RIFLETTORI SU... 18

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Riflettori su... Anno III - N. 18 Set/Ott2021

Magazine di cultura e spettacolo diretto da silvia arosio

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MARGHERITA PALLI

Vita e progetti della scenografa ticinese

VLADIMIR LUXURIA Madrina dello Zefestifal 2021

rdo a c c A e r Salvato PIERO MAZZOCCHETTI Un tour di concerti dedicati all'amore

"i miei primi ottant'anni vissuti tra il palco, i violini e la mia famiglia"

INTERVISTE●ANTICIPAZIONI●CASTING●PERSONAGGI●tournèe●libri



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salvatore accardo

SOMMARIO

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piero mazzocchetti

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margherita palli

piccole donne

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itsART

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zefestival lgbt+

Riflettori su...

Magazine di cultura e spettacolo Anno 3 - Numero 18 - Settembre /Ottobre 2021 • Supplemento alla testata www.silviaarosio.com (Reg. al Tribunale di Milano n°249 del 21/11/2019)

vietato l'ingresso

• Direttore Responsabile: Silvia Arosio • Art Director: Daniele Colzani • Contatti: riflettorisumagazine@gmail.com • Contributors: Christine Grimandi - Simon Lee - Veronica Frasca - Antonello Risati - Agnese Omodei Salè - Filippo Sorcinelli - Maurizio Tamellini - Angela Valentino - Federico Veratti • Hanno collaborato: Emanuela Cattaneo Andrea Iannuzzi - Luca Varani - 88 Studio / Ufficio Stampa e Pr - Alessandra Zanchi Ufficio Stampa - CLP1968 - Ella Studio - Giunti Editore - Maria Chiara Salvanelli Presso Office - Polychromes Nice - ShowBees Edizione Digitale: www.issuu.com/riflettorisu

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Il magazine Riflettori su... è stampato su prodotti certificati FSC e PEFC

teatro manzoni 3


poltrone rosse

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play with food 10

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biancaneve e i 7 nani

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limelight

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Pino Carbone e il Bodycode System su... Riflettori E SPETTAC OLO MAGAZINE DI CULTURA

I nostri

contributors

CHRISTINE GRIMANDI

N PRODUCTION ORGANIZATIO AND CASTING DIRECTOR

MAURIZIO TAMELLINI

SIMON LEE

L DIRETTORE ARTISTICO FESTIVAE DEI 2 MARI DI SESTRI LEVANT

MUSIC SUPERVISOR E DIRETTORE D’ORCHESTRA

AGNESE OMODEI SALÉ ICE COREOGRAFA E DIRETTR BALLETTO DI MILANO

STAY TUNED...

FEDERICO VERATTI

TA UN NUOVO PROFESSIONIS DELLA FOTOGRAFIA...

COSTUMISTA E COREOGRAFO

ANGELA VALENTINO

ANTONELLO RISATI

PRODUCTION DESIGNER

ARTISTA, SARTO, E CREATORE DI PROFUMI

Quotidiano on line www.silviaarosio.com

Digital Edition www.issuu.com/silviaarosio

MTM

ors t u b i r t n o I nostri c

54 - incontri

66 - STUPORI E ODORI

60 - il danzatore

68 - la truccatrice

62 - la coreografa 70 - lo scenografo

MAKE UP ARTIST

FILIPPO SORCINELLI

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64 - il costumista 4

72 - parole d'artista


ANNALISA Calandrini

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ALESSANDRO cucinotta

sergio alberti

wpy

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fausto beretti

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progetto artonauti

habitus

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e ancora...

94 - radiorama 104 - musica sacra 106 - una voce per san marino

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labirinto della masone

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marzio italo

liliana cavani 108 - sonar dischi 112 - tendenze 11 - hospitality 118 - EDITORIA 5

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LA voce del direttore

Diamoci una mossa... Tutti, ma proprio tutti!!!

N

el Padre Nostro che si recita in Chiesa, è stata ufficialmente cambiata la locuzione “e pace in terra agli uomini di buona volontà” con “a coloro che Dio ama”. La “volontà” è un atto personale, che comporta uno sforzo, anche minimo, un’energia in movimento, un’azione, mentre invece l’amore di Dio è per tutti, i volenterosi e, sì, anche gli scansafatiche. Questo spiazzante inizio “clericale” del mio editoriale della ripresa vuole essere una provocazione per noi, per tutti, per coloro che, questa pandemia, ha lasciato un po’ spossati.

Chi non lo è? Chi non si sta preparando con tisane, tv, copertine e pelosetti (gatti e cani, lasciamo stare furetti e conigli dove stanno) per affrontare l’autunno/inverno incipienti? Diamoci una mossa. Tutti. Troppo comodo, ma anche svilente, restare nella nostra zona confort, nella nostra grotta come pesi in letargo. Tutti. Il governo ha appena approvato la capienza al 100% nei teatri in zona bianca, sempre con mascherina, sanificazione e green pass: ora però servirà un sostegno economico e fiscale concreto per

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almeno un altro anno e anche l’ATIP - Associazione Teatri Italiani Privati lo sta chiedendo a gran voce. Ma non basta. Dovremmo tutti quanti darci una mossa. I teatri, chi più, chi meno, ci stanno mettendo la buona volontà di offrire ottime stagioni e sale il più possibili sicure dal punto di vista sanitario. Gli artisti, quasi tutti, scalpitano per tornare sulle scene, e per loro, sicuramente, la volontà zampilla ad iosa da ogni poro. Qualche anima pia potrebbe tornare, perché no, ad investire come sponsor. I giornalisti potrebbero ricominciare a scrivere


di Silvia Arosio

ed evitare di chiedere un numero indefinito di biglietti omaggio (accrediti stampa, per cortesia). Ma soprattutto il pubblico dovrebbe collaborare a riempire i teatri. I vaccini ci sono. Per chi non potesse o volesse farli, i tamponi, si spera, dovrebbero essere abbassati di prezzo (anche se personalmente ne metterei almeno due gratis al mese per tutti). Magari è il momento di abbandonare il pigiama e Netflix (o lasciarlo per il lunedì sera, day off per tradizione) e cominciare ad uscire, non solo per aiutare il settore, così sofferente da ben due anni, ma anche, come abbiamo più volte sviscerato ed analizzato sui numeri precedenti della rivista che avete in mano, perché l’arte fa bene. Un po’ di buona volontà per uscire ed andare a compiere insieme il rito

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collettivo del teatro, vestirsi al meglio, mettersi in macchina, prendere un mezzo con mascherina e distanziamento, ed andare a vedere uno spettacolo. Tutta la macchina deve ripartire: un diesel? Forse, ma una volta rimesso in moto il motore non si potrà che godersi il Viaggio. Basta poco, che ce vò? Solo un po’ di buona volontà. Buona stagione a tutti. Che lo sia. • RS

Silvia Arosio


INTERVISTA

Salvatore

Accardo:

" Ripensiamo alla musica come a una risorsa"

uno dei maggiori esponenti della scuola violinistica italiana, taglia un importantissimo traguardo

N

el nostro "piccolo" abbiamo fatto un "piccolo" (scusate la ripetizione) miracolo. Siamo riusciti ad "intercettare" tra una prova di un concerto e l'altra il Maestro Salvatore Accardo in occasione del suo ottantesimo compleanno. L'intervista ci ha permesso di conoscere meglio l'Accardo uomo e di stimare ancor di più l'Accardo musicista. Siamo sicuri che anche a voi piacerà. Ancora auguri al Maestro e buona lettura a tutti voi! Maestro Accardo, partiamo dalla strettissima attualità: i suoi primi 80 anni! Che sensazione si prova a tagliare questo importantissimo traguardo? Ci descrive tre avvenimenti (anche non professionali) che le resteranno per sempre impressi nella memoria? Ce ne sono moltissimi, molti più di tre. Uno

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di Daniele Colzani

privato è senz’altro la nascita delle mie due figlie, Ines e Irene, che oggi hanno 13 anni e sono uno stimolo costante, insieme ai miei allievi, a rimanere giovane. Molti mi dicono che non dimostro 80 anni, e credo sia dovuto all’essere circondato dai giovani. E poi, la musica, che ha permeato tutta la mia vita, e che sempre mi dà gioia. Ho avuto la fortuna di collaborare con tanti grandi della musica, Maurizio Pollini a Martha Argerich, da Pierre Fournier a Isaac Stern, da Claudio Abbado a Luigi Nono, da Carlo Maria Giulini a Riccardo Muti, da Ann-Sophie Mutter a Kurt Masur, da Charles Dutoit a Riccardo Chailly e Sergiu Celibidache, e di ciascun o

conservo ottimi ricordi. Della mia amicizia con Astor Piazzolla ricordo che abbiamo guardato insieme l’atterraggio sulla luna, nel 1969. Astor Piazzolla ha poi scritto un pezzo per me, Milonga in re. Ma uno degli incontri fondamentali è stato quello con il mio primo Maestro, D’Ambrosio, che mi ha insegnato soprattutto che lo studio della musica è fondamentale anche per chi possiede un talento naturale. "Bisogna padroneggiare la tecnica per poi dimenticarla", diceva il mio amico Ojstrach, ed è così. D’Ambrosio non voleva che io mi misurassi da subito con la musica di Paganini, con le complessità che pure ero, già da giovanissimo, in grado di sostenere. A mio padre che insisteva perché mi facesse andare piú veloce rispondeva: "Ma

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lei vuole che suo figlio suoni fino a vent’anni o fino a ottanta?", ed è stato un buon profeta. Lei nasce a Torino da una famiglia di Torre del Greco: papà Vincenzo incisore di cammei e appassionato di musica e mamma Ines maestra elementare. Ci racconta un episodio particolarmente vivido nella sua memoria legato ai suoi genitori? Sicuramente quando, all’età di tre anni, mio padre mi regaló il mio primo violino. Andò a Napoli a cercare un vero violino, adatto a un bambino, cosa non semplice in quegli anni. Alla fine lo trovò, pagandolo 1000 lire, una cifra importante all’epoca. Mia madre non era d’accordo, pensava che fosse una spesa eccessiva, ma io imbracciai il violino e subito suonai una canzoncina


dell’epoca, ascoltata alla radio, e da lì ebbe inizio tutto. A soli 3 anni ha suonato Lili Marleen, nel 1958 vince il Premio Paganini e da lì inizia la sua sfolgorante carriera: si sente appagato o le manca ancora qualcosa da fare? Tendo a guardare sempre verso il futuro, e ci sono moltissime cose da fare, soprattutto oggi, con la grande quantità di musicisti di valore e le poche orchestre rimaste, ecco nel futuro vorrei vedere la rinascita di un mondo musicale, la creazione di molte più orchestre, come ho detto anche al Presidente Mattarella quando mi ha chiamato per farmi gli auguri Tra Direttori d'orchestra esiste la competizione, oppure la musica è un linguaggio talmente universale che fa superare ogni rivalità? La musica è la nostra sola padrona, e tutti noi siamo al suo servizio. È una grande gioia, e chi dedica la propria vita alla musica ha sempre un grande rispetto per i colleghi. In questi giorni ho ricevuto gli auguri affettuosi di tanti diret-

tori eccellenti, una cosa che mi ha fatto naturalmente molto piacere. P a s siamo dall'Accardo professionista al papà e marito? C o m e riesce a conciliare il lavoro e la famiglia, tenendo conto che sua moglie Laura è anche lei musicista. Mia moglie Laura è un’eccellente violinista, primo violino della mia Orchestra da Camera Italiana, la nostra unione è rafforzata dall’amore di entrambi per la musica,

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il che rende possibile conciliare molto di più gli impegni privati e quelli professionali, perchè conosciamo entrambi bene il mondo della musica e la vita dei musicisti, i viaggi, i concerti, e lo studio necessario, quotidiano. Dall'unione con Laura sono nate due splendide gemelle: Irene e Ines (entrambe studiano pianoforte) e Lavinia (che studia violino). Irene, nel maggio 2020, l'ha accompagnata per la prima volta al pianoforte, nell'esecuzione della Sonata K301 per violino e pianoforte di Mozart. Il tutto nella nuova Rianimazione dell’ospedale Sacco di Milano. Chi era il più emozionato tra i due? Sicuramente io, sono sempre molto emozionato quando Irene suona, e dirigerla sul palco del Teatro Petruzzelli a Cremona, in occasione del concerto per i miei 80 anni, è


IL Sito

Inquadra il QRcode e visita il sito ufficiale di Salvatore Accardo stato un evento indimenticabile per entrambi. Il mondo della direzione d'orchestra è visto come un monopolio maschile: cosa ne pensa delle donne che intraprendono questa carriera? Che consiglio si sente di dar loro? Direi loro le stesse cose che consiglio ai direttori maschi: di rispettare la musica, sempre, così come è stata scritta dal compositore, e di rispet-

tare gli altri, perché senza rispetto per gli altri non ne possiamo avere neppure per noi stessi. Parliamo di educazione musicale: come è messa l'Italia sotto questo punto di vista? Siamo il Paese della storia della musica ma, a

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partire dalla classe dirigente, possiamo notare un'ignoranza abissale. Da cosa si dovrebbe partire per una seria "educazione musicale"? Purtroppo in Italia per l’educazione musicale si fa veramente troppo poco. Si pensa che l’amore per la musica deb-


ba provenire da una folgorazione, da un evento accidentale, mai da una formazione che dovrebbe invece iniziare proprio dalle scuole. La musica è una fonte di gioia, ma anche una forma di educazione al rispetto degli altri, all’ascolto, alla disciplina legata poi a un risultato che renderà la propria vita più completa. Cito sempre Nietzsche,

che diceva ‘La vita senza la musica sarebbe un errore’, ed è proprio così. Invece in questi anni si assiste a un progressivo allontanamento della scuola dall’insegnamento musicale, come se fosse un elemento superfluo, da sostituire con materie apparentemente più utili. È un grande dispiacere per me, ed è soprattutto un errore grave, a cui bisognerebbe porre rimedio. E poi, servirebbero molte più orchestre, come nel resto dell’Europa, dove ogni città ne ha almeno una, se non due. Penso alla Germania, ma non solo. Se anche in Italia si investisse di più nella cultura dell’ascolto e dell’insegnamento della musica molti bravissimi musicisti non sarebbero più costretti a fuggire all’estero. L’Italia ha una profonda e ricchissima storia musicale, non si dovrebbe trascurare così una delle nostre risorse. La cultura del suono arricchisce le nostre vite, e quando suono per i bambini vedo quanto sia

AUDIO & VIDEO

Inquadra il QRcode e accedi alla sezione Multimedia del sito dell'Orchestra da Camera Italiana immediato per loro l’entusiasmo e la comprensione anche di brani considerati difficili. Ma senza un vero investimento nella loro formazione musicale purtroppo molti di loro non andranno a seguire i concerti, non avranno la possibilità di suonare. Ecco, è su questo che invito tutti a riflettere, e nel mio futuro c’è senz’altro il desiderio di portare l’attenzione sulla necessità di ripensare alla musica come risorsa. • RS

L'orchestra da camera italiana • Nel 1996 Salvatore Accardo decide di fondare un’orchestra d’archi con i migliori allievi ed ex allievi dell’Accademia Stauffer e nasce così l’Orchestra da Camera Italiana i cui componenti – unico esempio al mondo – discendono tutti dalla stessa scuola, raggiungendo un’unità espressiva, tecnica e stilistica senza pari. • Salvatore Accardo, insieme all’Orchestra da Camera Italiana ha dato vita ai concerti nell’aula del Senato della Repubblica Italiana. Sempre con l’Orchestra da Camera Italiana Salvatore Accardo ha inciso numerosi cd, oltre alle molteplici tournée in Italia e all’estero.

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Riflettori su...

MAGAZINE DI CULTURA E SPETTACOLO

Storie ed emozioni salgono

sul palco:

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INTERVISTA

La stagione dell a ' more

di

Piero

Mazzocchetti

IL cantante e tenore italiano torna sul palco dopo un anno e mezzo e deDica il suo tour al sentimento più nobile

P

iero Mazzocchetti torna dal vivo con un tour si concerti, dedicati al sentimento che muove il mondo, l’amore. Senza mai perdere la giocosità che lo contraddistingue. Piero, finalmente si torna in teatro. Cosa provi? E come hai passato questo periodo? Tornare in teatro dopo più di un anno e mezzo è una grande emozione perchè solo chi lo fa e respira in teatro ha la vera percezione di quanto gli possa mancare.. può dell’aria! Per fortuna nel periodo di pandemia essendo un privilegiato, anche se duro, sono riuscito ad occuparmi della mia accademia mantenendo viva la fiamma dell arte che è in me. Pensi che il pubblico abbia voglia e bisogno di tornare a teatro? Il pubblico ha bisogno del teatro perchè è l’unico posto dove i pensieri negativi per tutta la durata di uno spettacolo

vengono appesi nel guardaroba, e quando si apre il sipario si viaggia con la fantasia senza limiti e pregiudizi. Ci si sente meglio... almeno per quelle 2 ore! Un tour dedicato all’amore. Quello che ci voleva? L’amore è il sentimento universale più importante e più profondo e ha talmente tante sfumature che ognuno di noi riesce a dipingere nel proprio cuore. Per troppo tempo la parola amore e cuore sono state derise dalla

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discografia, ora vediamo dopo tutto quello che è successo chi ha il coraggio di riderci su! Nel video di presentazione, ci dai una tua meravigliosa versione de La Cura di Battiato. Chi è stato secondo te questo artista? Battiato è stato un poeta, forse l’unico che sia riuscito a fondere l’arte della poesia con quella della musica .. Una dimensione davvero ricercata e profondo dell’animo artistico, una contaminazione tra l’anima nella sua essenza più vera! Le sue canzoni sono un inno alle meraviglie della natura. Sarà uno spettacolo intimistico? Ti racconterai, anche? Il mio sarà si uno spettacolo


di Silvia Arosio

intimo ma allo stesso tempo fresco, dinamico e divertente come sono io d’altronde. Amo far ridere suo palcoscenico giocando anche sulle mie imperfezioni che nel tempo ho imparato ad apprezzare e a farle diventare punti di forza. D’altronde Battiato proprio questo voleva dire.. amarsi totalmente, gli ostacoli del cuore vanno superati e abbattuti per creare la propria autostrada di vita e serenità. Come hai scelto le canzoni che interprèterai? Le canzoni che ho scelto sono un inno all’amore e alla vita.. È un viaggio artistico che tocca gli artisti che grazie a questo sentimento hanno e toccano ancora il cuore della gente... anche il mio... Da Battiato a Modugno, passando per i brani napoletani come era de maggio, malafemmena, brani classici come tu che m hai preso il cuore per poi balzare con audacia ai migliori anni della nostra vita. I grandi interpreti del passato saranno proiettati nell’era moderna pur rispettando la tradizione più vera. Un omaggio trasversale anche a dalla e artisti come dean martin che hanno raccontato dell’amore in maniera diversa ma sempre avvincente. Ci sarà un disco con questi brani?

Sicuramente produrremo alcuni brani per dare il nostro contributo sano e vero all’arte e alla discografia che oggi mi sembra molto confusa e arraffona… In tour sarai accompagnato da musica dal vivo. Chi ci sarà con te? Sarò accompagnato da due grandi maestri: Pierluigi Santiullo al pianoforte e Francesco

Il Maestro Pierluigi Santullo

Il Maestro Francesco Mammola

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Mammola al mandolino e fisarmonica. Sempre tenendo conto delle problematiche della pandemia, hai qualche città in particolare che ci tieni a visitare con il tuo concerto? La musica non ha confini... è ora di tornare a viaggiare portando la nostra tradizione nel mondo come ho sempre fatto .. Il teatro è il mio ambiente ideale e lì dentro tutto diventa magico a prescindere che sia in una grande metropoli o in un piccolo paese. In Italia mi vedrete in tante città. Non sono il classico tenore bacchettone, amo la musica leggera e so farla bene ed è giusto che il pubblico possa apprezzare le mie diverse facce... sì diverse... ma di una stessa medaglia ! • RS


INCONTRI

di

La vita e i progetti Margherita

Palli

la scenografa ticinese racconta il suo percorso: dall'idea di essere veterinaria al dizionario teatrale

M

argherita Palli insegna e dirige il Triennio di Scenografia alla Nuova Accademia di Belle Arti NABA* di Milano frequentata da oltre quattromila studenti ed è stata professore all’Università IUAV di Venezia Facoltà di Design e Arti. Margherita è nata e ha studiato in Svizzera prima di trasferirsi a Milano dove si è diplomata in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera nel 1976. Sono tante le collaborazioni artistiche importanti che hanno accompagnato la sua crescita artistica e professionale. Con Luigi Pestalozza collabora per il Maggio Musicale Fiorentino,

assiste fino al 1980 lo scultore Alik Cavaliere, collabora Pierluigi Nicolin per l’allestimento delle Mostre della Galleria del Disegno per la XVI Triennale di Milano e nel 1981 si trasferisce e rimane quattro anni a Parigi dove lavora accanto all’architetto Gae Aulenti. Nel 1984, la svolta. Rientra in Italia, apre il suo studio e inizia una prolifica collaborazione con il regista Luca Ronconi. I suoi spettacoli vengono apprezzati alla Biennale di Venezia, al Piccolo Teatro di Milano, alla Scala, al Teatro di Roma, a Salisburgo, a Bruxelles, a Zurigo, a Tokyo, in Italia e nel mondo. Questo

© Ph CDeBernardi-1600

Con il regista Luca Ronconi

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bellissimo rapporto lavorativo termina il 21 febbraio 2015 con la morte del regista. La sua concezione architettonica l’ha resa protagonista creatrice riconoscibile accanto a registi importanti come Mauro Avogadro, Andrea Barzini, Franco Branciaroli, Henning Brockhaus, Liliana Cavani, Cesare Lievi, Valter Malosti, Mario Martone, Leo Muscato, Davide Rampello, Alexander Sokurov, Molteni-Marelli, Carmelo Rifici, ai coreografi internazionali Yang Jiang e Daniel Erzalow e i suoi lavori sono ormai impressi nella memoria collettiva teatrale e non solo. Margherita è infatti protagonista anche al di fuori del teatro classico e contemporaneo e alterna la sua prolifica attività progettando allestimenti per il design, per la moda e per mostre d’arte in spazi e musei. Riceve il “primo” Premio Ubu nel 1984 a cui seguono altri cinque Premi UBU, il Premio Abbiati, il Premio Gassman, il Premio ETI gli Olimpici del Teatro, il Premio Associazione Nazionale dei Critici di Teatro e nel 2007 entra nel Guinness World Records con il muro di schermi più grandi del mondo. Il suo archivio è depositato al Piccolo Teatro di Milano nel 2003. Margherita, cosa tratta il Dizionario Teatrale? È un nomenclatore per l’uso pratico che, di comune accordo con l’editore, è stato intitolato Dizionario Teatrale. Era stato proposto già da tempo alla casa


di Christine Grimandi

editrice perchè esistevano dei dizionari ma che non mi piacevano. È uno strumento utilissimo per gli studenti, dedicato ai lavoratori/operatori del settore spettacolo e agli amanti del teatro. Un mix di un migliaio di termini e parole usati dall’800 ad oggi, il collante tra tutte le categorie. Il ricchissimo lessico teatrale si compone di parole tanto antiche quanto attuali e la scelta di tradurre in queste lingue è stata fatta scegliendo i paesi dove è nato il teatro classico. Le parole sono state tradotte in lingua italiana, tedesca, inglese (non americano), francese, spagnolo, russo e cinese. Oltre mille lemmi, accompagnati da oltre cento illustrazioni. Completa il volume una rassegna di riti, superstizioni, usi e costumi nei teatri del mondo che ho personalmente curato con l’aiuto di molti amici teatranti. Com’è nato l’amore per l’arte, il design e la scenografia? Sono nata e ho studiato in Svizzera. Volevo fare la veterinaria e ho studiato allo scientifico. Successivamente visto che

disegnavo bene, mi sono trasferita a Milano dove mi sono iscritta al corso di scenografia e ho studiato con il professor Tito Varisco a Brera. Ho fatto solo 3 volte l’assistente, poi ho aperto il mio studio e ho iniziato a lavorare in prima persona. C’è stata una persona speciale, un mentore che le ha dato il “virus artistico” e la voglia di fare questa professione? Mio papà. Lui lavorava per lo Stato Svizzero e in casa mia, tutti disegnavano e suonavano. Fin da piccola creavo scarabocchiando fogli. I miei genitori, i miei parenti, erano tutti amanti della musica. Avevano provato anche

il dizionario teatrale • Il comitato scientifico Quodlibet NABA Insight decide annualmente le pubblicazioni di libri e saggi. Era un progetto di Margherita chiuso nel cassetto da tempo: la pausa Covid, ha creato le condizioni ideali per gli incontri sulla piattaforma Zoom, con tutti i preziosi collaboratori di questo “nomenclatore”. I collaboratori: la coordinatrice Eleonora Peronetti, Marco Cristini, Martino Arianese, Zuzanne Niespor e ai traduttori Carmen Castagnon, Cheng Xueqing, Anna Esterovich, Sylvia Adrian Notini e Manuela Schiavano. • Il lessico teatrale è ricchissimo, componendosi di parole tanto antiche quanto attuali. Questo dizionario multilingue si offre come uno strumento capace di orientare gli studenti e i lavoratori dello spettacolo. Oltre mille lemmi sono tradotti in sette lingue (italiano, inglese, tedesco, francese, spagnolo, russo, cinese) e accompagnati da più di 100 illustrazioni. Completa il volume una rassegna dei riti, superstizioni, usi e costumi nei teatri del mondo. (Naba Insights 288 pg. - 19,00 €)

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mia storia familiare esisteva già il gusto del design, di conseguenza, faceva parte del mio quotidiano. Oggi in Europa il gusto generale delle persone è migliorato e di questo dobbiamo anche ringraziare Ikea. Ci lamentiamo spesso, ma in generale il consumismo e la televisione hanno livellato lo standard abitativo degli ambienti delle famiglie. Prima riuscivi a distinguere lo status dei residenti guardando l’arredamento e il mobilio della casa in cui abitavano.

ph Brescia e Amisano © Teatro alla Scala

a farmi suonare uno strumento... Ma io sono stonata e ho ben poca attitudine. Quindi passai rapidamente dallo studio del pianoforte al triangolo, fino a che ho abbandonato definitivamente lo studio di ogni strumento musicale. Come definirebbe il design nello specifico e che importanza ha? Io sono cresciuta con un papà che aveva il mito del Bauhaus (Staatliches Bauhaus - scuola d’arte e design rinomata in Germania dal 1919 al 1933). Nella

Ora è diverso. Milano è fantastica, c’è grande sinergia. Già sessant’anni fa la città aveva iniziato a essere il centro dello studio e dell’evoluzione del design, basti pensare alla Brianza, alla produzione dei mobili, alle luci di Artemide, solo per citarne alcuni. Personalmente mi considero una scenografa con un gusto italiano. Amo molto guardare gli oggetti. Ho partecipato alla Triennale Women Design con oltre seicento donne designer che avevano esposto le loro opere e dove potevi veramente vedere e trovare di tutto. Ma il design mi serve anche per creare le mie scenografie. Ai miei studenti ripeto sempre che noi costruiamo case agli attori, quindi è veramente tutto importante dal piatto al pizzo in una scenografia teatrale. Italo Rota. Un pensiero e una sua osservazione. Italo è mio marito da tanti anni. È un architetto e ha disegnato diversi oggetti di design. Abbiamo lavorato qualche volta assieme. Sono una sua cliente. Per comune scelta noi non abbiamo mai avuto una casa di proprietà, 10 anni fa lui ha progettato per me il mio nido /casa /studio. Condivido con Italo un amore totalizzante che ci unisce in una visione abbastanza co-

CHOVANŠČINA Teatro alla Scala

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o no”. Una nostra grande passione comune: gli animali. Insegnare agli studenti un mestiere che si apprende giorno per giorno. Tramandare il pensiero che un artista è sempre un debuttante. Oggi quanto è difficile insegnare che ogni traguardo è solamente l’inizio di una nuova scoperta? Sono arrivata per caso all’insegnamento. Non mi interessava. Poi, nel 1991, il mio storico docente Tito Varisco andava in pensione. Sono stata contattata da Gianni Colombo, direttore al NABA e con onestà posso dire che accettai perchè in quel momento non stavo lavorando. Comunicai che avrei fatto unicamente un anno di supplenza, ma, entrando in aula, mi accorsi che i ragazzi stavano studiando un’architettura vecchia, dell’800. Trovai ragazzi che progettavano scene con fondali: i futuri artisti dei fondali, pensai. Quello era l’insegnamento diffuso, a mio parere, vecchio e obsoleto. Già nel 1972, quando entrai a Brera, fuori c’era già il Living, Ronconi... e il “sistema insegnamento” era già vecchio.

