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MAGAZINE DI CULTURA E SPETTACOLO DIRETTO DA SILVIA AROSIO

Anno III - N. 19 Nov/Dic 2021 Seguici sui social Riflettori su...

FORZA VENITE GENTE Torna uno degli spettacoli più longevi

LA CONGIURA Nel nome di Riz Ortolani

an m o W y t t e Pr

BELLA E LA BESTIA Va in scena la forza dell'amore

LA FAVOLA D'AMORE DI VIVIAN: UNA STORIA A METÀ STRADA TRA CENERENTOLA E MY FAIR LADY

INTERVISTE●ANTICIPAZIONI●CASTING●PERSONAGGI●TOURNÈE●LIBRI



SOMMARIO

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FORZA VENITE GENTE!

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PRETTY WOMAN IL MUSICAL

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LA CONGIURA FIRENZE 1478

SPRING AWAKENING

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FRANCO TRAVAGLIO

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LA LEGGENDA DI BELLE E LA BESTIA

Riflettori su...

MAGAZINE DI CULTURA E SPETTACOLO Anno 3 - Numero 19 - Novembre/Dicembre 2021 • Supplemento alla testata www.silviaarosio.com (Reg. al Tribunale di Milano n°249 del 21/11/2019)

RICCARDO BISEO

• Direttore Responsabile: Silvia Arosio • Art Director: Daniele Colzani • Contatti: riflettorisumagazine@gmail.com • Contributors: Christine Grimandi - Simon Lee - Antonello Risati - Agnese Omodei Salè - Filippo Sorcinelli - Maurizio Tamellini - Angela Valentino Federico Veratti • Hanno collaborato: Emanuela Cattaneo - Andrea Iannuzzi - Luca Varani CLP1968 - Ella Studio Edizione Digitale: www.issuu.com/riflettorisu

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SELENE CALLONI WILLIAMS

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IL VOLO E MORRICONE

50 BRUNO SANTORI

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STEFANO COLLI

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80VOGLIADIMINA

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TRA LE TERRE DI SANTA MARIA GORETTI su... Riflettori E SPETTAC OLO MAGAZINE DI CULTURA

CHRISTINE GRIMANDI

MAURIZIO TAMELLINI

L DIRETTORE ARTISTICO FESTIVAE DEI 2 MARI DI SESTRI LEVANT

MUSIC SUPERVISOR E DIRETTORE D’ORCHESTRA

AGNESE OMODEI SALÉ ICE COREOGRAFA E DIRETTR BALLETTO DI MILANO

STAY TUNED...

FEDERICO VERATTI

TA UN NUOVO PROFESSIONIS DELLA FOTOGRAFIA...

COSTUMISTA E COREOGRAFO

ANGELA VALENTINO

ANTONELLO RISATI

PRODUCTION DESIGNER

ARTISTA, SARTO, E CREATORE DI PROFUMI

Quotidiano on line www.silviaarosio.com

Digital Edition www.issuu.com/silviaarosio

butors i r t n o c i I nostr 64 - IL DANZATORE

74 - LO SCENOGRAFO

68 - STUPORI E ODORI 76 - PAROLE D'ARTISTA

MAKE UP ARTIST

FILIPPO SORCINELLI

LUIS BERNARDO RIBEIRO

I nostri

contributors

N PRODUCTION ORGANIZATIO AND CASTING DIRECTOR

SIMON LEE

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70 - LA TRUCCATRICE

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IL REGNO DI BABBO NATALE

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THE CAL 2022

SACRO & PROFANO

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MOSTRA STREHLER

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MOSTRA TENORI

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HE ART

ANN DREA

BONELLI STORY

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e ancora...

78 - UP TO YOU

92 - I WANNA ROCK 94 - GUSTO & TEATRO 98 - RADIORAMA

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TURISMO & ZODIACO

LA FAVOLA DEL GRINCH 104 - SONAR DISCHI 110 - CLIMATE SPACE 122 - MAGNA GRECIA AWARDS 5

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LA VOCE DEL DIRETTORE

Noi ci stiamo preparando, ed è questa la novità...

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l termine solstizio deriva dal latino e significa sole fermo. Siamo al solstizio d’inverno, quando il sole smette di calare rispetto all’equatore celeste, per poi invertire il suo cammino e ricominciare a regalare più ore di luce. Il momento più oscuro, quello che viene celebrato in tutto il mondo ed in tutte le religioni del mondo, come la discesa in noi stessi, il ritiro, il silenzio, che corrisponde a quello della natura, se sembra divenire di ghiaccio, immobile, ripiegata su se stessa. “Mi hanno sepolto, ma quello che non sapevano è che io sono un seme“. Wangari Muta Maathai

La natura ci insegna proprio questo. Nel momento più duro, quello più buio che procede l’alba, c’è già il seme della rinascita. Per questo, tutte le tradizioni celebrano il ritorno della luce, come in quella germanica e celtica precristiana, dove Yule era la festa del solstizio d’inverno, quando si banchettava sotto un pino, che potrebbe essere considerato l’antenato del nostro albero di Natale. Nell’antica Roma, a cavallo del solstizio si celebravano i Saturnali, quando le distinzioni sociali erano abolite e gli schiavi prendevano il posto del padrone; per l’occasione ci si scambiava dei piccoli re-

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gali. Fino ad arrivare al nostro Natale, festa del Sol Invictus, la nascita di Gesù. Dall’oscurità alla luce. Nel momento più buio, quando nemmeno i colori dell’autunno ci allietano dalle foglie degli alberi, il mondo si illumina con le luci del Natale, in noi si riaccende la speranza, perché il calore del 25 dicembre nasce da dentro di noi e porta luce all’esterno. Così il teatro, nel momento buio del Super Green Pass, quando la pandemia rialza la testa, non si ferma. Le produzioni stanno rinascendo, alcune timidamente, altre con forza, si fanno casting, si annunciano riprese, si torna in scena.


di Silvia Arosio

E le persone, come possono, tornano a teatro, con la mascherina, distanziate, “tamponate”, vaccinate. Ma nel momento più duro con l’immaginazione si torna a sperare, con il teatro si torna ad immaginare un futuro migliore che è già qui in fieri, ed, anche se ancora non lo vediamo, lo percepiamo con la parte sottile di noi, come la madre percepisce che una prima cellula fecondata si sta moltiplicando nel suo ventre. L’energia femminile che è creazione ed immaginazione, come afferma anche Caveman, in cui si dice che “quello che la donna non ha visto in tv, lo può immaginare”, è in cammino. Il teatro è aperto, l’immaginazione si fa strada, il futuro sta germogliando nel buio della notte più lunga dell’anno. Ed allora,

Forza Venite Gente, che la Congiura (di Firenze) è pronta a rendere un po’ più Pretty questo mondo, dalla Bestia alla Bellezza, fino al nostro Spring Awakening. Il tutto grazie alla danza, alla musica, alla parola. Per cui, cari amici, vi scriviamo da queste pagine. Noi della redazione e tutto il teatro. Noi ci stiamo preparando, è questa la novità. Buone Feste di Luce e Buon Anno. Nuovo. • RS

Silvia Arosio

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INTERVISTA

« Voglio la favola » di

Pretty Woman

NON LA SOLITA STORIA D'AMORE, MA UN INNO ALLA LIBERTÀ CHE SUPERA PREGIUDIZI, CONVENZIONI E DIFFERENZE SOCIALI circa 700 tagliandi al giorno”. Non potevamo non intervistare per voi i protagonisti, che ci hanno raccontato il loro punto di vista sullo spettacolo. Beatrice Baldaccini è la protagonista femminile. Beatrice, la prima è stata un evento molto bello ed importante, che ha visto la riapertura dei grandi musical su Milano, in fase post chiusura. Come vi siete sentiti e come vi ha accolto il pubblico? La prima cosa da dire è che io sono veramente felice di rappresentare questo ruolo e sono onorata del fatto che mi sia stata data la possibilità di poterlo fare! La sensazione veramente magica è stata vedere che il pubblico è con noi al cento per cento! diventiamo una cosa

IL VIDEO

Inquadra il QRcode e guarda il trailer di Pretty Woman sola… perché dopo tanto tempo riescono a sognare con noi. Hai il ruolo che molte attrici sognerebbero. Il tuo volto e la tua ironia credo siano molto adatti alla figura iconica che

© Servizio fotografico di Mario Mele

P

retty Woman’, il musical in scena al teatro Nazionale di Milano, tratto dal film omonimo con Julia Roberts e Richard Gere, verrà prorogato fino a sabato 22 gennaio 2022. “Una novità che va oltre le più rosee aspettative e ovviamente gradita” commenta Matteo Forte, direttore del ‘Nazionale’ e del ‘Lirico’ di Milano, che in questi giorni ha lanciato anche la piattaforma social ‘heArt’ dedicata a ogni forma d’arte. “Gradita perché lo spettacolo sta facendo registrare numeri da record: compresa la prevendita, stiamo raggiungendo quota 50.000 biglietti, con una media quotidiana straordinaria che in questi giorni si attesta a

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di Silvia Arosio

ricordiamo… con le tue specificità. Parlaci dei tuoi provini. Ho fatto diversi provini sia video che dal vivo ed è stata una grandissima emozione quando mi dissero che sarei stata io! Come hai costruito sulla tua pelle il ruolo che fu di Julia Roberts? Ho lavorato molto con il team creativo per costruire il personaggio, abbiamo improntato molto sull’improvvisazione e inevitabilmente dentro il personaggio ci sono tante cose che Beatrice farebbe. Qual è, secondo te, l’attualità del personaggio? È una giovane donna che affronta la sua vita con dignità e forza, senza paura, è una grande ispirazione per tutte, questa ragazza che parte dal niente e decide che quel niente non le basta più. Il film è molto amato perché parla di amore, di una favola e secondo me tutti noi in fondo in fondo ci auguriamo questo per noi stessi. Le differenze ci sono, personaggi nuovi musiche nuove ma posso assicurare che non vi mancherà nessuno dei momenti cult del film!! Venite a teatro, venite a vedere Pretty Woman, venite a sognare la favola con noi .. sosteniamo il teatro tutti insieme!

fare i paragoni con i precedenti illustri. Sei arrivato al provino volendo da subito il ruolo da protagonista? Cosa avevi portato? Saluto Silvia prima di rispondere. E le mando un forte abbraccio Dico spesso che il personaggio che

Thomas Santu, anche per te grande sfida: ribadisco quello che dico sempre, ogni artista si costruisce il personaggio ed il pubblico non deve mai

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interpreto non è Richard Gere ma Edward Lewis per dar valore a chi questo personaggio lo ha scritto. Sono arrivato al provino sentendo di essere la persona giusta al momento giusto. È stato


un provino su parte con la nostra regista Carline che era collegata via Skype e non ho mai incontrato Beatrice durante i provini ma solo al primo giorno di prove. Quale sintonia hai saputo creare con Beatrice? Bea la conoscevo già ed è stato facile creare un rapporto lavorativo molto intenso. È una professionista meravigliosa e ci siamo supportati a vicenda. Credo che sia uno degli aspetti che facciano funzionare al meglio lo spettacolo. C’è una bella intesa e si vede. Secondo te, perché il film è tanto amato e cosa ritroviamo del film in teatro? Quali le differenze? Il film è molto amato poiché racconta di una rivincita sociale, due classi sociali diverse, ma non per questo due persone così lontane. La cosa che mi piace di Edward sta proprio nel non giudicare mai Vivian, ma anzi provare a capire cosa c’è di più. Le differenze con il film ci sono ma sono piccole. Lo spettacolo è stato modificato in piccole cose per una questione di messa in scena, ma le emozioni saranno le stesse.

Insomma uno spettacolo che si rivolge a tutti. Perché vederlo? Perché tornare a teatro? B i sogna vedere questo spettacolo perché raccontiamo una favola moderna ed oggi più che mai ne abbiamo bisogno e poi perché c’è un cast meraviglioso e di talento puro. La Stage Entertainment ha rischiato in un momento storico complicato, Il rischio a volte paga e ha avuto ragione, i numeri lo stanno dimostrando.

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È anche questo il senso della favola no? Ringraziamo tutti quelli che ci hanno scelto e che ci sceglieranno. Vedere un teatro pieno rimane ancora la cosa più bella che c’è. L’adattamento teatrale introduce un personaggio che nel film non c’era, o almeno non del tutto: si ispira al ragazzo di colore che nella pellicola, in strada, saluta tutti con “Benvenuti a Hollywood”. Insomma, il sogno americano, l’Happy Man. Nella versione italiana interpretato da Cristian Ruiz. Cristian, possiamo paragonare il tuo personaggio al deus ex machina, un burattinaio che tira le fila del destino? Si assolutamente, Happy Man rappresenta proprio il fato, il destino, quella persona che non conosci che in un caffè a caso ti dice quella frase che ti cambia la giornata, o la vita, se


sei fortunato Anche tu, tanto teatro alle spalle. Com’è stato ritornare in scena? Tornare in scena questa volta non è facilmente descrivibile. Un misto di terrore ed adrenalina che ti sommergono. Tante lacrime e tanto amore con i miei amici sul palco. Quali consigli ti hanno dato per preparare il ruolo? Devo dire che ho seguito alla lettera quelli che Chiara e Carline mi suggerivano, loro hanno una visione certamente più ampia di tutto lo spettacolo, ed affidarmi a loro, anche per questo provino, è stato un onore. Perché vedere questo spettacolo? E perché andare a teatro oggi? Perché è Pretty Woman, uno dei film più iconici della storia, ed è dal vivo, con persone che respirano, che palpitano, che amano. Perché il teatro è vivo, è una delle poche cose in questa epoca irreale che ci ricorda che siamo esseri umani, che possiamo

stare tutti in uno stesso luogo, in sicurezza, e soprattutto armonia. Finalmente. I brani che sentiamo in scena sono anni ’80 e la musica è eseguita da una band dal vivo di 6 elementi in stile pop/rock. La supervisione musicale è di Si-

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mone Manfredini. Simone, finalmente si torna a suonare sul palco. Quali canzoni troviamo nello spettacolo e come le hai riarrangiate? Come hai ricreato l’atmosfera? Le musiche sono state scritte specificamente per lo spettaco-


lo da Bryan Adams, icona pop/ rock di fine anni ’80 inizio anni ’90 ed è per questa ragione che lo stile musicale risulta molto appropriato per la trasposizione teatrale di questo film cult. Gli arrangiamenti e le orchestrazioni non sono mie, ma sono quelle dello spettacolo originale americano firmate da Jim Vallance e Will Van Dyke che ricreano la sonorità delle band pop di quegli anni arricchite da un trio d’archi che risulta particolarmente centrato per enfatizzare momenti più intimi ed emozionanti della partitura. Cosa vuol dire, per te, accompagnare un musical con una band di 6 elementi? L’elemento fondamentale è la musica dal vivo, indipendentemente da quanti elementi compongono l’orchestra. La freschezza del suono, l’emozione dell’esecuzione musicale, la vivacità dell’interpretazione e

il “suonare insieme” agli attori per creare lo spettacolo sono elementi impagabili che qualsiasi spettatore, anche con orecchio poco allenato, percepisce in maniera forte a livello emotivo. Per quanto mi riguarda non esiste altro modo di mettere in scena un musical se non con la musica dal vivo. Lo staff originale vi ha dato libertà di movimento o ha messo dei paletti nella messa in scena dello spettacolo? Per quanto riguarda l’aspetto musicale, abbiamo dovuto garantire l’integrità totale dei brani, ovvero di tutti i numeri cantati. Abbiamo avuto più margine di intervento in quella che si chiama musica “di commento”, principalmente cambi scena e sottofondi, per adattare la partitura originale alla nostra specifica produzione. La regia del musical e il team creativo sono in gran parte al

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femminile: cosa vuol dire lavorare con tante donne? Le sole cose che contano, in questo come in ogni altro lavoro, sono il talento, la preparazione, il lavoro di squadra e la creatività, e in questo team creativo sono tutte assolutamente eccezionali! Queste dovrebbero essere le sole caratteristiche determinanti nella scelta di un team. Insomma, uno spettacolo che si rivolge a tutti. Perché vederlo? Perché parla di sogni, di riscatto, di futuro, di perseveranza, di amicizia e di amore. In una parola di vita, che in questo tempo più che mai è esattamente ciò che serve a tutti noi. Perché tornare in teatro? Perché è parte di noi, delle nostre vite, perché ci diverte e ci emoziona. Tornare a teatro vuol dire tornare finalmente a vivere dopo tanti mesi bui. • RS


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Storie ed emozioni salgono

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INTERVISTA

Forza Venite Gente,

un grande spettacolo c’è!

UNO DEGLI SPETTACOLI PIÙ LONGEVI DEL TEATRO MUSICALE ITALIANO, ED UNO DEI PIÙ PORTATI IN SCENA DALLE COMPAGNIE AMATORIALI, RIPARTE IN GRANDE SPOLVERO ED È GIÀ FESTA!

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el lontano 9 ottobre 1981, esattamente 40 anni fa, al Teatro Unione di Viterbo, debuttò una Commedia Musicale che nel giro di pochi anni, sarebbe diventata un vero e proprio spettacolo-culto dell’intero panorama nazionale, arrivando a varcarne gli stessi confini geografici, per essere tradotta in otto lingue, e rappresentata in Paesi come Brasile, Messico, Polonia, Ucraina, Albania e Bielorussia. Stiamo parlando proprio dell’italianissimo Forza Venite Gente. 3.500 repliche, oltre 2 milioni e 500 mila spettatori… soltanto a Roma, in Piazza San Giovanni, il 16 agosto del 2000, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, lo spettacolo raccolse 250.000

presenze, e a Padova, nello Stadio Appiani, insieme a Papa Giovanni Paolo ll, assistettero alla Rappresentazione, oltre 30,000 spettatori. Oggi per il 40 anni dello spettacolo si torna in scena, con una versione che si annuncia sfolgorante. Michele, che piacere per me è stato leggere la notizia della ripresa del tour. FVG è uno degli spettacoli più amati e quello più rimesso in scena dagli amatoriali. Qual è il segreto del successo di questa commedia musicale, al di là dei tempi e delle mode? Michele Paulicelli: Il segreto non ce l’ho, forse la semplicità nella realizzazione, l’umiltà e il coraggio di avvicinarsi ai messaggi di San Francesco con Amore.

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Perchè San Francesco è ancora più attuale oggi? Ariele Vincenti: Oggi, messaggi come l’umiltà, il perdono, e tutti i valori sull’ecologia, la natura e la difesa della natura, l’apprezzamento delle piccole cose che professava San Francesco sono ancora più attuali, soprattutto dopo la pandemia. Siamo andati un po’ troppo avanti e forse è il caso di tornare un po’ indietro e apprezzare la semplicità e l’amore per le piccole cose, che magari, presi dalla fretta dei nostri giorni non riusciamo a focalizzare M: Perchè i giovani hanno bisogno di dare e ricevere amore. Ci vuoi dare qualche ricordo o qualche aneddoto particolare di questi 40 anni di spettacolo?


di Silvia Arosio

GLI INTERPRETI • Mauro Mandolini (Pietro di Bernardone) • Stefano di Lauro (Frate Francesco) • Giulia Gallone (La Cenciosa) • Giulia Cecchini (Santa Chiara) • Benedetta Iardella (La Povertà) • Massimiliano Elia (Il Diavolo) • Simone Cravero (Il Lupo) • I solisti: Michele Balzano, Giovanni Boschini, Luca Capomaggi, Gioia Chiarini, Virginia Comazzetto, Christian Corsi, Andrea Gioia, Federica Milani, Greta Rodorigo, Martina Salvucci, Ciali Sposato, Veronica Zanin

M: Ricordi e aneddoti sono talmente tanti che è difficile elencarli, posso dire che è stato una esperienza d’amore ricevuto e dato attraverso i contenuti seminati nello spettacolo e incontrando tante persone nel web e nella vita che mi hanno ringraziato ed io continuo a ringraziare loro. Michele resterai come Direttore Artistico. Ci vuoi presentare il nuovo regista? Come lo hai scelto? M: Ariele è stato scelto come tutti gli altri ragazzi del cast con caratteristiche artistiche francescane: umiltà. semplicità e coraggio Ariele, conoscevi già lo spettacolo? Come stai lavorando con Michele? A: È naturalmente un musical che conoscono tutti gli addetti ai lavori, ma io lo conoscevo in modo superficiale. Da quando poi la produzione Soni mi ha affidato questo compito così importante, ho iniziato a studiarlo e quello che è lo spettacolo è il risultato di quasi un anno di ricerca e di studi, partendo dal musical, ma anche andando ad Assisi, parlando con dei frati, leggendo due biografie di San Francesco. A tal proposito infatti gli interventi drammaturgici del Santo che sono presenti in questa edizio-

ne, aspetto di novità rispetto alle precedenti, sono stati studiati e ricercati e tratti dalla sua biografia Io resto dell’idea che non si debba toccare più di tanto un capolavoro e so che siete del mio stesso parere: come lo state mettendo in scena? A: Sicuramente lo spettacolo è una versione più moderna, considerando che sono passati 40 anni e quindi è il caso di rinnovarlo dal punto di vista della scenografia e dei costumi, mantenendo chiaramente il cuore pulsante. Fare un intervento su questo musical è una grande responsabilità, visto il successo che ha avuto in questi quarant’anni, e personalmente ho lavorato mantenendo tutte le dinamiche dello spettacolo, ma comunque cercando di tradurre tutto secondo i canoni di una regia più moderna. Una dei punti di forza dello spettacolo è la semplicità dei costumi e delle scene. Sono ancora così? E le coreografie di Dalila Frassanito?

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A: Sicuramente uno dei punti di forza dello spettacolo è la semplicità, e così anche i costumi. Nel riprodurli siamo stati insieme al costumista Daniele Gelsi ad Assisi. Durante la visita alla basilica di San Francesco abbiamo il suo saio e lo abbiamo riprodotto così com’era. Anche i costumi sono efficaci, ma siamo comunque andati verso la strada del realismo, producendo quindi dei costumi ex novo ma comunque nel rispetto della storia e del periodo raccontato. Dalila Frassanito, coreografa: Mettere in parole quello che poi è visivo è molto difficile. Una coreografia è fatta di mille cose, suggestioni, sentimenti, passioni, io ho cercato di dare un taglio moderno cercando poi di rispettare quella che era la tradizione di questo musical. È un musical di 40 anni fa, e la danza è cambiata, si è evoluta e ha preso altre forme. Io ho messo del mio sperando che verrà apprezzato unendo tutto


quello che è stato ad una chiave di lettura moderna. Sono molto contenta del mio corpo di ballo, ragazzi molto giovani, e questo è stato un rischio, ma ben ripagato perché pieni di energia, carica e voglia di fare. Nel mio rapporto con Ariele ci siamo sentiti entrambi liberi di esprimerci e sperimentare e mettere ognuno il proprio per il miglior risultato possibile Tutti noi abbiamo nel cuore tutti i precedenti attori del cast, da Silvio Spaccesi a Pino Delle Chiaie e Roberto Bartoletti. Come sono gli attori che avete scelto? Quali caratteristiche avete cercato? A: Gli attori e i cantanti che abbiamo scelto sono molto giovani, ed è stata una nostra scelta, per dar loro la possibilità di confrontarsi con palcoscenici importanti e quindi abbiamo preso questa linea. Come dico sempre “i giovani non sono il futuro, sono il presente” e quindi abbiamo lavorato con loro molto sull’entusiasmo e sulla veridicità scenica. Infatti nello spettacolo ci sono scene in cui è protagonista tutto il cast, anche il corpo di ballo, interpreterà

un ruolo. Non ci sono primi attori o seconde scelte, ma solo un gruppo unito e determinato nel raccontare questa storia. Che Produzione c’è alla base dello spettacolo oggi? A: La produzione è di Massimiliano Franco che da anni lavora nel mondo della commedia musicale e del musical M: Seria, Fantastica Come garantirete la sicurezza per il Covid? M: Ci atteniamo scrupolosamente alle disposizioni di legge. So che è previsto un lungo tour… A: Sì, un lungo tour che toccherà le città più importanti in Italia: Roma, Milano, Torino, Napoli, Bari, Firenze, Brescia e tante altre città in estiva speriamo! M: Si. che Dio ce la mandi buona

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Michele, la tua voce è davvero abbastanza unica e il tuo Alleluia finale (che è entrato anche nelle liturgie ufficiali) raggiunge delle tonalità molto complicate. Ci sarà qualche tuo cameo in scena, alla fine dello show? M: sono già molto bravi i ragazzi non serve che sia più bravo io. Sarà registrato un nuovo cd ed un nuovo DVD? A: Uscirà un cd, di cui so che sono già state fatte le registrazioni


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INTERVISTA

La congiura -Firenze 1478 in nome di Riz Ortolani

SANDRO QUERCI RIPORTA SULLE SCENE UNO SPETTACOLO STRAORDINARIO METTENDOCI LA SUA PASSIONE, LA SUA POESIA E LA SUA PROFESSIONALITÀ

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© Servizio fotografico di David Bartolini

a Congiura, Opera Musical di Riz Ortolani, è stata una vera e propria Prima Mondiale nel 2017 al Teatro del Maggio di Firenze con la Direzione Artistica di Sandro querci. In quella edizione, Querci ha curato la regia, ma non solo… La congiura-Firenze 1478 è una evoluzione de Il principe della gioventù che ebbe due allestimenti, uno di Pierluigi Pizzi, l'altro di Giuliano Peparini. Nel primo, Sandro Querci era co-protagonista nel ruolo di Francesco de' Pazzi, nel secondo fu anche casting e regista assistente. Poi fu deciso di dare una svolta totale alla messa in scena ed al concetto di questo spettacolo e da lì Querci è diventato Direttore Artistico. Sandro, ci vuoi fare una panoramica sulle edizioni? In cosa sono state differenti e in cosa uguali? La prima, Il principe della gioventù di Pierluigi Pizzi, era totalmente diversa da tutti i punti di vista rispetto alle altre. A partire dalla scenografia molto operistica con moduli enormi. I costumi totalmente diversi da quelli che verranno in seguito. Il cast anch'esso diverso che rispecchiava appunto la visione di Regia successivamente cambiata. Tutto era molto sta-

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di Silvia Arosio

tico come a citare appunto quadri rinascimentali. Il principe della gioventù di Giuliano Peparini, dà una svolta radicale al progetto, resta solo la cupola, che poi sarà l'unico elemento che si contraddistingue in tutte le edizioni. Cambiano i costumi, la scenografia, cupola esclusa, diviene tutta digitale e con proiezioni in movimento. Le coreografie assumono più dinamicità e presenza. Nel mio La congiura-Firenze 1478 la svolta è totale. Ovviamente le musiche restano, sono e saranno sempre quelle, ma qui ho apportato dei tagli e degli spostamenti di alcuni temi, proprio come suggeriva il Maestro prima che venisse a mancare. Poi essendo fiorentino e studioso del tema in questione, ho curato molto la storiografia dei fatti e la scansione temporale degli stessi. Ho cercato di fare uno spettacolo meno patinato ma molto terreno ed emotivamente impegnativo per gli attori. La scenografia totalmente cambiata, ho fatto costruire i loggiati fiorentini e lì ho svolto la vicenda, con i colori e le atmosfere di Caravaggio e Michelangelo. E' stata definita dalla critica: la più teatrale; e ne vado orgoglioso. Negli anni hai curato la regia ma non solo. Di cosa ti sei occupato? La scelta del cast prima di tutto, accurata. Riz sì voleva grandi cantanti ma gli interessavano sopratutto grandi personalità, anche se un cantante era imperfetto, se aveva carattere, lo adorava. La scenografia l'ho interamente concepita io e disegnata quadro per quadro. Anche i costumi ho cambiato, ovvero, dai costumi delle due edizioni precedenti, ho fatto una selezione e cambiato e fatto modificare in sartoria. Il lavoro enorme è stato anche sul disegno luci che volevo fosse suggestivo al massimo e fosse lo specchio della mia anima,

le albe, i tramonti, la neve, tutto deve essere poesia. Se no posso avere libertà totale su uno spettacolo, non accetto mai una Regia, limiterebbe la mia creatività. Hai dichiarato: “Se non posso avere questa libertà non accetto mai una Regia, limiterebbe la mia creatività”. Cosa vuol dire per un artista dovere (o volere) curare tutti questi aspetti? Anzi tutto specifico che non è che chi allestisce spettacoli con diritti che impongono dei paletti, sono irragionevoli. E' proprio una mia esigenza artistica. Cosa vuol dire? Eh, vuol dire fare una gran fatica. Doppia, tripla rispetto ad altri. Significa partire almeno un anno e mezzo prima per non trovarsi in affanno, e scegliere i collaboratori giusti.

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Ed ora la novità. La Congiura riprenderà nella stagione 2021-2022 prodotta da MariLaura Produzioni, con l'ovvio consenso degli eredi, ed avrà una Prima Nazionale al Teatro Persio Flacco di Volterra. Uno spettacolo che ormai hai nel sangue. Quali cambiamenti ci saranno? Cambierò la scenografia, per la prima volta non ci sarà più la cupola. Modificherò ulteriormente parte dei costumi. Poi sto già facendo un ragionamento sulle coreografie e/o comparse, sarà una novità, una sorpresa. Anche parte del cast cambierà, proprio perché io sono cambiato. Io credo che così come il tempo scorre anche noi artisticamente siamo mutevoli, e nel cambiamento la mia ricerca è tesa all'evoluzione. Il cast sarà formato dai mi-


gliori protagonisti nel panorama nazionale e non solo del teatro musicale. Verranno svolti anche dei provini, il bando al tempo sui siti preposti. Chi stai cercando? In base al ragionamento sopra citato, capire bene cosa voglio dal corpo di ballo, potrebbe non esserci; potrebbe. Per i protagonisti ho bene in mente cosa voglio, alcune audizioni saranno a chiamata, alcune aperte a tutti. Che tipo di spettacolo hai in mente? Cosa dobbiamo aspettarci? Uno spettacolo colmo di pas-

sione, sanguigno come sono io, estremamente poetico e totalmente vero nelle emozioni. Hai lavorato anche altre volte con Riz Ortolani: quali sono state le altre collaborazioni? Dopo la Prima agli Arcimboldi a Milano, Riz Ortolani era circondato dai giornalisti, ad un certo punto esordisce:- questo artista lo porto con me. Io sono impallidito. E così nel giro di un mese mi sono ritrovato ad essere l'unico cantante solista nei concerti del Maestro, cantando: Fratello sole sorella luna, Magnum factum, Oh my love, America, ecc. Memorabile l'evento al Politeama di Catanzaro La grande musica per il cinema, concerti evento Con Ortolani, Sakamoto, Morricone e Piovani. Eravamo prima di tutto grandi amici, mi capiva come mai nessuno ha fatto, sia artisticamente che umanamente e con anche la moglie Katina Ranieri, con la quale ho diviso pure il palcoscenico, eravamo legatissimi; ho un vuoto dentro e vi resterà. Come lavorate insieme?

