

ITINERARI INASPETTATI
Putignano – Borgo Val di Taro – Spilimbergo – Palazzolo Acreide – Chianalea – Bussana Vecchia – Anguillara Sabazia – Ascoli Piceno – Colline Moreniche del Garda – Sermide
Parmigiano Reggiano – Biarritz


Abbonati
Perché si mangia sempre più spesso fuori casa?
chef Jacopo Lecci esordisce a Terrazza Oliva
SOMMARIO
4 Le persone scelgono l’Italia, diamogli la nostra parte migliore - LuigiFranchi
5 Il viaggio per me
6 Il castello dei desideri - LuigiFranchi
16 Chianalea di Scilla - Simona Vitali
24 I colori di Borgo Val di Taro - Simona Vitali
40 Il mosaico del mondo nasce a Spilimbergo - Maria Cristina Dri
50 Palazzolo Acreide - Simona Vitali
62 Cosa fa il/la location manager nell’organizzazione di un film - LuigiFranchi
68 Putignano - GiuliaZampieri
76 Bussana Vecchia e la forza dell’arte - Guido Parri
82 Anguillara Sabazia - GiuliaZampieri
88 Ascoli Piceno, un gioiello riservato - Aldo Palaoro
94 Le Colline Moreniche del Garda - Guido Parri
104 Sermide Felonica Parmigiano Reggiano che vale il viaggio - LuigiFranchi
112 Fuorditalia - Vento, mare e cinema a Biarritz - LuigiFranchi
118 Biarritz Film Festival – Nouvelle Vagues - Maria Cristina Dri
122 Melting pot - La redazione

N° 6 ottobre 2025
EDITORE
Edizioni Catering srl Via del Lavoro, 85 40033 Casalecchio di Reno (BO) Tel. 051 751087 – Fax 051 751011 info@ilbelviaggio.it - www.ilbelviaggio.it
PRESIDENTE
Benhur Mario Tondini
DIRETTORE RESPONSABILE
Luigi Franchi luigi.franchi@ilbelviaggio.it
REDAZIONE
Aldo Palaoro, Giulia Zampieri, Simona Vitali, Guido Parri, Maria Cristina Dri
ilBelViaggio n.6 - ottobre 2025
FOTO
Marco Giannuzzi, Seby Scollo, Musei del Cibo di Parma –Museo del Fungo Porcino di Borgotaro, Archivio Ilbelviaggio, Alamy
PUBBLICITÀ Tel. 331 6872138 info@ilbelviaggio.it www.ilbelviaggio.it
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Costo copia trimestrale: 10,00 euro abbonamento annuo 40,00 euro Per abbonarsi: info@ilbelviaggio.it
Putignano
Borgo Val di Taro
Spilimbergo
Palazzolo Acreide
Chianalea
Bussana Vecchia
Anguillara Sabazia
Piceno
Le persone scelgono l’Italia, diamogli la nostra parte migliore
L’estate appena trascorsa ha evidenziato, secondo i dati del Viminale, un aumento delle presenze turistiche pari al 6,22% rispetto allo scorso anno.
Dal 21 giugno al 21 settembre sono state 71.678.640 le persone che hanno pernottato in strutture ricettive; nello stesso periodo del 2024 erano state 67.484.163.
La crescita deriva sia dagli italiani, pari ad un aumento da 29.602.385 a 30.714.385 (+3,76%) sia dagli stranieri, da 37.881.778 a 40.964.255 (+8,14%).
Numeri positivi che fanno sperare in un turismo sempre più propenso a visitare e conoscere il nostro Paese, a scapito (sempre in termini numerici) del grido d’allarme che ha imperversato per tutto il mese di agosto sui media che dava in forte calo le presenze turistiche.
Ma i numeri non sono tutto; è necessario capire, dietro a quel dato con il segno più, chi sono i turisti, quanto si fermano, dove si fermano, quali aree del Paese frequentano e quali, pur avendo da offrire tanto, restano escluse.
Un lavoro che, all’apparenza, può sembrare immane ma che, coinvolgendo appieno le associazioni di categoria e gli stessi albergatori, può dare delle risposte utilissime per affrontare la prossima stagione turistica.
È necessario farlo perché solo conoscendo quel-

