RIFLETTORI SU... 20

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Riflettori su...

MAGAZINE DI CULTURA E SPETTACOLO DIRETTO DA SILVIA AROSIO

Anno IV - N. 20 Gennaio 2022 Seguici sui social Riflettori su...

ANTEPRIMA ESCLUSIVA

ROBERTO BOLLE

Il grido d'aiuto dell'étoile per la danza

DRACULA OPERA CONCERT Vittorio Matteucci torna a cantare il suo Dracula

EVOLUTION DANCE THEATER Creatività in movimento ed energia allo stato puro

Pop a r e p O Casanova

IN UNA VENEZIA DA SOGNO RED CANZIAN CI FA INNAMORARE

INTERVISTE●ANTICIPAZIONI●CASTING●PERSONAGGI●TOURNÈE●LIBRI



SOMMARIO DRACULA OPERA CONCERT

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CASANOVA OPERA POP

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PROFESSIONE BODYGUARD

EVOLUTION DANCE THEATER

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ROBERTO BOLLE

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SHEL SHAPIRO

Riflettori su...

MAGAZINE DI CULTURA E SPETTACOLO Anno 4 - Numero 20 - Gennaio 2022 • Supplemento alla testata www.silviaarosio.com (Reg. al Tribunale di Milano n°249 del 21/11/2019)

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ANDREA PALOMBI

• Direttore Responsabile: Silvia Arosio • Art Director: Daniele Colzani • Contatti: riflettorisumagazine@gmail.com • Contributors: Christine Grimandi - Simon Lee - Antonello Risati - Agnese Omodei Salè - Filippo Sorcinelli - Maurizio Tamellini - Angela Valentino - Luca Varani - Federico Veratti • Hanno collaborato: Emanuela Cattaneo - Andrea Iannuzzi - Ella Studio - Maria Chiara Salvanelli | Press Office - Pantarei 3.0 Zebaki Comunicazione - • Foto di copertina: Jarno Iotti Edizione Digitale: www.issuu.com/riflettorisu

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ACCADEMIA UCRAINA DI BALLETTO

Il magazine Riflettori su... è stampato su prodotti certificati FSC e PEFC

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52 AUDREY HEPBURN

SERENA ROSSI

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MARIONETTE

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UNA, NESSUNA, CENTOMILA

ORCHESTRA RAI

utors b i r t n o c I nostri

70 - IL DANZATORE

80 - LO SCENOGRAFO

74 - IL COSTUMISTA

82 - PAROLE D'ARTISTA

76 - STUPORI E ODORI 100 - RADIORAMA 78 - LA TRUCCATRICE

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104 - SONAR DISCHI


FMR NUMERO ZERO

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SCUOLA ITALIANA DI FOTOGRAFIA DANZA

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I SET DELL'EMILIA CINEMATOGRAFICA UNA VOCE PER SAN MARINO

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VITTORIA TORLONIA

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FONDAZIONE GOLINELLI

STEFANO FAGGIONI

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MATILDE ROSATI 5

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LA VOCE DEL DIRETTORE

«Non c’è posto più buio che dietro i riflettori»

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ualche tempo fa, scrissi la frase sopra, pensando precipuamente a tutti coloro che fanno luce agli altri e spesso rimangono in ombra: mi riferivo ai tecnici e a tutte le maestranze dello spettacolo dal vivo, che sono state duramente colpiti dalla pandemia, al pari e forse anche di chi sotto i riflettori ci sta. La frase potrebbe avere anche in senso più universale e essere riferita anche a chi, nella vita, porta luce e benessere agli altri, rimanendo nell’ombra, intesa anche a livello mentale e psicologico. Luce. Le feste di Natale, che abbiamo appena passato, derivano proprio da Yule, antica celebrazione del ri-

torno della luce ed alla luce, quella del Sol Invictus, che la tradizione cristiana ha poi fatto diventare la nascita di Gesù. Comunque la guardiate, sempre di luce si parla e di questo abbiamo bisogno. La luce della speranza, quella che cerchiamo sempre di non perdere, ma che a volte smarriamo, fiaccati nell’anima dalle situazioni esterne, nonostante cerchiamo di essere centrai il più possibile. Iniziamo quindi un altro anno con il nostro Riflettori su, nato proprio per dare luce a quello che, secondo noi della redazione, è meritevole di essere evidenziato, analizzato, illuminato. Continuiamo ad uscire, nonostante le oggettive diffi-

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coltà, principalmente economiche: dare vita ad un giornale di questo "spessore" , non solo “fisico”, comporta un grande lavoro di ricerca, contatti, scrittura, grafica, competenze e professionalità. Comporta essere in prima linea, lavorare fino a sera tardi la sera, mandarsi messaggi intervallati da “Nel frattempo cosa cucini?”, presuppone svegliarsi di notte con un’idea e resistere per non chiamare qualcuno e proporla. Vuol dire metterci la faccia, sempre. Oltre al "lavoro", le spese sono tante, prime tra tutte la stampa su carta ecosostenibile e di grande qualità e la spedizione in posta delle co-


di Silvia Arosio

pie cartacee (con tutti i problemi che ne derivano). Ma indefessamente continuiamo, grazie principalmente all’amore che abbiamo per il teatro e la comunicazione, e all’affetto che sentiamo, dai lettori e dalle produzioni. E dalla stima, che, come in ogni mestiere, è fondamentale. E da Direttore Responsabile, dico grazie in primis all’art director della rivista, Daniele Colzani, che con me ha voluto fortemente questo mensile e continua a volerlo, e a tutti i contributor fissi che danno pregio e lustro a queste pagine, condividendo la loro arte e facendo conoscere trucchi e aneddoti di questo meraviglioso mestiere che è lo spettacolo dal vivo. Per questo siamo ancora qui all’inizio di un nuovo anno, per dare luce a quel settore che sembra il più di-

menticato non solo dal governo, ma anche da alcuni che del teatro pensano di poter fare a meno. Noi no. "Se è assolutamente necessario che l'arte o il teatro servano a qualche cosa, dirò che dovrebbero servire a insegnare alla gente che ci sono attività che non servono a niente, e che è indispensabile che ce ne siano." Eugene Ionesco

Silvia Arosio

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PRODUZIONI

È tempo di

innamorarsi

con Casanova Opera

Pop

UN PERSONAGGIO DA SEMPRE RACCONTATO, A METÀ. UN UOMO CHE, PUR RIFUGGENDO L’AMORE, DAVA UN GRANDE VALORE AL RAPPORTO CON LE DONNE. RED CANZIAN CI RACCONTA IL "SUO" CASANOVA

© Servizio fotografico di Jarno Iotti

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OLD OUT di tutte le date a Venezia per il gran debutto nazionale del CASANOVA OPERA POP, 21, 22 e 23 gennaio al Teatro Malibran: lo spettacolo è molto atteso e regala un segno di speranza per il mondo del teatro e dell’intrattenimento. Red Canzian ha voluto fortemente debuttare ora con l’opera a cui sta lavorando da più di due anni. Diamo voce all’autore ed ideatore, ma anche al regista Emanuele Gamba e ad alcuni componenti del cast di uno spettacolo che si preannuncia memorabile. Red, chi era Casanova? Casanova era

A V I S U L C S E A M I R ANTEP 8


di Silvia Arosio

richiesto nelle più grandi corti d’Europa, come quella di Madame de Pompadour, di cui era amico e forse anche amante, che hai tempi di Luigi XV era la vera padrona di Francia. Era intelligente, profondo, era un filosofo, un cabalista, un matematico: pensa che ha inventato il gioco del lotto. Una figura molto più interessante di quella del libertino impenitente che ci hanno sempre raccontato. Quando ho letto il libro di Matteo Strukul, Giacomo Casanova, La sonata dei cuori infranti, mi si è aperto un mondo: essendo un romanzo, l’autore ha aggiunto quelle cose che potrebbero davvero essere successe come lui le racconta, e che non si distolgono dalla storia vera, ma che rendono il tutto pieno di azione. Ne è uscito uno spettacolo molto dinamico, con coreografie molto moderne che vanno a fondersi con la storia del 1750, i costumi realizzati in jeans scolorito e ricolorato, che fanno anch’esse da collegamento tra presente e passato, la band pop rock che suona, mescolata all’orchestra sinfonica, oltre al grande lavoro del regista Emanuele Gamb a , che

Angelica Cinquantini è Francesca. A sinistra: Gian Marco Schiaretti nei panni di Casanova

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Red Canzian con la moglie Bea

ho voluto profondamente, insieme ad Elena Pantera, mio ufficio stampa, per dare un taglio più da opera, meno legato al solito concetto di musical. Perché non di musical si tratta, ma di opera pop….. La mia ispirazione va comunque verso i grandi musical del passato, come West Side Story, di cui all’epoca mi innamorai, e dalla grande commedia musicale italiana di Garinei&Giovannini. Posso dire che, trasferito a Venezia, c’è un po’ Trovajoli e di Rugantino. Un doppio album con 36 momenti musicali. Due ore di musica. Veniva fuori facilmente, istintivamente. Quando ti piace una cosa, la sai raccontare. Come per un buon piatto, avevo proprio fame di andare in studio a comporre e a mezzogiorno di solito arrivavo con un pezzo già scritto.

Ed il pubblico ha fame di bel teatro. Oggi, scommettere su di esso è un grande atto d’amore e di coraggio... Perché lanciare questa operazione proprio ora? Io ho cominciato questo lavoro quando ancora non c’era la pandemia, e quindi ero intenzionato ad andare in scena nell’arco di un anno. Poi, la pandemia ha fermato tutto ma ci ha dato la possibilità di rifinire il lavoro in maniera straordinaria: abbiamo curato i minimi particolari. Ora però è il momento di credere nei nostri progetti, altrimenti non possiamo lamentarci se i nostri sogni non partono mai: allora io e mia moglie abbiamo deciso di iniziare. Dopo il debutto, ripartiremo da ottobre con 150 date nei maggiori teatri d’Italia. Questo è il primo spettacolo totalmente “tuo”, dopo le esperienze nel musical con i

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tuoi “amici per sempre”… Che cosa c’è di quegli spettacoli in questo? Credo ci sia quella poesia che solo il teatro riesce a trasmettere. Qualsiasi storia messa su un palco con due luci e una musica sotto, prende un’atmosfera ed una narrazione che si eleva rispetto a come potremmo raccontarcela io e te adesso. Se in questa chiacchierata improvvisamente le luci della mia cucina diventassero un po’ colorate e arrivasse un po’ di fumo nell’aria…diventerebbe tutto più bello! Il teatro è magia e mai come in questo momento il teatro può essere terapeutico nell’anima. Io ho bisogno di ritrovare l’abbraccio della gente e dei miei amici: qualche tempo fa, ho chiesto ad un mio amico che ha un pianoforte molto bello, qui a Treviso, se potevo andare a cantare a casa sua, perché avevo una grande voglia di cantare. Abbiamo messo insieme 10, 15 amici ed ho cantato, felice di farlo. Ti manca l’aria a non farlo, se ami questo mestiere. I detrattori del musical molto spesso si domandano perché nel bel mezzo di una storia ci si metta a cantare... So che avete lavorato molo sull’interazione tra parlato e parte cantata... Da bambino, ero dello stesso avviso! Invece è il contrario: perché questi che cantano ogni tanto recitano e dicono delle

IL TRAILER

Inquadra il QRcode per il trailer di Casanova Opera Pop


cose? Ne ho parlato con Emanuele Gamba, che mi ha spiegato che i dialoghi servono per permettere i cambi scena! Emanuele Gamba è stato in grado di legare, con una drammaturgia importante, la musica e le canzoni, con i testi di Miki Porru, che hanno portato in parole e metrica una storia complessa. Uno dei dialoghi più belli che ho messo è quando Casanova si sta innamorando, un dialogo legato alla canzone: ti anticipo una chicca, in questa scena ho fatto una citazione di un altro grande veneto, Pino Donaggio, con la sua Io che non vivo... Venezia è la coprotagonista in scena, oltre Casanova. Come l’avete ricreata? Mi dispiace dire “grazie” alla pandemia, che, tra le altre cose, personalmente, mi ha portato via un amico, un fratello come Stefano, ma in questo tempo sospeso, io e mia moglie siamo andati a Venezia a fotografare una città che era diventata un set cinematografico, completamente vuota, senza il disturbo della presenza umana.

Abbiamo fatto filmati e riprese a qualsiasi ora, siamo saliti in cima al campanile di San Marco, sopra le Prigioni dei Piombi, a Palazzo Ducale, per fotografare i tetti per la fuga.. Il tutto perché in scena, dentro lo scrigno del palco, dietro le quattro quinte armate che ha realizzato Massimo Checchetto che è lo scenografo della Fenice, c’è un grandissimo schermo, dove vengono proiettate con dei proiettori laser potentissimi, le immagini di Venezia... per cui tu sei a Venezia! Sono partito dalle foto, le ho lavorate per un anno, togliendo ogni contagio umano moderno, come fili elettrici, campanelli, insegne, scritte, e ho riportato Venezia a quella che poteva essere nel 1700, creando uno spettacolo totalmente immersivo. Ti vivi la storia dentro una Venezia che vorremmo avere tutti, ma purtroppo non c’è più. Ci racconti qualche dettaglio sulla scelta del cast? Siamo partiti da 1778 ragazzi che si erano iscritti e li abbiamo visti tutti al computer: abbiamo fatto una prima cernita e siamo

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arrivati a 280, tra ballerini e performers. A Milano, in pieno covid, con sovrascarpe per entrare, tamponi ecc, li abbiamo esaminati tutti: in questa occasione, abbiamo trovato quasi tutti. gipeto, che avevo conosciuto per Pinocchio, per me era una conferma: mentre scrivevo alle musiche dell’Inquisitore già pensavo a lui sul palco, rigoroso e pauroso, quando vuole esserlo. Manuela Zanier è una Contessa perfetta, perché ha questo aspetto altero meraviglioso; Jacopo Sarno è il fidanzato stizzoso di Francesca, che duellerà con Casanova, con un combattimento a fil di spada preparato da Stefano Pantano; Frate Balbi è Paolo Barillari, Gretchen (Alice Grasso) sarà uccisa da Zago, l’anima cattiva dell’Inquisitore, alias Roberto Colombo; Silvia Scartozzoni sarà Elena Da Padova, la cortigiana preferita da Casanova, Rosita Denti sarà Rosa, un po’ la Mirandolina di Goldoni; il Doge, e cover di Casanova, sarà interpretato da Antonio Orler (nda a tale proposito, ascoltate l’aneddoto verso la fine della videointervista).


Ma alla fine delle selezioni, non avevo Casanova: avevo trovato tantissimi ottimi interpreti, ma c’era sempre qualcosa che mi mancava. E poi, in un sogno punti in alto, ad abbassare il tiro fai sempre in tempo. Io ero sicuro che c’era il mio Casanova a qualche parte. Siamo ripartiti con la ricerca e, finalmente, è arrivato Gian Marco Schiaretti, la perfezione per questo ruolo: non a caso, sta recitando in ogni dove nel mondo. Un uomo preparatissimo e professionista assoluto: è venuto in studio ed ha cantato 18 pezzi a memoria, senza un testo, con già le inflessioni giusti della voce, alcune secondo le mie indicazioni, le “obbligate”, altre a modo suo. Poi, l’ho affiancato a Francesca, Angelica Cinquantini, e, guardandoli insieme, ci è venuto lo slogan “è tempo di innamorarsi”. E forse ne abbiamo tutti bisogno. Infatti, la locandina è stata disegnata su di loro. Quella è un’altra follia che mi è venuta in mete, in cui, come al solito, ho coinvolto mia moglie Bea: io avevo letto questo libro che aveva fatto Milo Manara per il Casanova di Fellini, 45 anni fa, in cui Casanova era disegnato con la faccia di Donald Sutherland. Ho pensato: “Milo Manara è veneto anche lui…io ci provo!”.

IL VIDEO

Inquadra il QRcode per la video-intervista a Red Canzian

Sono andato lì e gli ho chiesto di disegnarmi la locandina: Milo, con cui poi siamo diventati amici, ha voluto ascoltare tutte le musiche e vedere tutti i bozzetti delle scene, ed alla fine ha detto che lo avrebbe fatto. Ho il filmato dove si vede lui che comincia a fare il primissimo bozzetto di quell’abbraccio, che poi è diventato il manifesto. Uno spettacolo che si prospetta magnifico e magnificente. Pensi che potrà andare all’estero? Io voglio che ci vada: abbiamo messo sulla scena due brand potentissimi italiani, Venezia e Casanova. C’è gente che per vedere Venezia attraversa il pianeta e io vorrei portare Venezia a casa loro. Arriverebbe Venezia con la grande maestria dei costumi veneziani, realizzati, su disegni di Desirée Costanzo, dall’atelier di Stefano Nicolao, che ha avuto 7 nomination agli Oscar: in corso d’opera, poi, aggiungiamo dei costumi, come quello di una Colombina “arlecchinata”, e un Arlecchino vero, che, nella festa popolare gira in mezzo ai ballerini ed agli acrobati. Quando vedo i costumi in atelier, è un po’ come per un

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bambino entrare in un negozio di giocattoli o di dolciumi: a me non è mai fregato niente della moda, io vesto di nero da 20 anni e compro 6 maglioni neri e 6 jeans neri se mi piacciono, per non avere dubbi al mattino… però rimango incantato dall’armonia di questi costumi. Casanova è uno spettacolo per tutti? Non è assolutamente volgare, non si dice una parolaccia; c’è la figura divertente del frate (Paolo Barillari) che potrebbe essere simile al Fra Tuck di Robin Hood, che è molto godurioso….sul cibo però! Casanova è invece sempre molto elegante. Non è un family show ma può affascinare i ragazzi dagli 8 anni in su. Spero davvero di avervi tutti in platea: abbiamo fatto un grande sforzo per dare qualcosa al nostro cuore ed alla nostra anima. Io non voglio guadagnare un centesimo da questo primo giro di spettacoli, mi basta riuscire a portarlo in scena. Consiglio a tutti di guardare la video-.intervista con il QrCode, perché Red Canzian è davvero un grande affabulatore e, con la gioia e l’entusiasmo negli occhi, ci ha raccontato


IL VIDEO

Inquadra il QRcode per la video-intervista a Emanuele Gamba aneddoti che deliberatamente non ho citato nel testo. EMANUELE GAMBA IL REGISTA Emanuele, come hai incontrato Red Canzian e come avete iniziato a lavorare? L’ho conosciuto grazie ad Elena Pantera: Elena era stata ufficio stampa di Dorian Gray a Milano e dopo il suo invito incontrammo Red e Bea a Milano, che cito sempre accanto a Red, visto che è una coppia molto forte e affiatata. Red è il visionario del gruppo, ma le persone intorno a lui rendono concreti i sogni. Abbiamo fatto un lungo e proficuo periodo di prove a luglio, con tanta energia e gioia, sia per il periodo, sia perché Casanova incarna il grande amore per la vita, in tutte le sue forme, amorose, politiche ecc. Dacci la tua idea di Casanova, appunto. Come lo vedevi prima e come lo vedi ora? Casanova è diventato un’icona: lo usiamo per pensare al classico tombeur de femme e così lo immaginavo. Come spesso capita, dietro al cliché c’è molto altro. Quello che Matteo Strukul racconta nel suo romanzo è quello che ha raccolto Red, come tratto di originalità. Casanova viene sublimato, anche se forse, all’inizio dello spettacolo, dal punto di vista

drammaturgico, viene raccontato come noi sappiamo: poi, la sua passione politica, la sua generosità, il suo coraggio, la sua integrità, lo fanno rivelare come un uomo di un altro pregio. In questo senso, è stato molto interessante, con Gian Marco Schiaretti, fare questo tipo di ragionamento: Casananova è l’homo novus in un’epoca in cui la nobiltà stava morendo dal punto di vista politico e si faceva avanti la borghesia, come classe principale di sostegno del ruolo civile della società. Quando ho visto Gian Marco in conferenza, gli ho detto che un po’ me lo sentivo che sarebbe stato lui, perché ha una fisicità e un’eleganza molto adatta al personaggio. Red Canzian ci ha raccontato il sui punto di vista sulla scelta del cast. Dacci il tuo. Abbiamo fatto 5 giorni densi di provini a Milano, dove si sono presentate alcune centinaia Emanuele Gamba

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di artisti, dopo la prima scrematura in video: il livello era molto alto. Lo dico dai tempi di Spring Awakening, di Pietro Contorno: quando ne hai da scegliere 8 e ne vedi almeno 50 bravissimi, vorresti fare tre spettacoli per farli lavorare tutti. Ma alla fine siamo arrivati a comporre questo gruppo, con personalità anche molto diverse, con energie e temperamenti diversi, che poi vanno ad incarnare ruoli diversi. Gian Marco ha, come dicevi giustamente tu, questa nobiltà di tratti, ma è anche un artista che intelligentemente non si ferma a quello e scava, cerca, ed in questo suo cercare si forma un altro livello di fascino, che poi è quello che interessa a noi. Casanova è uno che ci mette la faccia, briga, combatte, duella, si mette a disposizione, va in galera e poi fugge per andare a tentare di fermare l’ultimo atto di un’azione politica che potrebbe essere terribile per la Serenissima…


Il cast è noto a tutto il mondo del “recitar cantando”, ma conosciamo meno Angelica Cinquantini, Francesca… Angelica è un fiorellino: ne abbiamo viste tante, ma quando è arrivata lei Red ha capito quanto Angelica incarni davvero una giovane di grande dolcezza, con un tratto di malizia, ma dove non c’è mai posa. Si empatizza molto con lei. Quindi, come hai fatto in modo che ogni personaggio possa creare empatia con il pubblico? Questa è una mia vecchia fissazione: la questione della recitazione nel teatro musicale italiano è nota, è tutto sempre sopra... Ma anche in teatro, ormai, la recitazione non è più super impostata, ogni

epoca ha i suoi linguaggi. Non dico questo perché voglia inseguire il cinema e la televisione: è più una questione di percezione. Noi non siamo molto diversi dagli uomini del 1700, era la società ad essere differente, ma all’interno delle società stesse ci sono sacche di grande libertà. Per questo, in prova, ho insistito perché ognuno dentro di sé trovasse la verità del proprio personaggio, a partire dalla voce: l’attore si deve sempre interrogare su cosa sta dicendo, poi la forma arriverà. Perché parlo? Perché dico questa cosa a lui? Ormai i neuropsichiatri hanno spiegato bene, il linguaggio dei bambini nasce perché si risponde ad un’esigenza, ad un bisogno. Come stai miscelando le parti recitate e quelle cantate? In questo, mi sta aiutando molto anche Chiara Canzian, ottima voce ed ottima cantante, molto affasci-

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nata dalla recitazione: mi sta dando indicazioni di tecnica vocale e interpretazione del canto e questo mi ha aiutato molto nelle mie intenzioni di regista, mettendole in forma cantata. Il tutto ruolo per ruolo e scena per scena. Il cast poi, non è solo di grande livello, ma anche di grande disponibilità. Chi non ama i musical, spesso è disturbato dal canto ed è giusto rendere fruibile il tutto per tutti. Poi, che vadano a vedere altro se non amano il canto. Il teatro è un grande gioco, è un luogo e un tempo dove tutto è lecito. Ed in Casanova si recita, si canta e si danza. E si danza in costumi non propriamente leggeri, in denim... In questo, sono stati molto bravi i nostri coreografi, Roberto Carrozzino e Martina Nadalini, due giovanissimi, con due menti brillanti e vivaci e vederli lavorare insieme è anche molto divertente perché si crea un discorso unico che passa da una testa all’altra testa. Quando il ragionamento gira è una continua verifica. Io ascolto sempre tutto, anche se poi alla fine assumo la responsabilità dell’ultima parola. E Red è d’accordo con te? Lo conosco da un anno, anche se sembra molto di più: io tendo a sembrare un po’ freddo e distante ed invece trovo in Red un uomo di grande passione e calore che riesce sempre ad alzare la temperatura. Red e Bea amano tantissimo


questo lavoro e si affidano a me per tutta la parte “teatrale”, visto che io rispetto sempre le storie degli altri. Ci diciamo sempre le perplessità e ci ragioniamo: si deve sempre lavorare per il bene ultimo dello spettacolo. C’è un po’ di paura ad iniziare un tour con questo aumento dei contagi? Più che paura, c’è attenzione. Poi, non ci si può fermare per paura perché economicamente non ce lo possiamo permettere. Anche per Emanuele Gamba, trovate il QRCode del video. GIAN MARCO SCHIARETTI GIACOMO CASANOVA Hai ricevuto la convocazione quando eri in Corea. Come hai gestito i tuoi impegni all’estero (e quali sono) e il tuo ingresso in questo spettacolo? Ho appreso delle audizioni di Casanova Opera Pop mentre ero in Corea nel 2020, la difficoltà maggiore per me era quella di poter registrare qualcosa di fresco e nuovo da mandare ai provini nella fase iniziale e quella di esserci fisicamente durante i primi step delle audizioni fatte in persona. Quindi ho mandato un estratto video di vari spettacoli e fortunatamente ho ricevuto un appuntamento che non avrei mai potuto onorare in presenza, se non avessero annullato metà della tournée in Corea per la pandemia. Diciamo che non tutte le sventure vengono per nuocere, tema della salute a parte, perché la cosa mi ha dato la possibilità di rientrare in Europa, in Italia in questo caso, e di poter incontrare Red e tutto il team creativo a Livorno per la prima audizione, che poi mi ha portato a Milano per le fasi finali. Un processo bello, intenso, professionale, per arrivare a interpretare questo ruolo, che mi onora. Al momento sono in scena

con altre due produzioni francesi, una è Notre Dame, l’altra Don Juan, una coincidenza tutto sommato simpatica, perché dal lato francese porto in scena il mito di Don Giovanni e dal lato italiano una figura vera e intensa come Giacomo Casanova. Casanova era un uomo di grande eleganza e raffinatezza, una “nobiltà” che ho sempre riscontrato nel tuo aspetto scenico. Come ti stai cucendo addosso il ruolo? L’eleganza e il portamento di Casanova sono elementi molto interessanti. Ho sempre cercato di lavorare su questi aspetti anche nella vita di tutti i giorni, mi piace questo genere di “convenevoli” di altri tempi in termini di gentilezza e cortesia, mi sento

il Casanova che vediamo a inizio spettacolo, libertino, tombeur de femmes, naive, e quello che incontra Francesca a Palazzo Contarini. Questa è la sfumatura che voglio far emergere. Un ruolo grande ed importante. Un Casanova che si innamora, anche se non proprio subito. Quali sfumature porterai nel tuo personaggio? È interessante anche rivivere il percorso storico di Casanova. Lui ha vissuto per parecchio tempo a Vienna, a Parigi, a Parma – tutte città che conosco bene, perché Vienna è quella in cui vivo, Parigi per gli spettacoli francesi che porto in scena, Parma è la mia città natale. Penso che questo mix di culture e usanze arricchisca il

un uomo di altri tempi. Quindi anziché concentrarmi troppo su questi aspetti dello spettacolo, mi piace di più lavorare su quello dell’innamoramento. Dalle lettere che lui ha lasciato, si capisce lui s’innamorava veramente delle donne con le quali aveva relazioni, sembrava sinceramente colpito. Nello spettacolo portiamo in scena questo amore sublime, puro, quasi angelico per Francesca Erizzo, quindi mi concentrerò tanto sulla contrapposizione fra

personaggio, anche se credo fortemente che l’aspetto che emergerà maggiormente in scena sarà la mia passionalità da Italiano, non potrò certamente nasconderla.