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Molto bene, grande professionalità, serietà e severità. Ci intendevamo alla perfezione. In casa poi, nella loro meravigliosa casa da favola, si fantasticava come bambini ascoltando musica e ci venivano le idee. Ridevamo molto. Quale sarà l’importanza di questo spettacolo nel panorama attuale italiano? Sicuramente è già stato molto importante, non bisogna dimenticare, anzi, lo grido con forza, che è stato il primo musical ita-

IL VIDEO

Inquadra il QRcode e guarda il concertato finale dell'opera La congiura 1478


liano ad approdare ad un Ente lirico statale; dunque si è sicuramente posto all'attenzione come mai alcuno prima. Gli altri sono venuti dopo, ma sulla nostra scia. Quello che sarà invece sinceramente non lo so, il tempo ce lo dirà, certamente quello a cui tengo è mantenere alto il nome del Maestro. Mai pensato di portarlo all’estero? È sopratutto uno spettacolo da estero, adorato da tutta la critica mondiale, e lo dico poiché ho parlato con gli stessi critici dopo i debutti. E' però una macchina complessa da muovere e molto costosa e questi sono tempi magri per tutti. Ma uno dei miei obbiettivi è appunto alleggerire la macchina affinché possa "viaggiare veloce". Cosa vuoi dire al pubblico che verrà a vedervi? Intanto Grazie per l'attenzione continua che dedicate sui social a questo nuovo progetto e grazie per averci seguito sino dal 2008. Per parte mia dico:- vedrete uno spettacolo emozionante, poetico, comico, drammatico, insomma travolgente.• RS

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INTERVISTA

Quanto è questa

Belle

Bestia!

LUCA CATTANEO RIPORTA IN SCENA LA LEGGENDA PIÙ CLASSICA DEDICATA ALLA BELLEZZA DELLA DIVERSITÀ E ALLA FORZA DELL’AMORE

D

ebutta in prima nazionale il 18 dicembre dal Teatro Sociale di Mantova il musical inedito La leggenda di Belle e la Bestia che sarà in tournée fino a maggio 2022 nei principali teatri italiani, fra cui il Teatro Sistina a Roma, il Teatro Repower a Milano, il Teatro Celebrazioni di Bologna e il Politeama Genovese. Lo spettacolo, liberamente ispirato alla favola di Jeanne-Maire Leprince De Beaumont, è prodotto da LU.DA Produzioni S.r.l. società che, dopo un’esperienza decennale come Associazione Culturale nel settore dell’organizzazione e distribuzione di spettacoli, porta in scena una delle favole più belle di sempre grazie al lavoro di Luca Cattaneo, autore e regi-

sta dello spettacolo, ed Enrico Galimberti, che ha composto le musiche originali del musical. Le coreografie sono a cura di Angelo Di Figlia. Le vicende della dolcissima Belle tornano in una versione inedita perché anche nelle storie già conosciute si possono trovare diversi spunti narrativi e far provare nuove emozioni. Per questo i registi Luca Cattaneo e Dario Belardi hanno guardato a quest’opera adottando un punto di vista differente, spingendo al

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limite il fantastico fino a farlo diventare realtà. Il risultato è uno spettacolo per tutti, adulti e bambini, in grado di far ridere e piangere al tempo stesso ricreando quella magia che solo il teatro può dare. Le musiche, tutte originali, sono state scritte da Enrico Galimberti: «esprimono tutte le influenze che hanno caratterizzato la mia maturazione artistica, con citazioni di compositori come Webber, Williams, ma anche Hermann e Silvestri.


di Silvia Arosio

La scelta autorale è stata quella di affidare alla musica un ruolo da protagonista, facendo in modo che l’intreccio musicale possa essere in grado di raccontare la scena, alternando momenti narrativi in stile colonna sonora a momenti di “pura canzone” con contaminazioni classiche, pop e jazz. Anche la scelta degli strumenti orchestrali diventa quindi funzionale al racconto, un po’ come avviene nel cinema». Le coreografie di Angelo Di Figlia si sposano con le musiche al servizio della narrazione; i numeri di danza sono un racconto ed esprimono le emozioni dell’intreccio narrativo. La scelta di ballerini molto versatili permette di poter spaziare da uno stile all’altro, pur rimanendo coerente con le vicende dello spettacolo. Assistente coreografa e capo balletto è Elena Barani.

ormai dimenticata da chiunque a causa del potente sortilegio. La ricerca di una valida soluzione che possa portare l’incantesimo a spezzarsi si scontra però con le trame segrete di Miguel, pronto a tutto pur di prendersi in sposa la giovane Belle.

LA SINOSSI In un castello lontano un giovane principe, trasformato in una ripugnante bestia a causa della sua prepotenza, dovrà convivere con ricordi confusi del suo passato e di un amore per la sua principessa ormai diventato leggenda. Solo una persona in grado di amarlo più della sua stessa vita potrà spezzare l’incantesimo riavvolgendo nuovamente lo scorrere inesorabile del tempo. Il casuale incontro con Belle, figlia di un nobile marcante rimasto vedovo, farà riaffiorare nella memoria della Bestia il vago e dolce ricordo di una principessa

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Luca Cattaneo

Ma cosa accadrebbe se la Bestia si convincesse che la ragazza altro non è che la Principessa dimenticata a causa del maleficio? Una nuova storia di amore e di avventura raccontata in un musical travolgente, dall’epilogo inaspettato e mai raccontato. Le scenografie sono state ideate da Fabrizio Cattaneo, che si è cimentato nella creazione degli oggetti di scena con il costante supporto di un team di esperti. Una parte delle scenografie è stata realizzata dal laboratorio interno alla Produzione. I fondali di scena sono stati, invece, affidati a TecnoFra – Al servizio dello spettacolo, azienda leader nella produzione di scenografie. Lo spettacolo conta 6 diverse ambientazioni in grado di succedersi l’una all’altra in maniera molto veloce e pratica. I costumi sono stati realizzati dalla Sartoria Teatrale David Laura, con la collaborazione di Mina Ghitti e il coordinamento generale di Silvia Pedretti. Lo spettacolo prevede oltre 70 cambi d’abito. L'INTERVISTA Luca, innanzitutto raccontaci chi siete: qual è la storia di LU.DA Produzioni? LU.DA Produzioni è una realtà giuridicamente nata da poco,

essendo stata fondata nel 2019. Ha però radici parecchio lontane nel tempo. Prima di affacciarci al mondo professionistico dello spettacolo abbiamo maturato un’esperienza importante come Associazione Culturale, il che ci ha permesso di accumulare esperienza, imparando parecchio a piccoli passi. A volte sorrido quando ricordo come siamo nati: un gruppo di ragazzi che frequentava lo stesso bar, condividendo serate di karaoke in compagnia. Siamo nati da lì, qualcuno si è fermato per strada e qualcun altro, più tenace, si è spinto un po’ più in là. La costanza e una buona dose di coraggio hanno fatto poi il resto. Cosa avete fatto prima? Prima di questa importante produzione abbiamo portato in scena proprio il musical Disney Beauty and the Beast su concessione MTI presso il Teatro Duse di Bologna, nel febbraio 2019. E’ stato una prova importante che ricordiamo con tanto affetto e riconoscenza. Prima ancora abbiamo prodotto Aladin - Il musical, lo spettacolo del grande Stefano D’Orazio, in scena per un totale di 10 repliche. Ancora prima Tempo di Eroi e L’imbarco, due spettacoli musicali che hanno avuto il merito di farci conoscere nel nostro territorio. Si riparte da un musical importante: perché proprio La leggenda di Belle e la Bestia? Perché rappresenta per noi una delle sfide più importanti, ovvero raccontare in modo diverso una storia appartenente alle coscienze di tutto il mondo, offrendo allo spettatore un’alternativa e facendo prendere alle avventure di Belle e della Bestia una direzione inaspettata. Non a

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caso è stato chiamato “leggenda”. Quando abbiamo deciso di scrivere un nuovo musical la domanda motore di tutto quanto è stata: “Come è possibile raccontare di un amore ancora più forte, ancora più consapevole e maturo?”. Quale punto di vista avete adottato per rappresentare questa storia? Lo spettatore viene “portato dentro il racconto” grazie al personaggio Poltren, il quale decide di “uscire” per qualche istante dalla storia stessa per poterla raccontare al pubblico. Ma per farlo, dovrà necessariamente “rientrare” e “farne parte”: questo fa sì che il punto di vista rimanga oggettivo. Registicamente mi piace pensare a come trascinare lo spettatore in quel tempo e in quello spazio dove la storia prende vita, senza offrire troppe vie di fuga che possano indurlo a prenderne distanza. Quindi qualcosa di totalmente nuovo. Le musiche sono tutte originali e scritte da Enrico Galimberti: che tipo di brani sentiamo nello spettacolo? I brani che compongono lo spettacolo sono una contaminazione di diversi generi e gusti musicali. La musica è infatti molto presente, una vera e propria colonna sonora in stile cinematografico. A supporto del racconto,

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le musiche colorano momenti, azioni ed emozioni, dalle scene più concitate a quelle più romantiche ed intense. Anche le canzoni si adattano alle varie situazioni. Dall’Ouverture in stile minuetto all’intenso duetto orchestrale e melodico di Belle e Bestia dal titolo Chi potrà aiutarmi; dallo scanzonato valzer di Te lo mostrerò alle atmosfere jazz di una divertente e prorompente Maison Vitton passando per È come una magia, la canzone d’amore che corona il momento più favoloso. Un mix di generi insomma, tenuto però insieme dallo stile di orchestrazione, che permette di dare unità e continuità ad un racconto musicale. Devo ammettere che in questo Enrico è stato davvero geniale. Le coreografie sono di Angelo Di Figlia e sono un racconto che esprime le emozioni dell’intreccio narrativo… Farei rispondere a questa domanda direttamente Angelo:

“Nel creare le coreografie di questo progetto ho come prima cosa chiesto alla regia che tipo di stile questo spettacolo volesse avere. Per me è importante che le coreografie facciano parte del racconto e non siano solo dei passi messi uno dietro l’altro. Ho cercato di “spaziare” stilisticamente parlando, ma parliamo comunque di una favola con una colonna sonora ben precisa e credo sia stato giusto scegliere una strada e percorrerla con coerenza fino alla fine. Fortunatamente ho avuto a disposizione il talento di ottimi performer molto versatili e preparati. C’è stato, durante la fase creativa, un discreto tempo dedicato alla ricerca e all’esplorazione dove tutti insieme ci siamo messi in gioco trovando delle belle soluzioni. Non voglio svelare troppo, ma sono felice del lavoro fatto che credo rispecchi molto quello che posso definire lo stile a me più congeniale.

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GLI INTERPRETI • Belle (Claudia Luzzi), • Bestia (Enrico Galimberti), • Miguèl (Luca Cattaneo), • Poltrèn (Fabio Polini) • Vittòn (Marco Pezzotti), • Angélique (Pamela Foresti), • Séverine (Ancilla Scandella), • Clotilde/Clarisse (Giulia Mattarucco) • Tonton (Yuri Palamini), Bernard (Leonardo Ferrari) e Bruke (Luca Delogu) • Ensemble: Umberto Andronico, Valerio Angeli, Elena Barani, Chiara Di Loreto, Luca Marchetti, Eleonora Peduzzi, Alessio Ruaro, Susanna Scroglieri.

Spendo due parole in più per ringraziare la mia assistente Elena Barani, che sarà anche il capo-balletto dello spettacolo. È un’artista giovanissima ma piena di talento con cui è stato un piacere ed una grande fortuna poter creare. Concludo dicendo che ho voluto inserire alcuni “passi” per me molto importanti dedicati ad una persona importantissima nella mia vita e nella mia carriera… credo sia facile capire di chi sto parlando.” Com’è in toto la messa in scena? Cosa vediamo sul palco? Domanda difficile da esaurire in poche parole… Posso dire senz’altro che abbiamo optato per una messa in scena coerente con lo stile dell’epoca: tutte le scenografie e i costumi vanno in quella direzione. Scenograficamente avremo un castello praticabile, davanti al quale si alterneranno cinque ambientazioni scenografiche diverse: un porto, una locanda, una banca, una nave e una foresta. Il tutto attraverso l’utilizzo di fondali di scena e costruzioni scenografiche di vario genere con entrate laterali e calate dall’alto. Abbiamo investito parecchio nei costumi, 74 in tutto: ogni personaggio è in grado di esprime il proprio carattere anche attraverso il


IL TEAM CREATIVO • Testi: Luca Cattaneo • Musiche: Enrico Galimberti • Regia: Luca Cattaneo e Dario Belardi • Coreografie: Angelo Di Figlia • Assistente coreografa e capo balletto: Elena Barani • Orchestrazione: Enrico Galimberti, Simona Cotti • Costumi: Silvia Pedretti • Scenografie: Fabrizio Cattaneo • Trucco e parrucco: Benedicta Bosco • Direzione artistica: Luca Cattaneo • Direzione tecnica: Dario Belardi

proprio outfit. Lo spettacolo ha una durata complessiva di 120’, diviso in due atti. Non definirei lo spettacolo un family-show, ma al tempo stesso è un prodotto adatto a tutte le fasce di età, adulti e piccini. Chi fa parte dello staff creativo con te? Lo spettacolo è livello autorale è stato creato a quattro mani: io mi sono occupato dei testi e delle liriche, mentre Enrico Galimberti ha composto le musiche. Abbiamo riscontrato fin da subito grande affinità artistica, il che non solo ha agevolato il nostro lavoro autorale, ma ci ha permesso di divertirci durante tutta la creazione dell’opera. Simona Cotti ha supportato Enrico nella successiva fase di orchestrazione, mentre Dario Belardi è stato mio collaboratore ai testi. Le coreografie, come già detto, sono di Angelo Di Figlia: anche con lui c’è stata fin dall’inizio grande sintonia artistica, e di questo ne sono davvero felice. Mi sento di dover ricordare anche le preziosissime collaborazioni di Silvia Pedretti ai costumi, Fabrizio Cattaneo alle scenografie, e Benedicta Bosco al trucco e alle acconciature. Come avete scelto il cast? Solo una parte del cast è stato selezionato mediante casting. Ad esempio tutti i membri dell’ensemble e le attrici per i ruoli di Belle e Clotilde/Clarisse sono stati scelti dopo un casting nazionale tenuto a Milano a metà settembre. Sono stati

quattro giorni molto emozionanti: abbiamo toccato con mano la preparazione di grandissimi talenti, parecchi molto giovani! Scegliere l’attrice per il ruolo di Belle, ad esempio, è stato particolarmente difficile proprio per il livello artistico delle candidate. Per questo grande merito va alle nostre Accademie di musical in Italia. Luca, sei anche in scena: qual è il tuo ruolo e come te lo sei cucito addosso? Non ho scritto un personaggio pensando a me stesso, ma soltanto alla narrazione. E’ chiaro che quando hai tutti i personaggi davanti agli occhi, con la possibilità di scegliere quale di questi interpretare, la tua attenzione si sposta verso il ruolo con il quale avverti più affinità. A volte trovo sia proprio la possibilità di interpretare un personaggio distante dal mio “io reale” ad accendere

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la scintilla. In questo spettacolo sarò Miguel, uno degli antagonisti principali: indossare i panni del cattivo mi ha sempre stimolato parecchio… Cosa vuol dire per un artista stare dalle due parti, dietro e sopra il palco? Questo non facilita il compito, soprattutto nella primissima fase di allestimento. Per questo è importante lavorare con una figura che faccia da assistenza alla regia: in questo Dario Belardi mi ha dato davvero un contributo prezioso. Ricoprire entrambi i ruoli ti offre la possibilità di capire meglio come ragiona un attore, e questo è uno strumento molto utile per il lavoro. Naturalmente cerco sempre di non avere un ruolo attoriale troppo presente nello spettacolo: per fare bene regia credo sia necessario trascorrere molto tempo sotto il palco, condizione che risulterebbe compromessa se fossi troppo presente in scena. Perché osare oggi una produzione nuova e come programmare il tour? Perché è sempre il momento per qualcosa di nuovo. Soprattutto in un periodo storico quale stiamo vivendo, la gente ha bisogno di ritornare ad abbracciare la magia di un teatro esaurito. Programmare una tournée non è stato facile: alcune nostre date già calendarizzate sono state rinviate, e trovare disponibilità in altre piazze ha comportato un duro lavoro. I continui slittamenti causa restrizioni anti-Covid hanno messo davvero in difficoltà l’intero settore. Ma ora siamo pronti per condividere il nostro sogno con quello di tutti coloro che decideranno di viverlo con noi. Come dice un mio grande maestro “La medicina cura il corpo, ma il teatro e la musica curano lo spirito”. • RS


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TEATRI & CO.

Anche d’inverno, è tempo di Spring Awakening

MUSICAL TIMES DA FEBBRAIO PORTERÀ IN SCENA IL ROCK MUSICAL DEDICATO AI GIOVANI, CON GLI ALUNNI CHE CANTERANNO IN ITALIANO, NELL’ADATTAMENTO DI MARIA CHIARA CHITI.

M

usical Times, realtà di informazione, formazione e produzione diretta da Denny Lanza, porta in scena, nel 2022, il nuovo allestimento italiano di Spring Awakening, il controverso rock musical vincitore di numerosi Tony Awards, basato su un’innovativa opera di Frank Wedekind, su musiche di Duncan Sheik, con libretto e testi di Steven Sater. La regia dello spettacolo è affidata a Denny Lanza, la direzione musicale ad Armando Polito e le coreografie sono di Denny Lanza e Giovanni Ceniccola. Traduzione e adattamento testi sono a cura di Maria Chiara Chiti. Denny, si tratta di una School Edition: vuoi spiegare al pubblico cosa si intende e quali sono le differenze che ci possono essere dall’originale? In realtà i diritti concessi da MTI, sono i diritti canonici

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concessi alle versioni professionali. Però ho volutamente scelto di presentare lo spettacolo come una School Edition, per dare ai miei studenti di Magda - Scuola di Musical la possibilità di affacciarsi al mondo del lavoro. Credo che gli studenti della mia scuola stiano lavorando nel modo giusto e si meritino questa grande occasione. Quello che posso dire è che una School Edition vede in scena solo ed esclusivamente

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degli studenti e mi permette di fare scelte mirate alla valorizzazione delle capacità artistiche di chi avrò in scena. Del resto, Musical Times è un progetto di formazione e gli studenti sono dell’età giusta. Quanti e come si alterneranno in scena? Si esatto, Musical Times occupandosi anche di formazione, grazie a Magda - Scuola di Musical, ha classi di formazione professionali suddivise per età e livelli di preparazione.


di Silvia Arosio

La diversità anagrafica degli studenti mi permette di spaziare ampiamente con l’assegnazione dei ruoli e questo è davvero molto stimolante. Gli studenti che prenderanno parte allo spettacolo sono 30 ma sono stati divisi in due cast. Le varie repliche dello spettacolo vedranno alternarsi di città in città, il primo e il secondo cast. I personaggi principali saranno comunque interpretati da giovanissimi performer. E chi saranno gli adulti? Anche qui ho una grande fortuna: Magda è l’unica scuola professionale che non pone limiti di età per l’ammissione, perché da sempre sono convinto che l’arte non debba avere limiti di questo genere. Nella classe, infatti, ci sono studenti adulti che avranno la possibilità di interpretare quei personaggi che scenicamente hanno qualche anno in più. La storia è ancora oggi rivoluzionaria. Ci ricordi di cosa si tratta, per chi non la conoscesse?

Spring Awakening è un rock musical vibrante e pieno di passione. Racconta le vicende di giovanissimi ragazzi di fine ‘800 alle prese con la scoperta del proprio corpo e della propria sessualità in un’epoca

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nella quale gli adulti vivevano questi argomenti come scabrosi e non affrontabili. È una narrazione che si intreccerà con amori e scelte coraggiose, incorniciata da musiche travolgenti. È un Musical che riesce a toccare le corde dell’anima. Avete scelto di tradurre i testi: come è stato fatto l’adattamento? Il testo dello spettacolo è interamente in italiano e il lavoro che abbiamo fatto è stato minuzioso e conseguenziale ad un periodo di studio. Siamo emotivamente entrati nel linguaggio dell’epoca e ci siamo tuffati in quel mondo, in quella atmosfere poco colorate. E poi abbiamo cercato di lavorare sul testo cercando di rimanere fedelissimi all’originale ma cercando la chiave ironica e comunicativa più funzionale per il pubblico italiano. Le canzoni restano in inglese o saranno tradotte anche loro? Le canzoni per la prima volta saranno completamente


in italiano. Il lavoro di Maria Chiara Chiti, autrice dell’adattamento, è stato straordinario. Rimangono vive le sonorità che hanno reso Spring Awakening il capolavoro che è. Ma soprattutto i testi rendono giustizia alla poesia e all’emotività inconfondibili dello spettacolo. Sono molto orgoglioso. Così tanto, che tra i vari progetti di Musical Times quest’anno, c’è anche il lancio di un album musicale di cover da musical che si chiamerà Musical Follia. I brani sono incisi dagli studenti di Magda e il primo singolo in uscita sarà proprio La mia fissa, versione italiana di My Junk di Spring Awakening. Il pubblico può già ascoltare il brano su tutte le piattaforme musicali dal 10 novembrescorso e ha potuto effettuare il pre-ordine per Amazon e Itunes già dall’8 novembre. Come hanno reagito alla proposta i vostri studenti? Conoscevano lo spettacolo? Hanno reagito con l’entusiasmo che li contraddistingue, buttandosi con coraggio e generosità nel lavoro che li aspet-

ta. Conoscevano lo spettacolo e lo adorano. Alcuni sono fan sfegatati di Lea Michele (che ha interpretato Wendla, la protagonista di Spring Awakening) quindi si approcciano allo spettacolo con ancora più gioia! Quali saranno le date e le città per ora? Debuttiamo il 4 febbraio al

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Teatro Verdi di Montecatini, poi sicuramente saremo a Firenze il 26 marzo, a Milano il 29 e 30 aprile. Ma le date sono in continuo aggiornamento su www.musicaltimes.it Ci dici qualcosa di più sulla vostra scuola? Magda - Scuola di Musical è una scuola di formazione professionale e si trova ai piedi di Firenze. È aperta a cantanti, ballerini, attori e performer che hanno il sogno di fare del Teatro Musicale il loro mestiere. Strizza l’occhio alle grandi accademie nazionali ma al contrario di queste ultime, prevede corsi e lezioni compatibili con gli orari di chi lavora e studia magari all’università o al liceo. Non sono esclusi dalla nostra scuola anche corsi di avviamento al musical per bambini e ragazzi. Il corpo docenti è composto da grandi nomi del panorama del musical nazionale e siamo in continuo contatto con le più grandi realtà del settore. Ad oggi posso dire che siamo l’eccellenza toscana per quanto riguarda la formazione nell’ambito del musical! • RS


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INTERVISTA

Il musical ?

Non è un genere leggero! L'ESSENZA DEL MUSICAL È LA SCINTILLA EMOZIONALE INNESCATA DALL'INCONTRO TRA LA MAGIA DELLA MUSICA E L'INTERPRETAZIONE ATTORIALE

F

ranco Travaglio è uno delle punte di diamante per la trasposizione in italiano dei musical americani o inglesi. Non solo: grande appassionato di musical theatre, ha fondato il Premio PrIMO, Premio Italiano del Musical Originale, primo e unico riconoscimento nel suo genere nel nostro Paese, nato per incoraggiare la creazione di nuovi musical originali in italiano. Ed in questa intervista ci dà anche qualche dritta sugli spettacoli in scena a Londra e su come vederli… Franco, ormai sei tra i più accreditati traduttori di Musical in Italia. L’ultimo tuo lavoro è stato per Pretty Woman. Come hai affrontato questa traduzione? Innanzitutto ero sereno perché sapevo che avrei potuto contare su un team creativo eccellente: Carline Brower, Chiara Noschese, Simone Manfredini, Andrea Calandrini, tutti professionisti incredibili con i quali avevo già avuto l’onore e il piacere di collaborare e che mi facevano stare tranquillo sul risultato finale e sul fatto che spronato dai loro consigli e indicazioni avrei fatto il miglior lavoro possibile. Inoltre. lavorare con Stage Entertainment ti garantisce sempre che tutti gli aspetti della produzione saranno curati al massimo. Con riferimento al lavoro di traduzione in sé, avevo la consapevolez-

za di quanto il pubblico italiano conosce e ama il film Pretty Woman e sapevo che avrei dovuto affiancare al solito sforzo creativo un inedito rispetto quasi ‘filologico’ dell’adattamento di Sergio Jacquier: ci sono moltissime battute che gli spettatori conoscono a memoria e che non potevano essere stravolte ma solo inserite nel nuovo contesto teatral-musicale. È stato un lavoro quindi molto divertente e stimolante,

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in cui ho dovuto anche riscrivere nella nostra lingua canzoni scritte da una leggenda del pop come Bryan Adams e dare un linguaggio italiano e moderno a personaggi entrati in maniera così prepotente nell’immaginario collettivo. In una precedente intervista di tanti anni fa ti avevo chiesto quali sono le difficoltà di portare in italiano un brano inglese o americano di musical Theatre. Qual è l’aspetto più problematico?


di Silvia Arosio

Sicuramente la differenza metrica tra la lingua inglese e quella italiana. L’inglese ha tante parole monosillabiche, quindi con poche sillabe esprime concetti per i quali l’italiano, avendo vocaboli più lunghi e metricamente diversi, ha bisogno di tre-quattro parole composte da molte più sillabe. Cosa differenzia un buon traduttore da uno meno capace? Un buon traduttore di musical impiega molto tempo ad affrontare una canzone, ne rispetta le rime, lo slogan-refrain, le sfumature e la metrica senza aggiungere o togliere note e senza forzarne la pronuncia. Uno meno capace trascura o tralascia tutti questi aspetti. È molto diverso tradurre per il teatro e per il cinema. Il doppiaggio delle parti cantate è inficiato dai movimenti della bocca dei cantanti sullo schermo. Dico bene? Dici benissimo: oltre alle tante difficoltà di cui ho parlato il doppiaggio deve co-

prire l’audio originale con un adattamento che sia credibile con i movimenti della bocca dell’attore, che spesso vediamo in primissimo piano. Sei un grande esperto dì musical e spesso vai all’este-

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ro a vederli. Cosa hai visto recentemente? Dalla riapertura sono già andato a Londra due volte: a settembre ho visto un interessante revival di Carousel a Regent’s Park, l’epico Prince Of Egypt di Stephen Schwartz tratto dal cartone Dreamworks, una divertente ripresa di Hairspray con la star Michael Ball, una piccola produzione di Pippin sempre composto da Schwartz, a ottobre (dopo una capatina a Manchester per l’emozionante tour di Tell Me On A Sunday di Lloyd Webber) il tour di Jersey Boys, sempre molto carino, e Les Miserables, che è uno spettacolo che più vedo e più mi emoziona, anche nel nuovissimo allestimento. Quale ti è particolarmente piaciuto? Ho volutamente tralasciato le produzioni che mi hanno colpito particolarmente: - uno strepitoso Anything Goes al Barbican con la stra-


tosferica Sutton Foster (che avevo già visto anni prima a Broadway nello stesso ruolo e produzione) che offre ancora una volta un’interpretazione da urlare al miracolo - il grandioso musical Disney Frozen, che non è mai scontato o prevedibile, e trova in Samantha Barks una protagonista sensazionale che gareggia con le strabilianti (anche per chi è abituato allo sfarzo della Disney a teatro) scenografie su chi sorprende di più - la prima mondiale di Vanara di Gianluca Cucchiara, che ha segnato l’orgoglio nazionale di un musical composto e prodotto da italiani con un cast multietnico pieno di talento alle prese con una delle colonne sonore più innovative degli ultimi tempi, e dire che è solo l’inizio perché lo spettacolo ha ancora ampi margini di miglioramento - Back to the future: di gran lunga lo spettacolo che mi ha colpito di più, anzi tre show in uno: il celeberrimo film riportato fedelmente a teatro con addirittura effetti speciali

più strabilianti della versione cinematografica e un finale che fa letteralmente strabuzzare gli occhi; il musical: si canta veramente tanto nella stupenda colonna sonora di Alan Silvestri (di cui echeggia l’iconico tema della trilogia zemeckiana) e Glen Ballard tra duetti, numeroni e le immancabili The Power of love e Johnny B. Goode; e infine lo spettacolo comico: dialoghi e canzoni fanno morire dal ridere, grazie soprattutto alle interpretazioni di Roger ‘Doc’ Bart e di Hugh ‘McFly’ Coles. - &Juliet: trionfale ed energetica ri-

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lettura di Romeo e Giulietta in cui si immagina che la moglie del bardo, schifata dal finale con doppio suicidio chieda a Shakespeare di immaginare una Giulietta vedova allegra che celebri le diversità in piena fregola da #metoo, e il risultato è un frullato di canzoni pop-rock anni 2000 con un cast da urlo, dialoghi frizzanti e un ritmo indiavolato. Pensi che qualcuno dì questi musical potrebbe essere portato in Italia? Penso che prima o poi alcuni di loro arriveranno, specie i titoli più forti. L’auspicio è che non arrivino delle versioni ‘vorrei ma non posso’ ma degli allestimenti almeno all’altezza, visto che è impossibile, per vari problemi strutturali e culturali, che da noi si raggiungano gli stessi livelli produttivi. Quali sono le maggiori difficoltà dell’importare spettacoli esteri? Il mercato italiano non ha un bacino paragonabile a quello straniero perché l’italiano me-


dio non è abituato ad andare spesso a teatro e i turisti non affollano le nostre sale. Questo favorisce un sistema legato al vecchio teatro di giro, per cui sono le compagnie ad andare a cercare gli spettatori e non viceversa, approccio che non può favorire la qualità dal momento che premia gli spettacoli che costano meno ed è incompatibile col passaparola (unica garanzia di successo): se uno show sta in scena per massimo 6 date è impossibile che uno spettatore entusiasta trascini molti altri a vederlo. A questi problemi sono legati la carenza di finanziatori e la mancanza di quelle professionalità che portano la gente a teatro, e il circolo vizioso è completo. Per chi volesse vedere un musical a Londra, ci dai qualche dritta per ottimizzare il tempo e non spendere troppo? Io quando non ho un budget altissimo (ovvero quasi sempre, visto che vedo in media 8

spettacoli in 4 giorni, visto che sfrutto tutte le pomeridiane…) cerco sempre i posti “limited view” o “restricted view”, e capita di trovarne anche nelle primissime file. Per qualche ragione (una piccola parte del palco è oscurata, oppure c’è poco spazio per le gambe, oppure – incredibile – la bacchetta del direttore ostruisce di tanto in tanto la vista!!!) sono ritenuti di minor valore rispetto a quelli di fascia elevata ma di

IL SOCIAL

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solito ti fanno godere ugualmente dell’esperienza teatrale sborsando la miseria di 20-30 sterline. Per rendermi conto se la vista è davvero limitata consulto l’utilissimo sito seatplan.com che pubblica foto scattate dagli spettatori con la visuale del palcoscenico dal punto di vista di quasi tutti i posti in pianta. Quando non è possibile trovare dei limited faccio la coda per i cosiddetti “day seats”: un numero di posti buonissimi (di solito in prima fila) venduti a basso costo il mattino facendo una coda di solito non proibitiva. Ultimamente la fila è diventata virtuale sui siti ufficiali degli show, o su app tipo TodayTix (che forniscono anche altri tipi di sconti). Inoltre, accanto alle grandi produzioni nel West End, frequento anche piccoli teatri off come la Menier Chocolate Factory, la Southwark Playhouse, il Park Theatre, il Charing Cross Theatre, che propongono gioiellini, spesso titoli poco frequentati, con al-


lestimenti da camera nell’intimità di uno spazio scenico che ti mette a tu per tu con gli interpreti, restituendo quella che è la vera essenza del musical, aldilà dei grandi budget: la scintilla emozionale innescata dall’incontro tra musica dal vivo e performance attoriale. Sei anche tra i fondatori del Premio PrIMO. Di cosa si tratta e come era nato? Nacque come occasione per festeggiare un anniversario del sito www.amicidelmusical.it. Visto che c’erano già premi per i performer avevamo deciso di valorizzare gli autori di musical italiani. Pensavamo sinceramente a un’edizione sola: sottovalutavamo quanto i cassetti di tanti autori fossero pieni di idee. Infatti siamo giunti alla nona edizione!