lo che desidera l’ospite, sia italiano sia straniero, possiamo dare servizi su misura, adattare l’offerta, offrire strumenti adeguati alla conoscenza dei luoghi.
Lo ripetiamo ancora una volta: non basta parlare di destagionalizzazione, occorre che, per raggiungere quell’obiettivo, i luoghi e le persone impegnate nell’accoglienza abbiano piena consapevolezza di cosa voglia dire allungare la stagione, tenere aperti gli hotel e le strutture che creano animazione in un luogo.
Quello che si definisce turismo responsabile vuol dire anche questo: il coinvolgimento attivo delle comunità, altrimenti si fanno solo dei disastri che rischiano di essere irreparabili.
Ilbelviaggio è nato con questo obiettivo. In questo numero c’è un articolo che racconta bene cosa voglia dire comunità attiva e solidale: è il caso di Borgo Val di Taro, sull’Appennino Parmense, un luogo dove un turista trova le persone prima ancora che i monumenti. Poi ce ne sono molti altri che raccontano di luoghi inaspettati che sanno offrire una visione diversa del viaggio. È anche così che si può scoprire un’Italia migliore!
Luigi Franchi
direttore responsabile de Ilbelviaggio luigi.franchi@ilbelviaggio.it
Il viaggio per me

Professoressa
Francesca Gringeri Pantano
storica dell’arte, Direttrice del Museo dei Viaggiatori di Palazzolo Acreide, Curatrice di mostre sulla Sicilia in varie parti del mondo
Qual è stato per te il viaggio che più ti ha soddisfatta, appagata, arricchita e perché?“
Io ho viaggiato molto soprattutto per vedere mostre e luoghi, però sono i viaggi dell’anima che mi hanno sempre un po' affascinato, quindi luoghi dell’anima. In modo particolare, i viaggi che ho compiuto dentro l’Archivio di Stato di Napoli, perché lì ho ritrovato la storia di queste città di Sicilia, che ho raccontato nel Museo del Viaggiatore di Sicilia a cui ho dato vita a Palazzolo Acreide e ho incontrato personaggi – dico personaggi - e documenti che ho concretizzato poi negli studi. E quindi sono viaggi dell’anima all’interno delle carte.

Jérôme Pulis, direttore e co-fondatore del Biarritz Film Festival
Quale viaggio ha influenzato maggiormente la tua visione culturale o il tuo rapporto con il cinema?“
“Ho viaggiato molto. Il primo paese potrebbe essere il Giappone. È sicuramente il mio paese preferito, perché è così diverso da tutti gli altri. Ci sono paesaggi che fanno provare una sensazione come da nessun'altra parte nel mondo. Il silenzio e il rispetto sono così connaturali in Giappone che ti infondono uno stato d'animo che favorisce l’immaginazione e la creatività. Quindi il Giappone, sicuramente.
Un altro paese potrebbe essere il Marocco. Ci andavo quando ero giovane, molto tempo fa. Le persone conoscono solo Marrakech ma quando attraversi il paese