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ANGELICA CINQUANTINI FRANCESCA ERIZZO Cosa hai fatto prima di questo ruolo? Ho iniziato a lavorare inizialmente come attrice quando ero molto piccola, all’età di 8 anni ho avuto la mia prima esperien-


za cinematografica con Quo Vadis baby?, dopodiché sono stata scelta come protagonista del film Il mistero del lago dove interpretavo la figlia di Luca Ward e successivamente le serie tv: Medicina generale 2 e I Cesaroni 3, in quest’ultima ho interpretato il ruolo di Matilde. Nel frattempo la passione per la musica c’è sempre stata nella mia vita, essendo figlia di una cantante e di un musicista. Dall’età di 12 anni mi sono appassionata al mondo del musical quando mi sono presentata per il ruolo di Alice in Alice nel paese delle meraviglie il musical; mi ricordo che appena misi piede sul palco per l’audizione mi resi conto che quello era il mio posto nel mondo. Non mi sono più voluta fermare, finché non è arrivata la proposta di Casanova che sicuramente ha coronato un sogno. Chi è Francesca? E quanto di lei trovi in te? Francesca è una giovane nobildonna veneziana di 19 anni che vive in un contesto familiare e sociale in cui si sente oppressa; suo padre, di fatti, la costringe a sposare un uomo che non sopporta. Dal momento in cui incontra Giacomo Casanova, Francesca inizia a vivere un cli-

max ascendente di emozioni e da non sapere quello che vuole inizialmente, perché spaventata dai sentimenti contrastanti che prova, diventa una vera e propria donna con un grande spirito di indipendenza e un pizzico di follia che inaspettatamente faranno innamorare il seduttore più famoso di tutti i tempi. Francesca è un personaggio abbastanza atipico che mi ha colpita sin dall’inizio; lei è una ragazza pura, spontanea e non rappresenta solamente il cliché della fanciulla romantica, bensì ha un universo dentro che è pronto ad esplodere da un momento all’altro. Sicuramente questo aspetgipeto nei to mi risuona panni di moltissimo, Pietro Garzoni, così come l'Inquisitore tutte le altre sfaccettature del suo carattere. Forse mi manca un po’ del suo coraggio. Che generi di brani devi interpretare?

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I brani che devo interpretare sono caratterizzati da una grande dolcezza.. Ti trasportano letteralmente in una dimensione romantica e senza tempo. Sono onorata di poterli cantare. Per quanto mi riguarda ho una canzone che canto da sola e che esprime tutta l’indecisione iniziale, nonché il conflitto che Francesca vive dal momento in cui incontra l’uomo che le cambierà la vita: “Il tema di Francesca”, le altre sono per la maggior parte dei duetti con Giacomo Casanova. Sei tra le più giovani del cast. Cosa stai apprendendo dagli altri e che consigli ti sta dando il regista e Red? Posso dire che non c’è mai stato un giorno di prove in cui io non sia uscita con un tassello in più, che non mi sia sentita arricchita. Emanuele è un regista fenomenale, fa sperimentare tantissimo, lascia liberi nelle esplorazioni dei vari personaggi. Dopodiché trova insieme a te la chiave per renderli ancora più credibili e vivi. Red ha seguito e continua a seguire ogni dettaglio nel costruire quest’opera meravigliosa; durante le registrazioni del disco


mi è stato molto vicino, insieme a Chiara Canzian; mi hanno dato consigli sia tecnici che di interpretazione, così come un grande supporto morale, che sono stati fondamentali. Anche il cast è eccelso, ognuno di loro ha una personalità e talento unici; mi ritengo veramente fortunata perché lavorando ho la possibilità di apprendere continuamente da artisti dal calibro altissimo, sia sul palco che dietro le quinte. GIPETO – L’INQUISITORE PIETRO GARZONI Un ruolo storico per gipeto. Come ti stai preparando per il tuo Inquisitore? Essendo lo spettacolo tratto da un romanzo storico, cerco di studiare la biografia della persona realmente esistita (Pietro Garzoni 1698-1769) leggendo, senza affezionarmi troppo ai particolari e nel modo più dettagliato possibile, il testo di Matteo Strukul da cui è partorita l’idea dello spettacolo. Cercando di intuire poi l’immagine che aveva in mente Red. Passate le varie audizioni, ho cercato di servire l’idea del regista, sperando di riuscire, incastrando le tessere, a risultargli

utile come attore e credibile come personaggio. Bella conoscenza Emanuele Gamba, che conosce Manuela oltre al Musical Zanier è la anche il TeaContessa tro di Prosa Von Steinberg e la Lirica e soprattutto sa come lavorare con il talento di un attore per ottenere il meglio da lui. D’altronde gli spettacoli scritti ex novo sono una bella sfida per un artista… Come sai sono progetti in cui per certi versi i personaggi, nell’iter della messa in scena, non essendo “amabile” è covengono un po’ anche costruiti munque da lui molto amato, mi sull’interprete. Quindi sì, diven- fa pensare che abbia imparato ta una sfida, o forse una bella a conoscermi artisticamente da responsabilità, cercare di mi- Pinocchio fino a Charlie e la gliorarne la credibilità scenica fabbrica di Cioccolato, ultimo replica dopo replica. spettacolo da lui visto con me Conosci Red dai tempi di Pi- sul palco. nocchio. Ci ricordi il tuo rapRed è una persona curiosisporto con lui? sima, si interessa a tutto, è un Ci conosciamo da venti anni, entusiasta, tenace, perfezioniquante cose sono cambiate nel sta, sorridente, con una sincera mio lavoro da allora! capacità di ascolto dell’altro e Il fatto che Red mi abbia af- soprattutto è un artista che ha fidato un personaggio, che pur oggettivamente partecipato alla costruzione della storia della musica italiana. Cerco di farlo con tutte le persone, ma con Red c’è sempre tantissimo da imparare. Quindi il mio rapporto con lui è: se Red chiede una cosa, si fa. MANUELA ZANIER CONTESSA VON STEINBERG Anche tu sei stata impegnata (come Schiaretti, nota mia) in altre grosse produzioni. Come sei arrivata a questo ruolo? Questa domanda mi fa fare una capriola indietro nel tempo, a un anno fa, dentro quei giorni di eccitazione e fervente desiderio nel voler esser parte di un nuovo viaggio artistico e umano. Mi rivedo nella lettura del

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Alice Grasso - Gretchen

bando on line pubblicato dalla produzione di Casanova. Ero concentratissima sulla descrizione dei personaggi femminili e del range vocale richiesto per ognuno di loro. E non vedevo l’ora di scoprire quali e quanti fossero. Oggi mi fa strano pensare come considerai per ultimo proprio il ruolo della temibile Contessa. Io e “lei” in effetti, ci siamo avvicinate pian piano. Credo mi abbia bisbigliato all’orecchio dell’anima che sarebbe stato eccitante accendere il fuoco della perfidia e non più quello dell’Amore. Eccoti la risposta. Sono arrivata a questo ruolo sfidando me stessa in una Silvia Scartozzoni Elena Da Padova

impresa difficile: interpretare la malvagità. Ho sentito il desiderio di curiosare in un mondo femminile lontano, se non addirittura opposto a quello interpretato in passato. E lontano soprattutto da me. Per essere ancora più chiara, il fatto è che nel quotidiano mi lascio parecchio travolgere da qualsiasi stato emotivo gli eventi mi propongano, poiché seppure a volte doloroso, voglio vivere senza filtri quanto più possibile. È forse questo che mi spinge verso i colori freddi di questa donna impenetrabile che, al contrario, mi sta insegnando ad Antonio Orler - Doge Loredan

elaborare il distacco dalle emozioni. Sono queste ultime che ci fanno barcollare e che ci rendono vulnerabili. I sentimenti possono annebbiare la mente. E così si può perdere di vista il proprio obiettivo, se non a volte, addirittura se stessi. È incredibile quanto possa essere interessante lo studio di un personaggio, tanto più quando questo porti alla ricerca di vibrazioni distanti, inesplorate e magari costruttive. Ovvio che c’è tanto altro di Lei da raccontare ma non lo farò per non turbare la vostra sensibilità! Vi invito però a teatro per scoprire forse che il magnetismo della Contessa Margarethe Von

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Jacopo Sarno - Alvise

Steinberg potrebbe procurarvi qualche brivido lungo la schiena, e nonostante tutto lasciarvi chissà, questa storia nel cuore. La contessa è una donna algida ma molto seduttiva. Come hai unito questi due aspetti? La Contessa è piena di sfaccettature. È come guardare all’interno di un prisma. Possiamo di lei considerare maggiormente questi due aspetti, che possono sembrare distanti fra loro, ma che combinati insieme, risultano essere molto funzionali. Ciò che non può essere posseduto, attrae. E l’essere algida le fa gioco. Così, nel momento in cui Roberto Colombo - Zago


Paolo Barillari - Frate Balbi

vuole ottenere qualcosa, fa leva sulla seduzione, lasciandosi avvicinare. Se dovessi paragonare la Contessa ad un animale, penserei ad una gatta. Distaccata. Sfuggente. Pronta alle “fusa” per necessità. E pronta a balzare lontano se qualcosa non le piace. Distoglie lo sguardo, senza dare importanza e lo riprende solo quando le conviene, allargando le pupille, distraendo l’interlocutore per poi dileguarsi e sparire, lasciando dietro se una scia di marcato erotismo e persuasione.

E forse l’anello che lega questi due aspetti è proprio l’erotismo. Hai una grande duttilità vocale: che tipo di brani caratterizzano questo spettacolo, dal tuo punto di vista? Ho potuto appurare sulla mia pelle (ed è proprio il caso di dirlo perché ho avuto i brividi al primo ascolto) che i 35 brani di questo progetto sono in assoluto il risultato di un amore, uno studio ed una cura fuori dal comune. Questo spettacolo porta in grembo sfumature musicali che scivolano gradevolmente da musiche epiche a ballate romanticissime, creando un respiro di emozioni che non tralasciano neanche citazioni di canzoni memorabili che non posso qui svelare. Pop, Rock e accenni delicati ovviamente, di musica veneziana. Un dinamismo musicale e ritmico che ha come comune denominatore l’alta capacità di Red di miscelare magistralmente tanta musica di qualità. L’ascoltatore entra nel vivo della storia, trascinato energicamente in atmosfere diverse, perché ogni brano ha il potere di aderire perfettamente a ciò che la storia vuole raccontare,

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Rosita Denti - Rosa

e questo anche grazie ai testi di Miki Porru, che è riuscito a tradurre in modo eccezionale la musica, inserendo in modo tutt’altro che scontato parole inflazionate come cuore, amore, vita, morte, che qui sembrano quasi avere una veste nuova. Il pubblico uscirà dai nostri giorni per entrare in un tempo che è stato, che è e che sarà sempre, ma mai raccontato in un modo così originale come lo ha fatto Red con le sue musiche. • RS


ANTEPRIME

Dracula canta

il suo amore senza tempo GIANNI GENOVESE: “IL TUTTO NASCE DA UNA TELEFONATA INTERCORSA TRA ME E MARIA GRAZIA DI VALENTINO NELL'ESTATE DEL 2019, PRATICAMENTE DURATA DA REGGIO CALABRIA ALLE PORTE DELLA CAMPANIA”.

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l 19 Febbraio a Caserta, al Teatro Comunale Costantino Parravano, in versione esclusivamente Concertistica ci sarà il tanto atteso Tributo a Dracula Opera Concert. Gianni Genovese ha deciso di riportare in scena lo spettacolo in una forma particolare. Ad interpretare i brani, un cast d'eccezione con le voci di Vittorio Matteucci nel personaggio di Dracula, Sabrina De Siena sarà Mina, MariaGrazia Di Valentino la sensuale Lucy, Davide Benedetti sarà nuovamente Jonathan, così come Max Corfini Seward e Fabio Privitera Renfield, mentre nei panni del dottor Van Helsing ci sarà Giò

Tortorelli. Voce narrante l'attore Daniele Lizambri, coreografie Desirée Benevieri. Gianni, perché hai deciso di riportare in scena questi brani? La figura di Dracula mi ha sempre affascinato, così come

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il mondo del Teatro e della Musica di conseguenza sognare poi, non costa nulla, il resto lo stiamo vivendo giorno dopo giorno. Qual è la modernità, oggi, di questi testi? I testi sono e resteranno sempre attuali, vere e proprie opere letterarie se prese singolarmente, la scrittura di Dracula per come la vivo personalmente è una spremuta di Amore, di passione e tenue delicatezza, anche se parliamo di un "mostro" con più virgolette. Come avete scelto il cast? Il cast ha scelto me, ovviamente all'inizio c'era molta titubanza: sono solo un minuscolo produttore con un grande passione ed un amore svi-


di Silvia Arosio

I BIGLIETTI

Inquadra il QRcode e acquista i tuoi biglietti per Dracula Opera Concert scerato per lo spettacolo, però parlando chiaramente con tutti penso abbiano percepito le mie intenzioni. Ricordo ogni telefonata singolarmente con tutti i suoi aneddoti. La prima telefonata a Vittorio Matteucci, poi, aveva qualcosa di irreale... Cosa vedremo in scena? Emozione, pure emozione da vivere con chi a m a questa storia. È stato modificato

qualcosa nello script e quindi nella scaletta dei brani? La scrittura è in forma concertistica, ci sono delle ricostruzioni di stesure e tempi per rendere questa formula il più fruibile ad ogni tipo di pubblico, senza però perdere la propria anima. Pensate di fare un tour dopo questa data? Il 19 Febbraio 2022 è sia l'unica data che la data 0. Data 0 in quanto concentrati solo su questa, il resto è tutto da vedere. Dracula ha un suo pubblico ma noi non siamo e non possiamo essere quel Dracula, spero solamente

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che il pubblico possa essere clemente ed applaudire i propri beniamini. • RS


PROFESSIONI

Body Guard? Un professionista che non si improvvisa

NON SOLO OCCHIALI SCURI E AURICOLARE: IL SECURITY MANAGER È UNA PROFESSIONE CHE SI BASA SU REGOLE DI INGAGGIO BEN PRECISE, UNA FORTE PREPARAZIONE ED UN GRANDE LAVORO DI SQUADRA

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n questi ultimi due anni, abbiamo analizzato l’aspetto della sicurezza dei teatri, dal punto di vista delle produzioni e delle sale. Questa volta, facciamo un passo in più, parlando di chi si occupa dell’ordine più propriamente detto, parlando con chi si occupa di mantenere l’incolumità degli artisti sopra e fuori dal palco, ma anche del pubblico. Ecco la mia chiacchierata con Gennaro Vitrone, Security Manager da più di 20 anni. Da dove nasce il tuo desiderio di lavorare nella sicurezza? Da bambino ho seguito in tv l’avvenimento del sequestro del generale americano Dozier a Verona, avvenuto nel dicembre 1981 e liberato dopo 42 giorni di prigionia dalle teste di cuoio della Polizia di Stato, i NOCS. Guardavo queste persone con il volto coperto che sembravano

IL PROFILO

Inquadra il QRcode e vai al profilo Linkedin di Gennaro Vitrone

dei supereroi, e che poi in realtà un po’ lo sono. Crescendo è cresciuta con me quella passione di poter accudire chi ne avesse bisogno e quindi dargli protezione. Così ho cominciato a studiare quel percorso che mi ha portato a conseguire diverse certificazioni nel Security Management e soprattutto diventare dopo oltre 20 anni di operatività, Senior Security Manager, Professionista della Security di profilo alto manageriale, orientato alla “massima” complessità di security, considerate l’organizzazione e le attività svolte. Com’è cambiato il mondo della security da quando hai iniziato ad oggi? Ha subito un’evoluzione positiva in quanto è stato regolamen-

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tato dal Ministero dell’Interno. Questo ha dato delle linee guida ma soprattutto ha attuato una selezione naturale per chi si è sempre improvvisato operatore della sicurezza, non conoscendo metodologie e neppure la benché minima legge creando a volte problematiche anche serie. Attualmente l’operatore della Sicurezza deve essere inserito nell’elenco delle Prefetture con titolo di “ASC Addetto ai Servizi di Controllo”. Sicuramente si è evoluto dal punto di vista tecnico, giuridico e soprattutto manageriale. Quanto hanno influito i vari attacchi terroristici e poi il Covid? Sicuramente abbastanza da indurre le autorità di Governo a stilare dei protocolli dedicati al


di Silvia Arosio

fine di preservare e garantire la sicurezza di tutti i partecipanti agli eventi. Uno dei primi tristi eventi è avvenuto nel 2015 quando un gruppo di attentatori entrò nel teatro Bataclan di Parigi come atto terroristico; un centinaio di persone riuscirono a scappare, mentre 90 purtroppo persero la vita. Un evento che ha lasciato una ferita aperta non solo nel cuore della Francia ma del mondo intero. Maggio 2017: alla Manchester Arena un attacco suicida avvenuto al termine del concerto della cantante statunitense Ariana Grande, costò la vita a 23 persone compreso l’attentatore, oltre 800 feriti tra i quali almeno dodici ragazzini al di sotto dei 16 anni, 112 ricoverati e innumerevoli altri traumatizzati. A due anni di distanza per la ripartenza di un nuovo tour, sarà la stessa popstar ad annunciare misure di sicurezza ai massimi livelli, così da rendere sicuro ogni suo live.

Giugno 2017: in piazza San Carlo a Torino in occasione della finale della UEFA Champions League tra Juventus e Real Madrid, fu installato uno dei due maxischermi per permettere ai tifosi juventini rimasti in città di seguire in diretta la partita. Le indagini appurarono che durante lo svolgimento della partita, a seguito del comportamento di un gruppo di malviventi che avevano utilizzato spray urtican-

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te per aprirsi la strada dopo aver razziato oggetti di valore tra il pubblico, si scatenò il panico. I presenti presi dal terrore, nel fuggire crearono una calca che provocò più di 1500 feriti e la morte di due donne e un uomo. Dopo i fatti di Manchester e Torino si è avvertita fortemente la necessità di ridefinire il modus operandi dell’intero sistema di governance dell’ordine e sicurezza pubblica per le pubbliche manifestazioni, di individuare per ogni singola manifestazione eventuali specifiche “vulnerabilità” che possano richiedere l’adozione di cautele e precauzioni mirate per la gestione della sicurezza. A seguito di questi tristi eventi, sono state incrementate le attività di prevenzione in termini di sicurezza, effettuando nelle location ospitanti gli eventi, bonifiche antiterrorismo con reparti preposti supportati dalle unità cinofile per la ricerca degli esplosivi. Una garanzia totale di sicurezza per chi assiste ad un evento e per chi ci lavora. Poi è arrivata la pandemia del Coronavirus che ha messo in ginocchio il mondo intero. Ha fermato ogni tipo di attività compreso il tour musicale di Notre Dame de Paris di cui faccio parte come Security Manager. Contemporaneamente però, il mio ruolo mi ha portato a segui-


re numerose attività per l’applicazione dei vari DPCM emanati dal Presidente del Consiglio dei Ministri, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19. Sicuramente queste misure di prevenzione troveranno applicazione nel mio lavoro in forma ormai definitiva. Pian piano stanno ripartendo le attività di pubblico spettacolo, lasciando spazio comunque ad un’attenzione maggiore nell’attività della sicurezza. Qual è la differenza tra la sicurezza in teatro e di singoli personaggi che hai seguito come Ronaldo? Partiamo da un punto importante: le guardie del corpo in Italia non sono riconosciute dall’ordinamento giuridico, perché un ruolo che è di esclusiva competenza delle Istituzioni Ministeriali. Detto ciò, la differenza non è soltanto subordinata al singolo personaggio come nel caso di Ronaldo, ma sono differenti le “regole d’ingaggio”. Nel caso di un evento in Teatro, Arena, Stadio o Palazzetto che sia, il piano di sicurezza è dettato da Circolari Ministeriali con misure a salvaguardia

dell’incolumità e della sicurezza delle persone. Un modello organizzativo così delineato da presupporre lo scrupoloso riscontro delle garanzie di incolumità e sicurezza, requisiti imprescindibili senza i quali le manifestazioni, non potrebbero avere luogo. Una volta studiata la location, Il compito del Security Manager sarà strutturare il piano di sicurezza, dopodiché disporre le mansioni al Security Team ed il relativo Security Plan; dovrà attenzionare l’ambiente, le persone, le cose e supervisionare l’intero svolgimento dell’attività della Sicurezza messa in atto dal team, curando la massima collaborazione e sinergia con le forze dell’ordine

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presenti all’evento. Tutto questo fino alla chiusura dell’evento e della struttura ospitante, a cui seguirà un debriefing. Nel caso invece di un accompagnamento di persone, cosiddetto Close Protection, il Security Plan che si andrà a strutturare dovrà considerare infinite incognite e variabili dettate da diversi fattori. Il risk management appunto, è l›analisi del rischio globale e relativa gestione attraverso l›esame degli scenari coinvolti, della strategia di gestione e controllo del rischio, dell'identificazione e valutazione dello stesso, da quello fisico a quello strategico, l›esame dei riferimenti legislativi della security, la strutturazione della funzione della security e le sue interrelazioni interne ed esterne, la collocazione organizzativa nonché la mission. Rientra in questo campo l’attività preliminare di intelligence: ossia l’analisi del territorio, del contesto competitivo, delle vulnerabilità, delle tipologie di rischio di un approccio integrato


di tutela ambientale, scelta delle opzioni di security nonché delle tecnologie di supporto. Da questo momento per entrambi gli scenari, sarà fondamentale avere la massima attenzione sul focus ed essere reattivi a qualsiasi avvenimento. Ci ricordi qualche grosso spettacolo che hai seguito? Ho avuto la fortuna di gestire la sicurezza di vari spettacoli soprattutto di grandi produttori quali David e Clemente Zard, che ad oggi contano migliaia di repliche e milioni di spettatori. Primo su tutti Notre Dame de Paris, che quest’anno compie 20 anni ed ho avuto la fortuna ed il piacere di seguirlo dalla nascita con il ruolo di Security Manager; poi Tosca, Dracula, Romeo e Giulietta, ma anche il tour del Cirque du Soleil; ho seguito vari tour di Ligabue, Ennio Morricone, Paolo Conte, Biagio Antonacci, Ben Harper, Bruce Springsteen, 50 Cent , Diana Krall e numerosi altri artisti della musica , del cinema e dello spettacolo in generale, e non ultima l’Ope-

ra La Bohème per il Teatro San Carlo di Napoli, con repliche per la durata di oltre 2 mesi. Ma il mio impegno non si svolge solo nel settore dello spettacolo, ma per diversi anni mi sono anche occupato della sicurezza della società Milan AC e del patrimonio Stadio San Siro, di club calcistici come l’Ajax FC, il Bayern Monaco FC, l’Arsenal FC, il Manchester United FC e gestito il Security

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Management del Real Madrid CF impegnata nella finale di Champions League a Milano e vincitrice del titolo. Mi occupo del Security Management per i Luxury Hotels, curo la sicurezza di dignitari in visita nel nostro paese, stilisti italiani e stranieri ed i propri eventi, mostre, vernissage, manager e clienti, anche non personaggi pubblici, ma che necessitano di garanzie per la propria sicurezza. Questo tipo di lavoro è regolamentato dal Ministero e ci sono dei corsi per poter essere nell’elenco di prefettura? Come anticipato, da oltre 10 anni il lavoro dell’operatore della sicurezza è stato regolamentato dal Ministero dell’Interno che ha definito detto ruolo “ASC Addetto ai Servizi di Controllo”. Primo step è superare un corso di formazione presso un ente riconosciuto dalle regioni; detto corso ha come oggetto le seguenti aree tematiche: Area giuridica, Area tecnica e Area psicologico-sociale Successivamente, il datore di lavoro può presentare domanda d’iscrizione del soggetto nell’elenco, al Prefetto competente per territorio. Il titolo ha durata biennale ed è soggetto a rinnovo. Quali sono le maggiori pro-


blematiche che ti trovi a dover gestire? Le problematiche quando ti occupi di sicurezza sono infinite perché costituite da numerose incognite; anche qui entrano in gioco diversi fattori; se segui un’artista, la problematica maggiore sarà la folla di fan con i quali deve convivere, a volte irrispettosi della sfera privata, poi ci sono le esigenze dell’artista che non sempre agevolano il mio lavoro. Se segui un’altra tipologia di cliente invece, dovrai considerare problematiche di sicurezza che saranno conseguenti al ruolo che ricopre in società. Tutti noi abbiamo in mente il film Bodyguard. Sfatiamo i miti che l’addetto alla sicurezza debba essere uomo, debba avere gli occhiali scuri e l’auricolare? Assolutamente sì. Le “guardie del corpo” donne sono sempre più comuni. Stanno diventando sempre più richieste perché poco visibili, diplomatiche e sono più adatte a certe situazioni dei loro colleghi maschi. Indipendentemente dal sesso, una guardia del corpo diligente deve avere capacità organizzative efficaci, una sana comprensione del galateo ed avere capacità decisionali competenti.

In un settore dominato quasi esclusivamente dagli uomini, la domanda di servizi di guardia del corpo femminile è in aumento. Infatti, sempre più celebrità e dignitari si avvalgono dei servizi di donne Bodyguard, come quello dell’ex primo ministro britannico David Cameron, star come Beyoncé e ovviamente nella protezione reale della duchessa di Cambridge. Uno dei principali vantaggi dell’uso di una guardia del corpo donna è che “la protezione non si ferma davanti alla porta del bagno delle signore!” Così, certi luoghi possono rivelarsi un ostacolo alla Close Protection, poiché le guardie del corpo maschi non possono seguire le

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clienti donne in determinati luoghi compresi camerini e suite d’albergo. Questo potrebbe influire sul livello di sicurezza che deve essere sempre garantito, poiché il cliente e la sua guardia del corpo sarebbero separati; anche se è questione di minuti, questo potrebbe avere un impatto importante sulla sicurezza del cliente. Ci sono poi motivi culturali e religiosi, le famiglie mediorientali spesso preferiscono impiegare guardie del corpo donne per scortare le loro mogli e figlie, poiché la presenza di un uomo non sarebbe conforme alle regole di protocollo. Altri individui potrebbero non trovare appropriato avere sempre un uomo accanto alle proprie mogli. Storie come quelle della principessa Diana con Barry Mannakee, o di Daniel Ducret con la principessa di Monaco hanno creato uno spiacevole precedente. Per quanto riguarda gli occhiali scuri invece, quelli vengono indossati per proteggere gli occhi dal sole come fa chiunque altro. L’uso dell’auricolare invece, è necessario affinché le comunicazioni vengano effettuate in maniera riservata, e soprattutto perché le mani rimangano libere. Ci sono anche situazioni in cui bisogna rinunciare all’auricolare, per cui si opta per un linguaggio dei segni convenzio-


nale che verrà deciso in sede di Security Meeting. Com’è una giornata tipo quando segui uno spettacolo? Il tutto è subordinato al Daily Plan con “convocazione” strutturato dalla Produzione per gli artisti, e ad eventuali attività programmate in Teatro. Appena sveglio sicuramente devo dedicare il tempo necessario alla lettura delle mail di lavoro, al Media Monitoring ossia la “rassegna stampa” dei social per eventuali info che possano interessare la mia attività, conoscere come sarà il meteo che è sempre utile, poi prima colazione e, nel caso di repliche serali e pomeridiane la mattinata è libera per cui in accordo con gli artisti a me affidati, si pianifica cosa fare, diversamente mi dedico all’attività fisica e/o culturale come visitare i luoghi. Nel caso di matinée allora la convocazione in teatro è “all’alba” per cui tempo della prima colazione e poi si inizia; poi ci sarà la replica serale, quindi il tempo di pranzare ed essere pronto per rientrare in teatro. Durante la tournée estiva invece, essendo solo repliche serali, hai la possibilità di goderti la mattina ed il primo pomeriggio fino alla convocazione; riesci a fare qualche escursione e anche andare al mare, secondo la scelta dell’artista, facendo attenzione a non portarti dietro un “entourage” di fan. Appena in teatro o altra struttura, inizio con la bonifica ambientale per verificare che sia tutto in ordine, incontro il Security Team con il quale fai Briefing distribuendo mansioni e disposizioni sull’attività che si andrà a svolgere. Successivamente incontro le autorità di OP Ordine Pubblico, accompagno il reparto che si occupa della bonifica antiterrorismo idem con la squadra dei Vigili del Fuoco a seguito della quale verrà autorizzata l’apertura al pubblico.