Ti capitano tra le mani copioni abbastiamo eterogenei. Quali sono gli errori che gli aspiranti autori fanno dì più? Spesso si compie l’errore di pensare al musical come un genere leggero in cui è sufficiente aggiungere due canzoni e due balletti a un testo di prosa, o peggio musicare ogni singola battuta, anche la più banale. Ci va un progetto drammaturgico forte che tenga conto delle tante regole strutturali codificate in tanti anni di storia del genere, e che si trovano in tutte le guide per aspiranti autori. In due parole, cosa serve per scrivere una buona opera prima? Innanzitutto un’idea forte. Non tutte le storie sono adatte,

è fondamentale un elemento di interesse maggiore per far sì che personaggi e vicende saltino fuori dalla cronaca, o dalla pagina stampata, o dalla pellicola e si mettano a cantare e ballare. Gli inglesi utilizzano l’espressione larger than life. Inoltre, soprattutto in Italia, bisogna cercare un titolo vendibile e acquistabile dai teatri, o accattivante per qualche grande interprete la cui presenza in locandina giustifichi l’investimento da parte di una produzione. E oltre all’approccio drammaturgico di cui parlavo serve una colonna sonora orecchiabile e di impatto, che entri nel cuore dello spettatore anche senza poter contare su hit radiofoniche, e parole semplici ma emozionanti che esprima-

IL WEB SHOW COULD WE START AGAIN • Franco è anche presentatore, con Andrea Celeghin e Roberto Mazzone, di Could We Start Again, un web show con interviste ai più grandi artisti del musical italiano e internazionale. Non perdetevi le ultime puntate con Chiara Noschese, Gianluca Cucchiara e Saverio Marconi e con Eleonora Facchini e Jacopo Sarno dal cast di Mamma Mia! Le potete vedere - e rivedere - su www.amicidelmusical. it/couldwestartagain/ oppure inquadrando il qrcode a lato

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no i sentimenti dei personaggi e ne portino avanti le azioni. Senza questi ingredienti nessun musical può funzionare. Cosa spetta ai vincitori del Premio PrIMO? La targa e i trofei, oltre alla vetrina che PrIMO rappresenta nel panorama teatrale italiano, con la possibilità di essere attenzionati da grandi professionisti e produttori, del calibro di Saverio Marconi. Nelle prossime edizioni però vogliamo dare di più: intendiamo far sì che le opere possano essere proposte ai produttori e – perché no – prodotte e messe in scena. Per questo gli autori dei musical scelti verranno accompagnati da un team di creativi che darà loro consigli per rendere copioni e spartiti appetibili ai teatri. Quale spettacolo di PrIMOha avuto più successo? Non ho potuto seguire gli sviluppi di tutti i partecipanti ma recentemente Cookies, messo in scena al Bologna Open Air Theatre la scorsa estate all’interno del Summer Musical Festival della Bsmt, è stato accolto con grande entusiasmo. Lo cito come esempio senza voler nulla togliere a tutti gli altri. Sei anche traduttore per Dimmi addio domenica, prima versione italiana del musical Tell me on a Sunday composto nel 1979 da Andrew Lloyd Webber, con le liriche di Don Black. Lo spettacolo, con Elisabetta Tulli e la regia di Mauro Simone, prodotto dalla Com-

Elisabetta Tulli,protagonista di Dimmi addio domenica

pagnia della Rancia, è andato in scena a Tolentino a ottobre. Ci vuoi raccontare qualcosa di questo spettacolo? Come lo hai adattato? È un musical molto particolare perché Lloyd Webber è noto come autore di grandi kolossal e pochi conoscono questo suo ciclo di canzoni poi trasformato in musical da un atto e inserito nel progetto più ampio Song And Dance. Si ricrea quindi l’essenza di cui parlavo prima, specie nella nostra versione italiana in cui la parte musicale è affidata solo a una pianista. Ci si può concertare sulla bravura di Elisabetta Tulli e sulle meravigliose melodie lloydwebberiane, meno scontate e regolari di altrove nel

raccontare gli amori “dispari” di Emma, una ragazza all’eterna ricerca del vero amore. In originale era una ragazza inglese a New York, noi l’abbiamo trasformata in calabrese, adattando tutti i riferimenti culturali e anche… gastronomici. Il pubblico finora ha gradito molto questo tour de force che la regia di Mauro Simone ha reso ancor più duttile e versatile nell’attraversare tutti i registri dell’animo femminile. • RS

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INTERVISTA

Nel mondo del musical manca il coraggio!

"A VOLTE PENSO CHE SI PENSI SOLO AD INCASSARE BIGLIETTI SENZA PROPORRE COSE NUOVE CHE SONO INDUBBIAMENTE PIÙ RISCHIOSE"

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iccardo Biseo non è soltanto Pianista, compositore e arrangiatore di scuola jazz, ma è un talento davvero multiforme. Molti cultori del musical lo ricordano per la sua collaborazione in spettacoli come il Jesus con Carl Anderson, il My Fair Lady con Luca Biagini o con le sue collaborazioni agli spettacoli di Christian De Sica, che abbiamo avuto l’onore di avere in copertina qualche mese fa. Pochi sanno che Riccardo Biseo è anche autore di musical. Ne parliamo direttamente con lui. Riccardo, una prima domanda scottante. Cosa significa essere musicista oggi? Scottante? No... è una professione molto difficile se è fatta bene ma anche abbastanza facile se c'è la passione e la preparazione giusta che non deve mai mancare. Bisogna studiare

tantissimo per non rischiare di realizzare sempre le stesse cose con le stesse persone. Bisogna diversificare per non annoiarsi... Hai lavorato tanto nel teatro musicale. Ci ricordi le tue collaborazioni? La prima volta fu con Massimo Ranieri per il musical Bar-

IL VIDEO

Inquadra il QRcode e guarda Un concerto per un poeta 38

num, dove ho diretto l'orchestra per due anni di tournée a soli 23 anni. Fu un'esperienza molto importante per me e molto formativa perché ero il più giovane dei musicisti e da loro ho imparato molto. Le altre in parte le hai citate tu nell'introduzione ma mi sono occupato anche di opera, operetta e molte altre commedie musicali come A piedi nudi nel parco, “Promesse, promesse, Facciamo l'amore ed altre... Come dicevo, sei autore di opere musicali, come l’opera jazz Concerto per un poeta, dedicata alla figura di Ezra Pound, eseguita per la prima volta a Roma, al Villa Celimontana Jazz Festival, nel 2006. L’anno successivo il concerto-spettacolo venne ripreso con l’interpretazione di Giorgio Albertazzi. Che tipo di spettacolo era?


di Silvia Arosio

Giampiero Rubei mi chiese di scrivere una “cosa” sulla figura controversa del poeta, ostracizzato da molti ed anche dagli stessi americani che lo rinchiusero in manicomio poiché aveva chiesto a Roosevelt di non fare la guerra all'Italia che amava tantissimo. Chiamai il grandissimo Giorgio Calabrese e gli chiesi se poteva scrivere un testo sugli amori, le passioni di Pound (evitando accuratamente le scelte politiche). Accettò convinto anche lui che Pound fosse stato il più grande poeta del novecento ed iniziammo a scrivere. Nella prima edizione c'erano Maria Laura Baccarini e Flavio Bucci, meravigliosi. Cosa vuol dire scrivere un’opera Jazz? È soltanto una questione di stile, di genere musicale. Per il resto è come tutte le altre. Tanti anni prima, avevi lanciato uno spettacolo dedicato a Robinson Crusoe. Tema assolutamente originale! Di cosa si trattava? Un musical su un personaggio che da ragazzino mi appassionò moltissimo dove la parte del ragazzino Venerdì fu interpretata da una ragazza come nella mi-

gliore tradizione anglosassone: la bravissima Antonella Voce. Ci siamo incontrati su Linkedin, dove abbiamo intavolato una conversazione sul mondo del musical. Cosa manca oggi in Italia? Il coraggio. Il coraggio di scrivere storie nuove e di rischiare di investire in opere nuove ed originali senza per forza ricorrere a traduzioni, a volte anche orribili, di spettacoli stranieri di successo. Coraggio che nella prosa e nell'Opera non mancano.

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Abbiamo le strutture giuste? Le abbiamo ma soltanto per l'opera, il balletto, la prosa, il circo ed il cinema. Forse basterebbe che il ministero riconoscesse la commedia musicale come genere originale da sovvenzionare...ma se continuiamo a proporre copioni stranieri come fa? Ed il pubblico è pronto? Penso proprio di sì, se c'è la qualità. Quali difficoltà trovi nel voler portare in scena i tuoi lavori? La diffidenza di cui parlavo prima da parte dei produttori. A volte penso che si pensi solo ad incassare biglietti senza proporre cose nuove che sono indubbiamente più rischiose. Che cosa cerchi, in questo senso? Cosa vorresti e cosa ti aspetteresti? Non mollo. Continuerò a scrivere nella speranza che qualcuno si voglia interessare alle novità. Ora sto scrivendo una Messa, come hanno fatto moltissimi compositori del passato. Ovviamente col mio linguaggio musicale contemporaneo. Altrimenti perché avrei studiato per tanti anni? Intanto continuo a fare il pianista che è la mia più grande passione. • RS


PERSONAGGI

Con la bellezza,

sconfiggiamo la paura RISVEGLIARE UN PENSIERO POETICO PUÒ SOSTENERE I NOSTRI PROCESSI DI GUARIGIONE ED A RECUPERARE POSSIBILITÀ CHE ABBIAMO DIMENTICATO

S

elene Calloni Williams scrittrice, antropologa, esperta di sciamanesimo, yoga e filosofia. Per chi tra di voi fosse mattiniero come me, consiglio le sue dirette sui suoi canali, dalle 7 alle 8 di mattina, in cui Selene parla di miti, psicologia e... bellezza. Perché come cita spesso, e cito spesso anche io, La Bellezza salverà il mondo, come asseriva il caro Fëdor Michajlovic Dostoevskij. E di “bellezza” cerco sempre di parlare sulle pagine di questo mio mensile, sottolineando, da almeno un anno e mezzo a questa parte, cioè da quando siamo

entrati nel pazzo mondo della pandemia, quanto le arti, la musica, la danza, il teatro possano contribuire al benessere dell’uomo, nella sua totalità, se è vero che, come dice l’Organizzazione mondiale della sanità OMS la salute deve essere «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia». Selene, cos’è per te la bellezza? La bellezza è la forma sotto cui l’amore, il sacro, la capacità di darsi, di offrirsi si manifesta. La bellezza è fatta di evanescenza, vuoto e silenzio. Prendi un fiore:

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è bello proprio per la sua impermanenza. Un fiore di plastica, che è assai duraturo, non sarà mai bello come un fiore vero. Come la bellezza può salvare il mondo? Aiutandoci a vincere la paura. Gli uomini uccidono per paura, gli uomini diventano egoisti, avidi e compiono azione funeste sotto la spinta della paura. Nelle tue dirette, racconti, con enfasi ma anche grande semplicità e purezza, la storia dei Miti, partendo soprattutto dalle Metamorfosi di Ovidio. In quel testo, troviamo tutto: in che modo i Miti possono


di Silvia Arosio

aiutare l’uomo moderno e come possono aiutare a livello psicologico e spirituale? Ciascuno di noi vive mettendo sulla scena della vita un mito e ciascuno di noi si riscatta, si risolve, si libera quando “vede” il mito che sta mettendo in scena vivendo. Risvegliare un pensiero mitico, poetico può sostenere i nostri processi di guarigione, ci può aiutare a compiere una svolta importante, ad essere più in-

tegrali, a recuperare funzioni e possibilità che abbiamo dimenticato. Dici spesso che la poesia e lo sciamanesimo sono strettamente collegati. In che senso? Sia lo sciamano che il poeta sono capaci di partecipare al processo mitopoietico attraverso il quale le cose vengono create, possiedono la chiave per co-creare gli eventi, anziché esserne vittime. La psiche ha una struttura poetica e lo sciamano e il poeta ne possiedono le chiavi. Attraverso lo story-telling, l’arte della narrazione, essi possono aiutare chiunque a cambiare la visione delle cose e a operare grandi trasformazioni. Mediante l’uso della parola, dei

Inquadra il QRcode e accedi al sito di Selene Calloni Williams 41

© Servizio fotografico di Adrian McCourt

IL SITO


“nomi”, possono evocare “numi”, spiriti, dei, dee che appartengono al nostro potere immaginativo e aiutarci a immaginare e a fare cose che diversamente non saremmo riusciti a fare. Noi possiamo fare solo ciò che possiamo immaginare; lo sciamano e il poeta ci aiutano a immaginare. Nella cultura di oggi, il viaggio ctonio, ossia la dolce tristezza, comunemente associata alla depressione, è qualcosa di assolutamente negativo. Come la dolce tristezza può esserci d’aiuto per ripartire? La dolce tristezza ci conduce in un viaggio ctonio, sotterraneo, nelle viscere della terra, nel ventre della Grande Madre e nelle profondità della psiche dove possiamo trovare energie e ispirazioni nuove per ripartire. Certo, bisogna essere capaci di non cadere vittime della tristezza, ma di utilizzarla come strumento del viaggio nelle profondità degli abissi. In questo l’accompagnamento di uno sciamano può essere molto utile. Sei tornata a fare eventi in presenza. Ci racconti qualcosa? Quali sono i prossimi incontri? Il quattro dicembre sarò a

Roma al Palazzo Vela in occasione della manifestazione “Più libri più liberi”. Presenterò il libro “Mudra e Meditazioni per viaggiare tra i mondi” alle 11,45 nella sala Antares. Poi dal 29 maggio al 4 giugno ci sarà il grande ritiro dell’Imaginal Academy, l’Accademia degli Immaginalisti, dal titolo IADOR, Imaginal Alchemy Original Retreat, che quest’anno si svolgerà nelle Marche. Il 2 dicembre esce Mudra e Meditazioni per Viaggiare

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Tra i Mondi”, un libro unico che porta cambiamenti positivi mediante piccoli gesti quotidiani di autentica bellezza. Il libro contiene la descrizione di 28 mudra (gesti simbolici) delle mani, di un mudra della lingua e di un mudra degli occhi e quattro brevi meditazioni chiamate OMI, One Minute Immersion, derivate da quattro favole di potere di grande impatto psicologico e di forte potere trasformativo. Mudra e meditazioni aprono così la


strada a un viaggio attraverso due mondi: il visibile e l’invisibile, in un percorso magico di crescita spirituale e autoconsapevolezza. Iniziamo a capire bene cosa sono i Mudra. Ci fai qualche esempio? Un mudra è un gesto simbolico che sprigiona una grande energia. Per esempio, posso parlare dell’Anjali Mudra. uno dei mudra più conosciuti e praticati anche in Occidente (spesso utilizzati fuori contesto e privato del suo più alto significato simbolico-spirituale). È simile al gesto della preghiera, ma nella tradizione yogica simbolizza equilibrio e armonia. Per praticarlo bisogna portare le mani unite davanti al torace, all’altezza del cuore, che corrisponde all’Anahata chakra, il chakra del cuore. Anjali mudra favorisce armonia e calma, unione degli opposti. Infonde equilibrio, grazie alla riunificazione delle energie Yin e Yang. Crea una profonda visione non-duale, oltrepassando le dicotomie e riunendo maschile e femminile. Favorisce una connessione dei due emisferi cerebrali, e ciò a

sua volta alimenta l’emergere di una consapevolezza unitaria, in cui ragione e spiritualità convivono armoniosamente. Focalizzandosi sul chakra del cuore invitiamo pace e amore a risvegliarsi e a manifestarsi in noi. Sviluppa una profonda

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calma interiore e attiva un processo di “centratura”. Favorisce la presenza mentale. Anjali mudra è un potente gesto psichico, che riunisce gli opposti in una visione non-duale. La mano destra rappresenta l’elemento Yang, mentre quella sinistra l’elemento Yin. È un gesto, quindi, che unisce la dimensione spirituale e la dimensione materiale, l’energia solare con quella lunare. Rappresenta anche un gesto di rispetto. Chi lo esegue, oltrepassando l’ego, manifesta anche un senso di umiltà. In India è un gesto ampiamente usato per salutare e ringraziare. Quando salutiamo una persona pronunciando la parola “Namasté” e praticando Anjali mudra vogliamo indicare la seguente espressione: “Saluto il divino che è in te”. Come questo testo può aiutarci? La pratica dei mudra durante la meditazione favorisce la concentrazione e il giusto


fluire delle energie. L’individuo medio oggigiorno ha la concentrazione, come si dice, di un pesce rosso. Questo a causa di internet e dei social che richiamano il continuo spostamento dell’attenzione. Vivere in questo modo causa un enorme dispendio energetico e rende assai più difficile il raggiungimento degli obiettivi anche più semplici. Meditare

attraverso i mudra e recuperare il potere dell’attenzione consapevole è un grande allenamento psichico per contrastare i processi di “vampirismo” energetico a cui questo mondo ci sottopone. Quanto “invisibile” troviamo nella creazione, intesa come quella scintilla divina che ci aiuta a dare vita ad un’opera d’arte? Ogni forma è manifestata dal vuoto che la circonda e ogni forma ha il suo spirito invisibile che la accompagna. Imparare a dialogare con l’invisibile significa recuperare quel pensiero mitico, poetico delle origini. Il tempo delle origini, lungi dall’essere visto come un tempo di arretratezza e primitività,

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deve essere considerato come l’età dell’oro, il tempo vicino al paradiso delle origini. L’età dell’oro è uno stato di coscienza non-duale che possiamo raggiungere dialogando, appunto, con l’invisibile. L’uomo è opera d’arte? Certamente, ogni cosa in questo universo è l’opera d’arte dell’amore che si esprime. Ma infine, chi è Selene? Ho studiato yoga, buddhismo e psicologia. Sono allieva del grande psicoanalista James Hillman, al quale ho dedicato un libro poco dopo la sua morte, il titolo è James Hillman, il cammino del fare anima e dell’ecologia profonda” ed è edito da Mediterranee. Ho pubblicato oltre venti libri, sui temi della psicologia del profondo, dello yoga e della meditazione. Non mi definisco né una psicologa né una scrittrice, mi sento piuttosto una viaggiatrice dei mondi, il visibile e l’invisibile; mi vedo come una traghettatrice, in quanto amo portare gli altri in viaggio con me. • RS


t e rap ie d ’avangua rd i a fondate sulla Ricerca in armonia con la Natura centrate sull’Uomo

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INTERVISTA

Stefano Colli vola alto con i suoi “Aquiloni”

L’ALBUM DI STEFANO COLLI È UN’OPERA PLURIARTISTICA, CHE UNISCE LETTERATURA, MUSICA, TEATRO, ARTI VISIVE

© Simona Buccolieri

È

arrivato in radio, Indispensabile (feat.Giò Di Tonno), testo scritto da Carlo Montanari e musica composta da Giancarlo Di Maria, terzo estratto da Aquiloni, album di esordio di Stefano Colli. Ne abbiamo parlato con lui. Stefano, ricordaci come è nata l’idea dell’album. Dopo la mia esperienza su Rai1 al Festival di Castrocaro nel 2015, ho iniziato a lavorare insieme al M° Giancarlo Di Maria e la sua Parametri Musicali ad un progetto discografico che potesse rappresentarmi al meglio. Abbiamo intrapreso insieme un percorso di ricerca, lavorando sulla scrittura, sulla mia vocalità, ed affiancandoci a diversi collaboratori. Dopo aver pubblicato i primi singoli frutto di questo lavoro (Crudele e Guarda la Notte) e dopo la mia partecipazione al programma di Rai2 The Voice of Italy nel Team di Gigi D’Alessio, abbiamo sentito l’esigenza di strutturare in maniera più ampia e trasversale il nostro progetto avvalendoci di più linguaggi artistici. Così è nato Aquiloni. L’album infatti, oltre alle otto tracce musicali, contiene un prologo scritto da me e recitato da Ivano Marescotti ed è interamente illustrato da Patrik Fongarolli Frizzera, noto per il suo progetto Il lato fresco del cuscino. Due collaborazioni illustri, Iskra e Giò. Come li hai coinvolti? Sono davvero felice ed orgoglioso di queste collaborazioni. Con Iskra, storica vocalist di Lu-

cio Dalla, ho mosso i miei primi passi nel mondo della musica, ho imparato tanto da lei e abbiamo condiviso palchi importantissimi e collezionato esperienze indimenticabili. La sua presenza nell’album ha per me anche un grande valore affettivo, oltre che professionale. La stessa cosa vale per Giò Di Tonno, che è sempre stato un enorme punto di riferimento, trovo sia un artista unico nel panorama italiano, dotato di rara versatilità e talento. Tutto l’album è un lavoro pluriartistico: chi ha collaborato? Questo progetto discografico

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nasce da un grande lavoro di squadra, per me è sempre molto importante sottolinearlo! A partire dal mio produttore artistico, il M° Giancarlo Di Maria, che ha creduto da subito nel progetto e lo ha costruito insieme a me, fino ad arrivare alla mia etichetta discografica PMS Studio nella figura di Raffaele Montanari e Rita Biganzoli insieme allo staff del mio ufficio stampa AbacusWeb. Quale brano ti calza meglio? Il brano del disco che meglio mi descrive è sicuramente M’innamoro al buio: dice tanto di me e del mio modo di approc-


di Silvia Arosio

Cosa vorresti fare… da grande? Che domanda difficile! Non sono una persona che tende a programmare troppo le cose, preferisco rimane più focalizzato sul presente ed accogliere le opportunità che mi offre. Credo sia una delle cose che mi ha insegnato questo brutto periodo di pandemia, essere troppo proiettati verso il futuro può anche essere “pericoloso” e controproducente. Come possiamo acquistare l’album? L’album è disponibile su tutte le piattaforme digitali ed è acquistabile anche in formato fisico nel bookstore della mia etichetta discografica PMS Studio e sul sito di Amazon. Lo presenterai dal vivo? Lo scorso 10 Settembre ho presentato l’intero progetto discografico live in Piazza dei Martiri a Pianoro (BO) insieme al M°Giancarlo Di Maria (al pianoforte) e alla presenza di tanti ospiti tra cui Giò Di Tonno, Rebecca, Chiara Todeschi, l’attrice Selene Demà e la violinista Eleonora Montagnana. Presto arriveranno nuovi appuntamenti dal vivo! • RS

© Riccardo Sarti

ciarmi alla vita e agli altri. Tendo a vivere ogni esperienza, sia personale che professionale, in maniera piuttosto totalizzante, dedicando anima e corpo. A volte ci si fa anche parecchio male, ma vale la pena correre questo rischio secondo me. Parliamo di Indispensabile, che parla del rapporto tra una madre e il figlio che deve ancora nascere. Cosa vuol dire affrontare un tema del genere per un uomo? Il testo di Indispensabile è stato scritto da Carlo Montanari e ne sono rimasto da subito profondamente colpito. Quello della maternità è più che altro il tema che ho deciso di sviluppare nel videoclip insieme al regista Riccardo Sarti dandone la mia personale chiave di lettura. Volevo parlare di una famiglia composta solo da una madre (single) e dal figlio che sta per nascere. Credo fortemente che il concetto di famiglia vada molto oltre il legame di sangue e che la famiglia non sia più esclusivamente rappresentata dal nucleo cosiddetto “tradizionale”. Negli ultimi tempi, attraverso la mia pagina Instagram La valigia del lettore in cui recensisco i libri che leggo, ho affrontato diverse letture incentrate sul tema della maternità che mi hanno portato a riflettere molto. In particolare colgo l’occasione per consigliarvi due di questi libri che hanno

ispirato anche l’idea del videoclip: La figlia unica di Guadalupe Nettel (La Nuova Frontiera) e Figlia del cuore di Rita Charbonnier (Marcos y Marcos). Tanto teatro anche per Stefano: in quali progetti sei impegnato? Attualmente sono in tour con un musical prodotto da Fondazione Aida tratto dal bestseller mondiale per ragazzi di Julia Donaldson Il Gruffalò che ha debuttato lo scorso Ottobre al Teatro Manzoni di Milano con quattro repliche sold out e che ci sta regalando bellissime soddisfazioni. La regia è di Manuel Renga e nel cast insieme a me ci sono Giuseppe Brancato, Gaia Carmagnani ed Elisa Lombardi. Sono inoltre protagonista, insieme all’attrice Mariangela Diana, dello spettacolo Non superare le dosi consigliate” adattamento teatrale del romanzo di Costanza Rizzacasa D’orsogna pubblicato per Guanda editore, che affronta il tema delle dipendenze e dei disturbi alimentari e che vede la regia di Rita Riboni.

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MUSICA

Il Volo in viaggio sulle

note di Ennio

Morricone

L'ALBUM - OMAGGIO AL MAESTRO VEDE LE COLLABORAZIONI DI STAR COME DAVID GARRETT E STJEPAN HAUSER

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l Volo sings Morricone (Epic/Sony Music), il nuovo atteso album de IL VOLO dedicato al Maestro, un viaggio travolgente dentro l’arte di uno dei più grandi compositori del Novecento, sulle cui musiche Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble hanno lavorato per mesi. Il Volo sings Morricone è un progetto di Michele Torpedine. Un disco composto da 14 canzoni, brani che ripercorrono le melodie leggendarie del Maestro, impresse nella memoria di tutti. Oltre alle emozionanti reinterpretazioni, contiene l’inedito I colori dell’amore, scritto per il trio da Andrea Morricone, un brano che parla della solitudine ai tempi del Covid, del rumore costante delle ambulanze ‘un suono in lontananza serve a vivere’, della difficoltà a reagire mentre attoniti si guarda il mondo da una finestra e infine della sensazione di libertà quando tutto è finito e si può riabbracciare il proprio amore.