Qual è la tua visione del viaggio?
Peppone Calabrese, conduttore di Linea Verde e Camper per la RAI
“Il mio viaggio è il viaggio dell’anima, sempre più alla scoperta di me stesso perché in quel modo riuscirò a raccontare meglio ogni cosa, togliendo l’ego e mettendo al suo posto la capacità di ascolto. Sono già all'opera in qusto senso”.
Ho un episodio, fra i diversi accadutimi, da raccontare: Ho ritrovato la pergamena originale del 1530 firmata dall’imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V, dopo essere stato incoronato dal Papa a Bologna (momento che è riportato in tutti il libri di storia), che concede al Barone di Avola (e alla città) il titolo di marchese e di marchesato. Documento non conosciuto e dal quale ho tratto la data precisa di questo titolo fornito alla città. In quel momento l’emozione, cosa succede dentro di te è indescrivibile: sei sola lì ma vorresti avere intorno tante persone per riuscire a comunicare. È talmente esaltante quello che si prova che poi si ha voglia di comunicarlo. E la cosa incredibile è che gli altri che sono vicini a te all’interno della sala di studio (Napoli è frequentata soprattutto da spagnoli e americani…) percepiscono che tu hai trovato qualcosa di particolare perché emetti un grido, ti agiti, quindi li contagi e ci si abbraccia.
Io lavorerei sempre nelle carte. Gli archivi sono luoghi poco frequentati, sembrano disitanti, invece sono il mondo della memoria.
La storia è tutta negli archivi, non si può capire cosa c’è negli archivi.
Ciò che è stato fatto è solo il 3%.
Ho raccolto tanto di quel materiale che avrei bisogno di un’altra vita…
vedi dei paesaggi incredibili e molto belli, Il Marocco è un paese bellissimo se visiti la parte interna. Inoltre, ho avuto l'opportunità di essere tra i primi a recarsi in Cina circa 40-45 anni fa, in un periodo di grandi trasformazioni. È stata un'esperienza estremamente significativa e particolare. Ad esempio, sono stato a Shanghai quando la città era ancora composta da piccole dimore nel centro, con mercati delle pulci e numerosi ristoranti cinesi. Era straordinario. Alloggiavamo in un hotel moderno, l’unico, ed era situato in una zona isolata. Quando sono arrivato, ovunque c'erano lavori in corso e pensavo che la città fosse brutta, ma stavano costruendo la nuova Shanghai e purtroppo distruggendo le case tipiche. È stato comunque interessante e l'Asia ha avuto grande importanza per me. Sono stato spesso a Los Angeles, che è molto diversa. Per me, l'Asia resta la più creativa, mentre Biarritz è speciale perché ci sono cresciuto. Molte persone dell'industria cinematografica si sono trasferite da Los Angeles a Biarritz, attratte da uno stile di vita simile alla California: spiagge, natura, atmosfera rilassata e case sul mare come a Malibu. Inoltre, il clima mite in inverno rende Biarritz molto apprezzata, tanto che spesso si può pranzare all'aperto anche a dicembre in T-shirt con 20-22 gradi. A volte piove ma non fa mai veramente freddo."

Cristina Vecchio location manager
Cosa significa il viaggio per te? Qual è il tuo viaggio del cuore?
“Devo essere sincera: non ho un viaggio del cuore. Per me il viaggio è la scoperta del nascosto, di quello che non conosco. Mi è capitato di sentire il mio cuore battere all’impazzata entrando in una cantina storica, oppure in un prosciuttificio. Quando abbiamo girato Amate sponde, un film documentario sull’Italia, ho avuto modo di restare affascinata da mille situazioni come quelle appena descritte. Quella volta posso dire davvero di aver scoperto!”

Il castello dei desideri
A Gropparello (PC) c’è un castello che racchiude tutto quello che sogni di fare almeno una volta nella vita
Autore: Luigi Franchi

Nel 1995 tra le genti piacentine apparve per la prima volta il nome di Maria Rita Trecci Gibelli, suscitando curiosità e qualche incredulità: “Una signora di Milano, no (diceva qualcun altro) è di Viterbo, che vuole comprare un castello semidiroccato a Gropparello e farne un attrazione culturale e turistica?” si chiedevano.
Una follia, per molti. Gropparello era fuori da qualsiasi itinerario turistico, non offriva nulla di particolare, era uno dei tanti paesi dell’Appennino che si stava spopolando.
Quella follia diventò realtà, la signora in questione, originaria di Viterbo ma da anni residente a Milano, che di professione faceva il perito di strumenti di musica antica con tanto di certificazione della Camera di Commercio di Milano, si trasferì con tutta la famiglia nel castello, abitandolo e ristrutturando quel poco sufficiente ad essere agibile, senza snaturare alcunché di una costruzione che risaliva all’ottavo secolo, in piena epoca carolingia.
Il Castello di Gropparello oggi
Sono passati trent’anni da quel giorno e il castello di Gropparello ha visto oltre due milioni di visitatori, senza creare nessun danno alla valle anzi, portando nuove persone ad abitare qui, dando vita a nuovo lavoro e occupazione. Negli anni “ascoltando i desideri dei bambini che venivano in visita con i genitori - racconta Maria Rita – abbiamo ideato il Parco delle Fiabe, il primo parco emotivo d’Italia, diventato meta di migliaia di gite scolaresche e di visite familiari”.