Italo Rota

Bisognava fare qualcosa, pensai e così sono rimasta. Ora dirigo la mia sezione e seguo personalmente la parte di Media e Eventi ci occupiamo di esposizoni, mostre , vetrine eventi. Mi diverto crescere con loro, ma soprattutto sono contenta quando li vedo inseriti nel mondo del lavoro. È per me una grande soddisfazione quando qualche teatro ci chiama chiedendoci giovani da inserire nell’organico. È un nostro compito restituire e tramandare ciò che noi stessi abbiamo appreso dai grandi con cui abbiamo avuto l’onore di lavorare. Ho nella mia sezione italiana/ inglese circa 120 studenti e tutti i miei assistenti sono stati miei ex studenti. La mia assistente, CARMEN Teatro alla Scala

© ©Lorraine Wauters

mune del mondo dell’arte, dalla musica all’architettura e dalle mostre al teatro. Condividiamo anche un’altra grande passione comune: i gatti. Io li curo e lui, quando rientra a casa, li coccola. Ricordiamo un altro grande regista, Luca Ronconi. Che tipo di rapporto è stato? Nella mia vita sono stata fortunata, ho sempre lavorato con grandi registi. A volte è stato anche il caso. Attualmente sto lavorando molto con Mario Martone. Con Ronconi ho iniziato nel 1984: ero piccina, in tutti i sensi, sia per la mia statura che per il mio peso. Ero magrina e grande tabagista. Insieme abbiamo messo in scena tantissime produzioni e ho lavorato con lui fino alla fine. Mio marito mi ripete sempre che ho passato più tempo con Ronconi che con lui. Ed è vero! A volte sono stata lontana da casa per mesi e mesi. Tanti anni fa si lavorava così. A Milano c’era Ronconi, Strehler… Noi lavoravamo dappertutto, in Italia e all’estero. Ora si progetta e si realizza tutto in molto meno tempo. Ronconi era un signore, con lui mi trovavo bene anche se non parlavamo tanto. Noi comunicavamo con il disegno, discutevamo sui lavori e poi mi diceva “sì

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Valentina Dellavia, era nella mia prima classe e iniziò a lavorare con me subito dopo, lavora con molti ma mi aiuta ancora. Anche altri attuali miei docenti al NABA sono ex studenti che però hanno fatto una propria carriera professionale. Io, dopo anni, li richiamo a insegnare per condividere la propria esperienza lavorativa. I docenti non hanno una carriera universitaria, ma hanno tutti una carriera professionale alle spalle. Non ho mai voluto crescere tanti piccoli “Margherita Palli”, ma ho sempre cercato di crescere architetti e scenografi dello spazio, artisti competenti e capaci e che conoscano come si fa il mestiere, in Italia e all’Estero. Noi, in NABA, abbiamo creato un gruppo compatto. Spesso i nostri ex studenti ritornano, si confrontano, chiedono consigli e devo ammettere che è abbastanza divertente questa nostra relazione. Guinness World Records, le sue impressioni? (Margherita ride...) Non conoscevo bene il mondo della televisione, ma saltuariamente mi capita di guardare, la sera, Striscia la Notizia. Davide Rampello, direttore della Triennale di Milano, mi chiese di incontrare Antonio Ricci per creare qualcosa di interessante per il festeggiamento dei vent'anni di Striscia, il

programma satirico di informazione più lungo della storia. Cerco sempre di entrare nella testa del mio cliente. Ricci è molto professore severo, e ho sempre pensato che al nostro primo incontro, lui credesse di incontrare una “parruccona rompiscatole”! Invece, lui è una persona estremamente intelligente e io, devo

ammettere, sono un po’ pazza. Ci siamo capiti subito e siamo diventati amici. In quel momento si usavano monitor piccoli e abbiamo creato qualcosa di unico e particolare. Scegliendo le puntate siamo riusciti contemporaneamente a mostrare la storia di Striscia e la storia dell’Italia, con l’ausilio di 4.000 monitor in cui scorrevano le immagini. 10 grandi artisti e designer hanno reinterpretato 100 Tapiri. Delle teche in plexiglass contenenti oggetti che svelavano il dietro alle quinte e abbiamo utilizzato anche tanti oggetti inviati a Striscia dal pubblico e da personaggi vari, il Museo di Striscia. È stato un lavoro strano, ma abbiamo lavorato tanto come quando si prepara una grande scenografia teatrale. Abbiamo ricevuto dagli inglesi il Guinness e il pubblico ha reagito in manie-

naba e le sue eccellenze

• La Nuova Accademia di Belle Arti NABA Milano e Roma è un’Accademia privata che rilascia diplomi equipollenti ai diplomi di laurea universitari e offre corsi di design, fashion design, grafica e comunicazione, arti multimediali, nuove tecnologie, scenografia e arti visive. • NABA è orgogliosa di annunciare di essere stata selezionata nell’edizione 2021 del prestigioso QS World University Rankings® by Subject come la migliore Accademia di Belle Arti in ambito Art&Design in Italia. NABA risulta una delle uniche 3 istituzioni italiane, tra queste la sola Accademia di Belle Arti, a comparire nella top 100 mondiale delle migliori università del settore. • Il QS World University Rankings® è la classifica internazionale più accreditata sulle università che fornisce analisi comparative autorevoli di qualità sulle performance di 1.452 università distribuite in 86 località in tutto il mondo, attraverso 51 discipline accademiche e cinque Aree di Facoltà. • Per il settore Art& Design, i criteri utilizzati in questa analisi comparativa rigorosa e indipendente sono due: il primo, e più influente, è quello della Academic Reputation, che misura quali istituzioni sono più apprezzate dalla comunità accademica globale, chiamata a rispondere al sondaggio di QS (QS Academic Survey), che risulta essere la più grande indagine al mondo delle opinioni dei membri delle diverse facoltà. Il secondo, la Employer Reputation, valuta quali istituzioni vengono considerate dai responsabili delle assunzioni di tutto il mondo come i luoghi di formazione dei laureati e diplomati più competenti e talentuosi, pronti ad affrontare il mercato del lavoro. Per info potete inquadrare il QRcode per visitare il sito ufficiale e visionare l'intera offerta formativa proposta.

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ra incredibile all’evento fin dal primo giorno. Ricordo mi telefonarono comunicandomi che avevano chiamato la sicurezza perchè c’era una fila incredibile che attendeva per entrare. È stato sicuramente un grande successo! Questa pandemia porterà dei problemi nel nostro prossimo futuro? Le pandemie ci sono sempre state e dalle pandemie si rinasce sempre. Ci sarà una ripresa, ma in questo periodo sono nate anche diverse cose interessanti. Molti spettacoli sono stati trasmessi in televisione e produzioni interessanti sono state viste da un più vasto pubblico. Il teatro esiste da oltre 2.000 anni e continuerà ad esistere. Ci saranno delle evoluzioni, questo sicuramente, ma il pubblico ricomincerà a riempire le sale anche se con il distanziamento e con un po’ di timore. Le stagioni teatrali si programmano con largo anticipo come le Mostre. Per me è stato un anno difficile e i lavori si sono accumulati. Il mio primo lavoro sarà Lachesis al Landestheater Linz in Austria con la regia di Lukas Hemleb, poi Otello al San Carlo di Napoli e al Teatro Massimo di Palermo, successivamente Rigoletto a maggio 2022 e Fedora il prossimo settembre 2022 alla Scala di Milano, tutti spettacoli con la regia di Mario Martone. Erano tutte produzioni già consegnate, ma a causa della pandemia erano state rimandate. Adesso sto anche preparando un l’allestimento per una mostra in Francia, e per Parma capitale e un altro lavoro che non posso ancora svelare… A suo parere quali saranno le scenografie teatrali del futuro, quanto la tecnologia aiuterà il teatro e viceversa e quanto le nuove idee teatrali riusciranno a spingere gli scenografi verso nuovi orizzonti o verso spazi differenti? Tutti fanno previsioni, ma io

credo che nessuno possa prevedere la tecnologia del futuro tanto è rapida e in evoluzione. I video non sono già ora delle novità, come l’acqua in scena… La tecnologia ci aiuterà sempre di più e si potranno creare cose differenti, ma ha un costo molto alto. Non meravigliamoci se in futuro vedremo ritornare i fondali in scena. Tutto dipenderà dai budget e dalle scelte registiche. Faccio un esempio: la Cina è fortissima nella tecnologia, ma continua a proporre spettacoli tradizionali. Il Giappone, invece, richiede ed è amante della storia teatrale

deo e da anni li prepariamo per affrontare il lavoro all’estero. L’uso del computer ha aiutato tantissimo. Prima si disegnava: io facevo gli esecutivi, li consegnavo al teatro che faceva i disegni costruttivi, poi si costruiva e si metteva in scena lo spettacolo. Capitava, quando si doveva riprendere uno spettacolo, che l’addetto era andato in pensione. Si riprendevano in mano i disegni originali, le eliocopie, a volte le trovavi invecchiate o rovinate, oppure accadeva che una o più modifiche non erano state messe su carta. In quel momento ti trovavi in

Con l'architetto Mario Botta

italiana italiana anche contemporanea. Lo spettatore che andrà alla Scala di Milano continuerà a vedere alcune opere come erano state proposte originariamente anche se con direttori d’orchestra differenti e produzioni contemporanee è il ruolo dei teatri d’opera di avere un repertorio. Ci sono e ci saranno teatri che vorranno proporre opere moderne con tecnologie all’avanguardia, quindi sicuramente la tecnologia potrà aiutare. Anche in NABA abbiamo uno spazio per gli studenti con i vi-

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difficoltà. Ora è differente e si lavora a mio parere meglio. Una volta che lo spettacolo è andata in scena, con il programma CAD ridisegna e si archivia tutto; se lo spettacolo viene venduto a un altro teatro con un palcoscenico più piccolo, si riprende il file e si fanno immediatamente tutte le modifiche necessarie. È più semplice in questo senso e con il computer è tutto più facile. La figura dello scenotecnico. Quanto è importante per la realizzazione delle sue scenografie? Spiego sempre ai miei studenti


che lo scenografo è quello che costruisce e nel termine italiano quello che disegna è il bozzettista. Nei ruoli sindacali lo scenografo è quello che costruisce e dirige la squadra. Si lavora in gruppo e quindi il merito è condiviso tra lo scenotecnico e lo scenografo e il bozzettista. In Italia abbiamo una tradizione antica e siamo tra i più bravi al mondo. I nostri artisti/artigiani sono bravi perchè hanno un grande gusto, molti vengono dall’estero per imparare la nostra arte. Chi realizza la tua scena deve essere artista come te e deve capire il tuo spirito. Nei grossi teatri ci sono i laboratori e gli scenografi costruiscono la scena con la manodopera al suo interno. Se invece io devo fare una scenografia in autonomia, cerco di servirmi degli stessi laboratori con i quali, negli anni, ho costruito un rapporto di fiducia. l mio primo spettacolo lo feci con Rinaldo Rinaldi che lavora a Modena e continuo a collaborare e a servirmi del suo laboratorio: siamo amici e siamo in sintonia, perchè non solo ci comprendiamo, ma Rinaldo riesce a entrare nel mio mondo e riesce anche a migliorare la mia idea. Ho fatto allo Staatsoper di Berlino un’opera con Mario Martone: ho fatto fatica a lavorare con i loro pittori tedeschi perchè non sono bravi come i

nostri sulla materia , non hanno la storia costruiscono bene ma la pelle non e sempre perfetta. Noi abbiamo il Rinascimento, i Tedeschi hanno l’Espressionismo, gli Olandesi e i Belgi il Fiammingo. Quando vai a lavorare in Belgio e richiedi il dettaglio, sono molto precisi, neanche in Italia riescono a lavorare così bene. Contrariamente ai Belgi non puoi chiedergli un fondale di un certo tipo e neanche ai Tedeschi. Loro vengono da noi in Italia e questa è la cosa bella del teatro: lo scambio. Che rapporto ha con l’illuminotecnica? Si lavora sempre in gruppo e il dialogo è importantissimo. Ora si ricerca una tale definizione che il minimo difetto viene esaltato. Alle riunioni siamo tutti presenti e se il light designer mi dice che bisogna cambiare il colore, modifichiamo insieme. Tutti i dipartimenti dalle scene, ai costumi, alle luci devono dialogare tra loro, poi il regista, tenendo le redini e con le idee ben chiare, compatta e indirizza il gruppo. Progetti, sogni nel cassetto, un pensiero che vorrebbe tra-

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smettere. C’è un’emozione che vorrebbe portare in scena? Tutti i lavori mi piacciono e spero sempre che il prossimo lavoro mi intrighi ancora di più e sia interessante. Mi piace scoprire. Naturalmente ci sono alcune esperienze che non ho mai fatto e altre che avrei voluto fare, come ci sono state collaborazioni che avrei voluto avere e che non sono capitate. Ma io non ho l’animo dell’artista, questo è il mio mestiere. Come quando si entra in una casa e ci si sente a proprio agio, cerco sempre di comprendere e entrare nello spirito della regia. Voglio emozionare il pubblico con il mio lavoro, sia che si tratti di una mostra piuttosto che di una scenografia teatrale. Per me è fondamentale che lo spettatore entrando nel mio mondo scenografico, si trovi come dentro casa sua, e deve comprendere, essere avvolto dall’opera nella sua interezza, dalla musica alle parole dell’autore. È sempre un grande lavoro di gruppo e mi sento gratificata a lavorare con i grandi registi; un grande regista deve avere un’idea chiara, generale di tutto lo spettacolo cosi il lavoro diventa unico. Lavoro perchè la mia idea scenica diventi un tutt’uno con il pensiero drammaturgico del regista, con le luci , con i costumi ma soprattutto con la musica o il testo.• RS


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MANIFESTAZIONI

Tutto pronto per Zefestival:

va in scena il cinema L G BT+ A Nizza, Marsiglia, Tolosa e AvignonE va in scena una selezione di film legati a temi lesbici, gay, bi e trans

I

l festival del cinema LGBT + dell’Associazione POLYCHROMES è riuscito a imporsi come un evento della Regione Sud Provence-Alpes-Cote d’Azur e del dipartimento delle Alpi Marittime per i mesi di ottobre e novembre, è un Festival itinerante che copre le città di Nizza, Marsiglia, Tolosa, Avignone e il villaggio di Seillans. Nato nel 2008 a Nizza, ZEFESTIVAL offre film legati a temi lesbici, gay, bi e trans. Gode ​​di una reputazione riconosciuta, in particolare grazie al vasto pubblico che riunisce e al patrocinio dei dipartimenti degli affari culturali delle città di Nizza e Marsiglia, della regione SUD Provence-Alpes-Cote d’Azur e del dipartimento delle Alpi Marittime. Presentato per la prima volta a Marsiglia nel 2012, il festival ha rapidamente conquistato anche il pubblico marsigliese e più in generale quello del dipartimento delle Bouches du Rhône. Il suo sviluppo regionale ci ha portato a collaborare attivamente con i responsabili delle sale cinematografiche delle città coinvolte: in particolare il Mercury di Nizza, Les Variètès di Marsiglia, il gruppo Gaumont Pathè di Tolone e il cinema Utopia di Avignone.

Tutti sono convinti che un festival a tema LGBT+ abbia il suo posto nella programmazione generale. ZEFESTIVAL ha l’ambizione di presentare, an-

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che quest’anno dei film e delle anteprime inedite, e il suo team di selezione ha collaborato con i più grandi festival a tematica LGBT+. Il programma offerto


di Daniele Colzani

quest’anno sarà eclettico e internazionale. Il desiderio di aprire questi film a un vasto pubblico si esprimerà attraverso proiezioni per un pubblico giovane, alla creazione di partnership con altre associazioni regionali che saranno presenti per animare con noi delle serate di dibattito: l’Association Transgender de la Côte d’Azur (ATCA), SOS homophobie, Association Nationale Transgender, Amnesty International, e i registi dei film in programmazione . La collaborazione con il Lovers film Festival di Torino, uno dei più longevi ed importanti Festival internazionali a tematica LGBT ha regalato a questa quattordicesima edizione una madrina di successo: Vladimir Luxuria, Parlamentare da sempre impegnata per difendere i diritti delle persone LGBT, attrice, scrittrice nonchè direttrice del Festival transalpino. In un momento in cui molte nazioni europee sono tentate di dare voce a gruppi comunitari o nazionalisti, l’ambizione di ZEFESTIVAL è quella di contribuire a promuovere i valori di apertura, rispetto, umanesimo e non discriminazione, per una migliore convivenza sociale.

IL SITO

Inquadra il QRcode e vai al sito ufficiale di ZeFestival orizzonti, di esplorare tutte le possibilità, come Kiss me before it’s blow up, Sheer Qorma o anche Puo’ baciare lo sposo, storie d’amore sovversive tra culture e famiglie che si incon-

trano. Tra età che si intersecano e si disincrociano come in Margen de error, Sublet o Bleu nuit. Ma il cinema è anche uno strumento che permette di rifiutare l’ovvietà di ciò che sembra inevitabile, come la vita della paleontologa dimenticata dalla storia in Ammonite, per denunciare l’inaccettabile, come il racconto di questa donna chirurgo costretta a travestirsi da uomo per esercitare la sua professione di medico nella Cuba del XIX secolo in Insoumises, per stanare l’invisibilità, con l’umorismo pungente di Madame la directrice o le tenebre adolescenziali e il suicidio in Journal d’un adolescent. Il cinema è una testimonianza meditata e costruita Vladimir Luxuria

© Corrado Ferrante Ufficio Stampa

LA PROGRAMMAZIONE Da quattordici anni ZEFESTIVAL occupa un posto unico nel panorama culturale della Costa Azzurra. Mettere in discussione la nozione di genere e i suoi codici , esplorare i desideri, questa è l’essenza stessa del nostro festival. Il nostro desiderio è ancora e sempre quello di farvi scoprire film da tutto il mondo, alcuni mai visti prima in Francia e che a volte non verranno mai distribuiti. Il cinema è uno strumento potente capace di allargare gli

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la selezione dei film italiani • MAMA + MAMA (L): Regia di Carole Di Tommaso Italia, 2018 - Fiction, 81 min. - VOSTFR* Con Linda Karidi, Silvia Gallerano, Maria Roveran e Anna Belloto. Karole e Ali si amano e sentono il desiderio di avere un figlio insieme. Mentre non lo sanno ancora se il loro entusiasmo sarà smorzato dalle difficoltà del processo, si sentono entrambi spinti da una tremenda energia.

• Tu peux embrasser le mariè (G) Regia di Alessandro Genovesi Italia, 2018 - Fiction, 98 min. - VOSTFR* Con Cristiano Caccamo, Salvatore Esposito, Monica Guerritore e Diego Abatantuono. Antonio ha finalmente trovato l’amore della sua vita, con il quale vive felicemente a Berlino. Antonio ha chiesto a Paolo di sposarla, quindi ora è il momento di confrontarsi con le famiglie... • MASCARPONE (G*) FILM D’APERTURA - ANTEPR. NAZ.Regia di Matteo Pilati e Alessandro Guida Italia, 2020 - Fiction, 90 min. - VOSTFR* Con Giancarlo Commare, Eduardo Valdarnini, Gianmarco Saurino e Michela Giraud. Antonio è un uomo di 30 anni, la cui vita prende una piega inaspettata quando lui è improvvisamente lasciata dal marito, dal quale dipende sia psicologicamente che economicamente. Ha bisogno di trovare una nuova casa, un lavoro e un nuovo scopo nella vita. Antonio trova una stanza in un appartamento di Denis e inizia a lavorare in un panificio di proprietà di Luca, mentre frequenta una scuola di pasticceria. Attraverso questo processo, scopre di aver sbagliato a rinunciare alla sua indipendenza per il bene della sua relazione in passato. *L (Lesbo) - G (gay) - VOSTFR (Versione Originale Sottotitolata in Francese)

del nostro tempo. È una forma di memoria dei progressi della società : Mama + Mama o Ma famille à moi celebrano l’omoparentalità, come lotte che devono ancora essere combattute. Mascarpone ci racconta come alla fine le storie d’amore gay non siano poi cosi’ “diverse” da quelle eterosessuali per ritrovare se stessi. Così, Valentina, riflesso delle difficoltà amministrative e sociali a cui sono sottoposte le persone transgender, o anche Let there be colors documentario che ci racconta della prima marcia dell’orgoglio

omosessuale in Bosnia. Il nostro mondo sta cambiando e le conquiste in termini di diritto sono fragili. Ancora oggi, 69 stati nel mondo continuano a reprimere l’omosessualità e 11 di loro la condannano a morte. L’omofobia è attualmente in aumento nell’Europa orientale, promossa dai governi. E ancora più grave lo stato dei diritti societali riguardo alla transfobia in molte nazioni “evolute”. Oggi più che mai dobbiamo rimanere mobilitati per porre fine alle terapie di conversione e alle umiliazioni subite dalle persone LGBT+ o perchè la fecondazione assistita sia finalmente estesa anche alle persone transgender... Ancora oggi dobbiamo difendere la parità di diritti per consentire a tutti di vivere liberamente, indipendentemente dal loro orientamento sessuale e identità di genere. Di fronte all’oscurantismo e al fondamentalismo di tutte le parti, di fronte alle regressioni dei diritti, dobbiamo noi stessi sostenere la creazione cinematografica, che sia curiosa, arrabbiata, ribelle, pazza, diafana, insolente... Perchè è sempre portatrice di speranza e di libertà. • RS

www.zefestival.fr 26


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INTERVISTA

Piccole

Donne di oggi:

sognatrici ma determinate IL TRIO ANGELINI, DE GUGLIELMO, VERGONI ha scelto per la ripartenza, un classico intramontabile

D

opo i successi ottenuti con Nunsense: Il musical delle suore, Aggiungi un posto a tavola, Tutti insieme appassionatamente e A Christmas Carol, la Compagnia dell’Alba di Ortona, diretta da Fabrizio Angelini e Gabriele de Guglielmo, si prepara ad una nuova scommessa portando in scena per la prima volta in Italia un nuovo Family Entertainment: Piccole donne - Il Musical di Broadway, avvalendosi della co-produzione del TSA - Teatro Stabile d’Abruzzo. Come è stato scelto questo spettacolo? Perchè proprio Piccole Donne? Fabrizio: l’idea è partita da un suggerimento di Maddalena Adorni, nostra collega del cast di A Christmas Carol, lo spettacolo che con la Compagnia abbiamo portato in scena per due stagioni e che dovremmo riprendere nella prossima, se tutto andrà come deve andare… Lei conosceva il lavoro e me ne aveva parlato a suo tempo in maniera entusiasta. Mi sono in-

Fabrizio Angelini

curiosito e con Gabriele siamo andati alla ricerca di informazioni e soprattutto delle musiche, che ci hanno conquistati immediatamente. Abbiamo pensato poi che potesse essere un titolo di grande richiamo, e abbiamo fatto un’indagine tra amici e conoscenti per verificare il tipo di interesse che avrebbe potuto destare. Le risposte sono state entusiasmanti, cosa poi riscontrata anche all’annuncio ufficiale sui social. Inoltre cercavamo proprio un musical di medie dimensioni, sia per bilanciare l’auspicata ripresa nella stessa stagione di A Christmas Carol, spettacolo “grande” che ci vede in scena in 23 compreso il protagonista Roberto Ciufoli, sia per l’incertezza del momento post-pandemico e dunque la necessità di tenere dei costi più contenuti, sia come budget che come cachet. Qual è la modernità del celebre romanzo di Luisa May Alcott, che risale al 1868? Gianfranco: per l’epoca si trattava di un romanzo abbastanza inconsueto, una storia tutta al femminile, nella quale i perso-

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naggi maschili, tutto sommato, si limitano a fare da contorno, e in cui addirittura Jo non ha remore a dire di volersi affrancare dalle convenzioni, di non volersi sposare, di voler diventare una scrittrice famosa, in una società dominata dalle scelte degli uomini. Credo che uno dei motivi per cui il romanzo continui ad essere amato anche al giorno d’oggi è che invita il lettore a fare le sue scelte, che siano le più tradizionali o le più rivoluzionarie, rassicurandolo sul fatto che gli affetti e i legami familiari non ne risentiranno. A pensarci bene, non è una cosa da poco. Quante aspirazioni, quanti desideri vengono abbandonati perchè si ha paura

gli interpreti

• Edilge Di Stefano - Jo • Fabrizio Angelini - Fritz Bhaer • Gabriele De Guglielmo - John Brooke • Alberta Cipriani - Meg • Claudia Mancini - Amy • Giulia Rubino - Beth • Carolina Ciampoli - Mamy • Laura Del Ciotto - Zia March • con Giancarlo Teodori Mr. Lauence

• e con Flavio Gismondi - Laurie


di Silvia Arosio Gabriele de Guglielmo

di allontanarsi dal proprio nido, o di perdere l’approvazione dei propri cari? Quante vocazioni non trovano la loro strada perchè, ancora oggi, ci sono cose che puoi permetterti di sognare e altre che sono proprio fuori discussione? In questo, Piccole Donne traccia un solco importante. O perlomeno questo è il modo in cui parla al sottoscritto. Poi, come per tutte le opere dell’ingegno, ciascuno vi può trovare il senso che più si allinea alla sua sensibilità. La versione è quella di Broadway. Mi dicevi che sarà un musical di medie dimensioni, non piccolo come Nunsense, e di grande impatto. Un bell’investimento, in questo periodo…

Gabriele: un bell’investimento, sicuramente, ma ad ogni modo in linea con le nostre possibilità e con le aspettative che si vanno delineando dopo questa terribile pandemia. Sicuramente faremo scelte oculate e ponderate, cercheremo di realizzare uno spettacolo chiaramente d’impatto ma anche molto raffinato, originale e con idee sceniche particolari, stando attenti ad investire il budget giusto ed idoneo per realizzare uno spettacolo meraviglioso come consuetudine della Compagnia dell’Alba. Cosa vuol dire per una Compagnia italiana mettere in scena uno spettacolo di Broadway? Come ci si deve muovere per avere i diritti e generalmente quali diritti vengono lasciati? Fabrizio: è molto gratificante ma anche molto impegnativo da tutti i punti di vista (in primis ahimè quello economico…). Si parte con l’informarsi sulla disponibilità dei diritti, e una volta avuta la conferma parte l’iter per l’acquisizione. A volte ci sono degli intermediari italiani, come nel caso di Nunsense, altre volte come in questo caso ci si relaziona direttamente con l’Agenzia estera di rappresentanza degli autori e/o

Foto di gruppo con il cast

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Gianfranco Vergoni

degli eredi, in questo caso Music Theatre International, nello specifico la sezione responsabile per l’Europa con sede a Londra. I contatti di questa e altre agenzie si trovano facilmente in Internet, e devo dire che trattando direttamente con loro senza intermediari le procedure sono molto più veloci: le risposte spesso arrivano anche in giornata. Le caratteristiche delle clausole contrattuali variano da spettacolo a spettacolo, ma di base ci sono lavori che devono essere riprodotti esattamente come gli originali (la cosiddetta Classe A), e altri invece detti “non replica”, in cui in genere viene richiesto solo il rispetto del co-


pione e della parte musicale. Naturalmente viene comunicata all’Agenzia l’intenzione di presentare lo spettacolo in italiano, e la traduzione dovrà essere visionata e approvata da loro, che richiedono sempre anche la “back translation”, ovvero la traduzione esatta in inglese della versione italiana. Questo controllo viene fatto soprattutto sui brani cantati, dal momento che la lingua italiana ha molte più sillabe dell’inglese, dunque per mantenere la metrica, le rime, ecc., la traduzione non può essere sempre fedelissima, e loro vogliono sapere cosa si dica esattamente. E poi ci sono le varie informazioni che fanno comunque parte della trattativa, come il numero minimo delle repliche, il tipo di Teatri che orientativamente si visiteranno, la data del debutto, l’uso o meno dell’orchestra dal vivo, e così via. C’è un controllo anche su bozzetti di scene e costumi, su tutta la grafica (logo, manifesti, programmi di sala ecc.) con degli obblighi di proporzioni da rispettare riguardo titolo, autori, particolari diciture. Tutto deve essere inviato con largo anticipo per ottenere tutte le autorizzazioni, considerando anche il tempo necessario per eventuali modifiche richieste. Il libretto del musical è di

Allan Knee, le musiche di Jason Howland, le liriche di Mindi Dickstein. La versione italiana è curata da Gianfranco Vergoni, le scene sono di Gabriele Moreschi. Non amo mai parlare di Traduzioni, in uno spettacolo, ma di adattamento. Come sarò adattato il musical? Gianfranco: intendo metterci tutta l’arguzia, i sottintesi, i piccoli, gioiosi veleni che da sempre animano i conflitti familiari. Mi divertirò a giocare con le rime e con le assonanze, cercando di trasformare la traduzione in un piccolo gioco di prestigio ricco di sorprese. Ti anticipo un’idea sulla quale sto giocando al momento: nello spettacolo ci sono delle scene in cui i primi racconti elaborati da Jo, scritti con enfasi esagerata e con un gusto pre-horror, prendono vita. Ho pensato di far parlare i personaggi nello stile dei libretti d’opera più truci e ampollosi. Il risultato per ora mi piace. E nella canzone della zia March, durante la quale Jo riceve consigli su come comportarsi per non sfigurare in società, ho pensato (ispirato direttamente dalla parA Christmas Carol

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titura, che prevede una specie di gara di vocalizzi) che il numero potrebbe contenere un’estemporanea lezione di preparazione al canto lirico e alla danza classica. La mia idea di adattamento è sempre quella di portare alla luce dinamiche nascoste all’interno del copione originale. Una forma di rispetto un po’ birbone... Le scene riprenderanno l’originale o saranno nuove? Fabrizio: rispetto all’originale di Broadway del 2005 saranno diverse. Acquisendo dei diritti “non replica” come in questo caso, anche volendo non è proprio consentito riprendere la stessa scena. Inoltre ci fa piacere dare un tocco italiano tutto nostro, insieme a Gabriele Moreschi che ha firmato le scene di tutti i nostri spettacoli. Infine, non meno importante, noi siamo legati ad un Teatro di giro con molti debutti quasi sempre senza premontaggio, quindi la scena deve essere funzionale, efficace, bella, ma anche concepita per essere montata la mattina e smontata la sera, dopo lo spettacolo, oltre ad entrare in un TIR insieme al resto della


tecnica (luci, fonica e così via). Dunque come sempre la regola è “massimo rendimento con il minimo sforzo”, perchè noi teniamo molto all’impatto che la scena, per quanto semplice, debba avere su chi guarda. In questo lavoro poi avremo l’apporto fondamentale del light designer Valerio Tiberi, il quale “dipingerà” le scene con la sua maestria e la sua esperienza di lunga data nei più importanti musical italiani. La direzione musicale è di Gabriele de Guglielmo, mentre la regia e le coreografie sono di Fabrizio Angelini. Una coppia artistica ormai collaudata: come state lavorando a questo progetto? Gabriele:devo tantissimo a Fabrizio, quasi tutto quello che sono riuscito a realizzare nel mondo del Musical è merito di questa collaborazione che ha superato i 10 anni. La fortuna sta nella fiducia reciproca che ci accompagna in ogni tipo di allestimento: le mie competenze musicali riescono sempre a fondersi con le idee registiche di Fabrizio, diventa quindi semplice dare vita a spettacoli che per noi

Da sin.: Gianfranco Vergoni, Fabrizio Angelini e Gabriele De Guglielmo

diventano come figli, dei piccoli gioielli. Stiamo lavorando a questo progetto con l’idea di alleggerire la vocalità dell’opera, cercando di trovare performer che possano reggere la partitura ma allo stesso tempo offrire un colore meno “lirico” riaspetto all’originale, e siamo convinti di essere sulla strada giusta. Quanto in un musical è importante che il coreografo ed il regista “si parlino”? Fabrizio: è davvero fondamentale. Quando come coreografo lavoro per un altro regista lo ossessiono sempre con un lavoro di pre-produzione durante il quale faccio mille domande, perchè è fondamentale andare nella stessa direzione. In quel caso dico sempre che io sono al servizio della regia, perchè non è il “mio” spettacolo. Ed è per questo che prima di iniziare le prove è davvero importante per me riuscire ad “entrare” nella testa del regista. Diversa è ovviamente la situazione quando mi occupo io di entrambe le cose, come nel caso di Piccole Donne: tutto è più facile e più fluido, perchè le idee registiche e quelle coreografiche