Comprende anche il brano di Ennio Morricone, tratto dalla colonna sonora del film Il buono, il brutto, il cattivo, The Ecstasy of Gold, per la prima volta accompagnato da un testo, scritto sempre da Andrea Morricone, disponibile anche in Audio Spaziale con Dolby

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Atmos su Apple Music. È anche online il video del brano, girato in Sardegna da YouNuts. Nell’album sono presenti anche altre importanti collaborazioni: con il violinista David Garrett in La Califfa, con Stjepan Hauser dei 2Cellos in Se, con il trombettista Chris Bot-


di Daniele Colzani

ti in Come Sail Away e con il flautista Andrea Griminelli in Nella fantasia. Per la registrazione dell’album, avvenuta ai Forum Studios di Roma, il Maestro Marcello Rota ha diretto la storica Orchestra Roma Sinfonietta che, dal 1994, anno della sua fondazione, ha collaborato intensamente con il Maestro Ennio Morricone, eseguendo la sua musica sotto la sua dire-

LA TRACKLIST 1 - The Ecstasy of Gold (da “l Buono, Il Brutto, Il Cattivo) 2 - Your Love (da C'era una volta il West) 3 - Nella fantasia feat. Andrea Griminelli (da “Mission”) 4 - Metti una sera a cena (da “Metti una sera a cena”) 5 - Se feat. HAUSER (da “Nuovo Cinema Paradiso”) 6 - La Califfa feat. David Garrett (da La Califfa) 7 - Conradiana (da Nostromo) 8 - E più ti penso (da C'era una volta in America/ Malèna) 9 - Se telefonando 10 - Come Sail Away feat. Chris Botti 11 - Would He Even No Me Know? (da Nuovo Cinema Paradiso) 12 - Amalia por amor 13 - Here’s To You (da Sacco & Vanzetti) 14 - I colori dell’amore

zione nei maggiori teatri del mondo. Con Il Volo sings Morricone Piero, Ignazio e Gianluca dedicano così parte della loro straordinaria carriera al grande Maestro, a un anno dalla sua scomparsa, per la profonda stima e rispetto che provano nei suoi confronti, supportati in questo grande progetto mondiale, proprio dalla famiglia Morricone. Un percorso segnato, oltre che dall’ uscita dell’album, anche dal 71° Festival di Sanremo, dove sono stati ospiti, dal concerto Il Volo – Tributo a Ennio Morricone e dalla partecipazione con Vittorio Storaro alla 78° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. LA TOURNÉE MONDIALE Da marzo 2022 Il Volo tornerà in tour con oltre 100 concerti in tutto il mondo! Una serie di date in cui il trio, accompagnato dall’orchestra, interpreterà i brani di repertorio che lo hanno ormai reso cele-

WWW.ILVOLOMUSIC.COM 49

bre nei maggiori teatri e palasport del mondo e farà rivivere la magia di questo progetto dedicato al Maestro Morricone, eccellenza italiana la cui arte non conosce confini. Il tour partirà dagli USA a marzo 2022 dove, tra le tante tappe, arriverà anche al Radio City Music Hall di New York il 18 marzo. Proseguirà con concerti in America Latina, in tutta Europa, comprese nuove date in Italia, e in Giappone (con date al Bunkamura di Tokyo, nei maggiori teatri di Osaka e Kyoto), raggiungendo più volte in tutto l’anno i diversi continenti! • RS


INIZIATIVE

Bruno Santori

e le "sue" colonne sonore

IL MAESTRO HA OMAGGIATO I GRANDI COMPOSITORI CHE HANNO FATTO LA STORIA DEL CINEMA

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al 26 novembre è disponibile in fisico e in digitale The Best Movie Soundtracks - Vol. 1, l’ultimo album del Maestro Bruno Santori, il quale ha voluto celebrare il periodo natalizio, il più amato del cinema, con un viaggio attraverso alcune delle colonne sonore più belle degli ultimi cinquant’anni, dirigendo la Mediterranean Orchestra, di cui è fondatore, direttore artistico e direttore stabile. Questo percorso vuole essere un omaggio ai grandi compositori di questo secolo, tra cui John Williams, Hans Zimmer e Andrew Lloyd Webber, che hanno reso immortali al-

cuni dei film più celebri della storia. «La pandemia ha improvvisamente azzerato la nostra vita. Lontano da ogni forma di socializzazione - spiega il Maestro Santori - i concerti, momento di espressione massima di un musicista, sono andati perduti e proprio in quel momento ho sentito il bisogno di realizzare qualcosa che mi facesse sperare di essere sulla via del ritorno alla vita. Nel silenzio della solitudine ho rovistato nei miei polverosi archivi e ho ritrovato al suo interno anni di buona musica registrata durante i miei concerti sinfonici e così, insieme ad alcuni miei compagni di

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avventura, ho messo mano a questo materiale e il primo disco di colonne sonore da film è meravigliosamente emerso dal buio di quel momento di

LA TRACKLIST 1 - E.T. The Extra-Terrestrial (Adventures On Earth) 2 - Star Wars (Main Title) 3 - Gladiator (Medley) 4 - Harry Potter (Hedwig’s Theme) 5 - Hook (The Flight To Neverland) 6 - 007 (Medley) 7 - Star Trek (Medley) 8 - Evita (Medley) 9 - Spiderman (Medley) 10 - The Patriot 11 - Raiders Of The Lost Ark (Raiders March) 12 - Jingle Bells Forever


di Daniele Colzani

Franco Ferrara e Gianluigi Gelmetti. Da giovanissimo entra a far parte dei Daniel Sentacuz Ensemble, famosi per il successo internazionale Soleado. Già all’età di vent’anni inizia la sua intensa attività di direttore d’orchestra e pianista. Nel corso della sua carriera ha collaborato con i più importanti cantanti, musicisti e solisti del repertorio classico, leggero e jazz, oltre ad aver diretto orchestre nei più prestigiosi teatri del mondo. È stato direttore artistico di importanti istituzioni orchestrali e direttore musicale del Festival di Sanremo. Attualmente, il M° Bruno

© Roberto Cifarelli

vita che ha coinvolto così duramente l’umanità intera. Con un raggio di luce e speranza, di sopravvivenza e di un futuro migliore, auguro a tutti voi un buon ascolto!» Prodotto da Bruno Santori, supportato da un team di eccezione formato dal Maestro Silvio Fantozzi, Giorgio Tramacere e il Maestro Marco Noia per la BIG Music Classic, distribuito dalla Smilax Publishing e Self Distribuzione, l’album contiene 12 tracce (vedi box). Pianista, arrangiatore, compositore e direttore d’orchestra italiano di fama internazionale, Bruno Santori inizia il suo percorso nella musica classica a soli cinque anni, studiando pianoforte, composizione e direzione d’orchestra con alcuni tra gli insegnanti più importanti al mondo come Paolo Bordoni, Arnaldo Cohen,

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Santori, si occupa inoltre di formazione in vari conservatori e università. Fin dalla sua prima edizione è direttore musicale del più grande evento live italiano Radio Italia Live: Il Concerto. È stato insignito del titolo di Brand Ambassador dal Governo maltese ed è direttore artistico e stabile della “Mediterranean Orchestra” e direttore artistico del Mediterranean Stars Festival di Malta, creato insieme ad Andrew Agius Muscat. Fondata dal Mediterranean Tourism Foundation, la Mediterranean Orchestra nasce con la missione di promuovere l'identità del mediterraneo nel mondo utilizzando la musica come linguaggio universale capace di colmare le differenze che esistono tra tutti i popoli del mediterraneo. Il repertorio della Mediterranean Orchestra, grazie all’esperienza e alla duttilità del M° Bruno Santori, spazia dalla musica classica alla musica sacra oltre che la musica da film, pop e jazz. La Mediterranean Orchestra è partner ufficiale di Radio Italia, con cui si è esibita negli eventi di Radio Italia Live: Il Concerto a Milano, Palermo e Malta e partner associato del Mediterranean Conference Centre di Malta. • RS


INIZIATIVE

di Daniele Colzani

La Tigre di Cremona

va in scena al

Ponchielli

LE CANZONI DI SEMPRE, LA STORIA DELLA MUSICA ITALIANA, LA VITA DELLA TIGRE DI CREMONA RIASSUNTA IN NOTE!

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l 9 dicembre alle ore 21.00 al Teatro Ponchielli di Cremona va in scena 80VogliaDiMina, lo spettacolo celebrativo dedicato alla carriera di Mina, una delle più grandi artiste italiane di sempre. L’evento è nato per celebrare una delle più grandi figure della musica italiana, fonte di ispirazione di artisti italiani e internazionali, e sarebbe dovuto andare in scena durante il lockdown, a marzo dello scorso anno, in occasione dell’ottantesimo compleanno dell’artista. Tantissimi ospiti calcheranno il palcoscenico per reinterpretare i grandi classici e i brani più noti di Mina, tra i quali Nek, gli Audio 2 e Frankie hi-nrg mc. Insieme a loro 8 artiste d’eccellenza: Erica Boschiero, Roberta Giallo, Giua, Giulia Mei, Giada Mercandelli, Susanna Parigi, Giuseppina Torre e Greta Zuccoli. Sul palco, gli artisti saranno accompagnati dai musicisti Davide Tagliapietra (chitarre elettriche ed acustiche), Manuel Boni (chitarre elettriche ed acustiche), Linda Pinelli (basso), Andrea Polidori (batteria), Riccardo Sasso (pianoforte e ta-

stiere) e dall’Ensamble dell’Orchestra Filarmonica Italiana, composto da 4 primi violini, 3 secondi violini, 2 viole, 2 violoncelli e 1 contrabbasso. La scaletta della serata ripercorrerà il ricchissimo e sfaccettato repertorio dell’artista. Con brani come Mi sei scoppiato dentro al cuore, Parole parole, Volami nel cuore, Acqua e sale e Luna

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diamantefarà riscoprire al pubblico le grandi canzoni di ieri e di oggi. La consulenza artistica è affidata a Ester Paglia e al noto giornalista e scrittore Andrea Pedrinelli, la scenografia sarà curata dal prof. Alfonso Fraia, mentre gli arrangiamenti e la direzione musicale sono del Maestro Loris Ceroni, pluripremiato musicista di trentennale esperienza. • RS


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INTERVISTA

Luis

Bernardo Ribeiro, il

mio primo importante mentore LA NOSTRA COLLABORATRICE RIPERCORRE A RITROSO LA SUA CARRIERA... CON TANTI RICORDI E TANTI INCONTRI SPECIALI

S

ilvia Arosio, direttrice della rivista, mi aveva chiesto di raccontare qualcosa della mia vita, delle mie esperienze. Dopo tante perplessità, ho deciso di aprire il mio cuore, esplorando la mia vita in un viaggio a ritroso. Scriverò degli episodi e parlerò degli artisti, degli incontri importanti, di colleghi e amici che per svariati motivi hanno contribuito a modificare il mio pensiero, il mio comportamento e la mia crescita artistica professionale. Scriverò la mia verità raccontando aneddoti, riflessioni e curiosità. Potrete commentare, replicare e siete invitati a scrivere le vostre riflessioni con una lettera aperta al giornale. Buona lettura!

Luis Bernardo Ribeiro nasce a Lisbona il 26 dicembre 1934 e inizia a studiare con i danzatori Samuel Diniz, Jorge Faria e Maria de Matos. Entra al Conservatorio Nazionale di Lisbona Luis Bernardo Ribeiro

e si diploma in Danza e Teatro nel 1954 dove si perfeziona lavorando con Margarida de Abreu e Anna Mascolo. Durante la sua vita artistica è venuto a contatto e ha lavorato con importanti personaggi, artisti impressi nella nostra memoria collettiva della danza, dello spettacolo musicale e non solo. Luis si è sempre definito un saltimbanco del mestiere perché ha volato da una parte all’altra del mondo portando il suo sorriso e la sua arte ovunque. Quando lo incontrai la prima volta, capii che avevo di fronte a me "un umile professionista", la "persona che conosceva il mestiere", il "danzatore e l’attore che mi avrebbe insegnato i segreti", il "mentore speciale" che in Italia non ero riuscita ancora a trovare. Luis è stato la “fonte di ispirazione del mio credo artistico”. Il suo pensiero diretto, senza fronzoli e giri di parole, le sue parole implacabili che entravano nel mio cuore come lance, mi hanno reso più forte. Lavorando ho compreso l’importanza di riuscire ad accettare i momenti negativi e quanto questi siano necessarie per obbligarti a confrontarti quotidianamente con i tuoi limiti, nel bene e nel male. Con Luis ho compreso la differenza tra discorsi sdolcinati e puerili farciti di smancerie

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Christine Grimandi

inutili e l’importanza di parole sincere, schiette e dirette che ti riportano con i piedi a terra e che ti aiutano ad accettare i tuoi limiti illuminando le tue reali possibilità. Ma soprattutto ho appreso che studiare e lavorare con i più grandi stimola l’istinto, il pubblico è sovrano e affamarsi di verità è per l’anima “energia vitale e puro nutrimento dell’artista”. Luis, parlami della tua infanzia. Mio padre morì giovanissimo, non avevo ancora quattro mesi. Mia madre lavorava a Lisbona, veniva a trovarmi ogni due settimane e solamente in età avanzata mi rivelò i dettagli della morte del mio papà. Vivevo a Cascais, vicino al mare con la mia nonna paterna e due suoi vicini di casa, una sarta e suo marito pescatore.


di Christine Grimandi

Loro sono stati i punti di riferimento della mia infanzia. Dopo la scuola spesso riparavo le reti insieme al mio vicino di casa, a volte mangiavamo insieme e sua moglie, molto cattolica, mi ripeteva: “Devi fare la Comunione e devi andare a Messa!” Non avevano figli e mi volevano molto bene. Mia zia Ortensia, invece, lavorava nella segreteria del teatro e spesso andavo a vedere gli spettacoli di prosa. La zia mi diceva sempre: “Da grande, devi fare questo mestiere: l’attore!”. Quando è nato l’amore per la danza? Dopo la scuola media mi sono iscritto a Lisbona al Conservatorio Nazionale di musica, canto, teatro e danza. Scelsi la Sezione teatrale che comprendeva le lezioni di recitazione e danza due volte alla settimana. L’insegnante mi convinse e ho cominciato per caso a ballare… Erano momenti di grande difficoltà economiche per le famiglie. Qual è stata la motivazione che ti ha spinto ad espatriare? Lo Stato obbligava i ragazzi a fare servizio militare nelle Colonie Portoghesi dell’Angola e del Mozambico. Io ero contrario perché consideravo quel dominio unicamente un grande interesse spartito tra i Governi americano e portoghese. Tutti i miei amici sono morti in Angola. Volevo andarmene. Mi rilasciarono un passaporto valevole tre mesi. Partii consapevole che avrei dovuto obbligatoriamente rientrare in Portogallo. Quando arrivai in treno a Parigi la prima volta, avevo 18/19 anni. Non avevo soldi, cercai un alloggio per dormire e sono stato fortunato. Ho sempre trovato persone che hanno compreso il mio buon cuore e la mia volontà. Mi dissero: “Quando lavorerai ci restituirai i soldi”. Volevo provare a fare l’attore. Studiavo contemporaneamente allo Studio Constant a Pigalle

con Misha Reznikoff, allo Studio Wacker a Clichy dove incontravo molti danzatori dell’Opera, anche Brigitte Bardot lo frequentava. Lo Studio Wacker era molto grande, avevo trovato un ambiente completamente diverso e straordinario: c’era un bar ristorante al suo interno e 4 studi di danza. Lavoravo con gli insegnanti migliori: M.me Rousanne, mi voleva molto bene, Nora Kiss, il Maestro René Bon e la famosa Madame Preobrajenska. Dopo tre mesi, come previsto,

tà e di ogni estrazione sociale. Jean Cocteau venne allo studio Wacker e mi guardò durante la classe. Non ero un ballerino classico, ero un ballerino attore di carattere. Mi contattò, feci l’audizione e sono stato l’unico preso in compagnia. Iniziai così a lavorare. Che emozione! Avevo ottenuto il mio primo lavoro a Parigi. Era un’Opera Balletto intitolata L'Apprendis FAKIR che debuttò al Théåtre de la Porte Saint-Martin, scritto e diretto da Jean Cocteau, coreografato

Uno spettacolo del 2017

rientrai in Portogallo, ma nel 1956 sono riuscito a trasferirmi definitivamente a Parigi. Vivevo in un piccolissimo albergo vicino allo Studio Wacker con altri ballerini squattrinati. Spesso mangiavo al Petit Bistro Russe a Pigalle, un locale gestito da russi. Era un posto incredibile dove spesso incontravo russi scappati dalla rivoluzione. Il locale era frequentato da persone di tutte le nazionali-

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da George Reich, con l’attore francese Jean Marais. Uno spettacolo molto particolare, ballato, cantato: dividevo il palcoscenico con professionisti già conosciuti straordinari come Ursula Kübler, Jamie Bauer, Nicole Croisilles, France Arnel, Lucien Mars. M.me Rousanne mi convinse a fare l’audizione per i Ballet de Paris. Roland Petit, direttore della Compagnia, all’audizione


In scena con Caterina Fellman

mi scartò, dicendomi: “Non ho bisogno di nani!”. Era un uomo odioso, insopportabile. Anche lui studiava allo Studio Wacker e spesso ci incontravamo. Fece una seconda audizione e nuovamente M.me Rousanne mi convinse a presentarmi dicendomi: “Devi andare Luis perché Roland è un imbecille!”. Ci andai controvoglia: mi presentai in jeans, camicia e scarpe da tennis. Roland, parlando a voce alta, disse al suo assistente: “Prendi il nome di quello con la camicia blu”. Mi avvicinai e mi chiese se fossi americano. Irrispettoso, gli risposi di sì. Ma l’avevo convinto e mi diede il contratto! Poi, consegnandogli i miei documenti, sorrise quando gli rivelai la mia nazionalità portoghese. Mi diede un ruolo, ma non mi pagava come solista. Roland era tirchio e non voleva darmi importanza, ma io, in scena, ero diverso. I colleghi nell’ambiente cominciarono a parlare di me.

Quello è stato un periodo della mia vita molto importante. Girando in Tournee, incontravo artisti meravigliosi in tutto il mondo. Con la compagnia abbiamo fatto spettacoli a Londra, Monte Carlo, Ginevra, Losanna, Berlino, Amsterdam, Bruxelles, Amburgo, Monaco, Vienna, Barcellona, Madrid, Lione,

Sul palco in Carmen

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Strasburgo, nella mia natìa Lisbona… Contemporaneamente iniziai a lavorare in Tournee con la Compagnia di Jean Babilée, ballerino classico francese dalle qualità mimiche e ginniche eccezionali... Jean era geniale, un’ispirazione per molti coreografi perché faceva un “classico” che non sembrava danza classica. Aveva una grande personalità e in compagnia c’erano anche i danzatori Claire Sombert, Paula Hinton, Alice Bess, Dirk Sanders, Alexandre Kalioujny, René Bon, Jouanka Biegowic. Abbiamo girato tutta la Francia, la Svizzera e la Spagna. Poi sono stato contattato dal coreografo David Lichine, ex ballerino della compagnia russa di Diaghilev. Accettai il ruolo e mi recai all’Opera di Nizza dove ho interpretato Creation, un balletto di pura interpretazione. Era la tecnica di David: montare la coreografia senza partitura musicale seguendo l’idea interpretativa, aggiungendo, solamente alla fine, la musica di Johann Sebastian Bach. Scoprii che era stato Jean Babilée a creare il ruolo nella coreografia di Roland Petit di Jeune homme et la morte, danzata successivamente anche da Michail Baryšnikov, definita la


sua opera più importante. E ho scoperto anche che Roland Petit aveva copiato l’idea di David Lichine... Il giornalista Antoine Livie scrisse parlando di te sul quotidiano Le Monde: "Luis Bernardo è innanzitutto un ottimo danzatore, dotato e, cosa assai rara, di una comicità sorprendente e mai volgare". Si, è stata una bella critica. Tra il 1957 e il 1959 andai diverse volte negli Stati Uniti in Tournee, ma non avevo il visto per rimanere. Ne approfittavo per studiare jazz a New York. Ho appreso tanto da Peter Gennaro co-coreografo di Jerome Robbins in West Side Story. Peter aveva molto talento. Quando lo incontrai, aveva da poco terminato il suo contratto con la produzione di West Side Story e stava creando una compagnia. Mi offrì un contratto e ci esibimmo a New York, Chicago, Washington, Dallas, San Francisco e Los Angeles. Il sogno di Peter Gennaro era diventare coreografo ma non ci riuscì. Negli Stati Uniti se non sei appoggiato, non hai possibilità di emergere. In quegli anni ho approfondito la mia tecnica continuando a studiare con Frederic Franklin e Alekxandra Danilova. Lavoravi contemporaneamente con grandi registi e coreografi internazionali da una parte all’altra del mondo. Come ci sei riuscito? Ero sempre in viaggio e andavo dove mi indicava il cuore. Sono rimasto con la compagnia di Roland Petit fino al 1963 e ho partecipato alle rappresentazioni che avevano un ruolo adatto a me, alla mia personalità, girando veramente dappertutto da Londra, agli Stati Uniti, al Canada. Ricordo con piacere il periodo trascorso accanto

Esibizione con rosa

a Zizi Jeanmaire. Nell’ambiente il mio nome circolava, lei aveva già lavorato a Hollywood, era giovane, molto bella e stava preparando una Tournee. Ero da poco rientrato a Parigi e in sala prove, la incontrai. Siamo diventati subito amici. Zizi è sempre stata molto gentile con me, mi adorava. Studiavamo spesso insieme nello studio di Boris Kniaseff e ricordo che suo marito aveva

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spesso delle crisi nervose. In scena Zizi aveva una straordinaria personalità e Roland Petit ha coreografato tanti suoi spettacoli, come Paris mes Amours, Carmen, Contre-Pointe, La Rose des Vents, La Dame dans la Lune, Croqueuse des Diamants. In quel periodo erano in compagnia altri straordinari interpreti come Veronica Mlakar, Dirk Sanders, José Ferran. Con Zizi, partecipammo anche al celebre programma televisivo Ed Sullivan Show a New York. Io sono stato l’interprete di tanti personaggi negli spettacoli che Roland creava appositamente per lei, come ad esempio il Marinaio in Rain, Rita Hayworth lo interpretò al cinema. Hai parlato di Boris Kniaseff. Aveva il suo studio a Parigi. Puoi parlarmi della sua tecnica? Boris era particolare. Aveva vissuto durante il periodo della Rivoluzione Russa e la sua


vita era stata difficile. Nel 1945, alla fine della Seconda Guerra Mondiale iniziò a lavorare a Parigi. Non andava molto d’accordo con le persone e, negli anni, cambiò diversi studi. Molti nell’ambiente non lo sopportavano. Era sicuramente un personaggio difficile, ma con me è sempre stato molto gentile. La sua tecnica era molto interessante perché era diversa. Faceva scandalo perché faceva lavorare a terra i ballerini, ma tanti grandi artisti, come ad esempio Yvette Chauviré e la stessa Zizi Jeanmaire, hanno studiato con lui. La sua tecnica era un metodo molto pulito e lineare di allungamento e potenziamento per il fisico del danzatore. Josephine Baker, hai lavorato anche con lei. Ricordi un aneddoto? George Reich nel 1958, montò le coreografie dello spettacolo Paris mes Amours. Debuttammo al Théåtre de l'Olympia a Parigi. Josephine è stata una grande vedette del Musical parigino. Era una donna molto buona e dolce, umanamente straordinaria. Josephine adottava bambini senza

famiglia e aveva preso una residenza fuori Parigi. Un giorno mi guardò, m sorrise e mi disse: “Se tu fossi più piccolo, ti adotterei!” (Foto) 1958 Theatre L'Olympia “Paris mes Amours” con Josephine Baker Tra il 1958 e il 1959 eri in Tournee con i Ballets de Paris in Europa, Canada, USA e Israele e contemporaneamente hai firmato un contratto di tre anni con la Metro Goldwin Mayer. L'americano Ioshua Logan, talent scout e movie director, mi aveva notato in uno spettacolo di Roland Petit e mi convinse a firmare un contratto dal 1958 al '61 con la compagnia statunitense hollywoodiana Metro-Goldwyn-Mayer. Stavano preparando una produzione su Anna Frank e lui mi voleva per il ruolo del ragazzo innamorato di Anna. A Hol-

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1962 Luis Ribeiro al Theatre Alhambra

lywood gli attori sotto contratto vivono sperando che arrivi un ruolo e sei costretto ad abbandonare tutto per rimanere a disposizione. Non avevo l’impresario, non riuscii ad ottenere il ruolo e sono ripartito. Con la compagnia di Roland Petit in Europa e Israele abbiamo replicato gli spettacoli Carmen, Cyrano de Bergerac, Deuil en 24 heures e altri. Zizi Jeanmaire accettò di partecipare al programma dell'Office della Radiodiffusion Télévision Française (ORTF) e sono stato il "Clown" protagonista accanto a lei nelle produzioni di “Les Forains”, musica di Henry Sauguet e Boris Kochno e anche in “La Chambre” con la musica di George Auric. Nel 1961 ritornai in USA: Jerome Robbins e Roland Petit mi vollero accanto a Veronica Mlakar e Buzz Miller. Poi ho interpretato al Her Royalty Theatre a Londra il “Marinaio” in “inRain” di Somerset Maughan, musica di Marius Constant e coreografie di Roland Petit con Zizi Jeanmaire e Buzz Miller. E ancora a Tel Aviv, Gerusalemme, Haifa e Beer Sheba,


riprendemmo gli spettacoli di Carmen, Croqueuse de Diamants e Cyrano de Bergerac”. Tornasti a Parigi nel 1962 per lavorare con la bellissima Marléne Dietrich, la donna dal grande fascino, dichiaratamente atea e bisessuale che ebbe molti amanti famosi, sia nel mondo del cinema che tra scrittori famosi. Il coreografo George Reich mi chiese di fargli da assistente per le coreografie e sono stato il répétiteur della Tournee. Marlene debuttò al Théâtre de L'Étoile ed era la sua prima Tournee. Orson Welles fece la regia: spesso si addormentava in platea durante le prove, poi si svegliava e, anche se non aveva visto nulla, diceva che andava tutto bene.Marléne era sempre gentile, precisa e molto professionale. Sapeva esattamente quello che voleva e non voleva. Ricordo che a Natale mi regalò un pullover.

1962 Volo EL AL da Tel Aviv a New York con Zizi J., R. Petit, Luis Bernardo, George Kessel, Catherine Vernuil

Liliane Montevecchi, l’acclamata interprete del Musical Nine, ispirato al film Otto e mezzo di Federico Fellini, com’era? Liliane aveva già lavorato con Roland Petit. Era bella, una Star a Hollywood e Broadway, una diva. Diventammo ben presto amici. Lei aveva una personalità straordinaria, sempre gentile e divertente con tutti, ma non sopportava la Produzione. Ci esibivamo al Théâtre des

1958 New York Da sinistra: Luis Bernardo Ribeiro, André Prokowsky, John Gilpin, Pierre Franck, Raymonde Bronstein, David PR, Anton Dolin

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Variétés di Parigi nello spettacolo La Grosse Valse. Lei, amante degli animali, aveva un cane bianco, Monsieur. Una sera uscimmo da teatro e lei lo richiamò ripetutamente. Un passante si girò e la guardò stupito: “Monsieur, Monsieur? È il mio cane. Non parlo certamente con lei…!”. Hai lavorato con il coreografo Mirko Sparemblek in Mahagony di Kurt Weill e Bertolt Brecht per l’ORTF - Office de Radiodiffusion Télévision Française. Sparemblek era iugoslavo e aveva molo talento. Fece diverse coreografie in Francia in quel periodo, poi non ho più sentito parlare di lui. Ripresi il Tour de Chant con Zizi Jeanmare e incontrai André Prokovsky, ballerino definito dalla critica


francese, “la stella del domani”. Infatti, pochi anni dopo, divenne l’étoile al New York City Ballet. Poi entrai nel cast di How to succeed in business without really trying al Théåtre de Paris e contemporaneamente riuscii a registrare in Germania due balletti per la Ubu Roi- Südwestfunk Sketches di Brecht-Weill con le coreografie di George Reich con Jamie Bauer e Dirk Sanders. Nel 1968 hai fatto uno spettacolo che amo profondamente: L’Homme de la Mancha. Ho interpretato Carlos con Jacques Brel, Joan Diener, François Rauber, Dale Wasserman, Mitch Leig al Théâtre des Champs Élysées di Parigi e al Théåtre de la Monnaie di Bruxelles. Lo spettacolo ebbe un enorme successo. Con la Barclay di Parigi, abbiamo inciso il disco della produzione. In quegli anni hai cominciato ad affiancare alla tua attività di interprete, l’insegnamento. Si, iniziai a insegnare in diverse École de danse, tra le quali la scuola di Noëlla Pontois a Parigi e di Daini Kudo a Bougival nella prima periferia. Luis, quando sei arrivato la prima volta in Italia, hai danzato alla Fenice di Venezia in Daphnis et Chloé, coreografato da Serge Lifar, e Les Noces

1963 O.R.T.F. Gangster Coreografo: Mirko Sparemblek

diretto e riallestito sull’omonima partitura musicale di Stravinskij, dalla sorella di Vaclav Fomic Nižinskij, Bronislava Nijinska. Il Teatro La Fenice chiese al cubano Ricardo Nuñez di fare da assistente a Bronislava Nijinska ma quando lei arrivò a Venezia, non lo accettò e scelse me come suo aiuto coreografo. Bronislava montava le coreografie su di me e le insegnavo alla compagnia. Ci comprendevamo, era una donna molto intelligente e di lei ho un bellissimo ricordo. Mi chiese di seguirla in America, ma decisi di rimanere in Italia nel Corpo di Ballo della Fenice. Poi i soldi finirono, la

O.R.T.F. Sudwestfunk Sketches Weil Brecht con Jamie Bauer

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compagnia fu sciolta e andai a Firenze. Ho lavorato con Aurel Millos al Maggio Fiorentino in uno spettacolo strano. Non mi piaceva, per me era banale e non mi sono divertito a lavorare con Aurel. Che livello hai trovato in Italia? Non c’era un livello alto. Ho trovato artisti che all’estero non si conoscevano. Il Corpo di Ballo della Fenice e quello di Firenze erano formato da “ballerini borghesi”. A me sembrava si recassero in ufficio, non in sala prove. Non avevo nulla in comune con loro. Non erano creativi e, a mio parere, anche poco professionali. Il livello era qualitativamente basso. Firmavano il cartellino in entrata e in uscita dal Teatro, come i lavoratori statali. Decisi così di tornare a insegnare da Noëlla Pontois e da Daini Kudo a Parigi. Ma anche lì la situazione stava cominciando a diventare difficile. Nel 1972 Roland Petit non veniva più cercato come prima e non volevo lavorare in televisione. Carla Calcaterra con la quale avevo lavorato a Venezia e a Firenze, mi chiese di aprire con lei una scuola di danza a Bologna. Mi trasferii in Italia e iniziai a frequentare una donna che, ter-


Luis ci conosciamo dal 1982, quando hai aperto la scuola con Yuriko. Che allieva sono stata? Sei nata con un dono e sei sempre stata molto professionale. Non sei mai stata una ballerina classica anche se hai studiato tanto. I tersicorei hanno un’altra mentalità e tu non sei mai stata la borghese che voleva ballare “sulle punte”. Tu eri perfetta per il Musical perché hai talento e personalità. Ogni tanto sei stata difficile. Sei creativa e hai sempre avuto una visione globale completamente differente dalle tue coetanee. Con te ho affinità. Comprendo il tuo pensiero. Quando sei attore ragioni differentemente. Tu vedi il teatro e lo spettacolo come lo vedo io. Hai sempre cercato qualcosa di più, come ho sempre fatto anche io e sei rimasta nel mio cuore. Nel 1996 hai firmato regia e coreografia dell'opera multimediale Tina Modotti, musica e libretto di Andrea Centazzo. Ho letto l’entusiasta recensione di Lewis Segal pubblicata sul Los Angeles Times: “… in cui si rimarca la valenza

1968 Theatre Champs Elyseés Paris "'Homme de la Manche nel ruolo Carlos (danzatore e attore)

minata la nostra relazione, mi buttò nella spazzatura la valigia con tutte le mie foto. Il dispiacere mio più grande: dentro quella valigia c’era la mia vita e, lei, gettandomela nella spazzatura, sapeva che mi avrebbe colpito al cuore. Ritornai ancora una volta a Parigi per aprire una scuola di danza con Veronique Lepetre Leroy, ex-ballerina dell'Opéra di Parigi e mia ex-partner nella compagnia Ballets de Paris. Fui invitato in Giappone per insegnare a Kyoto, Osaka, Tokyo e Nara. La direttrice della compagnia venne a prendermi all’aereoporto di Tokyo e andammo a Kyoto. Il mattino seguente, i ballerini erano pronti per la lezione e, quando entrai in sala prove, vidi la donna della mia vita: Yuriko Matsuyama prima ballerina dell'Arima Ballet di Kyoto. Invitato nuovamente in Giappone, ritornai e ci siamo innamorati. Yuriko mi raggiunse a Parigi e ci siamo sposati nel

1982. Se non ci fosse lei ancora al mio fianco, sarei già morto. Lei è straordinaria, il mio angelo, la mia stella. Ho avuto fortuna! A Parigi è nato Kenji, nostro figlio. Ma sei tornato in Italia e hai aperto il Dance Studio a Bologna? Yuriko La famiglia giappoMatsuyama nese di Yuriko non ci avrebbe aiutati: erano contrari alla nostra unione e volevano che ritornassimo in Giappone. Per me sarebbe stato un cambiamento troppo grande e a Parigi era difficile vivere in tre. I miei storici amici di Bologna, un giornalista ora in pensione e Alessandro Ramazza che mi hanno sempre aiutato e a cui voglio molto bene, mi chiesero di aprire una mia scuola qui a Bologna.