Francesca, Chiara, Rita e Gianfranco Gibelli

E, proprio quest’anno, nel trentesimo dell’attività, sono arrivati due riconoscimenti importanti che hanno dato ulteriore valore al nostro impegno: il Premio Impresa Sostenibile 2025 da parte del Sole24Ore “per aver saputo costruire un lavoro che crei valore e trattenga la ricchezza sul territorio. Vincere questo premio è stato un preziosissimo riconoscimento che spendiamo con grande orgoglio ogni volta che presentiamo la nostra azienda ai clienti o ad aziende con cui collaborare” come ci spiega la figlia Maria Chiara.
Il secondo riconoscimento arriva dal sito Visititaly, con i suoi tre milioni di follower, che ha inserito il Castello di Gropparello tra i venti più belli d’Italia.
Ed è proprio questo che ci ha spinti a visitarne gli ambienti.
Arrivarci è facile
Non è fuori dal mondo, a soli venti chilometri dall’uscita autostradale dell’A1 di Fiorenzuola, ci si arriva seguendo le indicazioni per
Carpaneto Piacentino e Gropparello. Una strada dritta fino a Carpaneto e qualche morbida curva mentre si sale in collina ed eccolo apparire tra i boschi della Val Vezzeno, austero come deve essere un autentico castello risalente all’VIII secolo.
Ad accoglierci Maria Chiara, la figlia di Rita e di Gianfranco, che ci accompagna in una visita esclusiva. Siamo al tramonto e il castello, a quest’ora è chiuso ai visitatori. Entrando ci si accorge subito dell’irregolarità della struttura. “È dovuta alle asperità del terreno su cui è stato costruito. Rappresenta un esempio dell’arte della fortificazione medievale, posto a difesa della via d’accesso alla valle, si erge su un grande comprensorio ofiolitico con un orrido che scende fino al torrente Vezzeno, e che rendeva il maniero inattaccabile”, racconta Chiara.
Il castello è circondato da un parco di 20 ettari, all’interno del quale si trovano le magnifiche Gole del Vezzeno con il famoso altare celtico, e il Museo della Rosa Nascente, che si snoda in un labirinto di carpini con 17

roseti costituiti da 1280 piante di 120 varietà di rose.
Il Museo nasce per volontà di Rita Gibelli che, da sempre innamorata di questo magnifico fiore, ha deciso di creare un percorso di significato alchemico, che accompagna ogni singola persona alla scoperta della perfezione interiore attraverso l’evoluzione di colori, profumi, luci e simboli.
Dai rilievi che la famiglia Trecci Gibelli ha fatto realizzare da alcuni archeologi, risultano addirittura evidenti le prime tracce di una fortificazione romana risalente al III – II secolo a.C., su cui si è poi innestato il castello che l’imperatore Carlo Magno concesse, nell’810, all’allora vescovo di Piacenza, Giuliano II.
Pur avendo subito, come tutte le dimore medievali, alcuni rimaneggiamenti per trasformarlo in residenza, nel castello di Grop-
parello si avverte ancora molto evidente l’epoca di costruzione e i fatti che lo videro protagonista.
Il fantasma di Rosania Fulgosio
Di storie di fantasmi è piena l’Italia ma quelle di Gropparello non sono leggende. Lo testimoniano tutti i familiari che, nel castello, ci abitano.
“La prima notte che dormimmo nel castello, ancora tutto in un disordine folle, - racconta Maria Rita – senza luce elettrica, senza riscaldamento, ero indecisa se chiudere la porta a chiave. A un certo punto ho visto apparire una figura femminile quasi luminosa sulla parete. E sono certa di non essermela sognata. Apparizioni così ne avvengono spesso anche adesso e, ricercando negli archivi, abbiamo scoperto la figura di Rosania Fulgosio, su cui mio marito Gianfranco ha
Gran festa a corte

scritto anche un romanzo”.
Fatevela raccontare quando andrete in visita, è una storia incredibile, di cui si trova anche qualche traccia negli spazi del castello, che risale al 1300, quando Gropparello era in mano alla potente famiglia guelfa dei Fulgosio. Non vi sveliamo altro!
I vari passaggi di mano
Nel 1599 Ranuccio I Farnese, signore di Parma e Piacenza, investe con il titolo ereditario di conte di Gropparello Marcantonio Anguissola, concedendogli il castello che rimane della famiglia Anguissola fino al 1848. Poi passa in diverse mani che lo riducono a deposito rurale, fino al 1869 quando il conte Ludovico Marazzani Visconti lo acquista e incarica l’architetto piacentino Camillo Guidotti di un completo restauro.