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nascono quasi insieme e vanno di pari passo. Cast e audizioni: cosa ci racconti in merito? Chi vedremo sul palco? Gabriele: nella situazione di grande incertezza nella quale ci troviamo per quanto riguarda il Teatro in Italia (contingentamento, e così via) abbiamo deciso di tenere delle audizioni interne con artisti che hanno già lavorato con noi, in particolare in A Christmas Carol, nella speranza di poter riprendere anche questo spettacolo e poter garantire un minimo di continuità lavorativa. Per il ruolo di Jo abbiamo deciso di puntare sulla giovane Edilge Di Stefano, che ha partecipato a tutti i nostri lavori, e ha tutte le qualità e le potenzialità richieste dal personaggio. Io e Fabrizio saremo in scena rispettivamente nei ruoli di John Brooke e Fritz Bhaer. Nei ruoli delle sorelle avremo Alberta Cipriani (Meg), Giulia Rubino (Beth) e Claudia Mancini (Amy), mentre Carolina Ciampoli sarà Mamy e Laura Del Ciotto Zia March. Abbiamo poi due new entry nella Compagnia, Flavio Gismondi e Giancarlo


mento del testo nello spettacolo e il tipo di musiche hanno un tono tutt’altro che antico. Ci stanno arrivando già molte richieste da Teatri e distributori, quindi siamo molto fiduciosi, e speriamo di poter girare con lo spettacolo almeno per due stagioni e oltre! “Sei generazioni hanno letto questa storia… Quella attuale la canterà…” Come sono i brani musicali? Di che genere? Gabriele:i brani sono bellissimi, e questo può sembrare scontato detto da me… è un Musical in cui ad un primo ascolto non ricordi in maniera eccessiva le melodie, ma le apprezzi subito, ti incuriosisci, le vuoi riascoltare, e questo può essere un aspetto interessante, che potrebbe anche spingere lo spettatore a tornare una seconda volta! La difficoltà interpretativa delle canzoni è alta, i corali sono molto ariosi e coinvolgenti, lo stile è un bel compromesso tra classicità e modernità. E a numerosi riferimenti di spettacoli datati e molto famosi si intersecano novità armoniche moderne ed estremamente interessanti. Chi sono, secondo voi, le piccole donne di oggi? Gianfranco: che bella domanda. Sia perchè inattesa sia

perchè impegnativa! Credo che siano tutte quelle ragazze che non si limitano a sognare qualcosa, ma si espongono, rischiando il tutto e per tutto in prima persona, per cercare di cambiare le regole di base che le escludono dal poter concorrere per raggiungere i propri obiettivi; ragazze che non hanno paura di andare controcorrente, perchè convinte della bontà delle loro idee, e del tutto intenzionate a non farsi scoraggiare da quelli che tutti definiscono come i loro limiti: economici, sociali, intellettuali, di genere. Mi vengono in mente Greta Thurnberg, Bebe Vio, Elly Schlein, le nuove cantautrici come Ariete, Martina Attili, Madame... Chiudo questa riflessione anticipando una strofa che ho tradotto proprio oggi, e che mi sembra spieghi esaurientemente come chiunque dopotutto si possa identificare con i personaggi, a dispetto dell’età anagrafica, del genere e del divario storico e sociale: “Perchè non siamo piccole donne Con dei sogni più grandi di noi Ma cuori imbattibili Destini possibili Cammini incredibili” • RS Aggiungi un posto a tavola

© Vincenzo Fedecostante

Teodori, che ringraziamo per la partecipazione, rispettivamente nei ruoli di Laurie e Mr Laurence. Abbiamo appena terminato un workshop preparatorio con la straordinaria attrice Manuela Mandracchia e siamo convinti di aver formato un ottimo cast Lo spettacolo ha debuttato al Virginia Theatre di Broadway il 23 gennaio 2005, a seguito di ben 55 anteprime, collezionando diverse nomination ai Tony Award, al Drama Desk Award e all’Outer Critics Circle Award dello stesso anno. Successivamente è stato presentato in tour in 30 città negli Stati Uniti, toccando anche San Diego e Washington DC, mentre altre produzioni hanno preso vita in Australia, Austria, Germania e Gran Bretagna. Pensate possa essere così amato anche da noi? Fabrizio: come detto prima, all’annuncio sui social abbiamo ricevuto molti complimenti per la scelta di questo titolo, devo dire anche oltre le nostre aspettative. Abbiamo scoperto che anche persone “insospettabili” hanno letto il libro, o comunque conoscono la storia. Io temevo risultasse una scelta dal gusto un po’ “vintage”, e forse lo è (io “sono” un po’ vintage, in effetti...) ma il tratta-

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INIZIATIVE

Con ITs ART

il palcoscenico

diventa virtuale

il progetto per la diffusione digitale rivolta a teatro, musica, cinema, danza e ogni altra forma d'arte.

I

TsART è il palcoscenico virtuale dedicato alla diffusione digitale dei contenuti artistici e culturali sull’Italia, un’innovativa occasione di contatto tra produttori e pubblico, tra artisti e spettatori, tra opere d’arte e visitatori, amplificata su scala globale. Su ITsART abitano il talento, la passione, l’intraprendenza e la creatività che da sempre caratterizzano l’Italia, sempre capaci di rinnovarsi nel rispetto di tradizioni millenarie. Un viaggio emozionante tra musei, teatri, biblioteche e aree archeologiche, in città e paesi dal fascino straordinario. Un catalogo di contenuti, disponibili in live streaming e on demand, per vivere l’arte, raccontare gli artisti, riscopri-

re le tradizioni e abbracciare la sperimentazione. ITsART apre il sipario su un ricco ecosistema artistico, museale, storico, paesaggistico e

IL SITO

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architettonico, popolato da chi produce cultura, arte e creatività, per chi vuole emozionarsi con esse. ITsART è una piattaforma promossa dal Ministero della Cultura insieme a Cassa Depositi e Prestiti per distribuire contenuti artistici e culturali in un’ottica di innovazione digitale, su scala internazionale. Il partner industriale del progetto è CHILI Spa, società selezionata per il suo know how industriale e tecnologico. Per la gestione della piattaforma è stata costituita la società ITsART Spa, controllata al 51% da CDP e al 49% da CHILI Spa. ITsART è italiana nell’anima e parla al mondo, entro la fine del 2021 sarà disponibile


di Daniele Colzani

in Europa e dal 2022 sui principali mercati internazionali con contenuti in numerose lingue. LA MISSION • Lavoriamo per diventare la principale piattaforma digitale nella distribuzione live e on demand di contenuti rappresentativi della cultura italiana • Ospitiamo tutte le espressioni culturali e le arti, dalle forme tradizionali alla sperimentazione di nuovi linguaggi, offrendo un palcoscenico progettato per emozionare il pubblico e raccontare il vasto ecosistema di storie, personalità, luoghi, saperi, territori e tradizioni che da sempre caratterizzano l’Italia • Mettiamo a disposizione di istituti, enti, artisti e fondazioni culturali una nuova opportunità di valorizzazione del proprio patrimonio attraverso le loro produzioni, ampliando le possibilità di contatto con il pubblico su scala globale • Puntiamo ad offrire il meglio della tecnologia per la fruizione e le migliori competenze di promozione dei contenuti e incoraggiamo la sostenibilità dell’impresa culturale rispettando i più elevati standard etici • Collaboriamo con enti, istituzioni, associazioni pubbliche e private, per generare una nuova consapevolezza nazionale sui temi della cultura, delle arti, della creatività e del patrimonio materiale e immateriale del nostro Paese.

tuita o a pagamento in base al contenuto selezionato; • accessibilità su Smart TV, web, smartphone, tablet; • newsletter periodica di approfondimento con contenuti personalizzati; • canali social con cui poter commentare e interagire. L'offerta per i professionisti • ampliare il proprio pubblico attraverso un nuovo canale digitale; • arrivare al pubblico affezionato e a nuovi pubblici in Italia e nel mondo con contenuti e format originali; • sperimentare nuovi linguaggi e canali, generando maggior valore culturale per le produzioni; • aggiungere elementi di sostenibilità ai propri progetti con una relazione che prevede un ritorno dei proventi da contenuti a pagamento e da pubblicità; • entrare in nuove forme di relazione col territorio, la comunità artistica, le istituzioni • integrare un servizio di ticketing e di e-commerce per la vendita di libri, opere e merchandising.

L'offerta al pubblico • iscrizione gratuita; • un palinsesto di contenuti esclusivi, in continua evoluzione, distribuiti in modalità live streaming e on demand; • possibilità di fruizione gra-

https://corporate.itsart.tv/it 35

i valori ITsART si distingue per la qualità dei propri contenuti e per le caratteristiche tecniche della propria piattaforma di distribuzione. Questi aspetti sono fondati su un insieme di valori unici che condividiamo con i nostri spettatori: • Utilità: consideriamo la cultura, le arti e il nostro patrimonio materiale e immateriale un pilastro dell’identità nazionale, utile al progresso e allo sviluppo strategico e democratico del nostro Paese • Inclusività: siamo un palcoscenico libero e aperto alla varietà dei contenuti, senza alcuna discriminazione basata su caratteristiche personali, sociali e di pensiero. Intendiamo favorire uno spazio inclusivo, basato sul reciproco rispetto e che dia opportunità al talento • Eterogeneità: diamo forma ad uno spazio multidisciplinare dando vita ad un palcoscenico virtuale aperto a tradizione e sperimentazione, a presente e futuro • Equità: sosteniamo concretamente il settore riconoscendo il giusto ritorno alla filiera dell’industria culturale e artistica. • RS


INIZIATIVE

Quando i camerini

sono i veri protagonisti

Il progetto ha visto 17 prestigiose firme della progettazione di interni lavorare sui camerini degli artisti

I

l teatro Arcimboldi sta subendo un rinnovamento molto accattivante, grazie al progetto Vietato l’ingresso proposto dal TAM Teatro Arcimboldi: un evento che si è unito anche alla Milano Design Week dei camerini al pubblico dal 4 al 10 settembre che ha portato all’apertura dei camerini al pubblico dal 4 al 10 settembre Vietato l’Ingresso, il progetto unico e originale del TAM Teatro Arcimboldi, curato da Giulia Pellegrino, ha visto 17 prestigiose firme del mondo della progettazione di interni lavorare al tema ‘camerino del teatro’, con lo scopo di ridisegnare questi scrigni che abitualmente solo gli artisti possono aprire. Per sette giorni le luci della ribalta hanno illuminato il dietro le quinte dello spettacolo regalando al pubblico l’occasione unica di accedere per la prima volta in un luogo dove normalmente è vietato l’ingresso. Le lunghe file per accedere al

IL video

Inquadra il QRcode e guarda il trailer di Vietato l'ingresso

TAM, anche alla serata inaugurale del 6 settembre, dimostrano l’affetto per il teatro della Bicocca e la genuina curiosità per questo progetto innovativo, che ha visto la partecipazione a titolo gratuito di oltre 200 aziende italiane di design, che hanno sostenuto la riapertura del teatro mettendo a disposizione i propri pezzi iconici e le proprie risorse. Un piccolo miracolo milanese, un grande gesto di solidarietà dove l’eccellenza del design e dello spettacolo si sono unite un’inedita operazione per la cultura, imponendo un senso di comunità che aiuta il teatro a

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ripartire regalando agli artisti e alla città nuove emozioni. Grande attenzione anche da parte della stampa che ha definito Vietato l’Ingresso “uno dei progetti più originali del Fuorisalone”. è stato pensato durante i difficili mesi di lockdown da Giulia Pellegrino (curatore) e da Marzia Ginocchio (direttore generale del TAM) e nei mesi successivi ha visto aderire con grande entusiasmo diciassette studi di progettazione che hanno firmato il restyling dei camerini, due studi di progettazione (fuori concorso) che si sono presi in carico la riprogettazione del corridoio e dei


di Silvia Arosio

bagni comuni e ben oltre 200 partner tecnici, aziende e maestranze grazie ai quali i lavori non hanno avuto alcun impatto sull’economia del teatro. Per raccontare tutte le interessanti fasi di making of del progetto, Hovo Faber - Design Experience Studio specializzato nella creazione di progetti di comunicazione immersivi e

multimediali, ha creato un interessante documentario, ricco di curiosità, visibile inquadrando il qrcode presente nella pagina a fianco. Con la ripresa dell’attività di spettacolo, sarà possibile accedere ai camerini e visitarli da vicino grazie al nuovissimo virtual tour disponibile al sito www.vietatolingresso.it.

IL SITO

Inquadra il QRcode e accedi al Virtual Tour dei camerini Vietato l’Ingresso è un esempio unico di sinergia fra il mondo del design con le sue sfaccettature e sensibilità e il colorato e vivace mondo dello spettacolo. I camerini così restaurati resteranno ovviamente a disposizione del Teatro e degli artisti che ci entreranno. Grande attesa per giovedì 30 settembre quando la direzione del teatro proclamerà lo studio vincitore che si aggiudicherà, come premio finale, l’incarico di ristrutturazione del Camerino Muti, il camerino a piano palco dedicato al celebre Maestro d'orchestra che per primo l’ha inaugurato all'apertura del teatro nel 2002

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la proclamazione del vincitore Serata di gala il 30 settembre al TAM Teatro Arcimboldi Milano per la proclamazione del vincitore di Vietato l’Ingresso, il progetto curato da Giulia Pellegrino, con cui sono stati ridisegnati i 17 camerini del teatro da altrettanti prestigiosi progettisti della scena milanese, grazie all’aiuto di oltre 200 aziende italiane di design, che hanno messo a disposizione i propri pezzi iconici e le proprie risorse a titolo gratuito. Al progetto hanno collaborato anche due studi di progettazione (fuori concorso) che si sono presi in carico la riprogettazione del corridoio e dei bagni comuni. Il pubblico del TAM, che ha visitato i camerini durante il Salone del mobile, ha scelto il proprio camerino preferito sul sito del teatro dal 4 al 27 settembre: in oltre 7.000 hanno votato decretando il camerino vincitore. Lo studio che si è classificato al primo posto e che ha ottenuto l’incarico di riprogettazione del Camerino Muti a piano palco e dedicato al celebre Maestro d’orchestra che per primo l’ha inaugurato all’apertura del teatro nel 2002, è lo studio “Calvi Ceschia Viganò Architetti Associati” con il camerino intitolato Diorama. Vietato l’Ingresso è un piccolo miracolo milanese nato e cresciuto in pochi mesi e che si è trasformato in un progetto unico e originale come testimoniano i numeri riportati nel box.

Il camerino Diorama

un po' di numeri • 9 studi di progettazione • oltre 50 progettisti • 206 aziende partner • 10.000 visitatori • 7.551 voti di preferenza • oltre 3500 cataloghi distribuiti • 1000 mq di pitturazione • 400 mt di cavi elettrici • 60 mt di tracce • 150 mq di tende • 380 corpi illuminanti • 220 fra placche e interruttori • 17 vasi per i fiori • 16 docce • 20 lavandini • 18 maniglie tutte diverse • oltre 1800 litri d’acqua bevuti durante il cantiere

• 350 tra artigiani, elettricisti, posatori e muratori

• 89 giorni di cantiere • 0 cose smarrite diorama, il camerino che contiene un mondo! Ecco le parole dei vincitori Calvi Ceschia Viganò Architetti Associati; "Mentre il teatro,

Calvi Ceschia Vigano Architetti Associati

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commedia o tragedia che sia, è un rito comunitario, il camerino è un luogo privato, nel quale è “vietato entrare”. Abbiamo immaginato gli artisti, abituati a mostrarsi in pubblico, che nel camerino si possono permettere ogni cosa, provare e sbagliare, ridere e piangere, avendo come solo testimone la propria immagine riflessa nello specchio. Abbiamo perciò immaginato un luogo intimo e silenzioso, fatto di materiali domestici e accoglienti. Il camerino ha una forma perfetta come solo un cerchio può essere, ma si deforma con angoli e nicchie colorate dove trovano spazio lo specchio e le luci per il trucco. L’ambiente circolare è racchiuso da una boiserie in legno di cedro caratterizzata da una plissettatura concava che crea effetti chiaroscurali. Il corridoio d’ingresso impreziosito da un vaso in vetro di Murano svela solo all’ultimo lo spazio del camerino. Il pavimento è un tappeto in lana blu che riveste anche pareti e divano fino ai piani per il trucco, conferendo morbidezza e comfort acustico. Immaginiamo gli artisti vivere in questi spazi la realtà sognante di un “diorama”, un paesaggio in miniatura, in cui ognuno si possa sentire accolto e accudito nella propria intimità". • RS


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teatri & CO.

Teatro

Manzoni:

gli abbonati stanno tornando IL Direttore Artistico Alessandro Arnone è felice nell'annunciare come il pubblico stia rispondendo con fiducia alle numerose proposte dei vari cartelloni e proposte di abbonamento della sala milanese

U

n emozionato Alessandro Arnone è salito di nuovo sul palco del teatro Manzoni di Milano per presentare la Stagione del teatro, che viene considerato il salotto di Milano. Lo slogan del Cartellone è Io vado al Manzoni e se il Direttore ha voglia di ricominciare anche il pubblico sta rispondendo bene: gli abbonati sono già più di 1600 gli abbonati confermati. Ci sono stati 240 giorni di spettacolo cancellati, ma ora si riparte, nella speranza che il governo approvi il passaggio al 100% della capienza delle sale. Se il sipario si è riaperto il 29 e 30 settembre con Il sistema, uno spettacolo di Edoardo Sylos Labini tratto dall’omonimo libro di Alessandro Sallusti e Luca Palamara, si proseguirà poi sempre con la

IL SITO

Inquadra il QRcode e accedi al sito del Teatro Manzoni

vecchia suddivisione in cui, cui oltre alla prosa, viene dato spazio al cabaret e la musica, ma anche ad incontri con autori e rappresentanti dell’arte e della cultura, senza dimenticare l’attenzione verso bambini e ragazzi. Solo per parlare della prosa, si proseguirà con la commedia scritta e diretta da Gabriele Pignotta Scusa sono in riunione… Ti posso richiamare? (dal 10 dicembre al 2 gennaio 2022): in scena Vanessa Incontrada e Gabriele Pignotta. Alessio Boni e Sara Yilmaz saranno i protagonisti di Don Chisciotte (dal 18 al 30 gennaio 2022), mentre dall’8 al 20 febbraio 2022 sarò di scena la

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prima versione teatrale del film di Mario Monicelli del 1958. Lo Stabile del Friuli porta sul palco la storica opera di Pirandello Enrico V, con la regia di Luca de Fusco e l'interpretazione di Eros Pagni (dal 22 al 6 marzo 2022), mentre al Manzoni arriva anche Ferzan Ozpetek, con la sua prima regia teatrale Mine vaganti (dall’8 al 22 marzo 2022). A seguire, Se devi dire una bugia dilla grossa (dal 29 marzo al 10 aprile 2022), con Paola Quattrini per la terza volta durante la sua carriera nelle vesti di Natalia, la moglie dell’onorevole. Torna anche Corrado Tedeschi, con Martina Colombari,


di Silvia Arosio Gabriele Pignotta e Vanessa Incontrada in Scusa sono in riunione… Ti posso richiamare?

diretti dal regista Marco Rampoldi, protagonisti di Montagne Russe (dal 3 al 15 maggio 2022), commedia francese di Eric Assous, vincitrice di due Prix Molière. La stagione di prosa si chiude con lo spettacolo Napoletano? Famme nà pizza, diretto e interpretato da Vincenzo Salemme e tratto dal suo libro uscito nel mese Ricordiamo anche la Rassegna Cabaret con i suoi 7 spet-

tacoli e Gli Extra, il cartellone del Teatro Manzoni che ormai da anni ospita musica, danza, magie a e altri spettacoli che non possono essere catalogati ed inseriti nelle classiche rassegne. Infine, segnaliamo Family, nato per attritare il pubblico più giovane. Ecco il cartellone completo degli spettacoli per bambini e ragazzi: Il Gruffalò (2 e 3 ottobre 2021), Non è colFerzan Ozpetek e le sue Mine vaganti

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pa della cicogna (16 ottobre 2021), La Famiglia Transylvania 1 e 2 (30 ottobre 2021), Biancaneve e i 7 (?) nani (6 novembre 2021), Cappuccetto Rosso (27 novembre 2021), La meravigliosa favola del Grinch e di Natale (22 gennaio 2022), Racconto di Natale (19 dicembre 2021 ), I tre porcellini (9 gennaio 2022), Alice nel paese delle meraviglie (22 gennaio 2022), Il gatto con gli stivali (12 febbraio 2022), Avengers e le principesse (26 febbraio 2022), Il lupo e i sette capretti (12 marzo 2022) e Cenerentola (26 marzo 2022). I biglietti per gli spettacoli della stagione 2021/2022 del Teatro Manzoni sono in vendita a prezzi che variano dai 15,50 ai 40 euro (+ diritti di prevendita); fino al 18 ottobre 2021 si possono inoltre acquistare gli abbonamenti alla stagione di prosa a partire da 180 euro. I biglietti per la rassegna Family hanno invece prezzi variabili tra i 4,50 e i 16,50 euro (+ diritti di prevendita). Per ulteriori informazioni consultare il sito del Teatro Manzoni o contattare direttamente la biglietteria telefonando al numero 02-76.36.901. • RS


IN SCENA

Biancaneve e i sette nani

sul palco degli Arcimboldi l'Accademia Ucraina di Balletto è l'unica in Italia a detenere i diritti originali di questo classico ma fiaba dei Fratelli Grimm. Gli animali del bosco, i fiori e le piante prenderanno vita e porteranno il pubblico nel magico mondo di Biancaneve, mentre i sette buffi nani saranno protagonisti di momenti di grande divertimento e risate.

BIANCANEVE E I SETTE NANI

• Domenica 24 ottobre

ore 11.00 - ore 16.00 TAM Teatro Arcimboldi Milano Viale dell’Innovazione 20 – Milano • Biglietti su www.ticketone.it e www.teatroarcimboldi.it

Le appassionanti note musicali e i vivaci e colorati costumi completeranno questo classico del balletto che saprà affascinare tutti gli spettatori in sala. Sempre presente nelle stagioni dei teatri dell’est e forse meno conosciuto in Europa, Biancaneve è stato messo in scena per la prima volta in Italia nella stagione 2016/2017 proprio al Teatro Arcimboldi, dagli allievi dell’Accademia Ucraina di Balletto, unica in Italia a detenerne i diritti originali. Quest’anno torna a gran-

© Foto di Ferdinando Cunsolo e Valerio Marchetti

L'

Accademia Ucraina di Balletto torna al TAM Teatro Arcimboldi Milano per un appuntamento d’eccezione: Biancaneve e i sette nani, balletto di repertorio classico che ha già registrato il sold out per due anni di fila. Realizzato per la prima volta in questa versione al teatro dell’Opera di Kiev nel 1975, lo spettacolo è una produzione dedicata alle famiglie con l’obiettivo di avvicinare i più piccoli al mondo del teatro e della danza attraverso la famosissima e amatissi-

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Pubbliredazionale

IL VIDEO

Inquadra il QRcode e guarda il video di Biancaneve e i 7 nani dell'Accademia Ucraina di Balletto de richiesta e vedrà nel ruolo di Biancaneve e del Principe rispettivamente Tatiana e Nicolai Nazarchevici, primi ballerini del Teatro dell’Opera della Moldavia. Con le musiche di Bogdan Pavlovsky e le coreografie originali di Genrich Maiorov, il pubblico sarà proiettato nella magia di una storia

senza tempo che ha fatto parte dell’infanzia di ognuno di noi, ma anche dei nostri bambini. Anche gli amanti del balletto si lasceranno conquistare da uno spettacolo nel quale non mancheranno tecnica, virtuo-

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sismi, scenografie e costumi di altissimo livello. Un imperdibile appuntamento sulle punte, una fiaba senza tempo per grandi e piccini da vivere insieme all’Accademia Ucraina di Balletto. • RS


ATTUALITà

di Daniele Colzani

Tor na il p rog et to Poltrone Rosse

LEXUS E UNITA - UNIONE NAZIONALE INTERPRETI TEATRO E AUDIOVISIVO, insieme A SOSTEGNO DEGLI INTERPRETI DEL SETTORE DELLO SPETTACOLO

I

Il forte legame di Lexus con il mondo del cinema si rinforza ulteriormente con il progetto Poltrone Rosse, promosso insieme ad UNITA-Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo, per creare un fondo a sostegno degli interpreti dello spettacolo, settore particolarmente colpito dalle restrizioni e limitazioni legate all’emergenza sanitaria. Il fondo darà supporto in particolare alle donne in gravidanza, per dare garanzie e tutele alle interpreti durante questo delicato periodo della vita. Poltrone Rosse è un evento itinerante che vedrà ricreata nelle piazze di 5 città italiane una fila di poltrone come al cinema dove attori, volti noti ma anche semplici appassionati potranno sedersi per raccontare la propria passione per il grande schermo, aneddoti e curiosità che possano simboleggiare il ruolo e l’importanza del cinema nella vita

IL SITO

Inquadra il QRcode e accedi alle iniziative Lexus per il cinema

e nella crescita di ogni persona. Come in tutti i cinema, per sedersi sulle “Poltrone Rosse” occorre acquistare un biglietto, il cui incasso andrà a sostenere il fondo istituito presso UNITA a favore delle interpreti durante il periodo della gravidanza. Poltrone Rosse "è una delle dimostrazioni più concrete di quanto Lexus voglia essere vicino al mondo dello spettacolo, intervenendo direttamente a sostegno degli interpreti e in particolare delle interpreti in un momento bellissimo ma allo stesso tempo complesso della loro vita” ha dichiarato Maurizio Perinetti, Direttore Lexus Italia. La garanzia di far vivere esperienze uniche, di suscitare emozioni sempre nuove, di scatenare passioni, sono infatti solo alcuni dei valori che uniscono il mondo del cinema e Lexus.

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Che sia un film d’autore o un’auto Lexus, la maestria artigianale nel realizzare l’opera, la massima cura di ogni dettaglio e soprattutto l’attenzione posta alla centralità della persona sono gli ingredienti essenziali per riuscire a trasmettere emozioni autentiche, uniche, memorabili. Da qui l'intervento di Lexus, per riaccendere le emozioni che il cinema riesce a regalare insieme a tutti coloro che hanno a cuore la settima arte e gli interpreti che la animano. Dopo la prima tappa del 2225 luglio a Milano, Poltrone Rosse è andata in scena dal 31 luglio-1° agosto a Torino, poi al Lido di Venezia durante i giorni della Biennale Cinema 2021. per proseguire con Napoli (1819 settembre) e concludersi a Roma ad ottobre in occasione della Festa del Cinema. • RS


TUTTO MONDO Il nuovo album di figurine racconta la grande Bellezza del mondo attraverso l’Arte. Un fantastico viaggio alla scoperta dei capolavori realizzati da artisti di tutto il mondo, per raccontare le tradizioni, i miti e le leggende delle grandi civiltà, scoprendo come differenti culture hanno risposto alle grandi domande dell’uomo. 45 IN EDICOLA e su www.artonauti.it


Festival

Play With Food 10, la Scena del Cibo

© Luca Del Pia

A TORINO è tutto pronto per la decima edizione del primo festival di teatro interamente dedicato al cibo

Sinisi Elsinor La grande abbuffata

A

Torino, da sabato 2 a domenica 10 ottobre 2020, è in programma la decima edizione di Play with Food – La scena del cibo, in Italia il primo e unico festival teatrale interamente dedicato al cibo e alla convivialità, con la direzione artistica di Davide Barbato. Il festival sarò preceduto da un’anteprima in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema. Martedì 21 settembre alle 21, al Cinema Massimo, la versione restaurata in lingua originale de di Marco Ferreri che anticipa uno degli spettacoli più attesi del festival, in programma lunedì 4 ottobre alla Casa del Teatro ragazzi e giovani: la prima versione teatrale italiana del celebre film-scandalo del 1973, con la regia di Michele Sinisi e l’interpretazione, tra gli altri, di Ninni Bruschetta e

Stefano Braschi. Introdurranno la proiezione Giulia Carluccio e Stefano Francia di Celle in dialogo con Michele Sinisi, Stefano Braschi e Gianluca Balestra. Il festival è nato nel 2010 da un’idea di Davide Barbato per i Cuochivolanti, creato da Davide Barbato e Chiara Cardea (che lo ha co-diretto fino a marzo 2019), e organizzato da Associazione Cuochilab.

