno fa apriva lo spettacolo di Aladin con un brano d'effetto scatenando un applauso enorme, e a seguire interpretava Toto in Aggiungi un posto a tavola. È un artista in crescita con una voce impressionante che a volte fatica perfino a controllare. Abbiamo pensato di spegnere l'impianto quando canta lui.
Io glielo dico sempre, dovrebbe fare l'Opera, diventerebbe un tenore "italiano" ricercatissimo e ricchissimo.
Le musiche sono originali, giusto? E le coreografie?
Sì, tutte, i brani sono 16, ma la musica di sottofondo insieme agli effetti sonori, è sempre
presente e suonata dal vivo dal veterano Davide Magnabosco. Oramai Davide ha maturato così tanta esperienza in questo genere e stile teatrale che non saprei come fare senza di lui.
La firma dei brani come sempre è di Alessandro Procacci che cura anche gli arrangiamenti corali e le voci nel canto, e di Paolo Barillari e Davide Magnabosco. Alex è quello più soul ed emozionale, Paolo il miglior connubio tra musica e testo e Davide il più elaborato e coordinatore del tutto.
Una sensazione forte di carica allegria, secondo me, arriva dalle coreografie, perché Rita Pivano che ritengo sia oggi, una delle coreografe migliori e con più esperienza nell'ambito della danza moderna, nel musical e nella televisione, è riuscita ad usare una danza "non danza".
Se guardi le parti ballate, non percepisci il passo di danza ma un movimento che fa parte della narrativa assolutamente integrato nella storia, e di questo sono grato a lei e al suo assistente/ collaboratore nonché coreografo Francesco Spizzirri, che oltre ad essere bravo e un gran “figo” (anche qui sic!).
Infine, posso dire che per fare uno spettacolo bello come questo, non bastano tutte le cose che ho elencato, ma è fondamen-
tale la produzione in termini di investimento e di organizza zione.
Il Brancaccio è la realtà produttiva più importante per quanto riguarda il musical in Italia, sia per gli investimenti che Alessandro Longobardi mette a disposizione, sia per le strutture di cui dispone su Roma. Carlo Buttò, il direttore di produzione, è sicuramente uno dei più esperti in Italia, è una fi gura chiave, che spesso decreta il successo di uno spettacolo come in questo caso.
Ma…
Ti stai chiedendo se mi dimentico di qualcuno? No, è che parlare di lei è quasi superfluo. Lei è davvero impeccabile, è talmente radicata nella nostra cultura dell'entertainment che ogni commento diventa banale.
Però, a parte dire che è semplicemente perfetta come lo è Mary Poppins, quello che non tutti sanno, è che Lorella mette a disposizione un'intelligenza artistica unica, che non si limita al suo ruolo sul palco, ma aiuta la regia, lo sviluppo del testo, la creazione dei personaggi, in qualche modo supervisiona lo spettacolo.
Infatti, è perfetta come giudice ad Amici, lì c'è un altro fenomeno, secondo me la numero uno in Italia, Maria De Filippi, un genio. Comunque, tornando a Lorella, rispetto a 7 anni fa, ha fatto un salto di qualità, come attrice, incredibile.
Adesso sì, è un’attrice di teatro vera, ha maturato una tecnica che gli permetterà di interpretare personaggi impegnativi anche del teatro classico. È lei, la nostra Cuccarini nazionale.
Anche tu però hai collezionato tanti successi.
Sì, ma io faccio teatro.
E dici poco! Ti senti più un regista, un autore o un attore?
Mi sento più un tennista, entro due anni divento categoria 3.5. Però, in teatro ho un asso nella manica, la mia assistente alla
regia, parlo di Wonderwoman, Manuela Scravaglieri, con lei mi alzo tardi e dormo tranquillo, lei è talmente multitask che alle prove mi organizza anche il tennis!!
Fra i musical che hai scritto o diretto qual è quello che preferisci?
Quello che andrà in scena il prossimo anno con le musiche di "beeeeep".. non posso dirlo o mi multano.
Dopo Roma e Milano Rapunzel andrà in tournée?,
Per forza se no mi inc... "beeeeep". (questo non potevamo lasciarlo!)
Funzionerebbe anche senza la Cuccarini?
Puoi vederlo nelle matinée con Rossella Contu. Lo spettacolo è bello comunque, anche se senza Lorella manca la star, perde lustro, ma del resto i grandi musical non hanno quasi mai dei nomi famosi nel cast. Questa è una debolezza italiana, anzi per lo più romana.
Non puoi davvero dirci il titolo del prossimo tuo musical?
No, c'è una penale di 50.000 euro se lo dico... ma nel titolo c'è la parola vita.. hi hi.
Dopo Caveman farai un nuovo one man show?
Si questo posso dirtelo parla di amore, di generi e di sesso, s'intitola LGBTQIESPIRALIDOSO! Davvero?
No, dai l'ho pensato adesso... suona bene, però? No? ►RS
Dal 26 dicembre all’8 gennaio torna l’appuntamento con l’illusionismo alla Casa del Teatro di Torino con lo spettacolo Illusion Magic Show. Gli artisti del Circolo Amici della Magia di Torino, la più importante realtà magica italiana, fucina di grandi nomi (come Brachetti, Alexander e Luca Bono) daranno vita ad uno spettacolo unico, divertente e magico, adatto ai giovani spettatori così come a quelli adulti che non hanno perso la voglia di lasciarsi stupire ed incantare. Un
LE DATE
• 26 dicembre, ore 15.30 e 18
• 27 dicembre, ore 17
• 28 dicembre, ore 21
• 29 dicembre, ore 17
• 30 dicembre, ore 17 e 21
• 31 dicembre ore 21.30 spettacolo seguito dalla Festa di Capodanno
• 1 gennaio, ore 15:30 e 18
• 3 e 4 gennaio, ore 17
• 5 gennaio, ore 21
• 6 gennaio, ore 15:30 e 18
• 7 gennaio, ore 17 e 21
• 8 gennaio, ore 15:30 e 18
viaggio in meandri onirici e fantasiosi universi attraverso le grandi illusioni di Alberto Giorgi, artista internazionale conosciuto come l’Alchimista (reduce dai successi della produzione statunitense The
propria partner Laura con la quale saprà dar vita a istanti di grande suspense e spettacolarità. Un artista di alto livello, innovativo e visionario, creatore di macchine sceniche incredibili, ispirate dalle più belle fantasie di Jules Verne con effetti visuali imprevedibili e avvincenti.
Il mondo della comicità e del divertimento sarà popolato dagli improbabili personaggi di Arturo Il Mago, clown e fantasista dalle mille sfaccettature e da “Gi” insolente, ma deliziosa giraffina che deve la sua voce al talentuoso ventriloquo Rafael Voltan: insieme sono gli oggetti misteriosi, sparizio ni, riapparizioni e coinvolgimento del pubblico sono solo alcuni degli ingredienti di uno spettacolo divertente e per tutta la famiglia.
Diciannove repliche (pomeridiane e serale, a seconda dei giorni, per venire incontro alla esigenze del pubblico) e una speciale serata di
Capodanno per scandire il passaggio al nuovo anno nel magico mondo dell’illusione.
La produzione è curata da Muvix Europa, realtà di produzione artistica capace di coniugare l’illusionismo con le più diverse discipline dello spettacolo, per realizzare soluzioni su misura.
I biglietti sono acquistabili presso la biglietteria della Casa del Teatro (Corso Galileo Ferraris 266), oppure sul sito casateatroragazzi.it.
Con Marco Aimone, Corrado Gerbaudo (Arturo Il Mago), Alberto Giorgi e Laura Gemmi, Gi & Raf. Produzione Muvix Europa In collaborazione con il Circolo Amici della Magia di Torino.►RS
ABRACADABRA, la notte dei miracoli
DA UN'IDEA DE I DISGUIDO, NASCE A ROMA UN NUOVO GRANDE SHOW DI ILLUSIONISMO E GRANDE MAGIA
Ritorna a Roma lo show internazionale Abracadabra la Notte dei Miracoli, in scena al Teatro Ghione dal 26 dicembre all'8 gennaio 2023 con un cast stellare di maestri dell'illusione provenienti da tutto il mondo.
Un pizzico di fantasia, la giusta dose di curiosità, sapienti giochi di luce, performance imperdibili sono gli ingredienti dello show. Uno straordinario spettacolo composto dai migliori artisti del panorama Magico nazionale e internazionale. Una serata emozionante per assistere dal vivo alla vera Magia.
Da un’idea de I Disguido e Gigi Speciale, grazie alla collaborazione di Valter Leonardi della Corte dei Miracoli di Livorno, nasce a Roma un nuovo grande show di illusionismo, un importante e irrinunciabile appuntamento con la grande magia, lo spettacolo di Natale per la famiglia.
IL SITO
Lasciatevi trasportare nell’universo dell’illu sione con una vera esperienza magica all’insegna dell’amore e della solidarietà.
I DISGUIDO
Un duo di artisti originali ed eccentrici che combinano l'arte magica a quella teatrale e cinemato grafica, esibendosi in tutto il mondo con il loro mix esplosivo e travolgente.
Sono campioni europei di Comedy Magic, premiati a livello mondiale e vincitori del Mandrake d’Or, l’Oscar della Magia. Ospiti di svariati programmi televisivi fra cui Fool Us, il noto show di Las Vegas. Milioni di spettatori hanno applaudito le loro incredibili performance durante i loro tour in 48 diversi paesi del mondo.
"Siamo i Disguido, Guido Marini e Isabella R. Zanivan, un duo di fantasisti, in continuo equilibrio tra Cinema e Magia, due illusionisti e performers internazionali, pluripremiati in Italia e all’estero: nel 2013 a Parigi abbiamo ricevuto l’Oscar della Magia, il prestigioso MANDRAKE D’OR, con la trasmissione televisiva “Les plus Grand Magicien du Monde”.
Nel 2017 abbiamo vinto il terzo premio FISM in Comedy Magic ai Campionati Europei di Magia a Blackpool, nel
DIsguido2018 abbiamo rappresentato l’Italia per la seconda volta ai Mondiali di Magia in Corea e nel 2020 abbiamo vinto il Primo premio all’International Forum of Magicians di San Pietroburgo, nel 2021/ 2022 siamo stati ospiti del programma televisivo Fool Us, il noto show di Las Vegas dedicato ai più grandi maghi del mondo.
Dal 2014 gestiamo il negozio di magia più antico d’Italia, Eclectica, di fronte a Montecitorio. Nel 2016 abbiamo creato Abracadabra la Notte dei Miracoli, di cui curiamo la direzione artistica.
Giunto alla dodicesima edizione è ad oggi uno dei festival internazionali di magia più riconosciuti in Italia, che ogni anno ottiene successi e sold-out. Inoltre devolviamo in beneficenza da diversi anni, parte dei ricavati a due importanti Onlus: Uniphelan e Antas". ►RS
Il Museo della Magia di Cherasco del Mago Sales
NEL CUNEESE IL PIÙ GRANDE E ORIGINALE MUSEO DELLA MAGIA D’EUROPA. IL SUO IDEATORE E PROMOTORE È IL MAGO SALES, AL SECOLO DON SILVIO MANTELLI
Nel Museo della Magia di Cherasco (comune in provincia di Cuneo) si possono incontrare i grandi prestigiatori, perdersi in foreste da favola e vedere la gente volare, tutto merito del Mago Sales, al secolo don Silvio Mantelli che da vent’anni gira il mondo con spettacoli a fin di bene e che adesso ha realizzato il suo sogno.
Unico nel suo genere in Italia e in Europa, il Museo della Magia di Cherasco è destinato a diventare tappa fondamentale degli appassionati di illusionismo.
Undici stanze ricche di mistero e suggestione raccontano la storia della magia dal ‘700 ad oggi attraverso immagini e film d’epoca, con strumenti originali appartenuti ai gran-
di prestigiatori, aree dedicate all’illusionismo e ai suoi numerosi aspetti.
Il Museo propone esibizioni magiche, didattica, scuola di magia e visite guidate.
NELLE SALE DEL MUSEO
Nel Museo della Magia, vero e falso convivono. A partire dall’ingresso dove il visitatore viene accolto da un pavimento ‘’optical’’ bianco e nero, con pesci e cavalli, e dalla ‘’Bocca della Verità’’, copia assai meno drammatica di quella romana che tagliava la mano all’impostore.
Al primo piano le nuove tecnologie irrompono sulla scena. Il busto del Mago Sales si anima improvvisamente quando un fascio di luce lo colpisce e inizia a spiegare il perché del Museo.
Poi la visita attraversa undici sezioni, in cui la perizia dell’architetto Cristiano Isnardi, curatore del restauro dell’edificio ottocentesco, donato al Comune dagli ultimi eredi,
dello scenografo Alessandro Marrazzo, è riuscita ricreare l’atmosfera fantastica dell’illusione.
Il bosco innevato è la prima esperienza: sotto le foglie che non subiscono il passare delle stagioni, crescono gli oggetti magici: un cappello a cilindro, una bacchetta, una corda e tanti altri. Accanto a ciascuno una postazione video trasmette i filmati che li mostrano ‘’in azione’’.
Padrone di casa è il mago Sales, al secolo don Silvio Mantelli, 69 anni, ormai una leggenda. Si è appassionato alla magia da bambino e ha fatto il suo primo spettacolo a 13 anni con il nome di mago Mandrake.
«Don Bosco usava i giochi di prestigio per avvicinare i ragazzi - ha più volte spiegato don Silvio - Ho seguito il suo esempio».
A 19 ha ricevuto in sogno la vocazione ed è entrato in noviziato dai salesiani, per poi venir consacrato sacerdote nel 1973. Laureato in Teologia e in Pedagogia, si definisce
«prete per vocazione e mago per passione».
Nel 1993 ha iniziato a viaggiare facendo spettacoli di magia (circa 10 mila in oltre 30 Paesi) a scopo benefico per i bambini poveri delle missioni. «Uso una sorta di barat-
to», dice. «A chi mi aiuta nel mantenere le promesse fatte ai bambini, regalo lo spettacolo»
Di magia, don Silvio se ne intende parecchio. Il The Magic Circle di Londra, la Mecca degli illusionisti internazionali, lo ha inserito tra i migliori del mondo ed è stato anche maestro del famoso trasformista Arturo Brachetti a cui ancora oggi è molto legato. Si è esibito per Madre Teresa. «Era come una bimba felice di fronte ai miei trucchi», ricorda don Silvio. «Non mi lasciava più andare via. Mi ha tenuto con sé 15 giorni e mi portava a esibirmi negli ospedali e nei lebbrosari»
Quando il progetto cresce
e si rafforza, nasce la Fondazione Mago Sales che opera a livello internazionale con progetti di solidarietà, al cui finanziamento sono destinati i proventi delle attività e delle visite al Museo della Magia. Qui ora c’è il quartier generale di don Silvio e la sua inestimabile biblioteca.
Una raccolta di oltre 18 mila volumi sul tema della magia e dell’illusione, che nell’antichità e si può dire fino all’Illuminismo, erano parenti prossime della scienza.
Ha donato una bacchetta magica a Giovanni Paolo II e a Papa Benedetto XVI; a Papa Francesco ha portato un cilindro da mago, rigorosamente bianco. «La magia - è solito dire - ci rende bambini e ci aiuta a vivere meglio» ►RS
A Parigi non solo le atmosfere sono magiche, ma anche i musei!
NEL FAMOSO QUARTIERE MARAIS, OFFRE UNA PANORAMICA COMPLETA DEL MERAVIGLIOSO MONDO DEGLI ILLUSIONISTI DAL DICIOTTESIMO SECOLO AI GIORNI NOSTRI
Il Museo della Magia di Parigi offre al pubblico una storia della magia attraverso una collezione unica al mondo che comprende grandi illusioni, automi, illusioni ottiche, manifesti, incisioni e oggetti magici. Varcare la soglia di una mostra dedicata alla magia è un'avventura culturale e la Francia ha la più ricca storia di prestidigitazione. Il Museo della Magia è stato insignito di numerosi premi ed è stato classificato come "Museo eccezionale" da diverse guide museali.
LE ILLUSIONI: CAPOLAVORI DI ARTE MAGICA
Nel 1850, Robert-Houdin ebbe l'idea di usare suo figlio per eseguire la Sospensione eterea, un'illusione in cui il corpo umano sembrava sfidare le leggi della gravità. Questo prodigio segna l'inizio delle
IL SITO
cosiddette grandi illusioni, in cui una o più persone sono oggetto dei trucchi presentati dagli illusionisti.
La sedia Buatier di Kolta (1845-1903), permette la scomparsa istantanea della giovane donna che si siede sul sedile magico.
De Vère (1834-1931) fece apparire sua figlia Iona la Maga in un vaso gigante che si trasformò in uno splendido cespuglio di fiori.
Il Museo possiede due versioni del mitico trucco della donna segata: una delle prime
versioni riccamente decorate è quella utilizzata da Thurston, il famoso prestigiatore americano di fine secolo. In questo modello, il tavolo non si separa. L'altra versione, più avanzata, si divide in due parti.
OGGETTI SEGRETI, OGGETTI TRUCCATI
I dispositivi dei maghi possono essere vere e proprie opere d'arte, la cui fabbricazione era affidata ad artigiani specializzati. Le tante vetrine tematiche presentano questi oggetti misteriosi:
• Bacchette magiche: simboleggiano il potere del mago. Deviati e truccati, vengono utilizzati per compiere prodigi: frittate, monete, fuoco, detonazioni.
• Scatole segrete: oggetti ingannevoli, progettati per nascondere un bene prezioso (tabacco, gioielli o banconote di piccolo taglio).
• Scatole truccate: permettono diversi effetti magici:
• Scatole divinatorie, scatole di produzione, scatole di escamotage: possono anche far apparire o scomparire liquidi, fuoco, semi, seta.
• Oggetti spiritici: utilizzati nel secolo di Victor Hugo da falsi spiritisti per ottenere effetti attribuiti ai fantasmi (scrittura spiritica, movimenti misteriosi di un tavolo con piedistallo, ecc.)
MANIFESTI MAGICI, SPECCHI DEL SOGNO
I manifesti magici rappresentavano il solo ritratto dell'artista o gli atti salienti del suo spettacolo. Le tipografie fornivano anche i cosiddetti manifesti Passe-partout, che evocavano scene magiche, sui quali era sufficiente aggiungere una fotografia e uno striscione con il nome dell'artista, la data e il luogo della mostra.
Solo alla fine del XIX secolo e soprattutto all'inizio del XX secolo gli spettacoli di magia furono annunciati dai manifesti dai colori vivaci che si possono vedere sulle pareti del museo.
INCISIONI
Si tratta di immagini molto belle, incise da vignettisti e caricaturisti, di cui Daumier è uno dei più rappresentativi. Mostrano i truccatori e i maghi del passato nel contesto del loro tempo. Sono spesso satiriche e divertenti, poiché gli artisti amavano ritrarre i gran-
di dell'epoca come acrobati. I loro disegni contengono molti riferimenti alla storia del XVII e del XIX secolo.
ILLUSIONI INTERATTIVE E SPECCHI MAGICI
In questa sala potrete sperimentare numerose illusioni ottiche. La sensazione di sollievo data dalle immagini bidimensionali, gli errori di valutazione delle dimensioni, le spirali immaginarie, i cerchi che prendono vita come per magia, sono alcune delle tante illusioni che vi vengono pro-
poste. Come possiamo spiegare queste impressioni che non corrispondono alla realtà?
Nel museo ci sono scatole ottiche a sorpresa. Se mettete la testa attraverso alcune finestre, la vedrete trasformarsi o capovolgersi in modo sorprendente. Ma queste sono solo applicazioni delle leggi dell'ottica e della rifrazione: un modo per rendere divertente la fisica.
Per tutto il resto, il Museo della Magia di Parigi vi aspetta per un'esperienza unica che entusiasmerà sia i grandi che i piccini. ►RS
A Milano anche le illusioni hanno il loro museo!