“Si vedono chiaramente le parti restaurate – ci spiega Maria Chiara nel corso della visita – come, ad esempio la scala che porta al salone principale. Il conte era già proprietario dei vicini castelli di Montechino e Montanaro. A Montanaro risiedeva la famiglia e Montechino era il casino di caccia. Gropparello lo considerava il suo rifugio personale dove venire a leggere, scrivere, andare a cavallo”.
Nel ‘900 passa nelle mani di vari personaggi e, dopo un periodo di abbandono, nel 1994 viene acquistato dagli attuali proprietari. Ma perché viene voglia di diventare proprietari di un castello? Faccio questa domanda a Rita e la risposta, semplice e determinata allo stesso tempo, è: “La passione per i sogni. I miei sogni sono sempre in volo, non riesco mai a restare ferma”!
I primi sogni e le prime azioni
“Avevo il castello e dovevo farci dentro qualcosa – ricorda Rita - e allora chiamai un’azienda di banqueting milanese, per capire se poteva interessargli la struttura per i suoi banchetti. Un castello mi manca, mi rispose, vengo a vederlo”.
L’idea di affittarlo durò però molto poco, sostituita da quella davvero vincente: il Parco delle Fiabe.
I boschi che circondano il castello, comprese le balze dell’orrido in cui scorre il Vezzeno si prestavano benissimo a creare un immaginario fiabesco del medioevo. Con il Parco arrivarono anche gli attori professionisti che potevano fa vivere le avventure con uno scopo pedagogico, favorendo lo stare in gruppo e il rispetto per gli altri, spingendo i bambini a credere nei loro sogni.
Quel parco ha visto passare migliaia e migliaia di bambini, alcuni oggi sono genitori e tornano con i loro figli in un circolo senza fine.
Gianfranco Giorgio Gibelli
Sentiamo musica durante la visita, nel salone principale Chiara ci sta mostrando uno stupendo clavicembalo: “È uno dei pochi strumenti musicali antichi che mia mamma si è portata dal suo laboratorio di Milano. Il paesaggio sul coperchio è stato dipinto da mio padre” e, all’improvviso, appare Gianfranco Giorgio Gibelli, il marito di Rita che tanta parte ha in questa storia.
“Siamo io e lui che conduciamo le visite al castello” racconta Chiara.
“Ma io le faccio in maniera papale, solo una al giorno alle 11,30, poi mi dedico alla parte privata della nostra dimora, suono il pianoforte, il clavicembalo, dipingo, scrivo” precisa sorridendo Gianfranco.
“Ne fa una sola ma ha più follower e commenti rispetto a me che ne faccio molte di più” scherza, ma non troppo, Chiara.
“Vi seguo nella visita, se non disturbo” dice sorridendo Gianfranco.
Un uomo di grande cultura e di passione esplicita per la scelta di venire a vivere qui