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L’annuncio della decima edizione è accompagnato dal recente riconoscimento dal parte del Ministero della Cultura, che sosterrà il festival attraverso il Fondo Unico per lo Spettacolo 2021: una conferma importante per la rilevanza artistica di Play with Food nel contesto dei festival di teatro italiani. Sovvertendo ironicamente il proverbiale monito, il festival accoglie anche quest’anno, artiste e artisti performativi capaci di “giocare” con il cibo, facendone emergere significati e valori inaspettati e sorprendenti. La decima edizione sarà un viaggio ricco di sorprese, incontri straordinari e numeri importanti, tra spettacoli, momenti conviviali ed eventi speciali: ben 10 giorni di programmazione, 13 compagnie e 21 appuntamenti dislocati in


di Daniele Colzani

Inquadra il QRcode e visita il sito di Play With Food 10 tutta la città, con 7 prime assolute, 1 prima nazionale e 4 prime regionali. Per la prima volta al festival, 2 compagnie straniere. Un programma ampio e variegato, costruito anche grazie alle ben 138 candidature delle compagnie che hanno presentato i propri progetti all’open call di gennaio 2021. Nel pantagruelico cartellone: Cuocolo/Bosetti con una performance ispirata a un racconto di Alice Munro, Fabio Castello con un’immersione nei boschi e nei sapori della collina torinese, Batisfera Teatro e il suo mini-kolossal da tavolo recitato da

un esercito di orsetti gommosi, Collettivo L’Amalgama con le sue interviste sul concetto di indispensabile, Giulia Cerruti con un nuovo esilarante monologo, e ancora il nuovo lavoro de La Ribalta, lo spettacolo per i più piccoli proposto da Roberta Calia a Casa Fools, le cene-spettacolo di Alessandro Sesti e Bartolini/ Baronio e il già citato La grande abbuffata. Ospiti dall’estero saranno Vita Malahova (Lettonia e Svizzera) con il suo Manifesto della panificatrice, e il collettivo italo/inglese state of the [art], che presenterà in prima assoluta un evento immersivo davvero sorprendente. Non mancherà una nuova produzione targata Play with Food e Torino Fringe Festival, in collaborazione con Crack Rivista: Il talismano della felicità di Collettivo LunAzione. Torna anche l’immancabile Cinecolazione della domenica mattina, appuntamento imperdibile per gli affezionati del festival. Un evento speciale sarà programmato in collaborazione con Utopian Hours, il festival di city imaging organizzato da Torinostratosferica. Completano il programma momenti di formazione

sulle arti performative e tavoli di lavoro in collaborazione con C.Ar.Pe., il Coordinamento delle Arti Performative di Torino. Come sempre gli spettacoli saranno accompagnati da momenti conviviali realizzati con la collaborazione dei Maestri del Gusto Torino e Provincia 2021-2022 e dei food sponsor del festival, il “cuore culinario” di Play with Food: Agrisalumeria Luiset, Agribiscotto, Birrificio San Michele, Camellia, Cuochivolanti, Green Italy, la Masera, Macelleria Gadaleta, Osteria Enoteca Rabezzana, Pastificio Bolognese, Ristorante San Giors. Per il quarto anno consecutivo, si conferma main sponsor del festival Pastiglie Leone. Hospitality partner Tomato Backpackers Hotel e Welcome Home. Mediapartner Radio Energy. Una partnership speciale legherà Play with Food ad INCANTI – rassegna internazionale di teatro di figura (Torino, 1-7 ottobre 2021): eventi co-programmati, condivisione di spazi e di azioni promozionali per ottimizzare risorse e scambiare idee e competenze. • RS

© Sabina Murru

IL SITO

Batisfera Teatro - La grande guerra degli orsetti gommosi

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SCUOLE & C.

di Daniele Colzani

A Roma, con Limelight, si

"accende" il lighting design nella capitale nasce la prima scuola Di illuminotecnica e lighting design

A

Roma nasce Limelight, la prima scuola della Capitale specializzata nella formazione di personale tecnico nel campo del lighting design e dell’illuminotecnica. Fondata da Francesca Zerilli (direttrice) e Angelica Ferraù (vicedirettrice), Limelight ha la sua sede principale all’interno del Teatro-Biblioteca Quarticciolo, uno spazio nato dal recupero e dalla trasformazione di un ex mercato di quartiere nel Municipio Roma V. La struttura ospita un teatro, una biblioteca, un’area espositiva, uno spazio ristoro e da ottobre 2021 la sua polifunzionalità è arricchita dalla presenza di Limelight. La scuola nasce per offrire un percorso formativo unitario, ben strutturato e professionalizzante ad allievi e allieve che vogliono apprendere il mestiere di tecnico luci e light designer per lavorare nel settore dello spettacolo dal vivo. Limelight offre un percorso biennale composto da più di 800 ore di lezione e oltre 400

ore di stage presso strutture convenzionate. Il corpo docenti di Limelight è altamente qualificato ed è formato da professionisti provenienti dal comparto live show nazionale ed internazionale, in grado di offrire la migliore formazione teorico-pratica e laboratoriale per preparare gli allievi ad affrontare il mondo del lavoro in Italia e all’estero. Tra i nomi di punta figurano Luigi Biondi, Camilla Piccioni, Luigi Grenna, Daniele Davino, Andrea Rocchi, Gianni Staropoli, Fabiana Piccioli. L’offerta formativa - che oltre al corso biennale si articola in

masterclass, seminari e corsi brevi propedeutici - punta strategicamente sulle alleanze con teatri e festival distribuiti su tutto il territorio nazionale. Grazie a questa fitta rete di partner la scuola garantisce agli studenti un accesso facilitato al mondo del lavoro. Limelight si avvale nel suo primo anno del supporto dell’Assessorato Lavoro e nuovi diritti, Scuola Formazione, politiche per la ricostruzione e Personale della Regione Lazio attraverso l’attuazione del Programma operativo della Regione Lazio fondo Sociale Europeo Programmazione 2014-2020. • RS

IL SITO

Francesca Zerilli e Angelica Ferrù

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Frida – Viva La Vida

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PROGETTI

Pino Carbone racconta il

Bodycode System

la carriera di ballerino prima e di insegnante poi gli hanno permesso di perfezionare questo metodo

D

opo una carriera internazionale come ballerino classico, a seguito di un infortunio, Pino Carbone interrompe la professione e inizia un percorso di ricerca, sperimentazione e riabilitazione, anche su sè stesso. Dal 1986 si occupa di postura, prevenzione agli infortuni, rieducazione motoria e del benessere della persona. La sua profonda esperienza del corpo umano maturata durante gli studi di danza e la professione hanno contribuito alla nascita del Bodycode System. Nel 1996 fonda a Firenze la Scuola di Formazione Professionale dove insegna il metodo e il corretto impiego delle attrezzature da lui inventate. Stimato

a livello internazionale, è coach e terapista di rinomati ballerini e atleti tra i quali Roberto Bolle e Paul Solon. Pino è spesso ospite in Centri per la cura della persona, Accademie e prestigiose Scuole di Danza come il Boston Ballet School, la Scuola del Balletto Nazionale Cinese, la English National Ballet School, la TANZ Akademie Zurich. Premiato nel 2004 al Salon International des Inventions di Ginevra è dal 2017 docente presso l’Università Foro italico di Roma nella Facoltà di Scienze Motorie dove insegna Rieducazione posturale secondo il metodo Bodycode. Pino come ti sei avvicinato alla danza, con chi hai studia-

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to e com'è nato l'amore per la danza e per il corpo? Sin da piccolo sono stato ispirato nel vedere mio zio (omonimo) esercitarsi durante le vacanze estive che trascorreva ogni anno da noi essendo mio padre il fratello maggiore. Mio zio, Giuseppe Carbone, è stato un primo ballerino e ha svolto la carriera artistica prevalentemente in Germania e successivamente è stato direttore dell’Opera di Bon, compagnia nella quale ha ricoperto il ruolo di primo ballerino per molti anni passando inseguito a dirigere diverse importanti compagnie quali il Cullberg Ballet, la Scala di Milano, l’Opera di Roma, l’Arena di Verona, etc...


di Christine Grimandi

Le foto di scena che inviava durante l’anno ai miei genitori e ai nonni alimentavano la mia curiosità e l’amore per la danza. Ho iniziato gli studi di danza relativamente grande, a 13 anni, fino a quel momento mi ero dedicato all’atletica leggera che svolgevo con molta passione. Ho iniziato gli studi in una scuola di provincia, sotto la guida di un ottimo maestro allora primo ballerino del Teatro San Carlo di Napoli, il Maestro Lino Vacca. L’interesse per il corpo umano l’ho sempre avuto sin da piccolo

e con gli anni è andato via via crescendo. C'è stato un insegnante, un mentore che ti ha ispirato artisticamente? Si, mio zio mi ha ispirato artisticamente ma l’insegnante che ho apprezzato particolarmente è stato Gerard Sibrit, un grande maestro australiano già primo ballerino dell’Australian Ballet.

IL SITO

Inquadra il QRcode e accedi al sito di Bodycode System 51

Chi frequenta il tuo Centro a Firenze e le tue lezioni? Allievi, professionisti, persone con problematiche motorie e i trainer Bodycode System. Negli anni hai sviluppato un metodo. Puoi parlarcene? Il Bodycode System è nato come metodo per la riabilitazione dei ballerini infortunati, ma è diventato un prezioso strumento per il benessere psico-fisico di tutte le persone. Grazie alla valutazione e la correzione degli schemi motori, permette di agire sulla totalità della struttura corporea, ribilanciandola e armonizzandola. Il metodo si basa sull’apprendimento di peculiari concetti kinetici, sulla conoscenza del sistema osteo-articolare, sulle leggi della biomeccanica e sugli effetti provocati dallo stato emotivo sulla struttura. Questo metodo è formato da sei innovativi approcci psico-motori indipendenti fra loro, ognuno dei quali è praticabile con uno specifico attrezzo, ideato e brevettato da me, progettato per eseguire al meglio i movimenti. La filosofia del Bodycode System non riguarda esclusivamente il movimento, la salute e la bellezza, ma è un percorso


che invita, stimola e accompagna a esplorare i luoghi preziosi dell’anima. Esattamente. Tutto ciò che è nascosto ha molto da svelarci se ci concediamo la possibilità di ascoltare. Noi eliminiamo le rigidità del pensiero attraverso il corpo, raggiungendo nuovamente una confidenza con la nostra vita. Il nostro corpo è il migliore strumento per vivere la spiritualità. Non si può argomentare sulla trascendenza, è necessario sentirla agire dentro ogni gesto che il nostro “corpo-altare” produce. Ecco perchè il Bodycode pone molta attenzione nel ripristinare l’equilibrio, il bilanciamento, la percezione della geometria corporea e la connessione con tutto il corpo. Riportare idealmente le persone nelle condizioni fisiche ottimali per poter danzare significa ricondurre tutti ad abitare il proprio corpo con serenità, perchè “la danza accarezza il cuore e nutre lo spirito”. Riprendo le tue parole: “Il corpo umano è il posto ideale in cui trascorrere la nostra vita”. Che tipo di persone sono gli istruttori che formi e abiliti al sistema Bodycode System? Sono meticolosi professionisti, che applicano costantemente la filosofia del metodo e hanno

compreso che modificare lo stile di vita è l’unico modo per ripristinare un buono stato di saluto per vivere un sereno e armonioso rapporto con il proprio corpo. Il metodo è intriso in ogni suo gesto, vite, ingranaggio, asse e idea di questo insegnamento che la natura mostra a tutti con estrema facilità, se solo avessimo la prontezza di spirito per afferrarlo e farlo nostro. La tua nuova pubblicazione Il codice del corpo - La filosofia del bodycode, a chi si rivolge, cosa tratta nello specifico e dove è possibile trovarla? Il libro si rivolge a chiunque è interessato al benessere della persona e al mondo della salute, in particolar modo ai giovani operatori del settore: fisioterapisti, trainer, insegnanti di pilates, gyrotonic, etc... Attraverso dei racconti di vita vissuta vuole focalizzare l’attenzione su un approccio diverso, una metodologia che va oltre la tecnica e fonda le sue radici su una peculiare filosofia di pensiero. Il libro edito dalla casa editrice Albatros è disponibile nelle principali librerie e negli store online come Feltrinelli, IBS e Amazon. • RS

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Riflettori su...

MAGAZINE DI CULTURA E SPETTACOLO

I nostri

contributors

CHRISTINE GRIMANDI PRODUCTION ORGANIZATION AND CASTING DIRECTOR

SIMON LEE

MAURIZIO TAMELLINI

MUSIC SUPERVISOR E DIRETTORE D’ORCHESTRA

DIRETTORE ARTISTICO FESTIVAL DEI 2 MARI DI SESTRI LEVANTE

AGNESE OMODEI SALÉ COREOGRAFA E DIRETTRICE BALLETTO DI MILANO

FEDERICO VERATTI

STAY TUNED...

COSTUMISTA E COREOGRAFO

UN NUOVO PROFESSIONISTA DELLA FOTOGRAFIA...

ANGELA VALENTINO MAKE UP ARTIST

FILIPPO SORCINELLI

ANTONELLO RISATI

ARTISTA, SARTO, E CREATORE DI PROFUMI

Quotidiano on line www.silviaarosio.com

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Digital Edition 53 www.issuu.com/silviaarosio

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INTERVISTA

La vita artistica di

Christine Grimandi

INTERVISTA "A CUORE APERTO" alla nostra collaboratrice che ripercorre a ritroso la sua carriera... con tanti ricordi

C

hristine Grimandi da parecchio tempo collabora con questa rivista, portando interviste ad artisti e personaggi importanti, prima tra tutti Simon Lee, con cui ha collaborato nella sua carriera. Sì, perchè Christine non è una giornalista, anche se scrive molto bene, ma un’attrice, ballerina e coach che da sempre vive intensamente questo mestiere, e lo fa senza limitarsi e sempre pronta ad apprendere e passare quello che ha appreso. Ho pensato quindi di dare spazio a lei, per raccontare il mondo del teatro e del musical, da chi lo fa da sempre, non solo in Italia, ma anche all’estero. Ci dice Christine: “Dopo tante perplessità, ho deciso di aprire il mio cuore, esplorando la mia vita in un viaggio a ritroso. Scriverò degli Episodi e parlerò degli artisti, degli incontri importanti, di colleghi e amici che per svariati motivi hanno contribuito a modificare il mio penSandra Olgiati

siero, il mio comportamento e la mia crescita artistica professionale. Scriverò la mia verità raccontando aneddoti, riflessioni e curiosità. Potrete commentare, replicare e siete invitati a scrivere le vostre riflessioni con una lettera aperta al giornale. Buona lettura!” La scoperta del teatro e l’inizio della passione: quando hai capito di volere fare questo mestiere? Ho iniziato a frequentare le lezioni di danza all’Accademia Antoniano di Bologna diretta da Sandra Olgiati, prima ballerina della Scala di Milano. Non perdevo una lezione. Un giorno arrivò in sala il regista Beppe Menegatti e il coreografo Loris Gai. Insieme a Sandra guardarono la lezione e alla fine mi avvicinarono chiedendomi di poter parlare con un genitore. Il mio papà mi accompagnava a tutte le lezioni di danza con la sua mitica Vespa 125 grigio/ azzurra e mi aspettava nella sala d’aspetto. Beppe e Loris parlarono con lui e così iniziò il mio sogno. Era il 1971. Stavano provando al Teatro Comunale di Bologna le nuove Produzioni di Pulcinella e de Il Bacio della Fata di Igor Fedor Stravinskij. Iniziai immediatamente le prove in teatro. Beppe, in sala prova, mi tirava la sua scarpa: io la raccoglievo per continuare a fingere di avere un paio di Ice Skates tra

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Christine Grimandi

le braccia. Carla Fracci, scomparsa pochi mesi fa, ballava seguendo le indicazioni di Loris e io, affascinata, la guardavo esercitarsi per ore ed ore. Il debutto nell’inverno del 1971 al Teatro Comunale di Bologna e poi la mia prima Tournèe nazionale. Carla era il mio mito: ogni giorno mi recavo nel suo camerino. Decine e decine di scarpette da punta sparse sul pavimento. Un giorno ne raccolse una da terra, prese una penna, l’autografò e me la regalò. Diverse notti ho dormito con la sua scarpetta accanto a me sul comodino. Com’era Carla Fracci? Carla era dolcissima e la ricordo spesso con ammirazione infinita. Trovava sempre il tempo per una parola, un sorriso e non si è mai risparmiata per portare il messaggio della cultura e della danza in tutte le manifestazioni


di Silvia Arosio

in cui l’hanno invitata. Mi ripeteva spesso: “Ricorda, la danza è fatica, sudore, dedizione e tanto amore”. Il suo partner sul palcoscenico era Amedeo Amodio, un danzatore schivo e introverso che non mi ha mai rivolto uno sguardo. Tra gli interpreti ricordo anche la bellissima ballerina Mireille Negre. Amedeo Amodio si diploma all’Accademia della Scala di Milano. Entra a far parte del corpo di ballo della Scala di Milano, ma all’età di 22 anni sceglie di dedicarsi alla danza moderna. Lo ricordiamo danzatore accanto a Carla Fracci in diverse produzioni. Ha coreografato film di Fred Astaire, ha collaborato con la regista Liliana Cavani creando bellissime coreografie, ha diretto i corpi di ballo dell’Opera di Roma e del Teatro Massimo di Palermo e nel 1979 è stato uno dei fondatori e primo Direttore Artistico dell’Aterballetto. Mireille Negre all’età di 22 anni diventa prima ballerina all’Opera di Parigi. Ha lavorato con i più grandi artisti della danza: con Dominique Khalfouni, Noëlla Pontois, Wilfride Piollet, Ghislaine Thesmar, Claude Bessy, Michaël Denard e Rudolf Nureyev. All’età di 28 anni entrò in convento a Limoges e divenne monaca carmelitana. Loris Gai debutta a 21 anni alla Scala di Milano danzando nella Sagra della Primavera di Igor’ Fëdorovic Stravinskij. Nel 1963 inizia a lavorare per Carla Fracci e crea oltre 40 coreografie danzando, a volte, accanto a lei. Loris ci ha lasciato nel 2002. Beppe Menegatti, 91 anni, iniziò la sua carriera negli anni Cinquanta, come aiuto regia di Luchino Visconti. Diventò collaboratore di Eduardo

Christine Grimandi in scena con Carla Fracci

De Filippo e Vittorio De Sica, ma è stato l’uomo di Carla Fracci, il suo pigmalione. Per lei ha creato tanti personaggi e spettacoli. Si sposarono nel 1964 e nel 1969 nacque Francesco. Anna Bandettini, giornalista del quotidiano Repubblica, ha raccolto le parole Beppe, poco dopo la scomparsa di Carla: “Vorrei dire tante cose, perchè è una vita insieme, dal 1953 a oggi che ci si conosceva, abbiamo fatto tante cose, un figlio meraviglioso che è qui con me e presto arriveranno anche i nipoti da Roma, ma è troppo triste. Troppo”. Scosso, svuotato, ma commosso, senza la sua Carla, Me-

negatti confessa: “Ho chiuso il mio telefono perchè non resisto emotivamente, ci stanno chiamando da tutto il mondo, dal Sudafrica al Giappone, da New York a Londra. Una cascata di amore che viene riversato su Carla da questa grande famiglia teatrale internazionale a cui sono grato”. Ricordi qualche aneddoto dei tuoi inizi? Frequentavo le elementari e mio padre mi seguiva ogni singolo giorno accompagnandomi alle prove al Teatro Comunale di Bologna e mi è stato accanto in tutte le date della Tournèe. Terminata la scuola, raggiungevamo la Compagnia viaggiando in treno. Dopo lo spettacolo ero euforica. Con mio padre salivamo sul taxi per recarci alla stazione ferroviaria e molto spesso, durante il tragitto di ritorno, esausta, mi addormentavo. Il mio papà era il mio angelo custode e, ogni notte, mi prendeva tra le braccia e mi trasportava su e giù per le scale fino Beppe al mio letto, rimbocMenegatti, candomi felice le coCarla Fracci perte. e il piccolo Conservo ancora Francesco tutte le foto, le locan-

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dine degli spettacoli e i contratti con ogni singolo Teatro (Bologna, Parma, Reggio Emilia, Firenze...). Spesso ricordo che con quei primi soldini guadagnati, convinsi i miei genitori ad acquistarmi una nuova cameretta e il mio primo pianoforte. Il 3 febbraio 1972 debuttammo al Teatro La Fenice a Venezia e rimanemmo per oltre una settimana, ospiti del Teatro. In quel periodo Montserrat Caballè stava provando le opere di La Traviata e Norma a Venezia e con lei ci trovavamo al ristorante. Era magnifico guardarla. Aveva un sorriso e una parola per tutti. I camerieri la adoravano e ricordo quando prepararono appositamente per lei il tavolo. Per mangiare sedeva sulla panca nera con il vano portaoggetti del pianoforte a coda che si trovava nell’angolo del ristoran-

te e i suoi vestiti colorati scendevano fino alla moquette rossa del pavimento. Ho un’immagine meravigliosa impressa nella mia mente di lei seduta proprio di fronte a me. Montserrat Caballè era un soprano. Non si considerava una diva internazionale. Riporto le parole di una sua intervista: “Non mi considero una leggenda dell’opera, nè l’ultima diva, come a volte i giornalisti scrivono. Ogni epoca ha le sue stelle e, nel mio caso, l’unico merito è di aver fatto bene il mio lavoro, nel miglior modo possibile, al più alto livello”. Frequentò il Conservatorio di Musica di Barcellona e subito dopo si recò in Germania e Svizzera tedesca. Nel 1965 sostituì l’indisposta Marylin Horne al Carnegie Hall di New York e la sua carriera prese il volo. Debuttò in Italia nel 1967 a Firenze, poi alla Scala di Milano e a Londra e Parigi. È stata una grande interprete delle canzoni popolari spagnole e nel 1988 accanto al grande Freddy Mercury incise Barcelona che divenne l’inno dei Giochi Olimpici del 1992. Si dedicò a varie attività benefiche. Nel 2013 si ritirò dalle scene e morì a Barcellona all’età di 85 anni nel 2018. Il mio cognome è stato scritto spesso errato e ancora oggi,

scherzosamente ripeto a chi lo chiede: “Grimandi si scrive con la N. Non ho il sangue blu. Il mio sangue è rosso come il suo!”. Di questa mia prima meravigliosa esperienza teatrale ho scritto un paragrafo del libro Opera House of Europe di Andras Kaldor, Stephenson B. Andrews di Antique Collectors’ Club, dove ho raccontato l’episodio del mio primo incontro con l’indimenticabile Luciano Pavarotti al Teatro Comunale di Firenze, durante le prove dell’opera Pagliacci. Andras Kaldor è un architetto nato a Budapest. Per questa pubblicazione ha disegnato con penna e inchiostro, le maggiori Opera Houses d’Europa riproducendo interni e esterni. Le immagini sono state riprodotte senza la distrazione di altri edifici e strade nel suo contorno e sono correlati dai testi di alcuni artisti, il mio compreso, che hanno frequentato questi meravigliosi Teatri e hanno raccontato ricordi personali o aneddoti importanti. E come hai proseguito? Dopo quella meravigliosa esperienza, continuai a studiare danza classica e iniziai con il mitico parrucchiere Vittorio a studiare chitarra e solfeggio nel suo retrobottega. Vittorio aveva suonato da giovane in una Montserrat Caballè

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band rockettara e amava, nono- ripresi a girare in stante la sua professione di par- lungo e in largo la rucchiere, la musica. Convinsi penisola italiana i miei genitori e feci domanda con gli spettacoli per l’Accademia e, tra migliaia di danza moderna, di candidate, fui ammessa alla le Operette e i Gran scuola della Scala di Milano. Galà della CompaCacciata dall’internato diretto gnia Belle Èpoque dalle suore, rientrai a Bologna diretta dal Maestro subito dopo quella mia breve Giorgio Tazzari esperienza in Accademia e con- con il soprano Diatinuai a studiare con il Maestro nora Marangoni e Carlo Farabone direttore del il tenore Giuliano Corpo di Ballo del Teatro Co- Ansalone. munale di Bologna, con Delia Sono stati anni intensi: viagSedini ex ballerina della Scala e giavo con l’intero mio guardaBortolo Buratto solista del Cor- roba per gli spettacoli, stipato po di Ballo di Bologna. all’interno della mia prima auto, Poi l’esperienza estiva all’Ac- una Cinquecento FIAT blu. Atcademia diretta da Rossella Hi- tratta dall’apertura della nuova ghtower in Francia, un anno di Scuola Dance Studio vicino frequentazione all’Associazione casa, incontrai Luis Bernardo Balletto Classico a Reggio Emi- Ribeiro e Yuriko Matsuyama. lia nel 1977 diretta da Marinel Studiare con loro era un’ispiraStefanescu e Liliana Cosi, l’in- zione e uno stimolo giornaliero. contro con il coreografo Roberto Luis mi convinse ad approfonFascilla prima a Bologna e poi dire lo studio del modern e del all’Arena di Verona nel 1978, jazz e con Yuriko perfezionai la mi hanno fatto comprendere che tecnica classica e il repertorio. avrei voluto lavorare impegnanLuis Bernardo Ribeiro studo il mio corpo a 360°. dia al Conservatorio Nazionale In quegli anni, in Italia, non di Lisbona Danza e Teatro. Si c’erano Accademie del Musi- trasferisce a Parigi nel 1956 e cal: come hai studiato? lavora diretto da Jean CocteIniziai a studiare canto e re- au, Jean Marais e il coreografo citazione frequentando corsi e George Reich. Scritturato da accademie differenti. Ero iscritta al Liceo Artistico Luis di Bologna, studiavo per Bernardo il diploma di maturità e Ribeiro contemporaneamente insegnavo nelle scuole di danza dirette da Delia Sedini a Bologna e provincia e, per non pesare troppo sul bilancio familiare, facevo lavoretti di ogni tipo per arrotondare e pagarmi le lezioni. Ricordo i miei primi spettacoli nel 1980 con la compagnia di balletto classico, il mio primo matrimonio e la nascita del mio primo figlio nel 1982. Dopo il parto ricominciai a lavorare un mese dopo e

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Roland Petit, si esibisce in tutta l’Europa e nel mondo con i Ballets de Paris. Si trasferisce a New York dove studia e lavora a Chicago, Washington, Dallas, San Francisco, Los Angeles, Toronto e Montrèal. Reclutato dal movie director Joshua Logan dal 1958 al 1961 firma un contratto con la Metro-Goldwyn-Mayer. Luis è interprete accanto a Zizi Jeanmaire, Josephine Baker, Marlene Dietrich, Liliane Montevecchi, Jacques Brel. Il giornalista Antoine Livie scrisse sul quotidiano Le Monde: “Luis Bernardo è innanzitutto un ottimo danzatore, dotato e, cosa assai rara, di una comicità sorprendente e mai volgare”. Interprete in How to succeed in business without really trying e L’ Homme de la Mancha. Nel 1969 inizia a insegnare a Parigi con Noëlla Pontois e con Veronique Lepetre Leroy, ex-ballerina dell’Opèra di Parigi. Con i coreografi Serge Lifar danza in Daphnis et Chloè alla Fenice di Venezia e Aurel Millos al Maggio Fiorentino. Dal 1980 al 1982 tiene stage in Giappone a Kyoto, Osaka, Tokyo e Nara e conosce Yuriko Matsuyama, prima ballerina dell’Arima Ballet di Kyoto che diventerà sua moglie e insieme apriranno il Dance Studio a Bologna nel 1982.


Nel 1996, Luis firma coreografia e regia dell’opera multimediale Tina Modotti, musiche di Andrea Centazzo con Ottavia Piccolo. Lo show debutta nel 1998 in USA al Freud Playhouse (UCLA, Los Angeles) e a San Francisco con Lumy Cavazos. Nel 1999 Luis si congeda dalle scene interpretando Coppelius di Roland Petit a Kyoto, Osaka e Nora in Giappone. Tuttora, insieme a Yuriko, insegnano a Bologna. Yuriko Matsuyama, laureata in Pedagogia e diplomata all’Accademia di Danza di Kyoto, l’unica scuola in Giappone riconosciuta e sovvenzionata ufficialmente dallo Stato. Ha studiato con Ryuko Arima, Usui Kenji e Goro Arima e con la prima ballerina Ivette Chauvriè e diventa Prima ballerina dell’Arima Ballet di Kyoto Luis Bernardo Ribeiro ha avuto un ruolo molto importante nella mia vita. Non è stato unicamente un insegnante ma il mio principale mentore, mi ha aperto la mente e le frontiere e mi ha spinto a credere nel mio talento e nelle mie potenzialità. Nel 1982 vinsi Miss Teenager Romagna e la fascia di Miss Eleganza al concorso di Annibale Modoni

Miss Italia: quando Yuriko mi chiamarono per le Matsuyama finali rispettivamente a Roma e a Salsomaggiore Terme, stavo lavorando. Rifiutai l’invito per entrambe le manifestazioni perchè pensai che era meglio guadagnare... volevo continuare a studiare. Gli insegnanti e mentori che hanno contribuito alla mia svolta artistica musicale sono stati: Annibale Modoni, deceduto lo scorso luglio 2021, con il quale ho iniziato a incidere in studio di registrazione e dal quale ho appreso molto della musica, sua moglie Luisa Lodi, cantan- seduto al piano, mi faceva fare te con la quale iniziai a studiare i vocalizzi e le scale musicali. canto a Calderino e il grande te- Aveva un’esperienza incredibile nore Gianni Raimondi, deceduto ed ero affascinata dai suoi prenel 2008. Studiavo ogni settima- ziosi consigli. Una delle ultime na con Luisa Lodi e contempo- volte che lo incontrai, ricordo raneamente facevo lezione con mi disse: “Hai una bella voce il tenore Gianni Raimondi nella e un hai un timbro interessansua abitazione a Bologna. te, ma considerando che studi Con Luisa provavo differen- danza e recitazione, se accetti ti brani del panorama musicale il mio consiglio ti dico che devi leggero internazionale, mentre provare a fare altro. La tua voce con il Maestro Raimondi ap- non ha la potenza richiesta per profondivo la tecnica. Gianni diventare una primadonna nel panorama della lirica. Sono certo che avrai molte possibilità nel Musical!”. Rimasi delusa dalle sue parole, ma continuai a studiare. In quegli anni, per me e la mia famiglia era uno sforzo economico importante e un dispendio di energie incredibile. Annibale Modoni, nato a Novara, è stato il jazzista in Italia che è riuscito a dimostrare come il jazz sia la musica del presente. Pianista e vibrafonista tra i più quotati in Italia ha raggiunto l’apice della sua carriera artistica negli anni Sessanta con Chet Baker. La peculiarità che lo rese famoso nell’ambiente, era la sua incredibile capacità di improv-

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visazione nello swing e lo storico sodalizio accanto a Enghel Gualdi di cui è stato il primo vibrafonista. Arrangiatore della Doctor Dixie Jazz Band era una persona di grandissima umiltà e incredibile esperienza musicale. Gianni Raimondi ci ha lasciati nel 2008. È stato definito “il tenore del do di petto” per lo splendore del suo squillo. Bolognese napolizzato, studiò con Gennaro Barra e cantò diverse volte al San Carlo di Napoli e alla Scala di Milano, prima di calcare le scene di Londra, Parigi e Madrid. Raimondi ha contribuito all’affermazione del canto tenorile all’italiana, insieme a del Monaco, Corelli, di Stefano, Bergonzi e Pavarotti. Cantò accanto a Maria Callas in oltre 270 opere liriche in giro per il mondo. Nel 1984 hai incontrato il Maestro Ezio Landini: cosa ricordi di lui?

estivo. Mi consegnò il contratto e guardai la cifra offerta. Era una somma importante, ma giovane e ribelle com’ero, gli chiesi: “Non mi ha nemmeno sentita cantare. Per quale motivo mi offre un contratto? Per la mia voce o per il mio corpo?” E lui mi rispose sorridendomi: “Per entrambi!”. Stracciai il contratto davanti a lui e lo Gianni Raimondi congedai. Chissà! Forse con Maria Callas quel giorno bruciai l’inizio della mia carriera in RAI? Ma non l’ho mai rimpianto. Testarda, io continuavo a stuCon lui ho fatto la gavetta diare e a fare audizioni. Nell’ecantando nei piano bar e insie- state del 1987 arrivò la telefoname abbiamo partecipato alle ta tanto attesa proprio mentre mi trasmissioni di Tele Estense, stavo preparando per una serata Tele Romagna, Video Regione in Sardegna. Gianni Raimondi facendo dediche in diretta e/o aveva ragione. Avevo ottenuto puntate registrate e abbiamo fat- il mio primo importante contratto le stagioni estive in Sardegna to per il Musical. Quel contratto nei locali. Annibale Modoni mi regalò la più grande soddiparlò di me a un suo amico mu- sfazione e coronò il lavoro e lo sicista: Paolo Zavallone, El Pa- studio fatto fino a quel momensador. Ci incontrammo e Paolo to. Non smettete mai di sognami propose di lavorare per un re e credete nello studio e nelle programma del palinsesto RAI vostre capacità! • RS Christine Grimandi in scena nel Musical CATS nel ruolo di Bombalurina Hamburg,1987

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IL DANZATORE

Si sapeva ma...