Entrate nel fantastico mondo delle illusioni. Un mondo che, ingannando i tuoi sensi, vi divertirà e vi darà allo stesso tempo l’opportunità di imparare qualcosa di nuovo sulla mente.
Siete pronti per una super avventura? Visitate il Museo delle Illusioni di Milano: vi verrà offerta una strabiliante esperienza che, attraverso tante nuove e inesplorate illusioni, sconvolgerà i vostri sensi e vi darà al tempo stesso l’opportunità di imparare qualcosa sulla mente.
Il Museo delle Illusioni di Milano è il posto perfetto per persone di ogni età per tuffarsi nel mondo dell’inaspettato. È un luogo ideale per fare nuove esperienze e divertirsi sia con gli amici che con la famiglia. Non è un posto amato solo dai bambini, ma anche e soprattutto dai più grandi!
Siate abbastanza coraggioso da saltare nell’illusione del Vortex Tunnel: perderete la testa e crederete di dover lottare
IL SITO
faticosamente anche per fare un solo passo in avanti. Fatevi capovolgere incredibilmente nella Stanza del Sottosopra, liberatevi nella Stanza dell’Infinito, sfidate alle leggi della gravità e della fisica e scattatevi foto in ogni possibile posa!
Godetevi la collezione di ologrammi, guardate più da vicino ogni illusione ottica e osservate attentamente ogni installazione. Le illusioni sono un modo insolito e divertente per ricordarci che le nostre convinzioni sul mondo che ci circonda spesso non sono altro che una distorsione della realtà. L’autenticità delle installazioni vi lascerà di certo a bocca aperta!
Divertenti e stupefacenti illusioni vi insegneranno qualcosa di nuovo sulla mente umana e sui sensi e scoprirete perché mente e occhi ti fanno vedere
cose che sono impossibili nella realtà. Assicuratevi di visitare la Playroom dove troverete tanti rompicapi stimolanti ed educativi: questi giochi sono certamente molto divertenti ma attenzione... tendono anche a far perdere la pazienza!
LE INSTALLAZIONI
• Sala dei colori: i raggi di luce viaggiano in avanti. I riflettori emettono i tre fasci di luce nei colori primari: rosso, blu e verde. Un oggetto (voi) blocca sempre almeno un raggio delle luci primarie. Gli altri due fasci formano delle ombre create in colori secondari (magenta, giallo, ciano).
• Stanza Ames: in un angolo della stanza c’è un gigante, nell’altro una persona minuscola! Scoprite in che modo una persona, semplicemente cam-
Inquadra il QRcode per il sito ufficiale del MuseoUN VECCHIO PROVERBIO DICE CHE NEL CAPOLUOGO LOMBARDO TUTTO È POSSIBILE: QUESTA È LA DIMOSTRAZIONE
minando avanti e indietro nella stanza, possa ingrandirsi o rimpicciolirsi. E tutto questo davanti ai vostri occhi! Dall’esterno sembra una stanza normale, ma in realtà è abilmente distorta in modo che i visitatori sperimentino un’incredibile illusione.
• Stanza ruotata: siete pronti a capovolgere radicalmente la vostra visione del mondo? Che ne dici di una rotazione di 90 gradi? Fatevi fotografare in pose incredibili! Qui l’unico limite è la vostra immaginazione. Giocate con tutta la fantasia per interagire con l’illusione e realizzate lo scatto perfetto per i social!
• Stanza dell'Infinito: non avete mai desiderato, specialmente da piccoli, che un momento di gioco e di felicità potesse non finire mai e durare per sempre? Entrate nella Stanza degli specchi: le pareti della stanza sono specchi a tutta altezza che creano un’illusione ottica di spazio infinito.
• Stanza Anti-Gravità: questa stanza sarà sicuramente una grande sfida per la vostra mente e scuoterà la fede nelle leggi della fisica poiché il cervello e gli occhi trarranno conclusioni contrastanti a proposito del fatto che vi troviate su una superficie
piana o inclinata. La Anti Gravità deve essere sperimentata fisicamen te, non è apprezzabile visivamente...
• Vortex Tunnel: quando è stata l’ultima volta che qualcuno vi ha fatto girare la testa talmente tanto da farvi sentire come se vi mancasse la terra sotto i piedi? Non si può controllare una reazione così forte! È amore, vero? O forse solo un’illusione? In entrambi i casi è importante lasciarsi andare. Non aver paura di abbandonare tutto ciò che conosci per tuffarvi in questa illusione. Unico nel suo genere, il Vortex Tunnel vi farà impazzire e vi farà sembrare quasi impossibile rimanere in piedi in equilibrio mentre percorrete una passerella attraverso un cilindro rotante. Vi possiamo garantire che la passerella, nonostante sembri oscillare pericolosamente, è perfettamente stabile e ferma.
• L’illusione della Sedia di Beuchet: è incredibile come la dimensione percepita di una persona dipenda dal contesto
suggerito dagli oggetti. Esplorate le leggi della percezione e giocate con i ruoli e i rapporti di grandezza semplicemente sedendovi sulla cosiddetta sedia di Beuchet!
• Tunnel dell'Infinito: ci sono così tante cose nella vita che tendiamo a paragonare ad un pozzo senza fondo anche se non ne abbiamo mai visto uno. Questa è l'occasione: fatevi trascinare nell’ignoto!
• il Vero Specchio: si crede che gli specchi portino l’energia degli antenati nella vita presente, ma mentono anche un po’! In
un Vero Specchio la destra e la sinistra non sono invertite. Il riflesso è come gli altri ci vedono realmente: il momento di vedere come siamo veramente...
• Caleidoscopio: un fantastico mondo di forme e colori in continuo mutamento! I motivi psichedelici di quest’attrazione sono creati direttamente dai nvisitatori, in quanto saranno loro stessi a riflettersi negli infiniti specchi. Ogni illusione sarà quindi unica e personale.
• Tavolo dei Cloni: questa illusione invita a sederti al tavolo con cinque cloni di voi stessi. Quello che sembra essere un grande tavolo rotondo è in realtà una piccola porzione di cerchio di 60 gradi d’ampiezza che si riflette abilmente al fine di realizzare l’illusione.
• Testa sul Piatto: avete mai desiderato di vedere la testa di qualcuno servita su un piatto? Bene, ora potete realizzare il vostro sogno! Provate l’illusione della “testa sul piatto” e del corpo nascosto. Non preoccupatevi, nessuno si farà del male...
• Vaso di Rubin: è una famosa illusione ottica sviluppata intorno al 1915 dallo psicologo danese Edgar Rubin. Potreste essere tentati di utilizzarlo come vaso portafiori ma, nel momento in cui ti si rivelano le facce, cambiare decisamente idea! Fatevi incuriosire dal potenziale
delle facce nascoste e provate a scovarle tutte.
• l'Illusione dei volti concavi: il bisogno di individuare i volti è così profondamente radicato in noi che tendiamo a percepire come convesse e tridimensionali le superfici concave di quest’installazione con il risultato che i visi ci appaiono davvero a tutto tondo. È interessante inoltre notare che mentre guardiamo i volti, non importa da quale angolazione, sembra che ci seguano.
• Giradischi: quando i dischi vengono fatti girare, i cerchi concentrici in bianco e nero disegnati sulla loro superficie creano illusioni ottiche in movimento dall’effetto davvero ipnotico. L’illusione si realizza solo così: che aspettate a farli ruotare?!
• Bastoncino insidioso: questa installazione gioca con la nostra percezione dello spazio. Il bastoncino è fisso su una piastra orizzontale che ruota in modo tale che il bastoncino incontri una fessura curva in una piastra verticale durante il suo percorso. Il cervello umano assume auto-
maticamente che il bastoncino non possa passare attraverso la fessura, ma grazie alla geometria ben studiata, il bastoncino l’attraverserà senza la minima difficoltà.
• Illusioni fotografiche: confondono la mente e creano la falsa percezione di cose che in realtà non esistono. Conosciamo tutti il detto “la macchina fotografica non mente mai”?! Beh, non ne sarete più così certi! Al Museo delle Illusioni niente è come sembra nemmeno, soprattutto nelle foto!
• Illusioni ottiche: immagini sconcertanti che cercheranno di ingannarti, confondendo gli occhi e la mente. Queste illusioni ci ricordano che i nostri sensi sono imperfetti e che la nostra percezione del mondo è spesso distorta o “illusoria”.
• Ologrammi: sono immagini “magiche” che creano l’illusione di una figura tridimensionale. In realtà incontriamo gli ologrammi ogni giorno, nella loro forma semplificata, su banconote o carte di credito. Al Museo delle Illusioni troverete invece una collezione di ologrammi davvero particolare e rimarrete stupefatti fra immagini che scompaiono senza ragione e che saltano fuori dalla cornice. ►RS
Sognatori di tutto il mondo unitevi Ecco il posto giusto per voi!
QUINDICI INSTALLAZIONI IMMERSIVE PER SOGNARE, STIMOLARE I SENSI E CAPOVOLGERE LA REALTÀ PER VIVERE UN'ESPERIENZA... MAGICA!
Museum Of Dreamers è una mostra che trasforma l’onirico in realtà, le aspirazioni in ispirazione, gli spazi in piattaforme per sognare. Si tratta di un museo pop up che rimarrà aperto a Milano (in Piazza Cesare Beccaria) fino a domenica 18 dicembre
All’interno sono presenti 15 installazioni immersive pensate per sognare, stimolare i sensi e capovolgere la realtà in cui ci si trova. La mostra, ideata dalle designer Elena e Giulia Sella, fonda-
trici di Postology, è aperta a tutti, dai più piccoli ai più grandi, perché sognare non ha età.
Un’attenzione particolare è però riservata ai giovani: recentemente è stato dimostrato che solo il 20% della Gen Z ha fiducia nel futuro e crede nei propri sogni. È, soprattutto, a loro che Museum of Dreamers si rivolge, fornendo uno spazio per sognare, condividere desideri e passioni, lasciarsi ispirare e imparare a vincere le proprie paure.
Ciascuna delle 15 instal-
lazioni di cui si compone il Museum of Dreamers cela, dietro il forte impatto visivo, un chiaro messaggio motivazionale dando vita a un percorso volto a rieducare alla cultura dei sogni. I visitatori sono incoraggiati a prendervi attivamente parte, esplorando l’ampia area espositiva che colori sgargianti e luci al neon rendono un luogo surreale, dove tutto è possibile. Rieducare alla cultura dei sogni è l’obiettivo della mostra. Ogni stanza è un’esplosione di colori che deve
essere vissuta e pro vata per abbandonare del tutto la realtà in cui si vive e immergersi nel mon do dei sogni.
LE INSTALLAZIONI
• 1 - 100 DREAMERS: la migliore fonte d’ispirazione si trova nelle parole di chi è riuscito a rendere i propri desideri realtà: 100 Dreamers raccoglie in una scenografica parete colorata cento diverse citazioni di personaggi celebri sul tema del sogno e del raggiungimento dei propri obiettivi. Il
suggestiva e motivaziona le in cui visitatori potranno riconoscersi nelle emozioni descritte e lasciarsi ispirare • 2 - CHOOSE YOUR WAY: per realizzare i propri sogni servono decisione e forza di volontà: Choose Your Way, con tre diverse installazioni scenografiche e interattive, pone l’accento sull’importanza e sulla bellezza di scegliere la strada più affine alla propria personalità e ai propri obiettivi.
• 3 - FREE YOUR POWER: non sempre siamo consapevoli del nostro potenziale: Free Your Power, con la sua struttura scenografica e il suo gioco di specchi e luci colorate, mette lo spettatore al centro della scena, invitandolo a credere in sé stesso e liberare il proprio potere a 360 gradi!
• 4 - CHANGE PERSPECTIVE: a volte basta cambiare prospettiva per capire quale sia la strada migliore per raggiungere i nostri obiettivi. Change Perspective invita i visitatori ad interagire con un soggiorno sottosopra, dimostrando loro come sia sufficiente cambiare angolazione per avere un risultato straordinario!
• 5 - NEVER STOP DREAMING: ci riporta al Teenage Dream, quel momento in cui la propria cameretta diventava uno spazio magico in cui fantasticare e sognare ad occhi aperti.
Protagonista il colore lilla, rilassante e suggestivo, che unito alla scelta degli arredi e degli accessori con cui interagire contribuisce a rendere l’ambiente familiare ed accogliente.
IL SITO
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• 6 - BE BRIGHT: la lampadina è la metafora per eccellenza dell’idea che si accende: Be Bright, tramite una composizione di lampadine colorate, celebra quella preziosa scintilla che tutti portiamo dentro di noi.
Protagonista dell’installazione, la scritta “Dream”, che spicca imponente al centro della composizione.
• 7 - SKY IS NOT THE LIMIT: per chi crede in sé stesso ogni sogno è realizzabile, dall’obiettivo più piccolo a quello più grande, senza alcun limite. Sky Is Not The Limit permette ai visitatori di immergersi in uno sfondo celeste e interagire con le altalene, trovandosi in un’atmosfera eterea e sognante.
• 8 - DO WHAT YOU LOVE: la bellezza dei sogni sta nella loro autenticità: è quando inseguiamo le nostre passioni e ci concentriamo su ciò che davvero amiamo che diventiamo invincibili! Do What You Love, con il suo tunnel scenografico di cuori colorati, ci dimostra che la via verso i nostri obiettivi è guidata da amore e passione.
• 9 - NEVER GIVE UP: per realizzare i propri sogni bisogna superare molti ostacoli, come l’ansia o la paura di fallire. In Never Give Up è possibile “fare a pugni” contro le proprie insicurezze, facendo il carico di grinta e motivazione.
• 10 - STEP BY STEP: l’errore più comune tra chi decide di inseguire il proprio sogno è quello di arrendersi quando i risultati sperati non arrivano in poco tempo.
Step by Step, con la sua scalinata scenografica verso la grande luna neon, ci insegna che è solo a piccoli passi che si può raggiungere la vetta!
• 11. - ENJOY TODAY: avere ben chiara la destinazione è fondamentale, ma è altrettanto importante godersi il tragitto e soprattutto... divertirsi!
In Enjoy The Moment è possibile tuffarsi nella grande piscina di palline e ricordarsi quanto è bello vivere ogni
momento con gioia e spensieratezza.
• 12 - SPARKLE MORE: mai avere paura di brillare e di mostrare la propria luce. La disco ball e le luci interattive di Sparkle More offrono il giusto scenario per scatenarsi, mostrare la propria personalità senza nessun timore, con allegria, fierezza e... a ritmo di musica!
• 13 - THE STAGE IS YOURS: coinvolge il visita-
tore, invitandolo a salire su uno speciale palcoscenico e a diventare il vero protagonista della scena. Lasciando da parte la paura, ognuno può essere l’attore principale della sua storia e non spettatore di quella con degli altri!
• 14 - BELIEVE IN MAGIC: da bambini, le favole ci insegnano che credendo nella magia anche i desideri più grandi possono diventare real-
tà. Believe in Magic, riproducendo un tunnel di fiori effetto infinito, magico e sognante, riporta in quel mondo incantato dove tutto è possibile, senza limiti di spazio e tempo.
• 15 - WALL OF DREAMS: Museum Of Dreamers un’esperienza basata sulla condivisione: la mostra si chiude infatti con il Wall Of Dreams, una grande parete colorata che raccoglierà pensieri, emozioni e sensazioni scritte dai visitatori terminato il percorso emozionale. ►RS
IL SOCIAL
Celebra la magia del Ballo del Ceppo come mai prima d'ora
L'ESPERIENZA IMMERSIVA PROMETTE DUE ORE PIENE DI PERFORMANCE CON ATTORI, PRELIBATEZZE E BEVANDE
A TEMA CREATE APPOSITAMENTE PER L’OCCASIONE
L'esclusivo evento celebrativo Harry Potter: La Cerimonia del Ballo del Ceppo promette divertimento per tutti i gusti, si tratti di gruppi, coppie e maghi o streghe solitari.
L'atmosfera incantevole e festosa riunirà gli ospiti in una celebrazione da ricordare. Si inizia con balli di benvenuto e presentazioni, seguiti da antipasti e opportunità fotografiche. Successivamente, Harry Potter: La Cerimonia del Ballo del Ceppo ospiterà un Valzer dei Campioni (Champions Waltz), una competizione di ballo e una sfilata di moda per il miglior vestito tra gli ospiti. Seppur non obbligatorio, gli ospiti sono caldamente incoraggiati a vestirsi con il loro miglior abbigliamento forma-
le in stile Wizarding World. Due Maestri guideranno il corso degli eventi, esibendosi in coinvolgenti danze accanto agli ospiti, insieme ai Rappre-
sentanti delle Case di Hogwarts mentre cercano di risollevare la loro Casa durante lo spettacolo. Per tutta la durata dell'evento, i partecipanti po-
tranno esplorare liberamente il mercatino del Ballo del Ceppo e scoprire gli articoli di marca e le bevande a tema.
Tra le bevande proposte, gli ospiti potranno gustare drink d'autore creati appositamente per l'evento, come La Spada di Godric Grifondoro o Il Diadema di Corinna Corvonero, per citarne alcuni.
Per un periodo di tempo limitato (fino al 2 febbraio 2023), il meraviglioso Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci nel centro di Milano ospiterà tutti i maghi e le streghe nella Sala delle Colonne, originariamente l'antica biblioteca del Monastero di San Vittore Olivetano, costruita nella prima metà del XVI secolo.
Harry Potter: La Cerimonia del Ballo del Ceppo si propone di trasformare un luogo storico in uno stravagante ballo invernale in onore dell'iconica tradizione del Torneo Tre Maghi, in cui non mancheranno musica (adattata dalla colonna sonora originale) e magia.
La sala da ballo ricorderà la Sala Grande, addobbata con bellissimi drappi d'argento, alberi di Natale e decorazioni, scenografie su misura che offriranno magnifiche opportunità fotografiche e molto altro ancora.
Coprodotto da Warner Bros. Discovery Global Themed Entertain ment e Fever, la principale piatta forma globale di scoperta dell'intrattenimento, Harry Potter: La Cerimonia del Ballo del Ceppo è una spettacolare festa immersiva che riunirà i fan dell'amato fran chise per ricordare l'iconico ballo in una celebrazione unica nel suo genere.►RS
IL SITO
Inquadra il QRcode per il sito ufficiale di Harry Potter: La Cerimonia del Ballo del Ceppo
Tiziana Tozzola: “Favole e Racconti: una magia per ogni età”
Nel 1992 Tiziana è tra le prime autrici a realizzare Manuali che introducono l’apprendimento del ballo con supporti audiovisivi. Per le Edizioni Simpatia, scrive Manuali sul ballo e collabora alla raccolta audio che raccoglie i brani più belli di Raoul Casadei e dello Zio Secondo Casadei.
Nel 1993, esordisce come Technical Writer e scrive Manuali, Guide, un’Enciclopedia Tecnica e Raccolte Dvd per la Jackson Libri, Hobby & Work e IBM.
Non bastano due vite per fare tutto quello che sei riuscita a fare. Ma, chi è Tiziana?
Sono una donna curiosa, ancora oggi continuo a studiare e la passione è il motore della mia esistenza. Affronto tutte le nuove sfide senza mai risparmiarmi, mettendo tanto impegno ed energia.
Ho sempre agito seguendo il mio istinto, il mio cuore e ho sempre vissuto con un pizzico di follia, rischiando anche giudizi, a volte, negativi e opposizioni. Reputo la fantasia fondamentale per avere una vita speciale e mi piace definirmi “un cocktail di cu-
me docenti di Informatica presso i Centri di Formazione della Provincia e della Regione Emilia Romagna. Come hai iniziato? Ero appassionata di compu-
DA SCRITTRICE DI MANUALI TECNICI ALLA PASSIONE PER IL MONDO ARTISTICO ED IL BALLO (DA BUONA ROMAGNOLA DOC!)ter e terminata la scuola, acquistai con qualche risparmio un IBM datato, col monitor quadrato e pixel verdi che cavavano gli occhi. Ho iniziato come autodidatta, si parlava di Dos, ogni comando era una riga di programmazione e provando, sbagliando, con vecchi floppy disk flessibili, ho iniziato a scrivere con i primi programmi di scrittura.