I bambini al Parco delle Fiabe

da Milano.
“Ci abitiamo, tutti, nel castello, ognuno ha le sue stanze, io e mia moglie, Chiara, Francesca, l’altra figlia che conoscerete più tardi, e le loro famiglie. E ci abitiamo nelle condizioni che una dimora antica come questa impone. Legna per il camino, acqua da poco anche calda, ma ci piace così, amiamo questo luogo. Lo sentiamo nostro e vogliamo che i nostri ospiti lo vivano allo stesso modo, con sincerità, passione e cura della bellezza” ci spiega Gianfranco mentre, dopo aver attraversato stanze arredate con grande cura, sbuchiamo su un terrazzino che si affaccia sull’orrido del Vezzeno.
Perché poi deve chiamarsi orrido un esempio di tale naturale bellezza non ci è dato sapere, ma la lingua italiana a volte fa di questi scherzi. “Qui è tutto grandioso, è quello che Kant chiama il brivido piacevole, quel senso di trovarti davanti a una visione mozzzafiato. E questo, secondo il filosofo, doveva spingere l’uomo al miglioramento. Se osservate bene vedete un taglio nelle grandi pietre, come un altare intagliato probabilmente collegato alla vicina Velleia
Romana fondata dai Liguri Velleiati al tempo dell’antica Roma. Quindi questa poteva essere una zona sacra dei Liguri. La presenza più antica che sembra esserci nel castello è un fantasma di un vecchio druido con un bastone che si allarga verso l’alto e a Velleia Romana è conservato un bastone votivo in bronzo come quello che vediamo noi” spiega Gianfranco affascinandoci.
Da lì proseguiamo verso le cantine dove ci viene raccontata la storia di Rosania Fulgosio da Maria Chiara che si è rivelata bravissima nelle spiegazioni e nei racconti leggendari. In queste cantine si chiude solitamente la visita, lasciando assaporare agli ospiti i profumi di un ambiente che ha custodito, per secoli, il buono di questo territorio.
La taverna medievale
È qui che facciamo la conoscenza di Francesca, la sorella di Maria Chiara, anche lei impegnata nella valorizzazione dell’incredibile offerta del castello di Gropparello.
Lo fa nel ruolo di sous-chef della Taverna Medievale, un angolo di armoniosa bellezza a poche decine di metri dal castello dove
Interno della Taverna Medievale

sia gli ospiti in visita alla dimora sia quelli che vengono solo per degustare le specialità della cucina sono i benvenuti.
Francesca si è specializzata nel fare il pane e i lievitati senza glutine e, dobbiamo dirlo, con grandi risultati in termini di bontà.
Con lei ci sono due chef, una donna e un uomo, entrambi di Gropparello che hanno scelto con determinazione di lavorare qui. La donna, Paola Capra, ha cominciato come lavapiatti ma la grande passione per la cucina traspariva in ogni suo gesto e allora Rita le ha pagato un corso ad ALMA, la scuola internazionale di cucina di Colorno, per poi spostarla di ruolo. L’uomo, un ragazzo non ancora trentenne, Elia Rizzi, ha invece scelto di lavorare alla Taverna del castello perché ha capito subito che qui avrebbe potuto esprimere al meglio l'esperienza maturata in diverse cucine. Cosa si mangia alla Taverna medievale?
Innanzitutto la risposta è su come si mangia Vengono proposti piatti che hanno equilibrio, comprensibilità e sapori inusuali, mo-
derni e tradizionali. Una cena o un pranzo alla Taverna medievale è un’esperienza che non ti aspetti, come tutto quello che riguarda questo castello del resto.
I piatti vengono pensati, provati, discussi tra i cuochi e Rita Trecci Gibelli prima di essere inseriti nel menu, soprattutto quelli realizzati in occasioni speciali come la cena dei Sanculotti, in occasione del 14 luglio, dove è stato presentato il Sanculotto al salmone, un sontuoso tortello a forma di feluca, colorato come la bandiera francese e ripieno di salmone; o quella che ha fatto seguito alla conferenza sull’olio extravergine d’oliva di cui il territorio di Gropparello è produttore e che ha visto la presentazione di un gelato all’olio evo, da parte della chef Paola Capra: Sabbioso olio, sale e cioccolato. Oppure la Cena dei Borgia il 14 agosto scorso dove lo chef Elia Rizzi ha presentato una Schiena di vitella ripresa dal ricettario seicentesco L’arte del ben cucinare del cuoco Bartolomeo Stefani.
“Vogliamo che i nostri piatti abbiano valore
Paola Capra ed Elia Rizzi
anche storico e culturale, non improvvisiamo nulla, studio e sperimentazione sono all’ordine del giorno. - ci confida Rita – Così come, in occasione di cene che hanno un richiamo storico anche l’animazione non è improvvisata ma ha rimandi filologici precisi, pur divertendo molto i nostri ospiti”. Infatti al Castello di Gropparello lavorano, da anni, anche attori teatrali che intervengono sia nel Parco delle Fiabe sia negli appuntamenti storico-gastronomici.
Last
but not least: il cioccolato
Inseguire i sogni, ricordate? L’ultima iniziativa ideata da Rita Trecci Gibelli è il Cioccolato dei semplici. Di cosa si tratta è presto detto. Anche perché si ricollega al Premio per la sostenibilità ricevuto dal Sole24Ore. “Superando il numero di 15 addetti ogni impresa deve assumere una persona con disabilità e abbiamo ritenuto che c’è modo e modo per far fronte a questo obbligo: di solito si cercano addetti al telefono o alle fotocopie. Noi abbiamo voluto rispondere appieno ai principi di questa legge, creata per dare opportunità vere alle persone con disabilità di restare parte integrante e importante della società. Abbiamo cercato una persona che fosse in grado di svolgere mansioni ad alto funzionamento e, per farlo, abbiamo dato vita a una partnership con un’azienda che si occupa di lavorazione del cioccolato. I nostri obiettivi? Sostenere un ragazzo disabile che, sotto la guida del Maitre Chocolatier Filippo Mazzocchi di 180cioccolato, producesse per noi il Cioccolato dei Semplici a marchio Castello di Gropparello; distinguerci nel portare avanti valori di cultura etica e di civiltà ma anche di identità territoriale; diffondere una cultura del cibo buono, pulito e giusto in linea con l’associazione Slow Food a cui aderiamo con il nostro ristorante inserito nell’Alleanza dei Cuochi”, lo racconta con grande pas-
sione Francesca Gibelli. E se i sogni non finiscono?
Siamo arrivati alla fine di questo lungo articolo confidando di aver fatto venir voglia a qualcuno di andare a Gropparello, in provincia di Piacenza, per misurare se è vero tutto ciò che abbiamo raccontato. Lo è, ma è importante provare di persona, non ve ne pentirete. Anche perché c’è un altro sogno nei cassetti infiniti di Rita e della sua splendida famiglia.
“Nel trentesimo anno di proprietà vogliamo dar vita a una corte con alloggi per chiunque, gita scolastica, famiglie o single, volesse fermarsi un po’ più a lungo di una giornata con noi. Ne saremmo davvero felici”. Non abbiamo dubbio alcuno che questo sogno raccontato da Rita diventi presto realtà!