Il direttore artistico del festival dei 2 mari di sestri levante ci racconta il suo mondo

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on sempre ci si ricorda del passato e le nozioni di storia accantonate da tempo riaffiorano più vive che mai. Quanti di voi conoscono o ricordano la storia dei castrati, soprattutto italiani del '700? Ecco, parliamone apertamente anche perchè il nome castrato in musica era sinonimo di evirato o eunuco. I castrati sono comparsi alla prima rappresentazione del L'Europa riconosciuta" di Antonio Salieri, (l'opera che inaugurò il Teatro alla Scala nel 1778) Erano: Gasparo Pacchiarotti e Giovan-

ni Rubinelli. I due ebbero parti uguali nell'opera, per non avere discussioni fra di loro. Nonostante ciò, gli evirati calcarono le scene del Teatro alla Scala fino al 1814, quando Francesco I li bandì dai Teatri. Sopravvissero però nella Cappella Pontificia fino all'epoca di Pio X che ne decretò l'abolizione verso la fine del 1903. Nel XVIII secolo, a fronte di accurate ricerche, i giovani evirati nel panorama

Farinelli, pseudonimo di Carlo Maria Michelangelo Nicola Broschi

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operistico e inseriti nel "Bel canto", furono quasi 100.000. Essi venivano evirati prima della pubertà per preservare le loro acute voci e per avere i riflessi e la potenza di una voce adulta e per essere delle vere e proprie superstar. Le loro voci non somigliavano nè ad una voce maschile, nè a una voce femminile, erano voci angeliche, asessualmente celestiali. Il castrato aveva un'ampia conoscenza musicale, una ineluttabile formazione rigorosa. Passavano diverse ore al giorno tra trilli e esercizi per la voce, esercizi al clavicembalo e allo specchio, per evitare certi indomabili movimenti del corpo. Tutto doveva avvenire per il debutto sulla scena verso i 16/17 anni. La loro arte si basava su una perfetta virtuosità, come Carlo Maria Michelangelo Nicola Broschi detto Farinelli, che riusciva a tenere in un solo respiro quasi trecento note!! Dal punto di vista pratico, al di fuori del contesto operistico, l'operazione di evirazione era approvata dalla Chiesa cattolica, ma nello


di Maurizio Tamellini

stesso tempo la condannava. Si dice che ogni anno quasi 4.000 giovani ragazzi, per di più provenienti da famiglie disagiate e povere, venivano sottoposti a questa umiliante operazione. Agli interpreti di prima scelta venivano assegnati ruoli oltre che nell'opera tradizionale, anche nell'opera buffa; Haendel, Scarlatti, Monteverdi e Vivaldi inserirono quest'ultimi rinomati cantanti nelle loro creazioni e

chi è maurizio tamellini...

• Inizia i suoi studi accademici nel 1974 a Verona, sua città natale. Entra all'Accademia Nazionale di Danza di Roma, nel Gruppo Stabile A.N.D., nel Ballet Classique de Paris, Arena di Verona, Teatro Comunale di Firenze e nel 1980 nel corpo di ballo del Teatro alla Scala per quasi 30 anni. • Solista del Ballet National de Marseille R.Petit. Direttore Artistico Danza del Balletto di Varese, del Teatro V.Alfieri di Cast./Garfagnana (Lu), Performing. A.A. Moveon di Milano e dal 2020 del Festival dei 2 mari di Sestri Levante (Ge). • Firma per la danza, i costumi per Workshop con il Teatro alla Scala e una t-shirt per la linea Porselli" Prende parte a diversi programmi televisivi su RAI2 e a numerose altre interviste su varie piattaforme. Maitre de ballet e Presidente di Giuria in prestigiosi Concorsi di danza nazionali e internazionali. • Nel 2019 pubblica il suo primo libro,Nonsola(mente)danza. Collabora con scuole e Accademie, promuove stage, rassegne, master-class, lezioni private e prepara allievi/e per audizioni e Concorsi.

Battista Velluti, che con lui si chiuse un'epoca in Europa, ma non in America Latina (in particolare Rio de Janeiro), dove queste voci rimasero vive fino agli anni '40 del novecento. Velluti ebbe numerose storie d'amore e diresse il Covent Garden di Londra fino alla fine degli anni '20. è impensabile immaginare come potevano essere quelle voci e solamente appurare la bellezza delle loro arie a loro dedicate che parlano e portano con sè la pena e la sofferenza di una vita spesa per la voce dedicata all'arte del "Bel canto". • RS

Giovanni Battista Velluti

composizioni musicali. Non tutto era però così bello al di fuori del canto... Non tutti riuscivano ad essere eccelsi, erano sì colti ed appartenevano ad una categoria agiata, ma non potevano sposarsi e non avevano una loro propria vita reale al di fuori del canto. Le malformazioni del corpo erano evidenti, in quanto essi apparivano goffi, con gli arti troppo lunghi e con poca coordinazione. per questo il più delle volte negli spettacoli venivano derisi e scherniti dal pubblico e bollati di omosessualità. Dopo Farinelli l'ultimo celebre castrato, fino all'unità d' Italia del 1861, fu Giovanni

Ritratto di tre musicisti della corte medicea (Anton Domenico Gabbiani 1687)

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LA COREOGRAFA

La magia senza tempo de Lo Schiaccianoci

un grande classico nella Versione del balletto di milano

è

al via una nuova stagione e nei cartelloni di tutto il mondo torna, immancabile, uno dei titoli più amati: Lo Schiaccianoci, balletto basato sul racconto di Hoffmann Lo Schiaccianoci e il re dei topi. Dalla sua prima rappresentazione il 18 Dicembre 1892 al Teatro Mariinsky di San Pietroburgo ad oggi, il balletto ha incantato generazioni intere ed andare a teatro per assistere ad una rappresentazione è considerato un appuntamento per immergersi in un mondo fatto di sogni e magia. Oltre alle numerosissime versioni in balletto, la favola de Lo Schiaccianoci e il re dei topi è stata oggetto di varie trasposizioni cinematografiche. Dalla celebratissima Barbie e lo Schiaccianoci del 2001, in cui la bambola Barbie è la protagonista della storia, al film

della Walt Disney Lo Schiaccianoci e i 4 regni (2018) in cui compare anche la danzatrice dell’ABT Misty Copeland nei panni della Regina dei Fiocchi di Neve. La favola è ambientata alla Vigilia di Natale quando, alla festa del benestante borgomastro di Norimberga, la figlia Clara riceve in dono un soldatino schiaccianoci. Alla fine della festa Clara si addormenta vicino all’albero di Natale, con il suo schiaccianoci tra le braccia ed inizia a sognare. È mezzanotte e tutto intorno a lei sembra crescere. Compaiono dei topi condotti da Re Topo che cercano di assalirla, ma in suo soccorso arrivano dei soldatini guidati dallo Schiaccianoci che vincerà la battaglia. Trasforma-

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tosi in un Principe, invita Clara a seguirlo nel mondo della Fata Confetto. Accolti da festose danze anche Clara e il Principe intrecciano un romantico passo a due, ma il sogno svanisce e Clara si risveglia con il suo Schiaccianoci tra le braccia e il dolce ricordo di una notte speciale. Dopo un anno di forzata assenza tornerà in scena anche la versione del Balletto di Milano,


di Agnese Omodei Salè

chi è agnese omodei salè...

• Dopo il diploma in danza classica presso Istituto Civico Musicale Brera e si è perfezionata in varie tecniche con professeur di fama mondiale tra cui R. Hightower, C. Zingarelli, M. Popescu, E. Villella, M. Mattox, T. Beatty. Ha iniziato la carriera professionale nel 1978 e ha fatto parte di importanti corpi di ballo (Teatro alla Scala, Arena di Verona, Teatro Comunale di Bologna) dove ha ricoperto anche ruoli solistici e dove ha avuto modo di lavorare con grandi coreografi e interpreti. • Ha preso parte a numerose produzioni liriche nonchè produzioni di danza contemporanea, trasmissioni televisive di successo, convention, pubblicità e sfilate per importanti aziende. Direttrice, maître e coreografa del Balletto di Milano per la Compagnia ha creato numerose coreografie tra cui i balletti Verdi in Danza, rappresentato con successo in Italia, Marocco, Estonia e Lettonia e Carmen. Ha inoltre al suo attivo numerose collaborazioni per i balletti in ambito lirico anche per importanti festival internazionali come La Perla (Pfäffikon, Svizzera), Saaremaa Opera Festival (Estonia), nonchè per serate di gala, convention e spettacoli per ragazzi. • Nel 2017 ha firmato le coreografie per La Vedova Allegra prodotta dall’Orchestra Filarmonica del Marocco a Rabat. È spesso invitata in commissioni di concorsi di danza, giurie, incontri e convegni. è direttore di redazione del periodico tuttoDanza e cura progetti ed iniziative dedicate alla danza.

un vero e proprio tripudio di gioia e colori. Svecchiata da obsoleti manierismi, la produzione milanese ha nella spumeggiante coreografia, nell’originale ambientazione e nella vivace interpretazione alcuni dei punti di forza. I due atti scorrono tra realtà e sogno, dalla prima scena nel fiabesco salone in cui domina l’originale albero di Natale attorno al quale bambini e genitori intrecciano le loro danze, all’atmosfera onirica di un paesaggio innevato per la sempre attesa danza dei candidi fiocchi di neve, al celebre divertissement con le sue belle danze, il

Valzer dei Fiori e lo spettacolare grand pas deux, ricco di virtuosismi mozzafiato. Grande importanza è stata riservata alla caratterizzazione dei personaggi che vivacizzano la scena e a condurre la vicenda, tra giochi di prestigio e inaspettate gag con il dispettoso Fritz, è un eccentrico Drosselmeyer che accompagnerà Clara nel suo sogno animato da topi e soldatini. La particolare eleganza che contraddistingue le produzioni del Balletto di Milano si ritrova nella messinscena in stile anni 20’: il rosa dei raffinati arredi e preziosi costumi del primo atto

IL VIDEO

Inquadra il QRcode e guarda il video de Lo Schiaccianoci del Balletto di Milano 63

si sfuma nell’azzurro cinerino della nevicata con fiocchi danzanti sulle punte nei loro tutù ricamati d’argento. Mille le pennellate di colori per il divertissement, dal rosso della Spagna, al giallo oro della Cina ad un delicato lilla per il Valzer dei Fiori. In un crescendo di stupefacente entusiasmo appare meravigliosa ed abbagliante la coppia dei protagonisti, sublimi interpreti del grand pas de deux. Lo Schiaccianoci sarà al Teatro degli Arcimboldi di Milano l’11 e 12 dicembre con musica eseguita dal vivo dall’Orchestra Filarmonica Italiana diretta dal M° Gianmario Cavallaro. Tra le altre piazze: Teatro Alfieri di Asti, Teatro Alessandrino, Politeama Genovese. Per info e prenotazione biglietti: www.ballettodimilano.com • RS


IL COSTUMISTA

Vivienne Westwood e i suoi 80 anni

federico veratti racconta la storia e l'evoluzione del costume teatrale

C

ontinua la rubrica dedica agli stilisti di tutto il mondo che hanno segnato un’ epoca e uno stile intramontabile. Vivienne Westwood la regina dello stile punk compie 80 anni, età che non ha smorzato il suo animo ribelle. Fin da ragazzina appassionata al mondo dell’artigianato, frequenta la scuola di moda e oreficeria alla Harrow School of Art, ma stanca dello studio abbandona l’università per dedicarsi all’insegnamento e alla vendita dei suoi prodotti al mercato di Portobello Road. Dopo il primo matrimonio, di cui le rimarrà solo il cognome Westwood, instaura una relazione con Malcom Mclaren (futuro manager dei Sex

Pistols). Da questa relazione nasce una sinergia che darà vita alla prima linea di abbigliamento, era il 1971 lo stile punk era agli inizi e loro ne erano i pionieri. Proprio in quegli anni aprono il loro primo punto vendita nel centro di Londra. Abiti che esprimevano voglia di ribellione e cambiamento in un paese totalmente tradizionalista e conservatore, gli stemmi britannici diventano accessori quasi sarcastici. Il negozio esistente ancora oggi, si riconosce dalla sua famosissima insegna a forma di orologio con le lancette che girano al contrario.

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Lo stile punk diventa l’emblema di quegli anni, amato ed indossato quasi come un’uniforme, uno dei pochi stili di moda che nascerà insieme ad uno stile musicale ben preciso, chiamandosi allo stesso modo. Maglioni bucati, spille, borchie, t-shirt stampate, cuoio e gomma un look da Sex Pistols. Vivienne Westwood è la prima stilista ad aver esplora-


di Federico Veratti

IL SOCIAL

Inquadra il QRcode e guarda il suo profilo Instagram to tutte le epoche della storia della moda, rispolverando capi ormai sepolti come il corsetto e il faux-cul. Il fascino della moda è proprio questo continuo cambiamento, il “mettere” e “togliere” diventano lo strumento per creare scalpore, per esempio liberare la donna da capi scomodi, lunghi e ingombranti aveva suscitato stupore e allo stesso modo dopo anni riproporli . Alla fine degli anni 80 la Westwood diventa docente universitaria all’Accademia di Vienna e proprio lì conoscerà il suo attuale marito, il suo

Vivienne Westwood e Andreas Kronthaler

studente Andreas Kronthaler. Westwood nella sua trasgressione riesce a mantenere un forte attaccamento all’artigianato e la capacità di rendere la moda bondage come haute couture. Nominata una delle sei migliori designer del mondo e nominata Dama dalla Regina Elisabetta II. Attivista contro la produzione di massa e alla salvaguardia del pianeta. Ogni sfilata sono un messaggio per esprimere in maniera schietta la sua visione politica. Proprio per il suo ottantesimo compleanno ha deciso di

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realizzare un cortometraggio di dieci minuti dal titolo Do not buy a bomb. Un grido contro il commercio delle bombe e al cambiamento climatico. Ancora una volta lo stilista diventa regista di questo grande mondo chiamato MODA. • RS

chi è federico veratti • Federico Veratti, ex primo bal-

lerino del Balletto di Milano, insegnante e coreografo freelance, dopo diversi anni nel mondo della danza, decide di specializzarsi in costume e sartoria teatrale. • Ha sempre avuto una passione per la moda e la storia del costume:questa è stato il via che lo ha spinto ad aprire una sua sartoria/ atelier. • Grazie alla possibilità offertagli da Carlo Pesta e Agnese Omodei Salè nel 2016 ho intrapreso la carriera da costumista, disegnando e dirigendo la sartoria per il SAAREMA OPERA FESTIVAL in Estonia e successivamente lavorando per teatri, privati e case di moda.


STUPORI E ODORI

I musei sono chiusi, ma l ’arte non è nè muta nè ferma

L'artista, sarto e creatore di profumi ci accompagna in un viaggio sensoriale

I

gemiti inespressi hanno bisogno di una custodia. Serve a riprendere a cantare, nel mistero di questi mesi dove pare che il fascino della sensibilità voglia venir meno.

L’Arte ha bisogno dell’eco coraggioso di chi crede pur non vedendo, ne abbiamo esempi illustri,

anche bibllici; l’arte questo invoca: quella propagazione della bellezza attraverso lo scrigno dell’animo di chi la produce. è il segno rivelatore dell’inespresso, è l’urlo dell’uomo bisognoso che fa aprire la cicatrice dal cuore raggelato. è quell’emozione diventata miracolo, che dal gemito primordiale guarda in alto, non per annusare una ciminiera ma per collocarsi altrove, dove la vista gode di paesaggi fratelli delle nostre vite, ma dall’alone aurato, che, come un’apparizione angelica, riempie la nostra zona oscura di consolazione e di fiducia. L’arte da sempre ha bisogno degli artisti, non di quelli ad invito o dell’ultimo post. E’ forse un termine abusato per descrivere chi produce cose che credono di soddisfare la nostra fame di diverso. Essere artisti è un dono che si celebra ogni volta che una squallida figurazione diventa germoglio di novità, anche spirituale, perchè appaga quel lato amico che scolpisce la

Francis Bacon, Studio della balia della Corazzata Potemkin, 1957

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di Filippo Sorcinelli L'Annunciata di Palermo Antonello da Messina, 1475

IL SOCIAL

Inquadra il QRcode e guarda il suo profilo Instagram degli artisti quel “sublime” verbale talvolta senza parola e che persegue una battaglia semplice contro lo schematismo. Riconoscersi sovrani alla ricerca dello “Sperato” è la vera arma in questa narrazione della vita, commuoversi perchè vivi è la vera vittoria e il nutrimento , è sensazione eterna che esplode nella contemplazione, è suono del particolare, è necessità di rivelazione. E se tutto questo significa credere, allora credo..• RS nostra soddisfazione. Non si cura dell’esercizio ma attraverso l’anima consapevole vince sulla morte dell’io di tutti i giorni per trasfigurarsi in un’ampolla colma di sensazioni “sante” e vocate all’Infinito. Procedere nella direzione solcata dall’arte non significa non guardarsi indietro, ma attraverso il reale passato, cicatrizzare i momenti e vivere quella possibilità che ci annulla questo odierno spirito del “tutto uguale”. Sì, non siamo tutti uguali e non voglio stare in questo cofanetto così inopportunamente confortevole. C’è bisogno di decisioni oggi, di riflessioni privi di frange retoriche e terribili, per ritrovare attraverso i percorsi

chi è filippo sorcinelli...

• Pittore, musicista, direttore creativo, fotografo, grafico. Nato a Mondolfo nel 1975. Diplomato Maestro d'Arte presso l'Istituto d'Arte di Fano (Italia), inizia ben presto a lavorare negli atelier di artisti contemporanei. • Oltre all'arte ha compiuto studi musicali, presso il Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro e presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma. • Fin dall’età di tredici anni è stato organista a Rimini, Fano e San Benedetto del Tronto presso le Cattedrali del paese. È anche diventato direttore artistico di molti prestigiosi festival musicali in Italia. Ha partecipato a numerose mostre di pittura e installazioni d'arte in Italia e all'estero. • Nel 2001 ha creato LAVS, Atelier che realizza Paramenti Sacri per la liturgia del culto cattolico e che L'Atelier in breve temo un punto di riferimento degli ultimi due Papi: Benedetto XVI e Francesco. • Per la sua operosità, Filippo riceve richieste da musei che vogliono accogliere le sue opere; altre agenzie chiedono consigli d'arte. • Filippo è anche fondatore e art director di di un’omonima maison che produce profumi d’eccellenza. Le fragranze sono caratterizzate da rigorose ricerche che hanno le loro origini nella storia, nei viaggi, nell'arte di Filippo. È fondatore e direttore artistico di SYNESTHESIA Festival, unico in Italia dedicato ai cinque sensi. • È organista e direttore artistico della Chiesa della Croce di Senigallia, gioiello barocco tra i più importanti in Italia. • Nel 2015 riceve la Benemerenza Civica per i meriti artistici dal Comune di Santarcangelo di Romagna.

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LA TRUCCATRICE

Il make up negli anni ' 4 0

in viaggio con la make up artist angela valentino nel mondo del trucco artistico

L

a prima cosa che associamo agli anni ’40 è il rossetto rosso. Sicuramenti anni difficili gli anni ’40, segnati dalla Seconda Guerra Mondiale, offrono un ampio ventaglio di look che rappresentano un dei più eleganti del Novecento. Ma durante la guerra c’è un grande problema vengono a mancare gli ingredienti con il quale fare i cosmetici e anche il materiale per confezionarli. Uno dei doveri della donna degli anni ’40 è realizzare comunque dei trucchi anni ’40, per contrastare le brutture del conflitto, a volte utilizzando anche materiali più facili da cercare, come il succo di rapa al posto del rossetto, che comunque ha un’ importanza fondamentale per sostenere il morale. Le donne sono incoraggiate a portarlo il più possibile, infat-

ti in USA non viene razionato eccessivamente dopo le proteste delle donne che non vi vogliono rinunciare. Ma ora vediamo i colori principali del trucco che hanno segnato questi anni. Il colore per eccellenza nel make up anni ’40 è il rosso, declinato dai toni più blu, aranciati o marroni. Usualmente gli effetti dei colori erano matte, quindi molto opachi, ma se si voleva dare un po’ di luce alle labbra bastava aggiungere un po’ di vasellina sopra il rossetto. Ovviamente la forma delle labbra cambia rispetto agli anni ’30: la forma Cupid’s bow, ovvero arco a Cupido, con il labbro superiore molto stretto e a punta nel trucco anni ’40 cambia totalmente e si

arrotonda, uscendo dalla linea naturale e rendendolo grande quanto quello inferiore. Questa forma è rappresentata per eccellenza da Joan Crawford. Si deve a lui l’idea del primo rossetto a stick, molto più igienico e pratico. Il figlio di Joan Crawford produce il primo indelebile, e pubblicizzato da Rita Hayworth. Mentre le prime matite fanno apparizione alla fine degli anni ’40. Negli anni ’40 i fondotinta sono molto leggeri e creano

Make up anni '40 Rita Hayworth

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di Angela Valentino

chi è angela valentino • Angela Valentino una giovane

Make up artist italiana con una forte inclinazione per le arti del makeup. • La sua passione è iniziata con le arti dello spettacolo durante il liceo artistico. Laureata in Scenografia e costume per lo spettacolo all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano e diplomata in Truccatore artistico alla BCM Cosmetics di Milano. Successivamente, ha lavorato per diversi teatri, televisione, cinema e moda. • Ha vinto due premi come miglior truccatrice a Los Angeles e a New York. Ora vive da sei anni a New York.

esempio per creare un effetto Smoky si bruciava una candela e si utilizza il nero mischiato alla vasellina. Dopo gli anni della guerra iniziano a comparire anche altri colori, i più comuni i rossi e i blu. Il magnifico eyeliner inizia ad essere utilizzato alla fine degli anni ’40. Le sopracciglia si infoltiscono leggermente rispetto agli anni ’30, disegnate con una matita e meno tonde rispetto a decenni precedenti. Il rosso continua a predominare il make up in questi anni anche guance sono di tonalità color corallo, pesca e rosato. Le unghie sono sempre smaltate e ovviamente il colore delle unghie va in accordo con il rossetto. Le forme delle unghie a forma di mandorla, più arrotondata rispetto a quella più appuntita degli anni ’30. Lo smalto era sostituito dalle vernici naturali. Per quanto riguardava il corpo, l’olio d’oliva prese il posto delle creme idratanti. Per quanto riguarda le gambe, dal momento che le materie prime, come la lana e il cotone, ve-

Make up anni '40 Hedy Lamarr

nivano impiegate su larga scala al fronte, i tessuti in circolazioluminosità al viso. Max Factor ne erano di dubbia qualità o di crea il fondotinta in pan-cake, materiale sintetico, quindi era utilizzato dapprima sui set cineimpossibile per le donne trovare matografici e poi portato anche le calze. sugli scaffali dei negozi per le Le case cosmetiche crearodonne comuni. Ovviamente per no a tal proposito il make up fissare il make up si usa la cipria per le gambe: si utilizzavano le e questa diventa un must portasi matite per disegnare una riga sempre con sè la cipria compatta come quella delle calze, oppure in eleganti portacipria con specdei blush per colorare la parte chietto e piumino. In quell’epodi gamba rimasta scoperta dai ca era difficile reperire gli omvestiti. Si diffusero i LIQUID bretti e le donne si ingegnano a STOCKINS, ossia le antenate trovare un’altra soluzione. Per liquide delle nostre calze spray, allora caratterizzata da una lunga durata e dalla resistenza all’acqua. Le donne che non potevano permettersi le calze liquide crearono surrogati con dei prodotti da cucina, come il caffè solubile o il the. Come negli anni ’20, un ulteriore slancio di ottimismo e di intrattenimento arrivò dal cinema: località esotiche, donne affascinanti con look e make up molto curati. La conseguente influenza nel mondo della cosmesi portò gli americani a spendere fino a 30 milioni di dollari solo nel 1946 in prodotti cosmetici. Dive come Ginger Roger, Bette Davis e Myrna Loy prestarono i loro volti per le campagne pubblicitarie di make up e per Truccarsi le gambe con la matita degli occhi per simulare la cu- le produzioni cinematografiche citura delle calze più importanti e famose. • RS

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LO SCENOGRAFo

Sabbatini, pratica di fabbricar scene e macchine nei teatri

il production designer e "architetto dell'effimero" racconta Nicola Sabbatini

«[

...] Dicesi che gli ingegni del Paradiso di Santo Felice in piazza, in detta città, furono trovati da lui per fare una rappresentazione; cosa industriosa a vedere muovere un cielo pieno di figure vive, e i contrappesi di ferri girare e muovere e con lumi coperti e da scoprirsi s'accendono: cose che diedero a Filippo grandissima lode [...]» Così scriveva Giorgio Vasari di Filippo Brunelleschi, lo scenografo e scenotecnico diventano un’unica figura nel periodo rinascimentale. Gli artisti di

quel periodo infatti erano entrambe le cose e non solo architetti, ma anche ingeneri, pittori, scultori… Ogni artista si cimentava in tutti questi mestieri nonostante poi venisse ricordato per le sue opere più importanti. Come è ben noto, Raffaello Sanzio dipinse fondali teatrali, e Michelangelo Buonarroti si cimentò nella scenografia, dopo l’eco della grande imprese in questo campo di Leonardo Da Vinci che abbiamo visto nella scorsa rubrica. Ma torniamo al nostro proFilippo Brunelleschi

tagonista. Nicola Sabbatini scrisse un vero e proprio trattato che spiega come costruire scenografie e macchine nei teatri, pubblicato nel 1638 e che traccia delle linee ben precise per creare scenografie, principi di illuminotecnica e suoni per lo spettacolo. Ma andiamo per ordine. Come dicevamo fu il primo ad usare la luce in maniera proiettata e riflessa, lucidando un catino e di una fonte luminosa e proiettando una fonte luminosa sulla superficie riflettente riuscendo così ad illuminare

chi è antonello risati • Assistente Scenografo: 2000

teatro Buonanotte Mamma regia L. Salveti; 2001 teatro Otello regia G. Del Monaco; 2002 teatro Tancredi regia M. Gasparon; 2003 teatro Proserpine regia M. Gasparon; 2003 teatro Orfeo regia M. Gasparon; 2015 teatro Una coppia in provetta regia G. Corsi; • Scenografo: 2006 Premiere del film animato The Wild (Disney), 2017 Design Area Kids Family Hotels, 2018 teatro Romeo e Giulietta regia M. Iacopini. 2019 teatro La leggenda di Thor regia A. Ronga

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di Antonello Risati

IL VIDEO

Inquadra il QRcode e guarda i suoi lavori

di pietra e metallo, che rotolavano su di una scala di legno, quindi anche effetti sonori, studiati in maniera semplice ma efficace. Ed infine, i mutamenti di scena a vista, poi riconosciuti nel resto d’Europa come scena all’italiana! Sul trattato troviamo diverse tecniche, tra cui scene che scendevano dall’alto o viceversa tramite l’uso di contrappesi. Ricordiamo infine l’uso dei periaktos che vengono diretta-

una zona ben precisa del palco, oppure si servì delle lanterne cosiddette magiche che riuscivano a proiettare figure sul palcoscenico: fondamentale fu anche il corrispettivo cambio di illuminazione legato al copione. Viste oggi, sembrano dei piccoli passi, ma per l’epoca di Sabbatini erano strumenti all’avanguardia. Cosi come l’invenzione della scatola del tuono, che consisteva in una macchina fatta di pesanti sfere

Macchina per il movimento delle nuvole

mente dal teatro greco, quinte ad angolo, e che poi possono essere sfogliate come dei libri. Insomma, lo stupore che arriva allo spettatore dell’epoca con questi artefici non ha eguali, i nostri stregoni rinascimentali di cui dobbiamo essere fieri come Sabbatini hanno fatto storia e in questo caso anche scuola con un vero e proprio trattato a disposizione di tutti! Alla prossima! • RS Lanterna magica di Nicola Sabbatini

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PAROLE D'ARTISTA

Edvard

Munch,

emozioni allo stato puro!

conosciamo più a fondo la genesi del pittore norvegese attraverso i suoi scritti

B

entrovati! Dopo l’estate ci ritroviamo in questo settembre e vi parlerò di un artista che trasmette tramite con la sua arte emozioni allo stato puro. Come di consueto, in questa rubrica, facciamoci raccontare dal maestro Edvard Munch i suoi primi approcci all’arte del disegno: «Mi ricordo che all’età di sette anni, un giorno, presi un carboncino, mi distesi sul pavimento e mi misi a disegnare i ciechi. Le mie figure erano monumentali. Mi ricordo che provai piacere per quel lavoro e sentii che la mia mano obbediva meglio quando disegnavo sul retro delle ricette di mio padre.» Il maestro Krohg apprezzò particolarmente Malinconia, dicendo proprio queste parole: «La lunga spiaggia si incurva nella pittura per concludersi in una linea armoniosa. È musica. In un gentile intaglio si tende laggiù contro l'acqua quieta, con piccole interruzioni discrete, il tetto di una casa e un albero, di cui molto abilmente il pittore ha omesso di suggerire pur

L'urlo, 1893–1910

un singolo ramo, perchè ciò avrebbe guastato la linea. Fuori sull'acqua quieta c'è una barca parallela all'orizzonte - una magistrale ripetizione della linea di fondo. Dobbiamo ringraziare Munch se la barca è gialla; se non fosse stata gialla, egli

