RIFLETTORI SU... 23

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INTERVISTA

Venticinque anni

da “operaio della danza”

SI DEFINISCE COSÌ TONY LOFARO, DANZATORE E OGGI COREOGRAFO, CHE FESTEGGIA UN ANNIVERSARIO IMPORTANTE

M

i ricordo ancora l’emozione di Tony Lofaro quando venne per la prima volta a Milano con il suo E Se Il Piccolo Principe ed ebbi il piacere di intervistarlo. Ma prima e dopo di allora ci fu molto altro, tanto quanto si possa contenere in un quarto di secolo vissuto nella danza e con la danza. Ne parliamo in un’intervista senza flitri. Tony, sei partito dalla The Bernstein School of Musical Theater diretta da Shawna Farrell, per proseguire a Milano presso la Spid Dance Academy e ti sei perfezionato a Miami, Londra e New York. Inizialmente, quindi, danzatore puro. Ci racconti qualche esperienza nella danza? Sono stato sicuramente molto fortunato, perché ho incontrato sulla mia strada tante opportunità che ho saputo cogliere e questo mi ha permesso di fare tante differenti esperienze. Se posso citare qualcosa, desidero ricordare i miei inizi e due donne meravigliose, che mi hanno messo in palcoscenico quando ero ancora giovane ed acerbo. Con tanta gratitudine ed affetto, ripenso alla splendida artista che è Alessandra Panzavolta, per la quale debuttai al Teatro Comunale di Bologna ed Adriana Cava al Teatro Nuovo di Torino, dove, da danzatore di fila, diventai

solista ed oggi sono coreografo guest. Hai avuto il piacere e l'onore di affiancare registi come Ivan Stefanutti, Maurizio Colombi, Wayne Fowkes, Daniele Cauduro, Giovan-

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