Dove dormire, mangiare e comprare
CASTELLO DI GROPPARELLO E TAVERNA MEDIEVALE
Via Roma, 84 29025 Gropparello (PC)
Tel. +39 0523 855814 www.castellodigropparello.net

Di gatti che vanno a pesci e tramonti viola
Autrice: Simona Vitali Chianalea di Scilla

Un parcheggio privato e due uomini che, per ingannare il tempo di attesa tra un arrivo e una partenza, stanno giocando a carte sotto un pergolato.
Un piccolo scambio di battute che si ingigantisce e diventa l’occasione per discorrere del luogo prima ancora di entrarci.
Mi chiedono della mia provenienza. “Parma” - rispondo – e, sempre, quando pronuncio il nome di questa città vedo occhi a cuore. In realtà la dimensione del viaggio mi fa capire quanti altri notevoli giacimenti enogastronomici ci siano nel nostro Paese.
Di fatto uno dei miei due interlocutori, che di nome fa Franco, dimostra proprio di saperne dei prodotti della mia terra, della giusta stagionatura, dei piatti meritevoli. “Deve avere del palato” - mi dico.
Praticamente non ho ancora “attraccato” a Chianalea, quartiere di Scilla con la forza - da solo- di far parlare di sé stesso, dicevo non ho ancora attraccato (arrivo dall’attraversamento dello stretto di Messina) che già ho buone coordinate fra le mani.
“Stacchiamo alle 13 e riapriamo alle 15, mi raccomando di tenerlo presente. Faccia bene i suoi conti, se arriva alle 14 non ci trova” mi precisa il gestore del parcheggio.
“Credo che ci vedremo alle 13 - rispondo piuttosto decisa, pensando che per visitare un piccolo corso non ci impiegherò certo una giornata. “Noi non aspettiamo oltre, si sappia regolare” - si raccomandano.
Il mare dentro le case
Li saluto e scendo verso il mare perché è noto che qui la particolarità sta nelle case costruite direttamente sugli scogli, a ridosso del mare. Imbocco il piccolo corso e non tardo ad imbattermi in viuzze laterali che separano le fitte abitazioni e scendono giù, aprendosi sull’acqua, come canali.
Scorci a tratti poetici dove non è inusuale trovare, parcheggiate sotto casa, le barche dei pescatori, mentre loro sono intenti a si-