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drammaturgica di una coreografia asciutta e di meccanica precisione di Luis Bernardo Ribeiro e l'interpretazione di cinque membri del Dance Studio Ensemble di Bologna…”. Con Andrea ricordo facemmo insieme uno spettacolo a Lignano Sabbiadoro negli Anni ‘80/’90. Esattamente! Abbiamo continuato a collaborare insieme per diversi anni e Tina Modotti è andata in scena a Udine, a Trieste, ad Alba, a Bologna all'Arena del Sole con Ottavia Piccolo nel ruolo di Tina e successivamente negli USA nel 1998 al Freud Playhouse UCLA, Los Angeles e a San Francisco con Lumy Cavazos nel ruolo di Tina. Lo spettacolo ha riscosso grande successo di pubblico e critica. Nel 1999 ti sei congedato dalle scene... Sono ritornato in Giappone e a Kyoto, Osaka e Nora. Ho interpretato Coppelius in Coppelia di Delibes con la coreografia tardo-romantica di Roland Petit. Hai pubblicato il libro: Danza classica e contemporanea con la didattica Kniaseff. Andrea Centazzo fece un seminario di danza e musica a Udine. Conobbe il metodo che

io ho appreso da Boris a Parigi e mi presentò l’editore di Gammalibri. Mi chiese così di pubblicare un libro dove ho spiegato con foto, didascalie e spiegazioni, la tecnica Kniaseff della sbarra a terra. La soddisfazione di avere un figlio, che ha continuato la vostra professione? Non volevo facesse danza. Kenji studiava pianoforte, ma ha fatto il ballerino. È l’unico figlio che ho, sono felice, a lui voglio molto bene, ma con lui non trovo mai un accordo. Ora è in Spagna e insegna. Cosa pensi dei giovani? Oggi sono pochi i giovani che hanno voglia di studiare. In tutte le generazioni trovi chi vuole fare e chi non ha interesse. Adesso è richiesta molta tecnica. Non so se questo aiuta, è costruttiva oppure no. Tutto è molto meccanico. Il problema della danza in Italia è che i ragazzi vogliono entrare in compagnia e pensano di poter lavorare come un lavoratore statale e quando iniziano pensano già alla pensione. Vogliono sicurezze. Noi avevamo fame di questo mestiere. Io certamente ho pagato tutto questo. Avevo voglia di fare, di scoprire, di girare il mondo e volevo lavorare con i grandi. Ho sempre ricercato l’arte e non ho mai pensato alla pensione… E Yuriko cosa pensa di te? Che sono stato un birichino, ma è solamente lei che ho più amato in tutta la mia vita...

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Kenji Matsuyama Ribeiro

KENJI MATSUYAMA RIBEIRO Nato a Parigi, comincia gli studi di danza a Bologna sotto la guida dei genitori Luis Bernardo Ribeiro e Yuriko Matsuyama. Si perfeziona al Royal Conservatory all’Aia (Paesi Bassi) e riceve il titolo di BA (Bachelor of Arts). Nel 2003 inizia il suo percorso professionale con il Ballet d'Europe, sotto la direzione di Jean-Charles Gilles e nel 2004 viene inserito nella Compañía Nacional de Danza 2 diretta da Nacho Duato. Interpreta i maggiori ruoli in Jardí Tancat, Arenal, Duende, L'Amoroso, Remansos, Na Floresta, Coming together, Gnawa, Rassemblement” e lavora anche con i coreografi Tony Fabre e Chevi Muraday in Tournee in tutta Europa e Stati Uniti. Nel 2007/08 con il Ballet Carmen Roche e LaMov Compañía de Danza. Nel 2009 entra a far parte de Les Grands Ballets Canadiens dove interpreta Benvolio in Romeo e Giulietta di Jean-Christophe Maillot, Leonce and Lena di Chistian Spuck, Cantata e Le quattro stagioni di Mauro Bigonzetti, Minus One e Danz di Ohad Naharin, Searching for home e Rêve di Stephan Thoss, Kaguyahime di Jirí Kylián e crea il ruolo principale ne Il Piccolo Principe di Didy Veldman in tournée in Canada, Stati Uniti, Cina, Europa ed Oman. Ora insegna a Madrid. • RS


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IL DANZATORE

"Excelsior"... andando

verso e oltre la gloria

IL DIRETTORE ARTISTICO DEL FESTIVAL DEI 2 MARI DI SESTRI LEVANTE CI RACCONTA IL SUO MONDO

N

ato a Milano da una modesta famiglia, il padre gestiva un negozio di frutta, Luigi Manzotti rilevò il negozio paterno dopo qualche anno e continuò a lavorarci per un breve periodo, senza sapere cosa il destino le proponesse in futuro. Si innamorò di una ragazza, Rachele, che andava a lezione di teatro da un certo Giuseppe Bocci, insegnante di mimica presso il Teatro alla Scala. Assieme a Lei, egli seguì le sue lezioni assiduamente per diverso tempo. Per Rachele, Luigi diede l'addio alla frutta e la seguì. La sua predisposizione per l'arte dei gesti si dimostrò subito vincente, ed entusiasta a vedere,

più che a sentire, rimase sbalordito da una rappresentazione di Salvini e Rossi al Teatro Re. In pochi mesi esordì come mimo ne L'Inconorazione di Corinna di Borsi e dopo il successo personale ottenuto, si recò al Teatro Della Pergola di Firenze. Il Signor (Cencio) Vincenzo Jacovacci, uno degli ultimi impresari italiani dell' antico stile, lo fece lavorare a Roma al teatro Argentina e Apollo. A Luigi, Cencio gli consigliò di dedicarsi alla coreografia, e così fu. La morte di Masaniello fu il suo primo lavoro coreografico dove Lui esponeva tutta la sua

Excelsior, Quadro dell'Eletricità, Teatro alla Scala, 1940

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velleità di mimo. A Roma, Luigi studiò moltissimo,non solamente la tecnica coreografica,ma anche e soprattutto storia antica e moderna. Venne alla Scala e nel 1875 come primo mimo, mise in scena il suo Pietro Micca. Lo spettacolo dopo il grande successo andò in tournèe nei maggiori teatri italiani e a Lione. Nella grande città manifatturiera il Manzotti ebbe la prima grande idea di di esporre sulla scena, attraverso la coreografia, i trionfi dell' Industria e del pensiero umano. Tornato da Lione, a Milano compose l'Excelsior, dove il balletto venne alla luce nel gennaio del 1881. In quell'epoca fiorirono e nascono grandi coreografi che da qualche decennio addietro firmavano già grandi balletti romantici. Pensiamo a Lev Ivanov, Salvatore Viganò, Carlo Blasis, Michel Fokine, Jules Perrot e Marius Petipa, quest'ultimo coreografò piu di 50 balletti. Si puo dire che l' 800 è stata la culla del romanticismo e i balletti romantici hanno dato un contributo importante per la di-


di Maurizio Tamellini

vulgazione dell'arte della danza nel mondo, basti pensare alla nascita del balletto d'eccellenza del periodo romantico, Giselle. Il Manzotti coreografò questo balletto insieme ad un'altro coreografo della seconda metà dell' 800, Carlo Coppi, anch'egli danzatore; il Gran ballo allegorico-storico, Excelsior, l'apoteosi della Civiltà e del Progresso contro l'Oscurantismo. Egli si avvalse della collaborazione di un violinista e compositore di balli, Romualdo Ma-

CHI È MAURIZIO TAMELLINI...

• Inizia i suoi studi accademici nel 1974 a Verona, sua città natale. Entra all'Accademia Nazionale di Danza di Roma, nel Gruppo Stabile A.N.D., nel Ballet Classique de Paris, Arena di Verona, Teatro Comunale di Firenze e nel 1980 nel corpo di ballo del Teatro alla Scala per quasi 30 anni. • Solista del Ballet National de Marseille R.Petit. Direttore Artistico Danza del Balletto di Varese, del Teatro V.Alfieri di Cast./Garfagnana (Lu), Performing. A.A. Moveon di Milano e dal 2020 del Festival dei 2 mari di Sestri Levante (Ge). • Firma per la danza, i costumi per Workshop con il Teatro alla Scala e una t-shirt per la linea Porselli" Prende parte a diversi programmi televisivi su RAI2 e a numerose altre interviste su varie piattaforme. Maitre de ballet e Presidente di Giuria in prestigiosi Concorsi di danza nazionali e internazionali. • Nel 2019 pubblica il suo primo libro,Nonsola(mente)danza. Collabora con scuole e Accademie, promuove stage, rassegne, master-class, lezioni private e prepara allievi/e per audizioni e Concorsi.

come: elefanti, cammelli ecc, la stazza dei questi era davvero determinante e il problema principale era il peso su cui le assi del palcoscenico poggiavano e potevano sopportare. Tornando al nostro Balleccelsior, il problema si ripresentò per quella rappresentazione dei primi mesi del 1881. Quasi 500 persone tra danzatori, mimi e comparse addobbate con costumi davvero pesanti ,oltre alle scenografie, resero problematici gli atti successivi. Questo ballo-storico allegorico fu un grande successo indiscusso: iI Manzotti non si è potuto render conto del successo che ebbe, egli si spense all'età di 70 anni, nella sua umiltà e semplicità. Il suo Excelsior venne ripreso cinematograficamente dopo qualche anno allo stato muto. La regia allora non esisteva, i registi allora non si sapeva ancora cosa fossero. Diciamo che erano persone appassionate di cinema o documentaristi di scene di guerra, non di più. L'Excelsior ancora oggi ,rimane il balletto piu nazional-popolare del repertorio italiano dell' '800 e oggi, come allora, verrrà sempre chiamato, il Balleccelsior. • RS

Luigi Manzotti

renco, figlio d'arte,settimo degli otto fratelli, quasi tutti artisti. Il connubio tra Manzotti e Marenco crebbe negli anni successivi, dando vita ,una decina di anni più tardi, ad un altro balletto, Sport. Uno dei grossi problemi riscontrati per la preparazione del balletto era dovuta ad una serie di fatti, che a distanza di anni fanno ancora sorridere ,ma da non sottovalutare. Basti pensare che le grandi opere di quegl' anni, dove uno dei piu grandi scenografi dell'800 era Alessandro Sanquirico, le scene erano fatte sì di cartapesta e telette, ma in un' opera come l' Aida di Verdi, dove nella scena del Trionfo si mettevano in scena animali

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Riflettori La magia senza tempo de Lo Schiaccianoci

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STUPORI E ODORI

Il bisogno di musica... ma sacra!

L'ARTISTA, SARTO E CREATORE DI PROFUMI CI ACCOMPAGNA IN UN VIAGGIO SENSORIALE

L

a “vera e propria musica sacra” non è affatto musica sacra: la verità è che una “vera e propria musica sacra... non esiste veramente più. Negli anni trascorsi da allora è innegabile che si è fatto sempre più tristemente percepibile il pauroso impoverimento che si manifesta dove si mostra la porta al bello ateeologico nella chiesa e in suo luogo ci si assoggetta esclusivamente all’uso”. Quando l'elemento costitutivo di un' Arte, il concetto vitale che lo predomina, ha raggiunto il maggior grado di sviluppo possibile, ha toccato la piú alta espressione a cui gli sia dato salire, e gli sforzi per superarla ne escono inutili, anche dove chi tenta è potente davvero, quell'elemento è irrevocabilmente consunto, quel concetto esaurito; né il genio stesso può farlo rivivere, né il genio stesso ricreare un periodo conchiuso, o che sta per conchiudersi. L'ostinarsi a far di

quel concetto il fondamento esclusivo dell' Arte, e a voler trarre da quell' unico elemento la sorgente di vita, è follia; è un fraintendere la legge che regola i destini dell' Arte; un incepparsi ed isterilirsi spontaneo: un condannarsi ad errar tra cadaveri, quando vita e moto e potenza stanno davanti a voi. L'Arte è immortale; ma l' Arte, espressione simpatica del pensiero di che Dio cacciava ad interprete il mondo, è progressiva com'esso. Non muove a cerchio, non ricorre le vie calpeste; ma va innanzi d' epoca in epoca, ampliando la propria sfera, levandosi a piú alto concetto quando il primo si è svolto in ogni sua parte, ribattezzandosi a vita con l’introduzione d'un nuovo principio, quando tutte le conseguenze dell' antico sono desunte e ridotte ad applicazione. È legge fatale e per tutte

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cose. Spenta un' epoca, un' altra sottentra. Spetta al genio indovinarne e rivelarne il segreto. Ma i brividi che incute la liturgia postconciliare, fattasi opaca, o semplicemente la noia che essa provoca con il suo gusto per il banale e con la sua mediocrità artistica non chiariscono la questione; questa evoluzione ha comunque creato una situazione nella quale si è sempre e di bel nuovo nella necessità di porsi dei problemi. Può essere qui profondamente avvertibile la miseria di un’epoca lacerata, la cui razionalità ha posto il dilemma tra specialità e banalità e il cui funzionalismo, a lungo andare, con il senso per il tutto sottrae ampiamente il terreno anche alla primigenia e vitale espressione artistica. Si può infine qui avvertire un’idea di attività, di comunità e di uguaglianza in cui non è più sperimentata come realtà la potenza unificante della audizione comune, della comune meraviglia, della comune commozione in una profondità negata alla parola. Comunque stiano le cose, le esperienze degli ultimi anni hanno messo in evidenza che


di Filippo Sorcinelli

IL SOCIAL

Inquadra il QRcode e guarda il suo profilo Instagram

il ripiegamento sull’usuale non ha reso la liturgia più aperta, ma solo più povera. La necessaria semplicità non la si deve ottenere con l’impoverimento. Perché si chiede alla Musica Sacra di essere “semplice”?. Eppure semplice non significa a buon mercato. C’è la semplicità del banale e c’è la semplicità che è espressione di maturità. Nella Chiesa può tuttavia trattarsi soltanto di quest’ultima, della vera semplicità. La più alta tensione dello Spirito, la più alta purificazione, la più alta maturità generano la semplicità autentica. L’esigenza del semplice, a guardare bene, è identica all’esigenza del pulito e del maturo, che si può avere a molti livelli, ma mai a quello della semplicità psichica. La Chiesa ha un’incombenza ben più alta: ha il dovere come si dice del tempio veterotestamentario - di essere città della “gloria”, nonché città nella quale sono portati agli orecchi di Dio i lamenti dell’umanità. La Chiesa non può appagarsi dell’ordinario e dell’usuale: deve ridestare la voce del cosmo, glorificando il Creatore e svelando al cosmo la sua magnificenza, renderlo splendido, e quindi bello, abitabile, amabile. L’arte che la

Chiesa ha espresso è, accanto ai santi che vi sono maturati, l’unica reale “apologia” che essa può esibire per la sua storia. La magnificenza che esplose ad opera sua accredita il Signore, e non le acute scappatoie che la teologia escogita per gli aspetti terribili di cui purtroppo tanto abbonda la sua storia. Se la Chiesa deve convertire, migliorare, “umanizzare” il mondo, come può farlo e rinunciare nel con tempo alla

bellezza, che fa tutt’uno con l’amore e con esso è la vera consolazione, il massimo accostamento possibile al mondo della resurrezione? La Chiesa non deve accontentarsi facilmente; dev’essere un focolare del bello, guidare la lotta per la “spiritualizzazione”, senza la quale il mondo diventa “il primo cerchio dell’inferno”. Perciò il problema dell’”adatto” deve essere anche e sempre il problema del “degno” e la provocazione a cercare questo “degno”...• RS

CHI È FILIPPO SORCINELLI...

• Pittore, musicista, direttore creativo, fotografo, grafico. Nato a Mondolfo nel 1975. Diplomato Maestro d'Arte presso l'Istituto d'Arte di Fano (Italia), inizia ben presto a lavorare negli atelier di artisti contemporanei. • Oltre all'arte ha compiuto studi musicali, presso il Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro e presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma. • Fin dall’età di tredici anni è stato organista a Rimini, Fano e San Benedetto del Tronto presso le Cattedrali del paese. È anche diventato direttore artistico di molti prestigiosi festival musicali in Italia. Ha partecipato a numerose mostre di pittura e installazioni d'arte in Italia e all'estero. • Nel 2001 ha creato LAVS, Atelier che realizza Paramenti Sacri per la liturgia del culto cattolico e che L'Atelier in breve temo un punto di riferimento degli ultimi due Papi: Benedetto XVI e Francesco. • Per la sua operosità, Filippo riceve richieste da musei che vogliono accogliere le sue opere; altre agenzie chiedono consigli d'arte. • Filippo è anche fondatore e art director di di un’omonima maison che produce profumi d’eccellenza. Le fragranze sono caratterizzate da rigorose ricerche che hanno le loro origini nella storia, nei viaggi, nell'arte di Filippo. È fondatore e direttore artistico di SYNESTHESIA Festival, unico in Italia dedicato ai cinque sensi. • È organista e direttore artistico della Chiesa della Croce di Senigallia, gioiello barocco tra i più importanti in Italia. • Nel 2015 riceve la Benemerenza Civica per i meriti artistici dal Comune di Santarcangelo di Romagna.

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LA TRUCCATRICE

Il make up all ' e poca dei "silent movie"

IN VIAGGIO CON LA MAKE UP ARTIST ANGELA VALENTINO NEL MONDO DEL TRUCCO ARTISTICO

L'

epoca del Silent movie è composta da pellicole in bianco e nero e una fotografia iconica, senza parlare di attori dotati di grande arte e mimica. Cerone bianco, labbra scure, intenso make up sugli occhi erano solo pochi elementi di caratterizzazione del cinema muto. Qual era l'obbiettivo di make up dietro le prime star della nuova arte cinematografica? Le origini risalgono al periodo in cui gli attori erano in scena in teatro ed erano illuminati con le fioche a fiamma. Nel XVIII sec, i teatri erano illuminati da luce tenue e calda delle candele e delle lampade ad olio. Le luci di natura incandescente davano un aspetto più morbido alla scena avendo come colo-

re dominante il giallo e arancio, tanto fascino e poca visibilità. Per questo motivo agli attori veniva applicata una base spessa ed evidente per far sì che le caratterizzazioni potessero essere notate alla giusta distanza. Ma i problemi per il trucco sono arrivati nel XIX sec. Con l’avvento della luce a gas molto più abbagliante e dura delle fioche fiamme a candela o olio. Le luci a gas non illuminavano solo bene la scena e i costumi ma hanno messo in evidenza il make up piatto e abbagliante del cerone sul viso. Ma molti attori si lamentavano di questa tecnica di illuminazione perché dicevano che elimi-

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nava le ombre facendo apparire i visi piatti. Infatti gli attori per ridurre gli effetti antiestetici della luce a gas cominciavano a miscelare varie polveri con diversi tipo di grassi. Si usavano prodotti come la cera d’api, la lanolina, il lardo o lo strutto dando l’aggettivo al trucco GREASY, perché era talmente grasso che solamente un altro grasso era in grado di


di Angela Valentino

CHI È ANGELA VALENTINO • Angela Valentino una giovane

Make up artist italiana con una forte inclinazione per le arti del makeup. • La sua passione è iniziata con le arti dello spettacolo durante il liceo artistico. Laureata in Scenografia e costume per lo spettacolo all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano e diplomata in Truccatore artistico alla BCM Cosmetics di Milano. Successivamente, ha lavorato per diversi teatri, televisione, cinema e moda. • Ha vinto due premi come miglior truccatrice a Los Angeles e a New York. Ora vive da sei anni a New York.

rimuoverlo come il burro di cacao. Ludwig Leichner mise sul mercato i ceroni nella forma a bastoncino. Più avanti iniziarono a produrre i ceroni color pelle in bastoni più grandi rispetto ai colori diversi. Con il trascorrere del tempo è arrivato il cinema sulla scena tra il 1890 e il 1900. Nel periodo che precede l’avvento del cinema gli attori sono stati bravissimi nel perfezionare l’uso del cerone e delle polveri, destreggiandosi come dei pittori. I primi film erano girati con una pellicola prodotta ortocromatica, o sensibile al blu. Tutte le tonalità calde, che contenessero dal giallo al rosso, venivano registrate come grigio molto curo o nero, mentre il blu e i colori freddi indaco e viola venivano registrati come grigi molto chiari o bianchi. Tutto questo avrebbe fatto apparire la pelle degli attori molto scura e dall’effetto chiazzato. In ogni caso, qualunque fosse la tecnica di ripresa era necessario il make up speciale per far apparire gli attori con un incarnato normale. Erano gli stessi attori ad applicarsi il make up dal momento che non esisteva la figura del truccatore.

Sono visibili i tentativi degli attori in diversi film di migliorare l’affetto dell’incarnato stuccando il viso con il cerone; mentre altri per paura che questo limitasse i movimenti preferivano solo le polveri, ma non miglioravano la situazione. La pelle così sbiancata e spessa, denominata diafana o giglio bianco, diventa la nuova norma dell’estetica popolare, poiché considerata attraente e giovanile. Spesso i ceroni e polveri venivano applicate anche su braccia e parti scoperte per abbinare il colorito dell’incarnato al volto infatti era possibile notare alcune scene di silent movies dove i protagonisti hanno le mani e le braccia più scure poiché non truccate. Per far comprendere come fosse forte il make up in teatro e

poi nel cinema basta pensare alla dichiarazione di Theda Bara, in cui ricordava l’esperienza traumatica di dover uscire per strada e recitare con quel make up in pubblico di giorno: “Non dimenticherò mai la terribile esperienza della mia prima scena. Ho dovuto indossare un trucco esponendomi in una strada pubblica e mi sentivo come un’ anima persa…” Il make up inizia ad evolversi al pari del linguaggio cinematografico e nasce l’esigenza di alleggerire il make up nel momento in cui viene inserito il close up. Siamo nella seconda metà degli anni dieci del novecento dove era solito notare gli attori principali truccati e le comparse e secondari no in modo da dare risalto al ruolo principale. Per comprendere quali fossero

Charlie Chaplin

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i colori più adatti alla pellicola ortocromatica, sono stati fatti degli errori. Il volto tendeva ad essere itterico e gli occhi molto scuri. Il rouge venne vietato, perché il rosso appariva molto scuro dando l’ impressione di volti magri e scavati. Gli attori maschi lasciavano le labbra naturali ma le donne applicavano il rossetto rosso o il greasepaint marrone, che nella pellicola ortocromatica risulta nero. Molto presto molte tonalità di cerone furono prodotte sia per donne che per uomini. rendendo più facile la realizzazione di un incarnato adatto. Le polveri inizialmente furono

progettate solo per il cinema. Nel 1914 Max Factor inventa il Supreme Greaspaint una formulazione più elastica in dodici tonalità. La ricerca del giusto Make up apparteneva sia alle donne che agli uomini. L’uomo cercava il più possibile di individuare una caratterizzazione adatta, attraverso anche l’utilizzo di posticci come baffi, basette , come accadeva in teatro, quindi per gli uomini visi bianchi, occhi allungati e sopracciglia bold esagerate. La donna continuava ad essere vittima di se stessa, interpretava sempre il ruolo della bella. Le tecniche e le tempistiche del make up erano un po’ diverse dalle nostre. Si usava come prima cosa la Cold Cream per idratare bene il viso. Poi si applicava il cerone a strisce sul viso, assicurandosi di coprire bene la pelle. Si applicava la cipria gialla con un piumino, questo intervento avrebbe smorzato il bagliore del greasepaint, facendola apparire chiara. La polvere veniva applicata almeno due volte. Poi venivano accentuate le sopracciglia, per

Sadie Thompson

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quanto riguarda gli occhi veniva applicato del nero , blu o verde attorno alla bordatura delle ciglia. Per intensificare la rima cigliare bastava sciogliere in un pentolino del greaspaint nero. Il mascara non veniva usato perché appesantiva lo sguardo. Le Labbra erano di rosso carminio per le donne, mentre per gli uomini labbra rigorosamente nude. Ma come si struccavano gli attori? Veniva usata della vasellina o del burro di cacao per rimuovere il make up. Nel 1926 viene introdotta nel cinema la pellicola pancromatica, questo si traduceva in un'immagine più dettagliata, più naturale. Il passaggio successivo era come adattare il make up alla nuova pellicola e alle nuove lampade ad incandescenza. Il make up diventa così più sottile. Max Factor crea nuovi prodotti per il cinema e che poi sono diventata alla portata di tutti. Crea le regole basi del Color harmony, avendo lo scopo di mantenere l’immagine cinematografica morbida e fresca, nascono cosi le nuove palette a colori adatte ad ogni tipologia di incarnato ma cosa più importante nasce il ruolo del Make up Artist. • RS


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LO SCENOGRAFO

Edward Gordon Craig, il papà della scenografia moderna

IL PRODUCTION DESIGNER E "ARCHITETTO DELL'EFFIMERO" RACCONTA L'ARTISTA BRITANNICO

"I

l pubblico deve venire a teatro a non vedere la scena, ma i pannelli che siano una specie di continuazione architettonica della sala degli spettatori con cui devono armonizzare e fondersi. Ma ecco, all’inizio dello spettacolo, i pannelli incominciavano a muoversi, a scorrere solennemente, tutte le linee e i gruppi si confondevano. Infine, i pannelli si fermavano e si fissavano in una nuova combinazione. Appariva la luce non si sa di dove, posava i suoi riflessi pittoreschi, e tutto il teatro come in un sogno veniva trasportato lontano, in un altro mondo, che il pittore aveva appena accen-

nato e si completava con l’immaginazione degli spettatori stessi".» Queste sono le parole del grande scenografo Edward Gordon Craig (1872-1966) ideatore della scena costituita da dei pannelli o schermi “screens” per l’Amleto al teatro dell’arte di Mosca. Lo scenografo per arrivare a questa idea di scenografia si prese un anno di studio e propose a Stanislavskij una scena di «semplici pannelli che si potevano disporre sulla scena in una combinazione infinitamente varia, e alludevano alle forme Edward Gordon Craig

architettoniche: angoli nicchie, strade, vicoli, sale e torri». La sua scena scultorea, tridimensionale che deve mutare e giocando con le luci per creare «figurazioni come in una danza», usando materiali del tutto naturali come pietra, legno, metallo, sughero… e tela grezza. Stanislavskij ci racconta la scena di Craig:"immaginatevi poi un corridoio lungo, senza fine, che va dalla quinta di sinistra lungo il proscenio, con una svolta in fondo, fino all’ultima quinta di destra, al di là della quale il corridoio si perdeva nell’e-

CHI È ANTONELLO RISATI • Assistente Scenografo: 2000

teatro Buonanotte Mamma regia L. Salveti; 2001 teatro Otello regia G. Del Monaco; 2002 teatro Tancredi regia M. Gasparon; 2003 teatro Proserpine regia M. Gasparon; 2003 teatro Orfeo regia M. Gasparon; 2015 teatro Una coppia in provetta regia G. Corsi; • Scenografo: 2006 Premiere del film animato The Wild (Disney), 2017 Design Area Kids Family Hotels, 2018 teatro Romeo e Giulietta regia M. Iacopini. 2019 teatro La leggenda di Thor regia A. Ronga

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di Antonello Risati

IL VIDEO

Inquadra il QRcode e guarda i suoi lavori norme edificio della reggia. Le mura si elevavano così in alto che non se ne vedeva la fine; erano tappezzate di carta d’oro e illuminate dai raggi obliqui dei proiettori". Grazie a questa testimonianza riusciamo a percepire un po’ che cosa si viveva e veniva visto dal pubblico e cosa riusciva a creare l’allestimento di Craig. Secondo lui lo scenografo "non deve limitarsi a far un bozzetto ben disegnato o storicamente esatto, con porte e finestre diss

The Viking at Helgeland (H. Ibsen) The Storm, King Lear

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da piste in modo pittoresco, ma deve innanzitutto scegliere i colori che a suo avviso sono in armonia con lo spirito del testo, scartando quelli che sono fuori tono; poi deve ideare un oggetto: un arco, una fontana, una balconata, un letto e porlo al centro del disegno e metterci intorno tutto ciò che secondo il testo è necessario far vedere: "quadro di sogno”. Questo viaggio che abbiamo fatto all’interno della nuova scenografia del novecento pone le basi della scenografia moderna in quei periodi scalpitava un movimento che abbraccerà molte arti tra cui anche il teatro che porta il nome di Futurismo dove la dinamicità è uno dei cavalli portanti di questo movimento ma questa è un’altra storia! Alla prossima! • RS


PAROLE D'ARTISTA

Vassily Kandinsky

e il significato dei colori

IL MAESTRO RUSSO DESCRIVE OGNI SINGOLA TINTA REGALANDOCI UN NUOVO PUNTO DI OSSERVAZIONE

Giallo, rosso, blu, 1925

"L'

artista deve cercare di modificare la situazione riconoscendo i doveri che ha verso l'arte e verso se stesso, considerandosi non il padrone, ma il servitore di ideali precisi, grandi e sacri. Deve educarsi e raccogliersi nella sua anima, curandola e arricchendola in modo che essa diventi il manto del suo talento esteriore, e non sia come il guanto perduto di una mano sconosciuta, una vuota e inutile apparenza. L'artista deve avere qualcosa da dire, perché il suo compito non è quello di dominare la forma, ma di adattare la forma al contenuto.» Le parole del grande artista ci fanno subito capire la sua

personalità e il suo carisma, il più grande e poetico artista precursore e fondatore dell’arte astratta! In questa rubrica parlano gli artisti le loro parole sono il fulcro della loro arte…

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Kandinsky in questo è un vero maestro come nella sua arte. Così ci parla dei colori: cominciamo dal bianco: «Il bianco ci colpisce come un grande silenzio che ci sembra assoluto. Interiormente lo sentiamo come un non-suono, molto simile alle pause musicali che interrompono brevemente lo sviluppo di una frase o di un tema, senza concluderlo definitivamente». L’azzurro: «Tanto più scuro è l’azzurro tanto più esso attira l’uomo nell’infinito, risveglia in lui la nostalgia del puro e, in fin dei conti, del soprasensibile. È il colore del cielo come noi ce lo immaginiamo al suono della parola cielo.»


di Antonello Risati

Il rosso con tutte le sue sfaccettature: «Se, quando il rosso si avvicina allo spettatore, nasce l’arancione, quando si ritrae nel blu nasce il viola, che tende appunto ad allontanarsi da chi guarda. Il viola è dunque un rosso fisicamente e psichicamente più freddo. Ha in sé qualcosa di malato, di spento, di triste. Assomiglia al suono del corno inglese, delle zampogne, e quando è profondo, al registro grave dei legni (per esempio del fagotto).» L’arancione: «Il rosso caldo, rafforzato dal giallo che gli è affine, forma l’arancione. L’arancione è come un uomo sicuro della sua forza, che dà un’idea di salute. Il suo suono sembra quello di una campana che invita all’Angelus, o di un robusto contralto, o di una viola che esegue un largo.» A proposito del giallo: «Il rosso che di solito abbiamo in mente è un colore dilagante e tipicamente caldo, che agisce nell’interiorità in modo vitalissimo, vivace e irrequieto. Senza avere la superficialità del gial-

Senza titolo, primo acquerello astratto, 1910

lo, che si disperde in tutte le direzioni, dimostra un’energia immensa e quasi consapevole.» Ed infine il grigio: «Il grigio è silenzioso e immobile. La sua immobilità però, è diversa dalla quiete del verde, che è circondata e prodotta da colori attivi. Il grigio è l’immobilità

senza speranza. Più diventa scuro, più si accentua la sua desolazione e cresce il suo senso di soffocamento.» Dopo queste descrizioni da parte del maestro Russo i colori avranno un significato è una valenza del tutto diversa! Alla prossima! • RS

Composizione X 1939

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CONCORSI

di Daniele Colzani

Pronti per " U p to You"

2022?