Ricordo che avevo ventidue anni e insegnavo in un Corso di aggiornamento per i ragazzi in un Liceo ravennate. Ero alla cattedra con i ragazzi in piedi intorno a me. D’un tratto la bidella spalancò la porta e in-
timò l’ordine: “Cosa fate qui tutti in piedi... Forza ognuno al suo posto!”. I ragazzi cominciarono a muoversi e la signora, guardandomi, mi indicò i banchi, dicendomi: “Anche tu, prima che arrivi il Proff!”.
I ragazzi ammutoliti mi guardarono ed io, dopo un attimo di stupore, balbettai: “Ma sono io la Proff !!!”. È stato un episodio molto divertente. Ero giovane, determinata e ancora non esisteva un Manuale di pratico uso per chi si volesse avvicinarsi al mondo dell’Informatica.
Contattai una casa editrice. Spiegai che stavo tenendo dei corsi e chiesi se avevano in programmazione un’uscita editoriale che trattasse l’argomento.
La centralinista passò la linea al Direttore Editoriale Sezione Manualistica. Dopo un breve colloquio, mi fissò un appuntamento chiedendomi di raggiungerlo in sede. Andai a Milano.
Ero molto emozionata quella mattina e avevo paura. Alzai gli occhi al cielo e mi sembrò che quel palazzo di vetro non avesse fine. Ricordo bene tutte le mie perplessità: “Ma
cosa stai facendo qui?”, mi chiesi. Facendomi coraggio, entrai e dopo qualche ora di riunione, uscii con un contratto editoriale.
Avrei scritto una guida per gli inesperti di informatica: il primo Manuale per Dummies, una serie di Manuali di Base e Avanzato per la Jackson Libri e Hobby & Work e successivamente ho curato le soluzioni pratiche per un’Enciclopedia in collaborazione con IBM.
Com’è nata la tua passione per il mondo artistico e il ballo?
Nasco animatrice e il passaggio da “animata” ad “ani-
matrice e coordinatrice di attività infantili” è stato praticamente automatico. Gran parte della mia vita l’ho trascorsa vivendo e lavorando con bambini di tutte le età e, insieme a tutti loro, sono cresciuta. Mi considero una donna fortunata. Ho iniziato a studiare il boogie e il ballo liscio.
Sono romagnola e non puoi permetterti di non conoscere il ballo con la “gambetta alzata”! Mi piaceva coordinare e fare animazione e da una passione è cominciata un’avventura che è diventata umana, professionale e artistica con una delle realtà più importanti della Musica da Ballo Italiana.
Parlo di Raoul Casadei e
della sua grande “famiglia”. È grazie a lui che è iniziata la mia esperienza come conduttrice radiofonica e televisiva. Quando è arrivato il momento di scegliere, ho seguito l’istinto e la passione e mi sono immersa nel ballo lasciando il mondo dell’Informatica. Ho organizzato Eventi a livello nazionale di ballo e nel 2017 ho aperto la prima WebTV su YouTube.
Successivamente ho iniziato a collaborare con le TV regionali ideando e producendo le Trasmissioni TV Prossima Fermata Liscio e Country Live, unica trasmissione Country della televisione in Italia.
Produco e conduco i miei programmi, grazie a una rete di TV Regionali e dirigo il mio canale YouTube Passi e Suoni Playa Latina Country Live TV. Quest’anno ho ideato un nuovo Canale YouTube CREA con FANTASIA, dedicato ai più piccoli: diviso in sezioni: Laboratorio fai da te con riciclo, Giochi e Favole.
Ho letto il tuo nuovo libro Le favole di zia Titty e sono rimasta coinvolta dal tuo linguaggio elegante e leggero. I personaggi sono animaletti inventati che si
Inquadra il QRcode per canale Youtube di Crea con fantasia
confrontano con i problemi del quotidiano. Un volume dedicato a bambini da 0 a 99 anni. Com’è nata l’idea?
Tra un video e l'altro ho sentito la necessità di scrivere. È appena uscito su Amazon e raccoglie dieci favole educative per bambini. Voglio continuare a scrivere e chissà, nel prossimo libro potrai trovare principesse, draghi e fate...
Ringrazio sempre tutte le persone che mi seguono e condividono l'allegria della musica e del ballo che io definisco “L’emozione sognante che solo una favola sa evocare”.
Grazie Tiziana e in bocca al lupo! ►RS
Il teatro e la musica celebrare la grazia e la forza del femminile
AL MUSEO BAGATTI VALSECCHI IL CARTELLONE DEL MESE DI DICEMBRE OFFRE AGLI APPASSIONATI DUE APPUNTAMENTI
Si chiude Stasera al Museo. Nel segno delle donne, la prima stagione di eventi tra musica e teatro al Museo Bagatti Valsecchi che ha riscosso un grande successo di pubblico. A dicembre due concerti celebrano l’essenza del femminile e ci traghettano verso il nuovo anno che si preannuncia ricco di appuntamenti a partire da marzo 2023. “La prima stagione di Stasera al Museo è stata un’esperienza avvincente. - afferma Antonio D’Amico, conservatore del Museo e curatore della rassegna - Vedere la Casa Museo Bagatti Valsecchi piena di tante persone interessate alle arti per ascoltare buona musica e assistere a serate teatrali è stato davvero importante. Queste serate hanno consentito a un vasto pubblico di scoprire che si può visitare un Museo non solo per accostarsi alle opere d’arte ma anche per lasciarsi emozionare dalla bellezza di storie al femminile recitate o messe in musica e parole. Questo riscontro significativo ci sprona a proporre per il 2023 un nuovo calendario di eventi sempre più ricco e variegato”.
Domenica 4 dicembre, con Amor ch’a nullo amato… Omaggio al clavicembalo ha proposto l’ultimo dei tre concerti dedicato al tema centrale dell’Amore che Händel ha saputo magistralmente esprimere in musica: le sue arie celeberrime toccano infatti le corde profonde dell’animo umano. Le musiche dell’autore tedesco sono accostate ad un’aria di Barbara Strozzi, compositrice e soprano veneziana vissuta tra 1619 e 1677, splendido esempio
di intellettuale e professionista al femminile, animatrice culturale dell’Accademia degli Unisoni.
L’ultimo appuntamento il 17 dicembre con il grande concerto di Natale dal titolo Natale a casa Mendelssohn, una serata speciale che nasce dalla residenza artistica dell’orchestra LaFil Filarmonica di Milano presso il Teatro Lirico di Milano, dedicata all’esecuzione dell’integrale dei lavori di Felix Mendelssohn. Natale è da sempre sinonimo di casa e di famiglia: per questo le porte della Casa Museo Bagatti Valsecchi si aprono con spirito di festa a tutti gli ospiti che vorranno condividere un momento di bellezza nella cornice di una delle più prestigiose dimore storiche di Milano.
Per celebrare l’importanza degli affetti in queste giornate così speciali, si aprirà idealmente un’altra casa: quella dei fratelli Felix e Fanny Mendelssohn, le cui note eseguite da un ensemble di voce e pianoforte de LaFil Filarmonica di Milano accompagneranno gli auguri per un Natale e un nuovo anno pieni di serenità. ►RS
A Natale rivive la magia de Lo Schiaccianoci
La favola più famosa di Natale. È La storia fan tastica più volte ripresa sia dal cinema che dal tea tro, ma anche dallo sport. E, come Alice in Wonderland la protagonista Clara vive in un mondo sottosopra, la fantastica esperienza tra il sogno e la realtà.
Il tema è sempre at tuale: seguendo le in dicazioni dei coreo grafi Marius Petipa e, successivamente di Lev Ivanov, tra il 1891 e il 1892, Čajkovskij compose l’opera.
La storia è tratta da due racconti, dal Nussknacker und Mausekönig scritto da Ernst Theodor Amadeus e da Histoire d’un casse-noisette di Alexandre Dumas padre. Poi, tanti scrittori, musicisti e registi si sono ispirati a questi romanzi, lasciando, differenti, divergenti, contraddittorie, emozionanti ed entusiasmanti interpretazioni.
Il balletto originale venne commissionato dal direttore
dei Teatri Imperiali Russi, Ivan Aleksandrovič Vsevoložskij e venne rappresentato per la prima volta il 18 dicembre 1892 presso il Teatro Mariinskij di San Pietroburgo. Il debutto non ottenne successo: tra gli interpreti ricordiamo, l’italiana Antonietta Dell’Era (Fata Confetto), Pavel Gerdt (Principe Coqueluche), Ol’ga Preobraženskaja (Colombina), Nicolaj Legat e un’allieva della scuola del Teatro Mariinskij (Clara).
Il balletto è stato più volte rivisitato e modificato. Nel 1919 il coreografo Aleksandr Gorskij consegnò il ruolo di Clara a una professionista e questa rivisitazione del balletto rimase per lungo tempo la versione ufficiale.
Nel 1929, il coreografo Lopukhov apportò alcune modifiche. Nel 1934 il balletto debuttò a Londra con la compagnia Sadler’s Wells e venne riproposta la coreografia originale di Ivanov.
Successivamente anche i coreografi Boris Romanov, Frederick Ashton, Nicholas Beriozoff, per citarne alcuni, apportarono modifiche, ma la versione più famosa è George Balanchine The Nutcracker® presentata nel 1954 dove il
coreografo George Balanchine pensò di dividere, come originariamente proposto, il balletto in due parti: realtà e sogno.
CURIOSITA’
• Il compositore, in un suo viaggio a Parigi, osservò la “celesta” e, per questa composizione, decise di inserire lo strumento nell’orchestra dedicando alcuni momenti salienti dell’opera al suo particolare suono.
• Il Film della Walt Disney Fantasia ha rivisitato l’opera proponendo una coreografia fantastica interpretata da fate, fiori, pesci e funghi.
• Nel 1983 è stato realizzato uno spettacolo di pattinaggio per un adattamento televisivo dove sono stati scelti alcuni brani e per l’occasione sono state aggiunte le musiche del compositore russo, Mikhail Ippolitov-Ivanov.
• Famosa la parodia del 1988, pubblicata dal settimanale Topolino, protagonisti Topolino, Minnie e il Re dei Topo, in cui i ruoli del buono e del cattivo, sono stati invertiti.
• Celebre il lungometraggio d’animazione del 1990 intito-
lato La favola del principe schiaccianoci che si ispira alla favola scritta da E. T. A. Hoffmann, Schiaccianoci e il re dei topi con le musiche originali del balletto.
• Risale al 1993 il film del regista Emile Ardolino che presenta e commenta la versione di George Balanchine The Nutcracker® con il corpo di ballo del New York City Ballet e il ballerino Macaulay Culkin nel ruolo dello Schiaccianoci.
• Ma come non ricordare il film d’animazione del 2001 per bambini e fan della più famosa bambola al mondo, Barbie in the Nutcracker.
• Nel 2018, la Disney, con la regia di Lasse Hallström, ha proposto e distribuito nelle sale cinematografiche una trasposizione del romanzo, Lo schiaccianoci e i quattro regni.
Tra i suoi interpreti nomi prestigiosi come Keira Knightley (Fata Confetto), Morgan Freeman (Drosselmeyer), Helen Mirren (Madre Cicogna), Mackenzie Foy (Clara) e i celebri danzatori Misty Copeland e Sergei Polunin. ►RS
Ouh la' la' ces italiens....
IL DIRETTORE ARTISTICO DEL "FESTIVAL DEI 2 MARI" E DEL " SAN MARINO DANCE FESTIVAL" SI RACCONTA
Riflettori su... compie il suo 3° anno di vita, il 30° numero di questo magazine, un mensile che ha tracciato, ed ancora per gli anni a venire saprà dare ancora e sempre un supporto a tutte quelle arti che ci hanno consentito per secoli a beneficiare di quella cultura in cui il nostro paese è all'avanguardia.
In tutti i miei articoli ho sempre cercato di incuriosire i miei lettori con pezzi giornalistici che possano sottolineare la qualità dei personaggi che via via scelgo, anche in conformità allo spazio concessomi dalla rivista.
Se da noi la danza ha mosso i suoi primi passi e i suoi primi
vagiti, lo dobbiamo soprattutto a quegli italiani, e a quei grandi personaggi che hanno dato un contributo alla rinascita dello spirito italiano nelle arti figurative e nel teatro musicale, che in quest'ar te hanno trovato il loro modo di esprimersi come danzatori, musicisti, scenografi, architetti e coreografi che nel '500 hanno esportato dal nostro Bel paese la vera essenza, in tutte le sue forme.
Mi soffermo maggiormente nel sottolineare l'importanza del '700, secolo in cui la monarchia in Francia raggiunse il culmine alla Corte di Luigi IV° che in quel periodo reclu-
tava i maggiori esponenti delle arti visive e letterarie.
Il Re Sole, come veniva chiamato Luigi IV°, fondò la grande Académie Royal de Danse a Parigi nel 1661 e nel 1713, venne poi denominata école.
Egli spedì per le Corti Europee 13 dei suoi migliori maestri per insegnare la danza, che lui stesso aveva contribuito a promuovere come ballerino. Inoltre, si prodigò a codificare le posizioni della danza accademica. Nel 1672, l'Académie Royal de Danse si fuse con Académie Royal de Musique, diretta da Jean- Baptiste Lully, naturalizzato francese.
La mitologia, il linguaggio, la simbologia dei fiori, i miti marini, i grandi paesaggi, la caccia e per ultima l'astrologia, sono le prime fonti di ispirazione e immagini del balletto. Il ballerino prima del XVI° secolo era anche giocoliere, acrobata, cantante, maschera e cavallerizzo.
Si pensi a Francesco I° che venne in Italia a scritturare ingegneri, mimi e cantanti per i suoi spettacoli. I più fastosi spettacoli sono introdotti in Francia alla Corte di Caterina de’ Medici. Molti coreografi approfittarono di questi grandi
eventi per introdurre a Corte intere famiglie, gruppi di tecnici, sarti, macchinisti... Si pensi alla famiglia Bibiena, (Bibbiena), Ferdinando e Francesco, originari di Parma, dai quali muove la fama teatrale della famiglia.
Il primo "vero balletto" fu rappresentato alla Corte di Francia nel 1581 che fu detto Ballet Comique de la Reine dove la Regina madre presiedeva per i festeggiamenti delle nozze della sorella Lorena, realizzato da Baldassarre di Belgioioso e per quell'occasione francesizza il suo bel nome italiano in Beaujoyeulx.
Lo spettacolo iniziò alle 22.00 e terminò alle 03.00 del mattino. Lully fu il primo ballerino del Re Sole e Vestris, Gaetano, fu l'inventore della "piroletta" (pirouette).
Torniamo al '500 e il '600, secolo in cui il macchinismo teatrale è al suo massimo splendore: pure Leonardo da Vinci ricorre a questi attrezzi teatrali quando Ludovico il Moro gli ordina di onorare la visita di Gian Galeazzo Sforza e d'Isabella. Insomma, tutto il teatro in Europa parlava italiano, anche se la lingua del settecento e i costumi erano alla francese, l'Italia era sempre un passo avanti per ingegno, gusto artistico e spettacolarità.
Se poi parliamo di pittura
non possiamo non parlare delle molteplici sacre rappresentazioni,«...come l'Arcangelo Gabriele, le cui nubi si aprivano per lasciarlo scendere a piccoli passi di danza, verso un gruppo di attori e di musici con l'artificio di molteplici fili..."». Non poteva essere che
MAURIZIO TAMELLINI
• Inizia i suoi studi accademici nel 1974 a Verona, sua città natale. Entra all'Accademia Nazionale di Danza di Roma, nel Gruppo Stabile A.N.D., nel Ballet Classique de Paris, Arena di Verona, Teatro Comunale di Firenze e nel 1980 nel corpo di ballo del Teatro alla Scala per quasi 30 anni.
• Solista del Ballet National de Marseille R.Petit. Direttore Artistico Danza del Balletto di Varese, del Teatro V.Alfieri di Cast./Garfagnana (Lu), Performing. A.A. Moveon di Milano e dal 2020 del Festival dei 2 mari di Sestri Levante (Ge).
• Firma per la danza, i costumi per Workshop con il Teatro alla Scala e una t-shirt per la linea Porselli" Prende parte a diversi programmi televisivi su RAI2 e a numerose altre interviste su varie piattaforme. Maitre de ballet e Presidente di Giuria in prestigiosi Concorsi di danza nazionali e internazionali.
• Nel 2019 pubblica il suo primo libro,Nonsola(mente)danza. Collabora con scuole e Accademie, promuove stage, rassegne, master-class, lezioni private e prepara allievi/e per audizioni e Concorsi.
una creazione italiana, come le macchine che imitavano i cieli, italiani i musici, italiani i mille artifici di lumi, italiane le invenzioni dinamiche e prospettiche...
I Principi stranieri ci invidiano la gloria del balletto: sempre lusinghieri i complimenti... Il grande scenografo Alessandro Sanquirico, il quale fu la mano d'oro dei coreografi, soprattutto del celebre ballerino Salvatore Viganò.
E per concludere, nel '900, il più famoso maestro di danza, Enrico Cecchetti che è stato l'invisibile matematico dei Balletti Russi.Nei parchi di cariatidi e negli orientali di Leòn Bakst c'è tutto il nostro Burnacini della fine del '600. Ma il cielo delle antiche macchine di Teatro fiorentine da allora non è sceso più sulla terra. ►RS
Il danzatore e il pensiero musicale
UNO SGUARDO SULL'AZIONE FORMATIVA COME LABORATORIO DI RICERCA SPERIMENTAZIONE E PARTECIPAZIONE DIDATTICA
Abbiamo più volte messo l’accento sul valore di una didattica in cui la conoscenza è data dalla percezione e dall’esperienza sensibile. Allo stesso modo si è sottolineata l’importanza di far convergere i differenti linguaggi e discipline artistiche nell’ottica dello scambio e dell’apertura al fine generare un’esperienza soggettiva globale.
Nello specifico, parlare di danza vuol dire parlare di musica, e da un punto di vista didattico-pedagogico, riuscire ad elaborare un linguaggio in cui gli strumenti espressivi siano dati proprio dalla fusione, relazione, dialogo tra movimento e musica. Come diceva M. Béjart, il danzatore è
“musicien par le corps”, sottolineando la capacità di mettere in evidenza l’espressività del gesto attraverso la musicalità del movimento.
Un “corpo sensibile” perce pisce non solo il ritmo, il fra seggio, la melodia, gli accenti, ma è in grado di tradurre i contrasti in energia, di dialogare con il silenzio e giocare con il movimento nella relazione con il tempo e lo spazio. Non esiste musicalità senza la creazione di una singolare, accurata e consapevole qualità dello spazio cinestetico del danzatore e della ricerca di un’intenzione chiara di presenza. Il corpo è in attesa attiva, esigente nei confronti della musica, organizzando l’ascolto
attraverso il proprio ritmo interiore, il lavoro dell’immaginazione e la risposta emotiva. È l’incontro di due musicalità. Per quanto stretto sia il rapporto tra musica e danza, il movimento non è solo riproduzione del mondo sonoro ma è in un costante e aperto dialogo con esso. C’è un luogo in cui il linguaggio coreutico e quello musicale possono entrare in relazione e sperimen-
tare l’essenza del loro esistere insieme o autonomamente, ed è lo spazio dedicato alla pratica dell’improvvisazione tra danzatore e musicista. Il corpo che entra nel suono e il suono che entra nel corpo sono dialogo, interazione, ma anche affermazione della capacità di creare pensieri musicali e di movimento insieme o in autonomia.