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non avrebbe mai dipinto questo quadro [...] C'è qualcuno che ha mai sentito un simile suono nel colore come in questa pittura?» In tempi prima di questa affermazione, era uno dei pochi a difendere e spiegare la sua poetica così introversa come


di Antonello Risati

nel periodo che dipinse La fanciulla malata: «Dipinge le cose, o piuttosto, le vede, in maniera diversa da altri artisti. Vede solo l'essenziale, che naturalmente è solo quello che dipinge. Proprio per questo motivo, le immagini di Munch sono in genere «incomplete», come le persone hanno già avuto modo di constatare da soli. Oh, sì che sono complete invece! Un'opera d'arte è completa solo quando l'artista riesce ad esprimere tutto quello che aveva in mente: è proprio questo che colloca Munch all'avanguardia rispetto alla sua generazione... Riesce veramente a mostrare i suoi sentimenti, le sue ossessioni, e a questo subordina tutto il resto.» Fino ad arrivare alla sua opera più famosa e conosciuta, nonchè icona moderna di sentimento e sgomento: l’urlo. Ma capiamo la genesi dell’opera attraverso le parole del suo creatore: «Camminavo

La fanciulla malata 1885-1886

lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e

Malinconia 1891

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sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura... E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura» Alla prossima! • RS


INTERVISTA

Work in progress per

M T

M

E’ stata presentata la stagione di Manifatture Teatrali Milanesi, che sarà in continuo aggiornamento e che ha come tema portante la “città aperta”

L'

espressione di città aperta (Open City) per intitolare una stagione teatrale ha per noi il senso di salvaguardia e di cura dell’arte e della cultura. Ci dichiariamo “città” perché Milano è la città di Manifatture Teatrali Milanesi, e alla polis è dedicato ogni nostro sforzo per ricominciare in condivisione con voi che siete il nostro pubblico. Intitoliamo la nostra stagione “è città aperta” perché vogliamo rappresentare noi del teatro, della cultura, degli eventi, la prima città da abitare, dopo quella del lavoro, dell’educazione e della sanità. MTM è città. Vuole esserlo e proporsi come tale nel senso più ampio e accogliente del termine, per tutti coloro che hanno scelto di stare con noi in questi anni e per altri che vorranno farlo nell’anno che ci aspetta. Il sentimento che ci anima è quello di sentirci aperti, disponibili, accoglienti e di avere cura di momenti che durante tutto l’arco dei prossimi mesi ci terranno compagnia con artisti

IL VIDEO

Inquadra il QRcode e guarda la conferenza stampa di MTM

e spettacoli che si propongono come occasioni di svago, divertimento, riflessione. Se teatro è anche vita: questa è la nostra vita, che dedichiamo a voi e che vogliamo vivere con voi nella nostra città aperta". Queste le parole di Antonio Syxty, regista, autore, performer, artista visivo, anche coordinatore artistico di MTM – Manifatture Teatrali Milanesi. A questo intervento fanno seguito quelle di Gaia Calimani, Presidente di MTM: "Ora manca una manciata di mesi al termine del 2021, un anno che è stato difficile quanto il precedente, e ci troviamo a inaugurare una stagione di lavoro, ricca di proposte interessanti, con quell’entusiasmo che ci contraddistingue nel cercare la passione nel rinnovamento generazionale, nel dare voce alla creatività femminile, alle narrazioni sul sociale, al teatro per le famiglie e a quel sano intrattenimento che caratterizza le nostre proposte di spettacolo. Noi crediamo che teatro è anche sinonimo di città, nel senso di polis, di agorà, di partecipazione, per questo abbiamo voluto scegliere il termine “città aperta” per nominare una nuova stagione, per indicare la cura e la protezione nei confronti dello spettacolo

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dal vivo e dell’arte teatrale nel suo complesso. In questi ultimi 18mesi abbiamo sperimentato quanto possiamo essere fragili, spaventati, indifesi davanti alla natura e alle sue evoluzioni. Il teatro - nei secoli - ha sperimentato con l’uomo i cambiamenti epocali, ma ha continuato a raccontare la vita degli uomini perché è fatto da loro. Per questo noi e voi tutti dobbiamo avere fiducia in noi stessi, abbandonando la facile retorica che spesso ci contraddistingue nelle grandi frasi, che sono sostanzialmente il sintomo delle nostre paure. Se abbandoniamo il passato possiamo diventare quegli uomini nuovi di cui ha bisogno il futuro. • RS

IL SITO

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di Marina Gianarda

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75 Per informazioni e acquisto di spazi pubblicitari: riflettorisumagazine@gmail.com


BENESSERE

RE . L I FE, rinascere in ventun giorni

ANNALISA Calandrini ci parla del suo manuale per prendersi cura di se stessi

U

na guida preziosa per imparare a prendersi cura di sè in modo naturale e ritrovare l’armonia tra mente e corpo. Questo libro ci insegna a ritrovare il benessere attraverso un’alimentazione sana, tecniche di automassaggio, respirazione, meditazione e rilassamento, ricette gustose e un programma completo per “rinascere” in 21 giorni. Prima di tutto, però, ci insegna a sorridere alla vita, perchè possa essere più lunga, sana e felice. Annalisa, qual è il tuo background e come sei arrivata ad occuparti di salute?

Sono da sempre stata un amante di uno stile di vita salutare, ho sempre fatto sport sin da piccola ed amo la natura. Poi a 25 anni mi è stato diagnosticato un melanoma, ahimè perchè quando hai 25 anni sei nel pieno delle tue energie e della tua vita e ti sembra che ti caschi il mondo addosso, per fortuna, invece, a perchè ogni malattia diventa u n a

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benedizione se sai guardarla con gli occhi giusti ed andare a fondo per comprendere la ragione psico-somatica. Quell’evento è stata la goccia che ha iniziato a scavare dentro di me l’idea di voler diventare naturopata per poter aiutare gli altri. Se io ero stata così fortunata da risolverla e da poterla raccontare (mentre altre persone purtroppo no) era come se mi fosse stata data un’altra possibilità dalla vita e perchè


sprecarla, cercare di avere una missione di aiuto in ciò che io, (nonostante vicissitudini ospedaliere non particolarmente consigliabili) avevo passato. Da allora, è iniziato il mio studio, la mia ricerca, prima indagando sull’alimentazione, ascoltando moltissimi luminari, poi iscrivendomi a scuola di naturopatia, sono riuscita a darmi molte risposte a tanti miei perchè. Ad oggi in studio il semplice poter fare star meglio qualcuno, da una cefalea invalidante ad una semplice problema dermatologico che magari era causato da un’intolleranza alimentare, mi riempie di gioia e soddisfazione. Perchè noi siamo ciò che mangiamo, ma siamo anche ciò che pensiamo e spesso non ci rendiamo conto di quanto le nostre emozioni, pensieri, possano influenzare la nostra salute. Come mai, secondo te, nei grandi media si parla poco di di rafforzare le proprie difese immunitarie? È

solo, come si dice, motivazioni legati al business del farmaco? Potrebbero, purtroppo ci sono mondi nei quali il business la fa da padrona a discapito della vera salute. Durante il covid, ho fatto diverse dirette molto seguite sull’aumento delle difese immunitarie, parlando dell’importanza delle vitamine C, D, dello stare all’aria aperta, respirare a pieni polmoni in mezzo alla natura, cosa che invece ci è stata proibita. Ippocrate riteneva che un organismo

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© Servizio fotografico di Andrea Cicognani Photography

di Silvia Arosio


non fosse passivo o inerte nei confronti delle ferite o della malattia, ma fosse attivamente capace di interagirvi e riequilibrarsi, questo la scienza lo ha dimenticato profondamente. Lo stato di malattia, in tal senso, non è che uno sforzo del corpo di ripristinare un equilibrio disturbato, ecco perchè la malattia dev’essere vista come un punto da cui indagare e ripartire. Ippocrate coi suoi pazienti in primis cambiava la dieta (dal greco dies - abitudine alimentare), poi col passare dei giorni se il problema non passava consigliava erbe e rimedi naturali, era raro che utilizzasse subito terapie mediche come invece viene fatto oggi al primo mal di testa in cui si prende un analgesico o antidolorifico. In questo modo si blocca il sintomo e non si lascia nè modo nè tempo al corpo di rispondere. Perchè dunque hai deciso di scrivere un libro? Ho deciso di scrivere questo libro proprio perchè, volevo che un manuale di salute e prevenzione con esercizi e tecniche da poter mettere in atto ogni giorno, potesse essere in ogni famiglia, perchè l’uomo deve impa-

rare a prendersi cura da solo della propria salute, senza affidarsi troppo ad altri. La prefazione è di Daniel Lumera. Come lo hai incontrato? Daniel lo incontrai ad una sua conferenza molti anni fa, poi a causa di un momento difficile della mia vita, la fine di un’importante storia d’amore, avevo accumulato tanta rabbia e dovevo perdonare, quindi decisi di affidarmi alle sue mani in un percorso molto valido proprio sul perdono. Quando perdoniamo non liberiamo l’altro, ma soprattutto liberiamo noi stessi. Quanto le antiche filosofie sapienziali sono valide oggi e come è quanto sono state validate dalla scienza? Sin dall’antichità il motto vix medicatrix naturae rappresenta

bene ciò che Ippocrate intendeva dire, penso che le cure naturali da Ippocrate ai rimedi della nostra nonna siano quelli che hanno sempre funzionato nel migliore dei modi (senza effetti collaterali) e che riprenderanno ad essere più in auge nei prossimi anni, oltre al fatto che l’organismo umano possiede un innato potere di auto-guarigione. Molti di questi sono stati riconosciuti validi dalla scienza, vedi l’estratto naturale della corteccia del salice inserito nell’aspirina, o l’agopuntura, scienza che tenta di riportare in equilibrio il corpo attraverso aghi inseriti in punti di meridiani (canali energetici del nostro corpo) mentre molti altri invece sono state più derisi, dalla scienza stessa, come l’omeopatia, o la riflessologia il fatto che il nostro corpo parli attraverso dei riflessi). Cosa troviamo nel tuo testo? In questo testo troverete tanti spunti per poter davvero rigenerare il vostro Corpo e Mente, ciò che io per prima ho sperimentato in questi anni su di me e su diversi clienti, è rivolto ad un

il libro da vicino... • Una guida preziosa per imparare a prendersi cura di sè in modo naturale e ritrovare l’armonia tra mente e corpo. Questo libro ci insegna a ritrovare il benessere attraverso un’alimentazione sana, tecniche di automassaggio, respirazione, meditazione e rilassamento, ricette gustose e un programma completo per “rinascere” in 21 giorni. Prima di tutto, però, ci insegna a sorridere alla vita, perchè possa essere più lunga, sana e felice. • Nel libro troverete: • L’alimentazione e il rafforzamento delle difese immunitarie • La dieta mediterranea • La medicina tradizionale cinese e l’alimentazione bioenergetica • I cibi per la salute e il benessere • Superfood, spezie e piante immunostimolanti • Gli integratori, un aiuto in più • L’attività fisica e il movimento • La riflessologia facciale vietnamita • Le tecniche di riequilibrio emotivo • La respirazione e la meditazione • I benefici del digiuno • La dieta detox antinfiammatoria • Re.Life: tre settimane per rinascere • Le ricette della salute immunostimolanti • Il libro sarà nelle librerie e negli store online, a partire dal 22 settembre. Inquadrando il qrcode si verrà direttamente indirizzati alla pagina per l'acquisto. (Giunti Editore, marchio Demetra - Collana Medicina e Benessere - 192 pg. - 14,90 €)

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CHI è ANNALISA CALANDRINI... • Naturopata e Food Blogger, è promotrice di un‘alimentazione naturale, sana, equilibrata e bioenergetica. Dopo un problema di salute ha cambiato vita, lasciando un lavoro “sicuro” per avvicinarsi al mondo della naturopatia e del benessere. • Autrice del libro Amarsi Cucinando Sano - le ricette romagnole della nonna rivisitate in chiave salutista, è stata concorrente e vincitrice della trasmissione La Prova del Cuoco su RAI1. Ha tenuto corsi di cucina, show-cooking e conferenze sull’importanza del movimento e di una sana e corretta alimentazione. • È consulente per diverse aziende del settore alimentare che creano prodotti sani ed innovativi, per cui inventa ricette e tiene show-cooking; collabora con riviste e tv creando contenuti sul tema del benessere, ed è organizzatrice di eventi del settore, tra cui il Wellness Food Festival a Cesena. • Il suo lavoro di ricerca l’ha portata a fare studi sulla longevità in giro per il mondo, intervistando ultra-centenari nelle famose Blue Zones (zone ad alta concentrazione di longevi) dall’Italia alla Grecia, fino al Giappone.

ampio pubblico che s’interessa di salute e benessere e vuole prendere maggior consapevolezza, imparando a mettersi al centro della sua salute. Quanto, tra le altre cose, sono importanti le arti come la danza, la recitazione o la musica per il benessere dell’uomo? La musica è importantissima perchè ciò che ascoltiamo ci entra dentro, per cui consiglio sempre frequenze a 432 Hz piuttosto che a 693 Hz che riporti in equilibrio il nostro sistema nervoso e l’inconscio. L’arte, la musica ed il saper esprimere sè stessi aiuta molto nel proprio equilibrio psico-fisico e porta a mantenere un importante salute mentale.

Ci dai qualche dritta per sostenere il nostro benessere e le difese immunitarie per l’autunno e l’inverno incipienti? Innanzitutto, occorre prendersi del tempo, avere tempo per

IL SITO

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la propria salute oggi ci eviterà di sprecarlo domani per curare la malattia. Siamo ciò che mangiamo ma siamo anche ciò che pensiamo, per cui imparare a saper gestire la nostra mente è di fondamentale importanza per la nostra salute. Meditazione, alimentazione sana, pratiche di igienismo e sport sono senz’altro pilastri per il mantenersi in forma. In previsione dell’autunno/ inverno una cucina ricca di spezie, sapori riscaldanti, alimenti superfood ed integrazioni (vitamine C e D) e fitoterapia vi permetteranno di affrontare la stagione fredda nel migliore dei modi. La Natura è una grande madre benevola e generosa, basta esserle grati e rispettarla. • RS


PERSONAGGI

Sergio

Alberti

e la sua " Dubai

Philosophy"

intervista al fondatore di PLATINUM SQUARE REAL ESTATE S.R.L.

I

l luxury real estate parla italiano. Non solo Dubai, per Sergio Alberti, che ha iniziato girando le città in bicicletta ed ora realizza investimenti immobiliari di lusso in mezzo mondo. Sergio Alberti ha all’attivo ben 37 anni di attività nel Real Estate, di cui gli ultimi 6 a Dubai. Ripercorrere tutto questo periodo è davvero impossibile, ma raccontaci come sei partito. So che giravi la tua città in bicicletta… È iniziato tutto per sfida, mi ero diplomato di recente e avevo tanta voglia di mettermi in gioco. Un giorno, sfogliando un giornale in caffetteria, ho trovato una piccola inserzione in ultima pagina: “Cercasi agente immobiliare”. Mi sono chiesto: Perchè no? Mi intrigava la possibilità di vendere proprietà, soprattutto perchè volevo dimostrarmi di potercela fare. Potete immaginare la

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di Silvia Arosio

mia sorpresa quando ho scoperto che il lavoro non consisteva nel proporre immobili, ma nel trovarli! Erano gli inizi degli anni ‘80 e allora non ci si poteva ancora affidare alle ricerche online, o alla consultazione di data base; l’unica cosa da fare era munirsi di pazienza e andare a caccia dei cartelli “vendesi” infissi sui palazzi. E così ogni giorno lo trascorrevo a perlustrare Torino con la mia fedele bicicletta blu. All’inizio il mestiere era molto dispersivo e tra colleghi capitava di portare due volte lo stesso immobile. Così ebbi una piccola intuizione che incrementò l’efficienza del lavoro di tutta l’azienda: suddivisi la città in quartieri, e per ciascuno pre-impostavo il percorso da seguire. Ricevetti soddisfazione ma le 5.000 lire a cartello non mi bastavano, avevo bisogno di qualcosa in più. Così cambiai azienda ed entrai in Casamercato Spa, dove mi affidarono alle vendite, e finalmente con giacca e cravatta potei cominciare a dar vita alle mie ambizioni. Da lì, come sei arrivato a Dubai? Ho sempre sentito la necessità di voler esplorare nuovi paesi, per apprendere come diverse culture affrontano una medesi-

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ma professione. Avrei potuto fermarmi alla mia amata Italia, ma ho deciso di esplorare il real estate intraprendendo rapporti lavorativi anche con il Kenya e le sue incredibili ville, a seguire con la Grecia e i suoi splendidi scorci, per poi affacciarmi anche all’instancabile Miami. La tappa seguente ancora non sapevo quale sarebbe stata quando ho sentito parlare, nel mio settore, di un sistema diverso, più dinamico, un nuovo paradigma di business. Allora mi sono deciso e sono partito alla volta di Dubai. Avevo però il timore non mi sarei sentito a mio agio, invece ho percepito l’entusiasmo riaccendersi in me, mi trovavo in un mondo nuovo e dinamico, con normative a tutela dell’investitore che non avevo mai conosciuto in altri paesi. Così, contro il parere di tutti, ho deciso di scommettere su Dubai. Ho preso la residenza e

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la licenza di broker immobiliare, e ho cominciato a dare vita a un’impresa. Oggi Platinum Square ha già due sedi in Dubai ed è alla ricerca della sua prossima destinazione. Dubai oggi, a livello di economia mondiale, occupa un posto rilevante, grazie a uno Sceicco illuminato che ha una visione molto aperta, che non riguarda solo l’aspetto tecnologico, a anche quello green. Cos’è oggi Dubai e cos’era nel recente passato? La forza di Dubai rispecchia la visione del suo Sceicco, il quale ha capito che la sua economia non può basarsi solo sul petrolio, prendendo dunque la decisione d’investire nel turismo, in Emirates Airline e nel real estate per dare un nuovo futuro al paese. Posso dire che siamo in presenza dello sguardo lungimirante di un visionario. Uno Sceicco proiettato all’epoca


post petrolio, che sta sviluppando molto anche la cultura green. Nel 2015 è stato completato il progetto The Sustainable City, il cui sviluppo immobiliare di 46 ettari rappresenta un quartiere verde sperimentale a impatto zero. Quando sono giunto in Dubai per la prima volta era già tutto in itinere, ma ammetto che lì tra

il pensiero e l’azione passa 0! Ormai mi sono abituato che se sto via anche solo per qualche settimana, tornando posso trovare intere nuove strade, palazzi, o addirittura nuovi quartieri. Un investimento a Dubai è interessante, in quanto si ottengono delle redditività da locazione molto buone. Inoltre, i prezzi di acquisto, oggi, sono molto bassi. Come mai? Perchè investire lì oggi? I prezzi d’acquisto bassi che caratterizzano gli immobili in Dubai, a oggi, sono dovuti all’intuizione dei costruttori i quali hanno capito che tra l’imminente Expo e l’essenza innovativa del paese, le proprietà avrebbero notevolmente guadagnato valore. Hanno di conseguenza costruito molto,

e con un’incredibile velocità, generando un momentaneo abbassamento. Ma non fatevi fuorviare, i prezzi cresceranno. Ciò per due ragioni: perchè è stata ridotta la concessione di licenze edilizie, e perchè nei primi due semestri del 2021 Dubai ha registrato un record di vendite di immobili. Ciò ha determinato una diminuzione nell’inventario degli immobili disponibili. Ma perchè investire in Dubai? Perchè ha tra i rendimenti più alti al mondo. Perchè tra le sue opportunità, e l’unicità di ciò che rappresenta, il rischio bolla è pari a 0. L’unica cosa che occorre fare è scommettere nella crescita del valore degli immobili. Notare che vendere bene è diverso dal guadagnare bene. Il vendere bene è un valore oggettivo riguardo al prezzo che a oggi vale l’immobile, il guadagnare bene invece è msoggettivo, poichè dipende da quanto bene si è acquistato. E Dubai è un affare proprio L'inconfondibile sagoma del Dubai Opera...

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...e il meraviglioso interno con platea e galleria

perchè oggi si compra bene. Come dico sempre ai miei Clienti: “Il più grande affare lo fai quando compri, non quando vendi. Perchè se vendi bene è merito del fatto che hai comprato bene.” Che tipo di architettura troviamo oggi in Dubai? In Dubai si trovano principalmente tre tipologie di architettura, naturalmente la preponderante è costituita dalle torri avveniristiche, che per attribuire un’anima internazionale sono state realizzate da alcune tra le più importanti archistar al mondo. Lì sono presenti alcuni dei palazzi più alti al mondo, ma la sensazione che si prova nel guardarli dal basso è indescrivibile. Quando invece si sale su per questi colossali grattacieli si ha la possibilità di osservare tutta Dubai, tra il Golfo Persico e il maestoso Deserto Arabico. A seguire si possono incontrare quartieri in stile classico arabo, come il quartiere storico di Al Fahidi dove i colori dei palazzi

si mescolano a quelli della terra e le botteghe d’artisti spiccano agli angoli delle strade. O il Souk nella città vecchia dove il profumo d’incenso si mescola a quello delle spezie, mentre tra le bancarelle compaiono gemme preziose, gustosi datteri, tappeti e cuscini in lussuosi tessuti, immense collane e gioielli raffinati. Infine in Dubai, paese di stampo anglosassone, sono presenti diversi campi da golf e da polo al cui interno si possono incontrare eleganti ville celate tra vegetazione lussureggiante, o altre iper moderne inserite tra palme e prati sconfinati. Insomma non si tratta di un paese esclusivamente moderno, ma di un ecosistema in cui convivono passato e innovazione. Tra l’altro Dubai ha un grande teatro, dove è andato anche uno spettacolo italiano, Peter Pan... C’è interesse per la cultura? Assolutamente sì! È una città multietnica, solo il 10-15% della popolazione è emiratina.

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La varietà di civiltà e d’idee ha dato vita a una nazione curiosa e acculturata. In questo contesto la passione per le arti figurative ha potuto diffondersi traendo il meglio da ogni suo ospite. Il teatro a cui si fa riferimento è il Dubai Opera, un centro arti che porta in scena molti spettacoli di stampo occidentale, nonchè concerti, balletti, esibizioni e rappresentazioni sia tradizionali che moderne. Ma non è solo ciò che accoglie al suo interno ad affascinare, è anche la sua peculiare struttura ispirata alla forma di una dau, la tipica imbarcazione leggera araba caratterizzata dalla sua vela triangolare che le conferisce un aspetto fresco e scattante, medesima sensazione che suscita il Dubai Opera nell’ammirarlo. Inoltre degna di nota è l’esclusività della sua posizione, il teatro è infatti locato al fianco del Burj Khalifa e i suoi 800 metri d’altezza, e posto dinnanzi alle famose fontane danzanti che regalano ogni volta stupore.


mente è uno stato e in effetti al suo interno sembra essere costituita da varie città più piccole, le quali in realtà sono quartieri divisi tra loro per temi. C’è DownTown che rappresenta il cuore dello Stato con l’iconico Burj Kalifa, DIFC è il distretto finanziario, Dubai Marina che è il più divertente e lussuoso, insomma chiunque può trovare il suo posto in Dubai. Da tener presente che è la città dei record, giusto il mese scorso hanno inaugurato la piscina più profonda al mondo, si inabissa per 60 metri nei quali è possibile fare incredibili immersioni tra piante acquatiche, stanze nascoste e biliardini. Una vera città sommersa. Ha una qualità di vita altissima, che porta con sè una pulizia impeccabile. Inoltre ha una popolazione cosmopolita che gode di un alto livello d’istruzione inquanto spesso ha frequentato le scuole più prestigiose almondo, imparando e poi riportando la cultura appresa in Dubai, arricchendola. Lo stampo anglosassone ha aggiunto infine

© Hans-Jürgen Schmidt da Pixabay

Come si vive in Dubai? 4 lettere: B E N E. Poichè Dubai è tra le città più sicure al mondo, c’è un’educazione e rispetto delle regole tali da sorprendere; è multietnica ma ciascuna cultura si è integrata con l’altra come fossero fratelli, fino a diventare davvero un unico popolo. Dubai è una città-stato, costituisce uno dei sette emirati degli Emirati Arabi Uniti ed è collocata sulla costa, quindi per tutta la sua estensione è ricca di spiagge e club. Mi chiedono sempre: “Ma fa caldo?” Certo che fa caldo! Ma è un caldo piacevole, che da ottobre fino a maggio ricorda il clima temperato delle primavere mediterranee. Poi, essendo la città avveniristica per eccellenza, è equipaggiata di piacevole aria condizionata ovunque se ne senta la necessità. Anche le fermate degli autobus sono climatizzate! Tutti i mezzi di trasporto lo sono, e sono inoltre puliti e puntuali. Come dicevo prima, tecnica-

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quella cortesia e disponibilità in grado di far sentire chiunque il benvenuto. Qual è la differenza con il mercato italiano? Innanzitutto in Dubai troviamo una burocrazia ridotta ed efficiente, ma ciò che mi ha conquistato è la sicurezza nelle transazioni economiche. Inoltre, trattandosi di un paese in via di sviluppo, costituisce un mercato in crescita con sempre nuove e interessanti opportunità. Per considerare una transazione un affare immobiliare in Italia si ricade sulla specificità dell’immobile, - la qualità della struttura, la suddivisione dei locali, la bellezza della posizione e di ciò che la circonda ... - solo esso determina la convenienza dell’investimento. Invece in Dubai non solo l’immobile può essere un affare, ma l’investimento è a priori un affare perchè inserito in un contesto di sviluppo dello stato. È dunque oggettivamente un affare. Dopo tanti anni di esperienza ho imparato che:


Un particolare del padiglione Terra

“Quando compri un immobile a Dubai, compri anche Dubai e il suo sviluppo.” In Dubai, a ottobre si terrà l’Expo. Cosa troveremo? Come si garantirà la sicurezza per il Covid? Sarà l’Expo più grande di tutti i tempi! Sarà pura fantascienza! Se Dubai rappresenta il futuro, la sua Expo rappresenterà

una nuova era. A fine marzo ho avuto l’onore di visitare Terra, il padiglione campione dedicato alla Sostenibilità. Nonostante sia inserito in mezzo al deserto e alla sua aria calda, Terra è completamente autosufficiente, sia per l’energia che per l’acqua. Risultato molto arduo da raggiungere ma per il quale il padiglione si fa portavoce di come effettivamente ogni struttura possa diventare sostenibile. Per quanto riguarda il Covid-19, conoscendo il governo di Dubai, sono certo, anche qui, che la sua efficienza rappresenterà sicuramente un esempio per il resto del mondo. A partire dalla sua progettazione iniziale fino alla sua realizzazione, Terra rappresenta un esempio da studiare e imitare. Il modo in cui è costruito, la maniera in cui insegna e meraviglia mi ha lasciato senza parole. Mi è sembrato di osservare cose che noi umani non possiamo neppure comprendere. La tua società ha un futuro anche in Italia. Quali sono i vostri progetti? La mia società, Platinum Square Srl, è di origine emiratina, ma aspirava a espandersi, così ora ha aperto filiali in Ita-

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lia per le quali collaboro come consulente. Credo infatti che il contributo maggiore che posso offrire sia sicuramente la mia ultradecennale esperienza internazionale, la quale ho l’onore di portare nel mio paese natale. Platinum Square ha sede a Bassano del Grappa e Puntaldia, con sedi in fase di apertura a Roma e Firenze. In Italia ci occupiamo del Luxury Real Estate e lo facciamo seguendo un approccio metodologico di sviluppo sia smart che organico, appreso in Dubai. Noi di Platinum Square preferiamo definirci: “consulenti alla vendita”, e desideriamo seguire l’investitore in ogni fase della compravendita, per offrirgli tutti i servizii che possano essergli utili. Dagli aspetti legali a quelli finanziari, dai notarili agli assicurativi fino alle nostre proposte di interior design. Platinum Square Italia è una realtà unica nel Luxury Real Estate, nasce infatti dalla combinazione tra la creatività italiana e il pragmatismo peculiare di Dubai. Per noi, è fondamentale intercettare tutte le esigenze dei nostri investitori per poi accompagnarli verso le loro ambizioni. • RS


PERSONAGGI

Piacere... sono

Francesco Gabbani FRANCESCO CUCINOTTA è a tutti gli effetti il sosia deLL'AUTORE di OCCIDENTALIS KARMA

S

ogna di condurre un programma “frizzante e ironico”, di genere musicale o comico, ma intanto non ci stupirebbe vederlo – tra qualche anno – in gara a Tale e Quale Show. Il suo cavallo di battaglia è presto detto: perchè Alessandro Cucinotta, showman siciliano, è da molti riconosciuto come il sosia ufficiale di Francesco Gabbani. Alessandro che cosa vuol dire per te essere considerato il sosia di Francesco Gabbani? Essere considerato sosia di Francesco Gabbani è un onore, prima di tutto perchè è un Artista riconosciuto come tale da molti addetti ai lavori. Di lui mi piace che si sia fatto strada nel mondo dello spettacolo pian piano e senza sgomitare. Come autore ha collabora-

to con artisti di peso (Adriano Celentano e Ornella Vanoni tra gli altri, ndr.) e i suoi testi sanno raccontare la società odierna in modo elegante. Poi è brioso, energico, simpatico, insomma ispira molta positività! Tu nella vita animi i matrimoni. Cosa fa esattamente l’animatore di nozze? Il mio ruolo all’interno dei matrimoni è quella di conduttore ed intrattenitore. In pratica mi piace pensare (ed è quello che poi metto in atto) che il matrimonio sia come uno show dove i protagonisti sono gli sposi . Insieme ad essi progetto e personalizzo l’intero evento , trasformando l’intrattenimento in un’esperienza “spettacolare”, coinvolgendo artisti e performer. Io mi occupo di “mettere in scena lo spettacolo”, scandendo i momenti più importanti dell’evento, coinvolgendo il pubblico con stile, eleganza e divertimento. E anche in quel caso usi la tua somiglianza a Gabbani o preferisci altre vesti? In quel caso, avendo tra le mie passioni anche il canto, sfrutto la somiglianza per realizzare un piccolo siparietto con l’imitazione di Francesco. Il pubblico sembra apprezzare molto, perchè canta spesso assieme a me Ti fermano mai per

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la strada, pensando che tu sia Gabbani? Per strada mi è capitato che la gente bisbigliasse, ma pochi “coraggiosi” mi hanno chiesto se fossi realmente lui. Quasi sempre, negli eventi, dopo pochi minuti la gente comincia a dirmi “Ma lo sai che sei preciso a Francesco Gabbani?” e allora sorrido compiaciuto confermando la somiglianza, di cui anche Striscia la notizia si è accorta. Nel panorama dello spettacolo italiano oggi ci sono molte opportunità per emergere.. Alessandro Cucinotta cosa farebbe, per esempio, in tv? Mi piacerebbe condurre un programma d’intrattenimento frizzante, ironico, magari un programma musicale, o comico. Un’ultima curiosità: c’è per caso parentela tra te e Maria Grazia Cucinotta, o il fatto che abbiate lo stesso cognome è solo un caso? Mio nonno mi diceva sempre che col padre di Maria Grazia avevano un grado di parentela da cugini, ma non saprei dirti di quale grado, e mi raccontava tantissime cose di Maria Grazia da piccola. Mia madre una volta l’ha incontrata in aereo, hanno fatto la tratta Roma-Catania sedute una di fianco all’altra, hanno chiacchierato per tutto il viaggio. Maria Grazia le ha raccontato anche delle cose personali di quando era piccola e combaciavano perfettamente con quanto raccontava mio nonno.• RS



INCONTRI

Il percorso creativo

di

Fausto

Beretti

Le sue opere sono le protagoniste della mostra uomini e dei, alla galleria parmeggiani di reggio emilia

C

onsiglio a chi vuole entrare in “contatto” con l’arte di entrare in un laboratorio di un pittore e ancor più in quello di uno scultore perchè si troverà immerso nell’emozione estetica. “Il più grande pericolo per molti di noi non sta nel fatto che i nostri obiettivi siano troppo elevati e quindi non riusciamo a raggiungerli, ma nel fatto che siano troppo bassi e che li si raggiunga” - Michelangelo Buonarroti “L’artista deve creare una scintilla prima di poter accendere il fuoco e prima che l’arte nasca; l’artista deve essere pronto ad essere consumato dal fuoco della propria creazione” - François-Auguste-Renè Rodin (Cit. dal Catalogo Uomini e Dei a cura di Mauro Carrera) Com’è nato il tuo amore e cos’è per te l’arte? Devo ai miei genitori l’amore per l’arte. Entrambi, in maniera differente, si sono prodigati, af-

IL SITO

Inquadra il QRcode e visita il sito di FAUSTO BERETTI

finchè io muovessi i primi passi di questo cammino artistico ancora in evoluzione. Ero in terza elementare quando mio padre mi insegnò la tecnica della quadrettatura per ingrandire fedelmente un soggetto, la tecnica che ho ritrovato nei cartoni di Raffaello. Mia madre, a undici anni, mi mostrò un libro in bianco e nero con dipinti rinascimentali che mi impressionò moltissimo: le opere di Paolo Uccello, San Giorgio e il drago, La battaglia di San Romano… Nella prima adolescenza sgranai gli occhi guardando uno sceneggiato televisivo in cinque puntate La vita di Leonardo con Philippe Leroy: la conoscenza di

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questo grande genio, l’apprendistato nella bottega del Verrocchio, la tribolata realizzazione delle sue grandi opere, la sua continua ricerca della perfezione. A 18 anni ricevetti tre grossi volumi sugli artisti che sarebbero stati fondamentali per la costruzione del mio percorso artistico: Leonardo, Michelangelo e Raffaello... Tutti questi ricordi sono stati la mia ispirazione e hanno segnato il mio destino artistico. Al Liceo Artistico incontrai i Maestri Ugo Guidi per la materia Figura Disegnata e Giorgio Lenzi per la materia Figura e Ornato Modellato e all’Accademia di Belle Arti i Maestri Gugliel-


di Christine Grimandi

mo Vecchietti Massacci, Nicola Zamboni, Enzo Pasqualini e Quinto Ghermandi che hanno tutti aiutato la mia crescita verso l’arte figurativa. A Parigi ho avuto la mia vera “iniziazione”. Per me l’arte è un percorso interiore, un lungo viaggio di ricerca, un dialogo costante con la mia parte più profonda. Penso che l’arte non debba essere una questione di Elitè ma dovrebbe parlare a tutte le persone, intendo dire che un’Opera d’Arte deve avere molti livelli di lettura, ognuno deve poterne comprendere il significato secondo il suo livello di comprensione, come per esempio accade per La Divina Commedia che prima di tutto è un racconto comprensibile da tutti ma che contiene un’infinità di livelli differenti di significati. Oggi l’Arte è una questione di Mercato, si è perso l’amore per la Bellezza, è unicamente importante ciò che ha un valore economico o che rientra in un circuito della moda del momento. Questo crea confusione. Perchè vale tutto… e se vale tutto non vale niente. Tutti si sentono artisti, ma in giro ci sono tante cose brutte… Mancano dei riferimenti e manca la qualità intesa come fondamento del valore profondo del sentire. Fino al 16 ottobre esporrai una quarantina tra le tue opere più recenti alla Galleria Parmeggiani a Reggio Emilia.