Da questo momento massima attenzione su tutto quello che accade intorno. Terminato lo spettacolo supervisioni il deflusso fino alla chiusura della struttura, attendi la bonifica dell’ambiente e incontri nuovamente il team per il Debriefing dopodiché redigi il Daily report. Tutto deve andare bene. Tu gestisci degli addetti alla sicurezza: che “gerarchia” c’è nei teatri in questo settore? Essendo il Security Manager sono a diretto contatto con la Produzione e/o il Tour Manager che mi informa delle esigenze prioritarie.Come spiegato prece-

parte funzionari dei Vigili del fuoco, del Servizio sanitario, della Polizia municipale. Il mio ruolo implica la stretta collaborazione con il suddetto organo e la diretta supervisione del Security Team e l’intera attività. Le persone comuni spesso sono abbastanza “calorose” verso gli artisti: come riesci a stemperare le tensioni? Bisogna dire che gli spettatori sono il cuore pulsante di uno spettacolo, ed emanano appunto quello di cui un artista ha bisogno, il calore. Cerco di creare degli equilibri che possano permettere al fan di godere della

dentemente, in teatro o struttura simile è presente un Funzionario di Polizia nominato dal Questore, delegato per la sicurezza e l’Ordine Pubblico con l’incarico di gestire gli organi che compongono ed operano nel sistema della governance dell’ordine e sicurezza pubblica, con particolare riferimento all’organizzazione delle pubbliche manifestazioni; di questo gruppo fanno

presenza del proprio idolo senza che questo possa comprometterne la sicurezza. Spesso si vuole riuscire ad avvicinare il personaggio anche solo per una foto o un autografo, mentre capita che vogliano qualcosa di più come può essere un oggetto o un indumento personale, e allora diventa meno prevedibile e bisogna fare molta attenzione. Può anche accadere che un fan crei

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un rapporto invisibile con il proprio idolo tanto da viverne una realtà parallela che può portarlo a pretendere che lo stesso ricambi l’attenzione; in questo caso il soggetto può assumere un comportamento meno morbido e quindi potrebbe richiedere da parte mia, un atteggiamento più ostativo. La cronaca conobbe un triste avvenimento nel Giugno 2016, quando la cantante Christina Grimmie, nota per aver partecipato a The Voice Usa, venne ammazzata a 22 anni da un uomo mentre firmava autografi. Conclusa l’esibizione, Christina si era fermata a firmare autografi ad un gruppo di diverse decine di fan che l’attendevano al Plaza Live Theater; l’attentatore di 27 anni si fece largo tra la folla e le sparò contro due colpi di pistola a distanza ravvicinata. Il fratello della vittima si lanciò sullo sconosciuto per tentare di disarmarlo, ma lui sparò nuovamente per due volte e poi si uccise. Una dinamica che ricorda quella che costò la vita a John Lennon, che la sera dell’8 dicembre del 1980 venne ucciso dal suo fan Mark Chapman di fronte al Dakota Building a New York. Certe situazioni sono inimmaginabili e non dovrebbero mai accadere. Il modus operandi è quello di valutare le situazioni caso per caso e comportarsi di conseguenza, mantenendo il focus e sempre un’attenzione molto alta. Quanto conta la formazione (anche) in questo settore? È tutto. Per svolgere questa professione bisogna essere sempre aggiornati sia sulle tecniche operative, sia nell’area giuridica. Non puoi assolutamente permetterti errori, “stai gestendo la

sicurezza”. È impegnativo proteggere se stessi, ma è davvero difficile proteggere un’altra persona, perciò bisogna prepararsi al 100% per poter essere pronti a rendere il massimo livello di prestazione. Bisogna anche curare il proprio corpo, perché possa rispondere alle richieste dell’attività che si andrà a svolgere. Se il tuo cliente è un amante dell’attività fisica come il jogging, non puoi pensare di seguirlo in auto o in bici, perciò dovrai essere ben allenato e rimanere reattivo nonostante tu possa essere stanco.

Io personalmente seguo continui aggiornamenti, soprattutto perché essendo anche un formatore devo in primis conoscere a fondo ogni argomento che vado a trattare. Mi occupo anche di percorsi formativi di educazione alla sicurezza ai minori e di difesa per donne e uomini, sia in ambito civile che militare e di Polizia. Con gli artisti che hai incontrato hai spesso stabilito dei veri rapporti di amicizia. Chi ti è rimasto più nel cuore? Se ora facessi un nome, sarei davvero scorretto nei confronti

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di altri. Scherzo… Ogni persona ha un carattere a sé stante, cerchi di non sconvolgere le proprie abitudini anche se spesso è difficile, però devi essere bravo a trovare i giusti compromessi. Ci sono anche personaggi un po’ più difficili, ma il solo fatto che si siano affidati a te per la propria sicurezza, ti fa superare questo problema. Con tanti si è creata una vera e propria amicizia che ancora esiste. Posso dire che ho un bellissimo ricordo di quando ho seguito la famiglia di un professionista, avendo cura soprattutto del figlio molto piccolo, nonostante la presenza della babysitter. Questo è stato molto impegnativo, ma anche molto produttivo in termini di riconoscenza. Cosa consiglieresti a chiunque volesse fare questo lavoro? Sicuramente di scegliere un buon punto di partenza, quindi una buona scuola di formazione e continuare sempre nella conoscenza del proprio lavoro impegnandosi a superare ogni eventuale ostacolo o limite; essere disposti a numerosi sacrifici perché il più delle volte non ci sono orari fissi, né tantomeno giorni festivi. In realtà si lavora anche quando il tuo cliente è in vacanza. Non sempre il cliente vive nel mondo dello spettacolo o dello sport, per cui troveresti piacevole l’ambiente, ma potresti svolgere il tuo lavoro in ambienti meno comodi e visibili. Quello che dico sempre ai miei collaboratori ed allievi, che “il mio cliente non sta acquistando il servizio, ma sta assolutamente acquistando il risultato”. • RS


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MOSTRE

Shel Shapiro, un giovane 77enne in costante crescita

DA ICONA DEL BEAT ITALIANO ANNI '60 A PRODUTTORE MUSICALE DI PRESTIGIO, CON UNA PASSIONE PER IL GRANDE E PICCOLO SCHERMO... SHEL, NELLA MUSICA COME NELLA VITA, HA ANCORA MOLTE COSE DA DIRE E DA FARE.

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nglese, nato da una famiglia di ebrei con origini russe, Shel Shapito è un artista in grado di stupire costantemente, nonostante lo scorrere del tempo. Autore, arrangiatore e produttore ma anche attore al cinema, in tv e pure in teatro, può essere considerato un vero esempio di poliedricità, vero protagonista delle trasformazioni culturali dagli anni ’60 fino ad oggi, a partire dalla sua credibile testimonianza beat negli anni '60 coi

Rokes, band che ha conteso con l'Equipe 84 del suo amico Maurizio vandelli il titolo di principale band del beat italiano. La sua musica col tempo ha assunto la connotazione di vera e propria colonna sonora di quella generazione e i suoi concerti, anche oggi, riescono a catalizzare l'attenzione di un pubblico trasversale, dai "giovani di allora" alle nuove generazioni. Mia Martini, Gianni Morandi, Patty Pravo, Ornella Vanoni,

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Mina, Raffaella Carrá, Riccardo Cocciante, Paco De Lucia, Luca Barbarossa, Quincy Jones... sono soli alcuni dei nomi altisonanti coi quali Shapiro ha intessuto collaborazioni artistiche. Come dimenticare poi le sua apparizioni sul grande e piccolo schermo, costantemente venate da una deliziosa vena autoironica, da Brancaleone alle crociate (1970), Rita, la figlia americana (insieme all'icona Totò) (1965), Finalmente la felicità (2011) e


di Luca Varani

tanto, tanto altro. Il suo ultimo singolo La leggenda dell'amore eterno”ci trasporta nell’universo più disincantato del rock romantico, anticipando un album di inediti in uscita il prossimo marzo. Scritta e composta da Shapiro e prodotta insieme a Filadelfo Castro, la canzone è una ballad che riesce a unire l’irrazionalità di un uomo adulto allo sguardo sognatore di un bambino. La copertina del singolo, firmata dal famoso fotografo musicale Guido Harari, ritrae Shel affiancato da un compagno inusuale, un potente camion Man Tgx 18.510 total black, che riporta immediatamente il nostro immaginario al mondo rock, costantemente on the road. Senza mezzi come questi, infatti, i grandi eventi musicali sarebbero assolutamente impensabili: grazie a loro si spostano, da un paese all’altro, scenografie, impianti audio e luci, megaschermi e tutte le diavolerie tecnologiche al servizio odierno della musica live. Nel videoclip del brano, diretto da Alex Ratto, una partner d'eccezione: Mara Venier! Nella sontuosa cornice di Vigna dei Cardinali a Roma, immersi in un'atmosfera ottocentesca, i loro gesti e gli sguardi ci trasmettono tutte le sfumature del complesso sentimento dell’amore, quello vero, che dovrebbe durare tutta

IL VIDEOCLIP

Inquadra il QRcode e guarda il video de La leggenda dell'amore

la vita ma che, come tutte le favole, non si avvera quasi mai. Dei tanti aggettivi che possono essere utilizzati per parlare di te, si può dire che sei un bell'esempio di “cittadino del mondo”, non credi? Ritengo proprio di sì, da buon britannico, nato da famiglia ebrea con origini russe e poi naturalizzato italiano... credo di potermi fregiare a pieno titolo di questo appellativo! Essendo figlio di ebrei, la mia è stata una specie di diaspora. Non ho mai avvertito però la sensazione di essere un migrante. Che ricordi hai della tua famiglia? Penso spesso a mia mamma, Florence, tutti la chiamavamo Honey. Una donna e una madre fantastica, soprattutto nel periodo dell’adolescenza, sempre molto delicato. Fu lei che, ad un certo punto, mi comprò – firmando delle cambiali - il primo amplificatore per la chitarra! Tutto senza dire niente al papà. Fra i tanti grandi nomi della musica coi quali hai lavorato, impossibile non chiederti qualcosa di una vera stella della musica mondiale come Quincy Jones... Lavorare con lui ha rappresentato un'esperienza... memorabile! A quei tempi io faceevo il produttore e lui l’arrangiatore. Mi ricordo che una volta, in studio, alla batteria c’era Tullio De Piscopo, avevamo il meglio a nostra disposizione. A ogni cambiamento musicale che gli veniva in mente chiedeva pareri agli altri. Ha sempre condiviso tutte le sue idee con l'intero staff di lavoro.

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Come definisci attualmente il tuo percorso musicale attuale? Musicalmente credo di avere ancora parecchie cose da dire. Il mio principale sforzo è quello di voler comunicare a tutti che dentro di me c’è ancora tanta bella musica. E che, in generale, la creatività non risente dei limiti imposti dall'età. Io mi sento ancora in crescita. Rimanere professionalmente immobili quando non si hanno più vent'anni può essere un po’ come morire, non respirare. Ancora oggi io non vedo l’ora di salire sul palco, di provare cose nuove con il gruppo. La musica rimane ancora una parte fondamentale ed integrante della mia vita, nonostante tutto. Anche alla luce dell'attuale situazione pandemica? Certamente, non potrebbe essere diversamente. E' innegabile che ill Covid ci sta cambiando... o forse stiamo cambiando noi, per adattarci a questo nuovo scenario vitale. Un processo natuale, l'alternativa sarebbe solamente l’autodistruzione. Non nego che, comunque, rimango molto preoccupato per la stupidità di alcuni individui che continuano a pensare che questa cosa sia una passeggiata. E della musica che - come direbbe Ivano Fossati - “gira


intorno”... che ne pensi? C'è qualcosa che ti entusiasma? C'è di tutto, alcune cose le trovo di valore, altre suonano meno attraenti... ma forse è una questione di età. Qualcosa di rap e trap è interessante. Ci sono gruppi come i Måneskin in cui intravedo il desiderio di essere, di non giocarsela troppo facilmente con la musica. Apprezzo molto Ghali, Elodie e Mahmood... artisti che lavorano attorno a Dardust, che trovo bravissimo nel suo ruolo: una modalità di lavoro che dimostra segnali di grande qualità e creatività, sotto vari punti di vista. Cosa rimane della tua fortunata collaborazione con l'amico e collega di sempre Maurizio Vandelli? Con Maurizio ci siamo realmente molto divertiti, è stato anche in questo caso il Covid a decidere la durata del nostro sodalizio. Io continuo a pensare sempre al domani, convinto che la mia vita sia ancora tutta da vivere, orgogliosamente ottimista, fiero del mio costante impegno a non omologarmi con la massa. Spero di poter presto tornare a suonare dal vivo, per un musicista la dimensione del palco equivale alla maschera d’ossigeno per il malato di Covid. È assolutamente vitale. Hai qualche novità su un altro grande tuo amore, la

recitazione? C'è qualcosa che bolle in pentola? Devo essere sincero, mi sono state offerte alcune cose che ho rifiutato perché le reputavo poco divertenti. Il problema è che a questa età i registi ti propongono quasi sempre ruoli da nonno… Cosa ti piacerebbe fare invece? Credo che potrei essere un ottimo... serial killer! Ti ho fatto molte domande ma nulla sulla tua nuova canzone... prima di salutarci mi dici qualcosa per inquadrarla?

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Si tratta di una ballad che unisce la razionalità di un uomo adulto e lo sguardo eternamente sognante di un bimbo, per raccontare in ogni sua sfaccettatura il complesso sentimento dell’amore, quello vero, profondo, in grado di superare tutto e di durare in eterno. Personalmente ho sempre pensato con diffidenza al concetto di amore eterno e ogni volta che ho provato a crederci creduto, purtroppo la favola non si è avverata. Ma eccomi sempre pronto a crederci di nuovo. • RS


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COMPAGNIE

eVolution dance theater, creatività in movimento

LA COMPAGNIA DIRETTA DA ANTHONY HEINL È UNA FUSIONE INNOVATIVA ED EMOZIONANTE DI DANZA, ARTE, ACROBAZIA, MAGIA E ILLUSIONE

L

a compagnia di danza eVolution dance theater è una fusione innovativa ed emozionante di danza, arte visiva, chimica, magia e illusione. Presenta spettacoli che hanno affascinato e ipnotizzato il pubblico di ogni età, etnia e lingua, regalando un’esperienza emozionale e visiva indimenticabile.

LA COMPAGNIA La compagnia formata nel 2009 dall'unione artistica dei coreografi Anthony Heinl (ex Momix) e Nadessja Casavecchia, è dedicato alla creazione di tecniche nuove e innovative per il palcoscenico, usando un eccitante mix di scienza e arte per creare un'esperienza unica, apprezzata da un pubblico molto vasto sia in Italia che nel Mondo. In Italia viene chiamata a rappresentare i suoi spettacoli

IL SITO

Inquadra il QRcode e accedi al sito di eVolution dance theater 34


di Daniele Colzani

sti), l'Auditorium Kwai Tsing Theatre (2.000 posti), il Palacio das Artesdi Belo Horizonte (1.800 posti), l'Arena Joinville Festival (4.500 posti), lo Shenzhen Gran Theater (1.600 posti), il Tel Aviv Art Festival (1.600 posti) e tanti altri prestigiose location. Caratterizzata da un cast artistico molto giovane e poliedrico si rapporta a un pubblico molto vasto, stupisce i bambini, ispira i più giovani, affascina gli adulti e fa sognare gli anziani. Fanno parte del repertorio della compagnia gli spettacoli Firefly, Electricity, Black & Light, Night Garden, The Magic Of Light e l'ultima produzione Blu Infinito. LA MISSION La particolarità della compagnia di danza eVolution dance theater w oltre ad essere formata da un cast artistico prevalentemente giovane è quella di stare sempre al passo con l'evoluzione delle tecnologie. Quindi di fondamentale importanza è la sperimentazione di nuove tecniche e il loro utilizzo. In questo caso la

tecnologia non è intesa come qualcosa di freddo, impersonale che vuole sostituire il calore umano ma intesa come qualcosa che arricchisce il potenziale umano ed espande visivamente la sfera emotiva, emozionale e suggestiva.Innovativo anche il metodo creativo utilizzato nello sviluppo dello spettacolo che diventa vetrina di una lunga sperimentazione a più mani. I danzatori sono tutti molto partecipi nel processo creativo, ognuno con il suo background differente contribuisce alla creazione di qualcosa di unico che abbia nuovo linguaggio corporeo, visivo e creativo.

IL TOUR ITALIANO • 28/01 - Teatro Sociale (Gemona) • 29/01 - Teatro Gustavo Modena (Palmanova)

• 30 /01 - Teatro delle

Celebrazioni (Bologna)

• 05/02 - Teatro Verdi (Pisa) • 09/02 - Teatro del Giglio (Lucca)

• 11/03 - Teatro Ristori (Cividale del Friuli)

• 18/03 - Teatro Team (Bari) • 08-15/05 - Teatro Massimo (Palermo)

BluInfinito Teatro Fabbri Vignola

© Rolando Paolo Guerzoni (2)

in teatri prestigiosi com il Teatro Verdi a Firenze, il Teatro Brancaccio e il Teatro Quirino a Roma, il Teatro Sociale di Trento e quello di Como, il Teatro Rossettidi Trieste, il Teatro Bonci di Cesena, il Teatro Sociale di Bergamo, il Politeama Genovese di Genova, l' EuropAuditorium e il Teatro delle Celebrazioni di Bologna, il Teatro Nuovo e l'ex Teatro della Lunadi Milano, il Teatro Politeama Greco di Lecce, il Teatro Team a Bari, il Teatro Romano di Aosta e ad importanti manifestazioni come Vignale Danza a Vignale Moferrato, al Festival de La Versiliana a Marina di Pietrasanta e tanti altri Mentre all'estero rappresenta i propri spettacoli in Paesi quali Brasile, Colombia, Israele, Grecia, Hong Kong, Macao, Cina, Germania e Svizzera, esibendosi in Teatro prestigiosi quali Teatro Municipal di Rio (2.300 posti), il Macau Art Festival (1.800 po-

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© Simone Di Luca (2)

BluInfinito Teatro Rossetti Trieste

Sono diversi i mesi di creazione e sperimentazione in cui i coreografi Anthony Heinl e Nadessja Casavecchia guidano il loro gruppo in una creazione collettiva fino ad ottenere il risultato finale in cui meraviglia, stupore e avanguardia sono i pilastri della ricerca. La tecnica di palco non è affidata alle americane, né a fari o puntatori di sala. Tutto ciò che è luminescenza all’interno nel contesto scenico viene prodotto – dal punto di vista del pubblico – direttamente dai corpi dei performer, che si muovono sulla parete scura della superficie della boccascena. Il 75% della funzionalità e del movimento è legata alla luce e non ai corpi in sé, il pubblico osserva figure eteree mobili, luminescenze, fluorescenze che si imprimono su schermi magici, filamenti di tessuto illuminati da led o luci ultraviolette, tutto marcato dal punto di vista illusionistico e onirico. Non si vedono i volti, non si vedono i confini esatti delle fisicità, ma solo la loro rappresentazione fosforescente. I coreografi Anthony e Nadessja hanno elaborato una for-

mula estremamente efficace di spettacolarità, collisione pop di esperienze divergenti, la quale capisce perfettamente l'attenzione del pubblico più digiuno dalla danza. Con la eVolution dance theater hanno riunito sei danzatori provenienti dalle formazioni più poliedriche che spaziano dal classico alla breakdance, dalla danza contempora-

nea all'acrobatica. Lo spettacolo scuote l’abitudine del guardare, producendo un'esaltazione di ogni singolo movimento di palco attraverso gli effetti speciali di luce e di strumentazione scenica. Un complesso artistico programmabile ovunque, dai teatri di tradizione a quelli privati dalle rassegne teatrali ai palchi dei maggiori festival nazionali e BluInfinito Teatro Rossetti Trieste

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internazionali. L’elemento di innovazionesi traduce utilizzando un linguaggio contemporaneo e di immagine con mezzi pieni di eccitante inventiva e di grande impatto visivo, che riempie il Teatro di magia e il pubblico di stupore.

IL TRAILER

Inquadra il QRcode e guarda il promo di Blu Infinito

© Rolando Paolo Guerzoni

BLU INFINITO “In una goccia d'acqua s'incontrano i segreti di tutti gli oceani” - Khalil Gibran L’acqua scorre, danza e fluttua compiendo viaggi meravigliosi. Scopre sentieri nascosti nel magico mondo della natura, per poi fluire nel Blu Infinito. Qui incontra creature fantastiche, animali acquatici e alghe marine. I coralli si accendono di luce quando i raggi del sole penetrano la superficie dell’acqua. I fondali marini s’illuminano di colori che sembrano dipinti dalla mano di un artista. Non c’è un sopra, né un sotto. Non esiste gravità ma solo un bellissimo volo libero.Il blu infinito è l’origine di ogni metamorfosi, muta di forma e densità, avvolge le sue misteriose creature in un sensuale e travolgente abbraccio. eVolution dance theater è pronta ancora una volta a trasportarvi in un mondo in cui non esistono limiti all'immaginazione. La fusione perfetta di discipline diverse crea uno spettacolo dall'indimenticabile impatto vi-

BluInfinito Teatro Fabbri Vignola

sivo. L’uso della tecnologia e il suo costante dialogo con la performance dei poliedrici artisti del gruppo (danzatori, ginnasti, illusionisti, contorsionisti, atleti) è uno degli elementi distintivi di eVolution dance theater. Giochi di laser e specchi, riflessi, rifrazioni, schermi chimici che reagiscono e catturano la luce, creano mondi in cui le ombre dei danzatori si muovono e comunicano. L’illuminazione futuristica contrasta l’oscurità che avvolge i performer; in un blu misterioso fluttuano luminescenti creature. llusioni ottiche, effetti speciali, ombre colorate, performance antigravitazionali, strutture telescopiche e l'incredibile tecnologia del Light Wall, uno schermo interattivo sviluppato dal coreografo, che grazie ai suoi studi in Chimica e Fisica è da sempre alla ricerca del perfetto connubio tra arte, scienza e tecnologia.

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L'INTERVISTA Per parlare del mondo di eVolution dance theater abbiamo intervistato Anthony Heinl, (direttore artistico e coreografo della compagnia) e Nadessja Casavecchia (direttore associato). ANTHONY HEINL - Partiamo dalle origini: dalla facoltà di Chimica e Fisica al palco, passando da una vineria della Loira. Come è nata la tua passione per la danza? Raccontaci qualche aneddoto... Ho studiato chimica, fisica e biologia all'università, dopo un anno ho capito di voler fare qualcos'altro nella mia vita. Ho lavorato per un anno per mettermi qualcosa da parte e sono andato a Parigi per leggere e studiare arte. Ho letto circa 2 libri ogni giorno per sei mesi e ho camminato, fumato sigarette , visitando diversi musei. Quando ho finito i miei risparmi a Parigi, ho dovuto trovare un lavoro per


CHI È ANTHONY HEINL • Debutta sui palcoscenici in giovanissima età, e prima dei suoi 20 anni recita in più di 30 produzione musicali in ruoli anche da protagonista come nel musical Jesus Christ Superstar del Tour Nord America. Dopo un anno alla facoltà di Chimica e Fisica, e un anno all'estero a lavorare in una vineria della Loire Valley in Francia ritorna agli Stati Uniti e al Teatro. • Ha frequentato il prestigioso Boston Conservatory di Musica, Danza e Teatro, dove riceve la Jan Veen Award per l’eccellenzanel maggio 2001. In seguito riceve anche una borsa di studio per il Jacob’s Pillow Dance Festival e il Paul Taylor Winter Workshop a New York. Da lì partecipa a numerosi spettacoli coreografati da Paul Taylor, Jose Limon, Lar Lubovitch, Angelin Preljocaj, David Parsons, Lachine, Peter Anastos, Martha Graham. • Nel 2001 entra a far parte della compagnia internazional Momix. Danza in Lunar Sea, SunFlowerMoon, Opus Cactus, Momix in Orbit, Best of Momix, Momix Classics and Supermomix in tour mondiali di oltre 1500 spettacoliche includono Australia, Austria, Belgio, Brasile, Cina, Canada, Cile, Dubai, Francia, Germania, Grecia, Olanda, Italia, Macau, Nuova Zelanda, Singapore e Stati Uniti. Assiste Moses Pendleton nella creazione di Sun Flower Moon e Lunar Sea e rimane nella compagnia per 6 anni. • Nel 2006 si trasferisce definitivamente in Italia dove, in collaborazione con Emiliano Pellissari dei NO Gravitye Gianni Melis dei Momix lavora sia come danzatore, assistente alla coreografia e regia di scena allo spettacolo Comix (Teatro Parioli Roma). • Nel 2007 lavora alla creazione e danza nel nuovo spettacolo Why di Daniel Ezralow. Nel 2008 va in scena con la sua prima produzione teatrale al Teatro Rossini a Roma, che segna l'inizio della eVolution dance theater. Nel 2009 viene chiamato dal Maestro Vladimir Derevianko, direttore artistico del MaggioDanza di Firenze, per curare la nuova produzione FireFly. • Dal 2009 riveste, in eVolution dance theater, il multiplo ruolo di Direttore Artistico, Coreografo, Danzatore, Ideatore Scenografie e Costumi, creando le produzioni Firefly, Electricity, Black & Light, The Magic Of Light, Night Garden e Blu Infinito.

comprare il biglietto aereo per tornare negli Stati Uniti. Così ho trovato lavoro in un vigneto nella Valle della Loira. Praticamente davo da mangiare alle mucche e spalavo le loro feci per fertilizzante tutto il giorno, ma la fami-

glia con cui vivevo mi amava e mi lasciava passare le serate con loro giocando a scacchi, ascoltando e suonando musica. Ho chiesto loro di suonare il pianoforte per me per fare un provino per il Conservatorio di Boston

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per il teatro musicale, sono stato accettato con una borsa di studio e ho comprato un biglietto e mi sono trasferito a Boston. Fu lì che vidi per la prima volta la danza Modern. Ero un lottatore e un ginnasta al liceo, e quell'anno avevano bisogno di uomini nel loro programma di danza. Ho studiato 8-10 ore al giorno per 4 anni. Ho lavorato sodo e alla fine non ero più il peggior ballerino del programma di danza. Una delle mie prime audizioni appena prima del diploma è stata per i Momix e mi hanno dato un lavoro nella Compagnia. Sono stato davvero fortunato. Ho iniziato a fare tournée con loro per i successivi 6 anni in 25 paesi e 1.500 spettacoli. È stata una delle migliori esperienze della mia vita. Hai la possibilità di scegliere un ballerino come protagonista e uno spettacolo da coreografare: quali scelte faresti e perchè... Cerco solo ballerini bravi e interessanti, oltre a essere brave persone che lavorano sodo. Chi si dedica sempre a migliorarsi prima o poi diventerà grande se ne avrà la possibilità. Non è sempre facile andare in tournée, viaggiare ed esibirsi ogni sera, ma essere circondati da brave persone con un buon atteggiamento lo rende un piacere più


che un lavoro ingrato. Una cosa bella di avere la tua compagnia è che posso sempre scegliere ciò che voglio coreografare. Non abbiamo un budget elevato, ma non devo chiedere il permesso a nessuno per ciò che voglio creare. Questa è la vera libertà artistica. Se potessi scegliere il progetto dei miei sogni, sarebbe fare un film horror con Quentin Tarantino ad essere onesti... Il mondo della danza è visto sempre come elitario e per pochi eletti. Quale è la tua idea su come renderla più "pop" così che riesca a raggiungere più appassionati possibili? È un equilibrio difficile, la danza in alcune forme è una lingua che poche persone parlano. Penso che sia possibile creare qualcosa che possa piacere a tanti. Come coreografo e artista realizzo molto materiale che mi piace, come regista devo capire cosa vedrà il pubblico e come reagirà ad esso. Lo spettacolo è per loro. Le parole accessibili e pop sono viste come negative da molti nella comunità artistica. La mia ispirazione è sempre venuta da gruppi come i Beatles o Steven Spielberg. Erano estremamente creativi, tecnicamente abili e risuonavano con tutti. Non hanno abbassato i loro standard per

farlo, li hanno alzati. È molto più lavoro rendere il tuo lavoro chiaro e conciso, pur mantenendo i tuoi standard artistici. Ma lo devi al tuo pubblico. A mio padre non è mai piaciuto niente a teatro, è stata una tortura per lui andare a vedere gli spettacoli in cui mi esibivo...... Ma i Momix gli sono piaciuti molto quell'unica volta che ci ha visto. Ho capito che anche un idraulico o un uomo a cui piace solo il calcio può apprezzare l'arte se è costruita bene. Ci penso sempre quando creo spettacoli. Quando devi creare una nuova coreografia su che sensazioni ti basi? Da cosa prendi ispirazione? Guardandolo e pensandoci sempre ossessivamente, libri sui trucchi di magia, le giostre ai

luna park, i giochi per bambini, le illusioni ottiche. Voglio sempre creare questi piccoli mondi magici e creare la coreografia al loro interno. Faccio molti prototipi e continuo a giocare con la luce, le posizioni e le opzioni, e poi trovo un brano musicale che si adatta perfettamente. Andiamo a creare un po' di caos ed esploriamo quel mondo per un po'. Quando c'è abbastanza materiale interessante, costruiamo e puliamo i pezzi. Alcune idee funzionano, altre no. Creiamo 10 volte più materiale coreografico di quello che mettiamo nello spettacolo. Vogliamo davvero solo le migliori idee sul palco. Basandoti sulla tua esperienza (di ballerino prima e di coreografo poi) come si è evo-

CHI È NADESSJA CASAVECCHIA • Si forma prima alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, poi si specializza nel MASTER alla CODARTS Rotterdam Dance Academy in Olanda. • Ha lavorato in diversi progetti coreografici tra cui: Millimetri di S.Antonino presentato alla Biennale di Venezia2005, In-ten-sive di K.Ossola, ex danzatore NDT (Nederlands dance theater), presentato all'Holland Dance Festival 2005, Aller Ziele di E.Wubbe, direttore artistico dello Scapino Ballett, Fall Furiouse di Stephen Shropshire, coreografo e direttore artistico di NOORD NEDERLANDS DANS in Olanda. Per poi lavorare fissa nella compagnia austriaca X.Ida di Linz Austria. • Ha creato per il scenario olandese SilentWords, mentre in Italia presenta la performance interattiva multimediale B-light, vincitrice del concorso Milano in Digitale. • Dal 2009 riveste, in eVolution dance theater, il multiplo ruolo di Direttrice, Coreografa, Danzatrice, Amministratrice e Costumista creando le produzioni Firefly, Electricity, Black & Light, The Magic Of Light, Night Garden e Blu Infinito.