L’improvvisazione può essere sia strumento didattico e formativo che atto performativo: esiste e si attua in quel preciso momento attraverso un processo creativo immediato che non lascia il tempo di pensare. Il corpo quasi anticipa il pensiero o addirittura percorre strade alternative.
CLAUDIA ROSSI
• Danzatrice, assistente coreografa e coreografa per televisione, teatro e cinema. Laureata presso l’Accademia Nazionale di Danza di Roma per l’insegnamento delle discipline coreutiche, indirizzo Danza Contemporanea.
• Grande è l’attenzione verso la Pedagogia della Danza intesa come continua ricerca ed evoluzione del movimento e della sua trasmissione.
• Svolge una intensa attività di insegnamento con stage e corsi di formazione professionale e aggiornamento insegnanti su territorio Nazionale.
ANTONELLA
LAZZARETTI
• Danzatrice, insegnante, laureata presso l’Accademia Nazionale di Danza per l’insegnamento delle discipline Coreutiche, indirizzo danza contemporanea.
• Dal 2017 è docente a contratto nel progetto EducANDo in Danza, Accademia Nazionale di Danza.
• È membro del consiglio direttivo della DES, Associazione Nazionale Danza Educazione Società.
• Svolge un’intensa attività di insegnamento della danza in differenti contesti educativi e in numerosi corsi di formazione per insegnanti sul territorio nazionale.
Questa capacità nasce dall’ascolto di sé e di ciò che ci circonda, da un corpo che apre i propri sensi all’ambiente e che accoglie il suono in maniera profonda, interiore ed emotiva. Quella facoltà sensomotoria che ci permette di anticipare con il corpo ciò che sta per accadere, di agire anziché solamente reagire, è descritta dal neurologo A. Berthoz come un sesto senso, ovvero il senso del movimento o cinestesia.
Sono numerosi gli artisti che hanno utilizzato o che tuttora ricorrono all’improvvisazione coreutica e musicale come atto performativo. Riteniamo che tale pratica abbia un importante valore anche come
training del danzatore in tutto il suo percorso formativo, poiché si pone come indagine di nuovi spazi sia musicali sia di movimento, ricerca di un agire che esce dalla propria zona di comfort perché stimolato da un’interazione di pensieri e linguaggi artistici diversi.
L’improvvisazione è un processo che richiede presenza e attenzione, è una ricerca in continua evoluzione che si nutre attraverso la pratica, alimenta i saperi del corpo, supporta e arricchisce lo studio
della tecnica. A partire dall’infanzia, corpo, movimento e musica possono dunque interagire, sperimentare e creare insieme per educare e allenare sia il pensiero musicale sia quello coreutico della persona, dell’artista danzatore o musicista. ►RS
BIBLIOGRAFIA
• BERNARD M, De La Création Chorégraphique, CND, Pantin, 2001
• BIFERALE S. (a cura di) Il bambino e la musica, Curci Editore, Milano, 2010
• CND, La formation musicale des danseurs, Cahier de la pédagogie, Pantin, 2000
• ZORZI E., L’insegnante improvvisatore, Liguori Editore, Napoli, 2020
Maria Callas: dal palcoscenico ai segreti di bellezza
IN VIAGGIO CON LA MAKE UP ARTIST ANGELA VALENTINO NEL MONDO DEL TRUCCO ARTISTICO
Belle come dee con pochi tocchi di pennello... Una sera, Aristotele Onassis invitò Maria Callas a cena in un ristorante parigino. Per l’occasione, il soprano acquistò un cappellino tondo con la veletta, con lo scopo di attirare l’attenzione e i complimenti dell’armatore greco. “Armonia, tesoro, armonia… O ti metti un cappello più grosso, o ti tagli un pezzo di naso”. Questa fu l’affermazione di Onassis alla vista della cantante lirica che gli mostrava con aria civettuola il nuovo copricapo. Maria Callas, però, non si scompose.
Oggi la cantante lirica è ricordata come un’icona di talento, di bravura e di fascino. Maria Callas è un esempio di come
trasformare un difetto in un punto di forza.
Il soprano valorizzava lo sguardo distogliendo l’attenzione dal naso. Il trucco ha la capacità di nascondere imperfezioni e valorizzare gli aspetti migliori del viso.
Maria Callas, che ha fatto delle sue imperfezioni la sua perfezione. Occhi grandi e fragili, naso importante e fiero, labbra carnose e sanguigne: l’immagine di Maria Callas è impressa nella storia.
Ma torniamo un po’ indietro nel tempo. Cantante, attrice ma anche personaggio del jet set internazionale e soprattutto icona di stile. Maria Callas diventa Di-
vina per la sua voce, ma anche per la sua immagine. Un’immagine che ha fatto di tutto per plasmare. All’inizio della sua carriera, Maria Callas pesa cento chili per un metro e 73 di altezza e proprio non si piace. Non si riconosce nel suo aspetto che non rispecchia le sue aspirazioni e ambizioni.
Fatale l’incontro con la sarta milanese Biki nel 1951. “Se dovessi mettermi a vestire una donna come lei diventerei pazza, è talmente spropositatamente grassa che qualunque cosa indossi non può donarle.
al protagonismo di una donna talmente affascinante, se prima la signora non perdesse qualche chilo”. Bastano queste poche e dure parole della sarta da Gabriele D’Annunzio ad accelerare la metamorfosi del soprano da sempre in conflitto con lo specchio e la sua anima. Così tra il 1952 e il 1954 la cantante perde 36 chili. La musa di Pier Paolo Pasolini e Luchino Visconti negli anni 1955-1957 arriva a sfiorare anche i 54 chili e ad avvicinarsi al suo ideale di bellezza.
ANGELA VALENTINO
• Angela Valentino una giovane Make up artist italiana con una forte inclinazione per le arti del makeup.
• La sua passione è iniziata con le arti dello spettacolo durante il liceo artistico. Laureata in Scenografia e costume per lo spettacolo all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano e diplomata in Truccatore artistico alla BCM Cosmetics di Milano. Successivamente, ha lavorato per diversi teatri, televisione, cinema e moda.
• Ha vinto due premi come miglior truccatrice a Los Angeles e a New York. Ora vive da sei anni a New York.
La sua voce è stata un miracolo, non ci sono altre parole per descriverla. Altre cantanti ebbero e avranno una voce forse più bella, più morbida, ma lei aveva un carisma che nessuna potrà eguagliare.
Maria affrontava ogni personaggio che portava in scena scavando nelle pieghe della sua anima, studiando ogni minimo dettaglio dei gesti e del fraseggio. La sua grandezza è stata quella di pensare alla totalità del personaggio e della partitura musicale, al significato letterale del testo e alle sensazioni che accompagnavano la musica.
La Callas portò avanti una sorta di riscrittura della musica, andando ben oltre il solo proble ma dell’interpretazione: il suo fine ultimo era quello della ve rità musicale.
Ma la sua vera grandezza è stata quella di dare un volto nuovo all’opera lirica; tutto il resto fa parte del mito: in parte lo ha accresciuto, ma resta un dettaglio.
Ma torniamo al trucco. Che segreti ci sono dietro ad un viso dai lineamenti così importanti? È possibile apportare le giuste modifiche con poche passate
di pennello. La corretta scelta di colori e una buona manualità nell’utilizzare la tecnica del contouring sono fondamentali per la buona riuscita di un make-up correttivo. Il segreto per minimizzare i difetti consiste nel creare effetti ottici, con giochi di luci e ombre.
Questo è il grande segreto di bellezza, non solo della Callas, ma di tantissime celebrità nella storia e anche ai giorni nostri.
Le nuance chiare illuminano e ingrandiscono, mentre le tonalità scure riducono i volumi. Sono metodi che si possono applicare per risolvere i difetti degli occhi e del naso. La strategia per voluminizzare o ridimensionare le labbra consiste nell’applicazione di colori chiari e neutri o nel ridisegnare i contorni.
Per ottenere dei risultati soddisfacenti, occorre prendersi cura della pelle acquistando prodotti di qualità, ancor prima di ricorrere al make up. E, come affermava l’attrice Mae West: “Non esiste al mondo una donna brutta. Il trucco quando lo si usa con arte, migliora ciò che non si possiede. Allora si può apparire belle come dee.”
Maria Callas. Occhi grandi definiti da eyeliner nero, grafico, sempre, nel privato e nel palcoscenico, le sopracciglia folte e scolpite, l’incarnato diafano, la bocca carnosa colorata di rosso. ►RS
I grandi costumisti italiani: Danilo Donati
DALL'IDEAZIONE ALLA REALIZZAZIONE DEI COSTUMI SCENA PER IL TEATRO
Nel mondo del costume in Italia abbiamo avuto grandissimi maestri o meglio, veri e propri artisti che hanno lasciato il segno, sia nella filmografia che nello spettacolo dal vivo. Gli addetti ai lavori, certamente, conoscono il lavoro di questi grandi nomi, ma avrei piacere di far conoscere anche al pubblico, i maestri che hanno lasciato un segno nella storia del cinema mondiale portando l’Italia a distinguersi come patria di artisti di questo settore. Sono italiani tantissimi premi oscar per il costume.
Nei precedenti articoli ho iniziato un viaggio all’interno del mondo del costume raccontandovi alcune delle sue peculiarità. Sicuramente un lavoro non soltanto complicato ma anche complesso e con tanti passaggi di diverso tipo da affrontare per raggiungere il risultato finale desiderato.
Adesso, dopo avervi fatto sudare virtualmente con le fatiche,
voglio deliziarvi con i risultati finali. Ovviamente lo faccio presentandovi chi questo mestiere l’ha reso indimenticabile con i suoi lavori, un costumista che ho amato moltissimo quando studiavo in Accademia e che mi è stato sempre di grande ispirazione. Vi tengo ancora un po’ sulle spine! Di lui, ancora, oggi possiamo ammirarne il lavoro non solo nei film realizzati da registi come Fellini o Pier Paolo Pasolini ma anche in tutte le mostre che vengono spesso organizzate dalle grandi sartorie italiane: Danilo Donati!
Originario di Luzzara, provincia di Reggio Emilia nato nel 1926 è stato non solo un grande costumista ma anche scenografo e scrittore. Un artista a tutto tondo che ha mostrato in tutte le sue manifestazioni artistiche una capacità di reinterpretare la realtà con fantasia in accordo ad eleganza e originalità nei dettagli.
Un uomo schivo che ha sofferto di depressione nella sua giovinezza ma che è riuscito a superare le avversità della vita esprimendo al meglio le sue capacità artistiche.
Il suo percorso inizia con la collaborazione con il ben noto pittore Ottone Rosai, per approdare, presto, nel mondo dello spettacolo lavorando con Luchino Visconti in teatro.
Non del tutto soddisfatto da questa collaborazione svolgerà lavori con altri registi finché non conoscerà Pier Paolo Pasolini con il quale si creerà un forte sodalizio artistico che ritroviamo in molti dei più famosi suoi film. In questa occasione trovo interes-
IL SITO
sante farvi notare che la realizzazione dei costumi venne affidata al sarto Pietro Farani, allora al suo esordio, divenuto, poi, un grande sarto e soprattutto il fondatore, grazie alla costante collaborazione con Donati, di una delle più importanti e storiche sartorie per lo spettacolo italiane, la sartoria Farani di Roma. Sartoria ancora oggi punto di riferimento per tanti grandi costumisti e luogo nel quale Donati stesso sarà poi uno dei maggiori clienti.
Il film che porterà Donati a vincere il primo dei suoi due premi oscar nel 1969 sarà, però, il famoso film di Zeffirelli Romeo e Giulietta. Costumi d’epoca dettagliati e ricchi ma a mio parere, superati in originalità dal lavoro che lo ha portato al suo secondo oscar, sebbene assolutamente
davvero segnato la storia del costume è stato con la realizzazione del documentario televisivo del 1970 di Federico Fellini I Clown (quando in tv avevamo prodotti di questo livello! In questo lavoro Donati ci regala non una semplice reinterpretazione del costume dei pagliacci ma una vera e propria invenzione dando nuova forma al loro costume e raccontando dei personaggi che nascono come immagini divertenti ma risultano ambigue e al limite del malinconico. Spalle e fianchi rigonfiati richiamano quasi dei disegni futuristi, ma le decorazioni preziose donano loro eleganza e tolgono quel senso di dura rigidità.
Donati con il suo talento ha lavorato anche come scenografo. Probabilmente ricorderete il film Pinocchio di Roberto Benigni dove sono stati costruiti per mesi set immensi progettati da lui e realizzati costumi fiabeschi, Un film che gli ha regalato il David di Donatello sebbene il nostro artista sia morto prima di poterlo ricevere Donati infatti si è spento nel 2001 lasciandoci una produzione ricca di pezzi unici che a mio parere andrebbero studiati da chi ha voglia di intraprendere questo mestiere ma anche semplicemente ammirati da chi di questo mestiere è solo semplice spettatore. ►RS
SONIA CAMMARATA
splendidi, nel 1977 con il film Casanova di Federico Fellini. In quest’ultimo possiamo ammirare un Settecento reinventato con fantasia ma anche con rispetto per le forme dell’epoca. Abiti eleganti arricchiti da rouches posizionate in modo originale sulle redingot e sui costumi femminili, che ci hanno fatto credere per un attimo che ci mostrassero un Settecento realistico vista l’opulenza abbinata all’estrema raffinatezza. A mio avviso un momento che ha
• Dopo essersi laureata all’Accademia di Belle Arti di Palermo, ha debuttato nel Pollicino di H. W. Henze al Teatro Massimo di Palermo a soli 23 anni. Inizia dunque un’intensa attività di costumista. Collabora per il cinema.
• Nel 2003, trasferitasi a Roma realizza i costumi per l’opera Candide di L. Bernstein, L’Impresario Teatrale di W.A.Mozart e tutte le opere messe in scena al Teatro Antico di Taormina realizzando per intero i bozzetti da lei disegnati: Medea di L. Cherubini, Tosca di G. Puccini, Aida, Nabucco e Rigoletto di G.Verdi, Norma di V. Bellini, Carmen di G.Bizet, Le Villi, Edga, Madama Butterfly, Turandot e La bohème di G.Puccini, Il Barbiere di Siviglia di G. Rossini, Don Giovanni di W.A. Mozart, Cavalleria Rusticana di P. Mascagni e Pagliacci di R. Leoncavallo.
• Crea sin dal 2007 una sua sartoria a Roma. Ha lavorato nei teatri di Spagna, Brasile, Francia, Malta, Turchia, Cina.
• Numerose le critiche positive (L’Opera, Corriere della sera, Messaggero, la Sicilia, io Donna..)
Il trucco c'è ma non si vede...
UN TUFFO NEL MAGICO MONDO DELLA FOTOGRAFIA DI SCENA...
La fotografia di scena, come precedentemente scritto, è estremamente complessa. Richiede una conoscenza della tecnica estremamente accurata e puntuale, nulla può essere lasciato al caso. Mi capita molte volte di leggere sui social di gente che chiede consigli su quali siano le impostazioni per scattare a teatro, ecco a teatro non ci sono impostazioni standard. In teatro si può passare dal giorno pieno a notte fonda nel giro di un attimo, la bravura del fotografo, che si poggia interamente sulla sua preparazione tecnica, sta nell’esser il più rapido possibile nel leggere la luce e modificare le impostazioni della macchina. Personalmente non lavoro mai con automatismi vari. Non faccio decidere alla macchina quali sono le impostazioni da utilizzare ma sono io a dettare le regole. “Velocità, diaframma e iso” è una triade molto pericolosa se non la si sa usare nel
modo corretto. Un fattore che aiuta nella gestione della fotografia di scena è l’esperienza, capire quale potrebbe essere il prossimo scenario e quindi cercare di anticiparlo.
Uno dei meccanismi che ho imparato lavorando a teatro è che non poggio più le mie decisione sulla lettura dell’esposimetro, perché le variabile che lo portano ad una lettura sbagliata della luce sono sempre dietro l’angolo a partire dalla sua impostazione, se “matrix”, “spot” o “punto singolo”.
Un'altra cosa che mi capita spesso di leggere nelle richieste è l’utilizzo del flash… assolutamente bandito. Le motivazioni sono ovvie, il primo e per me la più importante, se qualcuno ha studiato delle luci particolare per ricreare una certa situazione o mood, il flash praticamente ammazza tutto, poi secondariamente potrebbe creare proble-
mi agli attori sul palco. La nostra capacità deve essere quella di saper tirare fuori lo scatto perfetto, valorizzando la scena con le sole luci studiate proprio per quella scena, senza troppi fronzoli, considero bravo quel fotografo che riesce a ritrarre la scena così come è stata studiata dal registra, direttore della fotografia e light design.
Quando si entra in un teatro la situazione ideale sarebbe quella di aver almeno assistito una volta alle prove generali per capirne l’andamento dello spettacolo, capire la gestione delle
IL SOCIAL
luci. Nel teatro nulla è lasciato al caso, qualsiasi cosa è pianificata ed essere a conoscenza di tutte queste dinamiche aiuterebbe molto per una perfetta riuscita del servizio ma molte volte questo non è possibile e si
bene attenersi alle indicazioni degli artisti, a meno che non si faccia parte del loro entourage con possibilità di poter scattare da posizioni diverse. Per questo quando mi capita di fotografare spettacoli di magia, ed ammetto che non ho moltissima esperienza in questo settore, anche se ne
ho fotografato vari spettacoli, la mia posizione rimane sempre il centro del palcoscenico cosi da non incorrere in errori. Inoltre in questi casi sarà la produzione a selezionare gli scatti da utilizzare per la promozione e quelli che dovranno essere cestinati definitivamente.
Come ho scritto nell'apertura dell'articolo "la bravura del fotografo... sta nell’esser il più rapido possibile nel leggere la luce e modificare le impostazioni della macchina", nel caso di fotografie durante gli spettacoli di magia o illusionismo "il fotografo dovrà essere sì abile nel catturare il momento clou del numero" ma "senza svelarne il trucco"... E visto che anche i fotografi in fondo in fondo sono un po' maghi non posso svelarmi i miei trucchi... Ça va sans dire... ►RS
viene proiettati alla prima senza sapere cosa ci si aspetta.
Altro fattore è la possibilità di movimento all’interno del teatro senza però dare fastidio al pubblico pagante ma c’è una tipologia di spettacolo dove il fotografo è costretto ad una sola ed esclusiva postazione di lavoro e sono gli spettacoli di magia. La magia è un ambito della fotografia di scena molto delicato, il motivo è presto detto, fotografare da un determinato angolo si rischia di far scoprire il trucco, per questo è sempre
MASSIMILIANO FUSCO
• Mi chiamo Massimiliano, papà di due fantastici bimbi, appassionato di F1, bici e corsa, nella vita mi occupo anche di fotografia. Sempre appassiona di fotografia, nel 2015 ho cercato di trasformare questa passione anche in un lavoro.
• Contrariamente a molti colleghi, non ho una formazione “canonica”, niente scuole di fotografia, workshop o altro. Ho studiato da solo e continuo a farlo ed al contempo cerco di sperimentare il più possibile.
• Mi occupo, insieme ad Elisa, l’altra fotografa dello studio, principalmente di fotografia di scena, lavorando per il gruppo Brancaccio dal 2016, e di wedding, due ambiti che sembrano lontani tra loro ma hanno moltissime similitudini.
• Da qualche anno porto avanti un progetto che lega la danza classica, di cui sono un grande appassionato, alla mia città, Roma.
Un progetto che è cresciuto tanto nel tempo nonostante le grandi difficoltà incontrate nel poter scattare in strada, non sempre pulite, non sempre in ordine, come una capitale europea dovrebbe poter avere.
Il Circo fra miti e leggende
IL PRODUCTION DESIGNER E "ARCHITETTO DELL'EFFIMERO" RACCONTA I "TESORI" TEATRALI
Continuiamo il nostro viaggio nel tempo e scopriamo come nascono le corse di carri trainati da due e quattro cavalli. Il gareggiare con i carri ha radici antichissime addirittura se ne fa menzione nell’Iliade di Omero, quando ai funerali di Patroclo si svolse una gara di carri che doveva arrivare fino a un ceppo di un albero fare un giro e tornare indietro.