SIBILLA DELFICA semigres nero h72x38x30 cm anno 2020

A cosa ti sei ispirato per la realizzazione di Uomini e Dei? Io sono un artista figurativo, sia nella pittura che nella scultura. Mi sono sempre ispirato alla grande tradizione del Rinascimento e del Manierismo italiani e i miei modelli sono Michelangelo Buonarroti, Pontormo e Giambologna. I vertici raggiunti dai grandi maestri del Cinque-

LA BARCA DI CARONTE terracotta 32x65x30 cm - anno 2008

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cento italiano sono inarrivabili, come testimoniano le “gallerie italiane” dei più importanti musei mondiali. Successivamente mi hanno anche ispirato gli scultori francesi Carpeaux, Dalou e Rodin, e i pittori Gèricault e Delacroix. L’esposizione delle opere è articolata in cinque capitoli che sono vere e proprie tappe nel “viaggio della vita”: L’inganno dei sensi, Battaglie, Profeti e Sibille, Viaggi e naufragi, Trasmutazione. Ognuno di noi può riconoscersi in questo viaggio senza fine verso l’ignoto. Come Ulisse siamo eterni esploratori che nel racconto del Mito vedono una bussola preziosa che ci guida oltre l’orizzonte quotidiano verso la conoscenza di noi stessi. “La ricerca visiva di Fausto Beretti, sia nella pittura sia nella scultura, è chiaramente ispi-


tra esempi positivi e negativi. L’insegnate è il loro riferimento diretto, chiamato a rispondere attraverso una preparazione emotiva oltre che intellettuale.

Vaslav Nijinsky nel balletto DANCE SIAMOISE olio su tela 400x200 cm anno 1991 Collezione Nibodi ubicazone ignota

“Ma questo grande Mistero dei Misteri serba il suo profondo silenzio” - Ferdinand Ossendowski rata alla grande tradizione del Rinascimento e del Manierismo italiani. E come dargli torto: i vertici raggiunti dai grandi maestri del Cinquecento italiano sono inarrivabili, come testimoniano le “gallerie italiane” dei più importanti musei di tutto il mondo. Nel creare Beretti ricerca una profondità di senso e la rintraccia nell’iconografia sacra, nel mito classico, nella tradizione letteraria, nell’alchimia. Non cede mai alla tentazione di violare il suo monolitico iconismo con espressioni informali o astratte, non ha mai la tentazione di abbandonare la figura, per lui del tutto irrinunciabile” (Cit. dal Catalogo Uomini e Dei a cura di Mauro Carrera) Come sei arrivato all’insegnamento? All’inizio non volevo insegnare: volevo fare “l’artista”. Ma ho scoperto il suo valore. Insegnando, apprendi. Dover spiegare e tradurre all’allievo la conoscenza complessa dell’arte, mi ha costretto a riflettere e mi ha inevitabilmente arricchito artisticamente. “Chi però, eseguendo l’euritmia, ha il compito di porla dinanzi al mondo, deve penetrarne l’essenza, come il musicista, il pittore, lo scultore devono penetrare nell’essenza della pro-

pria arte” Rudolf Joseph Lorenz Steiner Qual è il tuo rapporto con i ragazzi? Ho dovuto trovare un linguaggio comprensibile agli studenti e sono ripagato dalla stima e l’affetto degli allievi che ancora mi seguono. Ogni artista è anche allievo di sè stesso. Non si smette mai di cercare. Chi si crede Maestro limita la sua crescita artistica che deve essere, invece, sempre in evoluzione. Il mio mentore Ugo Guidi, a ottant’anni mi disse: “Io sto ancora imparando!” I ragazzi oggi sono più fragili, spesso a causa dei social, del digitale, di una instabilità familiare... Molti sono confusi e hanno difficoltà di discernimento

Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai un sogno nel cassetto? Il mio progetto futuro è riuscire a realizzare il bronzo della mia scultura La porta dello Spirito e una fontana in una piazza... Attualmente insegno Discipline Plastiche al Paolo Toschi di Parma dove ho anche un Atelier aperto al pubblico per corsi di pittura e scultura, ma da anni vivo a Bologna con la mia compagna Monica Macchiarini, anche lei scultrice, con la quale condivido un altro Atelier espositivo Il mio sogno nel cassetto è abitare in una casa dove poter tenere le mie opere, il luogo perfetto dove vivere e lavorare… ma probabilmente accadrà quando andrò in pensione. • RS

CHI è fausto beretti... • Nasce a Reggio Emilia nel 1962, frequenta il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti a Bologna. Allievo di Ugo Guidi, Enzo Pasqualini e Quinto Ghermandi, si diploma Maestro Scultore nel 1984. Negli anni Ottanta inizia l’attività espositiva e fino al 1988 per la curia di Reggio Emilia esegue copie di quadri antichi, maturando un’autentica passione per le antiche tecniche pittoriche. • Dal 1990 al 1992 si trasferisce a Parigi dove realizza una suite di quattro grandi tele dedicate al ballerino russo Vaslav Nijinsky (Narciso, Tennis, L’après-midi d’un faune, Dance Siamoise) per il collezionista Renè Bocobza. Nel 1991 incontra lo scultore Jacques Canonici e inizia un’intensa collaborazione artistica. • Nel 1995 ottiene la Cattedra di Discipline Plastiche presso l’Istituto d’Arte Paolo Toschi di Parma (ora Liceo Artistico Statale). Dal 2019 è membro dell’Associazione per le Arti Francesco Francia”di Bologna. Numerose commesse religiose e profane e molte sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero.

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Biancaneve Diretta da Caterina CALVINO PRINA

presenta

ei

nani

Musica di B. Pavlovsky Coreografie di G. Maiorov

Con la partecipazione straordinaria di

TATIANA e NICOLAI NAZARCHEVICI primi ballerini del Teatro dell'opera della Moldavia

F O N T I A L T A VA L L E P O

FORNITORE UFFICIALE

TEATRO ARCIMBOLDI MILANO 24 OTTOBRE 2021 - ore 16.00 accademia ucraina di balletto www.accademiaucraina.it

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INIZIATIVE

Gli Artonauti alla

scoperta di Tutto Mondo le figurine dell’arte in edicola e online per racconta la grande bellezza del PIANETA

U

n fantastico viaggio alla scoperta dei capolavori realizzati da artisti di tutto il mondo che celebra l’arte come linguaggio universale, capace di creare ponti e non muri. Un album per raccontare le tradizioni, i miti e le leggende delle grandi civiltà, scoprendo come differenti culture hanno risposto alle grandi domande dell’uomo. Dopo l’incredibile successo della prima collezione e del secondo album dedicato al primo Novecento, con la terza collezione, Tutto Mondo, gli Artonauti partono per un viaggio che a tutti noi oggi è proibito, un giro del mondo alla scoperta dei continenti, dei loro tesori artistici e delle loro incredibili architetture. Il titolo Tutto Mondo, che esprime un senso di collettività e di unione, è un omaggio all’omonima opera di Keith Haring dedicata proprio all’umanità intera, che l’artista dipinse sul muro esterno della Chiesa di Sant’Antonio a Pisa. È anche un vero e

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proprio neologismo - come del resto lo è anche il termine Artonauti - che vuole ricordare il modo fantasioso e originale di parlare dei bambini. La storia del terzo album Artonauti Tutto Mondo inizia con una scena molto attuale: i bambini protagonisti del racconto - Ale e Morgana - stanno seguendo le lezioni online da casa. All’improvviso scompare il simpatico gatto cicciottello Wizart (chiamato così in omaggio alla casa editrice

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che ha creato Artonauti!) e i nostri eroi partono alla sua ricerca accompagnati dalla nonna Artemisia e dall’inseparabile Argo, il cane vero protagonista della storia e narratore delle vicende. Tutti insieme viaggeranno per il mondo partendo dalla Russia e attraversando l’Asia fino al Giappone, esplorando l’Australia e l’Africa, per arrivare in America latina dove risaliranno il continente per poi fare ritorno in Europa.Avranno modo di


di Daniele Colzani

conoscere le culture più distanti e i monumenti più famosi sparsi per il globo: il Taj Mahal in India, gli scavi archeologici in Siria, ma anche l’arte aborigena australiana, i grandi murales in Brasile, raffinate architetture persiane e coloratissimi dipinti della giungla centroamericana e gli artisti contemporanei in Africa. Non ci sono vincoli cronologici in questo viaggio dove ogni paese rivela le proprie peculiarità e caratteristiche e il cui punto d’arrivo è la Nascita di Venere cui tutorial per attività da fare a casa come crea il tuo mandala, il tuo acchiappasogni, la tua matrioska, il dado daruma o la lanterna cinese. Un gioco sociale, educativo e accessibile a tutti. Con lo scambio delle figurine – e l’immancabile «ce l’ho, ce l’ho, manca» - i bambini iniziano a memorizzare e riconoscere le opere, i nomi degli artisti, i monumenti e l’arte diventa così un gioco da ragazzi! Si perchè il concetto che l’arte può essere alla portata di tutti è di Botticelli, emblema del Rinascimento e della storia dell’arte dell’Italia e del mondo. Inoltre alla fine dell’avventura, ritrovando il gatto Wizart, i personaggi scopriranno il messaggio segreto dell’album decifrando un antico linguaggio sumero. Alcuni degli artisti presenti in questa collezione: Canova, Rubens, Tiziano, Raffaello, Natalia Goncharova, Diego Rivera, Frida Kahlo, Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Keith Haring, Jackson Pollock, e tanti altri. Quest’album è progettato per i bambini dai 7 ai 14 anni e si compone di 116 pagine, 15 tavole di illustrazione, ben 99 tra opere d’arte e monumenti da ricostruire grazie alle 288 figurine. Ci sono 23 indovinelli e tanti approfondimenti sulle culture del mondo: dalla leggenda del monte Fuji al mito di Bacco e Arianna

passando per le storie dei cavalieri medievali. Anche in questa edizione c’è il gioco nel gioco: le coppie di Twin Cards collezionabili per consentire ai bambini di allenare la memoria, riconoscendo le opere a partire dai dettagli. Non solo, tanti contenuti extra a cui si accede tramite Qr code, tra

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alla base del progetto Artonauti: il gioco, in particolare quello analogico quale è un album di figurine, rappresenta lo strumento didattico più valido ed efficace per i bambini, mentre l’arte e creatività svolgono un ruolo fondamentale per il loro sviluppo evolutivo. • RS


RADIORAMA

Le 5 webradio che

rappresentano l 'eccellenza

webradioitaliane.it ha reso note le scelte annuali che tengono conto anche dell'impegno sociale

I

l sito webradioitaliane.it, punto di riferimento per il mondo delle radio che trasmettono online, dopo una dettagliata valutazione e ricerca riguardante le emittenti che fanno parte del suo variegato circuito, esaminando con attenzione i requisiti oggetto della valutazione finale come funzionalità del sito web, caratterizzazione del palinsesto, la struttura e l'organizzazione dello studio radiofonico, l'usability dell'app ufficiale, il piano editoriale e i contenuti dei social, ha reso pubbliche le sue scelte. Tenendo conto anche dell''impegno nell'affrontare l'argomento Covid-19 nei rispettivi programmi, supportandone una costante opera di informazione sociale, ha deciso di consegnare l'Attestato come Miglior Web Radio Italiana 2020/2021 "per la perseveranza e professionalità dimostrate nell'affrontare al meglio l'anno pandemico e per l'enorme impegno nel migliorare i contenuti della propria emittente a cinque realtà: RADIO VERTIGO ONE di Alessandria (www.radiovertigo1.

com), ONDA WEB RADIO di Pianura (NA) (www.ondawebradio.com), RADIO TAUSIA di tausia (UD) (www.radiotausia.it), RADIO DOPPIO ZERO di Bitonto (BA) (www.radio00. it) e CRAZY RADIO di Agri-

LA RADIO è indiscutibilmente TRICOLORE • Spesso oggetto di diatribe, la paternità della radio è italiana! Il suo brevetto venne infatti depositato il 2 giugno 1896 da Guglielmo Marconi, al quale variconosciuto il merito di aver riunito gli studi sviluppati in quegli anni (inclusi quelli del famosissimo Nikola Tesla) e di aver creato un media in grado di comunicare non più soltanto con una persona ("one to one"), ma con un numero potenzialmente infinito di ascoltatori ("one to many").

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gento (www.crazyradioweb.it). Il nostro augurio è quello di proseguire nel segno di questo impegno, a cavallo fra intrattenimento e responsabilità sociale. L'appuntamento, che speriamo ricco di soddisfazioni per tutte le radio, è fissato quando la "ripartenza" sarà finalmente definitiva e totale. Nel frattempo sottolineiamo la necessità per molti di qcquisira una mentalità "professionale", liberandosi da scelte ed egoismi spesso di bandiera, per far sì che il mondo delle radio sul web possano finalmente competere - magari in una logica corporativa - con quelle che caratterizzano l'etere in modulazione di frequenza. • RS


di Luca Varani

UNA CHITARRA CI GUIDA NELLE BOLGE

Un viaggio rock

col sommo Dante L'inferno di gallo rivisto e corretto

• è quella virtuosa di Ricky Portera che, nel disco di Francesco Maria Gallo, contribuisce a far grande un progetto contraddistinto anche dalla collaborazione con l’autrice Carla Francesca Catanese. Portera, già con gli Stadio degli esordi e poi collaboratore fidato di Lucio Dalla, è uno strumentista di grandissimo pregio che ha seguito il grandissimo cantautore bolognese (Ricky è nato invece a Messina) ovunque, accompagnandolo nel passaggio al grande successo. Dai piccoli teatri al pienone degli stadi. Tra i migliori chitarristi rock italiani di sempre, è famoso anche all'estero e contribuisce non poco alla caratterizzazione del sound immaginato da Francesco Maria Gallo.

U

n'idea, quella del cantautore Francesco Maria Gallo - autore delle musiche e dei testi - che parte da una selezione di 11 canti dell’Inferno di Dante Alighieri, nell’anniversario dei 700 anni dalla sua morte. L'ennesima iniziativa celebrativa che però si eleva per originalità e qualità. Un progetto in cui l'autore - ad eccezione del brano d'apertura, la “Selva Oscura” che ripreni versi originali del celeberrimo poema - sovrascrive la propria libera interpretazione attraverso le musiche, unite a una scrittura originale intorno alle suggestioni e ai protagonisti previsti da Dante. Si tratta di un Inferno riformulato secondo un punto di vista assai personale nel quale il dannato, per Francesco Maria, è

anche l’umano cosmico in cerca di redenzione, sostenuto dalla dimensione archetipica del femminile e il ruolo salvifico dell’amore terreno. Originale poi la nota di contemporaneità attribuita al lavoro, dove le antiche e nobili atmosfere dantesche si confon-

dono in un inferno del "qui e ora" segnato dalla musica rock, il sangue nero delle metropoli e i disgraziati barconi di Lampedusa. Un inferno cosmopolita nel quale è istantaneo scorgere i mali del nostro vivere attuale. Il tutto diventerà presto un musical di sicuro successo. • RS

RACCOLTA DIFFERENZIATA VISIVA • Un libro sui film di serie B (anche Z...) che suona come un disco di una scalcagnata ma divertentissima band di psycobilly-punk di provincia! Alberto Genovese e il suo La pellicola va nella plastica" (Bepress) mette un po' d'ordine in una giungla di filmacci realizzati con pochi mezzi ma asslutamente imperdibili per gli amanti del cinema weirdo, trash, bizzarro e senza nessuna velleità da red carpet! Consigliatissimo a cultori e curiosoni!

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PREMI INTERNAZIONALI

Gli scatti del

Wildlife

Photographer of the Year

© Sergey Gorshkov, Wildlife Photographer of the Year 2020

LA 56a edizione a milano nella prestigiosa sede di palazzo turati dall'1 ottobre al 31 dicembre

The Embrace, Sergey Gorshkov

T

orna a Milano il Wildlife Photographer of the Year, la mostra di fotografie naturalistiche più prestigiosa al mondo, che da quest’anno cambia sede ed è ospitata nei suggestivi spazi di Palazzo Francesco Turati (ex spazio Forma) in via Meravigli 7, dal 1° ottobre al 31 dicembre 2021. La mostra è organizzata dall’Associazione culturale Radicediunopercento, con il patrocinio del Comune di Milano. Da vedere in mostra le 100 immagini premiate alla 56a edizione del concorso di fotografia indetto dal Natural History Museum di Londra che ha visto in competizione 45.000 scatti provenienti da 95 paesi, realizzati da fotografi professionisti e

dilettanti. Selezionate alla fine dello scorso anno da una giuria internazionale di esperti, in base a creatività, valore artistico e complessità tecnica, le foto finaliste e vincitrici ritraggono animali rari nel loro habitat, comportamenti insoliti e paesaggi straordinari; la bellezza della natura ma anche la sua fragilità da difendere e preservare. Vincitore del prestigioso titolo Wildlife Photographer of the Year 2020 è il russo Sergey Gorshkov con The Embrace; l’immagine ritrae una tigre siberiana, specie in via d’estinzione, che abbraccia un antico abete della Manciuria per marcare il territorio. Ci sono voluti oltre undici mesi per riuscire ad immortalare

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questo scatto ottenuto grazie a fotocamere con sensore di movimento. La giovane finlandese Liina Heikkinen è la vincitrice del Young Wildlife Photographer of the Year 2020 con The Fox That Got the Goose. La foto, scattata in una delle isole di Helsinki, raffigura una giovane volpe rossa che difende ferocemente i resti di un’oca dai suoi cinque fratelli rivali. Tra i vincitori di categoria anche due italiani: Luciano Gaudenzio, con lo scatto Etna’s River of Fire (Ambienti della terra), e il giovane Alberto Fantoni, vincitore del Rising Star Portfolio Award con immagini che documentano la vita degli uccelli nel Mediterraneo. Altri


di Daniele Colzani

© LAlberto Fantoni - Luciano gaudenzio Wildlife Photographer of the Year 2020

IL PERCORSO ESPOSITIVO Oltre ai due massimi riconoscimenti Wildlife Photographer of the Year 2020 e Young Wildlife Photographer of the Year 2020, il percorso espositivo illustra tutte immagini vincitrici e finaliste divise in categorie: Anfibi e rettili, Uccelli, Invertebrati, Mammiferi, Animali nel loro ambiente, Piante e funghi, Ambienti della terra, Il mondo subacqueo, Natura urbana, Ritratti animali, Bianco e nero, Visioni creative e Giovani (fotografi fino a 10 anni, da 11 a 14 anni e da 15 a 17 anni). Altre sezioni importanti sono le categorie documentarie Wildlife Photographr Portfolio Award, Wildlife Photojournalism e Wildlife Photojournalist Story Award, Rising Star Portfolio Award, Eric Hosking Por-

Etna’s River of Fire, Luciano Gaudenzio

Eleonora’s gift Alberto Fantoni

tfolio Award, Gerald Durrell Award for Endangered Species, che portano l’attenzione sul dirompente impatto dell’uomo sulla natura. Le didascalie e i testi raccontano sia i requisiti tec-

nici della fotografia sia la storia e le emozioni che hanno motivato l’autore nella realizzazione dello scatto, insieme a dati di carattere scientifico sulle specie fotografate. • RS The Fox That Got the Goose, Liina Heikkinen

© Liina Heikkinen, Wildlife Photographer of the Year 2020

cinque fotografi italiani hanno ricevuto una menzione speciale: Domenico Tripodi (Il mondo subacqueo), Alessandro Gruzza (Ambienti della terra), Andrea Pozzi (Piante e funghi), Andrea Zampatti e Lorenzo Shoubridge (Animali nel loro ambiente)..

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MOSTRE

Le icone della moda in mostra a Carpi

La mostra presenta quegli indumenti che hanno contribuito all’emancipazione del costume sociale

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© Fondo Gasparini

Mondine, 1947-48

Gabrielle Chanel sulle spalle del ballerino Serge Lifar, 1937

© Jean Moral

ino aal 6 marzo 2022, i Musei di Palazzo dei Pio a Carpi (MO), una delle città italiane con una ricca e importante tradizione nel settore tessile abbigliamento, ospitano la mostra HABITUS. Indossare la libertà, che analizza come, nel Novecento, le tappe più significative di innovazione della moda abbiano spesso coinciso con momenti di liberazione del corpo, soprattutto femminile, da costrizioni fisiche e sociali. La moda, infatti, è una delle forme espressive umane che forse meglio incarna i continui cambiamenti storici, e la cui influenza ha coinciso con il concetto di libertà. L’esposizione presenta una serie di indumenti iconici, come abiti ispirati all’anticorsetto di Paul Poiret, i primi pantaloni creati da Coco Chanel per le donne, la minigonna, gli hot pants, i bikini, i jeans, la giacca destrutturata di Giorgio Armani, e molti altri ancora che hanno contribuito all’emancipazione, alla sovversione di paradigmi e canoni e alla liberazione dei costumi sociali.

IL PERCORSO ESPOSITIVO HABITUS. Indossare la libertà, si sviluppa in quattro passaggi, ognuno dei quali sarà introdotto da fotografie, video, musica che contestualizzeranno il periodo preso in esame. Il primo, Liberare il corpo, prende avvio a inizio Novecento, quando i creatori di moda si pongono come obiettivo principale quello di liberare il corpo femminile dalle costrizioni dell’abbigliamento (busti, pizzi, abiti lunghi) e quindi dalle convenzioni sociali che chiudono la donna in cliché predefiniti. Questa innovazione va di pari passo con l’apparire di alcune figure che conquistano ruoli e diritti

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fino ad allora tradizionalmente maschili, dall’aviatrice Amelia Earhart a Marie Curie alle suffragette di Emmeline Pankhurst o all’eroina dell’animazione Betty Boop. Fu lo stilista francese Paul Poiret ad aver determinato, con il suo anticorsetto del 1914, la prima rivoluzionaria scelta di liberare il corpo della donna, sia fisicamente che sessualmente, che socialmente. Fu invece Coco Chanel, pioniera della moda emancipata, a disegnare, subito dopo la Grande Guerra, capi confortevoli ed elegantissimi e a sdoganare per le donne l’uso del pantalone. Strettamente legato a questo capo di abbigliamento, Marcel Rochas crea nel 1932 il power


© Burt GlinnMagnum Photos

suit, ovvero il completo femminile giacca e pantalone, che divenne simbolo della parità dei diritti tra sessi, in particolare nel lavoro, che verrà poi ripreso e rilanciato dagli stilisti negli anni ’80. Legata a doppio filo all’evoluzione della condizione femminile, la storia del reggiseno ha subìto la vera e propria svolta moderna verso il 1920: nonostante venissero ancora usati i corsetti, questi ultimi iniziarono a essere più corti, affidando il contenimento del busto interamente al reggiseno, che all’epoca era simile a una fascia leggermente conformata. Questo indumento, per come oggi lo conosciamo, ha origine nel 1922, quando Ida Rosenthal, cucitrice presso il piccolo negozio newyorchese Enid Frocks, notò che ogni modello avrebbe dovuto adattarsi maggiormente a ogni donna, e iniziò a produrne per ogni forma ed età. Scoprire il corpo introduce il visitatore negli anni del secondo dopoguerra, quando le donne, complice anche la diffusione

© Fondo Gasparini

di Daniele Colzani

Gruppo femminile, 1948

delle immagini cinematografiche, affermano le loro libertà anche scoprendo il proprio corpo. Silvana Mangano di Riso amaro (1949) veste nel film esattamente come le mondine che partivano da Carpi per le terre piemontesi e le minigonne non erano molto diverse da quelle che le operaie delle fabbriche di Carpi si cucivano negli anni sessanta. Iconici a riguardo sono i bikini, che liberarono le donne dagli scomodi camicioni da spiaggia, gli hot pants nati a cavallo tra gli anni quaranta e cinquanta che permisero di scoprire finalmente le gambe e, soprattutto, la minigonna, capo-simbolo della battaglia femminista che, grazie a Mary Quant si diffuse dalla Swinging London al mondo intero negli anni sessanta. Con la sezione Work, sport, cool, la rassegna si spinge negli anni settanta e ottanta, periodo in cui la moda Diane von Furstenberg indossa un wrap diventa unisex, e il dress di fronte al suo primo Warhol, 1977 vestito griffato, ti-

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pico della sartoria artigianale, lascia il posto al prêt-à-porter con capi prodotti serialmente. Esemplificativi di questo periodo sono le t-shirt e i jeans, entrambi nati come capi da lavoro, ma che divennero icone prima di ribellione (James Dean e la sua Gioventù bruciata) poi del nuovo modo di vestire casual, o lo sportswear, nuovo simbolo di lusso moderno. Ed è la felpa, della carpigiana Best Company soprattutto, a rappresentare questo cambio di passo e di mentalità che riguarda anche il ruolo dei giovani nella società. La mostra si chiude con Destrutturare, un passaggio all’interno della moda degli anni settanta caratterizzata da due capi divenuti iconici, come il Wrap dress di Diane von Furstenberg e la Giacca destrutturata di Giorgio Armani, che impongono una nuova concezione di abito “destrutturato”, ovvero senza imbottitura e controfodera, con i bottoni posizionati in un altro punto del tessuto e le proporzioni completamente riviste, con una innovativa modalità di chiusura facile ed essenziale, per creare, come ha affermato Giorgio Armani, una vestibilità “rilassata, informale, meno rigorosa, che lascia intuire il corpo e la sua sensualità”. • RS


MOSTRE

di Daniele Colzani

Il fascino del

Portiere

di notte di Liliana Cavani

in esposizione una serie di documenti originali tra cui il bozzetto del famoso costume con le bretelle

Dirk Bogarde, Charlotte Rampling con Liliana Cavani sul set

N

ella Sala dei Cervi di Palazzo dei Pio a carpi si tiene , fino al 6 gennaio 2022 la mostra Il portiere di notte. Libertà della perdizione. L’esposizione è dedicata a Il portiere di notte (1974) uno dei capolavori più famosi tra quelli realizzati da Liliana Cavani (originaria di Carpi) carpigiana, la cui trama sfida lo spettatore a considerare la possibilità della libera scelta all’interno di una cornice di dominio e sopraffazione, sia concreta che psicologica. Attraverso una serie di documenti originali, come la sceneggiatura con le annotazioni di Liliana Cavani o il bozzetto originale di Piero Tosi del famoso costume con le bretelle e il cap-

pello di Charlotte Rampling, più di 60 fotografie di scena, materiale video, articoli di giornale provenienti dal Fondo archivistico Liliana Cavani, donato dalla regista all’Archivio storico comunale della sua città nel 2019 e oggetto nel corso degli ultimi due anni di un minuzioso lavoro di catalogazione, oltre a spezzoni del film, la rassegna getta luce sull’iniziale formazione dell’idea della pellicola, nata mentre Liliana Cavani lavorava al documentario storico La donna nella Resistenza, seguendone poi il percorso della produzione, realizzazione e distribuzione. La mostra avrà un focus in particolare sulla divisiva ricezione della pellicola sia in Italia che all’estero e sulle implicazioni generate in termini di censura. La sceneggiatura, scritta dalla stessa Cavani e Italo Moscati, racconta la vicenda di Max, già ufficiale delle SS addetto ai campi di sterminio, che ritrova Lucia, una ex deportata ebrea, ospite dell’albergo viennese

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dove l’uomo lavora come portiere di notte. Tra i due riesplode una insana passione, nata sull’onda dei ricordi degli orrori e delle abiezioni sessuali vissute nel lager. Alcuni vecchi colleghi di Max intendono eliminare Lucia, in quanto testimone pericolosa per il loro passato. L’uomo allora si rifugia con lei nel suo appartamento dove, tra risse e sfinimenti, il loro rapporto raggiunge morbosi livelli di parossismo erotico. I due vengono poi uccisi in un tentativo di fuga. Liliana Cavani, regista e sceneggiatrice di opere dal forte impatto socio-politico, comincia il suo percorso cinematografico negli anni ‘60 e si afferma come una delle figure più rilevanti del cinema italiano, raggiungendo la fama internazionale nel 1974 appunto con Il portiere di notte. Vincitrice di un David di Donatello alla carriera nel 2012, ha lavorato anche a cortometraggi, documentari storici, e come regista di film televisivi, opere liriche e teatrali. • RS


DIRETTORE ARTISTICO CARLO PESTA

CARMEN Balletto in due atti su musiche di GEORGES BIZET

ORCHESTRA FILARMONICA ITALIANA diretta da MO GIANMARIO CAVALLARO

GRAPHIC DESIGNER: DANIELE COLZANI - © PHOTO CARLA MORO E AURELIO DESSÌ

TICKETS ON LINE

MERCOLEDÌ

3

NOVEMBRE ORE 21:00

BIGLIETTERIA@BALLETTODIMILANO.COM

TEL: 347-877.93.84

WWW.BALLETTODIMILANO.COM 101


MOSTRE

Un luogo dove "perdersi" tra pensieri e parole

Al Labirinto della Masone un percorso multimediale alla scoperta di un segno universale

Il Labirinto della Masone visto dall'alto

L

a mostra del Labirinto della Masone, Umberto Eco, Franco Maria Ricci. LABIRINTI Storia di un segno, inserita anche nel programma delle attività di Parma 2020+21 Capitale Italiana della Cultura, che avrebbe dovuto concludersi con il mese di settembre, è prorogata fino al 20 marzo 2022. Grazie ad innovativi allestimenti multimediali a cura di NEO [Narrative Environments Operas], studio di ricerca e progettazione di ambienti narrativi in particolare nell’ambito di esposizioni e musei e già autore di prestigiosi progetti di digital art (come quello vincitore del XXVI premio Compasso d’Oro lo scorso settembre), il Labirinto

si trasforma in un vero e proprio metalabirinto, introducendo i visitatori in un percorso di parole e pensieri, tra allestimenti sce-

nografici e digitali e prestiti di rilievo, alla scoperta della storia e del significato di uno dei simboli più antichi al mondo.