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luta la danza e che consiglio ti senti di dare ai giovani che si avvicinano a questo fantastico mondo. È un momento interessante. La gente vede molto più ballare ed è più partecip a causa della televisione, di Tik Tok e di Youtube. Il livello tecnico della nuova generazione di Ballerini è davvero buono. Possono imparare cose così velocemente da Internet. È normale che un ballerino abbia 8 piroette pulite e sia in grado di fare un salto mortale all'indietro. Quindi è una buona cosa. Questa influenza ha anche ucciso la capacità delle persone di prestare attenzione o di avere pazienza come spettatori. Ma è anche vero che un ballerino deve studiare tutti i giorni in classe senza distrazioni, vorrei vedere le persone dedicare meno tempo su Instagram e più tempo a concentrarsi sui propri obiettivi e sulla propria vita reale. Que-

sto è stato più facile per la mia generazione, perché non avevamo tutte queste distrazioni. Ma c'è anche un nuovo tipo di successo su Internet a disposizione delle persone. Dove non devi essere selezionato a un'audizione o avere il corpo perfetto per creare la danza per un pubblico. Non lo capisco completamente, ma penso che possa dare una voce e un'opportunità a persone motivate, giovani, creative che forse non avrebbero mai avuto possibilità nel vecchio sistema di audizioni e compagnie di danza. Questo sta già creando un nuovo tipo di pubblico anche per la danza. Potrebbe essere davvero una buona cosa per il futuro della danza.. chi lo sa... Per essere un giovane ballerino, preparati a lavorare sodo. Il vero successo deriva dal duro lavoro e dalla dedizione. Ci vuole molto tempo. Spegnete i cellulari!!!

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NADESSJA CASAVECCHIA - Hai lavorato a tanti progetti sia in Italia che all'estero. Che differenze hai trovato? Sinceramente ogni esperienza è stata un esperienza unica nel suo genere e a sè. Ho avuto la fortuna di lavorare sia in progetti coreografici, che compagnie, che progetti miei sia di danza che multimediali. Alla fine è un mondo piccolo e in ogni realtà trovi le più svariate situazioni. Il bello di questo mestiere è sicuramente il confronto con gli altri e sia in Italia che all'Estero c'è sempre un bello scambio culturale. Unica cosa che posso dire di aver notato e non so se è più una questioni di tempi in cui viviamo , è che forse all'Estero è più facile far partire nuovi progetti e hai più possibilità da "sconosciuto" o "emergente", mentre in Italia la salita è più difficile. Ma la bellezza di avere teatri stupendi a pochi km l'uno dall'altro e vivere in un Paese dove sei circondato da Arte, Storia, e Sole almeno per me non ha prezzo. Come riesci a far convivere le figure di direttore associato, assistente e danzatrice? Hai un segreto? All'inizio è nato tutto per necessità.Posso affermare con serenità di essere totalmente autodidatta , eccetto ovviamente per quanto riguarda il mio percorso da danzatrice. So che magari alcuni miei limiti sia di talento che doti mi avrebbero reso il mio cammino più difficile e che sarei potuta arrivare solo fino ad una certa meta. Così quando mi si è presentata l'occasione giusta per poter dare più voce alla mia vena creativa, mi sono immersa con tutta me stessa in questo percorso imparando giorno per giorno ogni aspetto che implica questo mestiere. Mi sono occupata e tuttora mi


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occupo sia della creazione degli spettacoli, sia di tutte le beghe amministrative, contabili e contrattuali, che della logistica sia tecnica che del personale, alla promozione e distribuzione (qui negli ultimi anni per fortuna affiancata dal favoloso lavoro di Live Arts Management) che video editing e social media content. Il mio segreto? Ho dedicato 10 anni della mia vita a imparare tutti questi aspetti e creare un mio piani di lavoro che ad oggi mi rende decisamente veloce e metodica , ma ho imparato spesso dai miei errori a caro prezzo. Come ti approcci ad una nuova produzione? Quali sono i primi tre aspetti che devi focalizzare? Sicuramente Anthony è quello più creativo con le idee più stravaganti, e io sono quella più con i piedi a terra, quindi il primo aspetto è il budget , suddividere bene il budget tra sperimentazione, materiali, acquisti, sala prova etc etc. Una volta ascoltate tutte le idee di Anthony suggerisco le mie e indico quelle che a mio avviso funzionano meglio. Poi entrambi separatamente lavoriamo su alcune idee e poi ci riconfrontiamo per capire la strada da percorrrere. A me piace tanto soffermarmi sull'Armonia e L'Estetica, mi piace la ricerca dei costumi , di tutto quello che è l'aspetto Visivo. Mentre sulle Musiche siamo entrambi molto pignoli e diventa spesso fonte di argomentazione. Raccontaci qualcosa di più sulle vostre tipologie di workshop (fisico e creativo) Sia io che Anthony abbiamo sempre insegnato, una volta avviata la compagnia abbiamo deciso di estendere il lavoro anche agli studenti e non solo ai nostri ballerini professionisti. Lavorando con tanta attrezzatu-

ra scenica abbiamo pensato che agli studenti potesse interessare fare un tuffo in un esperienza coreografica un po' diversa dal solito. Anche perchè ultiamente sono diverse le compagnia che lavorano con attrezzi di scena e avere manualità è richiesto sempre di più. Inoltre abbiamo anche delle attrezzature che permettono di studiare alcuni principi di acrobatica in maniera divertente e sicura, elementi anche questi sempre più richieste nel nostro settore. Diamo la possibilità di lavorare in gruppi creattivi come siamo abituati a fare noi in fase di creazione di uno spettacolo nuovo. Ti emoziona di più coreo-

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grafare uno spettacolo come produttrice o prenderne parte attiva come danzatrice? Al momento decisamente mi emoziona di più coreografare. Vedere le mie idee realizzarsi davanti ai miei occhi, mi piace tantissimo danzare ma danzo più liberamente in una lezione o quando improvviso per me stessa, durante gli spettacoli la mia attenzione è così su tutto, che sono troppo divisa su più fronti e troppo attenta e proiettata verso fuori. Ma l'emozione di danzare è una sensazione meravigliosa che per chi l'ha provata se la porterà per sempre appresso, è quasi un viaggio mistico e un'esplosione di sensazioni. • RS


PERSONAGGI

Roberto

Bolle e il suo

grido d a ' iuto per la danza L’ÉTOILE DEL TEATRO ALLA SCALA DI MILANO È PROTAGONISTA ANCHE FUORI DALLE SCENE...

I

l suo Danza con me è ormai un appuntamento fisso per tutti gli amanti della danza, tanto da diventare un rito alla stregua del Concerto di Capodano dei Wiener Philarmoniker. Roberto Bolle, nella quinta edizione dello show, ha esplorato il territorio del pop e il racconto ha abbracciato tutto il mondo dello spettacolo arricchendosi di ricordi e aneddoti con i suoi protagonisti, fino a rendere omaggio ad artisti indimenticabili come Carla Fracci. IN DIFESA DELLA SUA PROFESSIONE Prima però di cimentarsi nel suo show, il ballerino piemontese ha posto l’attenzione sulle difficoltà che sta atraversando il mondo della danza intervendo alla Camera dei Deputati con un accorato discorso in difesa di tutto quello che gravita intorno a questa meravigliosa forma d’arte e che in questo particolare momento non deve essere dimenticata. Lo ha fatto rivolgendo parole dure e piene di amarezza lanciando un accorato appello per il balletto che muore tra l'indifferenza di tutti. L'étoile ha fotografato la drammati-

ca situazione in cui versa il sistema coreutico nel nostro Paese lanciando un j'accuse contro le istituzioni, i politici ma anche i sovrintendenti eccone un estratto: “Voglio iniziare questo mio intervento con alcuni nomi: Caterina de' Medi-

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ci, Baldassare da Belgioioso, Giambattista Lulli, Enrico Cecchetti. Nomi importanti e in parte dimenticati. Nomi che hanno in comune due cose fondamentali. La prima


di Daniele Colzani

do saranno per la maggior parte italiani. Gli italiani saranno artisti di grido e di esportazione: andranno oltralpe ad insegnare, divulgare e promuovere la loro arte. Ammirati e celebrati. Dico questo perché saper dare il giusto valore alla Storia è il primo passo per costruire il Futuro. Al contrario sembra proprio che il nostro glorioso passato sia stato dimenticato e lasciato indegnamente alle spalle. La situazione della Danza in Italiaè sempre più difficile e arida, fatta di compagnie teatrali sempre più scarne, di corpi di ballo che vengono chiusi, di assoluta mancanza di protezione per la categoria artistica, di ballerini che devono lasciare il proprio Paese per vivere della loro passione e cerca-

è che hanno creato, dato forma e struttura ad un genere artistico e culturale, il Balletto, che ha influenzato il mondo intero in maniera irreversibile. La seconda è che erano tutti italiani. La Danza Classica è nata e si è evoluta attraverso le menti creative di italiani che hanno sentito la necessità di portare più in alto il livello espressivo delle arti rappresentative del loro tempo. Luminari che hanno avuto il coraggio di cambiare la rotta, di inventarne una nuova, per toccare corde più profonde. E per tutto l'Ottocento e parte del Novecento, i maestri, e le grandi ballerine nel mon-

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re di realizzare i propri sogni. Il mio intervento di oggi è al tempo stesso un grido di dolore e una richiesta di aiuto per il Balletto in Italia. Diciamo le cose come stanno: negli ultimi decenni è stato compiuto uno scempio verso la danza italiana, un depauperamento di cui ci si può solo vergognare. La Danza italiana viene costantemente avvilita, trattata come la Cenerentola delle arti, con Opera lirica e musica sinfonica nel ruolo delle sorelle privilegiate, cui sono riservate le cure delle Fondazioni. Da cosa nasce questa decisione? Non certo dall'insostenibilità di un corpo di ballo. Ma nasce da una scarsa conoscenza del settore e da una mancanza di visione di chi ne era responsabile sia a livello governativo che di gestione dei teatri. Molti sovrintendenti amano l'opera, amano la musica. Al contrario molto raramente conoscono e apprezzano la danza.

IL VIDEO

Inquadra il QRcode e guarda il video integrale dell'intervento di Roberto Bolle La frase più comune che si sente dire è «Non capisco nulla di Danza». E una risposta sta proprio lì: il Balletto è vittima dell'ignoranza di chi, per il ruolo che ricopre, dovrebbe proteggerlo, promuoverlo e valorizzarlo. Invece il taglio del costo del ballo è sempre stata la carta più facile da giocare sul piatto di un contenimento dei costi. Un gravissimo errore che

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non tiene conto dei numeri della danza. I numeri appunto: nel nostro Paese ci sono circa 17 mila Scuole di Danza e 1 milione 400 mila studenti. Ma nonostante questi numeri impressionanti in Italia sono sopravvissuti solo 4 corpi di ballo. Abbiamo 14 Fondazioni lirico-sinfoniche, teatri che sono eccellenze ovunque. 14 orchestre. 14 cori. 4 corpi di ballo. Napoli e Palermo sono corpi di ballo in fin di vita, destinati a morire se non si interviene rapidamente. Aggiungiamo il caso vergognoso dell'Arena di Verona. Il corpo di ballo stabile è stato licenziato nel 2017, ma non certo perché manchino le occasioni di mettere in scena balletti. Da allora ad oggi, infatti, la Fondazione ha prodotto almeno 44 produzioni con coreografie. Nella maggior parte di questi 44 titoli, la Fondazione ha assunto nuovamente, ma con contratti a tempo determinato, alcuni degli stessi ex danzatori


stabili licenziati che, incentivati da una somma economica offerta loro dalla Fondazione, non hanno impugnato il licenziamento. Ora, se vogliamo dare una boccata d'ossigeno al nostro balletto agonizzante bisogna prima di tutto stabilizzare le danzatrici e i danzatori di Napoli e Palermo, ripristinando un organico consono. Rimettere in piedi il corpo di ballo stabile all'Arena di Verona, mettere mano alla situazione del MaggioDanza, a Firenze, compagnia di storia e prestigio indiscussi. Equiparare il punteggio Fus del balletto con quello dell'opera lirica. Diminuire il punteggio del Fus per le attività prodotte da un corpo di ballo esterno, che oggi valgono tanto quanto quelle svolte da un corpo di ballo interno. Incentivare e sostenere finanziariamente quei teatri che decidono di investire nei corpi di ballo. E incentivare e agevolare le coproduzioni tra i teatri e le tournée dei nostri corpi di ballo nelle altre Fondazioni e negli altri Teatri italiani. Modificare la denominazione Fondazioni Lirico-Sinfoniche in "Fondazioni lirico-sinfoniche e coreutiche", come sim-

bolo della loro identità, e stanziare un fondo apposito per la salvaguardia e la ricostituzione dei corpi di ballo stabili in questi enti. Quindi incentivare le Fondazioni che reintroducono corpi di ballo. Per concludere voglio aggiungere che un corpo di ballo ha una ricaduta economica molto importante sui tanti set-

tori ad esso collegati, su maestranze e su professionalità diverse. Ma valutiamo anche il valore della danza per l'impatto sociale che ha per le giovani generazioni: pensate quanti ragazzi e ragazze sognano di diventare ballerini e si nutrono con i valori etici, morali di quest' arte: disciplina del corpo e della mente, ricerca di bellezza e armonia. Quindi eliminare un corpo di ballo vuol dire inaridire tutte le realtà che operano sul territorio ma anche inaridire i nostri ragazzi. L'Arte e la cultura sono eccellenze del nostro Paese. Sono la nostra tradizione e la nostra identità ma anche il nostro oro e il nostro petrolio, cioè se da una parte sono quello che ci rende unici e speciali, dall'altra, se ben gestite potrebbero rappresentare una grande risorsa, anche economica. Quindi diamo valore alla tradizione e alla cultura della danza. Facciamone un punto di forza e di rinascita. È il momento che si attui un cambiamento." Roberto Bolle non ha mai nascosto il suo desiderio di “sdoganare” la danza da arte per pochi a spettacolo da offrire a tutti, rendendola meno di nicchia e più “popolare”. La quinta edizione di Danza con me ne è la prova e speriamo sia la rinascita di questa arte. • RS

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INTERVISTA

Andrea Palombi

e la sua idea di danza

DANZATORE, PERFORMER, COACH DI IMPROVVISAZIONE E COMPOSIZIONE COREOGRAFICA, COREOGRAFO INTERNAZIONALE DI DANZA CONTEMPORANEA

A

ndrea Palombi dopo aver iniziato gli studi a Roma, si è trasferito a Firenze e successivamente a Parigi dove ha perfezionato la sua formazione Artistica. Ha iniziato a lavorare in Italia in produzioni di Musical, Televisione e Teatro, ma si è specializzato in Francia nella Danza Contemporanea. Andrea si è contraddistinto per le sue capacità interpretative e le sue notevoli duttilità artistiche e creative. Durante la sua carriera artistica ha danzato con grandi coreografi, tra cui il coreografo internazionale Jiri Kylian, e si è esibito in molti paesi Europei. Ha vinto diversi premi come interprete e coreografo, tra cui il premio per la migliore prima Nazionale Tedesca e nel 2019 ha ricevuto il Premio a Mexico City come performer e coreografo della sua personale interpretazione. Rientrato in Italia, si è specializzato nell’insegnamento e dal 2013 insegna a Roma, insieme alla sua partner Artistica, dirigendo il corso di Perfezionamento di Danza Contemporanea alla Rome International Dance Academy. L’Accademia è frequentata da performer scelti pro-

venienti da tutta Italia e dall’estero. Attualmente continua a collaborare con Associazioni di Volontariato, Teatri, Compagnie di Danza e crea Eventi spettacoli L’ultimo suo spettacolo dello scorso ottobre 2021 sui 4 elementi della natura commissio-

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nato da un’importante azienda svizzera, ha riscosso un bel successo e verrà ripreso. Andrea, che cos’è è per te la danza? La Danza per me è un tramite. Attraverso la meditazione, la “ricerca di se stesso”, riusciamo a trovare la nostra naturale espressione. Nella danza contemporanea, ma non solo, l’artista deve riunirsi alla propria essenza. Solo così, troverà la propria arte e vocazione, senza vincoli e barriere. Hai iniziato gli studi della danza jazz e della danza classica allo IALS di Roma, poi hai continuato a studiare all’inter-


di Christine Grimandi

no dell’Accademia del Balletto di Toscana e infine hai deciso di abbandonare l’Italia per continuare a studiare a Parigi. Cosa volevi approfondire, ma soprattutto cos’hai trovato all’estero? Inizialmente avevo trovato in Italia un’insegnante che mi ha aperto gli occhi e gli orizzonti in questo senso. La principale motivazione che mi ha spinto a lasciare l’Italia è sorta da una mia profonda esigenza di continuare a apprendere e sperimentare. Volevo confrontarmi con realtà differenti. Sentivo l’urgenza di incontrare artisti con opinioni e visioni differenti dalla mia idea della danza. In Francia e in Olanda ho trovato grandi danzatori che mi hanno aperto gli occhi, trasformando il mio pensiero e aiutandomi a proiettarmi verso nuove strade e orizzonti. È stato fondamentale condividere il palcoscenico e lavorare con coreografi prestigiosi che hanno contribuito alla mia crescita, sia accademica che artistica. Ho trovato dei mentori che mi han-

no aiutato a cambiare completamente e profondamente il mio pensiero, trasformando la mia prospettiva artistica e il mio approccio con il mondo del lavoro. Questo è quello che ora insegno e cerco di trasmettere ai miei allievi. Leggendo il tuo curriculum vitae, vedo che hai lavorato con diverse compagnie? Si, non sono mai rimasto più di 2 anni nello stesso Teatro o con la medesima Compagnia di

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danza. Ho sempre creduto nel continuo confronto e penso che sia questo l’unico modo per stimolare la personale crescita artistica. Non ho mai concepito la decisione di alcuni miei colleghi di rimanere per anni con il medesimo coreografo. Un artista è, a mio parere, l’esecutore con la costante primaria necessità di scoprire, apprendere e condividere visioni, idee e differenti linguaggi stilistici. Ora dirigi a Roma il corso di Perfezionamento di Danza Contemporanea alla Rome International Dance Academy. Incontrai 15 anni fa, Sara Lourenco, la mia Partner artistica, un’incredibile danzatrice con la quale ho lavorato e con la quale ho creato diverse coreografie. Insieme decidemmo di aprire l’Accademia che ora dirigo autonomamente, anche se con lei continuo a confrontarmi artisticamente. È anche grazie alla nostra collaborazione artistica che ho potuto, negli anni, esprimere gran parte delle mie potenzialità. Cos’è la caratteristica che differenzia la tua Accademia da altre? La Rome International Dance Academy non è unicamente un’Accademia per l’apprendimento e i fondamentali della danza, ma è un percorso formativo altamente professionale. Durante le lezioni parliamo spesso


in inglese, abbiamo un cast docente di altissima preparazione e professionalità, inoltre abbiamo spesso Guest Teachers internazionali che insegnano e collaborano con noi costantemente. Durante il percorso di apprendimento i danzatori crescono, si perfezionano, ma soprattutto vengono stimolati ad aprire i propri orizzonti, soprattutto della Danza Contemporanea Europea. Oltre il 50% degli studenti che ha frequentato i nostri corsi, oggi lavora all’estero oppure sta continuando a studiare in Università sia Nazionali che Internazionali di Danza. Cosa ti aspetti dal tuo prossimo futuro? La mia più grande aspirazione, dopo questi due anni molto complessi e difficili, è riuscire a trasformare la Rome international Dance Academy in un punto di riferimento della Danza Contemporanea in Italia e creare una Compagnia per dare agli allievi un primo sbocco professionale lavorativo. Come vedi i giovani aspiranti danzatori? I giovani hanno, grazie ad internet, la possibilità di man-

IL SITO

Inquadra il QRcode e accedi al sito della Rome International Dance Academy. tenersi aggiornati, contemporaneamente possono raggiungere chiunque, sempre dovunque e possono scambiare opinioni ed idee tra loro con molta rapidità. Ma questo, a volte, può essere un limite. Quando tutto sembra facile, si rivela, ahimè, molto complicato. Non ottieni qualsiasi cosa senza l’impegno e il duro lavoro. Oggi è facile perdere il senso della realtà rimanendo Online, ma nella vita reale per raggiungere gli obbiettivi devi comprendere che è fondamentale continuare a studiare, lottare e

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non è permesso a nessuno di fermarsi, sedersi e aspettare. È un mio giornaliero mantra ripetere ai giovani che costanza, passione e motivazione sono fondamentali, ma se il lavoro non viene ben canalizzato, non si arriva da nessuna parte. Ripeto spesso anche che: “Volersi bene è importante per accrescere l’autostima”. Molti ragazzi sembrano chiusi nel proprio mondo e non credono all’istinto. Alcuni li vedo addirittura bloccati... A volta basta un pizzico di follia per rompere gli schemi e poi tutto sembra possibile e raggiungibile. Solo attraverso la profonda confidenza si riesce a dare luce al massimo potenziale. E poi ripeto spesso e consiglio di continuare ad essere curiosi, ricercare, esplorare dentro e fuori se stessi. Il principale compito dell’artista è conoscersi per mostrare al pubblico la vera emozione. Come fare per avere informazioni sui corsi tenuti dall’Accademia? Potete trovare tutte le informazioni inerenti i corsi che ripartiranno a Gennaio 2022 sul sito www.romeintdanceac.eu • RS


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ACCADEMIE

L ' A ccademia Ucraina di Balletto apre le sue porte

UN PROGETTO CHE SI DISTINGUE PER ALTA FORMAZIONE COREUTICA E PREPARAZIONE SCOLASTICA DI ALTO LIVELLO

S

abato 12 febbraio l’Accademia Ucraina di Balletto apre le porte al pubblico per il suo Open Day e, per agevolare chi viene da lontano, nello stesso giorno avrà luogo la prima sessione di audizioni. Dalle 10.00 in poi, la storica sede, situata presso l’Istituto delle Marcelline di Milano, accoglierà chiunque voglia avvicinarsi a conoscere questa realtà che negli ultimi anni si è fortemente radicata nel cuore del capoluogo lombardo grazie alla serietà e completezza del percorso proposto.

IL SITO

Inquadra il QRcode e accedi al sito dell'Accademia Ucraina di Balletto 50

Il pubblico avrà la possibilità di conoscere da vicino tutti gli aspetti del progetto ARTE, FORMAZIONE E CULTURA incontrando i docenti dell’Accademia, i responsabili della scuola dell’Istituto delle Marcelline (scuola secondaria di primo grado e liceo), la direzione dell’Accademia e le tutor del convitto. Il progetto si distingue per: • alta formazione coreutica grazie al valore della Metodica Vaganova e ai docenti provenienti dai più famosi teatri dei paesi dell’Est ed europei;


Pubbliredazionale

IL PROGRAMMA DELL'OPEN DAY • ore 10.00-10.30 OPEN CLASS I° CORSO (sala Vaganova) • ore 10.15-10.45 OPEN CLASS II° CORSO (sala Taglioni) • ore 10.30-11.15 Informazioni (con colloqui nei vari punti di informazione) • ore 10.45-11.15 OPEN CLASS III° CORSO (sala Vaganova) • ore 11.00-11.30 OPEN CLASS IV° CORSO (sala Taglioni) • ore 11.15-12.00 Informazioni (con colloqui nei vari punti di informazione) • ore ORE 11.30-12.00 OPEN CLASS V° CORSO (sala Vaganova) • ore 11.45-12.15 OPEN CLASS VI° CORSO (sala Taglioni) • ore 12.00-12.45 Informazioni (con colloqui nei vari punti di informazione) • ore 12.15-12.45 OPEN CLASS VII° CORSO (sala Vaganova) • ore 12.30-13.00 OPEN CLASS CLASSE MASCHILE (sala Taglioni) • ore 12.45-13.30 Informazioni (con colloqui nei vari punti di informazione) • ore 14.30 - Inizio audizioni

NORME PER L'OPEN DAY Al termine delle lezioni (esclusivamente su prenotazione) e durante le audizioni le famiglie potranno ancora ricevere informazioni e parlare con i responsabili dell’Istituto, della scuola e del convitto.

• preparazione scolastica di altissimo livello garantito dall’esperienza in campo didattico dell’Istituto delle Marcelline; • convitto maschile e femminile interno con possibilità di usufruirne durante alcuni weekend prestabiliti. Seconda sede presso il Teatro Arcimboldi di Milano, luogo prestigioso e di rilevante interesse culturale, non più solo un palcoscenico per portare in scena gli spettacoli annuali ma anche luogo di studio, grazie all’utilizzo delle due sale “grandezza palco” in cui i nostri allievi si mettono alla “sbarra” per le lezioni quotidiane.

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Coloro che fossero interessati a partecipare alle audizioni, che si svolgeranno nel pomeriggio, sono pregati di darne comunicazione prima possibile, inviando il modulo di iscrizione alle audizioni, scaricabile dal sito ufficiale dell'Accademia. • RS


BIOPIC

Il mito di

Audrey

rivive con Rooney

L'ATTRICE AMERICANA SARÀ LA STAR DI COLAZIONE DA TIFFANY, ICONA DI STILE ED ELEGANZA

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opo l'annuncio che Tom Holland e Chris Evans interpreteranno due leggende di Hollywood come Fred Astaire e Gene Kelly in altrettanti film, arriva la notizia che è in preparazione un biopic su Audrey Hepburn. Sarà diretto da Luca Guadagnino e vedrà Rooney Mara interpretare la diva di Hollywood più ammirata per la sua semplice e straordinaria eleganza, ma anche

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Hepburn

Mara


a cura di Daniele Colzani Rooney Mara nei panni di Lisbeth Salander

una umanitaria impegnata, a dispetto dell'apparente fragilità, tra i diseredati del mondo in tutte le cause dell'Unicef, l'agenzia dell'Onu per i diritti dell'infanzia. Il film, la cui sceneggiatura è stata affidata a Michael Mitnick, produttore esecutivo della serie di Hbo Vinyl, sarà realizzato dalla Apple. Rooney Mara è stata due volte candidata agli Oscar per The Girl With the Dragon Tattoo e Carol e sarà anche tra i produttori del nuovo progetto. L'attrice ha da poco recitato in Nightmare Alley di Guillermo del Toro accanto a Bradley Cooper, Cate Blanchett, Toni Collette e Willem Dafoe. Pochi dettagli sono emersi sul progetto che non ha ancora un titolo, e soprattutto non è chiaro quale parte della lunga vita dell'attrice sarà al centro del film. Rooney, che fisicamente assomiglia in modo impressionante alla diva premio Oscar nel 1953 per Vacanze Romane, ha 36 anni, più o

meno l'età in cui fu girato My Fair Lady, la versione cinematografica dell'opera teatrale di George Bernard Shaw Pigmalione Certo è difficile immaginare l'eroina-hacker Lisbeth Salander della serie Millenium scendere da un taxi sulla Quinta Strada di New York Audrey Hepburn e Gregory Peck in Vacanze romane

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per ammirare le vetrine di Tiffany & Co., ma sappiamo che l'attrice statunitense ha già dato prova della sua bravura e non deluderà le aspettative. La Hepburn è un soggetto complesso da condensare nelle due ore di una pellicola: una delle dive di maggiore successo a Hollywood, adorata da milioni di fan, icona di stile anche grazie alla simbiosi con il couturier parigino Hubert de Givenchy di cui fu a lungo la musa. L'attrice non fu però solo l'incarnazione dell'epoca d'oro di Hollywood: alla fine degli anni Ottanta, lasciato il cinema, aveva messo la sua celebrità al servizio dei bambini più poveri del pianeta girando Africa, Sud America e Asia come ambasciatrice di buona volontà dell'UNICEF, un ruolo di cui ha raccolto il testimone di recente la nipote Emma Ferrer. Ci sono poi state le storie d'amore culminate in divorzi quelle con l'attore americano Mel Ferrer e lo psichiatra italiano Andrea Dotti, e poi la love story con William Holden, sbocciata sul set di Sabrina. • RS


PERSONAGGI

Serena

Rossi: una donna,

mille personaggi

L'ATTRICE NAPOLETANA COLLEZIONA SUCCESSI PROFESSIONALI SIA IN TV CHE SUL GRANDE SCHERMO

R

educe dal successo della serie tv Mina Settembre su Rai1, dal 16 gennaio sarà protagonista sempre su Rai1 della nuova Fiction La Sposa, dove ha un ruolo bello e tosto di una giovane donna che finisce sposa per procura negli anni ’60. Dal 16 dicembre è nei cinema con Diabolik dei Manetti Bros e ha condotto la serata Danza con Me di Roberto Bolle. In questo momento sta girando Mina Settembre 2 a Napoli. Un anno questo davvero meraviglioso per Serena:

madrina di Venezia, Mina Settembre ha ottenuto il Nastro d’Argento e ha vinto il Ciak d’oro come miglior attrice per La Tristezza ha il sonno leggero. Da sempre attenta anche al sociale, con azioni concrete e dirette, durante la pandemia insieme al compagno ha creato Spesa Sospesa (www. spesasospesa.org) per dare sostegno a chi ha bisogno in questo momento complicato per molti e l’altra iniziativa a cui davvero tiene tantissimo è il progetto Car-t, an-

Con Roberto Bolle a Danza con me

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di Daniele Colzani

nunciato da poco e di cui non abbiamo ancora parlato in attesa di intervista con voi. Si tratta di un progetto all’avanguardia per curare grandi e bambini con cellule tumorali avanzate. È l’ultimo importante tentativo che viene fatto sui pazienti.