La corsa con il carro guidato dall’auriga è presente in molte rappresentazioni: La tradizione dice che fu una corsa dei carri a
far nascere i giochi olimpici, perché il re Enomao sfidò i pretendenti alla mano di sua figlia Ippodamia, proprio in una corsa con i carri, nella quale il re fu sconfitto dall’au riga Pelope che per celebrare la sua vittoria inventò appunto i giochi olimpici!
L’ippodromo di Olimpia poteva far gareggiare fino a 60 carri contemporaneamente e ospitare 10000 spettatori in piedi!
Anche gli etruschi praticavano corse dei carri e di con-
seguenza i romani praticarono questa usanza influenzati da entrambe le culture. Importante testimonianza sono i circhi, dove si svolgevano le corse: tra i più celebri troviamo il circo massimo a Roma e quello successivo di Costantinopoli. Quest’ultimo circo era circa 400 metri di lunghezza per 130 di larghezza e all’interno poteva contenere circa 100.000 persone. Le gradinate degli spalti erano inizialmente in legno, poi nel X secolo furono riedificate in marmo, costituite da trenta o
ANTONELLO RISATI
• Assistente Scenografo: 2000 teatro Buonanotte Mamma regia L. Salveti; 2001 teatro Otello regia G. Del Monaco; 2002 teatro Tancredi regia M. Gasparon; 2003 teatro Proserpine regia M. Gasparon; 2003 teatro Orfeo regia M. Gasparon; 2015 teatro Una coppia in provetta regia G. Corsi;
• Scenografo: 2006 Premiere del film animato The Wild (Disney), 2017 Design Area Kids Family Hotels, 2018 teatro Romeo e Giulietta regia M. Iacopini. 2019 teatro La leggenda di Thor regia A. Ronga 2021 Design Wellness Manini Group 2022 Design Themed Area Bosco delle Favole
lavori
quaranta file di gradini. La pista era suddivisa dalla spina, riccamente decorata, dove intorno giravano i carri.
Nelle due estremità c'era il cippo degli Azzurri e nella parte opposta quello dei Verdi: erano costituiti da cilindri di bronzo sormontati da tre sfere.
Le carceri erano poste nella parte nord dell'Ippodromo ed esattamente in quel punto avveniva la partenza dei carri, erano inoltre sormontate da una torre alta oltre 20 metri e decorata
da una quadriga di bronzo con i cavalli, che poi nel 1204 furono portati a Venezia e posti sopra il portale della chiesa di San Marco.
Invece, all'estremità opposta dell'ippodromo si trovava la curva più pericolosa chiamata sphendoné che significa fionda. La tribuna imperiale, connessa direttamente al palazzo imperiale, poteva garantire un rapporto
diretto tra l'Imperatore e il popolo. Queste grandi strutture sono sparse in varie città dove l’impero romano si espanse: la loro importanza sia a livello politico che di puro divertimento attraversa la storia di ben 3 grandi popoli come i greci, gli etruschi e i romani. Fra miti e leggende fino ai giorni nostri! Alla prossima! ►RS
Un nuovo punto di vista da... dietro le quinte!
IN CINQUE SEMPLICI DOMANDE OGNI SCENOGRAFO DOVRÀ RACCONTARE LA PROPRIA ESPERIENZA SUL CAMPO
Torna dopo una piccola pausa la rubrica Incontri ravvicinati. Questo mese ritroviamo lo scenografo Alessandro Chiti, che al momento vanta più di 400 spettacoli all’attivo: per l’occasione del focus sulla magia, faremo il punto sul nuovo spettacolo che andrà in scena nel periodo natalizio al Teatro Brancaccio. Stiamo parlando del musical Rapunzel, con la Regia di Maurizio Colombi e la partecipazione di Lorella Cuccarini nei panni di madre Gothel.
Raccontaci la tua ripartenza dopo questo terribile periodo pandemico.
La pandemia ha creato un profondo cambiamento, che ha modificato le dinamiche strutturali del teatro in Italia. L’entusiasmo e la voglia della ripartenza si è subito scontrato con una realtà oggettiva molto complicata data dalla mancanza del pubblico, e dalla conseguente paura dei pro-
duttori a fare nuovi investimenti su spettacoli.
Quindi la difficoltà maggiore è quella di ridurre le spese cercando in ogni caso di mantenere inalterato il livello creativo e professionale.
Rapunzel, il musical, uno spettacolo a te molto caro, sarà in una veste rinnovata anche livello scenografico. In cosa è cambiato?
È vero, Rapunzel è uno spettacolo a me particolarmente caro, perché mi ha dato la possibilità di vincere l’Oscar del Musical.
La complessa macchina scenica ha imposto un rigore professionale che ha dato ottimi risultati e quindi i cambiamenti di questa nuova versione sono minimi dal punto di vista strumentale, ma notevoli dal punto di vista grafico e pittorico, con nuovi ambienti, nuove atmo-
sfere e magiche prospettive, dato da un uso ancora più innovativo di effetti luminosi.
Come si trovano nuove ispirazioni, dopo aver progettato molte scenografie, nella tua fantastica carriera di scenografo?
Ormai sono alla soglia di 400 scenografie di spettacoli diversi tra prosa lirica e musical in 40
anni di lavoro, ma ogni nuovo spettacolo è ancora una sfida per trovare la giusta sintesi visiva che lo connoti.
Mi piace pensare che la chiave visiva di ogni spettacolo sia insita nel testo, non nelle didascalie ma tra le righe e le parole: l’abilità e la sfida sono quelle di riuscire a percepire le atmosfere e creare un mondo che sia giusto per loro.
Il sodalizio con Maurizio Colombi è ormai sinonimo di show teatrali sempre innovativi e interessanti: come è cominciata la vostra collaborazione?
Conobbi Maurizio alla fine degli anni 90 con Beatrice e Isidoro, un musical prodotto con
grandi mezzi da I Viaggi del Ventaglio al Teatro Smeraldo di Milano. Ho sempre apprezzato la grande leggerezza e divertimento con cui affronta il processo creativo.
Per lavorare con lui devi entrare nel suo mondo fatato e cercare di concretizzare le sue “folli” idee. Maurizio è una persona stupenda anche dal punto di vista umano, e ogni momento di lavoro è motivo di divertimento e gioco, una fucina incontrollabile di idee.
A questo punto l’ultima domanda è sempre orientata ai progetti futuri: quali sono, se puoi parlarne?
Tu sai meglio di me quanto siamo scaramantici in teatro,
tante cose si dicono e tante si vorrebbero fare, ma spesso poi non succede. I miei progetti futuri riguardano il teatro di prosa a cui sono molto affezionato, dove la visione concettuale della scenografia è spesso più importante del bozzettismo e realismo di cui ha bisogno il Musical.
Comunque, per chi fosse curioso di vedere i miei prossimi lavori può seguirmi sulla mia pagina Facebook dove io pubblico sempre le mie scenografie.
Il Teatro è scritto sull’acqua, poco del nostro lavoro rimane nel tempo, ma forse questo è proprio insito nella bellezza e fascino del teatro. ►RS
Ludwig Meidner e le grandi città
Le nostre città in questi periodio natalizio si coloreranno di luci e addobbi! Prendendo ancor più vita e illuminando le notti di nuovi colori e mescolandosi alle luci urbane creano nuovi scenari! Ma scopriamo come il nostro artista di questo mese Ludwig Meidner ci spiegherà cone dipingere le metropoli secondo il suo metodo: «Dobbiamo cominciare finalmente a dipingere il luogo in cui siamo nati la metropoli, che noi amiamo di amore infinito. Sopra innumeri tele grandi come affreschi le nostre mani febbrili dovrebbero tracciare tutta la magnificenza e la stranezza, tutta la mostruosità e la tensione drammatica dei viali, delle stazioni, delle fabbriche e delle torri. (…)
Non si può venire a capo del nostro problema servendosi della tecnica impressionista. Dobbiamo dimenticare tutti i procedimenti e trucchi precedenti, e appropriarci di mezzi espressivi completamente nuovi. La prima cosa è imparare a vedere, vedere in maniera più profonda e più giusta dei nostri predecessori. (…)
Una strada non è fatta di valori tonali, ma è un bombardamento di sibilanti file di finestre, di fischianti coni di luce tra veicoli d'ogni genere e mille globi saltellanti, di brandelli umani, di insegne luminose e di minacciose, informi masse di colore. La pittura "en plein air" è del tutto sbagliata...
Io e la città, 1913
Nella natura noi non percepiamo ovunque la luce: spesso vediamo fronteggiarci grandi superfici rigide e opache, mentre qua e là avvertiamo zone grevi ed oscure, materia immobile.
La luce sembra scorrere. Lacera le cose. Cogliamo distintamente brandelli di luce, strisce di luce, fasci di luce. Interi conglomerati si librano nella luce e paiono trasparenti -ma di nuovo s'inseriscono in mezzo larghe masse, rigide impenetrabili. Fra alte file di case ci abbaglia un tumulto di chiari e scuri.
Superfici luminose si distendono sulle pareti. In mezzo al groviglio delle teste esplode un razzo luminoso. Tra i veicoli lampeggia improvviso un bagliore. Il cielo irrompe su noi come una cascata. sua pienezza di luce dirompe ciò che sta in basso.(…)
La luce mette in movimento tutte le cose nello spazio. Le torri, le case, i lampioni paiono librarsi o nuotare. La luce è bianca, o argentea, o violetta, o azzurra, come volete.
Ma prendete preferibilmente un bianco, il più puro possibile. Spargetelo con un pennel-
lo largo - e ponetegli accanto un azzurro fondo o un nero avorio. Non abbiate paura di coprire la superficie con un bianco violento, per diritto e per traverso. Prendete l'azzurro (l'intenso, caldo blu di Prussia, il fresco, squillante ultramarino), prendete terra d'Ombra, ocra in abbondanza e dipingete con fretta nervosa. Siate magari brutali e sfac-
ciati: anche i vostri temi sono brutali e sfacciati. Non basta che abbiate il ritmo sulla punta delle dita, dovete torcervi tra la follia e il riso».
Impressionante la forza dei particolari e l’entusiasmo dell’artista nello spiegare come affrontare il dipinto con minuzia nei particolari dei colori da usare e nelle sensazioni che si sprigionano! Di seguito
il discorso continua su come tracciare le linee della città: «Basta che voi la tracciate con grande concitazione, che osserviate bene il suo percorso. Ora dev'essere sottile, ora più spessa e animata da un leggero fremito nervoso.
I nostri paesaggi urbani non sono tutti battaglie matematiche! Triangoli, quadrati, poligoni e cerchi ci aggrediscono sulle strade. Regoli fischiano in tutte le direzioni. Molti elementi aguzzi ci pungono. Anche gli uomini e gli animali che si muovono tutt'intorno assomigliano a costruzioni geometriche.
Prendete una matita a punta larga e tracciate con violenza, sul foglio (…) Qui ho dato soltanto alcuni cenni e indicazioni. Si potrebbe procedere anche diversamente altrettanto bene, forse in modo persino migliore e più convincente. L'importante è che la grande città deve essere dipinta.»
Queste parole sono un vero e proprio inno alle città e a tutti i siti urbani a noi cari! Alla prossima!!! ►RS
A tu per tu con Enzo Cosimi: il coreografo della tragedia
Apochi giorni dal debutto dell’intera Trilogia della vendetta, in cartellone al Romaeuropa Festival 2022 dal 10 al 13 novembre scorso, è stato un vero piacere conversare con Enzo Cosimi: un’intervista a 360° sul percorso artistico dell’eclettico coreografo romano dagli albori a oggi.
Com’è cambiato il tuo stile negli ultimi quarant’anni, dall’ancora attualissimo Calore del 1982?
È chiaro che il linguaggio si evolve. C’è sempre un filo riconoscibile che lega Calore alla mia ultima creazione Le Lacrime dell’Eroe. Ho prodotto anche spettacoli con non danzatori, non solo Calore, ma anche tutta la trilogia Ode alla bellezza. Sia che lavoro con Roberto Bolle per la Cerimonia di apertura delle Olimpiadi (Torino 2006, ndr) sia che lavoro con non professionisti, è chiaro che il mezzo cambia. Per me la coreografia non la fa il movimento, l’ispirazione non è data da un passo bensì da uno stato mentale.
Cosa ti spinge a creare?
Nella mia arte c’è una grande componente drammaturgica, ricerco sempre un racconto astratto e non mi interessa quello didascalico. Cerco di creare delle zone drammatiche che evocano qualcosa e mi trovo coinvolto in una visione che ricorda immagini al di fuori della danza. Oggi si parla molto di lavori sconfinati dove non ci sono più confini.
Ho sempre abbracciato la dimensione di un teatro dove le varie discipline convivono, così come la letteratura, la scrittura, il corpo, la danza, la musica.
Enzo CosimiRispetto a vent’anni fa, questo aspetto coreografico, in cui convergono tutti questi elementi, è ancora più evidente. Se penso a Calore, è una performance dove il corpo è fondamentale però poi esce fuori tutta una componente teatrale, quindi una teatralità fin dal mio primo lavoro.
Cosa c’è di autobiografico nelle tue coreografie?
Molto e niente. Mi sento vicino a Fellini nel senso che in lui c’era molto di autobiografico. Certamente il mio lavoro nasce dalle cose che vivo, da come guardo la società contemporanea,
poi questo vissuto va elaborato. Il primo input di creazione deve essere un rapporto di equilibrio con me stesso, devo essere contento e soddisfatto di quello che sto facendo. Poi se al pubblico piace sono ben felice, ma non faccio mai uno spettacolo per il pubblico. Devo sentire una tensione artistica perché lavoro sul contemporaneo, come ribadisco sempre.
Oggi è una parola molto usata, personalmente penso sia un linguaggio e soprattutto sia lavorare non in zone di conforto. È come cercare qualcosa nel buio, entrare in una stanza e avere delle percezioni, delle visioni. Questo per me è contemporaneo.
Il rapporto con i tuoi giovani danzatori?
Bellissimo. Mi danno una
grande vitalità. Sono una persona molto curiosa, non mi sono mai seduto mentalmente e riesco sempre a entrare in contatto con loro. Poi chiaramente c’è qualcosa che mi allontana, per la metodologia di lavoro molto frammentaria.
La nostra generazione aveva una metodologia di studio molto più a fuoco.
Oggi si tende a frammentare la formazione, per cui trovo dei danzatori per lo più eclettici, anche se ogni tanto mi manca una visione ideolo
gica sulle cose. È tutto più leggero, e anche superficiale. Questo è il mio modo di sentire. Provo un grande piacere quando lavoro con i giovani nelle scuole, per esempio in Paolo Grassi a Milano.
Chi di loro rispecchia il tuo modo di sentire la danza?
Ci sono delle figure che lavorano con me, tipo Paola (Lattanzi, ndr) e Alice (Raffaelli, ndr) che è con me da dieci anni e ha assorbito il mio linguaggio. Molto spesso le mie ispiratrici sono state donne, lavoro meglio con loro, forse perché hanno più il senso della disciplina. In passato sono stato criticato per delle scelte che adesso sono state sdoganate, Una di queste è il nudo. Ho sempre rappresentato il mondo femminile con donne indipendenti, forti. È stato fondamentale anche mettere in scena uomini che avevano delle parti femminili e viceversa. Voglio dire che questa fluidità sull’elemento maschile e femminile ha sempre fatto parte di me. Oggi è diventata quasi una moda, come
MYRIAM DOLCE
• Da ballerina professionista a insegnante di danza classica. Da laureata al D.A.M.S. di Bologna approda al giornalismo di spettacolo con uno sguardo particolare alla danza, passione che fin dai primi passi in teatro non l’ha mai abbandonata.
• Giornalista free-lance per scelta, scrive di danza, cultura, spettacolo, moda e lifestyle e sul web predilige le videointerviste. Negli anni ha collaborato con testate specializzate quali Danza & Danza, Sipario e Classic Voice, quotidiani ( Libero ), settimanali ( Panorama, Diva e Donna) e radio (Fizz Show con la rubrica In Punta di Piedi).
anche lavorare con danzatori non professionisti. Ai tempi di Calore era inammissibile, ora non lo è più.
Come hai affrontato la pandemia?
Mi sono preso questo momento di riflessione non solo per l’arte, ma anche per me come persona. Ho fatto ultimamente una pièce breve e credo sia frutto di quell’esperienza vissuta chiusi in casa. Un’installazione molto forte che si chiama The respirator. Mi sono reso conto che c’era questo elemento della morte che si incontra con l’eros e tutto ciò è molto vicino alla situazione che abbiamo vissuto.
Nel 2019 l’uscita di un libro a te dedicato dalla tua fedele collaboratrice Maria Paola Zedda dal titolo Una conversazione quasi angelica. 10 oggetti per uso domestico. Un libro tra privato e creatività, un percorso di vita. Sei soddisfatto di questo ritratto?
È un libro che entra nel mio côté artistico, ma anche nel personale. Poteva scriverlo solo Maria Paola che mi segue da quindici anni. Ho pensato di prendere 10 oggetti della mia casa che mi rappresentano e costruito un percorso non filologico. Il 70% del libro è un’intervista sui due miei aspetti umani e artistici e l’altro 30% è un saggio di Maria Paola.
Un libro che amo molto, quasi narrativo.
Dal 2018 lavori sul nuovo progetto Orestea-Trilogia della vendetta. A cosa ti sei ispirato?
Già negli anni ’90 mi sono dedicato all’eroe, al tragico con spettacoli quali Il pericolo della felicità e Vittoria sul sole, lavori in cui l’eroe era fondamentale. Oggi vedo un eroe rotto, sfibrato, destrutturato. Il tentativo è quello di raggiungere l’essenza del gesto tragico immerso in un paesaggio contemporaneo. Così ho deciso di lavorare direttamente sull’Orestea.
Mi parli dei tre titoli del-
la Trilogia: Glitter in my tears/Agamennone, Coefore Rock&Roll, e in ultimo Le Lacrime dell’Eroe, presentati lo scorso mese al REF 2022?
Sono dei lavori diversi. Agamennone è un lavoro spoglio, crudo dove ci sono tre interpreti. È costruito sui testi costituiti da Eschilo e dalla poetessa Giulia Roncati ed elaborati insieme a storie personali dei ragazzi. Un lavoro minimalista, quasi in bianco e nero.
Mentre Coefore è uno spettacolo pop, pieno di colore con certe atmosfere legate al primo Calore. L’ultimo invece è l’opera più tecnologica dei tre. È molto più visivo, abbiamo realizzato una macchina d’intelligenza artificiale. Alice Raffaelli è presente in tutti e tre gli spettacoli, il cast è tutto diverso ma lei interpreta tutta la Trilogia. So che la tua ricerca si spinge sempre oltre. Progetti per il futuro?
Mi piacerebbe dedicarmi a Shakespeare, in maniera molto trasversale. Anche lì lavoriamo sul tragico, una componente che mi appartiene. M’incuriosisce questa cosa, vediamo quello che uscirà nei prossimi anni. ►RS
ENZO COSIMI
• Enzo Cosimi, uno dei coreografi più autorevoli e rappresentativi della coreografia italiana, firma con la sua Compagnia oltre 60 coreografie rappresentate nei maggiori Teatri e Festival italiani e stranieri. Le sue creazioni artistiche vedono, nel tempo, collaborazioni importanti, tra cui Fabrizio Plessi, Luigi Veronesi, Miuccia Prada, Daniela Dal lCin, Antonio Marras, Aldo Busi, Stefano Galanti, Aldo Tilocca, Richie Hawtin.