ONLINE IL BANDO PER PARTECIPARE AL FESTIVAL DI SPETTACOLO DAL VIVO ORGANIZZATO DA RAGAZZI E RAGAZZE UNDER 25

I

ndetto il bando di partecipazione alla seconda edizione di Up To You, Festival di spettacolo dal vivo, totalmente organizzato da ragazzi e ragazze under 25. L’organizzazione cerca due spettacoli (under 35) da inserire nella programmazione della prossima edizione, che si terrà a Bergamo e provincia tra maggio e giugno 2022. La scadenza per mandare le candidature è il 17 dicembre 2021. La selezione è destinata ad artisti, artiste e a compagnie professioniste emergenti che operano nel teatro contemporaneo, nella danza e nella performing art. La compagnia, gruppo informale, cooperativa, collettivo, performer dovrà necessariamente essere under 35 (età media dei e delle componenti). La selezione artistica avverrà a insindacabile giudizio della direzione artistica under 25 di Up To You Festival di spettacolo dal vivo e privilegerà quei lavori che: affrontano tematiche di particolare interesse per le nuove generazioni; sperimentano linguaggi artistici differenti;

IL BANDO

Inquadra il QRcode e scarica il bando per Up To You 2022

indagano nuove relazioni con il pubblico. UP TO YOU - IL FESTIVAL Il gruppo, composto da 30 giovani, si occupa della realizzazione di un festival di teatro, prendendosi cura di ogni aspetto dello spettacolo dal vivo, dalla selezione artistica, all’organizzazione degli eventi collaterali, dalla logistica alla promozione. Il gruppo di ragazzi e ragazze è guidato e accompagnato fin dalle prime fasi da Qui e Ora Residenza Teatrale che opera nel territorio della bergamasca da molti anni. L’idea che viene portata avanti è quella di “imparare facendo“, in un percorso di tutoraggio in cui gli spunti teorici, dati da chi fa questo lavoro da professionista da anni, vengono colti e fatti crescere nella pratica dal gruppo. LA RETE RISONANZE UP TO YOU fa parte di Risonanze Network, la rete nazionale dedicata al teatro Under 30, per la promozione e il sostegno delle giovani compagnie, per il coinvolgimento di giovani Under 30 nei processi di direzione artistica partecipata. Alcuni dei progetti Under 30, tra quelli selezionati attraverso il presente bando, saranno segnalati e entreranno a far parte del progetto Generazione Risonanze: una vetrina digitale – a cura di Risonanze Network e autoriz-

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zata dalle rispettive compagnie – che contiene le schede artistiche dei progetti selezionati per ogni anno dalle realtà che compongono la rete, per promuovere la creatività giovanile e incentivare la circuitazione dei singoli spettacoli. I progetti che entreranno a far parte di Generazione Risonanze saranno selezionati con l’aiuto della direzione artistica di Up To You. COME PARTECIPARE Per partecipare alla selezione dovete inviare una mail a: quieora.organizzazione@gmail. com con OGGETTO “Selezione spettacoli UP TO YOU 2022” entro le ore 23:59 di venerdì 17 dicembre 2021 con le seguenti informazioni: • nome della compagnia (e di un/una referente) o nome e cognome dell’artista • curriculum della compagnia/ artista (con indicazioni anagrafiche di ogni elemento coinvolto nello spettacolo) • scheda artistica dello spettacolo • link del video integrale dello spettacolo proposto, preferibilmente su YouTube o Vimeo (obbligatorio per la partecipazione) • contatto telefonico, indirizzo mail e sito web La direzione artistica del Festival contatterà personalmente la compagnia o l’artista dello spettacolo selezionato entro il 31 gennaio 2022. • RS


di Marina Gianarda

TUTTO MONDO Il nuovo album di figurine racconta la grande Bellezza del mondo attraverso l’Arte. Un fantastico viaggio alla scoperta dei capolavori realizzati da artisti di tutto il mondo, per raccontare le tradizioni, i miti e le leggende delle grandi civiltà, scoprendo come differenti culture hanno risposto alle grandi domande dell’uomo. 79 IN EDICOLA e su www.artonauti.it


TURISMO SPIRITUALE

In viaggio tra le terre

di Santa

Maria Goretti

DALL’AUTUNNO 2021, 10 NUOVI ITINERARI GORETTIANI TRA PAESAGGIO, NATURA E SPIRITUALITÀ A CORINALDO Il Teatro Goldoni di Corinaldo

T

orna il Turismo Spirituale a passo lento nelle Marche, da Corinaldo a Recanati, Loreto e Urbino, passando per i Castelli di Arcevia, Genga, fino alle Grotte di Frasassi e alle meravigliose Colline di velluto Ufficialmente nominato Borgo più bello d’Italia nel 2007 e inserito ai primi posti nel 2021, Corinaldo (AN) nell’autunno 2021, dopo un articolato processo di rivalutazione e valorizzazione, rilancia 10 itinerari gorettiani, proponendo così un nuovo percorso di Turismo Spirituale per dare spazio e offrire una dimensione di viaggio ai tanti volti della spiritualità. Un viaggio a passo lento attraverso luoghi mistici, simbo-

lici e storici in quella culla di cultura e trascendenza che è il centro Italia, con il suo bagaglio di racconti, aneddoti e scorci unici che ispirarono poeti come Giacomo Leopardi, Carducci e Pascoli, ma anche personaggi come San Nicolò da Tolentino, Santa Maria Goretti - che proprio a Corinaldo trascorse la primissima infanzia - e molti altri. A partire da Corinaldo, passando per le celebri Recanati, Loreto e Urbino, patrimonio dell’UNESCO, arrivando ai Castelli di Arcevia, a Genga, alle Grotte di Frasassi e alle suggestive Colline di velluto: sono queste le tappe dei rinnovati itinerari gorettiani, luoghi

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e spazi per scoprire le radici del cuore del Bel Paese, ma anche per immergersi in una complessità del sentire che fa incontrare la spiritualità cristiana con il pensiero poetico e non solo. Perchè, come scriveva l’accademico Carlo Bo, “le Marche vivono per aria, sospese dentro un’idea di poesia quanto mai libera, per cui anche la storia che è stata spesso illustre non ha più peso specifico e viene assolta da un’altra pronunzia delle cose”. Gli itinerari gorettiani partono proprio da Corinaldo (AN) terra natale di Santa Maria Goretti, un borgo dalla evidente tradizione medievale, ricco di vicoli e scorci inaspettati, con i


di Daniele Colzani

suoi monumenti storici e la Sala del Costume e Tradizioni popolari dove sono in mostra abiti del ‘500, ma anche di aneddoti e storie, come quella del furbo Scuretto o del Cannone di Fico che ha fatto guadagnare a Corinaldo la nomea di “paese dei matti”. Tra gli itinerari, a pochi passi da Corinaldo, c’è il primo parco ecclesiale d’Italia: Terre di Senigallia - Fede Semplicità Bellezza, progetto nato su forte volontà della Conferenza Episcopale Italiana. Un parco inconsueto, per riscoprire la tradizione culturale cristiana del territorio, strettamente legata alla cultura contadina e agli aspetti artistico – culturali delle eccellenze marchigiane. Tra storia, spiritualità e arte, tra le tappe del percorso c’è anche la Civica Raccolta d’arte Claudio Ridolfi, importante artista seicentesco che qui ha molto operato, e il Museo delle Arti Monastiche. Si prosegue col verde del primo appennino attraverso una terra che nasconde meraviglie degne dei migliori beni architettonici. Tra questi i Castelli di Arcevia, borghi che nascondo ricchezze inaspettate nei quali si diedero battaglia Guelfi e Ghibellini, oltre che al comune di Genga, noto per il tour sotterraneo delle Grotte di Frasassi. Genga offre la

La scalinata

possibilità di visitare altri luoghi dalla forte carica emotiva e spirituale come i templi scavati nella roccia, tra cui il Tempio di Valadier e la Chiesa di San Vittore alle Chiuse. Tra Loreto e Recanati si districa il terzo itinerario che permette di scoprire uno dei luoghi più importanti della cristianità come la santa casa della Vergine Maria, che secondo la tradizione fu trasportata direttamente da Nazareth. Le terre del Duca d’Urbino offrono un’immersione nel Medioevo e nel Rinascimento, con Urbino patrimonio UNESCO. Immancabili i capolavori di Piero della Francesca nella Galleria Nazionale delle Marche e la casa di Raffaello ma anche Gradara: una rocca piuttosto

Porta Nova

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peculiare che secondo la tradizione fu lo scenario della dantesca storia d’amore tra Paolo e Francesca. Il tour tra i quattro borghi più belli d’Italia comprende Corinaldo “paese dei matti”, Offagna con le sue splendide mura costruite a difesa militare, Mondolfo che presenta la chiesa di San Gervasio di Bulgaria e Mondavio che offre una ricostruzione fedele della vita di corte all’interno della sua rocca medievale. Le meravigliose Colline di Velluto sono uno dei punti focali della cultura medievale e bucolica marchigiana, sulle quali si passa da borghi e scorci medievali caratteristici come Ostra e Ostra Vetere a vere perle del Rinascimento. Un’immersione totale nella spiritualità e nella vita monastica nel rispetto degli orari di preghiera. Questo, infine, offrono gli itinerari degli Eremi e dei Monasteri delle Marche ed il gran tour spiritualità e meditazione che parte dall’eremo di S. Maria di Valdisasso a Valleremita fino all’Abbazia di Chiaravalle passando per il Santuario di Macereto nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini e Serra de’ Conti, un paesino marchigiano che ospita un affascinante museo dedicato alle arti monastiche. • RS


TRADIZIONI

Il regno di

Babbo Natale

è di scena a Vetralla

“QUI LASCI IL PRESENTE! DA QUI INIZIA IL MAGICO CAMMINO PER TORNARE A VEDERE IL MONDO CON GLI OCCHI DI UN BAMBINO”

I

n fondo al nostro cuore c’è un bambino che non cresce mai. Che ci fa ridere, piangere, ma soprattutto sognare. E sarà quel bambino che dal prossimo 17 settembre ci prenderà per mano e ci accompagnerà nel magico Regno di Babbo Natale, a Vetralla. Lui, accucciato nella nostra anima anche quando saremmo troppo adulti per fargli spazio, sarà l'unico e solo spirito guida oltre la soglia di un'avventura magica e straordinaria che a Vetralla è ormai tradizione consolidata. Perché solo con gli occhi di un bambino il mondo lo si può

osservare in tutti i suoi colori. Tornano ad aprirsi i cancelli del suggestivo e scenografico Regno di colui che tutti conosciamo come il signore un po’ attempato, con il cappello rosso e la lunga barba bianca, sempre pronto a esaudire i desideri di tutti. Un Regno che ha pensato a rinnovarsi negli spazi, nelle attività e soprattutto nell’atmosfera, come tradizione vuole. Perché il Natale resta l’unico momento della nostra vita nel quale dobbiamo solo sognare. Ecco perché già dall’ingresso, ogni singola persona si immergerà

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IL SITO

Inquadra il QRcode e accedi al sito ufficiale del Regno di Babbo Natale


di Andrea Iannuzzi

nel Villaggio degli Elfi, dove sorgono le casette dei piccoli “assistenti” di Babbo Natale. Non manca la loro Officina ed il trascinante entusiasmo di cui ogni 100% Elfetto è capace! Il percorso fatato passa attraverso la Casa di Babbo Natale, riammodernata per la nuova stagione, e il Bosco di Ghiaccio con l’Albero della Vita. Una vera novità. Oltre a tante proposte innovative e interessanti nella galleria dello shopping con decorazioni che solo nel Regno si possono trovare. Ma ciò che tutti aspettavano con trepidazione è il Victorian Village, che cresce e si trasforma in un’esperienza ancora più coinvolgente! Con la pista di ghiaccio ecologico, che fa luce a nuove attrazioni come le FantaTazze, il CarosElfo e il MagiTreno. A dominare questo meraviglioso e incantato spazio, un grande palco su cui si alterneranno artisti di ogni genere e specie. Incorniciato da tutta una serie di attività, che vanno dal food al beverage (anche con prodotti tipici ed esclusivi), agli outlet, con bar e ristoranti annessi. Gli ingressi saranno gestiti come sempre seguendo tutte le normative anti-covid, esattamente come nella scorsa stagione. Dove, nonostante la pandemia, sono transitate 450 mila persone in totale sicurezza. Perché solo dove c’è sicurezza ci può essere magia. L’ingresso è gratuito e non ci sarà bisogno di prenotazione. Il Regno di Babbo Natale si trova sulla S.S. Cassia km 62,200 – 01019 Vetralla (VT). e resterà aperto fino al 16 gennaio 2022, tutti i giorni con orario continuato dalle 9.30 alle 19.30. Per aggiornamenti su tutte le numerose iniziative visitando i canali social del Regno e il sito ufficiale www.ilregnodibabbonatale.it • RS

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SACRO & PROFANO

Ambrogio e Nicola: a tavola con i Santi patroni

MILANO E BARI, COSÌ LONTANE MA COSÌ VICINE, UNITE DA DUE FIGURE IMPORTANTI E DA QUATTRO ICONICI PIATTI

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icembre è il mese dei grandi pranzi e delle sontuose cene che iniziano con i festeggiamenti di due tra i più importanti Santi d’Italia: San Nicola (6 dicembre) e Sant’Ambrogio (7 dicembre), e terminano con il pranzo di Natale ed il cenone di San Silvestro. Riflettori su... vuole ricordare questi due Santi patroni con le ricette dei cibi più tradizionali legati alle loro città. È intanto curioso non siano nati nella città della quale sono i patroni; addirittura non sono nemmeno nati in Italia: San Nicola è di Pàtara di Licia in Turchia, l’attuale Demre, Ambrogio è di Treviri, una città della Germania. SAN NICOLA Incominciamo, in ordine di calendario, da San Nicola che viene ricordato a Bari il 6 dicembre, giorno della sua morte avvenuta nel 397. È un Santo importante non soltanto per i baresi ma anche per i cattolici di molte altre nazioni; il nome Nicola nelle varie versioni (Niklaus, Nikolaj, Nikita etc) è il nome cattolico più presente nel mondo. Più di Giuseppe, Antonio, Francesco… È il santo protettore delle zitelle perché aiutò tre ragazze che non potendo sposarsi per mancanza di dote stavano per avviarsi alla prostituzione; regalò loro tre sacchetti di monete e le giovani poterono così convolare a giuste nozze. Nella tradizione popolare è considerato anche protettore di marinai, pescatori, farmacisti,

profumieri, bottai, ma soprattutto protettore dei bambini. Babbo Natale, il mitico personaggio che la Notte Santa porta doni ai bambini di tutto il mondo, è chiamato dai popoli nordici Santa Klaus, nome che è la contrazione di “Sanctus Nikolaus”. In suo onore vi indichiamo di seguito le ricette di 2 tra i più tradizionali piatti baresi: le Orecchiette alla cime di rapa e il famoso Riso, patate e cozze.

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ORECCHIETTE ALLE CIME DI RAPA Dette anche “recchitelle” costituiscono il piatto più rappresentativo della città di Bari. L’origine della pasta è avvolta nel mistero, non essendoci alcun documento che ne attesti la nascita; alcuni affermano che sia stata introdotta in Puglia da mercanti provenzali, altri la fanno risalire alla cultura ebraica ed altri ancora assicurano che è


di Daniele Colzani

autoctona, non foss’altro perché somiglia ai tetti dei trulli. Gli amanti della tradizione non vanno a comprare le “orecchiette secche” al negozio sotto casa o al più vicino supermercato, ma le preparano fresche, con farina di grano duro, acqua tiepida e sale, considerando, per le dosi, un etto di farina per ogni commensale. Si versa la farina sulla “spianatoia” e si fa la classica fontana; si aggiunge il sale e l’acqua tiepida, lavorando, impastando e rimestando per una decina di minuti. Si forma una specie di “collinetta”, si copre con un panno (qualche massaia dice caldo) e si lascia riposare per una buona mezz’ora. Successivamente, dalla “collinetta” si preleva un piccolo pezzo di pasta che si rimescola e si amalgama per farne un lungo bastoncino (come fine un grissino) che si taglia a pezzetti della grandezza di un’unghia - possibilmente tutti di eguale dimensione. Si schiaccia quindi ciascun pezzettino in maniera da ridurlo

in forma di piccolo disco (a tale bisogna può servire il manico di un cucchiaio) e, esercitando una leggera pressione, lo si trascina sul tavolo da lavoro, in modo che il dischetto si curvi (seguendo la forma del manico di cucchiaio) coprendo parte dell’attrezzo. A questo punto si appoggiano - dischetto di pasta e manico di cucchiaio - sul polpastrello del pollice e si cerca di rovesciare all’indietro la pasta, come se si volesse avvolgerla sulla punta

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del dito; si spinge, infine, con il pollice stesso per ottenere e accentuare quella “gobbetta” che è tipica delle orecchiette. Si stacca delicatamente dal dito e si mette ad asciugare, con la “gobbetta” rivolta in alto e si aspetta qualche ora prima di cuocere. Le cime di rapa (note anche come broccoletti di rapa) sono ortaggi tipicamente italiani coltivati prevalentemente nel Lazio, in Campania e in Puglia.


Si consumano le parti tenere (le cime, appunto, scartando le coste e le foglie dure e coriacee) più che altro nelle stagioni autunnale/invernale, anche se esistono varietà primaverili, dette tardive di taglia alta (110 cm). Si raccolgono a mano le infiorescenze e lo stelo con tutte le foglie, prima dell’apertura dei fiori stessi (che ne deprezzerebbero la qualità, e renderebbero il prodotto poco commestibile) a circa 10 cm da terra per permettere il “ricaccio”, cioè una nuova buttata. Ingredienti per 4 persone: 1 kg di cime di rapa fresche; 4 cucchiai d’olio extravergine di oliva; 3 spicchi d’aglio; 2 filetti d’acciuga sott’olio; 360 g di orecchiette; peperoncino e pepe quanto basta. Procedimento: mondate le cime di rapa, eliminate cioè le foglie grosse, sciupate, gialle, le parti dure del gambo e selezionate, invece, le infiorescenze e le foglie più tenere, tagliandole in più parti. Lavatele abbondantemente con acqua fresca corrente, facendo attenzione che non rimangano frammenti di terra (solitamente sono abbastanza sporche, un pò come gli spinaci).

Tagliate il peperoncino a rondelle. Ponete sul fuoco una capace pentola con abbondante acqua salata e quando questa bolle, versatevi le cime di rapa. Ad avvenuta lessatura, scolate, mantenendo buona l’acqua di cottura, perché, rimessa sul fuoco servirà a cuocere le orecchiette. Intanto in una padella, fate imbiondire, con l’olio, gli

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spicchi d’aglio schiacciati (o tagliati a fettine), i filetti d’acciuga spezzettati e le rondelle di peperoncino. A doratura avvenuta (non fatelo troppo a lungo, altrimenti il tutto diventerà nero e amaro!), unite le cime di rapa ben scolate e fatele saltare allegramente. Lessate le orecchiette nella stessa acqua di cottura della verdura e quando saranno più che al dente, scolatele ed unitele al resto nella padella, continuando a farle saltare per una manciata di secondi ancora. Se dovessero risultare asciutte aggiungete un pò d’acqua di cottura e asciugate quanto basta a fiamma viva. Servite immediatamente con un’abbondante grattugiata di pepe, un filo d’olio a crudo e accompagnatelo con uno dei grandi vini caldi e sensuali come la terra di Puglia: Primitivo, Nero di Troia, Negramaro. TIELLA DI RISO, PATATE E COZZE ALLA BARESE Ingredienti per 6 persone: cozze kg 1,5; patate g 800; po-


modori maturi g 700; cipolle g 600; riso Superfino g 500; prezzemolo g 70; 3 spicchi di aglio; pecorino grattugiato; olio d’oliva; sale q.b. Procedimento: aprite e lavate molto bene le cozze; tritate il prezzemolo e l’aglio, tagliate a fettine sottilissime le cipolle e affettate le patate sottili. Tagliate i pomodori. Accendete il forno e portatelo a 180° circa. Ungete d’olio un tegame, possibilmente di coccio, partite con metà delle cipolle, del prezzemolo, dei pomodori, sale e abbondante pecorino. Continuate con circa metà delle patate e tutto il riso mondato, cercando sempre di fare uno strato uniforme. Distribuite le cozze sopra il riso e spolverizzate con il restante prezzemolo e il resto delle cipolle, dei pomodori, le rimanenti patate e un filo d’olio. Aggiungete poco a poco dell’acqua fredda leggermente salata, quanto basta per coprire tutti gli ingredienti e cuocete per circa 45 minuti; se necessario, unite ancora acqua bollente. SANT'AMBROGIO Non si sono spenti gli echi dei festeggiamenti che i baresi hanno dedicato al loro Santo Patrono e già a Milano stanno iniziando quelli dedicati a Sant’Ambrogio che culminano con la tradizionale Prima della Scala. Si inizia con la Messa celebrata in tutte le chiese, ma la più importante avviene, naturalmente, nella Basilica costruita alla fine del IV secolo per volere del Vescovo Ambrogio nella zona in cui erano stati sepolti i Cristiani martirizzati dalle persecuzioni romane. Ambrogio era nato nel 340 a Treviri, una città della Renania, da una delle più illustri famiglie romane; suo padre era titolare di una delle 4 prefetture in cui era diviso l’Impero sotto Dioclezia-

no. Nel 374 il popolo di Milano lo aveva proclamato Vescovo per la sua abilità e capacità di mediatore nel risolvere le contese tra cattolici ed ariani; in un primo momento aveva rifiutato, non sentendosi all’altezza del compito, ma - confermato nella carica dall’Imperatore - in una settimana fu battezzato ed ordinato. Donò tutto il suo patrimonio ai poveri ed impostò la sua vita secondo uno stile austero e contemplativo, prodigandosi caritativamente per i fedeli. Per la sua cultura e la sua sapienza è uno dei 4 massimi “Dottori della Chiesa”. Ambrogio riformò la Chiesa milanese, che per questo da lui assunse

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il nome di “ambrosiana”. Nel 393, pochi anni prima di morire, con l’Imperatore Teodosio I vietò i Giochi olimpici, che erano visti come una festa pagana, ponendo fine a una storia durata oltre mille anni. Al Patrono di Milano dedichiamo 2 dei piatti più tradizionali della cucina meneghina: la Cassöeula e il Risotto alla Milanese. CASSÖEULA “Del maiale non si butta via niente”, recita un vecchio adagio; ecco perché esso occupa un posto di primissimo piano sia sulle mense dei ricchi che su quelle dei poveri. Fino a poco più di mezzo secolo fa in quasi tutte le case


si allevava un maiale, che con la sua carne forniva provviste strategiche per un intero anno: il giorno della “maialatura” - cosi si chiamava in alcune regioni del centro Italia la sua macellazione - era considerato giorno di festa: un macellaio, detto “norcino” (perché l’arte della conservazione del maiale nasce a Norcia qualche secolo fa), si occupava di ritagliare prosciutti e “acconciare” salami, salsicce, cotechini, pancetta, guanciale, coppa e capocollo, zampone sanguinaccio e via di seguito. Ogni regione, ogni provincia, addirittura ogni paese, ha un suo modo tradizionale di cuocere queste carni; i milanesi hanno la Cassoeula, uno dei piatti tipici invernali a base di verza e delle parti meno nobili del maiale: cotenna, piedini, orecchie e costine. La verza - l’ortaggio più importante dell’inverno - è dotato di un sapore dolce e delicato; è una varietà di cavolo che possiede quasi tutte le vitamine tanti sali minerali, tra cui zinco e magnesio e favorisce l’as-

sorbimento del ferro. È una verdura salutare, che si acquista a prezzo relativamente basso ed è tra le più gustose e versatili in cucina. I vecchi ortolani (i verzée) insegnano che va raccolta dopo che ha subito la “gelata”, quando cioè la temperatura è scesa di qualche grado sotto lo zero e le sue foglie, corpose corazzate e opache, “crocchiano” allorché si cerca di aprirle per cercarne il morbido e fresco cuore bianco/ verde. Ingredienti per 8 persone (perché pensiamo che la cassoeula vada gustata in compagnia): 1 kg di costine di maiale; 250 g di cotenne di maiale; 2 piedini di maiale; 2 orecchie di

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maiale; 8 salamini verzini; 400 g di luganiga (salsiccia fresca); 2 kg di verza; 1 cipolla; 2 carote; 2 costole di sedano; 1 bicchiere di vino bianco secco; 60 g di burro; sale e pepe, quanto basta. Procedimento: in una pentola, con acqua abbondante e salata, fate bollire le cotenne e le orecchie del maiale, per tre


quarti d'ora, e i piedini per un'ora, dopo averli ben raschiati e fiammeggiati; scolate il tutto e fatelo a pezzetti. Fate rosolare in poco burro le costine fino a quando non si siano colorite, quindi toglietele dalla fiamma e tenetele da parte; alla stessa maniera fate con i verzini (praticate dei buchi con la forchetta) e con la luganiga tagliata grossa. Pulite e lavate bene la verza, senza scolarla eccessivamente, affinché tenga nelle foglie poca acqua del risciacquo, mettetela in una pentola, copritela e fatela appena appassire a fuoco lento. In una grande casseruola, nel burro rimasto (50 g circa), fate rosolare la cipolla, il sedano e la carota, previamente tritati e, appena si sono appassiti, unite i verzini e la luganiga, sfumando con il vino - a fuoco allegro per lasciare evaporare; bagnate con un pò d'acqua e fate cuocere per 10' riducendo la fiamma. Unite la carne e, trascorsi pochi minuti aggiungete le verze e se necessario un pò d'acqua. Fate cuocere per circa un'ora vigilando che la carne si stacchi

dalle ossa, aggiungendo acqua, aggiustando di sale e di pepe. Una volta cotta, lasciate riposare la cassoeula per 20' prima di servire. Accompagnate con una buona polenta e con un vino rosso: Bonarda secco, Oltrepo pavese d.o.c., Lambrusco mantovano d.o.c. o Gutturnio Colli piacentini d.o.c. RISOTTO ALLA MILANESE CON ZAFFERANO Ingredienti per 4 persone: 450 g di riso; 120 g di burro; 100 g di formaggio stagionato; 60 g di midollo di bue; 1,7 dl di brodo di carne; 1 bicchiere di vino bianco secco, 1 cipolla; 2 cucchiaini di pistilli di zafferano, Parmigiano Reggiano q.b. Procedimento: sciogliete lo zafferano in pochi cucchiai di brodo; mondate la cipolla, affettatela e velo, rosolatela nel burro (del quale terrete da parte una noce) insieme al midollo di bue. Quando il soffritto sarà pronto e profumato, tostateci il riso; quando i grani di riso saranno

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ben tostati (diventeranno traslucidi) bagnateli con un bicchiere di vino bianco e aggiungete brodo man mano che si asciuga, fino al completamento della cottura del riso. Unite solo in ultimo lo zafferano, poi unite al risotto la noce di burro tenuta da parte euna generosa dose di Parmigiano Reggiano e fatelo mantecare per qualche minuto. Rimestate e servite in tavola. • RS


ECCELLENZE

Calendario Pirelli 2022:

Bryan

Adams e la musica

LA ROCKSTAR CANADESE HA DATO VITA AD UN VIAGGIO VISIVO RITRAENDO LA TIPICA GIORNATA DEL MUSICISTA IN TOUR

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on la sua elegante forma che richiama la copertina di un disco, il Calendario Pirelli 2022 ha l'aspetto di un prezioso vinile da collezione: si tratta di un packaging speciale per il primo Calendario Pirelli che non solo si focalizza sui musicisti, ma è curato proprio da un musicista, Bryan Adams. On the road, che oltre ad essere il tema e il titolo di The Cal (così è noto in tutto il mondo) è anche il nuovo brano del rocker, è frutto dell'ingegno di Adams che, oltre di musica, si occupa da tempo anche di fotografia. La rockstar canadese ha ritratto un cast di grandi artisti tra cui Cher, Iggy Pop, Jennifer Hudson e Rita Ora per dare vita ad uno straordinario viaggio visivo nella tipica giornata del musicista in tour. Bryan Adams si unisce così ai precedenti fotografi del Calendario Pirelli del calibro di Helmut Newton, Herb Ritts e Annie Leibovitz, ma è anche il primo autore ad essere ritratto tra i protagonisti. Fin dall'inizio Adams ha cer-

cato di catturare non solo la "sensazione" di glamour che da sempre contraddistingue The Cal, ma anche la solitudine dell'artista che è realemnte presente on the road. Tuttavia anche la solitudine è rappresentata come "immersa nella fantasia", ha spiegato il "fotografo" canadese, ed è proprio da questo concetto che parte l'immaginario suggestivo e a volte giocoso, che caratterizza l'edizione numero 48 del calendario più famoso del mondo. UNA COVER PER DUE Due rockstar di diverse epoche sono ritratte nelle due facciate della cover del calendario: su quella anteriore è ritratta una bellissima St. Vincente, al secolo Annie Clark, che posa con un plettro brandizzato Pirelli sulla lingua. Adams ha spiegato che

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nel momento stesso in cui ha scattato la fotografia, ha capito che sarebbe stata l'immagine perfetta per la cover. Il retro del calendario (ma non meno importante!) è stato destinato ad uno scatto leggendario di Iggy Pop, frontman dei The Stooges, con il busto dipinto di argento, un chiaro riferimento ad un famoso loook da palcoscenico dei primi anni Settanta. Nella pagina a fianco ecco alcuni iconici scatti. • RS


a cura di Daniele Colzani St. Vincent (Annie Clark)

Iggy Pop

Saweetie

Cher

Testi tratti da https://pirellicalendar.pirelli.com/it/home

Rita Ora

Jennifer Hudson

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PROGETTI

di Daniele Colzani

È davvero tempo di... I wanna rock!