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LA SUA ULTIMA FATICA PER LA TV La Sposa è una serie ambientata nel passato ma che parla al presente. Affronta tematiche attualissime come l’emancipazione femminile, i diritti delle donne, la parità di genere, ma anche il diritto ad essere diversi. Un racconto moderno, che ha per protagonista una figura femminile coraggiosa e forte, un grande esempio di tenacia e caparbietà. Italia, fine degli anni Sessanta. Sono anni di grandi cambiamenti e di trasformazioni, dal costume alla politica. Ma in alcune zone del Paese sono ancora diffuse pratiche arcaiche come i matrimoni per procura, in cui giovani donne del Sud vengono date in sposa a uomini del Nord, per lo più agricoltori. È questa la premessa che innesca il racconto de La Sposa, la nuova serie di Rai 1 in tre serate (6x50’) coprodotta da Rai Fiction e Endemol Shine Italy che ha per protagonista Serena Rossi, con la regia di Giacomo Campiotti. Un toccante racconto di riscatto, di evoluzione femminile e familiare, ed una struggente storia d’amore, che vede nel cast anche Giorgio Marchesi e Maurizio Donadoni. Il soggetto di serie è di Valia Santella, che firma anche le sceneggiature insieme a Eleonora Cimpanelli e Antonio Manca. Maria (Serena Rossi) è una giovane donna calabrese che, per salvare la famiglia dall’indigenza, decide di accettare il matrimonio per procura organizzato da un uomo del suo paese, Zi’ Michele, con il rude agricoltore vicentino Vittorio Bassi


(Maurizio Donadoni). La famiglia di Maria è fortemente indebitata con Zi’ Michele e sua moglie Carmela. L’unica soluzione per pagare il debito è accettare il matrimonio. La prima scelta di Zi’ Michele è Luisa (Giulia D’Aloia), la sorella minore di Maria. Ma Luisa è già fidanzata con Rocco e non vuole rinunciare a lui. Per consen-

tirle di continuare a vivere il suo amore, Maria si offre di prendere il suo posto: è disposta a tutto pur di aiutare la madre (Mariella Lo Sardo) e i fratelli, anche a rinunciare alle sue radici e al suo sogno romantico con Antonio (Mario Sgueglia), il suo primo amore, di cui però non ha notizie da tempo dopo il suo trasferimento in Belgio. Maria stila un accordo con Vittorio, che lo impegna a saldare i debiti della sua famiglia, a far arrivare ogni mese i soldi per pagare l’affitto e gli studi di suo fratello Giuseppe (Matteo Valentini), e a organizzare, insieme al suo, anche il matrimonio di Luisa con Rocco.

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Giunta all’altare, però, Maria scopre che non sposerà Vittorio, ma suo nipote Italo (Giorgio Marchesi), che non ha mai visto. Terminato il rito, ancora turbata, Maria parte con Vittorio alla volta della campagna vicentina. Qui, deve fare subito i conti con una realtà totalmente ostile, dovuta al suo essere meridionale e donna, al duro lavoro nei campi, ma soprattutto al rifiuto del marito, Italo, che non si è sposato per sua volontà ma per quella dello zio Vittorio, che gli ha fatto firmare con l’inganno le carte del matrimonio per procura. Italo non vuole saperne di Maria: è ancora sconvolto dalla scomparsa nel nulla della prima moglie Giorgia, a cui si sente profondamente legato e che spera di riabbracciare. Vittorio tratta Maria come una serva e vuole che il matrimonio venga consumato al più presto affinché dia un figlio “sano” a Italo, altrimenti non onorerà gli accordi presi. Italo, in realtà, ha già un figlio,


Paolino (Antonio Nicolai), un bambino molto intelligente che soffre, però, di crisi epilettiche e che, traumatizzato dalla misteriosa scomparsa della madre, si è chiuso in sé stesso, passa il suo tempo nella stalla con gli animali, e ha smesso di andare a scuola. Nonostante questo contesto così difficile, Maria non si lascia andare. Anzi. Resiliente e generosa, cerca un modo per migliorare la vita di tutti, rendere la casa dove vive più accogliente e le persone con cui abita migliori. Il rapporto con Paolino, e il desiderio di aiutarlo, è per lei un raggio di sole. Con spirito pratico e grande dolcezza, Maria costruisce per sé e per gli altri una vita vera, felice. La sua determinazione, la sua intelligenza e il suo grande cuore riusciranno a portare un cambiamento nelle vite di chi la circonda, rendendola artefice di una profonda trasformazione familiare. A turbare, però, ulteriormente questa situazione già complessa, arriverà Antonio, l’ex fidanzato di Maria, tornato in Italia dal Belgio e diventato nel frattempo un rampante imprenditore edile, che ha deciso di coinvolgere nella sua attività Giuseppe, il fratello minore di Maria, e che non sembra disposto a rinunciare al suo primo amore. A fare da sfondo alla storia dei protagonisti il contrasto fra i valori e le dinamiche del mondo contadino e quelli, spesso controversi, dell’Italia più industrializzata, con le conseguenti infiammate lotte sociali di fine anni Sessanta: gli scioperi di braccianti e operai, le rivendicazioni sindacali per condizioni di lavoro più eque, il sogno di un nuovo modello economico che concili tradizione e progresso. • RS

Sul set di Mina Settembre

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CHI È SERENA ROSSI • Serena Rossi nasce a Napoli il 31 agosto del 1985. A 16 anni debutta in teatro con C’era una volta… Scugnizzi, il musical di successo scritto da Claudio Mattone ed Enrico Vaime. La notorietà arriva nel 2002 con Un Posto al Sole e negli anni a seguire con numerose serie di successo per Rai e Mediaset come Il Commissario Montalbano, Il clan dei camorristi, Sant’Agostino, Adriano Olivetti, Che Dio ci Aiuti e L’ispettore Coliandro. • Ritorna in teatro con il ruolo di Rosetta in Rugantino di In una Garinei e Giovannini, commedia musicale con la quale dal scena Teatro Sistina approda al New York City Center di Broadway. di Mia • Sul grande schermo è protagonista della fortunata pellicola dei Manetti Bros Song ‘e Napule (2012) e delle commedie Al Posto Tuo, Troppo Napoletano e Caccia al tesoro. • Alla 75a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è in concorso con Ammore e Malavita dei Manetti Bros, per la cui interpretazione vince un David di Donatello, un Nastro d’Argento e un Ciak d’Oro. • Brave Ragazze di Michela Andreozzi e 7 ore per farti innamorare”di Giampaolo Morelli le valgono la candidatura ai Nastri d’Argento come migliore attrice protagonista di commedia nel 2020 e al Ciak d’Oro come miglior attrice protagonista. Nello stesso anno è protagonista in Lasciami andare di Stefano Mordini, che viene presentato alla 77a Mostra di Venezia. • Dopo l’uscita in streaming de La tristezza ha il sonno leggero”di Marco Mario de Notaris, è nelle sale cinematografiche con l’attesissimo Diabolik sempre dei Manetti Bros. • È nei panni di Mia Martini nel film Io sono Mia di Riccardo Donna, presentato al Festival di Sanremo, che Serena raggiunge la definitiva consacrazione di attrice e cantante, con la vittoria di un Nastro d’Argento Speciale e una candidatura come migliore attrice protagonista al Ciak d’Oro. • Nel 2021 è diretta da Tiziana Aristarco in Mina Settembre, serie di Raiuno record d’ascolti, liberamente ispirata ai racconti di Maurizio de Giovanni. • In veste di doppiatrice presta la sua voce a vari personaggi Walt Disney: è la principessa Anna della saga di Frozen è Cenerentola in Into the Woods ed è la voce cantata di Emily Blunt ne Il ritorno di Mary Poppins. • La musica è una costante nella carriera artistica di Serena Rossi e ha un ruolo determinante nell’ambito delle sue capacità. È per questa sua passione e questo suo talento che, giovanissima, incide due album per approdare nel 2014 al programma di Rai 1 Tale e Quale Show, condotto da Carlo Conti, vincendo per 2 anni di seguito. • Inizia da quel momento anche una carriera di conduttrice televisiva: da Celebration, Da qui a un anno a Cinepop”fino al programma Canzone Segreta.

Anna di Frozen

Anna Kendrick in Cinderella

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Nei panni di Prince a Tale e Quale Show


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ECCELLENZE

Le marionette della

Collezione

Monticelli

"I BURATTINI SONO I FIGLI DEL SOGNO, LA MARIONETTA È LA FIGLIA NATURALE DELLA POESIA" (ANATOLE FRANCE, VIE LETTÉRARIE, IN LE TEMPS, PARIS, 1889-1992)

L

Le origini della marionetta sono antichissime e la storia testimonia che i primi spettacoli sono soprattutto legati a cerimonie religiose dove le marionette hanno la funzione di animare le divinità. La marionetta è un pupazzo fatto di legno, stoffa o altro materiale con un corpo snodabile che viene mosso dall’alto, tramite l’ausilio di fili collegati ad una croce di legno (o bilancino), retta da uno o più marionettisti posizionati una struttura chiamata “ponte teatrale”. La figura della marionetta veste abiti eleganti e con i

suoi movimenti risulta aggraziata e raffinata. Il teatro delle marionette offre la possibilità di ricreare un mondo verosimile, dove i personaggi nascono come attori e possono interpretare ruoli diversi. Il repertorio è soprattutto musicale, composto da opere, melodrammi, balli e la colonna sonora è registrata o eseguita da un’orchestra dal vivo. La parola “marionetta” potrebbe derivare dalle “Marie di legno”, ex voto offerti alla Vergine dai Veneziani per aver salvato dai pirati dodici fanciulle veneziane intorno all’anno Mille, o dalle grandi statue chiamate “Marione”

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(grandi Marie), fatte sfilare al posto di fanciulle scelte fra il popolo, alle quali la Serenissima avrebbe elargito la dote di sposa. Il Teatro di Marionette a sempre è considerato uno spettacolo riservato ad un pubblico raffinato, volto a stupire gli spettatori con artifici meccanici e con la grazia e l’eleganza dei movimenti stessi delle marionette, tanto da apparire come persone capaci di compiere esercizi impossibili all’uomo. Quasi tutte le famiglie aristocratiche italiane del Settecento possedevano infatti in casa un teatrino di marionette,


di Daniele Colzani

dove varie compagnie di marionettisti rappresentavano, riadattandoli, drammi, poemi epici e opere liriche. Dopo la Rivoluzione Francese, le marionette cessarono di essere esclusivamente attrazione per l’aristocrazia, rivolgendosi ad un pubblico borghese con spettacoli in vari teatri di numerose città. A partire dal XIX secolo nacquero compagnie girovaghe e stanziali e, nelle grandi città, si svilupparono teatri popolari stabili per le loro esibizioni. Questi teatri diventarono accessibili ad un vasto pubblico che non poteva frequentare i grandi teatri lirici, dati gli alti costi, accontentandosi di piccoli riadattamenti di celebri opere. I BURATTINI La presenza dei burattini in Italia è accertata da documenti che risalgono al XV e XVI secolo, ma si presume esistessero già fin dall’Epoca Romana, senza però essere distinti dalle marionette. Solo dall’epoca rinascimentale, infatti, burat-

tini e marionette assumono due connotazioni differenti. Dal 1400 i burattini sono usati da ciarlatani e venditori ambulanti come mezzo pubblicitario per la loro merce, al fianco di mestieri più o meno leciti o come spettacolo autonomo. Verso la fine del Settecento diventano interpreti di veri e propri spettacoli di compagnie girovaghe e stanziali. Dalle semplici farse si passa a rappresentazioni drammatiche e melodrammatiche. Il termine “burattino” deriva quasi sicuramente da “buratto”, una parola bolognese che designava una stoffa grezza di canapa che serviva per separare la farina dalla crusca e la stessa tela veniva usata per confezionare gli abiti dei burattini. Esso è composto da tre parti: testa e mani solitamente di legno, cartapesta, creta e veste di stoffa. Nel burattino tradizionale, la testa è sempre più grossa del corpo come ad indicare una caricatura dei volti, una sorta di esagerazione delle fattezze umane. Il bu-

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rattinaio, nascosto all’interno della baracca (chiamata anche casotto o castello), infila la mano sotto al vestito muovendolo dal basso e dandogli le voci. Il linguaggio è semplice, immediato, ironico, comico e comprensibile a tutti. All’interno della baracca c’è sempre anche un'altra persona che funge da aiutante per gli effetti speciali (fuoco, acqua, luci, musica, rumore delle bastonate). Il teatro dei burattini si afferma dopo la Rivoluzione

IL SITO

Inquadra il QRcode e accedi al sito della Casa delle Marionette


Francese: l’avvento del teatro Giacobino, con la sua poetica volta a salvaguardare la moralità e la dignità dell’uomo, mette in crisi le maschere della Commedia dell’Arte e tutto il loro repertorio, costringendole a “rifugiarsi” nella baracca dei burattini. Nel XIX secolo i burattini sono un fenomeno comune nelle piazze delle città, e diventano un’attrazione in grado di coinvolgere un gran numero di persone di ogni età, sesso, religione. LE SCENOGRAFIE Fanno parte della Collezione 132 scenografie. Le più preziose sono quelle della prima metà dell’800 appartenute ad Ariodante e alla Famiglia Picchi. Sono tutte di carta tranne una che è in tela, regalata ad Otello dal famoso burattinaio bolognese Ciro Bertoni. Molte scenografie, in origine, erano state fatte per il teatro delle marionette, con misure che raggiungevano i 6-7 metri di larghezza e i 3-4 metri di altezza; poi la gran parte di loro è stata rimpicciolita per essere usata nel “casotto” dei burattini

I COPIONI MANOSCRITTI Ci sono circa 130 copioni, in gran parte manoscritti (cioè scritti a mano, non stampati). I più antichi sono 12 copioni manoscritti dal capostipite Ariodante. Su uno di questi c’è scritto “Ariodante Monticelli pel suo edifizio di marionette”: proprio confrontando la calligrafia si è capito che anche gli altri 11 copioni erano dello stesso autore. Altri copioni erano di Vittorio, di Otello, di Vasco, di William. Inoltre ci sono copioni appartenuti a Genoveffa e Agostino, alle compagnie marionettistiche dei Fratelli Picchi e di Yambo, oltre ad alcuni di cui non si sa chi li ha scritti. IL MUSEO LA CASA DELLE MARIONETTE È situato nel cuore della città di Ravenna, a pochi passi da Piazza del Popolo.Custodisce la preziosa Collezione Monticelli, un insieme di materiali di spettacolo appartenenti alla tradizione italiane del teatro

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di marionette e burattini a partire dal 1840. La Famiglia Monticelli, in arte Teatro de Drago, é uno dei custodi dell'arte del Teatro di Figura del nostro Paese, grazie alla sua storia passata e recente. Grazie a Cinque generazioni ininterrotte di teatranti , oggi si puó ammirare una collezione composta da 63 marionette, 150 burattini, 132 scenografie, 150 copioni manoscritti e numeroso materiale di tournée ( foto, locandine, permessi, bandi, censure) Il Museo è aperto tutto l'anno. La gestione diretta é affidata al Teatro del Drago che oltre a custodire i segreti del teatro tradizionale é anche ideatore e promotore di iniziative sempre nuove per rinnovare e far crescere il desiderio di conoscenza sia dei piú piccoli che degli adulti. La Casa delle Marionette organizza visite guidate alle collezioni; spettacoli di burattini tradizionali dell'Emilia Romagna; laboratori di costruzione di burattini, marionette, pupazzi e materiali scenografici; corsi di aggiornamento per insegnanti sul teatro di figura (storici e pratici) e percorsi tematici tra le attività che rendono vivo questo piccolo Museo di spettacolo. • RS


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EVENTI

Due grandi protagonisti con l 'Orchestra RAI

GIOVEDÌ 20 GENNAIO ANDRÀ IN ONDA IL DEBUTTO DEL VIOLINISTA VALERIY SOKOLOV DIRETTO DA JURAJ VALČUHA

U

na coinvolgente combinazione di seta e acciaio”. Così la BBC ha definito il violinista ucraino Valeriy Sokolov, protagonista del concerto dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai in programma giovedì 20 gennaio alle 20.30 all’Auditorium Rai Arturo Toscanini di Torino. La serata, proposta in diretta su Radio3 e il live streaming sul portale di Rai Cultura, è replicata venerdì 21 gennaio alle ore 20: protago-

nisti assoluti saranno Valeriy Sokolov e Juraj Valcuha, scopriamoli insieme. VALERIY SOKOLOV Nato nel 1986 a Kharkov, vincitore nel 2005 del Primo Premio al Concorso Internazionale George Enescu di Bucarest e ospite frequente di compagini come la Philharmonia Orchestra di Londra, la Tokyo Symphony Orchestra e l’Orchestre National de France, per la sua prima volta con l’Orchestra Rai Soko-

Valeriy Sokolov

lov interpreta il Concerto in re minore per violino e orchestra del compositore armeno Aram II’yich Khachaturian. Nato durante l’estate del 1940, il lavoro di Khachaturian è dedicato al violinista russo David Oistrach e si è aggiudicato nel 1941 il Premio Stalin, uno dei più alti riconoscimenti da parte dello stato sovietico.

© Simon Fowler

JURAJ VALCUHA Sul podio è protagonista lo slovacco Juraj Valcuha, già Direttore principale della compagine Rai dal 2009 al 2016 e attuale Direttore musicale del Teatro San Carlo di Napoli, Primo Direttore Ospite della Konzerthausorchester di Berlino e Direttore Musicale designato della Houston Symphony, che propone la Sinfonia n. 4 op. 29 di

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Juraj Valčuha

Carl Nielsen. Eseguita per la prima volta a Copenaghen nel 1916, l’opera è tra le più rappresentative del linguaggio musicale del compositore danese. Detta L’inestinguibile, la Quarta Sinfonia è un vero e proprio omaggio alla vita e alla musica, sempre in conti-

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nuo movimento. I biglietti per il concerto, da 10 a 25 euro, sono in vendita online sul sito dell’OSN Rai e presso la biglietteria dell’Auditorium Rai di Torino. Il pubblico in sala sarà accolto nel rispetto delle più recenti norme per il contenimento della pandemia. • RS

© PiùLuce - OSN Rai (2)

di Daniele Colzani


MUSICA

Sette grandi artiste unite

contro la violenza sulle donne

FIORELLA MANNOIA, EMMA, ALESSANDRA AMOROSO, GIORGIA, ELISA, GIANNA NANNINI, LAURA PAUSINI HANNO DONATO 200.000 EURO A FAVORE DEL CENTRO ANTIVIOLENZA CADMI

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NA.NESSUNA.CENTOMILA.” comunica il suo sostegno, con una donazione di 200.000 euro, a favore del centro antiviolenza Casa di Accoglienza delle donne maltrattate (CADMI), per dare un concreto ed importante aiuto a tutte le donne con un vissuto legato alla violenza. CADMI è la prima casa per donne maltrattate, Centro Antiviolenza, nato in Italia, nel 1986. Da allora rappresenta il punto di riferimento per tutte le donne che subiscono violenza, sia essa fisica, psicologica, sessuale, economica o stalking. Nel corso degli anni, il lavoro di CADMI ha messo in luce, analizzato e affrontato il fenomeno della violenza contro le donne. Le donne affiancate nei loro percorsi di uscita dalla violenza sono state più d 30.000. A questi sono seguiti interventi e progetti per cambiare la vita delle donne e affrontare la violenza nelle relazioni private e sociali. La Casa di Accoglienza delle donne maltrattate è socia fon-

datrice della Rete nazionale antiviolenza D.i.Re, Donne in Rete contro la violenza. UNA.NESSUNA.CENTOMILA. Il Concerto, prodotto e organizzato da Friends&Partners e Riservarossa, è il più grande evento musicale di sempre contro la violenza di genere e si terrà sabato 11 GIUGNO 2022 alla RCF Arena Reggio Emilia (Campovolo), con la capienza di 103.195 spettatori. Fiorella Mannoia, Emma, Alessandra Amoroso, Giorgia, Elisa, Gianna Nannini, Laura Pausini sono le 7 grandi artiste protagoniste del concerto, unite per raccogliere fondi destinati ai centri antiviolenza e in generale alla tutela delle donne vittime di violenza. UNA.NESSUNA.CENTOMILA. Il Concerto è uno spettacolo che nasce per dare un aiuto concreto ai centri e alle organizzazioni che sostengono e supportano le donne che vivono in situazioni di disagio a causa della violenza. I proventi del concerto verranno erogati a strutture selezionate sulla base di criteri di trasparenza e trac-

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IL SITO

Inquadra il QRcode e accedi al sito di CADMI ciabilità, strutture in grado di fornire un supporto solido e duraturo alle vittime e garantire e assicurare la sostenibilità nel tempo delle attività da loro realizzate. Per sostenere una causa così importante Fiorella Mannoia, Emma, Alessandra Amoroso, Giorgia, Elisa, Gianna Nannini, Laura Pausini , si alterneranno sul palco della RCF Arena di Reggio Emilia, ciascuna con la propria band, e ognuna delle 7 artiste inviterà un collega, uomo, ad esibirsi insieme per lanciare un messaggio univoco, che unisca uomini e donne nella battaglia contro la violenza di genere. Gli utilizzi di tutte le risorse economiche raccolte nell’ambito di UNA.NESSUNA.CENTOMILA. Il Concerto verranno rendicontati e comunicati nella totale trasparenza. • RS


di Daniele Colzani

© Cosimo Buccolieri

Da sinistra in alto: Fiorella Mannoia, Laura Pausini, Emma, Gianna Nannini, Giorgia, Elisa e Alessandra Amoroso

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ECCELLENZE

di Daniele Colzani

Speranza Scappucci prima donna italiana a dirigere alla Scala

È STATA PER SOSTITUIRE EVELINO PIDÒ, COSTRETTO AL FORFAIT A CAUSA DI MOTIVI LEGATI ALL’EMERGENZA SANITARIA

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on si tratta della prima donna in assoluto a dirigere un’opera al Teatro alla Scala di Milano (fu preceduta da Claire Gibault e Susanna Mälkki con due opere contemporanee) ma Speranza Scappucci è comunque la prima donna italiana a salire sul podio del teatro milanese e la prima in assoluto a dirigere un’opera del repertorio melodrammatico storico. L’esordio di Scappucci alla Scala sarà il 18 gennaio, quando la direttrice romana guiderà l’orchestra alla prima dello spettacolo I Capuleti e i Montecchi, opera del 1830 di Vincenzo Bellini. Scappucci è stata chiamata all’ultimo per sostituire Evelino Pidò, costretto al forfait a causa di “motivi legati all’emergenza sanitaria”, ha fatto sapere il Teatro in una nota. La direttrice anticipa così il suo esordio alla Scala, che era stato fissato al 5 maggio: Scappucci in primavera dirigerà infatti la Filarmonica della Scala per l’Ouverture in stile italiano di

Schubert, la Sinfonia concertante di Mozart e la Sinfonia n. 4 Italiana di Mendelssohn. “Sono molto emozionata e sento fortemente la responsabilità per questo impegno improvviso e inatteso”, ha dichiarato Scappucci sul suo profilo Facebook. “Ringrazio il Sovrintendente Meyer e tutto il teatro, in particolare l’orchestra, per come mi han-

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no accolto e per la voglia di portare in scena la produzione nonostante le difficoltà. Un pensiero speciale al Maestro Evelino Pidò, a cui auguro di poter riprendere al più presto l’attività”. L’opera di Vincenzo Bellini, rivisitazione della tragedia di Romeo e Giulietta e del loro amore contrastato dalle rispettive famiglie che danno titolo a I Capuleti e i Montecchi, manca alla Scala del 1987: l’opera torna adesso nella nuova produzione diretta da Speranza Scappucci che segna peraltro anche il debutto alla Scala del regista Adrian Noble, per tredici anni direttore della Royal Shakespeare Company. Il cast schiera alcune delle voci belliniane di riferimento del nostro tempo (tra gli altri, Lisette Oropesa, Marianne Crebassa, Jinxu Xiahou, Michele Pertusi e Jongmin Park). • RS


Riflettori su...

MAGAZINE DI CULTURA E SPETTACOLO

I nostri

contributors

CHRISTINE GRIMANDI PRODUCTION ORGANIZATION AND CASTING DIRECTOR

SIMON LEE

MAURIZIO TAMELLINI

MUSIC SUPERVISOR E DIRETTORE D’ORCHESTRA

DIRETTORE ARTISTICO FESTIVAL DEI 2 MARI DI SESTRI LEVANTE

AGNESE OMODEI SALÉ COREOGRAFA E DIRETTRICE BALLETTO DI MILANO

FEDERICO VERATTI

FILIPPO SORCINELLI

COSTUMISTA E COREOGRAFO

ARTISTA, SARTO, E CREATORE DI PROFUMI

ANGELA VALENTINO MAKE UP ARTIST

ANTONELLO RISATI PRODUCTION DESIGNER

Quotidiano on line www.silviaarosio.com

LUCA VARANI GIORNALISTA MUSICALE E BLOGGER DI SONAR

Digital Edition 69 www.issuu.com/silviaarosio

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IL DANZATORE

Rudy, il tartaro danzante

MAURIZIO TAMELLINI CI RACCONTA RUDOLF NUREYEV A 29 ANNI DALLA SUA MORTE. HA AVUTO IL PIACERE DI CONOSCERLO DIRETTAMENTE E DANZARE CON LUI.