• Negli ultimi anni, realizza due trilogie, Sulle passioni dell’anima che affronta i temi della paura collettiva, del desiderio e del dolore e Ode alla bellezza, 3 creazioni sulla diversità, che segna un impegno politico e sociale nella creazione, indagando la realtà delle persone considerate ai margini. Dal 2018 lavora sul nuovo progetto Orestea – Trilogia della vendetta, con il primo capitolo Glitter in my tears – Agamennone, seguito nel 2020 da Coefore Rock&Roll performance version, al Festival Romaeuropa.
• A novembre 2022 ha debutatto al Festival RomaEuropa con Le Lacrime dell’Eroe. Installazione performativa sulle Eumenidi, completando l’intera trilogia sull’ Orestea. Sempre a Romaeuropa realizza nel 2019 un progetto formativo/ performativo in collaborazione con le Accademie.
• Nel 2014 riceve il premio Danza&Danza per lo spettacolo Sopra di me il diluvio e nel 2018, il premio nazionale della critica ANCT. Nel 2019 è stato pubblicato un libro monografico intitolato Enzo Cosimi, una conversazione quasi angelica - 10 domande per uso domestico a cura di Maria Paola Zedda.
L'incanto e la magia delle lucine di Natale di Leggiuno
DOPO L'EDIZIONE DEL 2021 - CHE SI È SVOLTA A LAVENO MOMBELLO - LE GIGANTESCHE INSTALLAZIONI NATALIZIE FORMATE DA 500.000 LED TORNANO "A CASA"
Le Lucine di Natale hanno radici lontane e nascono da un’idea del leggiunese Lino Betti, originario del paese di 3600 abitanti noto per l’Eremo di Santa Caterina del Sasso situato sulla sponda lombarda del Lago Maggiore.
Le prime luci le ha acquistate in una città del Brasile, paese natale della moglie: 100 dollari per un primo fascio di lucine. Era il 1999 e da quel giorno, ogni anno, la collezione si è arricchita fino a toccare quota 500 mila lucine.
«Da quel primo fascio di lucine, di strada ne abbiamo
fatta tanta e credo di essere riuscito, insieme ai tanti collaboratori, a dare vita a uno spettacolo emozionante» dice Lino Betti.
Anno dopo anno, il signor Lino ha trasformato Leggiuno nel Paese delle Lucine di Natale: casa sua e il suo giardino in breve tempo sono diventati una vera attrazione per tanti bambini (e non solo!).
Da lì, come nelle favole natalizie, il fautore dell’iniziativa ha deciso con l’aiuto di molti collaboratori di illuminare l’intero paese: grotte glaciali, castelli fiabeschi, prati
fioriti, alberi, renne, senza tralasciare piccoli dettagli come funghi e lumachine luminose.
Con sempre nuove sagome e nuovi suggestivi allestimenti per un evento mai ripetitivo, le Lucine di Natale sono per locali e amanti del Natale un appuntamento irrinunciabile che riscuote ad ogni sua edizione un enorme successo. Dopo qualche anno di stop, le tradizioni sono però dure a morire e dal 2021 la magia ha ripreso vita a Laveno e quest’anno ritorneranno nel loro paese di origine a Leggiuno.
LA SLITTA DI BABBO NATALE E LA SCOPA DELLA BEFANA
Babbo Natale per l’occasione ha deciso di prendersi una vacanzina sulle sponde del lago, sostando con la sua slitta da favola all’interno del villaggio delle Lucine per poter incontrare tutti i bambini che vi faranno visita.
Un magico incontro per scoprire curiosità e trascorrere momenti emozionanti e divertenti insieme a lui: Babbo Natale sarà presente dal 3 al 25 dicembre, tutti i giorni e non sarà necessario prendere un appuntamento con lui, ma ricordatevi di portare la vostra letterina con la lista dei regali che vorreste ricevere.
Alle Lucine di Natale ci sarà infatti la magica cassetta delle lettere in cui poterle imbucare e far arrivare i vostri desideri direttamente al Polo Nord ai folletti aiutanti di Babbo Natale!
A gennaio sarà il turno della Befana, che il primo giorno dell’anno arriverà a Leggiuno
sulla sua scopa per rimanerci fino al 9 gennaio (ultimo giorno delle Lucine). La Befana sarà presente per incontrare tutti
i bambini che vorranno fare una foto insieme a lei, ascoltare i suoi bellissimi racconti, conoscere la sua vera storia, scoprire come fa a volare sulla sua scopa e chiederle tantissime altre curiosità sulla magica vita della vecchina rugosa più amate dai bambini. Le avete già le calze da riempire con dolcetti e caramelle? Ma attenzione, i più birichini, potranno ricevere anche un po’ di carbone. ►RS
IL SITO
Elisabetta Gregoraci nel Regno di Babbo Natale
Mi piace più fare regali che riceverli. Oltre ai miei nipoti e a mio figlio, sostenendo molte onlus amo molto fare doni ai bambini meno fortunati». Con queste parole e questo spirito la conduttrice Elisabetta Gregoraci ha fatto visita al Regno di Babbo Natale, a Vetralla, nel cuore della Tuscia (Viterbo). «Qui sembra di stare a Disney, ho scoperto questo luogo per caso, e sono rimasta incantata da tutto quello che ho visto».
Infatti Elisabetta Gregoraci è stata la madrina della giornata che il Regno di Babbo Natale ha dedicato ai suoi 10 anni di attività, dove è stata anche presentata Elfidea, linea di decorazioni esclusive e personalizzabili. Il sodalizio fra la conduttrice
calabrese e quello che la stessa Disney Parigi considera come il Disney del Natale in Europa, nasce proprio per il suo legame fortissimo con la tradizione del periodo natalizio.
IL SITO
Inquadra il QRcode per il sito del Regno di Babbo Natale
«Io ho sempre amato il Natale, per me vuol dire famiglia - ha raccontato Gregoraci - stare in casa con mio padre, mia sorella i miei zii, i miei cugini e mio figlio Nathan. Da pochi anni non ho più mia mamma, anche lei amava tantissimo questa festa. Però continuo a festeggiare la tradizione ogni anno. E anche quest’anno sarà così». Reduce da successi televisivi davvero importanti, con Battiti live e con Nudi per la vita, si prepara anche alle caratteristiche culinarie che ramificano nella sua terra d’origine così come in tutta italia. «Il 24 dicembre, per il cenone, sulla nostra tavola transitano 13 portate di pesce, perché viene rispettato il valore della vigilia. Il 25 invece c’è un po’ di tutto, compresi i dolci che
sono un po’ l’essenza delle feste di Natale».
Impossibile che la presenza di Elisabetta Gregoraci passasse inosservata, ecco perché nei percorsi emozionali del Regno di Babbo Natale si sono formate lunghe attese di visitatori per poter fare un autografo con lei.
Un test di popolarità non indifferente, anche per comprendere quanto il pubblico la ami e ricordi ancora oggi la sua partecipazione al Grande Fratello Vip in cui è stato possibile conoscere la Elisabetta persona, al di là del personaggio che già tutti conoscevano.
«La mia è stata un’esperienza molto forte e gratificante – ha raccontato a chi le chiedeva un parere sull’edizione attualmente in onda - resto sempre dell’idea che per me era come mettermi alla prova. E ci sono riuscita. Se lo rifarei? È una domanda difficile, oggi per me impossibile rispondere. Cosa penso del Covid che si è abbattuto fra i concorrenti quest’anno? Che non dobbiamo abbassare la guardia. Siamo tornati alla normalità ma dobbiamo sempre mantenere alta l’attenzione, e comprendere
che per ora dobbiamo impa rare a conviverci»
IL REGNO DI BABBO NATALE
Molti si chiedono cosa spinga oltre 600.000 persone ogni anno a partire da ogni parte d’Europa per visitare il Regno di Babbo Natale a Vetralla (Viter bo). Quello che sulla carta nasce per essere un negozio di addobbi na talizi e decorazioni natalizie, nel tempo, è diventato un vero e proprio luogo cult per gli amanti del Natale.
Di negozi ne esistono molti, ma nonostante il Regno di Babbo Natale sia indubbiamente tra i meglio forniti, ciò che spinge tutta questa gente ad entrarvi è la voglia di partecipare all’esperienza che il Regno di Babbo Natale ogni anno dona e garantisce.
Alla base c’è l’Amore di una famiglia che “ci crede davvero” e che passa tutto l’anno a costru-
ire e migliorare questo magico mondo abitato da luci, musiche, spettacoli, decorazioni e soprattutto personaggi unici, ormai diventati universali ed entrati per direttissima nel cuore di tutti.
La stagione 2022 del Regno di Babbo Natale resterà nella storia: entrare qui consiste nel varcare una magica soglia attraverso la quale si torna tutti all'età di 3 anni... quando si era puri... perché in fondo è solo grazie a questo che a Natale "siamo tutti
più buoni". Si viene accolti dalla frizzante allegria degli Elfi del Regno che intrattengono bambini da 0 a 1000 anni in un percorso incantato che ora faremo insieme.
• Porta del Natale: un magico percorso tra sogno e realtà. Apriamo una porticina per ritrovarci all'interno di un luogo magico dove spazio e tempo non ci sono più. Un tunnel porta dritto verso il portale dove è appesa l'antica insegna magica che ha dato vita al Regno di Babbo Natale
Un passo oltre quella soglia e ci si rende subito conto che qualcosa sta cambiando. Sveglieremo in noi la capacità di tornare a vedere e sentire con il cuore, proprio come quando sol di cuore eravam fatti.
• Officina degli Elfi: il magico percorso dove incontrare i simpatici, instancabili e sempre iper-indaffarati assistenti di Babbo Natale. Attenzione perché di tanto in tanto potreste imbattervi nei frenetici preparativi della Pasticceria, della Falegnameria e della Sartoria dei 100% Elfetti.
• C’era una Torta… 10 anni insieme: nel bel mezzo del bo-
sco che abbraccia il villaggio degli Elfi si scorge una sala da pranzo arredata di tutto punto! Al centro svetta una torta gigantesca! C’è nell’aria profumo di dolcetti e l’atmosfera è quella di una giornata piena di allegria e spensieratezza… sta per iniziare una grande e indimenticabile festa!
Nel 2012, Quattro ragazzi, in un periodo molto difficile e in un gazebo poco più grande di
un garage, sceglievano di fare del proprio amore per il Natale un lavoro da cui ripartire… per nulla consapevoli che quella scelta avrebbe cambiato il Natale a milioni di persone e che il 2022 sarebbe stato l’anno in cui festeggiare tutti insieme 10 anni di Regno di Babbo Natale!
• Casa di Babbo Natale: dove ogni bambino da 0 a 1.000 anni può: imbucare la letterina, visitare le stanze della casa ed incontrare Babbo Natale. L’incontro con lui è qualcosa di sacro per ogni bambino.È il momento in cui ci si specchia con la coscienza promettendosi di fare i bravi… cosa per la quale, la Vita non mancherà di mandarci i doni più belli. E’ difficile, ma vale la pena provarci.
• Tunnel dei mille dolci: un incredibile percorso fatto di colori, luci e tanti tanti tanti dolcetti Natalizi preparati (e anche assaggiati) con amore dalla famiglia orsetti!
• Bosco Ghiacciato: l'unico luogo d'incanto dove Pinguini e Orsi Polari si incontrano per la prima volta e accolgono insieme alle amiche renne gli sguardi sognanti di ogni bambino. L’unico freddo che riscalda il cuore. ►RS
Christmas World: il Natale
nel
mondo è di scena a Roma
Christmas World – che nella passata edizione ha accolto più di 200.000 persone – è una ma nifestazione unica nel suo genere che, tra installazioni scenografiche, market, gio chi, spettacoli e photo oppor tunity ambientate in diversi Paesi del mondo, catapulterà lo spettatore come all’interno di un film, in un viaggio stra ordinario nello spazio e nel tempo.
Il pubblico è protagonista a 360°, interagendo in modo diretto e attivo con tutte le at trazioni proposte - dalla pista di pattinaggio alla toy factory e ai tantissimi spettacoli live - vivendo così le città attra verso i personaggi che po polano il villaggio di Natale. Visitando Christmas World, sarà possibile infatti rivivere i ricordi e gli affetti natali zi legati alla città di Roma; passeggiare nel cuore di Berlino sotto la porta di Brandeburgo; perdersi mercato di Lon dra con vista sul Big Ben; lasciar si affascinare dalla magia di Parigi e le luci della Tour Eiffel; perdersi nell’affascinante Tokyo; e in un attimo atterrare a New York, per volteggiare sulla pista di giaccio del Rockefeller
Street, un’intera via caratterizzata dal susseguirsi di box scenografate all’interno delle quali sono presenti ambientazioni dallo stile Pop, legate al tema delle vacanze natalizie, dove concedersi uno scatto per i social media. Inedita anche l’area Safari, uno zoo luminoso abitato da animali realizzati con la sapiente tecnica delle lanterne di Zigong, in cui tutti i bambini, grazie a costumi e oggetti di scena da indossare, sperimenteranno un’avventura da perfetto esploratore.
L’innovativo format, creato da Lux Eventi s.r.l., grazie alle sue componenti dal forte aspetto comunicativo, si rivela un contesto educativo e di continua scoperta, con iniziative e spettacoli natalizi che si susseguiranno con una vera e propria programmazione quotidiana, parate e sfilate di majorettes, cori gospel, spettacoli di danza e di magia, performers, acrobati, spettacoli su ghiaccio, musica live con le cover degli artisti che hanno cantato il Natale e molto altro ancora. Ogni giorno Babbo Natale attraverserà il villaggio in compagnia dei suoi elfi a bordo di un trenino per salutare tutti i bimbi del villaggio.
L’evento si pone l’obiettivo di divulgare valori di importanza sociale. La scorsa edizione ha infatti ospitato numerose organizzazioni no profit (tra queste, Airc, Caritas, Telethon, Avis), facilitando le loro attività attraverso raccolte fondi ed organizzando visite gratuite all’interno della manifestazione. Quest’anno, i primi ospiti speciali coinvolti nel progetto saranno proprio i bambini ucraini dell’Onlus Tabor.
Workshop ludico-esperienziali permetteranno ai più piccoli di imparare, divertendosi, i valori della filiera del cibo e della sostenibilità ambientale. L’intero evento, infatti, è ideato, pianificato e realizzato per minimizzare l’impatto ambientale, razionalizzando i prodotti e l’energia
investita, valorizzando il territorio che lo ospita e prevedendo un’attività di piantumazione per compensare l’emissione di CO2 e gode inoltredel patrocinio del Comune di Roma. ►RS
IL SITO
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Il Museo del Babbo Natale a Borghetto di Borbera
NEL PICCOLO COMUNE DELL'ALESSANDRINO SI NASCONDE UN GIOIELLO TUTTO DA SCOPRIRE
La varietà di interpretazioni di cui è protagonista Babbo Natale è il tema della mostra permanente del Museo del Babbo Natale che ospita oltre 600 esemplari provenienti da tutte parti del Pianeta. Il museo del Babbo Natale, aperto al pubblico dal 2017, è stato creato grazie alla passione e alla dedizione di Valter Cecchini, che in trent’anni ha raccolto i numerosi pezzi che com pongono l’intera colle zione di esemplari di tutte le dimensioni e materiali: dalla resina al legno, dalla plastica al vetro di Mura no fino ad un piccolo Babbo realizzato con una stampante 3D.
I Babbo Natale hanno varie provenien
ze, ogni pezzo ha una sua storia, alcuni sono stati comprati, molti sono stati donati e da tanti anni qualunque amico del Museo che va a fare un viaggio torna con un Babbo Natale che arricchisce la collezione, collezione che ora è stato deciso di condividere con tutti gli abitanti di Borghetto, per dare un segno di partecipapaese.
L'ORIGINE STORICA
La tradizione racconta che viva al Polo Nord. Nel suo quartier generale, con gli aiutanti elfi e la moglie, la Signora Natale, mantiene in attività un eccezionale laboratorio di giocattoli. In Italia lo conosciamo come Babbo Natale. Nei paesi anglofoni è Santa Claus. Per i francesi è Père
Noël. In Germania è noto anche come Weihnachtsmann, l’uomo del Natale. La lista di nomi attribuiti a questo personaggio magico e al tempo stesso misterioso è piuttosto lunga.
Quale che sia la denominazione attuale, la sua origine storica è legata a doppio filo alla vita del vescovo di Myra, meglio noto per la tradizione cristiana come San Nicola. Vissuto nel IV secolo nei territori dell’attuale Turchia, oggi venerato come santo miroblita, diviene leggendario per azioni particolarmente compassionevoli.
La leggenda lo vuole protagonista della salvezza dal mestiere di meretrici di tre giovani ragazze. Egli avrebbe abbandonato segretamente in casa delle fanciulle sufficienti quantità di denaro affinché il padre disponesse di una dote per darle in sposa.
Altri racconti ne esaltano doti miracolose: Nicola avrebbe resuscitato tre bambini privati della loro vita da un macellaio.
Secondo questa narrazione è ritenuto, oltre che benefattore, soprattutto un protettore dei bambini. Nonostante il culto, che mescola il sentire religioso al folclore popolare, non è l’unica figura pittoresca associata al Natale. Ad esempio in Belgio è altrettanto noto san Martino di Tours, mentre per la tradizione ortodossa è San Basilio a farla da padrona e portare doni ai bambini, sebbene sia celebrato per Capodanno.
Il culto del dio Odino, divinità delle religioni politeistiche Nord Europee del IV secolo, dà vita prima in Danimarca, poi in Svezia, Norvegia e Germania, a credenze parallele. Si narra che Wodan, nome originale del dio Odino, fosse particolarmente avvezzo in inverno a lasciare carote, zucchero e paglia nascosti negli stivali dei bambini vicino ai caminetti accesi. Odino l’errante, in sella al suo cavallo, prometteva di sostituire quelle preziose offerte alimentari con regali e dolciumi.
Le migrazioni consentono alla leggenda di arricchirsi e attraversare l’oceano, raggiungendo le colonie olandesi dell’attuale New York. Nel XVII secolo, quegli stivaletti dei bambini olandesi divengono le calze appese ai camini americani. Anni più tardi, l’usanza attraverserà nuovamente l’oceano a ritroso per diffondersi anche nel Belpaese, stavolta appropriandosi della festa dell’Epifania con l’arrivo della Befana. Racconti più oscuri
ed una mitologia ric chissima accrescono la magia e il mistero di Bab bo Natale nel continente europeo: tribù germaniche gli conferiscono arti divi natorie per avere la meglio su demoni (Blackman ad esempio, declinato poi in Italia come l’uomo nero), convertendoli alla bontà e redimendoli dai peccati. Come? At traverso azioni ripara torie, quali ad esempio la consegna di doni ai bambini.
E poi ci sono i suoi aiutanti, elfi e folletti, che il folklore islandese individua in 13 Babbo Natale diversi. Un po’ scherzosi, a volte dispettosi. Nei 13 giorni che precedono il 25 dicembre, il loro compito è portare un dono al giorno ai bambini. Ma solo se i piccoli si sono comportati bene. I più birichini, infatti, ricevono solo patate al posto di doni.
Il verde per l’abito e l’aspetto paffuto caratterizzano Babbo Natale nel XVII secolo. Ornato di pelliccia bianca, è sempre più protagonista di poesie e racconti, come il Cantico di Natale di Charles Dickens ove è presentato come lo spirito del Natale presente. La lenta metamorfosi di Santa Claus prosegue sul finire del XIX secolo: nonostante permangano i riferimenti storici al vescovo di Myra, nuove rappresentazioni popolari ne ridefiniscono tratti e cromie (il mantello si tinge di rosso) Inizia anche a fargli compagnia un personaggio tradizionale della narrazione scandinava, la renna sacra a Isa o Disa, la dea Grande Madre degli scandinavi.
Il ruolo dell’animale, che per certi popoli è connesso alla guida delle anime dopo l’esistenza terrena, muterà a tal punto da diventare il mezzo di locomozione prediletto di Babbo Natale per raggiungere in una sola notte
ogni angolo del Pianeta.