DOPO LA PLAYLIST E LA PAGINA INSTAGRAM PARTIRÀ L’OMONIMO PROGRAMMA RADIOFONICO SU RADIOFRECCIA

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a musica Rock sta vivendo un momento di rinascita e crescita, grazie non solo al ritorno discografico di band iconiche e all’affermazione di nuove band, ma anche ad evidente e crescente bisogno di musica Rock da parte di un pubblico sempre più trasversale che si fa sempre più notare e vedere. Questa nuova stagione della musica Rock, scandita dal successo di release di genere e dal progressivo consolidamento della musica rock in streaming e in radio, testimonia l’esistenza di gente che fa e vuole il rock. Per questo nasce l’esigenza di creare I Wanna Rock, un nuovo progetto multimediale, presentato durante la Milano Music Week 2021, dedicato al genere musicale iniziato qualche mese fa con la creazione di una playlist su Spotify e su Apple Music (https://iwannarock.lnk.to/IWR) e dall’account ufficiale Instagram

IL SITO

Inquadra il QRcode e vai alla playlist ufficiale di I Wanna Rock

(www.instagram.com/i_wanna_rock_ita/). Mai il progetto I Wanna Rock non si ferma qui! A partire dall’inizio del prossimo anno partirà su Radiofreccia, radio partner del progetto, un programma condotto dagli speaker Cecile B e Nessuno, che andrà in onda ogni giovedì dalle 14:00 alle 14:30. Il programma andrà a raccontare la generazione Rock contemporanea, senza ignorare il passato, ma guardando con decisione a chi anima il circo del rock'n'roll oggi, e lo farà domani. L’obiettivo di questo progetto è quello di delineare un nuovo “ecosiste-

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ma” per la musica rock in Italia, sviluppare una campagna che comprenda artisti iconici nuovi e contemporanei. • RS

IL SOCIAL

Inquadra il QRcode e visita la pagina Instagram ufficiale


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ECCELLENZE

di Daniele Colzani

Al Teatro Arcimboldi c ' è "gusto" per il teatro HAI MAI PENSATO CHE PER USCIRE A CENA POTRESTI ANDARE A... TEATRO? ORA PUOI CON EATAM!

IL SUSHI DI FINGER'S ART Roberto Okabe bissa la propria presenza a Milano aprendo un ristorante all’interno del Teatro. Il bar principale si trasforma nella nuova cucina dello chef nippo-brasiliano, dove tutti potranno vivere un’esperienza di primissimo livello a pranzo e a cena, affacciati sul luminoso e gigantesco foyer del teatro. Okabe unisce due mondi in una cucina creativa dalle intuizioni semplici e al tempo stesso geniali: alla leggerezza e all’armonia della tradizione

©Francesco Mion

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a oggi il TAM ti offre la possibilità di pranzare e cenare in un contesto unico e affascinante: il teatro diventa la cornice perfetta per un aperitivo tra amici, una cena romantica o un pranzo di lavoro. Scoprite di seguito i due iconici ristoranti Finger's Art e TAMO Bistrot ed "esplorate" i menù creati dai nostri chef, li potrete gustare anche se non a assisterete agli spettacoli.

giapponese si uniscono i sapori del Brasile e il calore dei cibi mediterranei in un equilibrio raffinato e inedito, uno stile inconfondibile e unico, il Finger’s Style. Per info e prenotazione tavoli: www.teatroarcimboldi.it/fingers TAMO BISTROT Ambiente raffinato, un menù d’autore ti aspettano nel nuovo ristorante del teatro che si affaccia sul giardino interno del TAM. Il bistrot è concepito per creare una vera e propria messa in scena, dove luci, colori e sipari enfatizzano il gusto dei piatti. Uno sguar-

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do alla tradizione, rivisitata e valorizzata nelle sue migliori espressioni. Il menù segue lo scorrere delle stagioni e ciclicamente viene rinnovato per abbinare i prodotti di ogni periodo alla creatività dello Chef, che propone sempre nuove idee ai propri ospiti. L’eccellenza delle materie prime, la creatività dello Chef, la sperimentazione negli accostamenti sono gli ingredienti per suscitare un’emozione a cui abbandonarsi piacevolmente. Per info e prenotazione tavoli: info@tambar.it oppure 327-63.09.634 • RS


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MOSTRE

Una mostra dedicata a Giorgio Strehler

PER STREHLER E I PALCOSCENICI MILANESI IL PICCOLO TEATRO PRESENTA AMO IL TEATRO PERCHÉ AMO LA VITA

I

l Piccolo Teatro apre i propri archivi e depositi per raccontare al pubblico il lavoro di Giorgio Strehler. L’idea dell’allestimento è creare uno spazio dove distribuire diversi ed eterogenei materiali come se essi fossero “in transito” da un luogo all’altro del teatro, per il montaggio o lo smontaggio degli spettacoli, appoggiati provvisoriamente in attesa di un loro utilizzo non meglio definito: è un riporre che implica uno spostamento, un’azione che libera i materiali di scena per metterli di nuovo a disposizione. Il risultato è qualcosa che starà allo spettatore scegliere e ricomporre nella propria memoria. Obiettivo dell’esposizione è sottolineare la componente umana e pragmatica, la disciplina del

lavoro quotidianamente applicata nella continua collaborazione tra il regista e le maestranze del suo teatro. Intuìto e immaginato da Strehler, lo spettacolo prende vita grazie a una concatenazione

IL SITO

Inquadra il QRcode e accedi al sito ufficiale www.giorgiostrehler.it 96

di fasi artigianali che producono le scene, i costumi, gli oggetti che il pubblico vede e che di quell’idea poetica costituiscono l’incarnazione. Strehler concepisce il Piccolo come una realtà produttiva, una comunità di persone coinvolte nella creazione di un progetto condiviso, cui tutti concorrono in base alle specifiche professionalità, in un percorso di progressivo perfezionamento rappresentato dalle prove. Nei foyer dei tre teatri - Strehler, Grassi e Studio Melato - dieci isole espositive raccontano questo metodo di lavoro attraverso alcuni spettacoli particolarmente significativi nella produzione strehleriana. Ogni isola è arredata e delimitata da pannelli decorati con fo-


tografie e riproduzioni di manifesti, bozzetti e figurini relativi allo spettacolo analizzato; lo spazio individuato dai pannelli è abitato da elementi materici, dai costumi a oggetti di grande e piccola attrezzeria, oltre a tavoli occupati da vari documenti di natura archivistica (tra cui note di regia, lettere, copioni, disegni tecnici degli scenografi, ordini del giorno e di servizio), offerti alla libera consultazione del pubblico. A cura della Fondazione Corriere della Sera, una selezione di riproduzioni di pagine di quotidiani dell’epoca completa l’informazione presentata al visitatore: è possibile addentrarsi nella lettura non solo di recensioni, ma anche di articoli di cronaca e di costume che sottolineano quanto Strehler fosse un artista continuamente in dialogo con il proprio tempo e con la Storia. Scendendo nel dettaglio dei materiali esposti, al Teatro Strehler il pubblico può muoversi tra i foyer di platea, balconata e ingresso, attraversando le isole dedicate a cinque spettacoli, L’anima buona di Sezuan di Bertolt Brecht, Il giardino dei ciliegi di

© Masiar Pasquali

di Daniele Colzani

Anton Cechov, I giganti della montagna di Luigi Pirandello, Le balcon di Jean Genet, oltre all’incompiuto Così fan tutte. Nella tromba delle scale, un’installazione con altri elementi di scena, gigantografie e proiezioni arricchisce per suggestioni il racconto. Al Teatro Grassi si narrano la scoperta della vocazione teatrale in Giorgio Strehler, il suo

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profondo amore per Milano che, congiunto al sogno di fondare un nuovo teatro, lo porta, insieme a Paolo Grassi, a dar vita, in via Rovello, al Piccolo Teatro di Milano. L’inaugurazione della nuova sala con L’albergo dei poveri lascia necessariamente spazio ad Arlecchino servitore di due padroni di Carlo Goldoni, la più longeva delle regie strehleriane, che, proprio in quella sala, debuttò sempre nel 1947, nel corso della prima stagione di vita della neonata istituzione. Un focus è dedicato a Bertolt Brecht, con Vita di Galileo e L’opera da tre soldi. Una teatrografia del regista completa l’informazione sulla sua attività. Al Teatro Studio Melato, la scelta è caduta su Elvira o la passione teatrale - l’omaggio di Strehler al maestro Louis Jouvet e, in generale, al Teatro - spettacolo che inaugurò, nel 1986, quella stessa sala riqualificata. Gli allestimenti potranno essere intercambiabili tra un periodo e l’altro di quest’anno dedicato al centenario strehleriano, con dei veri e propri “cambi di scena” pensati per offrire un più esaustivo percorso di esplorazione della sterminata produzione artistica di Giorgio Strehler. • RS


RADIORAMA

Radio Rai va

a caccia di bufale

IL PRIMO CANALE RADIO DELL'AZIENDA DI STATO INDAGA SUL FENOMENO DELLE FAKE NEWS

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ella percezione degli italiani, sui social network e sui media circolano troppo spesso fake news in grado di mistificaro la realtà: 4 cittadini su 10 ritengono di incorrervi quasi tutti i giorni; un ulteriore 27% una o due volte a settimana. Parlando di questo argomento è inevitabile non pensare a "La Guerra dei Mondi", trasmessa via radio nel 1938 da Orson Welles (nella foto), che inscenava un attacco alieno alla terra, talmente per sceneggiata da diffondere il panico fra gli ascoltatori. Un recente sondaggio, condotto dall’Istituto Demopolis per Rai Radio1 su un campione di 2000 persone maggiorenni, fotografa una peculiare fragilità nel panorama percettivo italiano: esistono indici di una crisi di fiducia che investe - con intensità e motivazioni differenti - i media tradizionali e soprattutto la Rete ed i Social Network. Oggi, meno della metà dei cittadini, il 45%, dichiara di saper distinguere una notizia reale da una fake news; il 42% ammette invece di non saper sempre individuare le notizie false. E se

la disinformazione è in generale preoccupante, il tema della salute può rappresentare un effettivo pericolo per i cittadini. Per oltre 8 intervistati su 10, oggi le fake news nel campo della salute sono molto o abbastanza diffuse. Effetto ulteriore dell’emergenza Covid in Italia è stata infatti una sorta di bulimia informativa

SAUDADE DO "BRASIL" CON MAX DE TOMASSI • Il bravissimo conduttore/autore Max de Tomassi si occupa di musica e di cultura brasiliana da quasi 30 anni. Nel 2002 dal governo brasiliano ha ricevuto la "Cruz do Rio Branco", l'onorificenza più prestigiosa conferita ai cittadini stranieri che si sono distinti nella divulgazione della cultura brasiliana nel mondo. Il suo imperdibile programma Brasil è in onda dal lunedì al venerdì alle 01.30, il sabato alle 00.35 e la domenica alle 01.05 su Radio Rai1.

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che ha contribuito anche a moltiplicare la diffusione di notizie spesso false o incontrollate, in grado anche di generare pericoloso panicova . Nei mesi più caldi della pandemia, gli italiani si sono informati molto di più rispetto al passato: un terzo lo ha fatto maggiormente sui media tradizionali, 3 su 10 sui Social Network. Contestualmente, il 38% dei cittadini sostiene di aver maturato dubbi sulla qualità delle informazioni.Il 42% degli italiani, intervistati per Rai Radio1, afferma di dubitare spesso della credibilità delle notizie sui media tradizionali (tv, radio, quotidiani). Ma la percentuale di chi mette in dubbio l’attendibilità delle informazioni cresce di oltre 30 punti, al 75%, tra i fruitori di Facebook e dei Social Network. • RS


di Luca Varani

HEAVY ROTATION Un avatar di noi

Il tempo tutto da vivere di Clerc

IN ONDA SUL NETWORK NEW TIME MUSIC

• Matilde è una cantante e autrice che ha da poco esordito sul mercato discografico delle piattaforme digitali con il brano "Un avatar di noi", canzone scritta insieme a Marco Falagiani, illustre autore e produttore, già al lavoro con alcuni grandi della canzone italiana come Masini, Baglioni, Morandi, gli Stadio, Moro, Oxa e tanti altri. Il brano esce che per la Falagiani Music Label & Publishing in collaborazione con la bolognese Teorema Music. La timbrica di Matilde e il suo modo di calarsi nel brano fanno ben sperare per lei in un futuro radioso... anche se le sue esperienze a 7 note precedenti a "Un avatar di noi" rappresentano già una bella e concreta realtà.

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an De Clercq, in arte Clerc, è un cantautore di origine fiamminga che vive a Firenze. A 6 anni comincia il suo percorso musicale con la chitarra classica, collaborando più avanti come strumentista con diverse formazioni folk e rock, sia in Italia che all’estero, cimentandosi pure con autoralità e canto. Negli anni il suo repertorio acquisisce via via personalità, unendo strumenti acustici con suoni elettronici minimali, risultando sempre perfettamente bilanciato e deliziosamente visionario. Nei suoi testi le parole risultano leggere e profonde al contempo, criticando e ammirando la fantastica assurdità della vita, in un misto di lingue quali l’italiano, l’inglese e il fiammingo. Con il singolo Il tempo fugge Clerc ci

ricorda con garbo - citando il poeta Orazio - che "la vita è fugace, il tempo corre". Un concetto antico ma attualissimo, vista la fretta e la disattenzione con cui tutti noi affrontiamo, giorno dopo giorno, lo scorrere degli eventi. La canzone - cantata in italiano con un gusto-

so accento inglese e sottolineata da un clip divertente (guardalo inquadrando il QR code) - rappresenta un delicato bozzetto volutamente naif, rinnovando l’invito a fermarsi ogni tanto per assaporare, attimo dopo attimo, la nostra breve ma pur sempre straordinaria esistenza. • RS

PODCASTING, UN'ATTIVITA' DI GRAN MODA • Da più parti si sente parlare di “età dell’oro del podcast”. In effetti, i numeri relativi alla fruizione del formato – nato nel 2004 – e la qualità di numerose produzioni sembrano confermare la circostanza. La definitiva esplosione del podcasting, settore in continua crescita, è partita nel 2014, in particolare negli Stati Uniti. Il podcast, quindi, non solo sembra riportare in auge, nella formula asincrona dell’on demand, le narrazioni sonore della realtà ma si impone sempre più anche come importantissimo strumento per il giornalismo.

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INTERVISTA

Su un'isola deserta con Nek, Steven Wilson e... i

Dream Theater!

ANN DREA CI RACCONTA DI COME LA MUSICA ABBIA DA SEMPRE RAPPRESENTATO IL SUO SOGNO

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eccese ma toscana d’adozione, Ann DreA (al secolo Marina Perrone) possiede quel fondamentale ingrediente per chi vuole provarci seriamente con la musica: una contagiosa energia! Non a caso, anche se il suo esordio discografico arriva solo ora, in passato ha collaborato con musicisti dalle estrazioni più diverse soul, blues e pop - mostrandosi sempre perfettamente a suo agio in ogni contesto. Tra le sue insegnanti di canto moderno troviamo pure l'iconica Iskra Menarini, a lungo collaboratrice di Lucio Dalla. Nel 2011 Ann DreA ha partecipato al tour “Ciao Lucio”, un tributo itinerante all'indimenticabile cantautore bolognese: un cerchio che si chiudeva ma che rappresentava solo il preludio a tutto quello che sarebbe successo da lì in avanti. Dal contatto con Marco Falagiani e Valentina Galasso prende vita una sorta di “progetto verità” nel quale Ann DreA si mette coraggiosamente a nudo, presentandosi al pubblico senza travestimenti o maschere di sorta. Il nuovo singolo Centomila Volte (pubblicato da Falagiani Music & Publishing in collaborazione con Teorema Musici), ne rappre-

senta un esempio calzante: un piacevolissimo brano sottilmente elettropop, caratterizzato da un testo attuale e divertente, che non sfigurerebbe in nessuna programmazione radiofonica. E così sta accadendo... Che ricordi hai del tuo primo contatto con la musica? La musica ha sempre fatto parte della mia vita in molte forme. All’età di 5 anni frequentavo una scuola di danza classica, mi piaceva molto esprimermi attraverso il corpo e sentire le note attraversarmi. Cosa ti aspetti dal percorso artistico che stai percorrendo? Mi piacerebbe diventare un’artista completa e affermarmi nel settore. Che modelli artistici di riferimento hai? Quali ritieni siano le tue influenze? Il mio background musicale si compone di vari generi che spaziano dal pop italiano al blues al rock fino al progressive. Gli artisti che mi hanno sempre accompagnato sono Nek, Fabrizio Moro, Aretha Franklin e molti altri. Preferisci la dimensione del lavoro in studio o quella live?

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di Luca Varani

Sono due mondi opposti, il lavoro è completamente diverso. Credo che non possa esistere l’uno senza l’altro. Da quando ho intrapreso questo percorso artistico ho imparato il vero lavoro in studio e mi piace molto, mi ha dato l’opportunità di sviluppare una sensibilità uditiva maggiore, ho scoperto un modo totalmente nuovo di ascoltare. È un percorso di ricerca a 360 gradi sotto tanti aspetti, tecnici e non. Fare un buon lavoro in studio permette di lasciare più spazio all’emozione durante il live. Allo stesso tempo, il palco ed il contatto con il pubblico sono fondamentali per stabilire una connessione ed immergersi in pieno in quello che si sta cantando. Parliamo del tuo incontro con Marco Falagiani... Ho conosciuto Marco a Marzo 2021, eravamo ancora in piena pandemia e infatti il primo contatto è stato in videochiamata. Gli ho raccontato la mia storia, le mie esperienze e da subito è nata un’empatia che ci ha permesso di lavorare al progetto già dopo pochi giorni! Se dovessi descrivere il tuo singolo ad una persona che non l'ha ancora ascoltato, cosa gli diresti? Centomila volte mi piace de-

finirla una sorta di “boccata di aria fresca”, quasi a voler spazzare via la pesantezza vissuta a causa della pandemia. Leggera e a tratti ironica. Nel testo della canzone si avverte ironia e positività: sono elementi che corrispondono esattamente al tuo carattere? Sono una persona allegra e positiva per natura, non amo perdermi in pensieri negativi e quindi poco costruttivi. Ma, come tutti, ho anche io le mie giornate no! Ann DreA è forza e determinazione, rappresenta il perseverare e il non arrendersi mai. Musica e pandemia: personalmente come hai vissuto l'ultimo anno e mezzo? Psicologica-

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mente è stata dura all’inizio. Sembrava tutto surreale, come se fossimo in un film... per nulla divertente. Dopo aver vissuto il primo mese di smarrimento, ci ho visto un’opportunità: ho sfruttato quel tempo “morto” per terminare gli studi di musica - che avevo accantonato a causa del trasferimento a Torino - diplomandomi al Modern Music Institute in Toscana. E’ stata una grande occasione per sentirmi viva. L'ambizione ti può portare grandi soddisfazioni ma anche la perdita di alcune cose: cosa lasceresti dietro di te pur di avere successo e cosa non sacrificheresti mai? La musica ha sempre rappresentato il mio sogno. Mi è capitato, per alcuni periodi, di fare altri lavori differenti ma non ho mai perso di vista il mio obiettivo. Anche quando tutto sembrava lontano e impossibile, la musica mi ha salvato ed è stata la mia luce. Ho fatto scelte non convenzionali e difficili ma necessarie al raggiungimento


ISKRA, UNA VOCE ALLA CORTE DI RE LUCIO DALLA Iskra Menarini, la cantante che lo ha seguito per 26 anni in sala di registrazione e sui palchi di tutto il mondo, ha pubblicato di recente un brano (e relativo videoclip) per ricordare il grande artista a 9 anni dalla scomparsa, L'uomo infinito. Un bel brano dall'andamento quasi epico e solenne sul quale c'è un piccolo-grande aneddoto relativo alla sua stesura iniziale. Iskra racconta che nel sonno ha sentito la voce di Lucio che le diceva: ”Io ti ho lasciato la bicicletta ma i pedali ce li devi mettere tu”. Solo queste semplici ma significative parole. Prosegue Iskra: "Io che dormo sempre da sola, abituata a tornare dai concerti a ore impossibili, mi sono guardata intorno chiedendomi se ci fosse qualcuno. Se dormissi o fossi sveglia. Ma poi mi sono detta che no, era proprio Lucio! Non è la prima volta che mi accade di sentire la sua presenza da quando se ne è andato". La Menarini ha lavorato come cantante e vocalist anche con Andrea Mingardi, Vasco Rossi e Gianni Morandi. Ma è con Dalla, con il quale ha lavorato per tantissimi anni, che ha stretto un'amicizia e un sodalizio artistico davvero speciali, tanto da considerarlo quasi come un fratello: "Per scrivere questa canzone ho pensato al concetto di infinito, perché Lucio non potrà mai essere dimenticato. Io parlo di cose che ho vissuto in prima persona, nella canzone dico che Lucio era fulmine, antenna, genio e che sembrava come la madre terra, perché tale era. Se poi nel video l'ho fatto diventare un cartone animato, è perché lui nella vita era così, era... un cartone animato! Anzi, è ancora un cartone animato, perché se passo in via d'Azeglio a Bologna a casa sua lo vedo ancora camminare con i suoi cani".

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del mio scopo, che mi hanno portato inevitabilmente ad allontanarmi da alcune persone che non comprendevano il mio mondo. Sono molto determinata in quello che faccio ma non trascuro me stessa, non mi “snaturo”, mi evolvo insieme agli eventi e alle situazioni. Non sacrificherei mai la mia felicità pur di avere successo e non abbandonerei mai le persone che mi hanno sempre sostenuta e che, senza di loro, non mi avrebbero permesso di proseguire nel'inseguimento del mio sogno. Per finire, quali sono cinque dischi che ti porteresti su un'ipotetica "isola deserta"? A patto di avere qualcosa su cui suonarli... direi 1 - Metropolis Pt. 2 Dream Theater 2 - Lei, gli amici e tutto il resto - Nek 3 - To the Bone Steven Wilson 4 - Simulation Theory - Muse 5 - Dalla - Lucio Dalla • RS


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SONAR

di Luca Varani

SURFANDO NEL MARE MAGNUM DELLA MUSICA ALLA RICERCA DELL'ONDA PERFETTA Alessandro Corvaglia OUT OF THE GATE

Airportman ACROSS THE FLATLANDS

Molto noto agli appassionati del prog rock, già coi Delirium, La Maschera di Cera, Hostsonaten e Mr Punch. Questo è il suo pregevolissimo esordio da solista, che suona deliziosamente "anni '70", con la partecipazione di Gordon Giltrap e di Cesareo degli Elio E Le Storie Tese. (AMS)

Una delle cose più belle dell'attuale panorama italiano indie, realizzato con la parte visual del fotografo Francesco Pala. Punto! Un disco interamete strumentale pervaso da una sacralità diffusa, legata però al concreto, con viraggi post rock e jazz contemporaneo. (Lizard)

Gobln NOTTURNO Una delle colonne sonore meno note della loro vasta discografia, registrata ai tempi nel 1981 ma che, dato dato lo scarso successo della pellicola, passò praticamente inosservato. Già disponibile in cd, su vinile è la prima volta che viene resa disponibile. Per collezionisti. (AMS)

Forse non lo sai che,,,

QUISQUILIE SEMISERIE E PINZILLACCHERE ROCK

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nche una sedia a rotelle può diventare oggetto di speculazione acchiappa-click! E' quello che sta succedendo di questi tempi in rete in rete, con alcuni pseudo-siti che strombazzano frasi come "Phil Collins sta vivendo i suoi ultimi giorni" e altra spazzatura del genere, pur di avere un po' di visibilità extra. Sicuramente il cantante-ex batterista (ora al suo posto siede il figlio Nicholas) sul palco mostra i segni di una lunga malattia, dovendo esibirsi da seduto, anche se ha

ancora tanta voglia di esibirsi per i fan genesiani. • Finalmente la musica live si torna a fare sul serio! Per Firenze Rocks 2022, dopo i Muse, i Metallica e i Green Day sono stati riconfermati i Red Hot Chili Peppers previsti il 18 giugno 2022. Con la band losangelina si completa la line-up degli headliner della quattro giorni alla Visarno Arena di Firenze. I biglietti precedentemente acquistati per lo show previsto nel

2020 (12 giugno), poi posticipato nel 2021 (16 giugno), restano validi per la giornata del 18 giugno 2022. La formazione statunitense si presenterà all’attesissimo appuntamento sul palco dello storico festival, il più grande in Italia e fra i primi in Europa, con la formazione al gran completo, comprensiva del chitarrista John Frusciante, quello che una volta... "uscì dal gruppo". • RS

HTTP://SONAR-MUSIC.BLOGSPOT.COM 104


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MOSTRE

Una mostra virtuale per

i miti del canto italiano

UN OMAGGIO A CARUSO, CORELLI E DI STEFANO CHE HANNO RAPPRESENTATO E DIFFUSO LA CULTURA ITALIANA NEL MONDO

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ent’anni fa, nel 1921, moriva a Napoli Enrico Caruso, uno dei cantanti più famosi della storia. In quello stesso anno nascevano due dei tenori di riferimento del secolo scorso: Giuseppe Di Stefano e Franco Corelli, che alla Scala sono stati protagonisti di alcuni spettacoli leggendari. I centenari costituiscono l’occasione per ricordare tre artisti che hanno rappresentato e diffuso la cultura italiana nel mondo traghettando nella modernità il mito ottocente-