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he sia nato in un vagone ferroviario della Transiberiana in mezzo alle grandi e immense steppe russe e che abbia lasciato il suo paese, la propria famiglia, i suoi amici, il suo nome cancellato da tutti i libri di danza sovietici e trattato alla stregua di un criminale, come non fosse mai esistito e perseguitato per anni: egli scelse la libertà, quella libertà mentale dove poteva

esprimere tutta la sua forza e la sua indomabile curiosità alla ricerca di se stesso. Si poteva intuire e comprendere la sua solitudine interiore, sempre alla ricerca di qualcosa che lo appagasse; amava la vita, troppo, voleva viverla al meglio, senza barriere, libero di scegliere e di imporsi come artista assoluto. E Lui sapeva che era il mi-

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glior danzatore al mondo, lo conferma Lui stesso in una lunga intervista inglese, ma non si è mai seduto sui propri allori, anzi, era sempre spronato a nuove sfide che per lui dovevano essere svolte al meglio. Lo chiamavano il tartaro volante per la sua elevazione nei salti, come il suo predecessore Vaslav Nijinsky,il più grande danzatore del '900. Conoscendo Rudolph e avendolo frequentato per diversi anni, essergli stato vicino in Teatro e fuori scena ti accorgi che la maggior parte delle persone scrive su giornali e riviste cose che non sono mai veritiere, ma per sentito dire... difficile poi contrastare quella tendenza... Tornando a noi e scoprendo il suo vero lato artistico, perché è questo che alla gente interessa, si scopre che era una persona che ha dato veramente molto, se non tutto se stesso, spaziando ogni stile che la danza di allora proponeva. Ha coreografato i balletti di repertorio ottocentesco con una nuova prospettiva. Le sue coreografie sono nel repertorio stabile nei più grandi Teatri del mondo, i più riprodotti e i più


di Maurizio Tamellini

difficili da danzare. Ha reso possibile e cambiato la figura del "porteur”, che nel repertorio classico ottocentesco era al servizio della ballerina, mentre Egli seppe trasformare e mettere in evidenza la figura maschile rivitalizzandola e renderla protagonista sulla scena. Di Lui sono stati scritti una moltitudine di libri: è stato il danzatore più invidiato, coccolato e amato nel panorama ballettistico del XIX secolo. Entrava in sala ballo al Co-

CHI È MAURIZIO TAMELLINI...

• Inizia i suoi studi accademici nel 1974 a Verona, sua città natale. Entra all'Accademia Nazionale di Danza di Roma, nel Gruppo Stabile A.N.D., nel Ballet Classique de Paris, Arena di Verona, Teatro Comunale di Firenze e nel 1980 nel corpo di ballo del Teatro alla Scala per quasi 30 anni. • Solista del Ballet National de Marseille R.Petit. Direttore Artistico Danza del Balletto di Varese, del Teatro V.Alfieri di Cast./Garfagnana (Lu), Performing. A.A. Moveon di Milano e dal 2020 del Festival dei 2 mari di Sestri Levante (Ge). • Firma per la danza, i costumi per Workshop con il Teatro alla Scala e una t-shirt per la linea Porselli" Prende parte a diversi programmi televisivi su RAI2 e a numerose altre interviste su varie piattaforme. Maitre de ballet e Presidente di Giuria in prestigiosi Concorsi di danza nazionali e internazionali. • Nel 2019 pubblica il suo primo libro,Nonsola(mente)danza. Collabora con scuole e Accademie, promuove stage, rassegne, master-class, lezioni private e prepara allievi/e per audizioni e Concorsi.

il sipario non si alzò all' orario previsto, ma di qualche decina di minuti, finché Lui non era pronto. Non cambiava nessun passo della coreografia, non sostituiva nessun passo se non era originale. Testardo e sublime, unico e ancor oggi irraggiungibile. Ricordo che veniva a mangiare qualche rara volta alla mensa della " vecchia" Scala con in tasca del suo accappatoio una piastrella del suo bagno della villa Lì Galli. Era così entusiasta e felice raccontandomi i particolari di questa sua villa.... Lo vidi in teatro a Varese come Direttore d' orchestra alla fine degli anni '90. Aveva bisogno del calore del pubblico. Il palcoscenico era la sua vera casa. Tantissimi i ricordi di Lui che ho scritto nel mio libro Nonsola(mente)danza"che ho pubblicato con successo nel 2019. Così, tra un ricordo e l'altro sono passati 29 anni dal giorno in cui ha dato l'addio a questa sua esistenza. Si potrà rivedere Nureyev in un nuovo film che uscirà a breve, dicono il piu' realistico di sempre, e potremo rivederlo, come promesso, e applaudirlo come avrebbe sempre voluto. Ciao Rudy • RS

munale di Firenze negli anni '80 e alla Scala poi, con semplicità e un pizzico di divismo, certo. Era il primo ad entrare e l'ultimo a lasciare la sala ballo. Aveva fatto togliere l'orologio in sala perché ogni ora c'era una piccola pausa per gli artisti del ballo e non voleva fermare la prova in atto per nessun motivo. Voleva e pretendeva, ma non senza darti niente in cambio. Con noi giovani danzatori si soffermava a farci vedere e insegnare i suoi entrechat, i suoi mitici rond de jambe e le sue assemblée en l'air. Prima di ogni spettacolo provava in scena sempre i passi più difficili e più di una volta

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Riflettori La magia senza tempo de Lo Schiaccianoci

UN GRANDE CLASSICO NELLA VERSIONE DEL BALLETTO DI MILANO

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IL VIDEO

n noi! Inquadra il QRcode e guarda il video de Lo Schiaccianoci del Balletto di Milano

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IL COSTUMISTA

Elsa Schiaparelli,

genio tra moda e arte FEDERICO VERATTI RACCONTA LA STORIA E L'EVOLUZIONE DEL COSTUME TEATRALE

L'

’articolo di questo numero è dedicato ad un genio della moda che ha fatto tendenza nel periodo fra le due guerre mondiali, Elsa Schiaparelli. Nasce a Roma nel 1890, da madre napoletana e padre piemontese, famiglia di intellettuali benestante. Schiaparelli inizia a muoversi nel mondo dapprima seguendo studi di filosofia per diventare una poetessa, riuscendo anche a pubblicare una piccola raccolta di poesie. La famiglia un pò contrariata da questo tipo di impiego, spinse Schiaparelli ad

occuparsi di bambini orfani a Londra. Durante il suo soggiorno in Gran Bretagna, conobbe il suo futuro ed ex marito All’inizio della prima guerra mondiale Schiaparelli si trasferisce a New York ed è propio in quel periodo che inizia a stringere amicizia con personaggi e artisti come Man Ray e Marcel Duchamp. Un’esistenza ricca di incontri artisti, pittori, registi, e persone aristocratiche . L’italiana natu-

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ralizzata francese proprio a Parigi scopre la sua grande attrazione e passione per la sartoria e la moda. Considerata la rivale di Coco Chanel, o meglio Schiaparelli era l’esuberanza eChanel la semplicità e lo charme. Iniziò a vendere le se prime creazioni nel 1925 a Maison Lambal e successivamente iniziò a lavorare presso il suo appartamento, lanciando bellissimi maglioncini neri con decori bianchi tipo trompe-l’oeil. La richiesta delle sue creazioni aumentò sempre più, così decise di aprire la sua maison nel 1928 a rue de la Paix, sede che ospitava più di 800 dipendenti, suddivisa in diversi atelier. I sarti del suo atelier avevano grandi capacità artigianali, riuscendo a lavorare vari tipi di materiali, dai tessuti alla gomma, dai metalli alla lana, una donna all’avanguardia. Le sue creazioni attraversarono l’oceano e proprio grazie a questo fu la prima stilista donna ad essere fotografata per la copertina della rivista TIME. Schiaparelli era sempre in grande evoluzione e forse proprio


di Federico Veratti

IL SOCIAL

Inquadra il QRcode e guarda il suo profilo Instagram questa sua esuberanza e pazzia la portarono a stringere grandi rapporti con artisti come lei, in particolare con il grande Salvador Dalì con cui creò il famosissimo “abito scheletro”, oppure un collier a forma di aspirine disegnate dal poeta Aragon e la moglie Triolet, cappelli a forma di scarpa, di gabbie per uccelli, pon pon metallici, i guanti dipinti sulle mani da Pablo Picasso e materiali come il vetro diventavano indossabili. L’ideatrice del colore rosa shocking, colore utilizzato nella pittura di Bérard. Una moda dadaista, cubista e surrealista. Abiti che ricordavano quadri dalla

Venere di Milo con cassetti, ricami che raffiguravano persone del circo e volti che creavano un’illusione ottica somigliando a colonne e vasi. Una ribelle che riuscì anche a sdoganare il mito di nascondere la cerniera a lampo esaltandola alla sua massima potenza. Schiaparelli fu anche una grandissima costumista, disegnò gli abiti per il musical Moulin

Rouge e film come Topaze e Pigmalione. Molte donne illustri vestirono Schiaparelli, come Katherine Hepburn, Gloria Swanson, l’aviatrice Amelia Earhart, la marchesa Casati, ecc. Una vita di successi, ma con grande umiltà riuscì a capire quando fu il momento di ritirarsi . Schiaparelli morì all’età di 83 anni anni lasciando al mondo la capacità di osare . • RS

CHI È FEDERICO VERATTI • Federico Veratti, ex primo bal-

lerino del Balletto di Milano, insegnante e coreografo freelance, dopo diversi anni nel mondo della danza, decide di specializzarsi in costume e sartoria teatrale. • Ha sempre avuto una passione per la moda e la storia del costume:questa è stato il via che lo ha spinto ad aprire una sua sartoria/ atelier. • Grazie alla possibilità offertagli da Carlo Pesta e Agnese Omodei Salè nel 2016 ho intrapreso la carriera da costumista, disegnando e dirigendo la sartoria per il SAAREMA OPERA FESTIVAL in Estonia e successivamente lavorando per teatri, privati e case di moda.

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STUPORI E ODORI

L a ' more per gli animali ci rende migliori

L'ARTISTA, SARTO E CREATORE DI PROFUMI CI ACCOMPAGNA IN UN VIAGGIO SENSORIALE

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sistono molte forme di amore, e alcune vanno persino oltre le aspettative. Durano poco. Hanno bisogno di tenerezza più che di abitudinali smancerie. Colgono il passo di un affetto naturale libero, anche dalla cultura odierna, dove sovente la solidarietà è sfacciata ed ostentata per ricevere considerazioni e vicinanzemediatiche. In un mondo dove anche il Papa regnante - o vescovo di Roma, come si fa chiamare per cercare di apparire simpaticamente semplice ed economicamente più abbordabile – usi il suo augusto ossigeno per ricordarci quanto troppo affetto si danno agli animali piuttosto che agli uomini, è quantomai importante sapere quanto questo amore sia gratuito, autentico e necessario. Amare un animale (ovvero ogni organismo sensibile in grado di muoversi spontaneamente, compreso l'uomo) ci restituisce gratuitamente la dol-

cezza, la pacatezza e uno sguardo verso l’altro che abbiamo sopito o forsepiù dimenticato. Relazionarci con loro ci ricorda la libertà da conflitti, ristabilisce la naturalezza dei rapporti, privi di sovrastrutture. Eppure tempus fugit… Come tutte le cose belle, durano poco, si dice. Sono carezze esistenziali che si uniscono anche al dolore per la loro perdita. Sono compagni di viaggio che per un piccolo frammento della nostra vita. E proprio grazie a questa brevità, gli animali ci vogliono ricordare che il tempo vola ed è prezioso per buttarlo all’aria. Chi comprende di aver bisogno di loro, sa di avere un “maestro” che con la sua dolcezza c’insegna come i rapporti tra di noi dovrebbero distendersi un po’ di più, correre meno, arieggiare di spensieratezza e

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arricchirsi di quella tenerezza che sembrerebbe scomparsa dal nostro vocabolario emotivo. L’esposizione che ho curato a Mondolfo Animal Emotion parla di questa necessità: sì, amare un animale è necessario e non esclude un bel niente, non frattura e non isola ma accomuna ed addolcisce. Guardare nel chiostro attraverso le macro immagini l’arte il percorso empatico con i nostri piccoli amici, è un’esperienza utile per capire l’essenza della nostra verità: condividere senza competizioni, ascoltare i silenzi e piangere con loro. Eppure L’uomo distrugge la natura per la propria qualità della vita (spesso senza reale necessità, solo per divertirsi). L’hanno ben compreso anche i bambini delle classi quinte dell’Istituto Comprensivo Enrico Fermi” accostandosi a questo sentimento diventando piccoli scultori: con provocazione i loro “trofei” in dialogo/contrasto con due importanti tele fiamminghe del XVII secolo, ci vogliono allontanare dalla logica della caccia ma l’utilizzo della plastica riciclata ci rimanda al quella salvaguardia del Creato tanto cara


di Filippo Sorcinelli

al Poverello di Assisi quanto a questo Pontefice. Claudia Rocchini infine riassume con i suoi ritratti tutto quanto spiegato in precedenza. Forse basterebbe guardare i suoi scatti per capire quanto questo amore incondizionato possa infondere e sopire quanto dichiarato inopportunamente le scorse settimane da Francesco. Questi occhi così profondi, luminosi, aprono una strada e invitano a percorrerla: è l’amore incondizionato, diverso, unico, dispensatore di emozioni. Ci servono, non escludono ma implementano e riquadrano di bellezza definitiva il nostro rapporto con gli altri e consacrano attraverso l’abitudine dei gesti, il nostro incontro con l’eternità.

IL SOCIAL

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Lo ha capito poco questo papa che sembra essere quasi sulle orme di Gregorio IX; lo ha capito molto, invece, il suo predecessore che è stato spesso ritratto con i suoi fedeli felini. È noto infatti che Papa Benedetto XVI sia un amico dei gatti. Il cardinale Bertone racconta che "ogni volta che incontrava un gatto lo salutava e gli parlava, anche a lungo. E il gatto, affascinato, lo seguiva. Una volta si è portato dietro fino al Vaticano una decina di gatti. Sono dovute

intervenire le guardie svizzere: “guardi eminenza, che i gatti stanno dando l'assalto alla Santa Sede…". E l’ha capito pure Madre Teresa di Calcutta che lo stesso Francesco ha proclamato Santa: “Si devono amare gli animali per essere più vicini a Dio perché ti danno tutto, senza chiedere niente. Perché contro il potere dell'uomo con le armi sono indifesi. Perché sono eterni bambini. Perché non conoscono il denaro e si consolano solamente con un posto dove rifugiarsi dal freddo. Perché si fanno capire senza proferire parola. Perché non conoscono invidia né rancore. Perché il perdono è ancora naturale in loro. Perché sanno amare con lealtà e fedeltà. Perché vivono senza avere una lussuosa dimora. Perché non comprano l'amore, semplicemente lo aspettano. Perché sono nostri compagni, eterni amici che niente potrà separare. Perché sono vivi. Per questo e altre mille cose meritano il nostro amore. Se impariamo ad amarli come meritano, saremo molto vicini a Dio". • RS

CHI È FILIPPO SORCINELLI...

• Pittore, musicista, direttore creativo, fotografo, grafico. Nato a Mondolfo nel 1975. Diplomato Maestro d'Arte presso l'Istituto d'Arte di Fano (Italia), inizia ben presto a lavorare negli atelier di artisti contemporanei. • Oltre all'arte ha compiuto studi musicali, presso il Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro e presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma. • Fin dall’età di tredici anni è stato organista a Rimini, Fano e San Benedetto del Tronto presso le Cattedrali del paese. È anche diventato direttore artistico di molti prestigiosi festival musicali in Italia. Ha partecipato a numerose mostre di pittura e installazioni d'arte in Italia e all'estero. • Nel 2001 ha creato LAVS, Atelier che realizza Paramenti Sacri per la liturgia del culto cattolico e che L'Atelier in breve temo un punto di riferimento degli ultimi due Papi: Benedetto XVI e Francesco. • Per la sua operosità, Filippo riceve richieste da musei che vogliono accogliere le sue opere; altre agenzie chiedono consigli d'arte. • Filippo è anche fondatore e art director di di un’omonima maison che produce profumi d’eccellenza. Le fragranze sono caratterizzate da rigorose ricerche che hanno le loro origini nella storia, nei viaggi, nell'arte di Filippo. È fondatore e direttore artistico di SYNESTHESIA Festival, unico in Italia dedicato ai cinque sensi. • È organista e direttore artistico della Chiesa della Croce di Senigallia, gioiello barocco tra i più importanti in Italia. • Nel 2015 riceve la Benemerenza Civica per i meriti artistici dal Comune di Santarcangelo di Romagna.

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LA TRUCCATRICE

L’antico Egitto, il make up e i suoi segreti

IN VIAGGIO CON LA MAKE UP ARTIST ANGELA VALENTINO NEL MONDO DEL TRUCCO ARTISTICO

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na delle civiltà più affascinanti al mondo. Gli Egizi e questo lo ricordiamo dai tempi della scuola, sono sempre esempio di civiltà avanzata nonostante la posizione temporale, una civiltà ricca anche in campo estetico. Infatti alcuni ritrovamenti hanno dato modo di pensare che la civiltà egizia fosse la patria per eccellenza dei cosmetici. Ogni donna egizia era in possesso di segreti di bellezza per mantenere il suo fascino, segreti che portava con sé nell’aldilà. Sappiamo che gli egizi contemplavano una vita dopo la morte, concepita come una continuazione di usi e costu-

mi della vita terrena etra i vari oggetti trovati nelle tombe vi sono , tra l’altro, cofanetti, scrigni contenenti creme, rossetti, ombretti e così via, inoltre sono stati ritrovati nelle piramidi dei papiri che attestano l’esistenza di veri e propri professionisti della bellezza già al tempo, questi avevano incarichi ben precisi come custodi delle matite cosmetiche, truccatori dei re, sorveglianti degli scrigno dei cosmetici e papiri con formulazioni segrete di pomate per rassodare i tessuti e combattere rughe e arrossamenti. La cura del corpo era vera-

Elizabeth Taylor nei panni di Cleopatra

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mente molto importante, cominciava già dal mattino, usavo depilarsi tutto il corpo, a questa operazione seguiva un bagno con acqua e carbonato di calce naturale dopodichè si passava a frizionare il corpo con oli emollienti arricchiti con essenze profumate. Le donne egiziane possedevano un vero e proprio beauty-case con, più o meno, tutto quello che ritroviamo nei nostri oggi, e vale dire, pinzette depilatorie, ferri per capelli, set da manicure, creme, profumi e oli, oltre a questo ogni donna possedeva anche un piccolo mortaio dove preparava il khol, il famoso pigmento nero o verde che si estraeva rispettivamente dalla galena nera e dalla malachite verde: questo veniva usato per gli occhi e per ricalcare le sopracciglia. Questo viene riproposto anche in teatro ai tempi nostri ma ovviamente usando tecniche diverse più avanzate. Gli ingredienti utilizzati per le varie preparazioni erano prevalentemente di origine vegetale come la cannella, la salvia, il


di Angela Valentino

CHI È ANGELA VALENTINO • Angela Valentino una giovane

Make up artist italiana con una forte inclinazione per le arti del makeup. • La sua passione è iniziata con le arti dello spettacolo durante il liceo artistico. Laureata in Scenografia e costume per lo spettacolo all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano e diplomata in Truccatore artistico alla BCM Cosmetics di Milano. Successivamente, ha lavorato per diversi teatri, televisione, cinema e moda. • Ha vinto due premi come miglior truccatrice a Los Angeles e a New York. Ora vive da sei anni a New York.

mirto, oli di cocco, di oliva, il tutto miscelato a grassi animali, anche se non mancavano ingredienti alquanto bizzarri

come lo sterco, le ossa triturate e sangue animale. Nel tardo Egitto, con l’influenza e gli scambi tra le diverse civiltà con pelle chiara, le donne cominciarono a prediligere una pelle schiarita, e questo avveniva tramite l’uso del gesso e di tutti i trattamenti che potessero in qualche modo esaltare il candore della pelle. La pelle del viso era truccata con il talak, una sorta di talco, o con una polvere giallo ocra

che donava riflessi dorati. Ed è proprio in questo periodo che cominciava a farsi strada l’uso della biacca, utilizzata fino al XIX secolo, una pasta bianca e densa che si applicava sul viso per renderlo più chiaro, inoltre le prime tracce dell’esistenza del cosmetico per colorare di rosso le guance, quello che oggi chiamiamo blush, risale proprio a questo periodo. Questo blush primitivo era a base di grassi animali e vegetali a cui veniva aggiunto solfuro di mercurio per il colore, era semi liquido e veniva applicato con un tampone o con un pennello rudimentale. Punto focale del trucco erano gli occhi: le sopracciglia venivano rasate e ridisegnate allungandole verso le tempie con uno spesso tratto di khol e sempre con il nero si delineavano gli occhi realizzando una lunga coda tronca anch’essa allungata verso le tempie. Quanto alle acconciature vediamo che i bambini portavano i capelli corti o rasati con l’eccezione della treccia che ricadeva sul lato e che all’età di dieci anni veniva tagliata a simboleggiare l’ingresso nell’età adulta; le

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bambine portavano i capelli corti, anche le donne all’inizio portavano i capelli corti poi le acconciature si allungarono sempre di più e venivano utilizzati cosmetici per nascondere i capelli bianchi e per profumare e ammorbidire le chiome. E siccome le calvizie era un problema serio come risulta anche dai papiri ritrovati, ben presto si cominciò ad utilizzare le parrucche, che se all’inizio erano molto semplici via via divennero sempre più elaborate e ornate con spilloni e accessori vari che sottolineavano anche l’appartenenza sociale di chi le indossava. • RS

IL SOCIAL

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LO SCENOGRAFO

Spazi ritmici:

Adolphe Appia

IL PRODUCTION DESIGNER E "ARCHITETTO DELL'EFFIMERO" RACCONTA L'ARTISTA SVIZZERO

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inalmente ci ritroviamo in questo 2022 con buoni propositi e con l’intenzione di sconfiggere questa triste realtà quotidiana legata al virus, cerchiamo di tenere duro in questa situazione come successo in altre epoche e presto ritornerà a splendere il sole e ricominceremo a vivere la nostre vite con nuovi allestimenti teatrali e tutta sarà più bello di sempre. Nella nostra rubrica di scenografia che ormai è diventata “maggiorenne” visto che

siamo alla numero 20 vedremo un altro pilastro della scenografia moderna dopo Edward Craig scopriremo Adolphe Appia. Nelle scenografie dello scenografo svizzero Appia la luce aveva un ruolo predominante in quanto modellava i volumi che lui creava e la sua poetica imponeva! In uno scenario contemporaneo alla sua epoca dove la scena dipinta era comunque la consuetudine ma non arrivava

Adolphe Appia

a quella espressività e poetica a cui voleva arrivare il nostro protagonista! Sia Craig che Appia seguendo la stessa poetica la loro battaglia contro la volgarità dell’emulazione della natura finiva per sostituirsi all’arte e per questo loro prendono una direzione decisamente opposta fatta di elementi tridimensionali che grazie anche alla luce diventano arte e poesia! Forme solide e plastiche si armonizzano nella scena con gli attori, elementi simbolici e

CHI È ANTONELLO RISATI • Assistente Scenografo: 2000

teatro Buonanotte Mamma regia L. Salveti; 2001 teatro Otello regia G. Del Monaco; 2002 teatro Tancredi regia M. Gasparon; 2003 teatro Proserpine regia M. Gasparon; 2003 teatro Orfeo regia M. Gasparon; 2015 teatro Una coppia in provetta regia G. Corsi; • Scenografo: 2006 Premiere del film animato The Wild (Disney), 2017 Design Area Kids Family Hotels, 2018 teatro Romeo e Giulietta regia M. Iacopini. 2019 teatro La leggenda di Thor regia A. Ronga

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di Antonello Risati

IL VIDEO

Inquadra il QRcode e guarda i suoi lavori che caratterizzano la mano dello scenografo svizzero. «La musica impone ai movimenti del corpo le sue durate successive. Il corpo le trasmette alle proporzioni dello spazio, e le forme inanimate, opponendo al corpo la loro rigidità, affermano la loro esistenza personale – che, senza questa resistenza non avrebbero mai potuto manifestare così chiaramente – e chiudono così il ciclo. Non c’è infatti niente oltre a ciò.» Il palcoscenico plastico di Adolphe Appia diventa un insieme di forme geometriche, praticabili e scivoli cosi la scena poteva lavorare su diversi livelli e gli attori si posizionavo rispetto allo spettatore in una maniera nuova e al tempo stesso armoniosa. I suoi famosi spazi ritmici vengono aiutati anche da una luce elettrica che era ancora in fase pionieristica che lui comprende e anticipa il suo potenziale ancora inespresso! Disegna e inventa luoghi astratti dove potersi ritrovare e soltanto lasciandosi abbandonare alla poesia lo spettatore riesce a percepirne la vera essenza. In quel periodo avanzeranno poi le avanguardie storiche in arte ma il terreno era già fertile e tutto stava per iniziare... Alla prossima! • RS

I tre pilastri (1909), disegno della serie Spazi Ritmici

Terrazzo con tre pilastri (1909), disegno della serie Spazi ritmici

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PAROLE D'ARTISTA

Pablo Picasso:

«Io non cerco, trovo»

IL SUO CERCARE FORNISCE DELLE CERTEZZE ANCHE SE NELL’ARTE PARLARE DI CERTEZZE È SEMPRE DIFFICILE Paesaggio mediterraneo (1952)

"M

i riesce difficile capire l’importanza che viene data alla parola “ricerca” nei riguardi della pittura moderna. Secondo me il ricercare, in pittura, non significa nulla. Trovare: questo è il problema. Nessuno può essere interessato a seguire un uomo che con gli occhi fissi per terra passa la sua vita cercando il portafoglio che il caso può aver buttato sulla strada. Chi trova qualche cosa, non importa cosa, anche se la sua intenzione non era di cercarla, suscita almeno la nostra curiosità, se non la nostra ammirazione. Sono stato accusato di commettere molti peccati: ma l’accusa più falsa è che io abbia, come principale obbietivo del

mio lavoro, lo spirito di ricerca. Quando io dipingo, il mio scopo è di mostrare quel che ho trovato e non quello che sto cercando. In arte le intenzioni non sono sufficienti e, come di-

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ciamo in Spagna, l’amore deve essere provato coi fatti non con gli argomenti. Conta quel che si fa, non quel che si ha intenzione di fare.» L’importanza di trovare nell’arte e non di cercare, il trovare picassiano fornisce delle certezze anche se nell’arte parlare di certezze è sempre difficile. «Tutti sappiamo che l’arte non è la verità. L’arte è una bugia che ci fa realizzare la verità, almeno la verità che ci è dato capire. L’artista deve sapere il modo con cui convincere gli altri della verità delle sue bugie.» La verità delle bugie dell’artista… l’arte è anche questo! «Se egli nel suo lavoro mostra solo di aver cercato e ricercato


di Antonello Risati

il modo con cui realizzare le sue bugie egli non concluderà mai nulla. L'idea della ricerca ha spesso portato la pittura fuori di strada e fatto perdere l’artista in elucubrazioni mentali. Forse questo è stato il principale errore dell’arte moderna. Lo spirito di ricerca ha avvelenato quelli che non hanno pienamente capito tutti i positivi e conclusivi elementi dell’arte moderna e ha fatto loro tentare di dipingere l’invisibile, dunque l’indipingibile.» La naturalezza con cui Picasso vive la sua arte è sconcertante: «Io tratto la pittura come tratto le cose. Dipingo una finestra come guardo da una finestra. Se questa finestra aperta non sta bene nel quadro, tiro una tenda e la chiudo come farei nella mia stanza. Con la pittura si deve agire come nella vita; direttamente. Tuttavia la pittura ha le proprie convenzioni, che è necessario considerare. È per questo che si deve sempre tener d’occhio la presenza della vita.» Parole d’artista risuonano come parole magiche e piene di quell’armonia che è sempre pre-

Dora Maar seduta (1937)

sente nell’arte: «L’artista raccoglie emozioni che vengono da ogni parte: dal cielo, dalla terra, da un pezzo di carta, da una forma che passa, da una tela di ragno. Proprio per questo non si deve far distinzione tra le cose, le quali non sono stratificate per classi. Bisogna prendere quan-

to può servire là dove si trova, ma non nei propri lavori. Mi fa orrore copiare me stesso, ma non esito a trarre tutto quanto desidero da un album di vecchi disegni.» Mai prendere spunto dalle vecchie opere altrimenti la creatività sì annichilisce! Alla prossima! • RS

Ragazza davanti allo specchio (1932)

Il vecchio chitarrista cieco (1903)

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ECCELLENZE

di Daniele Colzani

Torna F M R “ la rivista più bella del mondo”