In epoca contemporanea, l’industria si appropria spesso della figura di Babbo Natale, nonostante sia da sfatare il mito che correla la colorazione rossa del suo costume alle scelte dei produttori di una nota bevanda.
Il XX secolo contribuirà piuttosto ad accrescere il mito secolare e la cultura pop contestuale a Babbo Natale. Romanzi, canzoni, cartoni animati, film e fumetti ne svelano molti dettagli privati: abiterebbe al Polo Nord, è capace di osservare tutti i bambini in qualunque momento, è finanche tecnologico e nonostante sia pluricentenario, è ancora ghiotto di latte e biscotti. Ogni tanto dissemina pezzi di carbone nelle calze dei bambini meno buoni.
Infine, legge tutte le lettere dei bambini che gli chiedono doni, e per tutte le sue caratteristiche fin qui enunciate, è sicuramente magico. Pertanto non stupitevi se la sera della vigilia doveste essere sorpresi da un suo sonoro “Oh oh oh!” che ne preannuncia l’arrivo. ►RS
Vivi la la Christmas Experience a Cervia e Milano Marittima
IL NATALE È UNA MERAVIGLIA PER GRANDI E PICCINI E LE LUMINARIE A LED SARANNO ACCESE DAL 3 DICEMBRE
L'atmosfera natalizia avvolgerà Cervia e Milano Marittima a partire dal 3 dicembre quando saranno accese tutte le luminarie natalizie, rigorosamente a led, che resteranno attive dalle 16.30 alle 22.00 dal lunedì al giovedì e dalle 16.30 alle 24.00 dal venerdì alla domenica, per scaldare la festa limitando i consumi. Milano Marittima si prepara al Natale unendo la musica live alle nuove tecnologie capaci di far viaggiare su una slitta i più piccoli trasportandoli fino al Polo Nord e alla casa di Babbo Natale. In Viale Gramsci, con una proposta di intrattenimento mai vista prima: la Christmas Experience
Si tratta di una vera e propria attrazione esperienziale che per la sua complessità è molto simile a un parco tematico di ultima generazione, che sfrutta le tecnologie 4D per far viaggiare i bambini su una
slitta che, da Milano Marittima li porterà fino in Lapponia dove, una volta scesi, potranno entrare nella casa di Babbo Natale, incontrarlo di persona, e consegnargli le loro letterine.
A rendere indimenticabile l’atmosfera contribuiranno anche le installazioni luminose giganti a tema musicale che verranno collocate in diversi punti del centro cittadino, il Natale Gourmet e
un maxi scivolo lungo 24 metri che verrà posizionato su viale Gramsci, all’incrocio con Viale Romagna.
Ma il Natale è soprattutto musica: Christmas Carol e cori Gospel come la tradizione insegna. Per questo sul palco di viale Gramsci ogni fine settimana, fino a Natale si terranno concerti di Gospel Live, un progetto che comprende diverse formazioni musicali del territorio che reinterpretano i classici del genere ricreando quell’atmosfera natalizia che solo la musica sa regalare. La Christmas Experience e tutte le attrazioni del Natale 2022 di Milano Marittima inaugureranno il prossimo 3 dicembre e resteranno aperte fino all’8 gennaio.
CERVIA CHRISTMAS FAMILY
Le casette di Piazza Garibaldi proporranno oggettistica e artigianato natalizio con diver-
se offerte gastronomiche. Nei week end l’atmosfera si scalderà con laboratori di artigianato, esposizioni d’arte spettacoli ed attrazioni per le famiglie.
Le novità 2022 saranno due: La Bolla delle Meraviglie e La Piazzetta di Pan di Zenzero. La primaproporrà spettacoli circensi, di magia, burattini, giocolieri, ballerini, mangiafuoco equilibristi, bolle di sapone con spettacoli di grande emozione. mentre la seconda (in Piazzale Ascione) ospiterài laboratori dedicati ai bambini insieme a spettacoli, animazione artisti di strada intrattenimenti e dalle ore 18.00 dj set e concerti. Sempre in viale Roma due casette saranno dedicate al Natale senza glutine.
Nel Giardino del Grinch i bambini potranno incontrare le
fantastiche creature del Natale fra elfi, renne, regine di ghiaccio e il famigerato Grinch che avrà un teatrino dedicato per i suoi spettacoli.
Giovedì 8 dicembre alle 17.15 avverrà l’accensione ufficiale dell’albero di Natale, un abete rosso, proveniente dalla Val Nambrone: zona boschiva del comprensorio di Pinzolo-Madonna di Campiglio-Sant'Antonio di Mavignola, soggetta ad un piano di taglio programmato per la rinaturalizzazione dell'area.
Fino all’8 gennaio Piazza Garibaldi, Corso Mazzini, Piazzetta Pisacane, Viale Roma si popolano dei personaggi classici del Natale e propongono un ricchissimo programma di spettacoli, animazione, laboratori con tanti spazi dedicati ad artigianato e gusto. Presente Babbo Natale che i bambini potranno incontrare nella sua casetta tutti i week end fino al 25 dicembre. Qui i piccoli potranno fare foto, raccontare i loro desideri e consegnare le letterine.
In piazzetta Pisacane, nel Mondo Fatato degli Elfi si terranno intrattenimenti per tutto il periodo natalizio con letture fantastiche, musica dal vivo, trucca-bimbi, la giostra ecologica e laboratori
Luminarie e giochi di luce dalla piazza al lungomare, passando lungo viale Roma, il corso e Borgomarina. Sul porto canale il Presepe “di sale” splenderà
dall’alto della burchiella dei salinari.
CHRISTMAS EXPRESS
In occasione del Natale torna il trenino CHRISTMAS EXPRESS che collegherà, dall’8 dicembre all’8 gennaio, il villaggio di Milano Marittima a quello di Cervia, diventando così sia un comodo mezzo di comunicazione tra le due località che limita l'utilizzo delle auto, sia un'attrazione ed arricchimento all'offerta del territorio.
PINARELLA E TAGLIATA
Anche Pinarella e Tagliata si preparano per offrire agli ospiti una grande accoglienza natalizia fra sport, spettacoli, musica, laboratori, folklore e tanta allegria. Si parte da dicembre, per giungere al culmine del programma con l’oramai famosissimo e partecipatissimo Tuffo della Befana del 6 gennaio.
CAPODANNO ED EPIFANIA
Le feste continuano fino all’epifania. Il 31 dicembre Il concerto di capodanno in piazza con i Barboni di Lusso, l’Epifania si accende in una cascata di fuochi d’artificio con il suggestivo spettacolo pirotecnico/musicale che si terranno sul porto canale lato Cervia il 5 gennaio ore 18.30.►RS
IL SITO
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Per la ‘Ndocciata 2022, weekend di fuoco in Molise
AD AGNONE SI SVOLGE A “TRADIZIONE NATALIZIA LEGATA AL FUOCO” PIÙ IMPONENTE CHE SI CONOSCA AL MONDOe suggestiva sfilata di enormi fiaccole, le ‘ndocce, che sabato 10 dicembre 2022 illumineranno il corso principale di Agnone (IS), cittadina delle campane, dell'artigianato e del caciocavallo. Al calare del sole e al suono delle campane migliaia di persone attendono che i portatori delle torce infuocate delle 5 contrade agnonesi vestiti con cappe e cappelli neri e abiti contadini sfilino in città, sfoggiando sulle spalle le ‘ndocce, costruite a mano con legno d'abete e composte a raggiera.
Inoltre, quest’anno, per la prima volta, il 3 dicembre 2022 si terrà la Festa dei Fuochi rituali, con la partecipazione di tutte le comunità dei riti del fuoco del Molise: la faglia di Oratino, le farchie di Montefalcone e Salcito, le ‘ndocce di Agnone, Civitanova, Pietrabbondante e Bel-
monte del Sannio, che si sono unite per un percorso finalizzato a ottenere il riconoscimento di Patrimonio Immateriale Unesco. Un’occasione speciale per conoscere questi riti ancestrali e i caratteristici paesi del Molise da cui hanno origine.
UNA TRADIZIONE ANTICHISSIMA
La ‘Ndocciata che si svolge in Agnone è la “tradizione natalizia legata al fuoco” più
imponente che si cono sca al mon do. Chi ha avuto la fortuna di assistere a questa spetta colare e sug gestiva proces sione di fiamme
e scintille, racconta di una lunga, interminabile emozione poco descrivibile se non vissuta, per l’appunto, dal vivo.
L’origine della tradizione del fuoco che “infiamma” la Vigilia di Natale ad Agnone si perde nella notte dei tempi. Da principio la ‘Ndoccia (fonema dialettale che sta per ”grande torcia”) faceva parte certamente
della ritualità pagana legata alla scadenza solstiziale del 21 dicembre. È noto infatti l’antico legame che l’uomo ha con il fuoco, ritenuto sin dall’alba della sua comparsa come fonte primaria di vita, elemento fecondatore e purificatore della natura; al pari sono noti agli studiosi i fuochi rituali che dalla Persia alla Normandia, dalla Russia al Galles, gli antichi abitatori dell’Europa e del vicino Oriente accendevano in onore
del Dio Sole durante la notte più lunga dell’anno.
Anche gli antenati degli attuali abitanti di Agnone, gli Osci e i temibili Sanniti che per secoli contesero a Roma il dominio dell’Italia centro meridionale, erano legati al fuoco, ai suoi significati e alle sue suggestioni. È da questo legame che deriva certamente la tradizione ultra millenaria del fuoco solstiziale che in Agnone, nel cuore dell’Appennino abruzzese-molisano, si è evoluta nella ‘Ndocciata. Rito dedicato al sole ed al suo ciclo annuale fatto proprio dal cristianesimo e divenuto per questo fuoco in onore al Dio che nasce, al Cristo Luce e Salvatore del mondo. Da documenti scritti si hanno testimonianze di questa tradizione magico-rituale fin dai primi anni dell’ ‘800.
I padri-protagonisti di questa tradizione erano i contadini, un rito agreste dunque colmo di significati simbolici, parte del linguaggio della semplicità contadina. Ad esempio: “Mentre la ‘Ndoccia ardeva” si traevano auspici: se soffiava la “borea” si prevedeva una buona annata, al contrario se tirava il “vento” . Se schioppettava andava bene, altrettanto se la fiamma era consistente: spari e fuo-
chi, come ci insegna la storia delle tradizioni popolare, sono contro le streghe, considerate un vero e proprio male della società rurale.
Anticamente, come oggi, la ‘Ndocciata di Agnone si svolgeva nella tarda serata del 24 Dicembre. Le maestose fiaccole, infatti, servivano con molta probabilità anche ad illuminare il cammino dei contadini che dalle zone rurali si portavano sino al paese per assistere alla messa natalizia di mezzanotte.
Ma in che modo nei tempi più recenti si è arrivati a quello che è oggi la ‘Ndocciata? Negli anni trenta del Novecento ancora i contadini solevano sfilare spontaneamente per le vie del centro cittadino con in spalla ognuno la grande torcia fatta spesso con le proprie mani. Ma il secondo conflitto mondiale portò anche alla fine - o meglio ad una sospensione che rischiava di preannunciarla - di questa antica abitudine. La tradizione fu felicemente ripristinata nei primi anni cinquanta dalla Pro Loco di Agnone che, per incentivare la partecipazione all’iniziativa, organizzò una gara con premi.
Da allora possiamo dire che per la ‘Ndocciata fu un crescendo continuo in imponenza del rito e attaccamento degli Agnonesi ad esso. Oggi il 24 Di-
cembre è un giorno simbolo della tradizione Agnonese e un appuntamento irrinunciabile per migliaia di turisti che provengono da ogni dove.
COME NASCE
LA ‘NDOCCIA
Le ‘Ndocce, anticamente come oggi, hanno un’altezza di oltre tre metri. Se assemblate assumono la caratteristica forma a ventaglio o a raggiera. Si tratta in questo caso di torce multiple, di numero pari, variabile da due fino a oltre venti fuochi.
Vengono trasportate da due o più portatori in costume contadino (caratteristica di esso è la storica cappa, mantello utilizzato soprattutto dai pastori, tagliato a ruota con il bavero alto, agganciato al collo, di colore nero). Il materiale utilizzato per la fabbricazione delle ‘Ndocce è l’abete bianco, reperito quasi esclusivamente nel bosco di Montecastelbarone una splendida foresta a nord di Agnone.
Gli alberi prescelti sono individuati dagli agenti del Corpo
Forestale dello Stato tra quelli malati, abbattuti da calamità naturali o secchi.I tronchi sono ripuliti dalla corteccia e tagliati in sottili listelli di circa un metro e mezzo di lunghezza, legati tra loro a mazzo e sovrapposti fino a raggiungere l’altezza di alcuni metri. Questa sovrapposizione di listelli è arricchita nel suo interno da steli secchi di ginestra, che faranno ardere la ‘Ndoccia caratterizzando il rituale anche sonoramente con il loro crepitìo.
Questa pianta viene scelta per motivi di carattere logistico e tradizionale. L’abete è una pianta resinosa e di facile combustione, ma è anche l’albero-simbolo del Natale per molte popolazioni nordiche soprattutto di origine celtica non del tutto estranee alla tradizione agnonese.
Inoltre il legno di abete non è difficile da trasportare e, se ben secco, è ricco dei rumorosi scoppiettìi che al momento dell’accensione fanno la differenza fra una buona ‘ndoccia e una non riuscita. Una volta pronta, sarà premura dei gruppi partecipanti unirle a forma di ventaglio, sempre in numero pari, affinchè il carico risulti equilibrato sulle spalle. ►RS
Marcorè musicista a Spoleto per il Concerto di Natale
L'ATTORE INTERPRETA LE CANZONI DEI GRANDI CANTAUTORI, DA GABER A DE ANDRÉ, DA DALLA A DE GREGORI
Torna giovedì 29 dicembre, alle ore 20:30 al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti, l’atteso e ormai consueto appuntamento che il Festival dei Due Mondi dedica alla città in occasione delle feste: Neri Marcorè in concerto con lo spettacolo Le mie canzoni altrui. Marcorè sarà accompagnato dalla sua band in cui compaiono musicisti d’eccezione come Domenico Mariorenzi alla chitarra acustica, al bouzouki e al pianoforte, Fabrizio Guarino alla chitarra elettrica, Alessandro Patti al basso e contrabbasso e Simone Talone alla batteria.
Attore, imitatore, conduttore, cantante, doppiatore, Neri Marcorè è una delle figure più versatili dello spettacolo italiano grazie a un innato talento che sa mettere al servizio di molteplici ambiti performativi.
A fianco di Corrado Guzzanti, Sabina Guzzanti e Serena Dandini, e in seguito con la Gialappa’s, ha interpretato le parodie dei personaggi che lo hanno reso noto e amato dal pubblico. Per il cinema ha lavorato con registi come Enrico Oldoini, Carlo Virzì, Davide Ferrario, Sergio Rubini.
I BIGLIETTI
Musicista di formazione, Marcorè ha da sempre coltivato la sua grande passione per la musica, per questo negli ultimi anni lo abbiamo visto nel ruolo di cantante e chitarrista in progetti musicali di successo. Produzioni teatrali come Un certo signor G, Beatles Submarine e
Quello che non ho, e concerti di varia natura e formazioni diverse lo hanno portato a frequentare con crescente assiduità il repertorio di Fabrizio De André, Giorgio Gaber, Gianmaria Testa e altri apprezzati artisti.
Con Le mie canzoni altrui Marcorè ci accompagna, voce e chitarra al collo, nel mondo dei cantautori italiani e stranieri, dal folk al pop, facendo propri pezzi noti e meno noti che rappresentano la sua formazione musicale ma che sono parte di un patrimonio musicale collettivo.►RS
Il cinema celebra l’avvicinarsi del Natale con Lo Schiaccianoci
L'AMATISSIMA PRODUZIONE DI PETER WRIGHT SARÀ TRASMESSA IN DIRETTA IN OLTRE 900 CINEMA
Giovedì 8 dicembre 2022 alle ore 20.15, il pubblico di 20 Paesi in tutto il mondo troverà sul palco di Covent Garden un cast straordinario che comprende la Prima Ballerina Fumi Kaneko nel ruolo della Fata Confetto e il Primo Ballerino William Bracewell in quello del Principe. La produzione del Royal Ballet di Peter Wright rimane fedele allo spirito del balletto russo originale, con un mix di assoli e ensemble che mostrano la Compagnia al suo meglio.
Creata nel 1984, ma sostanzialmente rielaborata da allora, questa versione de Lo Schiaccianoci è un'opera dalla magia duratura - musicata dall'irresistibile partitura di Tchaikovsky e caratterizzata da ampi paesaggi di neve, seducenti scenografie e una serie di danze eseguite nell'onirica Terra dei Dolci.
Con le splendide sceno-
grafie di Julia Trevelyan e le luci di Mark Henderson, Lo Schiaccianoci è una produzione ideale per le famiglie: un balletto che conquista gli appassionati ma anche chi si avvicina per la prima volta al mondo del balletto. L'occasione perfetta per dare il via alle festività.
Dal 2008 il programma cinematografico della Royal Opera House porta l’opera e il balletto al pubblico di tutto il mondo. Per la Stagione 2022/23, ben 13 produzioni del Royal Ballet e della Royal Opera saranno trasmesse in oltre 1.300 cinema dal Regno Unito alla Nuova Zelanda. Ogni trasmissione offre al pubblico il miglior posto a sedere e include filmati esclusivi dietro le quinte, interviste e approfondimenti.
Il programma è parte integrante del progetto della Royal Opera House per espandere il suo pubblico e continuare a contribuire alla ripresa vitale del cinema a livello nazionale e internazionale.
La stagione della Royal Opera House è distribuita nei cinema italiani da Nexo Digital (elenco sale su nexodigital.it) in collaborazione con MYmovies.it. ►RS
Riflettori su...
Tutto è pronto per andare in scena... Seguiteci e vivrete grandi emozioni!
►blues e acrobazie (31 dicembre e 1° gennaio 2023).
LO SPETTACOLO
In un elegante locale stile Cotton Club, un inserviente insegue il sogno di diventare uno dei Blues Brothers, quando l’apparizione di due acrobati vestiti con l’iconico completo di John Belushi e Dan Aykroyd gli offre
due edizioni la compagnia ha registrato decine di migliaia di presenze, lo show è stato accolto da numerosi sold out, standing ovation ad ogni replica, recensioni a cinque stelle e ha ricevuto il titolo di Best Circus and Physical Theatre show da parte della stampa specializzata.
In Australia, la stampa lo
IL TEASER
Inquadra il QRcode per il video dello show dei Black Blues Brothers
di Daniele Colzaniha eletto miglior show di teatro acrobatico del Fringe di Adelaide. Il celebre critico Franco Cordelli lo ha definito sul Corriere della Sera La scintillante impresa dei magnifici cinque L’energia dei Black Blues Brothers è stata applaudita anche da fan d’eccezione, tra i quali Papa Francesco, che si è personalmente congratulato con loro durante il Giubileo dello Spettacolo Popolare, il Principe Alberto durante la cena di gala dei Rolex Master di Tennis allo Sporting Club di Monte Carlo e il Re Carlo III di Inghilterra che ha lodato l’enorme talento degli artisti per la loro esibizione alla Royal Variety Performance, lo storico evento televisivo ideato dalla famiglia reale inglese che
dal 1912 accoglie i più grandi nomi della danza, del teatro e del circo.
A gennaio 2023 si esibiranno al Festival di Monte Carlo, la più importante vetrina del circo mondiale, ideata dal Principe Ranieri e ora portata avanti dalla Principessa Stéphanie e allo showcase dell’Association of Performing Arts Professionals di New York.
L’enorme riscontro planetario è valso agli acrobati l’invito a celebri programmi TV quali Le plus grand cabaret du monde, considerata il top per queste forme artistiche, e Tú Sí Que Vales Italia che li ha visti arrivare in finale lasciando a bocca aperta pubblico e giuria.