IL SITO

L’esposizione si sviluppa in quattro sale, tra le quali i visitatori sono accompagnati dalla guida di ombre nobili e sapienti legate alla storia di Ricci – non solo Umberto Eco ma anche Jorge Luis Borges – con transiti multimediali di parole e pensieri. In una delle sale, dedicata proprio a Eco, la voce e le parole – brani, citazioni e riflessioni – del grande scrittore guidano il pubblico in un labirinto dalle pareti riflettenti: un dedalo di specchi animato da visioni che invitano a rileggere la storia del

Inquadra il QRcode e accedi al sito del Labirinto della Masone 102


di Daniele Colzani

labirinto nei suoi significati simbolici e psicologici. Nell’altra sala multimediale sono invece opere d’arte a raccontare lo sviluppo storico dei labirinti in un’immersione a 360 gradi: l’iconografia dei labirinti, le immagini e le animazioni contribuiscono a realizzare un ambiente mutevole e dinamico. In un altro ambiente si trovano prestiti importanti con dipinti affascinanti e misteriosi, e diverse opere a stampa e miniate dal rinascimento ad oggi, oltre alla rivista Minotaure di Skira, per toccare con mano l’idea di labirinto e di come questo simbolo abbia partecipato alla Storia del mondo. E ancora, una selezione delle opere del contemporaneo Gio-

vanni Soccol dalla serie Labirinti, conduce i visitatori tra scenari affascinanti e simbolici che rappresentano una vera e propria indagine emotiva. • RS

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IL LABIRINTO DELLA MASONE

• Il Labirinto più grande del mondo nasce a Fontanellato da un’idea di Franco Maria Ricci – editore, designer, collezionista d’arte, bibliofilo – e da una promessa da lui fatta nel 1977 allo scrittore argentino Jorge Luis Borges, affascinato da sempre dal simbolo del labirinto sia in chiave esoterica che come metafora della condizione umana. • Ci sono labirinti con Minotauri. e giardini colmi di delizie. Un Eden in cui è bello vagare, labirinti mentali dove perdersi e poi ritrovarsi. • Aperto dal 2015, è un luogo di cultura, disteso su otto ettari di terreno, progettato con gli architetti Pier Carlo Bontempi e Davide Dutto.


CONCORSI

Proclamati i vincitori

di " Musica Sacra 2021"

Lo scorso 18 settembre si è tenuta la finale in forma di concerto con l'esibione dei 23 finalisti

N

ella suggestiva cornice della Basilica SS. Apostoli di Roma si è tenuta la finale, in forma di Concerto di Gala del Concorso Internazionale Musica Sacra 2021, durante la quale si sono esibiti 23 cantanti lirici, tra i quali la Giuria ha scelto gli otto vincitori: per la categoria Soprani, la messinese Francesca Mannino e Danai Eleni, per i mezzosoprani Aurora Faggioli ed Ester Ferraro, per i tenori Dongyoul Park e Raffaele Feo, per il basso Giordano Farina e per il basso-baritono il francese Alexandre Baldo. La serata è stata condotta da Vincenzo Bocciarelli, amatissimo attore teatrale e cinematografico nato alla scuola di Giorgio Strehler, confermato dopo l’ottima performance dello scorso anno e sarà trasmessa in

differita da Tele Pace in mondovisione e da Radio Vaticana il 3 ottobre alle 15:30. La Giuria del Concorso era formata da: Gianni Tangucci (Coordinatore Artistico Accademia del Maggio Musicale Fiorentino), Vincenzo De Vivo (Dir. Artistico Accademia Lirica di Osimo e Dir. Artistico Stagione Lirica Fondazione Teatro Le Muse di Ancona), Eleonora Pacetti (Dir. Young Artist Program del Teatro dell'Opera di Roma), Ludek Golat (Regista Lirico e Consulente Teatro di Opava, capofila del progetto europeo Let’ Sing Oratorio Music!), Fabrizio Da Ros (Direttore d'Orchestra produzioni Let's Sing Oratorio Music! in Rep. Ceca, Italia e Grecia), Nikos Efhtimiadis (Dir. d'Orchestra e Presidente della Federazione Panellenica dei Cori

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e dei Direttori di Cori, partner del progetto europeo), Daniela de Marco (Fondatore e Dir.Artistico Concorso Internazionale Musica Sacra). Il Concorso Internazionale Musica Sacra è la selezione internazionale di Let’s Sing Oratorio Music! unico progetto in Europa dedicato a diffondere l’Oratorio Musicale tra bambini e ragazzi della scuola dell'obbligo attraverso un’esperienza formativa e teatrale indimenticabile in cui hanno cantato in teatro davanti al pubblico. I primi spettacoli si svolgeranno al Teatro Rendano di Cosenza il 3 e 5 dicembre per scoprire la magia dell'Oratorio La Creazione di Haydn, accompagnati dall’Orchestra del Conservatorio S. Giacomantonio della città diretta dal M.° Fabrizio Da Ros. • RS


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FESTIVAL

di Daniele Colzani

Al via le candidature per

"Una voce per San Marino" IL FESTIVAL CHE PREMIA CON LA PARTECIPAZIONE AL PROSSIMO EUROVISION SONG CONTEST

C

oniugare la territorialità, la partecipazione di nuove proposte e la presenza di artisti già affermati: il tutto all’insegna della qualità musicale e della capacità di Una Voce per San Marino di rappresentare un trampolino di lancio nel panorama musicale internazionale. Il Festival vedrà la partecipazione sia di concorrenti Emergenti, che di artisti Big del settore musicale, senza limitazioni di cittadinanza e di scelta della lingua nell’interpretazione del brano presentato per il concorso. Dal 13 al 19 dicembre 2021 e dal 5 all’11 gennaio 2022 verrà avviata a San Marino, presso il Teatro Titano, un’accademia per gli artisti “emergenti” iscritti al concorso che

fungerà anche da casting preliminare, mentre nel mese di febbraio 2022 il concorso per artisti “emergenti” si concluderà con le semifinali e la finale che decreterà il nome dei nove artisti che, insieme ai big

IL SITO

Inquadra il QRcode e accedi al sito della manifestazione 106

selezionati (senza alcun limite di nazionalità e lingua), si esibiranno il 19 febbraio 2022 nella finalissima, fase in cui una giuria qualificata incoronerà il vincitore. Per la Categoria Big non ci saranno selezioni, ma inviti a cura di Media Evolution. I nove Big selezionati, al pari dei concorrenti individuati dalla Finale della Categoria Emergenti, potranno scegliere liberamente il brano da interpretare alla Finalissima. La Finalissima del Festival vedrà nove artisti Emergenti e nove Big gareggiare tra loro. Una Giuria qualificata decreterà, sulla base dei meriti, liberamente e senza vincolo alcuno, il progetto Vincitore di Una voce per San Marino, seguito dal 2° e dal 3° classificato.
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italiana.esteri.it 107


SONAR

di Luca Varani

Surfando NEL MARE MAGNUM DELLA MUSICA alla ricerca dell'onda perfetta The Grid / Fripp LEVIATHAN

Alessandro Corvaglia OUT OF THE GATE

I Grid, formati a fine '80 da Dave Ball dei Soft Cell insieme a Richard Norris, che fondono pop, ambient e house, ritrovano una loro vecchia conoscenza - il leader dei King Crimson Robert Fripp - in questa doppia raccolta di session inedite. Sublime! (Panegiric)

Primo album da solista per una poliedrica voce che ha caratterizzato numerosi progetti italiani in ambito progressive come Delirium, La Maschera di Cera, Hostsonaten e Mr. Punch. Dieci brani ricchi di sfumature stilistiche che suonano piacevolmente molto anni '70. (AMS)

Sting THE BRIDGE Ennesimo lavoro di una carriera animata fra alti (degli esordi) e bassi (degli ultimi anni). L'ex voce e basso dei Police, miliardario del pop mai domo, torna nei negozi con 13 inediti, scritti e registrati in lockdown, che parlano di perdite personali e di separazioni. (A&M)

Forse non lo sai che,,,

Quisquilie SEMISERIE QUISQUILIE semiserie E e PINZILLACCHERE pinzillacchere ROCK rock

I

Rolling Stones dicono addio al loro batterista storico, vero e proprio "motore ritmico" di quel grande pezzo di storia che hanno scritto dal lontano 1959. Alla fine dello scorso agosto ci ha infatti lasciati Charlie Watts che, nel 2016 era stato posizionato al 12º posto nella lista dei 100 migliori batteristi secondo l'autorevole magazine Rolling Stone. • Segnalata durante l'ultima Mostra del Cinema di Venezia la presenza di Jimmy Page, chitarrista degli iconico Led Zeppelin, in lagu-

na per presentare il primo documentario ufficiale (era ora!) sulla band dal titolo Becoming Led Zeppelin. Il rocker britannico si è presentato sul red carpet insieme alla fidanzata Scarlett Sabet, naturalmente mooolto più giovane di lui! Annunciato già dal 2019, il film "segue il viaggio della band attraverso la scena musicale dei anni ’60, racconta il loro primo incontro nell’estate del 1968 per una jam ses-

sion e li segue fino al successo in classifica nel 1970 con Led Zeppelin II. • Nel 1987 David Gilmour, Rick White e Nick Mason decisero di continuare a portare avanti la storia dei Pink Floyd senza Roger Waters. Il risultato fu A Momentary Lapse Of Reason, album che vedrà ora la luce in una nuova versione rimasterizzata e rinnovata in altissima qualità audio. • RS

http://sonar-music.blogspot.com/ 108


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MUSICA

La vita in musica del

"cantapoeta"

Il docente, scrittore e consulente ha voluto ridare vita alla sua passione di gioventù

Marzio Italo

M

arzio (Italo) Bonferroni è noto come docente, scrittore e consulente nel mondo della comunicazione d’impresa. Oggi, in età "matura", oltre al suo lavoro tradizionale, ha voluto ridare vita alla sua passione di gioventù, quella della musica, che qualche tempo si era affiancata alla carriera nel mondo culturale e scientifico. Ha ripreso e scelto, quindi, 13 tra i brani che lui stesso ha scritto, per pubblicare un CD, dal titolo La vita è musica, (anticipato dal brano Complicità), distribuito da I.R.D. International Record Distribution Spa edisponibile sul sito http:// www.ultrasoundrecords.eu e

IL SITO

Inquadra il QRcode e accedi al sito di Ultra Sound Records

su tutte le piattaforme digitali. Ogni brano è collegato ad un video-disegno realizzato dalla nota disegnatrice Tullia Masinari. I video saranno disponibili sul canale YouTube: https:// www.youtube.com/user/ultrasoundlabel. In questa sua avventura, Marzio Italo, questo il suo nome da cantautore, è accompagnato da grandissimi musicisti di respiro internazionali (Riccardo Bianchi – Chitarra; Giacomo Lampugnani - Basso; Elisa Sargenti – Arpa, strumento inserito come novità negli arrangiamenti; Giulio Visibelli – Flauto; Pacho Rossy- Percussioni; Nicola Delle Foglie e Cecilia De Lazzaro - coristi), mentre il disco è stato illustrato dalla nota disegnatrice Tullia Masinari, che hanno accettato di contri-

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buire a questa poesia in musica, del cantapoeta Bonferroni. L’intento di Marzio Italo è quello, non solo di far conoscere la sua musica, con la sua voce, ma di dare vita ad un laboratorio, con lo scopo di sostenere e divulgare la musica d’autore, portando al pubblico testi e contenuti di grande spessore musicale e poetico. Marzio Italo nasce come cantapoeta diversi anni fa, con l’approvazione di Mogol, Gaber e vari musicisti che consideravano molto comunicativi i suoi testi. Lo spinsero a fare la professione ma con suo grande dispiacere Marzio Italo, dopo oltre 200 serate da studente, dopo la laurea seguì la tradizione di famiglia, come docente, scrittore, consulente e imprenditore, pur mantenendo


Pubbliredazionale

da Marzio Italo e che potranno incrementarsi con i testi dei nuovi cantapoeti. Una volta censiti un buon quantitativo di cantanti, da valutare nella qualità, si punterà successivamente ad esibizioni live in locali di prestigio, come ad esempio il Ca’ Bianca di Milano, fino a un possibile Festival. Ultimo step, la creazione di un CD, edito dalla Cobert edizioni Musicali, con i brani dei cantapoeti. • RS

il video

la passione per i testi in particolare oltre che per le melodie che spesso furono arrangiate da grandi musicisti, come è possibile ascoltare nei brani disponibili su Youtube. Il nuovo CD - La vita è musica - vede una particolare attenzione al valore dei testi e dei contenuti poetici spesso dimenticati. Dice l’autore: “Obiettivo del progetto evoluzione musica: recuperare il valore dei testi poetici e dei contenuti, oggi non solo molto spesso dimenticati, ma anche considerati dei semplici “riempitivi” in soluzioni prevalentemente ritmiche e ripetitive, quando non ispirate da artisti anglo-americani in lingua inglese, quando sarebbe importante il valore della lingua e della poesia italiana di cui abbiamo profonde radici culturali che il mondo ci invidia, nell’area lirica ma non solo”. L’idea del progetto è di creare il laboratorio - Evoluzione Musica - per generare nel tempo un’area di “cantapoeti”

oltre ai cantautori, ovvero di giovani e “sempre giovani” cantanti che desiderino valorizzare le loro poesie e testi, o anche attingere al “magazzino” di pezzi che il laboratorio mette a disposizione, generati

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Inquadra il QRcode e guarda il video de La vita è musica


Tendenze

Hotel, musei

o gallerie d’arte?

lounge, suite e spazi comuni diventano luoghi espositivi dove artisti, giovani creativi e designer affermati, espongono i loro (capo)lavori

Le storiche ApartSuites con vista. Sulle Dolomiti Maurn è una dimora storica a Palù di San Lorenzo di Sebato (BZ), tra la Val Pusteria e la Val Badia. È stato un ansitz, cioè una residenza nobiliare, le cui radici affondano in pieno Medio Evo (il suo atto di nascita

Castel del Giudice La fanciulla del borgo

© Roberto Monasterio

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ixare con fantasia e non chalance architetture tradizionali e comfort modernissimi, strutture antiche e opere d’arte griffatissime non è facile. Ma qualcuno ci riesce. Vere e proprie performance permanenti, alcuni resort regalano, infatti, una esperienza fuori dal comune, quella, cioè, di muoversi tra istallazioni, opere preziose e oggetti di culto disseminati tra camere e corridoi, come in una esposizione privata. Qualche struttura regala la suggestione di aggirarsi in un piccolo ma prezioso museo. Un’altra offre la possibilità di dormire in una “opera d’arte” perché soffitti e pareti delle camere sono impreziosite da affreschi. Un’altra, ancora, mantiene e rispetta uno stile architettonico antico di secoli. Affiche, sculture, quadri, mobili e soprammobili dal design contemporaneo o retrò, accessori tecnologici e ricercati contribuiscono ad arricchire ogni buen retiro con la creazione di ambientazioni raffinate e sciccose, attraverso oggetti, colori e creazioni diventati ormai icone dell'immaginario collettivo.

risale al 990) e, passato di mano in mano, ora è di proprietà della famiglia Peintner che l’ha fatto diventare una casa d’artista. E così elementi moderni si uniscono al fascino dei tempi passati nelle otto ApartSuites, ognuna ispirata a grandi personaggi storici come Copernico, Shakespeare, Cristoforo Colombo, con affreschi e dipinti autentici, pannellature di legno

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delle pareti, pavimenti di legno originali. E ovunque l’atmosfera romantica di una residenza storica. • Residenza Maurn - 0474/ 83.53.11 - www.maurn.it Picasso, con lo sguardo sullo Sciliar Una notte con il leggendario Picasso ed altri grandi artistici del ’900 è possibile al Roman-


di Daniele Colzani

Una vacanza che è un’opera d’arte Proprio sotto le pendici del Sassongher, il Romantik Hotel Cappella di Colfosco (BZ) in Val Badia è fresco di un completo restyling e fa parte del nuovo

Le collezioni del Romantik Hotel Turm

© Infraordinario

tik Hotel Turm di Fié allo Sciliar (BZ). Tra i corridoi e le stanze interne, che mescolano oggetti di design moderno con elementi storici (l’albergo è composto da tre edifici e diverse torri: la più antica risale al XIII secolo), è conservata una collezione unica, frutto della passione di Karl Pramstrahler, padre del proprietario Stephan, mecenate d’arte che ha lasciato al Romantik Hotel Turm circa 2mila dipinti a olio, acquarelli e litografie di Joseph Beuys, Oskar Kokoschka, Otto Dix, Paul Klee, Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, solo per fare qualche nome. Ad impreziosire la collezione anche due bellissime opere di Picasso, di cui una è esposta nel bar dell’hotel. • Romantik Hotel Turm 0471/72.50.14 - www.romantikhotels.com

marchio di lusso Pearls by Romantik. Regno della famiglia Pizzinini, l’hotel è disseminato di piccoli grandi capolavori: percorrendo scale e corridoi del Cappella ci si imbatte, infatti, in acrilici e oli, guaches e acquerelli di Dalì e Fiume, Campigli e Grosz appesi sulle pareti degli spazi comuni. Tante le opere dell'artista locale, di fama internazionale Aron Demetz, disseminate per l'hotel. Gli intenditori trovano anche l’Art Gallery Renèe

dove sono in esposizione opere realizzate dalle migliori firme dell’arte moderna e contemporanea (da Annigoni a Ligabue, da Cascella a Schifano, da Migneco a Guttuso...). Perfino il ristorante Rollerstube con dipinti di Alfred Roller, amico di Mahler e maestro di Schiele, riesce a trasformare cene e pranzi in un piacere estetico. • Romantik Arthotel Cappella - 0471/83.61.83 - www.romantikhotels.com

© Francesca Bocchia

Vetrate policome dela Residenza Maurn

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Le opere presenti al Romantik Arthotel Cappella

Arte diffusa nel borgo medievale Già la location è un’opera d’arte perché il Relais Borgo Campello è ospitato all’interno delle mura medievali di Campello Alto (PG) aggrappato alle pendici del Monte Serano con vista sulla Valle Spoletana (“niente di più bello”, secondo le parole di San Francesco). È un borgo gioiello, questo, con una storia più che millenaria alle spalle e che, tra torri e bastioni, custodisce le residenze e le dimore dei notabili e dei dignitari della piccola ma raffinata corte dei baroni Champeaux, che ressero il borgo per secoli. Ed è proprio in questi palazzotti che sono state ricavate le stanze e le suite del Relais diffuso: opere d’arte anch’esse perché conservano ancora le travature originali, gli affreschi che impreziosiscono soffitti e pareti, il senso vibrante del colore, i segni geometrici che scandiscono le superfici e una lettura trasversale di epoche e stili, ma anche dipinti e lavori d’arte di giovani artisti emergenti. • Relais Borgo Campello 320 /45.49.321 - www.borgocampello.com/it

arte ambientale per l’albergo diffuso in Molise Si lascia ammirare con i suoi colori e le sue forme narranti sulla piazza di Borgotufi, albergo diffuso di Castel del Giudice (IS), la Fanciulla del Borgo, ultima opera del maestro Franco Summa, inaugurata nel 2020. “Una figura femminile, dai vividi colori. Una Fanciulla, icona tornita di una femminilità ideale che immagino quasi come dea primigenia, tutrice e madre della terra che da quel balcone si domina così ampia”. Così ha immaginato l’artista questa scultura d’autore, figura totemica altra oltre tre metri, “un segno gentile e forte allo stesso tempo” che ha consacrato Borgotufi come luogo di ispirazione e di arte contemporanea. I gioielli d'arte del Relais Borgo Campello

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Un monumento urbano che si apre sull’Appennino molisano-abruzzese, frutto della visione di un maestro capace di costruire oggetti narranti, arcobaleni di colori, dando nuove forme ai luoghi abitati. La Fanciulla del Borgo si integra nell’universo architettonico, culturale e ambientale dell’albergo diffuso, un luogo di rinascita dove stalle e case, un tempo abbandonate, sono divenute luogo di ospitalità turistica. Le casette in pietra, arredate in stile antico e con elementi di design, a cui si affiancano interventi di architettura contemporanea, possono ospitare fino a 100 visitatori e sono perfettamente integrate nel paesaggio. Un piccolo borgo nel borgo, che rappresenta l’emblema di una trasformazione e resilienza economica e sociale che oggi contraddistingue Castel del Giudice a livello nazionale, per le sue iniziative virtuose di contrasto allo spopolamento e per lo sviluppo delle aree interne. • Borgotufi - Albergo Diffuso - 086/59.46.820, - www.borgotufi.it • RS


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HOSPITALITY

Aqualux

Hotel Spa

Suite & Terme

Bardolino

Un’esperienza di autentico benessere per affrontare l’autunno nel migliore dei modi

L'

arrivo della stagione fredda porta con sè una sensazione di languida malinconia: combattiamola con un soggiorno in una delle strutture più rinomate della sponda orientale del Lago di Garda, per ricaricare le pile e godere di una immediata sensazione di benessere.

Aqualux è senza alcun dubbio una delle location più iconiche del Lago di Garda non solo perchè a bordo delle sue splendide piscine termali spesso vengono avvistati noti personaggi del mondo del cinema e della televisione, ma soprattutto perchè è la destinazione ideale per vivere una vera e propria experience all’insegna del ben essere e dell’armonia rigenerante. In questo design hotel dall’anima green è senza alcun dubbio la natura a farla da padrona a cominciare dalla corte interna che ospita un ampio e lussureggiante giardino che infonde immediatamente una sensazione di tranquillità.

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Ecco poi l’elemento più importante di tutta la struttura, l’acqua, a caratterizzare l’AquaExperience una realtà impareggiabile con otto piscine interne ed esterne - 6 per adulti e 2 per bambini - con numerosi getti d’acqua, idromassaggi e aero massaggi, che coccolano gli ospiti grazie alle proprietà dell’acqua termale che scaturisce da una profondità di oltre 300 metri ed è ricca di calcio, magnesio e bicarbonati, apporta benefici alla pelle e dona una generale sensazione di benessere a tutto l’organismo. A completare l’incanto di un soggiorno presso Aqualux Hotel Spa Suite & Terme, ecco i 1000 mq dell’AquaSpa & Wellness uno spazio dedicato alla bellezza con cabine per trattamenti, idroterapia e fangoterapia, una Private SPA,


a cura della Redazione

saune, bagni a vapore, una fontana di ghiaccio, un calidarium e un solarium e un’area riservata esclusivamente alle donne con sauna divano e bagno al vapore. I trattamenti soddisfano ogni esigenza ma davvero uniche e originali sono le nuovissime proposte di “Benessere Sostenibile” di cui si è recentemente arricchito il menu della Bio SPA in linea con i principi che hanno a cuore la natura e l’ambiente e i cui rituali utilizzano selezionati ingredienti “…. scelti tra i tanti preziosi che il territorio adiacente il Lago di Garda offre o che vengono prodotti dalle aziende agricole della zona senza ricorrere a fertilizzanti o pesticidi” come afferma Lara Udovini, Hotel Manager. Per una sferzata di energia niente di meglio che Fiore di cappero”a base di questo prodotto tipico dell’area di Gargnano e Limone dove cresce spontaneamente a ridosso di limonaie e oliveti. Dopo un leggero scrub, si applica a viso e corpo una maschera a base di cappero, yogurt e vino rosso, per finire con un total massage dolce, lento, avvolgente che coinvolge anche il collo, per incanalare al meglio tutta l’energia

sprigionata da questo super ingrediente. Per un’incisiva azione antiossidante ecco invece Gold a base del migliore olio di oliva del Garda DOP - quello della famiglia Viola, proprietaria di Aqualux Hotel, che fin dal 1950 si dedica ad uno dei prodotti simbolo di questo territorio, l’Olio Viola -. Il rituale inizia con uno scrub corpo a base di olio e zucchero di canna, e termina con un massaggio rilassante che alterna sfioramenti leggeri a tocchi

più energici. Altrettanto imperdibili, i rituali con la preziosa acqua di olive dell’esclusiva linea Aquoleux. Ed infine, visto che il ben essere si identifica anche con i piaceri del palato, cosa c'è di meglio che soddisfarli attraverso i piatti preparati secondo i più moderni ed evoluti principi della cucina funzionale che Aqualux applica tenendo conto di una corretta e migliore nutrizione in termini energetici e di equilibrio psicofisico. Si può dunque dare il via ad una esperienza che coinvolge tutti i sensi e scoprire tantissimi altri suggerimenti per concretizzare un vero e proprio progetto di ben essere e perchè no, cogliere al volo le imperdibili offerte che Aqualux riserva agli ospiti! • RS

INFO & CONTATTI • Aqualux Hotel Spa & Suite Bardolino • Via Europa Unita, 24/b, 37011 Bardolino (VR) • +39 045-62.29.999 • www.aqualuxhotel.com

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EDITORIA

a cura della Redazione

Misure "ad hoc" per la filiera editoriale

Il Sottosegretario all'Editoria, GIUSEPPE Moles: “Entro 15 giorni tavolo su equo compenso”

L

a crisi che sta attraversando il mondo dell’editoria in cui – in assenza di nuovi modelli di business – sembrano destinati a rimanere pochi attori (e sempre meno giornalisti) e tutti sotto la stretta marcatura di Google (e dei suoi algoritmi misteriosi) e del mondo dei social. È lo scenario davanti al quale si trova il sottosegretario all’Editoria Giuseppe Moles, che lo scorso 27 settembre ha partecipato alconvegno “La formazione nel settore editoriale: Editoria 4.0” a Roma a Palazzo Giustiniani. Sostegno – con “misure ad hoc per la filiera editoriale per un totale di circa 160 milioni” e rilancio sono le parole d’ordine che ha pronunciato il rappresentante del governo. Inoltre Moles ha sottolineato che considera le edicole un “presidio di legalità oltre che punto di aggregazione”, auspicando “interventi per favorire l’informatizzazione, forme nuove di commercializzazione dei prodotti editoriali, riavvici-

nare i cittadini alle edicole con un’offerta nuova e diversificata”. Quindi un riferimento alla difficile situazione dell’Inpgi, la cassa di previdenza dei giornalisti: “Noi ospitiamo nel nostro dipartimento il tavolo tecnico dell’Inpgi, domani ci sarà la quarta riunione di questo tavolo”. E l’annuncio “di qui a breve, ma riteniamo di poterlo fare al massimo entro 15 giorni, come promesso”, del tavo-

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lo sull’equo compenso. Infine Moles ha spiegato che considera “un grandissimo successo lo schema di decreto legislativo di recepimento della direttiva Ue sul copyright adottato dall’ultimo Cdm di agosto”. In conclusione è stata comunicata la volontà di creare“una campagna di comunicazione istituzionale contro le fake news e la disinformazione. E per l’utilizzo corretto del mondo digitale”. • RS


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