CREATA DA FRANCO MARIA RICCI PUBBLICA IL NUMERO ZERO DA COLLEZIONE E POI QUATTRO NUMERI OGNI ANNO

F

ranco Maria Ricci, negli ultimi anni della sua vita, aveva coltivato ostinatamente un sogno: recuperare quelle tre lettere dell’alfabeto da cui si era allontanato - FMR - le sue iniziali, ma anche il marchio di una casa editrice che aveva battezzato centinaia di libri meravigliosi e la più bella e diffusa tra le riviste d’arte. Oggi il suo sogno è diventato realtà. La rivista FMR è rinata e il Numero Zero sarà il regalo di Natale della casa editrice Franco Maria Ricci a chi si abbona per il 2022. A rendere questo possibile una nuova redazione, guidata da Laura Casalis alla direzione editoriale e artistica e dal direttore Edoardo Pepino, e un pétit comité di consiglieri, composto da Giorgio Antei, Massimo Listri, Giovanni Mariotti, Gabriele Reina e Stefano Salis. “Nell’editoriale del 1982 - scrive Laura Casalis - Franco Maria Ricci scrisse: «A chi crede che questa mia avventura possa dare all’Italia il primato della più bella rivista d’arte mai esistita, oso chiedere di diventare mio complice e mio sodale. Abbonandosi, o

IL SITO

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regalando l’abbonamento a chi ama e a chi stima, mi aiuterà a far vivere FMR di quella vita vera che né l’assistenza del potere, né il mecenatismo dei consumi, possono dare». Il mondo è cambiato, ma in quelle parole non trovo niente da cambiare.” L’obiettivo di Franco Maria Ricci fin dal 1982, quando lanciò la rivista FMR, fu quello di raccontare e mostrare l’arte come non era mai stato fatto prima. E fu un successo mondiale. L’ambizione della rinnovata FMR è proseguire sullo stesso cammino e offrire al lettore, assieme alla seduzione delle immagini,

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il piacere della lettura. L’originalità delle scelte, l’eleganza della veste, la qualità dei testi uniti ad un’altissima qualità delle immagini saranno simili alla prima stagione di FMR, con la volontà di essere uno stimolo per la fantasia e per la mente, muovendosi in maniera eclettica tra arte, architettura e design. FMR sarà pubblicata in due edizioni, italiana e inglese, e sarà un “dono di stagione”, perché uscirà quattro volte all’anno. È un caso unico di rivista-libro che nasce per essere collezionata e conservata negli eleganti astucci riservati agli abbonati. • RS


di Marina Gianarda

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ITINERARI

Ciak , si gira nell’Emilia cinematografica

UN ITINERARIO NEI LUOGHI DEI FILM NARRATI DA GRANDI REGISTI. CON VISIT EMILIA, LA TERRA DELLO SLOW MIX

L'

Emilia è cinema. È un set cinematografico in continua evoluzione, un eterogeneo film in cui immedesimarsi, viaggiando nell’intreccio narrativo che si snoda tra passato e futuro. Scoprire l’Emilia è percorrere i paesaggi, ammirare gli scorci, visitare le città e vivere le storie rese celebri dalle telecamere di Bertolucci e di altri grandi registi, riconoscere le eterne vicende di Don Camillo e Peppone, guardare alle intuizioni visive di Marco Bellocchio, rileggere la storia del pittore Ligabue nei luoghi dell’opera d’arte cinematografica Volevo Nascondermi, interpretato da Elio Germano, che torna protagonista nel recente film Il signore delle Formiche giato da Gianni Amelio proprio nelle terre e città emiliane. Emozioni da ritrovare, narrazioni da seguire, letteratura

per immagini da leggere nella terra dello slow mix, l’Emilia eclettica e sorprendente, dove ogni viaggio è un’esperienza unica tra cultura, natura ed enogastronomia. Come dimostra anche il nuovissimo film Gli Amigos, ispirato a Sua Maestà il Parmigiano Reggiano. NEL MONDO PICCOLO DI DON CAMILLO E PEPPONE Il viaggio di Visit Emilia nella cinematografia può cominciare da Brescello (RE), le cui strade e piazze sono state scenario del celebre “Don Camillo e Peppone” diretto da Mario Camerini nel 1972. È facile ritrovare qui il mondo piccolo descritto da Giovannino Guareschi, immaginare il parroco e il sindaco, i compagni e i fedeli. Il municipio e la Chiesa di Santa Maria Nascente, che conserva in una

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cappella il crocifisso parlante, sono ancora nella piazza centrale del paese. Invece tanti oggetti di scena, come la moto di Peppone, l’abito d’ordinanza di Don Camillo e le loro biciclette ma anche fotografie scattate durante le riprese, manifesti e ricostruzioni di alcune location, sono nel Museo Peppone e Don Camillo. La locomotiva che tante volte ci ha fatto entrare e uscire dal paese si trova nel parco intitolato a Guareschi, mentre un “sostituto” del carro armato che compare in D o n Camillo e l’On. P e p p o n e riposa pacificamente in Piazza Mingori, vicino al Museo Brescello e Guareschi - Il Territorio e il cinema. Tante le curiosità cinematografiche, come la cappella


di Daniele Colzani

della Madonnina del Borghetto e la campana fatta costruire da Peppone nell’episodio Don Camillo Monsignore... ma non troppo, oggi appesa sotto il porticato di Via Giglioli. Non può mancare una sosta alla casa del sindaco in via Carducci, invece la stazione ferroviaria è alla fine di Viale Venturini.

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che, con il Duomo, il regista ha riutilizzato per le riprese del film La Luna. E come non pensare a Ugo Tognazzi che nelle vesti di Primo Spaggiari nel film La tragedia di un uomo ridicolo, percorre in bicicletta le strade della città, attraversando Via Farini, il ponte Caprazucca e Piazza Garibaldi sotto la pioggia e lasciandosi alle spalle San Giovanni, dove si era celebrato il matrimonio tra Fabrizio e Clelia in Prima della Rivoluzione.

© Enrico De Luigi

Elio Germano è Ligabue nel film Volevo nascondermi

SULLE TRACCE DI LIGABUE Vale la pena una tappa a Campegine (RE) in cui è ambientato il film Il Cammino della speranza di Pietro Germi e a Novellara (RE) che fu ricostruita oniricamente a Cinecittà da Federico Fellini per La voce della luna. Da non perdere Correggio (RE), luogo d’origine di Luciano Ligabue, che qui ha ambientato il suo Radiofreccia, con scene girate anche a Guastalla e Gualtieri. Quest’ultimo è il borgo di un altro Ligabue, il pittore Antonio Ligabue, interpretato da Elio Germano nel film Volevo Nascondermi, girato nel territorio reggiano, tra sterminati boschi di pioppi e le banchine del fiume Po. Con la regia di Giorgio Diritti, il film ha vinto alla Berlinale – Berlin International Film Festival nel 2020 e è stato proclamato miglior film ai premi David di Donatello 2021, con 7 statuette.

cato diversi film alla sua città natale. Come Prima della Rivoluzione, ambientato al Duomo di Parma e in zona Villetta - dove si trova la casa di Cesare in Via Vittime Civili di Guerra - e poi negli interni di Palazzo della Rosa Prati, abitazione di Fabrizio. Il film immortala anche il Parco Ducale e il complesso della Pilotta, location

SALSOMAGGIORE TERME, BUSSETO E AL CASTELLO DI TORRECHIARA I castelli e i borghi storici che circondano Parma non sono sfuggiti agli occhi dei registi e non sfuggiranno ai cineamatori. Sempre Bertolucci ha scelto Roncole Verdi (PR), a poca distanza dalla Busseto del Maestro Giuseppe Verdi, per un momento di Novecento ambientato nella corte agricola delle Piacentine. Invece a Salsomaggiore Terme (PR) si possono rivivere alIl Salone Moresco del Palazzo dei Congressi

PARMA CON GLI OCCHI DI BERTOLUCCI Parma, Capitale Italiana della Cultura 2020+2021, è stata set di molti lavori cinematografici e Bernardo Bertolucci ha dedi-

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cune scene di L’Ultimo Imperatore”ambientato nell’elegante salone moresco del Palazzo dei Congressi. La città termale è spesso scenografia di cinema, come avvenuto con il film Il Carabiniere a Cavalloper la regia di Carlo Lizzani e “Arabella” per la regia di Mauro Bolognini, e come voluto di recente da Gianni Amelio, per il suo nuovo film Il Signore delle Formiche, con Elio Germano, Luigi Lo Cascio e Sara Serraiocco. Incentrato sulla vita di Aldo Braibanti, intellettuale geniale ed eretico messo alla sbarra a fine anni ’60 con l'accusa di aver plagiato un giovane, secondo la denuncia della famiglia conservatrice - un’imputazione dietro cui si celava l’accusa di omosessualità e che lo costrinse a due anni di carcere - è ambientato anche a Busseto, Roccabianca, Fidenza e Piacenza. Tappe imperdibili, luoghi di storia, cultura e di splendidi castelli, tutti da visitare, come il romantico e super fotografato Castello di Torrechiara, che ha fatto da cornice a svariate pellicole, tra le quali Addio fratello crudele di Giuseppe Patroni Griffi, I Condottieri - Giovanni delle Bande Nere di Luis Trenker, Donne e Soldati di Antonio Marchi e Luigi Malerba e, in tempi più recenti, Ladyhawke di Richard Donner.

Massimo Bottura, alle prese con una scuola di cucina e con una sfida a base di Parmigiano Reggiano, che diventa un viaggio alla scoperta delle origini e i segreti del rinomato formaggio. Per riviverne le atmosfere, è bene sperimentare di persona, visitando alcuni dei caseifici in cui nasce questa prelibatezza casearia, senza dimenticare gustosi assaggi.

NEI CASEIFICI DEL FILM SUL PARMIGIANO REGGIANO L’Emilia è cinema anche nella gastronomia. Il re dei formaggi, il Parmigiano Reggiano, è divenuto fonte di ispirazione per un film, da poco andato in onda su Rai 1 e presto online sul sito del Consorzio presieduto da Nicola Bertinelli. Si chiama Gli Amigos ed è stato diretto da Paolo Genovese. Tra i protagonisti ci sono l’attore Stefano Fresi e lo Chef

Alessandro Benvenuti ed Eva Robin's, prodotto dal piacentino Giorgio Leopardi nel 1994. Un tour in cui riconoscere luoghi emblematici della città, come il il Duomo e la stazione di Piacenza, i locali e i paesaggi che si aprono lungo il Po. Marco Bellocchio, regista originario di Bobbio (PC), vincitore della Palma d’Oro d’Onore al Festival di Cannes 2021, ha ambientato nel sontuoso Salone delle feste di Palazzo Anguissola della Rocca Cimafava di

NELLA PIACENZA CINEMATOGRAFICA È il momento di immergersi nella cinematografia del centro storico di Piacenza, set di film come Belle al Bar di e con

Piacenza, alcune scene del suo film Addio del passato, non tralasciando gli affreschi che celebrano la gloria di Alessandro Magno. Una pellicola presentata alla Mostra di Venezia nel 2002, co-prodotta dal Teatro Municipale. Il Palazzo è una tappa da non perdere. Qui è stato girato anche il film Avalanche Express (1978) con Lee Marvin e Linda Evans BOBBIO, BORGO CULT DEL CINEMA E DI BELLOCCHIO Dopo Piacenza è d’obbligo quindi una sosta a Bobbio, luo-

© Cineteca di Bologna, Angelo Novi

Una scena di Novecento di Bernardo Betolucci

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go cult del cinema e tra i Borghi più Belli d'Italia, che accoglie i visitatori con il suo cinematografico Ponte del Diavolo. Il borgo è sede ogni anno del Bobbio Film Festival, diretto proprio da Marco Bellocchio, e di Fare Cinema, corso di alta specializzazione in regia cinematografica. Il celebre regista girò qui nel 1965 il suo film d’esordio: I Pugni in Tasca, con il quale vinse il Nastro d’Argento. Ambientato quasi interamente nel paese in cui la


famiglia del regista trascorreva le vacanze estive, il film si svolge principalmente nella casa di campagna della madre, immersa nella Val Trebbia, mentre per alcuni esterni sono state scelte le curve della strada statale 45 che segue il corso del fiume Trebbia e svela paesaggi naturali indimenticabili. Così come è ripreso il Ponte Gobbo, allora carrozzabile, e il dirupo di Castelletto, luogo dell’apice drammatico della pellicola, che si sposta anche all’interno della torre campanaria del Duomo di Bobbio. Ancora Bellocchio, tra il 1979 e il 1980, ha reso omaggio alla sua terra e ai suoi ricordi infantili nel lavoro Vacanze in Val Trebbia, film documentario autobiografico, girato a Bobbio e dintorni. E poi nel 2010 in Sorelle mai, in cui riconoscere le sponde del fiume Trebbia, che ospitano le vicende degli attori protagonisti Giorgio Bellocchio, Alba Rohrwacher e Donatella Finocchiaro.

A CASTELL’ARQUATO CON LADYHAWKE Se alcune scene di Ladyhawke sono state girate nel Castello di Torrechiara, ce ne sono altre che vedono protagonista lo splendido borgo di Castell’Arquato (PC) con la sua Rocca Viscontea, la Collegiata, i dintorni della campagna di Bacedasco. I protagonisti Matthew Broderick, Rutger Hauer e Michelle Pfeiffer fanno vivere qui la storia d’amore della bella Isabeau e del nobile Navarre condannati ad essere sempre insieme, ma eternamente divisi dalla maledizione che il malvagio vescovo ha lanciato contro di loro. A questo punto, il tour può proseguire a Cortemaggiore (PC), dove Francesco Rosi ha girato, con attinenza alla real-

Il Castello di Torrechiara

tà dei fatti, alcune scene de Il Caso Mattei. Mentre la Diga di Mignano in Val D’Arda ha offerto il teatro per l’epico finale de I lupi attaccano in branco, con Sylva Koscina e un baffuto Rock Hudson. Infine, nel 2012, nel piacentino è stato girato La finestra di Alice, regia di Carlo Sarti con Sergio Muniz, Debora Caprioglio e Fabrizio Bucci. • RS

© Giacomo Turco - Credit Visit Emilia

Uno scorcio di Bobbio e del Ponte Gobbo

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TUTTO MONDO Il nuovo album di figurine racconta la grande Bellezza del mondo attraverso l’Arte. Un fantastico viaggio alla scoperta dei capolavori realizzati da artisti di tutto il mondo, per raccontare le tradizioni, i miti e le leggende delle grandi civiltà, scoprendo come differenti culture hanno risposto alle grandi domande dell’uomo. 91 IN EDICOLA e su www.artonauti.it


SCUOLE

di Silvia Arosio

A Milano la prima scuola di fotografia di danza italiana

IL PROGRAMMA MILANESE COMPRENDERÀ TRE WEEKEND DI FORMAZIONE CONDOTTI DA ESPLORAZIONI CONTEMPORANEE

È

iniziato lo scorso 27 novembre un programma milanese che comprenderà in tutto tre weekend di formazione condotti da Esplorazioni Contemporanee, l’associazione pioniera di un percorso formativo basato sull’improvvisazione e in grado di unire tre discipline DANZA, FOTOGRAFIA e MUSICA in un’arte sola.primo percorso formativo dedicato completamente alla danza, unico in Italia che vuole guidare gli allievi alla scoperta del proprio talento, nello sviluppo di un proprio stile e della propria e distintiva personalità artistica. Uno spazio di laboratorio itinerante in cui tre discipline si fondono in una sola espressione, giovandosi anche della linfa

portata dall’arte dell’improvvisazione, capace di rendere ogni momento irripetibile, esclusivo, introspettivo e terapeutico per l’artista e lo spettatore. Esplorazioni Contemporanee (EC) è un luogo di confronto e crescita per artisti, docenti e studenti. Uno spazio di libertà creativa in cui convergono diverse esperienze sensoriali. Nasce nel 2017, nel 2020 diventa associazione culturale e ad oggi conta tre dipartimenti distinti, ma convergenti: EC DANZA coordinato da Marta Molinari e Laura Ziccardi EC FOTOGRAFIA, da Sonia Santagostino ed EC MUSICA da Davide Anzaldi, insegnanti provenienti da scuole eccellenti come l’Accademia della Scala, l’Istituto Italiano di Fotografia, la Civica Scuola Paolo Grassi. Ora Esplorazioni Contemporanee prosegue il suo percor-

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so itinerante, dopo il successo registrato fra le colline di Gavi (AL), e continua dal 27 Novembre fino a primavera a Milano. Tre sessioni in altrettanti weekend, in cui per ogni linguaggio verranno proposti workshop, seminari e sessioni di aggiornamento coordinate dai nostri dipartimenti. • RS

IL SITO

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ATTIVITÀ

di Daniele Colzani

Arte e scienza insieme

per il progresso dell u ' omo

UN PROGETTO INEDITO DI FONDAZIONE GOLINELLI: ARTE, SCIENZA, MUSICA E POESIA E UN’INSTALLAZIONE SITE SPECIFIC

S

abato 22 gennaio alle ore 19 all’Opificio Golinelli, va in scena un evento fuori dall’ordinario: Le parole e il vento, inseguendo aquiloni, una performance di arte, scienza, musica e poesia che vedrà protagonisti un collettivo di artisti visivi, poeti, scienziati, narratori, attori e musicisti. Per l’occasione, Michelangelo Penso realizzerà un’istallazione site specific presso il Centro Arti e Scienze Golinelli. Nel nuovo mondo che il dominio tecnico ha inaugurato rischiano di rimanere neglette la parola e le arti: bagaglio, viceversa, di vitale importanza da portare con noi nel futuro. È dunque necessario riproporre l’antica alleanza tra arte e scienza: patto che ha consentito il progresso dell’uomo mantenendone la misura e la dignità. È l’immaginazione che guarda al cielo a muovere pensieri e intuizioni, sulla scia degli aquiloni che i bimbi lanciano al vento. Non sarà dunque una semplice esibizione quella a cui si assi-

sterà all’Opificio Golinelli, ma un esperimento di trasmissione sinergica di parole, suoni e immagini per comunicare sentimenti, oltre che concetti, di fiducia nel presente che stiamo vivendo e nel futuro, seppur imprevedibile, che ci attende. La performance, a ingresso libero, si articolerà in cinque parti, un prologo, tre atti centrali e un epilogo. Ciascuna parte vedrà un intrecciarsi e ripetersi ritmico di interventi, contributi scientifici, letture di poesie, esecuzioni di brani musicali e corali. Il prologo riguarderà il “Principio” e avrà al centro il concetto di pa-

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rola come principio di ordine e dominio, dono di Dio all’uomo al momento della creazione. A seguire il primo atto dedicato al “Creato” in cui Michelangelo Penso illustrerà la genesi e il senso della sua opera site specific. Il secondo atto è dedicato al “Presente” e il terzo sarà incentrato sul “Futuro”. L’epilogo cercherà di ritrovare, nel segno della bellezza, un cielo dove volare, un orizzonte dove esprimere la propria identità, come si intravvede nelle parole di Andrea Zanotti. Esso si concluderà con le note di The sound of silence sprigionate dalle chitarre di Poggipollini e Zanetti e con il canto del Coro della SOSAT Terra di Libertà. Le luci che andranno poi a illuminare l’opera site specific di Penso Physarum polycephalum, 2022 (omaggio a Gaston De Pawlowsky), mentre bambine e bambini libereranno al cielo, come aquiloni, lanterne cinesi volanti, a simboleggiare la loro speranza di futuro. Per info: www.fondazionegolinelli.it • RS


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MOSTRE

Una Voce per San Marino e voli all’Eurovision Song Contest 2022

UCITIS AUT ET VOLUPTIST ENDAM ET ABOREM DITAESS ITATEM ARUME DOLORITIS VELIBUS, SINUS.

L

a Media Evolution srl ha organizzato un Festival musicale offrendo una preziosa opportunità agli artisti italiani e stranieri per incontrarsi, esibirsi e confrontarsi tra loro. I nove selezionati, parteciperanno alla Finalissima accanto a nove artisti Big e il vincitore assoluto parteciperà di diritto all’Eurovision Song Contest 2022 in rappresentanza della Repubblica di San Marino. La Media Evolution s.r.l. è una società di diritto Sammarinese che si occupa di consulenza e assistenza aziendale, consulenza commerciale e promozionale, Produzione Eventi, organizzazione e gestione di convegni, mostre, concorsi, manifestazioni, tournée, attività pubblicitaria, marketing e Corsi di Formazione. La società ha compagine una

sociale costituita tra Astralmusic s.r.l., l’Avvocato Vittorio Costa e Denny Montesi, amministratore unico avente cittadinanza sammarinese.

IL SITO

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• Astralmusic s.r.l.: agenzia di rappresentanza artistica per gli operatori dello spettacolo che offre consulenza artistica e fiscale, produzione discografica, promozione e organizzazione eventi con sede legale a Castelplanio nelle Marche e altre sedi a Roma, Milano, Londra e Doha in Qatar. Ha realizzato la nuova piattaforma digitale Online musiclife. live, creata per la formazione professionale nello spettacolo e nella musica, “luogo di incontro” per musicisti, cantanti, compositori, registi, attori, professionisti, produttori e appassionati di musica. Christine Grimandi e Simon Lee dirigono sulla piattaforma l’Accademia Global Arts che annovera alcuni tra i migliori docenti del West End di Lon-


di Christine Grimandi

dra. Astralmusic collabora con la Universal Italia, Rai, Mediaset, Vivo Concerti e Saludo e sviluppa progetti per orchestre, compagnie di spettacolo e teatri. Ha fornito consulenza ai musicisti per i tour di Ultimo, Bocelli, Laura Pausini, Giorgia, Max Gazzè, Tiromancino, Simone Cristicchi, Ron, Raf/Tozzi, De Gregori, Alex Britti, Carmen Consoli e Luca Barbarossa, alle produzioni di musical come Notre Dame de Paris e Aggiungi un Posto a Tavola, all’Orchestra Italiana del Cinema per il Natale in Vaticano, Renato Zero e Claudio Baglioni, a produzioni tv come Netflix TV2000, Goldenart Production, San Marino TV e altre. Inoltre è Astralmusic Academy, con un team di docenti nazionali ed internazionali e rilascia certificazioni europee. • Avv. VITTORIO COSTA: Cavaliere della Repubblica Italiana - Avvocato Cassazionista: Nr. Iscrizione 2405 (iscrizione del 23/11/1992) con studio in Bologna - Revisore Uff. dei conti: Nr. Iscrizione 16410 (Decreto Ministeriale del 12/04/1995, pubblicato Gazzetta Ufficiale

21/04/1995, Fascicolo 31/Bis) - Servizio Militare: Scuola Militare AUC di Aosta Corso 101: Servizio S.Ten.Complemento Btg Alp. Feltro (poi Tenente dal 1980). Alcuni incarichi professionali attuali: Consigliere di Sorveglianza della SIAE - Membro Commissione Musica - Revisione Ufficiale su nomina del Presidente del Tribunale di Bologna, dell’Ordine degli Avvocati di Bologna - Responsabile legale della FIPI (Federazione Internazionale Proprietà Intellettuale) con sede a Milano. L’inizio della professione risale al 1981, con indirizzo civilistico societario e relativi aspetti fiscali. Negli anni è divenuto il legale e Business Affair di Artisti come Zucchero dal 1985, Angelo Branduardi, Vasco Rossi, Jovanotti e tanti altri. Premiato con 3 Telegatti è diventato produttore

di artisti internazionali. Ha realizzato Tour dei Simple Minds, Simply Red, Eurythmics, Annie Lennox, Tina Turner, U2, Pink Floyd e ha collaborato alla realizzazione del concerto di Venezia con riprese mondo-visione, tanti altri artisti ed eventi tra cui il Modena Park. La sua consulenza e assistenza legale segue Artisti, Musicisti, Autori, Produttori Fonografici, Arrangiatori - Direttori D’Orchestra, Editori Musicali - Cinematografici. • Denny Montesi: affascinato dallo show-biz, comincia ad organizzare concerti, approda al mondo della notte, diventando così il più giovane imprenditore del settore e infine apre locali di successo, ristoranti e luoghi di intrattenimento. Fonda due società di pubblicità, comunicazione e intrattenimento e una società di servizi nautici ed aeronautici. Sempre un passo avanti dal mainstream, innamorato delle rivoluzioni finanziarie e dell’innovazione tecnologica ha fondato società di produzione di energia elettrica. I mondi di Denny e il suo carattere lo consacrano un “collante” naturale fra gruppi e generazioni, sempre impegnato e coinvolto in operazioni pubblicitarie e comunicazione. LA GIURIA DEI CASTING Una Giuria Casting altamente qualificata del Festival ha selezionato oltre 450 concorrenti provenienti da tutte le parti del mondo. Premi in denaro verranno assegnati al 1°, al 2° e al 3° classificato. Ecco i componenti: • Emilio Munda: produttore, compositore e autore per Il Volo, Umberto Tozzi, France-

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sco Renga, Nina Zilli, I Nomadi, Michele Bravi, Dear Jack, Paolo Meneguzzi, Gemelli Diversi, Valerio Scanu e per altri artisti di talent come The voice, Amici e XFactor. Ha conquistato diversi Dischi d’Oro e di Platino, per due volte consecutive vince il podio al Festival di Sanremo. • Roberto Costa: bassista, fonico, arrangiatore e produttore per Lucio Dalla, Stadio, Ivan Graziani, Ron, Luca Carboni, Mina, Gianni Morandi, Luca Barbarossa e Luciano Pavarotti. Autore e produttore di musiche per il cinema, il teatro e la televisione. Esperto di Area Professionale/Qualifica all’interno del SRFC della Regione Emilia Romagna per la formazione di Tecnici del Suono certificati. • Steve Lyon: londinese è un tecnico del suono, un produttore e ha collaborato con i gruppi musicali dei Depeche Mode, The Cure, Sir Paul McCartney, Siouxsie and the Banshees, Recoil, Amplifier, Reamonn, Suzerain, Subsonica, Marco Guazone, Mirko e il Cane, Laura Pausini, 99 Posse, Eros Ramazzotti. Numerosi Dischi di Platino e d’Oro e due Latin Grammy. • Mimmo Paganelli: produttore indipendente e consulente musicale. Direttore artistico della EMI. Ha collaborato con Rino Gaetano, Mia Martini, Ivan Graziani, Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Renato Zero per la

RCA; Vasco Rossi, Francesco Guccini, Roberto Vecchioni, Franco Battiato, Angelo Branduardi, Ivano Fossati, Tiziano Ferro, Mango, Edoardo Bennato, Stadio per la EMI. • Maurizio Raimo: manager e produttore discografico ha collaborato con David Zard, Mireille Mathieu, Charles Aznavour, Alain Delon, Raquel Welch, Franco Battiato, Riccardo Cocciante, Amanda Lear, Franco Califano, Loredana Bertè, Dionne Warwick, Notre Dame de Paris, Tale e Quale Show, I Fatti Vostri e Olimpiadi Tokyo 2020. Direttore Artistico del Concerto di Natale in Vaticano. • Nabuk: produttore e musicista per Jovanotti, Pino Daniele, Eros Ramazzotti, Giorgia, Gianni Morandi, Negrita, Ambra Angiolini, ha diretto l’orchestra del Festival di Sanremo per Denny Losito. Compositore di colonne sonore per film e documentari per Rai, Mediaset, Netflix e Sky. Produttore internazionale di Jazz-World music e Pop-Dance House. Inoltre è parte della Giuria Casting del Festival anche la cantante, interprete e attrice Roberta Faccani. L’ho intervistata per voi. Roberta sei riconosciuta dalla platea nazionale per la tua

carriera piena di successi in campo musicale, ricordiamo il 3° posto nella categoria band al Festival di Sanremo con i Matia Bazar. Ti abbiamo applaudito sui palcoscenici teatrali di tutta Italia interprete di tanti musical, tra cui Zerovskij al fianco di Renato Zero, tuo grande amico. Hai all’attivo oltre 30 anni di Carriera e ora, qui al Festival, accanto a prestigiosi nomi, sei stata chiamata a giudicare le giovani leve. Quanti ragazzi hai incontrato? Il numero esatto dei giovani partecipanti non lo so, ma posso dirti che sono tantissimi e provengono da ogni parte del mondo! Sono state tante le selezioni e i casting per scegliere i finalisti. Il Festival è molto ambito perché è per molti giovani un trampolino di lancio. L’artista vincitore rappresenterà la Repubblica di San Marino all' Euro Vision Song Contest e noi abbiamo ricercato la qualità, non solo vocale ma abbiamo attentamente valutato le scelte delle sonorità negli arrangiamenti, le composizioni e il contact dell’artista sul palco. Fattore molto importante, perché per tenere la scena, bisogna essere ben preparati. E’ un’importante appuntamento mediatico l’Eurovision, con una diretta televisiva. Gli artisti, oltre cantare, devono saper bucare lo

Roberta Faccani con I Matia Bazar

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schermo anche con movimenti e coreografie. Sei Vocal Coach e sei l’ideatrice del metodo didattico La Fabbrica del Cantante attore. Tra i tanti solisti e le band che si sono esibiti sul palcoscenico del Teatro di San Marino, quale livello hai trovato? I finalisti che ho seguito della categoria emergenti saranno nove e gareggeranno con i big alla Finalissima. Tra gli emergenti ho riscontrato un buon livello medio con qualche punta di ottimo professionismo. Mi sarei aspettata più eccellenze, ma l’emergenza sanitaria non ha permesso a molti di viaggiare. Ho ascoltato belle voci senza dubbio, ma a noi interessava soprattutto trovare una canzone inedita, interessante, inserita in un suo chiaro progetto artistico. Dopo questa esperienza, che consiglio ti senti di esprimere per le promesse musicali del nostro prossimo futuro? Studiare è indispensabile e intendo soprattutto studiare se stessi, non solo per quanto riguarda la preparazione vocale, ma è necessario comprendere cosa si vuol dare al pubblico di nuovo, diverso, non ascoltato e mai scontato, sia a livello di sound che di scrittura e immagine. Una bella voce e un brano musicale mediocre, oppure poca presenza scenica o viceversa è, a mio avviso, è un prodotto musicale nel su insieme non sufficientemente completo e quindi non valido per accedere a un concorso internazionale dove, una nuova proposta musicale, deve convincere un pubblico eterogeneo. Oggi, purtroppo, tanti ragazzi sono abituati al karaoke. Questo è un problema perché non si rendono conto che un cantante deve essere anche un musicista, maga-

ri non strumentista, ma è necessario che comprenda come usare la voce in modo corretto, idoneo e/o secondo lo stile proposto. Faccio un esempio: sento spesso cantare soul come si canterebbe una canzone melodica italiana, oppure cercano di imitare un big pensando che essere un clone possa fare impressione. Così facendo non si è mai credibili e non si fa la differenza. Ci sono, però, rare eccezioni di cantautorato dove gli artisti hanno le idee chiare. Suggerisco ai giovani interpreti di affiancarsi a un team che possa aiutarli a lavorare contemporaneamente sulla loro personalità. Un gruppo di professionisti può aiutare a fare le scelte artistiche giuste e successivamente potrà seguirli durante la crescita professionale. Questo è il metodo che insegno ai miei allievi nell’Accademia la Fabbrica del cantante-attore e poi li accompagno con la mia etichetta discografica Bandidos Records per produrre i loro inediti. Ho creato questo progetto non solo per insegnare la tecnica vocale, ma anche per preparare le giovani promesse ad ogni repertorio ed esperienza. E’ un percorso completo per non lasciarli soli che comprende lezioni di vocal

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coaching live e in studio, scrittura, arrangiamento, creazione immagine, realizzazione videoclip e promozione con un serio ufficio stampa che possa seguirli per i social, le radio e le tv. Oggi è un’intricata giungla il mondo dello show-biz, i posti sono pochi e i falchi sono tanti e sempre in agguato. Vorrei che le velleità dei giovani talenti non si arenino di fronte alle difficoltà odierne. Grazie a una squadra di professionisti che ho unito in tanti anni di carriera, cerchiamo di dare delle risposte a chi vuole emergere per trasformare la passione in professione con risultati seri. Due realtà concrete al servizio dei giovani con sede nelle Marche. Tutte le info: www.robertafaccani.it SAN MARINO ALL'EUROVISION SONG CONTEST La Repubblica di San Marino ha partecipato all’Eurovision Song Contest nel 2008 e stabilmente dal 2011, con tre finali conquistate nel 2014, nel 2019 e nel 2021. Lo stato già si era interessato all’evento a giugno 2007 (poco dopo la fine della 52ª edizione), poi 5 mesi dopo, il 22 novembre, è arrivato l’annuncio del debutto della piccola repubblica, la cui televisione di Stato è San Marino RTV. Il piccolo stato è anche il 50º in assoluto a prendere parte all’Eurovision. San Marino RTV ha sempre trasmesso l’evento nella sua integralità, compresa la semifinale in cui non possiede il diritto di voto. Oltre sul canale televisivi, l’evento viene trasmesso anche via radio e streaming online, con il commento in lingua italiana dei conduttori radiofonici Lia Fiorio e Gigi Restivo. • RS


RADIORAMA

At-tenti: sul web

sfila Radio Esercito!