Un evento da non perdere, un must dell’intrattenimento dal vivo internazionale. ►RS
Queen at the Opera, emozioni a tempo di rock
LO SHOW SINFONICO CON BRANI DEL GRUPPO BRITANNICO DOVE IL PUBBLICO SARÀ PARTE INTEGRANTE DI UN’ESPERIENZA UNICA
Ritorna nei teatri più importanti d’Italia QUEEN AT THE OPERA, lo show rock-sinfonico interamente basato sulle leggendarie musiche dei Queen, storico gruppo musicale capitanato da Freddie Mercury.
Classici indimenticabili e senza tempo come We Are The Champions, Bohemian Rhapsody, We Will Rock You, The Show Must Go On, Radio Ga Ga, Another One Bites The Dust saranno protagonisti assoluti dello show diretto dal Maestro Isabella Turso, in cui
il pubblico diventerà parte integrante di un’esperienza unica. Oltre 40 artisti sul palco, un’orchestra d’eccezione composta dai migliori musicisti del panorama musicale odiernocome il Maestro Prisca Amori, storica spalla d’orchestra di Ennio Morricone - e le grandi voci di Luca Marconi, Valentina Ferrari, Alessandro Marchi, Luana Fraccalvieri e del soprano lirico Giada Sabellico, capaci di reinterpretare i più grandi successi della band. Uno spettacolo di rilievo artistico e culturale che rende omaggio alla band londinese che ha fatto la storia, in cui si incontrano la musica sinfonica e il rock, la delicatezza degli archi con i riff della chitar-
ra elettrica. A dare ancora più pathos alla scena un suggestivo visual show, che emozionerà e coinvolgerà a pieno il pubblico.
Abbiamo intervistato per voi il Produttore musicale e direttore artistico, Simone Scorcelletti. Quando e come è nata l’idea di questo spettacolo?
L'idea nasce sui banchi di scuola Ero appassionato dei Queen ma amavo anche l'Opera. Una volta fui sospeso perché avevo inciso sul banco il testo di Innuendo.Fortunatamente amava i Queen anche il preside e non andò peggio.
Col passare degli anni e delle esperienze, arrivò il giorno in cui decisi di mettere in scena quello che poi verrà definito uno showncert (un concerto show).
LA TOURNÉE
• 1 e 2 dicembre | ROMA
@Auditorium della Conciliazione
• 14 gennaio | FROSINONE
@Cinema Teatro Nestor
• 19 gennaio | TORINO
@Teatro Alfieri
• 17 febbraio | FIRENZE
@Tuscany Hall
• 18 febbraio | PADOVA
@Teatro Geox
• 19 febbraio | BRESCIA
@Gran Teatro Morato
• 21 febbraio | MILANO
@Teatro degli Arcimboldi
• 24 e 25 febbraio | ANCONA
@Teatro delle Muse
• 4 marzo | GROSSETO
@Teatro Moderno
• 16 marzo | TARANTO
@Cinema Teatro Orfeo
• 17 marzo | BARI
@Teatro Team
• 18 marzo | LECCE
@Teatro Politeama Greco
• 24 marzo | SANREMO
@Teatro Ariston
• 25 e 26 marzo | GENOVA
@Politeama Genovese di Genova;
• 6 e 7 maggio | LIVORNO
@Teatro Goldoni
Ma mi affidai a persone sbagliate,che pensavano solo al loro tornaconto economico, io invece volevo creare qualcosa che arrivasse ai cuori e alle anime dei presenti. Così ricominciai da solo dopo una battuta di arresto, fino alla formazione attuale di staff di produzione che vede un
bel mix esperienza, fanta sia e testardaggine.
Che trasforma zione hai visto negli anni? Dal pubblico, dal cambio dei componenti della formazione originale…
Negli anni lo show ha assunto una fisionomia più professionale, al zando il livello degli artisti , della produzione e della scenotecnica, basti considerare che ad oggi l'unico cantante rimasto fra quelli che cominciarono è Luca Marconi, sempre grande professionalità e ormai "capitano" della nostra ciurma. Per lui parla il suo curriculum con precendenti in produzioni di fama mondiale.
Si è presto aggiunta Valentina Ferrari che con la sua esperienza e carattere ha portato sul palco energia e sensibilità purissime, infine i giovani Alessandro Marchi e Luana Fraccalvieri hanno aggiunto pura dinamite e un pizzico di sensualità.
Senza dimenticare il Nostro Soprano Giada Sabellico che con Barcelona tocca il momento più alto dello show dal punto
di vista orchestrale. A proposito di Orchestra il nuovo direttore Isabella Turso e la spalla, già di Morricone, Prisca Amori hanno alzato Ancor più l'asticella tecnico/artistica.
Il pubblico ormai ci conosce e risponde sempre alla grande, con numeri importanti e standing ovation commoventi.
Cosa bisogna aspettarsi dai nuovi appuntamenti dal vivo?
Per quest'ultima edizione aspettatevi di essere immersi in oltre due ore di musica e magia, verrete trasportati in un mondo in cui i sensi si fondono fino al gran finale in cui non potrete rimanere seduti. ►RS
Jago, Banksy, Tvboy e altre storie controcorrente
Palazzo Albergati di Bologna, fino al maggio 2023, ac coglie le opere più provo catorie, anticonformiste e rivoluzionarie del nostro tempo: la mostra Jago, Banksy, TvBoy e altre sto rie controcorrente propone un percorso espositivo che ruota intorno ai tre artisti più discussi ed amati degli ultimi anni. Una mostra che, attra verso l’esposizione di 60 capolavori, racconta alcune delle storie più estreme e trasgressive della public art italiana e internazionale, attraverso il dialogo tra il misterioso artista inglese e i più influenti artisti italiani del momento, offrendo un panorama esaustivo e pro
IL SITO
vocatorio sull’arte dei nostri giorni.
Jago, Banksy e TvBoy hanno sovvertito le regole dell’arte, rifiutando di entrare a far parte di un sistema imbrigliato ed escludente; sono tre artisti hanno “creato un precedente” e fatto parlare della loro arte arrivando al cuore del grande pubblico.
LA MOSTRA
Jago, Banksy, TvBoy e altre storie controcorrente si presenta, appunto, come una tripla monografica che mostra le opere più significative di ognuno di loro: dalla Girl with Baloon a Bomb Love di Banksy; Apparato circolatorio e Memoria di sé di Jago; la serie dei baci e quella degli eroi di TvBoy, oltre a pezzi iconici dell’artista come la coppia “modernizzata” che ha dato vita alla enorme opera che dà il benvenuto all’aeroporto di Roma Fiumicino oppure il Gino Strada con il cartello “stop war” comparso una notte di qualche mese fa sui muri di Milano. A questi tre nuclei si uniscono poi mol-
te opere di varie generazioni di artisti che da loro hanno preso ispirazione e spunto, o che semplicemente si inseriscono nel percorso “contro corrente” che li caratterizza: da Obey - in mostra con il celebre manifesto Hope, realizzato nel 2008 per sostenere la campagna presidenziale di Barak Obama - a Mr. Brainwash (di cui, tra gli altri, un esemplare della sua Mona Linesa), da Ravo e La ragazza con l’orecchino di perla a Laika e il suo celeberrimo Not this “game” fino a Pau con la sua serie delle Santa Suerte.
Circa 60 opere allestite in un percorso unico e sorprendente alla scoperta degli “enfants terribles” dell’arte, che non poteva che essere ospitata a Bologna, città della controcultura per eccellenza.
Un dialogo - suddiviso in 4 sezioni - che porta il visitatore a cogliere le corrispondenze esistenti tra i diversi orientamenti nell'elaborazione delle tendenze legate all’arte e alla street art europea che, in questo momento, è un punto
di riferimento internazionale. La mostra, con il patrocinio del Comune di Bologna, è prodotta e organizzata da Arthemisia con la collaborazione di Piuma, Pop House Gallery e Apapaia.
La mostra vede come sponsor Poema, come mobility partner FrecciaRossa Treno ufficiale e Cotabo, come media partner Urban Vision ed è consigliata da Sky Arte. Il catalogo è edito da Skira. ►RS
di Daniele ColzaniWonderland, una mostra da favola per i 140 di Alice in Italia
SARANNO ESPOSTEE OPERE DI AJNOS, INSIEME A LE FIABE NEL CASSETTO DI SERENELLA LOMBARDI E ALESSANDRA PIERELLI
Correva l’an no 1872 quando ce’s Adventures in Wonderland arrivò in Italia, edito da Loescher. La mostra-evento espone le opere di AjnoS, Le Fiabe nel Cassetto di Serenel la Lombardi e Ales sandra Pierelli e sarà visitabile fino al dicembre SpazioCima di Roma.
L’ANNIVERSARIO Correva l’anno 1872 quando Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie Adventures in Wonder land) arrivò in Italia, edito da Loescher. Il romanzo, scritto nel 1865 da Charles Lutwidge Dodgson, sotto lo pseudonimo di Lewis Car roll, racconta lo straordina rio viaggio di Alice in un mondo fantastico popolato da strane ma affascinan ti creature antropomorfe, tra animali parlanti e battagliere carte da gioco. È considerato non soltanto
il capolavoro dello scrittore britannico, ma anche uno dei capisaldi della letteratura fantasy di sempre.
L’APPUNTAMENTO
Oggi le sue ambientazioni e i suoi personaggi leggendari rivivono nella collettiva Wonderland, curata e organizzata da Roberta Cima, comprendenti le opere di AjnoS, Le Fiabe nel Cassetto di Serenella Lombardi e Alessandra Pierelli.
Sarà visitabile, a ingresso libero, fino al 23 dicembre (da martedì a venerdì 15:3019:30, sabato e domenica 16:00-19:30. Apertura domenicale dal 27 novembre).
Circa 30 le opere esposte, con differenti tecniche e stili, per riproporre non soltanto il mondo di Alice, ma anche altre storie “favolose”.
LE OPERE ESPOSTE
Inedita la Regina di Cuori di AjnoS, che la immagina meno bellicosa di quanto si sia sempre creduto: “Forse è solo una bambina che ha bisogno di attenzioni” - anticipa l’artista - “Forse Wonderland è il luogo in cui tutti, anche gli acerrimi nemici, possono esse re amici e giocare insieme al gioco del silenzio”.
Il senso della comunità è protagonista anche delle giocose arie proposte da Alessandra Pierelli, che presenta la festa del “buon non comple-
anno” con protagonisti il Cappellaio Matto e lo Stregatto. “Gli iconici personaggi saranno da me rivisitati - spiega Pierelli - con la mia personale tecnica del polistirolo rivestito da una texture di puntine colorate, rese lucide e scintillanti da una finitura finale di resina”
Alice e il Bianconiglio, nonché il caos e la magia generati da tale incontro, sono invece i protagonisti de Le Fiabe nel Cassetto. “Ogni personaggio ha un’anima in fil di ferro, viene poi modellato in pasta sintetica e dipinto con colori acrilici. Altri materiali usati: vecchi cassetti, legno, rami e cartapesta”.
LE ALTRE “MERAVIGLIE”
Ma in questa “terra delle meraviglie” non mancano i riferimenti anche ad altre favole eterne, da Cappuccetto Rosso a Biancaneve e i sette nani, passando per La Bella Addormentata nel bosco e il Re Leone, inseguendo mondi leggendari ed emozioni lasciate addormentarsi negli anni, ma che meritano di essere nuovamente ascoltate, esplorate, sognate. ►RS
NON SOLO I TITOLI DELLE PIÙ FAMOSE CASE EDITRICI, MA ANCHE PICCOLE "PERLE" DEGLI EDITORI INDIPENDENTI
Sandi Ward - IL GATTO CHE SOFFIAVA VIA LA TRISTEZZAKeith Rudy e Hugh Malco provengono entrambi da famiglie di immigrati croati e sono cresciuti insieme a Biloxi, nel Mississippi. Negli anni Cinquanta e Sessanta hanno frequentato le stesse scuole e condiviso la passione per lo sport. La loro città, affacciata sul mare, era storicamente nota per la sua fiorente industria ittica e per le spiagge e i resort turistici. Ma al tempo stesso presentava un lato oscuro: la corruzione e il vizio ... (Mondadori - 432 pg - € 23,00)
Leccornie e coccole: è questa la giornata tipo di Tata, una gattina bianca che Carrie ha trovato abbandonata per strada. Da allora sono passati anni e Tata si è goduta le carezze della padrona e ha osservato con curiosità i suoi due figli crescere fino all'età adulta. Ma ora qualcosa è cambiato, la gatta lo fiuta nell'aria. Da quando è nato l'ultimo della cucciolata, Finn, Carrie se ne sta sempre rannicchiata sotto le coperte, indifferente persino alle sue fusa. Finché, un giorno, fa la valigia e scompare. (Garzanti - 240 pg - € 17,90)
Un abito da sogno. Una piccola donna tenace. Un'avventura che cambia la vita. Stringendo al petto la borsetta in finta pelle imbottita di risparmi, la signora Harris osserva dal finestrino la torre Eiffel, mentre un'improbabile rosa cucita sul suo cappello di paglia ballonzola ai sobbalzi dell'aereo. Gli occhi vispi di quella donnina minuta brillano al pensiero dell'avventura che l'attende a Parigi, dove potrà finalmente coronare il suo sogno: acquistare un abito della Maison Dior. (Frassinelli - 186 pg - € 17,90)
IL VOLUME SOTTO I NOSTRI RIFLETTORI...
LETTERE DI PINOCCHIO - Rileggere "da grandi" la storia di Pinocchio può regalare intuizioni letterarie inaspettate, come questa di Marco Palmisano che attraverso l'alter ego del famoso burattino esplora il rapporto padre-figlio. La finzione del ritrovamento di un epistolario tra Mastro Geppetto (o san Giuseppe?) e Pinocchio serve all'autore sia per rileggere il capolavoro collodiano in chiave autobiografica sia per affrontare temi sociali e spirituali dell'uomo di oggi: dalle famiglie allargate e i morti di Covid, alla devozione alla Madonna e il valore del perdono. Con il beneplacito anche del presidente della Fondazione nazionale Carlo Collodi, le Lettere di Pinocchio offrono una rilettura in chiave religiosa e umana de Le Avventure di Pinocchio che non era ancora stata affrontata in maniera così originale. Introduzione di Pier Francesco Bernacchi. (Edizioni Messaggero Padova - 150 pg - € 12,00)
IL VOLUME PER GLI AMANTI DELLA DANZA
BALLERINE - Ballerine. Devono essere bellissime. Devono essere perfette. Hai mai provato a spiare dietro un sipario chiuso? Delphine, Margaux, Lindsay: amiche fin da ragazzine, unite da giornate scandite da esercizi alla sbarra, dieta ferrea, scarpette con la punta di gesso, e tanta, tanta disciplina. D'altra parte, se insegui il sogno - o se nasci con la maledizione - del palcoscenico i sacrifici sono all'ordine del giorno, e la determinazione è tutto. E alla compagnia dell'Opéra di Parigi lo impari fin da bambina. Quattordici anni dopo quell'infanzia così speciale e tutt'altro che spensierata, il trio non esiste più: Delphine ha lasciato Parigi per entrare nel balletto di San Pietroburgo e studiare da coreografa, portando con sé una colpa segreta. Per questo adesso che è tornata in Francia, chiamata dalla direttrice del leggendario Palais Garnier, l'accoglienza delle due amiche non è esattamente calorosa. Molte cose sono cambiate: Margaux e Lindsay non sono più quelle di prima... e Delphine lo scoprirà presto, a sue spese. Un romanzo fatto di segreti e bugie, che vi immergerà nel mondo - affascinante, inquietante, e in ogni caso irresistibile - della danza classica, con la determinazione feroce e la condanna del talento che rende ogni ballerina una creatura quasi soprannaturale. Ma è anche un'esplorazione veritiera e indimenticabile di un mondo forse ancor più pericoloso: quello dell'amicizia femminile e delle sue mille insidie. (Piemme - 397 pg - € 19,90)
IL MANUALE
Clara Sànchez PUZZLELucas Chardon è rinchiuso in un ospedale psichiatrico e ìchiede di raccontare il giorno in cui la sua vita è cambiata per sempre. Quel giorno, la polizia ha rinvenuto otto cadaveri trucidati in un rifugio. Insieme a loro c’era lui, in lacrime, ricoperto di sangue e privo di memoria. Altrove, Ilan Dieduset riceve una telefonata: è la sua ex ragazza, Chloé. Dice di aver trovato l’ingresso a Paranoia, un ambitissimo gioco di ruolo gestito da un’entità misteriosa.. (Fazi - 432 pg. - 18,50 euro
Un romanzo di ossessioni: quella di un produttore hollywoodiano megalomane, capace di realizzare il suo sogno più folle, e quella di un’attrice convinta di essere la «vera» Rossella O’Hara. Intorno, il mondo delle star del cinema, il flemmatico Clark Gable, Hattie McDaniel, la prima attrice nera a ricevere un Oscar tra le contestazioni della sua comunità, le grandi attrici del momento «scartate», Katharine Hepburn, Bette Davis e Paulette Goddard. (Corbaccio336 pg - € 18,60)
IL FARINOTTI 2023
Tutto il cinema uscito nelle sale dalla nascita a oggi: il Farinotti conferma la sua didascalia "dalla parte del pubblico", ma con grande attenzione ai film "opere d'arte generale". Il tutto raccontato con stile "narrativo" lontano da un certo linguaggio critico di difficile comprensione. Molta attenzione è posta sui film tratti dai romanzi e sui titoli che raccontano l'arte. Il Farinotti nasce nel 1979, edito in quattro volumi dalla Rusconi, ed è il primo dizionario di cinema in Italia. (Book Time - 2992 pg - € 79,90)
PUNTATA SPECIALE DEDICATA AL COREOGRAFO E BALLERINO BRITANNICO AUTORE DI GRANDI CAPOLAVORI
THE RED SHOES
Quando ha debuttato al Sadler's Wells nel 1995, questa trionfale reinterpretazione moderna ha stravolto la tradizione, conquistando il mondo della danza. Ormai saldamente incoronata come un classico dei giorni nostri, questa produzione iconica è forse più nota per aver sostituito il tradizionale corpo di ballo femminile con un minaccioso ensemble maschile. Bourne fonde danza, umorismo e spettacolo per creare un Lago dei Cigni provocatorio e potente per i nostri tempi.
Girato al Sadler's Wells nel 2019, è un trionfale adattamento del leggendario film del 1948 di Micheal Powell ed Emeric Pressburger. Lo spettacolo, vincitore di un doppio Olivier Award, è il racconto di Hans Christian Andersen sull'ossessione, la possessione e il sogno di una ragazza di diventare la più grande ballerina del mondo. Victoria Page, interpretata da Ashley Shaw, vive per danzare, ma le sue ambizioni diventano un terreno di scontro tra i due uomini che ispirano la sua passione.
Una storia d'amore ambientata a Londra durante la Seconda Guerra Mondiale. Originariamente concepita nel 1997, ma ricreata come una produzione completamente nuova per la sua ultima edizione, La vivida narrazione di Matthew Bourne non è mai stata così appassionante e la sua interpretazione della fiaba classica vede al centro una vera storia d'amore in tempo di guerra. Un incontro casuale si traduce in un momento magico per Cenerentola e il suo affascinante giovane pilota della RAF.
IL TITOLO SOTTO I RIFLETTORI...
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popolare
riconoscibili
brillan-
da Terry Davies. La familiare fabbrica di sigarette
dell'opera, risalente al XIX secolo, diventa un'untuosa officina nel mid-west americano degli anni Sessanta. L'arrivo di un affascinante straniero turba i sogni e le passioni di coloro che vivono e lavorano lì. Alimentati dal calore e dal desiderio, gli abitanti della città sono spinti in una spirale inarrestabile di avidità, lussuria, tradimento e vendetta. The Car Man è uno degli spettacoli di danza moderna più emozionanti e divertenti, nonché una delle produzioni di punta della compagnia.►RS