IL SITO

Inquadra il QRcode e accedi alla mostra virtuale... Buona visita! 106

sco del tenore attraverso una mostra virtuale, visitabile da remoto, intitolata Caruso, Corelli, Di Stefano - Miti del canto italiano, un’iniziativa del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, prodotta dal Teatro alla Scala e realizzata dal Museo Teatrale alla Scala. La mostra, curata dal critico musicale Mattia Palma, è visitabile a partire dal 2 agosto 2021, centenario della morte di Caruso a Napoli, per la durata di un anno, su italiana. esteri.it, il portale del Ministe-


di Daniele Colzani

ro degli Affari Esteri dedicato alla promozione della lingua, della cultura e della creatività italiana nel mondo, e sul sito del Teatro alla Scala. L'accesso alla mostra è totalmente gratuito. La formula della mostra digitale riprende ed aggiorna lo spirito innovativo di Enrico Caruso, pioniere già alla fine dell’800 di registrazioni fonografiche che ne avrebbero sancito la leggenda mondiale, facendo ricorso anche oggi alle forme più avanzate della tecnologia e della comunicazione. Punto Rec Studio, Factory Multimediale per la cultura, l'arte e la musica con sede a Torino, ha realizzato uno spazio virtuale articolato in diverse sale che riproducono spazi reali del Teatro alla Scala, immediatamente riconoscibili a livello internazionale, inserendovi un allestimento architettonico virtuale progettato da Lorenzo Greppi (Studio Greppi). La mostra sarà articolata in diverse sale nelle quali il visitatore potrà muoversi liberamente e, tramite l’interazione con punti sensibili

(hotspot), entrare nei temi e nei contenuti di ciascuna sezione, inclusi i video realizzati da Punto Rec attingendo

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a materiali concessi da Rai Teche e gli ascolti resi possibili dalla collaborazione con Warner Classics. • RS


ANNIVERSARI

Da Tex a Nathan Never

per un compleanno speciale

LA MOSTRA BONELLI STORY 80 ANNI A FUMETTI CELEBRA UNA DELLE CASE EDITRICI DI FUMETTI PIÙ IMPORTANTI DEL MONDO

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l 18 gennaio 1941 nasceva la Casa editrice che oggi tutti conoscono come Sergio Bonelli Editore. Ottant'anni dopo quella data - che compare sulla copertina del numero 331 de L'Audace, il primo pubblicato dalla nuova società di proprietà di Gianluigi Bonelli - presso lo Spazio Messina alla Fabbrica del Vapore di Milano è possibile visitare la mostra Bonelli Story. 80 anni a fumetti, aperta al 30 gennaio 2022. Sin dalle origini, il nome Bonelli è stato sinonimo di Avventura. Tre generazioni di editori hanno trasformato il fumetto da artigianato a "Fabbrica dei Sogni". Il capostipite Gianluigi Bonelli, l'erede Sergio con la madre Tea e, oggi, il nipote Davide, insieme a centinaia di collaboratori, hanno portato in edicola, in fumetteria e in libreria oltre duecento testate. Una storia sorprendente, fatta di persone e personaggi, fumetti e fumettari, dietro le quinte e colpi di scena per rimanere sempre

al fianco dei lettori, nonostante mutamenti di costume e cambiamenti epocali. La mostra alla Fabbrica del Vapore si propone come la più ricca e rilevante iniziativa espositiva mai dedicata alla Casa editrice e come principale iniziativa per le celebrazioni degli ottant'anni di Bonelli e del suo ruolo fondamentale nella diffusione della cultura fumettistica nel nostro Paese. Un'occasione speciale per confrontarsi con alcuni dei personaggi più noti e delle saghe più amate attraverso i tanti generi che le pubblicazioni Bonelli hanno attraversato nel

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corso degli anni: il west, l'avventura, la fantascienza, l'horror e il mistero, il giallo, il fantasy. Una carrellata che vedrà ancora una volta in prima fila Tex (che nel 2018 ha conquistato i visitatori con la mostra Tex. 70 anni di un mito), Dylan Dog, icona pop in edicola da 35 anni, Martin Mystère, Mister No, Julia, Dampyr, Nathan Never (di cui ricorre il trentennale), Zagor (che festeggia 60 anni), ma anche gli eroi che animavano le edicole degli anni Quaranta e Cinquanta, senza dimenticare i successi più recenti, come Dragonero, e le prospettive future. Tutte storie affidate a una fucina creativa alimentata da una nutrita squadra di sceneggiatori e da numerosissimi artisti della


di Daniele Colzani

china, amatissimi grazie al loro segno inconfondibile. Una vera industria con solide radici nel passato che non smette di guardare al futuro. Oltre a continuare a dare vita alle molteplici pubblicazioni a fumetti da edicola e libreria, infatti, Sergio Bonelli Editore ha deciso di trasportare le sue storie e di far vivere i suoi personaggi anche sul grande e piccolo schermo. Per questo, Bonelli Story. 80 anni a fumetti include anche un focus sulla produzione cinematografica di Dampyr, film che segna il debutto di quello che è già stato battezzato Bonelli Cinematic Universe: un evento internazionale di Bonelli Entertainment, in coproduzione con importanti realtà come Eagle Pictures e Brandon Box. Non mancherà poi uno sguardo su Dragonero, cartone animato co-prodotto da Rai e attualmente in fase di lavorazione. Inoltre, uno spazio speciale sarà dedicato agli audiolibri e ai videogame e permetterà agli appassionati di gettare uno sguardo

sul rapporto degli eroi Bonelli anche con questi mondi. Bonelli Story. 80 anni a fumetti prevede un ampio numero di tavole e copertine originali, selezionate attingendo a diversi patrimoni e collezioni: l'archivio della Casa editrice, le collezioni di singoli artisti e le raccolte di numerosi collezionisti privati, unite in una collettiva che permette di ammirare le opere di oltre 200 disegnatori.

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Le tavole, suddivise in grandi sezioni tematiche, ripercorrono cronologicamente dai primordi fino a oggi la storia di Bonelli: disegni attraverso cui prendono vita tutti i grandi personaggi, realizzati da tante firme prestigiose che compongono la grande famiglia di autori che da ottant'anni caratterizza la storia della Casa editrice. Importante, inoltre, la presenza in mostra degli albi e delle pubblicazioni, italiane e straniere, recuperate grazie a un intenso lavoro di ricerca tra storici e collezionisti, e di numerose rarità che faranno la gioia di ogni appassionato. L'allestimento alla Fabbrica del Vapore è pensato per coinvolgere lo spettatore con apparati multimediali, filmati e materiali prodotti appositamente per l'occasione. A corredo dell'evento espositivo verrà realizzato un importante catalogo che raccoglierà contributi critici inediti e tantissime immagini anche molto rare. Dopo la prima tappa alla Fabbrica del Vapore di Milano, la mostra si sposterà a Napoli, in concomitanza con il periodo del Festival COMICON dal 22 al 25 aprile 2022, tra i più frequentati e autorevoli festival di fumetto e cultura pop nazionali ed europei. • RS


PROGETTI

di Daniele Colzani

Climate Space, sguardi

d’autore sulla crisi climatica CORTOMETRAGGI, INCONTRI, LABORATORI, SONORIZZAZIONI A CURA DI FRANCESCO CARA DA UN’IDEA DI LUDOVICO EINAUDI

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a mercoledì 1 dicembre Climate Space è tornato al Teatro Dal Verme di Milano con diciassette cortometraggi d’autore, due proiezioni giornaliere aperte al pubblico e una riservata alle scuole, incontri, laboratori e le speciali sonorizzazioni live realizzate da quattordici protagonisti della musica nazionale ed internazionale. In occasione dei concerti che Ludovico Einaudi terrà nella Sala Grande del Teatro Dal Verme dall’1 al 18 dicembre, torna a Milano Climate Space, uno spazio offerto alla riflessione sulla crisi climatica attraverso diciassette cortometraggi d’autore selezionati da Francesco Cara. Secondo le parole del curatore: “Climate Space intende mostrare che un’altra relazione tra Uomo e Ambiente è possibile. Attraverso gli sguardi lucidi e vibranti di questi cortometraggi, osserveremo da vicino alcune forme di relazione rispettose della Natura,

IL SITO

Inquadra il QRcode e accedi al sito ufficiale di Climate Space

come allevare, coabitare, coltivare, rigenerare, salvaguardare, ciascuna delle quali, a suo modo, contribuisce a sostenere la biodiversità, a mantenere vive culture ancestrali, a rispondere alla crisi climatica e a creare attività economica. Ci auguriamo che queste storie offrano spunti di riflessione e stimoli per nuove pratiche e iniziative.” I cortometraggi provengono da ogni angolo del pianeta. Alcuni sono piccole produzioni indipendenti, altri sono produzioni premiate nei più importanti festival ambientali. Tre sono le proiezioni quotidiane nella Sala Piccola del Teatro: la prima delle ore 10:30 è riservata alle scuole, cui seguirà un incontro e un laboratorio sulla specifica tematica del film. Le altre due proiezioni alle 18:00 e alla 22:30 sono a ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria, anche per chi non ha il biglietto dei concerti. La proiezione delle 22:30 sarà accompagnata dalla sonorizzazione live realizzata da alcuni protagonisti della musica nazionale ed internazionale quali Bijan Chemirani, Redi Hasa, Hamid Drake, Francesco Arcu-

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ri, Alessandro “Asso” Stefana, Sebastiano De Gennaro, Vincenzo Vasi, Federico Mecozzi, Abstract, Naby Camara, Dimitri Grechi Espinoza, Amedeo Pace, Federico Sanesi, Marco Selvaggio. È possibile prenotarsi per assistere alle proiezioni di Climate Space attraverso il link climatespace.eventbrite. com Le proiezioni giornaliere saranno tutti i giorni tre, secondo questa suddivisione: • ore 10:30 proiezione riservata alle scuole, cui seguirà un incontro e un laboratorio sulla specifica tematica del film. • ore 18:00 proiezione con ingresso gratuito e prenotazione obbligatoria anche per chi non ha il biglietto dei concerti. • ore 22:30 proiezione con ingresso gratuito e prenotazione obbligatoria anche per chi non ha il biglietto dei concerti. Sarà accompagnata dalla sonorizzazione live. • RS


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SPETTACOLI

di Silvia Aosio

La meravigliosa favola

del Grinch e del

Natale

UNA NUOVISSIMA VERSIONE INTERATTIVA E "IMMERSIVA" SENZA MAI DIMENTICARE LA TRADIZIONE

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a compagnia Un teatro da favola è lieta di presentare la sua pazza, interattiva, “immersiva” ed esilarante versione di una delle favole natalizie più amate… che farà impazzire tutta la famiglia. La meravigliosa favola del grinch e del natale andrà in scena al teatro Manzoni di Milano sabato 11 dicembre 2021 con un doppio spettacolo: alle ore 15,30 e una replica alle 17,30.

Asociale e scontroso per natura, odia in particolare la festa del Natale, con tutto il suo rumore, il troppo cibo e le abbuffate conseguenti, le grida allegre dei bambini, le canzoncine ripetute e, non per ultimi, i doni. Vive in una grotta nei pressi della città, dove le persone, diversamente da lui, sono sempre cordiali e felici. Il Grinch odia così tanto il Natale, da organizzare per la notte della vigilia un modo per

LA TRAMA Nel paese di Chissarà il Natale è per tutti una festa meravigliosa. Ma nel suo covo solitario il Grinch (Pietro Clementi), dispettoso mostro verde, in compagnia del suo dolcissimo cane Max (Francesco Mantuano) ha un piano per sabotare la festa più bella dell’anno a tutto il paese. È un personaggio verde dallo sguardo buffo e contrariato.

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sabotarlo! Il piano è geniale e consiste nel travestirsi da Babbo Natale in persona, camuffare il cane Max da renna e entrare sotto mentite spoglie nelle case degli abitanti di Chissarà mentre dormono per far sparire tutto ciò che riguarda il Natale. Ma l’incontro con una dolce bambina gli cambierà (letteralmente) il cuore. Capirà che al di là delle frivolezze ed il consumismo, il Natale ha delle ragioni più profonde di esistere, come il calore dei familiari e la gioia di stare insieme a chi si vuole bene. Un bellissimo messaggio per i bambini. In fondo tutti noi, per tutto l’anno siamo un po’ Grinch! In una versione, nella migliore tradizione di Un Teatro da Favola, interattiva ed “immersiva” per gli spettatori. Saranno loro gli abitanti di Chissarà e saranno (appunto) “immersi” dentro la Favola. • RS


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PROGETTI

di Daniele Colzani

He Art, la piattaforma per

chi ama lo spettacolo e l’arte IL NUVO SOCIAL CHE CONNETTE ARTE E INTRATTEIMENTO OFFRRE ANCHE TANTE OPPORTUNITÀ PROFESSIONALI

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copri HeArt, la nuova piattaforma dedicata a chi ama lo spettacolo e l’arte. Pochi secondi per la registrazione e sarai dentro un mondo digitale di contenuti perfetti per gli appassionati di spettacolo, musica, danza, teatro, cinema, TV, fotografia, pittura e molte altre discipline dove il talento

IL SITO

Inquadra il QRcode e accedi al sito ufficiale di heart-social

è messo al centro: HeArt social è la piattaforma giusta per apprezzare il talento altrui o condividere il tuo, a portata di smartphone. HeArt ti regala la registrazione con un profilo premium: scegli il tuo nome utente e inizia a navigare in un feed ricco di immagini, notizie, annunci, opere e persone interessate come te alla diffusione del talento e dell’arte. Puoi inoltre caricare immagini, video e testi che riguardano i tuoi lavori, la tua passione o le ispirazioni che vuoi donare agli altri. Entra anche tu nella community e contribuisci alla creazione di una comunità globale di persone che si dedica alle proprie passioni su una piattaforma altamente specializzata, dove puoi selezionare in ogni momento quello che preferisci consultare: ispirazioni, opportunità, eventi, profili preferiti.

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LA MISSION HeArt è nato con l’obiettivo di facilitare la diffusione della cultura e l’incontro fra artisti e mercato del lavoro: un luogo virtuale dove mettere in mostra le proprie opere o performance, in modo che tutti possano apprezzarle e contattare gli autori.
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TURISMO

Guida astrologica per

cuori che amano viaggiare IL 2022 CI RIMETTE IN MARCIA VERSO NUOVE AVVENTURE MA, PER NON SBAGLIARE META, MEGLIO AFFIDARSI AGLI ASTRI

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e stelle ci indicano la via per il soggiorno perfetto, su misura di segno zodiacale: dal viaggio relax per chi ha “Saturno contro” a quello romantico per i fortunati che vedranno il transito di “Giove nella Settima Casa”. Che si creda o meno nell'oroscopo, può essere la buona occasione per regalarsi una meritata vacanza. ARIETE È un cielo fortunato quello dell'Ariete, che con bellissimi transiti si impegnerà nel 2022 a rendere felici i nati sotto questo segno. Gli Ariete saranno molto combattivi e ispirati per raggiungere i loro obiettivi, l'unico rischio potrebbe essere quello di trascurare gli affetti, facendo scoppiare delle tensioni col partner. Ecco perché il consiglio delle stelle è dedicare un po' di tempo alla persona amata, magari stupendola con un sog-

Aquadulci a Chia (CA)

giorno su misura di coppia. Il posto del cuore si chiama Aquadulci e si trova nella parte Sud della Sardegna, a Chia (CA) la più intatta e selvaggia, dove farsi viziare da un hotel a un passo dal mare cristallino, tra i massaggi nel gazebo in giardino, la grande piscina nel verde, le eccellenze della gastronomia locale e camere

© Fabrizio Cicconi

Executive Spa Hotel

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eleganti e intime con vista mare o dotate di un giardino privato. • Per info: Tel. 070-92.30.555 - www.aquadulci.com TORO C'è grande voglia di cambiamento per il Toro, che troverà un valido aiuto in Giove a favore, grazie a un'infusione di fiducia e voglia di agire. Sono attese nuove opportunità ma bisogna lasciarsi guidare sia dalle emozioni sia da un pizzico di follia creativa. Da cogliere al volo l'opportunità di creare con le proprie mani e di sperimentare il nuovo... dove? All'Executive Spa Hotel, smart hotel di lusso a Fiorano Modenese (MO), che ha la Food Valley nel cuore. Sono tante le esperienze gastronomiche che l'hotel propone: dai corsi di pasta fresca con la sfoglina, ai corsi di pasticceria, dalle vi-


di Daniele Colzani

site guidate all'Acetaia Sereni o al caseificio dove si produce il Parmigiano Reggiano, fino alle cene esclusive. Il ristorant Alto sul rooftop dell'hotel propone un menu degustazione creativo servito dallo Chef Mattia Trabetti allo Chef Table, che si affaccia direttamente sulla cucina. • Per info: Tel. 0536-83.20.10 - www.executivespahotel.com GEMELLI I Gemelli devono ringraziare Marte, che da agosto farà la sua comparsa nel segno e vi rimarrà fino al 2023. Cosa significa? Solo cose belle: grinta, entusiamo e passionalità. Doveroso allora concedersi una vacanza top, ad esempio al Romantik Hotel Turm di Fiè allo Sciliar (BZ), 5 stelle unico, che fa parte della prestigiosa collezione Pearls by Romantik, ricavato in un edificio del 1200 e offre il soggiorno tra una collezione di 2mila opere d'arte, la spa scavata nella roccia con la nuova Mystic Sauna e la grotta

Romantik Hotel Turm

del sale, la black pool riscaldata con vista sul monte Sciliar (uno dei simboli dell'Alto Adige), trattamenti di benessere esclusivi ispirati al territorio anche da godersi in coppia - e menu gourmet per cene che più romantiche non si può. • Per info: Tel. 0471-72.50.14 - www.romantikhotels.com

Borgotufi a Castel del Giudice

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CANCRO Sarà un anno molto movimentato quello del Cancro, che vedrà tanti positivi cambiamenti e colpi di scena, ma che dovrà fare attenzione perché potrebbero affacciarsi anche delle insidie. Parola d'ordine: calma! E dove trovarla se non tra i rigogliosi boschi del Molise? In un borgo incantato, nel paesaggio dell’Appennino molisano-abruzzese, sorge Borgotufi, albergo diffuso di Castel del Giudice (IS), punteggiato da casette in pietra. È questo il rifugio per ritrovare la pace interiore nel silenzio di una natura primitiva, a un passo dalla Riserva della Biosfera Mab UNESCO Alto Molise, dalle località abruzzesi di Castel di Sangro e Roccaraso (AQ), dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Dalle finestre con le tendine ricamate si scorgono pareti di pietra, camini accesi e romantici soppalchi. l ristorante Il Tartufo delizia i palati con le ricette tratte dalla cucina locale rivisitate e piatti insaporiti dal re dei boschi moli-


sente diverse soluzioni, tra 50 ettari di un’area naturale tutta da vivere, con tante attività open air. • Per info: Tel. 0823-76.40.44 www.laghinabi.it

Laghi Nabi Tende galleggianti

sani. Mentre il centro benessere panoramico, con piscina, idromassaggio, sauna, docce emozionali, sala massaggi, invita a rigeneranti momenti di relax. • Per info : Tel. 0865-94-6820 - www.borgotufi.it LEONE Saturno contro ma anche Urano che fa le bizze... insomma non è l'anno del Leone che arrancherà tra tante fatiche. Una gioia però c'é: arrivano gli alleati! Giove tra maggio e ottobre e Marte da agosto in poi, regaleranno momenti coinvolgenti. L'estate quindi è la stagione da sfruttare per ritrovare equilibrio e positività. La meta ideale è Laghi Nabi, la prima Oasi Naturale della Campania, sul Litorale Domizio (CE). Un bellissimo esempio di turismo sostenibile, dove staccare la spina dedicandosi al benessere e alle avventure all’aria aperta. Dal Nabi Resort & Glamping, con l’originale esperienza di dormire nelle eleganti tende galleggianti o a bordo

lago, dotate di tutti i comfort, agli esclusivi Lodge sospesi sull’acqua e muniti di vasca idromassaggio esterna, per sognare sotto le stelle, fino alle suite vista lago o i lodge a bordo lago sorretti da palafitte in legno del Nabi Plana Resort, che con-

VERGINE Cari Vergine, già siete siete ipercritici per natura, poi ci si mettono pure i pianeti nel 2022 a complicare le cose. Vivrete un anno un po’ movimentato e combattuto; da una parte, Urano e Plutone vi renderanno forti e vi aiuteranno ad accettare cambiamenti, dall’altro lato, però, avrete come “nemici” Nettuno, Giove e Marte. Sarà un anno, purtroppo, con tanti timori, insicurezze e confusione. Il luogo su misura per voi è in Val di Noto, in Sicilia al Baglio Occhipinti, dove dedicarsi alle lezioni di yoga, alle passeggiate nell'orto tra le essenze mediterranee, ai bagni nella piscina incorniciata dall'agrumero arabo, alla cucina genuina e gustosa delle nonne con le materie prime a km zero, ai wine tasting Baglio Occhipinti

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loso per la passione, in grado di rendere super vivace l’eros. Tutto questo e molto di più vi attendono all'Excelsior Dolomites Life Resort di San Vigilio di Marebbe (BZ) tra sport (quasi) estremi come la parete di arrampicata sulla facciata dell'hotel, la zip line di San Vigilio, le escursioni quotidiane a piedi e in mountain bike con le guide specializzate del resort e, al ritorno, la spa dedicata esclusivamente agli adulti con la Panorama-Infinity-Pool sul rooftop, la sauna panoramica, intime sale relax e splendide camere con grandi vetrate che lasciano entrare le Dolomiti. • Per info: 0474- 50.10.36 www.myexcelsior.com

Excelsior Dolomites Life Resort Excelsior Dolomites Lodge Dolomites Sky Spa

BILANCIA Il transito di Saturno in Acquario e poi di Marte in Gemelli renderanno i nati sotto il segno della Bilancia forti, appassionati e in cerca di emozioni. Si annuncia un anno favo-

© Francesca Bocchia

con i produttori locali e ai massaggi rilassanti in giardino. Per vivere una rigenerante full immersion nella serenità. • Per info: 349-39.44.359 http://bagliocchipinti.com

Relais Borgo Campello

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SCORPIONE Sarà un anno molto instabile per lo Scorpione, che dovrà muoversi con grande cautela: il duetto dispettoso Urano e Saturno non incoraggia la stabilità e a tratti farà sentire privi di punti di riferimento. Allora meglio andare sul sicuro e puntare il navigatore su una destinazione a prova di nervi! Come Borgo Campello, in Umbria, dove riconquistare il contatto con la natura, lontano da stress e ritmi frenetici. Tra vicoli e stradine di ciottoli lucidi di Campello Alto (una frazione di Campello sul Clitunno) il Relais è un sofisticato albergo diffuso tra i vicoli del piccolo borgo ricavato da palazzotti trecenteschi, case torri, fortificazioni di pietra candida, immerso tra colline e distese di ulivi. Tra passeggiate, relax nella private spa, corsi di cucina tipica e la raccolta di Erbe Selvatiche e Asparagi o del pregiato tartufo, ci si riconcilia con se stessi e i battiti iniziano a rallentare... • Per info: 320-45.49.321 www.borgocampello.com/it


© Fabian Leitner

SAGITTARIO Ci vuole calma... e sangue freddo cari Sagittario! Nettuno e Giove potrebbero causare dubbi, circostanze confuse, ambiguità nei rapporti familiari. Meglio mettere tutti d'accordo facendo un carico di serenità con una bellissima vacanza in famiglia, al Maurn, l'esclusiva dimora storica a Palù, frazione di San Lorenzo di Sebato (BZ). Ha compiuto mille anni ma nel 2021 è tornata a nuova vita, con un restyling eccezionale che ne fa risaltare antichi affreschi, stucchi d’epoca, pavimenti in legno originali e li accosta a mobili di design e servizi su misura. Qui si può trascorrere una perfetta vacanza in famiglia, perché la struttura si presta a essere interamente affittata o a combinare le unità abitative per creare lussuosi appartamenti della superficie di un piano (il primo piano può ospitare fino a 11 ospiti). Tutti insieme appassionatamente per godersi le escursioni guidate, i bagni in piscina con vista sulle vette, i tour nelle vicine città d'arte Bressanone e Brunico. • Per info: 0474-83.53.11 www.maurn.it

Maurn

CAPRICORNO Il 2022 potrebbe essere un anno da incorniciare. Il meritato successo lavorativo o finanziario, ad esempio. Oppure l’amore, che gratificherà i Capricorno con sensazioni speciali. Urano in Toro, Nettuno in Pesci e Plutone in Capricorno vogliono cambiare in meglio tante situazioni, e la fortuna sarà dalla vostra parte fino a maggio e da fine ottobre a dicembre, portando anche fortuna economica.

Ecco allora che è il momento di concedersi un soggiorno deluxe in un hotel unico come il Lido Palace di Riva del Garda (TN), che si affaccia sul Lago di Garda e offre un servizio impeccabile, splendide camere e suite con vista sul grande specchio d'acqua o sul parco secolare, cucina gourmet e l’esclusiva CXI SPA dove lasciarsi viziare da trattamenti di benessere esclusivi. • Per info: 0464-02.18.99 www.lido-palace.it ACQUARIO È risaputo che l'Acquario sia il segno con maggior bisogno di libertà di tutto lo zodiaco. Il bisogno di tregua dal tran tran quotidiano, sarà esaudito tra maggio e ottobre grazie all'appoggio Giove in Ariete, che porterà cambiamenti felici nell'amore e nel tempo libero. Si potrebbe pensare di realizzare un vecchio sogno tenuto a lungo nel cassetto come un'avventura deluxe tra le Dolomiti. Gli esclusivi Skyview Chalets, 12 glass cube sul Lago di Dob-

Lido Palace Vista dalla Suite

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© Martin Lugger

Skyview Chalets

un anno di grandi vantaggi, se si avrà il coraggio dei propri sogni, ci si potrà dedicare a pratiche estremamente rilassanti, come l'ortoterapia, da “coltivare” nel bellissimo soggiorno all'Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense (PR). In questo regno di bontà e materie prime a km zero, lo chef stella Michelin Massimo Spigaroli, svela i segreti degli

ortaggi in quattro appuntamenti per imparare a coltivarli, cucinarli e conservarli: dalla preparazione del terreno alla semina fino alla raccolta. Ogni lezione dura 3 ore, e si riceve una cassetta con la verdura freschissima di stagione (minimo 6 partecipanti). • Per info: 02-49.36.539 www.acpallavicina.com/relais • RS © Davide Bianchi

biaco (BZ), a pochi chilometri dalle maestose Tre Cime di Lavaredo, il cui soffitto diventa trasparente per regalare la vista infinita sul cielo stellato. Un sogno romantico, nell’intimità riservata del proprio Chalet in simbiosi con le meraviglie della natura che lo circondano, tra profumi di legno di cirmolo e il calore della sauna infrarossi, in cui rilassarsi dopo passeggiate, ciaspolate o giornate sugli sci, a seconda della stagione. Libertà e comfort esclusivo che si fondono in architetture visionarie, innovative e sostenibili, dedicate a coloro che cercano un’esperienza di rigenerazione in totale sintonia con il paesaggio e con le forme del bosco. • Per info: 047497.31.38 - www.skyview-chalets.com PESCI Purtroppo per i Pesci, da agosto in poi Marte passerà in Gemelli. Un transito irritante, che potrebbe far sentire privi di energia e stanchi, o rendere insofferenti e nervosi. Ma, visto che il 2022 sarà anche

Antica Corte Pallavicino

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EVENTI

di Andrea Iannuzzi

Le nozze d’argento del

Magna Grecia Awards

PARATA DI STELLE PER LE CELEBRAZIONI DELLA XXV EDIZIONE DELLA MANIFESTAZIONE CHE VEDRÀ OSPITE D’ONORE GIOVANNI CACCAMO

I

l Magna Grecia Awards compie venticinque anni e festeggia le sue “Nozze d’Argento” con una Serata di Gala, venerdì 10 dicembre 2021 al Teatro Spadaro di Massafra, in terra jonica, che ripercorrerà grazie al suo nutrito parterre, 25 anni di storia del nostro Paese e alla quale si legherà un’esclusiva Charity Dinner, nella fascinosa cornice di Villa Natia di Mottola (TA). Ispirato ai valori e agli ideali della cultura “Magno Greca”, il Magna Grecia Awards è un premio istituito nel 1996 dallo scrittore e regista pugliese Fabio Salvatore per “celebrare il cuore, il pensiero, l’azione” e valorizzare l’operato di uomini e donne che hanno saputo dare un contributo significativo alla società attraverso i propri talenti. Il prossimo 10 dicembre, dunque, fari puntati sulla narrazione di 25 anni di Magna Grecia Awards, ma soprattutto

IL SITO

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sarà un vero e proprio excursus di un quarto di storia del nostro paese, l’Italia. Tanti gli ospiti che hanno accettato l’invito ad essere partecipi di un vero e proprio racconto, che si susseguiranno sul palcoscenico dove il padrone di casa, Fabio Salvatore, li accoglierà come in una grande famiglia. Nel corso della serata di Gala sarà ufficializzata la nomina del nuovo Direttore Scientifico del Magna Grecia Awards nella persona della giornalista Ylenia Berardi. Il grandangolo dei racconti si focalizzerà su diversi ambiti, dalla televisione alla comunicazione, dalla bellezza all’importanza della sana alimentazione, dalla musica all’arte dello spettacolo. Ospite d’onore il cantautore siciliano Giovanni Caccamo, legato da anni alla manifestazione e che sarà il Padrino d’Eccezione dei 25 anni del Magna Grecia Awards. Madrine della serata Elenoire Casalegno, Samantha De Grenet e Pamela Camassa, che saranno, in particolar modo, il cuore del

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racconto dello spettacolo e della televisione italiana nel segno del passaggio fra i due secoli. Sul palco si avvicenderanno lo sportivo e uomo di talento e valore come Marco Maddaloni, l’ex calciatore e oggi attore Gilles Rocca, l’attore e cantante Mario Ermito, l’attore e regista Simone Riccioni, il vincitore di Masterchef Antonio Lorenzon. Ed ancora l’attrice e conduttrice televisiva Carolina Rey, il guru di Tisanoreica, l’uomo del benessere, l’imprenditore e personaggio della Tv Gianluca Mech e il modello ed ex nuotatore Luca Daffrè. A tutto questo si lega una speciale Charity Dinner, dove parteciperanno gli ospiti stessi che interverranno sul palco dello Spadaro, in favore del progetto Home di Trenta Ore per la Vita, che si terrà nella suggestiva cornice di Villa Natia, immersa in una valle storica con insediamenti rupestri risalenti al IX secolo, che ha segnato in sole 48 ore il suo sold out, risposta unica di un territorio che fa del suo cuore, la sua forza. • RS


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