È "LA RADIO CHE MARCIA AL TUO FIANCO", UN PROGETTO SONORO DI INCLUSIONE E DI PACE

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o slogan dell'emittente è semplice ma molto efficace: la Radio che marcia al tuo fianco! Un cammino, quello di Radio Esercito, una bella iniziativa dello Stato Maggiore dell’Esercito - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione e il 28° reggimento per le Comunicazioni Operative “Pavia”. Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito ha acconsentito alla creazione di una radio di Forza Armata rispondente alle esigenze di comunicazione istituzionale interna dando il via a un periodo di “sperimentazione” sulla rete interna (intranet) dell’Esercito Italiano. Il 15 luglio del 2019, una volta rodati i motori, la radio inizia ufficialmente le trasmissioni, sbarcando sul web il 6 luglio 2020, in supporto a quel processo di interscambio della realtà militare con l'eterogenea platea di ascoltatori del mondo “civile”. Un modo sicuramente innovativo per far conoscere all’esterno la comunità militare, i suoi impegni quotidiani e le sue attività in favore della popolazione, in patria cosi come all’estero, coerentemente coi propri contenuti e valori. Una vera e propria emitten-

te "in mimetica", che vanta un diffuso ascolto da parte del personale in servizio alla ricerca di un’informazione tempestiva e di intrattenimento leggero. Un target preciso per il quale viene stilata una selezione musicale molto particolare, composta dai successi attuali ma con inserimenti di musica anni '80, '90

A NAPOLI ONDA WEB FESTEGGIA I MITICI '80 • Un'operazione ambiziosa dell'emittente napoletana Onda Web (www.ondawebradio.com): celebrare la meravigliosa musica degli anni '80 attraverso una serie di grandi manifestazioni, con 21 giovani interpreti e ospiti di fama. L'inaugurazione doveva essere lo scorso 9 gennaio con una serata dedicata al 1980, da svolgersi presso il Duel Club di Pozzuoli, centro importante di tutti i concerti locali di artisti di tendenza. Rimandata per covid, attendiamo fiduciosi.

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e 2000, che non disdegna assolutamente neanche il rock. Sette giorni su sette, 7 giorni su 7, musica no-stop h24 con speaker in diretta dalle 9,00 alle 17,00 e news di interesse militare. Grandi ospiti della musica e dell'attualità (206 grandi nomi in 247 giorni di diretta nel 2021!), con 30 persone coinvolte stabilmente nello staff, ai verici del quale troviamo il generale C.A. Pietro Serino come editore, il Colonello Vincenzo Lipari in qualità di Direttore Artistico e il Tenente Colonnello Alessandro Faraò alla Direzione dei Programmi. Il numero dedicato Whatsapp 366 5756028 riceve i messaggi che vengono puntualmente letti in onda, seguila su http://www.esercito.difesa.it/Radio-Esercito. • RS


di Luca Varani

HEAVY ROTATION Aria di New York

Con un piccolo aiuto dei miei amici...

IL DISCO DI UN ARTISTA SARDO, PROMOSSO DA UNA LABEL IN USA

• Secondo singolo per la brava interprete pugliese Ann DreA (al secolo Marina Perrone, che ritorna con un nuovo singolo fortemente radiofonico - dopo il bell'esordio di Centomila volte, caratterizzato da un'atmosfera elettronica sottilmente drammatica e da un testo con alcune immagini attuali e fantasiose. Una canzone per la quale è facile prevedere un ottimo futuro! Scritta dal famoso autore e produttore toscano Marco Falagiani, esce su tutte le piattaforme digitali in collaborazione con l'etichetta bolognese Teorema Music, capitanata dall'esperto Luciano Nicolini, in passato - fra gli altri stretto collaboratore di Lucio Dalla e di tanti altri nomi della grande canzone italiana.

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scito negli USA su etichetta 7D Media/Third Star lo scorso novembre, l'esordio solista del musicista sardo Marco Mattei - Out Of Control - comincia a far parlare di sé anche qui in Italia. merito di una precisa qualità artistica, al servizio di un progetto nel quale trovano posto in maniera assolutamente armonica ed equilibrata le varie influenze che caratterizzano il percorso del suo creatore. Senza naturalmente dimenticare l'apporto prezioso di alcuni grandi nomi come Tony Levin (Peter Gabriel, King Crismon, Stick Men), Pat Mastellotto (Mr. Mister, King Crismon), Jerry Marotta (Peter Gabriel, Steely Dan) e Chad Wakerman (Frank Zappa). Con la logica tutta beatlesiana del with a little help from

my friends, anche il nostro Fabio Trentini, eccellente bassista (per un certo periodo con Le Orme) e produttore ha partecipato con entusiasmo alle session. Il risultato è un disco di grande pregio, caratterizzato da atmosfere differenti, con echi che vanno dalla world music di Peter Ga-

briel (Would I Be Me) al prog in stile King Crimson (Picture In A Frame), senza tralasciare il rock blues, grande amore chitarristico di Maffei (con la sua sei corde in grande spolvero in Tomorrow e Gone). Lo trovate sul suo sito www. marcomattei.art. • RS

ANCHE I COCCODRILLI FANNO ROCK • Un libro originalissimo, firmato dalla coppia Guaitamacchi-Bacciocchi che raccoglie band, canzoni, strumenti, cuccioli delle star... e che racconta i legami più interessanti e divertenti tra il mondo delle 7 note e quello degli animali, un contesto nel quale il pop rock ha fortemente subito il fascino ispirativo, sia che si trattasse di teneri cuccioli, belve feroci, insetti, serpenti o volatili. Dai Beatles agli Scorpions, dagli Animals agli Eagles, dai Dik Dik ai Pooh, sono stati centinaia i gruppi che, dagli anni '50 a oggi, hanno preso il loro nome dal mondo animale.

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INTERVISTA

Victoria Torlonia:

l e ' leganza è la vera

essenza della moda ECCELLENZA NEL PANORAMA ROMANO E PROMESSA DEL FASHION BUSINESS MONDIALE

P

er me avere stile significa avere consapevolezza del proprio corpo ed esaltarne le caratteristiche”: così parla Victoria Torlonia, astro nascente della moda cresciuta in quella fucina di talenti che è l’Accademia di Moda e Costume di Roma e consacrata alle passerelle nel corso dell’ultima AltaRoma2021 con la capsule collection Naturae. Victoria come nasce la tua passione per la moda e come sei riuscita a trasformarla in un brand che porta il tuo nome? La moda è stata sempre una passione. Fin da bambina mi piaceva personalizzare i miei abiti con piccoli dettagli che li rendessero originali. Crescendo ho continuato ad amare questo mondo in tutte le sue sfumature coltivando anche la passione per la fotografia che mi è stata trasmessa da mio padre. Frequentare l’Accademia di Costume e Moda a Roma è stata il passo decisivo perché mi ha fornito gli strumenti giusti per trasformare la mia passione in un business. Una delle tue ultime capsule-collection,

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di Andrea Iannuzzi

Naturae, presentata nel corso di Alta Roma 2021 si fa carico dell'importantissimo tema della sostenibilità ambientale. Ne tieni conto anche in fase creativa,per esempio nella scelta dei tessuti dei tuoi abiti? La capsule Naturae si rifà al mondo della natura sotto diversi aspetti, dalla scelta dei colori, a quella dei materiali. Nel rispetto della sostenibilità cerco di optare per tessuti 100% naturali come la seta, il cotone, la pura lana, la viscosa. Ci tengo a contenere i consumi producendo un campionario per collezione, e mi affido a mani “artigiane”, tutte sul territorio italiano, con decenni di esperienza. Di origini russe ma dal cuore profondamente italiano. Come si coniugano queste due anime nel tuo modo di intendere la moda? Il legame sta esattamente al centro, per così dire: la Russia è un Paese grande dalle grandi tradizioni: siamo tenutari, per esempio, delle più antiche tecniche di ricamo e ciò si coniuga perfettamente con la grande attenzione che l’Italia pone nei confronti dell’artigianato. L’Italia era in qualche modo il Paese perfetto dove realizzare il mio sogno. Chi sono oggi le tue icone di stile? C'è una star italiana o internazionale che ti piacerebbe vestire? Le mie icone di stile sono diverse, come è diversa la bellezza di ogni donna. Per me avere stile significa avere consapevolezza della propria fisicità ed esaltarne le caratteristiche. Se proprio devo scegliere un’icona da vestire direi Charlize Theron, donna e attrice che ho sempre ammirato

per la sua bellezza e per la capacità di adattarsi a ruoli non sempre facili. Si è da poco conclusa la settimana della moda a Parigi. In generale quali saranno le tendenze della prossima primavera - estate, a livello di capi e colori? Le tendenze lanciate per la p/e 2022 sembrano ricondurre ai colori e alla vestibilità tipiche degli Anni ’90-2000: torna l’ombelico scoperto, la minigonna. In generale è tanta la voglia di spensieratezza, dopo il periodo difficile che abbiamo vissuto e ogni brand declina questo tema secondo i suoi canoni. Un anno fa il caso della modella armena Armine Harutyunyan ha riportato all'attenzione il tema dell inclusività della moda. Quanto ancora c è da fare secondo te in questo senso? E qual'è il tuo impegno per rendere l' alta moda sempre più alla portata di tutte,a prescindere da stantii canoni di bellezza o taglie?

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Il caso della modella Armine Harutyunyan,ci fa pensare a quanto sia difficile scardinare lo stereotipo della bellezza che per anni ci hanno proposto sulle passerelle. Una donna è femminile ogniqualvolta sia messa nelle condizioni di esserlo a prescindere dalla fisicità. Per questo credo molto nel valore della sartorialità e dell’artigianalità, perchè facciamo sì che sia un abito ad adattarsi a chi lo indossa e non viceversa. • RS

IL SITO

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SONAR

di Luca Varani

SURFANDO NEL MARE MAGNUM DELLA MUSICA ALLA RICERCA DELL'ONDA PERFETTA Joseph Bruno JOSEPH

Frank Zappa ZAPPA

Primo, riuscito album solista, dopo alcune esperienze in ambiti davvero trasversali. "Joseph" ha un suono a cavallo tra gli '80 e i primi '90, con influenze rock elettroniche nel segno della migliore new wave, con una predisposizione precisa nei confronti della melodia. (Some Music)

Triplo album deluxe che rappresenta la colonna sonora del bellissimo documentario diretto da Alex Winter, contenente materiale inedito e alcuni estratti dal monumentale catalogo del grande musicista di Baltimora, scomparso nel dicembre 1993. (Zappa Records)

Clerc SO COLD Ad ogni uscita Jan De Clercq stupisce per estro ed originalità... e stavolta si è superato! Dotato di una scrittura di ottima qualità, il cantautore italo-fiammingo caratterizza le sue creazioni con tocchi sapienti di melodia e sottili rumorismi. (Teorema Music)

Forse non lo sai che,,,

QUISQUILIE SEMISERIE E PINZILLACCHERE ROCK

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nche per i Litfiba è arrivato il momento di dire "addio" in modo definitivo alle scene. Pelù e Renzulli lo faranno con una nuova reunion che affronterà i live del prossimo anno coi quali si chiuderà la carriera: “Sarà il più grande tributo alla nostra storia” ha dichiarato il Piero. Gli Elio e Le Storie Tese, che anni fa cantavano "Litfiba tornate insieme"... possono ritenersi soddisfatti, no? • A proposito della band milanese capitanata dall'imprevedibile Elio... sulla piat-

taforma Bandcamp sono stati pubblicati 161 album live, registrati dal 2004 al 2010. Si tratta dei famosi Cd Brulé, le registrazioni istantanee delle loro serate che potevano essere acquistate dai fan alla fine di ogni esibizione. Tutti gli show sono ascoltabili gratuitamente in streaming e disponibili per il download al prezzo più che popolare di 6 euro l'uno. La trovata di “fotografare” e rendere disponibile

in tempo reale i propri live gli Elii la presero a prestito dai Pearl Jam, che iniziarono a rendere disponibili i propri bootleg ufficiali già quattro anni prima, nel 2000, e che continuano a farlo ancora oggi: complessivamente le copie della collana Official Bootleg vendute fino a oggi dalla band di Vedder superano abbondantemente i 13 milioni di pezzi. Un bel business... • RS

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INTERVISTA

Le mille sfaccettature di Matilde Rosati

UNA GIOVANE DONNA ED ARTISTA COMPLETA, AMA CONFRONTARSI COL NUOVO E CON L'INEDITO, SENZA FERMARSI MAI ED AFFRONTANDO PUNTUALMENTE NUOVE SFIDE

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i Matilde Rosati, talentuosa cantautrice pratese, ce ne siamo già occupati in passato, sottolineando la sua poliedricità professionale che la vede, al contempo, cantautrice, avvocato (con una tesi sui Diritti musicali nell’era delle nuove tecnologie informatiche e della società dell’informazione) e consigliere comunale nella città dov'è nata, Prato. Una donna, una cantautrice impegnata socialmente e appassionata della musica come della vita, col dono non comune di riuscire a coinvolgere l’ascoltatore nella profondità della sua voce. Dopo l’esordio discografico ad ottobre 2021 con il singolo Un avatar di noi su etichetta Falagiani Music Label & Publishing/Teorema Edizioni Musicali, Matilde è recentemente tornata col nuovo singolo, Non so più chi sei, scritto a 4 mani con il famoso autore sanremese, produttore e compositore Marco Falagiani, coadiuvato dalla vocal trainer Valentina Galasso. Una canzone che parla di come, in questo folle tempo delle contraddizioni e degli opposti, delle fazioni in guerra per il nulla e dei filosofi da aperitivo, scegliere

a volte può trasformarsi in un limite. Meglio camminare sul filo del dubbio e magari anche cadere, sbattendo sul muro dell’incertezza. Un testo semplice ma in grado di fotografare bene uno stato d’animo preciso, alimentando il sottile senso di straniamento e di confusione d’identità che la canzone evoca. Dal punto di vista musicale, l’inizio sornione del brano caratterizzato da un’atmosfera sottilmente reggae, sfocia in un cantato quasi rap e poi, dopo gli accordi di pianoforte, si apre in una modalità funky. Un bel mix di suggestioni diverse che

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di Luca Varani

© Lollilabel 2022

si amalgamano bene fra loro, mantenendo una coerenza di fondo, impreziosito anche da un accenno di scat - pratica usuale nel jazz (che fa parte del background di Matilde) – che contribuisce ad allargare questo caleidoscopio di influenze differenti. Attenta alle parole ma anche al look (aspetto imprescindibile nel panorama musicale attuale), Matilde ha da poco iniziato a collaborare con l’emergente azienda pratese di moda Lollilabel, iniziando un percorso alla ricerca della migliore coniugazione tra note musicali ed immagine, col prezioso supporto della stilista toscana Valentina Bellini. L'INTERVISTA Racconti ai nostri lettori questa tua nuova canzone Non so più chi sei? Si tratta di un brano che rappresenta in maniera efficace, anche attraverso alcune immagini opposte e sottilmente paradossali, uno stato d’animo preciso, fatto di smarrimento e isolamento. Si tratta di situazioni che tutti siamo stati chiamati da marzo 2020 a fronteggiare, rimettendo in discussione le nostre certezze ma offrendoci la fondamentale occasione di rivalutare le nostre priorità. Una canzone che può essere considerata una sorta di “resa

dei conti” con noi stessi? In un certo senso sì perchè, volendo, ci permette di valutare quello che davvero conta nelle nostre vite... ma dove il nostro smarrimento può anche creare un ostacolo nel riconoscimento degli altri. Temi attuali e certamente piuttosto “densi”, resi però attraverso un ritmo reggae che sfocia in seguito in una ritmica funk, nella quale mi sono divertita anche a cimentarmi con lo scat, una particolare tecnica jazzistica che fa parte sia del mio background da ascoltatrice ma legata anche ai miei studi musicali. Con la produzione di questo progetto hai anche girato un videoclip, strumento ormai sempre abbinato alla canzone distribuita sulle varie piattaforme, giusto? Si tratta di un clip, diretto da Marzio Benelli, volutamente semplice ma caratterizzato da alcuni dettagli importanti come le scarpe rosse che indosso, simbolo dei diritti delle donne contro la violenza di genere e pure una maschera, quella che simbolicamente a volte utilizziamo, per confonderci e difenderci. Nella vita tu sei un avvocato che, ad un certo punto, ha deciso di concentrarsi pure sulle aspirazioni musicali: come vivi queste due realtà parallele? Parallelo è un attributo calzante, perché le due cose si sono sempre mosse di pari passo. La musica non è stata relegata a un mero sogno nel cassetto, aspettando passivamente che passasse un treno o un colpo di

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fortuna. Ho lavorato sodo per cercare di migliorarmi e ancora m’impegno per farlo, per condividerle e - come diceva il grande Enzo Jannacci - “vedere di nascosto l’effetto che fa” una mia canzone su chi ascolta. Se ti chiedessi di nominarci di getto qualche nome della musica che ti sta particolarmente a cuore… chi citeresti? Senza dubbio Lucio Dalla. Com’è profondo il mare è uno dei suoi brani che mi ha toccato di più perché esprime una concezione perfetta del mondo attuale e contiene tanti temi: la mancanza di lavoro e, quindi, di decoro, la figura del mistico che inventa la commozione per rimetterci d’accordo tutti - e ce ne sono tanti, troppi in giro mentre i pesci assistono curiosi al dramma che l’umanità vive quotidianamente. Su tutto rimane il pensiero, quello che dà fastidio ma che non si può circoscrivere né fermare. Altri miei nomi di riferimento ono sicuramente Francesco De Gregori, Edoardo Bennato, il blues partenopeo di Pino Daniele, la fusione perfetta fra testo e musica della coppia Battisti/Mogol e le imagini piacevolmente retrò di Paolo Conte... peraltro illustrissimo “collega” avvocato! A livello internazionale mi affascina il jazz storico di Ella Fitzger-

IL VIDEOCLIP

Inquadra il QRcode e guarda il video di Non so più chi sei


borsa di studio, mi sono trasferita a Boston. Quando ero là, frequentavo corsi di tecnica vocale, pianoforte e jazz performance. Ero appena arrivata, in un inverno freddissimo, pare fosse uno dei più freddi degli ultimi anni. Non conoscevo nessuno, ma avevo un sacco di voglia di fare esperienze nuove. E soprattutto di cantare. Così mi informai e feci un’audizione per entrare a far parte della Jazz Big Band della Boston Univeristy. Dopo di questa, sostenni un colloquio e un’ulteriore audizione con il direttore dell’orchestra. Cantai It don’t mean a thing (if it ain’t got that swing) un brano del 1931 scrit-

stravolgere il brano, anzi restituendolo in una versione unica e originale Fu per quella interpretazione che fui scelta come cantante solista, facendo diversi concerti. Un bel ricordo davvero! La situazione attuale rappresenta uninedito momento di stasi nel panorama musicale, sia in Italia che all'estero. Come la vivi e cosa pensi di fare nell'immediato futuro? Sicuramente si tratta di un’esperienza assolutamente inedita che mai avrei pensato di dover affrontare. Cercando di trasformare i problemi in opportunità... cerco ogni giorno di sperimentare nuove strade musicali, aspetto che reputo fondamentale perché tutto serve per arricchire il percorso artistico di ognuno di noi, consentendo una sintesi tra i diversi mondi coi quali entriamo in contatto, per approdare infine al quello mio più intimo. Poi mi sto iscrivendo ad una serie di festival e manifestazioni pensati per i cantautori e le cantautrici, in modo da promuovere sempre di più la mia musica. Grazie al mio ufficio stampa sto anche partecipando ad un bel team di lavoro con alcuni professionisti della musica (Giancarlo Passarella con la sua creatura MusicalNews.com, un producer della grande discografia di una volta come Luciano Nicolini ed altri) ad un progetto per il rilancio delle esibizioni live, una bella sfida per ritrovare una rinnovata normalità anche in questo ambito. Considero il mio futuro e quello di tutte le persone che mi sono vicine più che mai aperto, non può e non deve essere altrimenti! • RS © Lollilabel 2022

lad, Billie Holiday, Etta James, Louis Armstrong, Aretha Franklin, Duke Ellington - per citarne solo alcuni - che sono delle stelle polari nel mio cielo musicale. Visto che musica ed immagine corrono sempre più di pari passo, raccontaci qualcosa del tuo rapporto con il mondo della moda: come consideri l'aspetto esteriore di un artista nell'ambito del suo percorso, della sua personale crescita professionale? Il mio rapporto con la moda è che ognuno crea la sua. Il senso di questa affermazione vale anche nell'ambito del settore artistico dove l’aspetto esteriore connota quello che si è. Non voglio dire banalmente che “l’abito fa il monaco”... non sto dicendo questo. Ma l’impatto che suscita visivamente un artista... anche quello rappresenta un messaggio, una forma di comunicazione che gli permette di veicolare meglio il progetto che intende trasmettere con la sua arte, nel mio caso con la musica. Ed è sempre meglio se l’apparenza coincide con la verità di quello che si è. Un’artista, secondo me, deve potersi avvalere di strumenti del linguaggio che ne connotino una figura coerente con le emozioni che vuole essere in grado di suscitare. Per questo dico che ognuno la moda la fa, raccontando attraverso di essa un pezzetto di sé... e più la narrazione è coerente più sarà vera e più sarà possibile apprezzare e fidarsi della sua musica. Nel tuo curriculum spicca, fra le tante cose, anche il ruolo di cantante solista della Boston University Jazz Big Band, ce ne parli? Allora... dopo aver vinto una

to da Duke Ellington, con testo di Irving Mills. Il direttore di orchestra mi disse una cosa che mi fece veramente commuovere: che quel pezzo standard, che si poteva cantare in tanti modi, l’avevo cantato nel mio. Che avevo uno spirito creativo e un senso del ritmo e della musica molto spiccato, e che la mia voce, all’interno di quel pattern, si muoveva libera e faceva quello che voleva, creava melodie originali e personali, pur senza

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CONCORSI

di Daniele Colzani

Stefano Faggioni e la vittoria al

Premio Lunezia 2021

SI È AFFERMATO NELLA CATEGORIA MUSICARE I POETI CON IL BRANOVERGINE MADRE, RIPRODUZIONE MUSICALE DEL CANTO XXXIII DEL PARADISO DI DANTE ALIGHIERI

L'

organista e compositore abruzzese, naturalizzato in Svizzera, e già riconosciuto e acclamato a livello internazionale, Stefano Faggioni è il vincitore assoluto del Premio Lunezia 2021 nella categoria Musicare i Poeti con la canzone Vergine Madre, riproduzione musicale del canto XXXIII del Paradiso, che conclude il poema dantesco e che si apre con l’invocazione alzata da San Bernardo da Chiaravalle, estensore della Regola Templare, affinché Dante possa godere della Visio Dei. «La natura del testo porta a comporre opere in genere classico ma per questa occasione mi sono diretto verso una produzione tra un misto di musica pop e tradizione classica – dichiara Stefano Faggioni – Ho voluto sperimentare e osare, quindi sono grato al Premio Lunezia per aver riconosciuto

I VIDEO

Inquadra il QRcode e accedi al sito ufficiale di Stefano Faggioni

l’innovazione dell’opera. È un onore per me ricevere questo riconoscimento, che mi fa sentire più vicino alla mia amata Italia». La canzone Vergine Madre rispetta perfettamente la metrica del testo dato, e ogni frase musicale è integrata con minuziosa attenzione nelle parti strutturali della canzone. Il ritornello è stato volutamente inserito nel verso Così è germinato questo fiore dando accento e valore al Figlio salvatore, il Bridge invece è stato inserito negli ultimi versi del canto Tu se' colei dando luce e valore alla figura della Vergine Madre.

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LA BIOGRAFIA Stefano Faggioni è un autore indipendente di origini abruzzesi, ma naturalizzato in Svizzera, che scrive e compone canzoni in italiano, francese, inglese e vernacolo dal 2013. Compositore di musiche per film e cortometraggi, oltre che musicista italiano eclettico e versatile, concertista internazionale classico (organista, clavicembalista) e professore di musica. Fondatore dell’associazione AOMR, è Direttore Artistico del Festival International d’Orgue – Ville de Morges. È professore di Musica al Gymnase de Renens (Svizzera – Canton Vaud). • RS


UNA PRODUZIONE

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