stemare le reti o a prepararsi ad uscire. Giusto Franco al parcheggio mi ha raccontato che le antiche tradizioni della pesca sono ancora molto radicate qui, come quella del pescespada che in queste acque del mar Tirreno, mosse da forti correnti e per questo ricche di plancton, trova quelle condizioni ideali che rendono la sua carne migliore, più soda e ricca di sapore, rispetto ad altre aree di pesca. Ci sono vicoli che culminano in palafitte dove d’estate vengono allestiti ristorantini direttamente sul mare. È divertente vedere i turisti che entrano ed escono come scoiattoli, tra l’affascinato e il divertito, da queste minuscole vie tra le casette colorate, scendendo qualche scalino o affrontando una discesetta fino a mare.
Dove il tempo è sospeso nel mito
Mi accorgo ad un certo punto che il mio incedere è talmente lento e rilassato che in realtà ho attraversato un tratto brevissimo di corso.
Faccio tappa ad un’antica fontana che mi ristora con la sua acqua ghiacciata. Con me alcuni turisti, loro di ritorno dal giro, che parlano di altre fontane incontrate, in par-


ticolare quella della Sirenetta, ispirata al mito omerico della ninfa Scilla, trasformata in mostro marino con sei teste dalla maga Circe per gelosia e destinata a terrorizzare i naviganti. E poi citano anche Cariddi, altro mostro marino, sito sull’altra sponda dello stretto di Messina, che creava pericolose correnti e vortici, inghiottendo l’acqua marina tre volte al giorno. Un passaggio insidioso, quello tra Scilla e Cariddi, per i naviganti antichi.
Inutile dire che il mito esercita sempre un suo fascino, incanta e traporta in un certo senso. Con questo stato d’animo avanzo, senza una meta. Semplicemente lascio che sia.
A POI
Mi catturano, ad un certo punto, alcuni messaggi impressi in tavolette di legno grezzo su una parete decorata, che fanno da cornice all’ingresso di uno spazio percepibile già da fuori come creativo. Entro incuriosita e mi lascio subito sedurre da abiti veramente particolari, di taglio sartoriale, come mi conferma il grande tavolone di lavoro nella stanza accanto, realizzati con stoffe (spesso
antiche) non comuni di straordinaria bellezza. Anche gli accessori non scherzano: tutti assolutamente di sapore. Uno spazio pieno di cose, che abbonda di cose, come piace a me. Il mio occhio si ferma su una collana rossa vintage che chiedo di provare (e poi acquisto). L’occasione è buona per conoscere Cesare, Cesare Billi, che di questo luogo è l’anima: un volto dai tratti importanti con un fluente capello bianco che gli fa da cornice, tutto di bianco vestito e quell’occhio che indaga prim’ancora delle parole. Bastano poche battute e già dimostra di essere sintonizzato sulla tua linea, di avere colto qualcosa di te. Una sfida titanica con una giornalista che come minimo ricambia in questo senso. Sembra un gioco ma non lo è: Cesare ti mette a fuoco e se ti lasci guidare ti esprime, facendoti indossare abiti che mai avevi osato. E ti piace. E ti senti interpretato. E cogli nuovi lati di te rimasti nascosti fino a quel momento. Una personalità forte, un uomo sicuro del suo ma soprattutto, ed è quel che conta, capace. Un’esperienza che vale la pena fare. Alla faccia di chi ci vuole tutti uniformati e, peggio, cerca di venderci ciò che proprio non ci appartiene.



Un uomo con cui è piacevole divagare, parlando di Chianalea, per esempio, quel luogo magico, in un certo senso fuori dal tempo, dove lui ha scelto di vivere. “Hai letto i cartelli che ci sono fuori? Lì trovi il senso di questo luogo. Tanto in quel “ A Scilla si può fare niente”, nel senso che qui si fa senza intrattenimenti turistici perché si sta bene anche soltanto facendo vita di mare, quanto in quel APOI – che è il nome della mia boutique - espressione calabrese che sta a indicare il posticipare ciò che ci scoccia.
Di
gatti che vanno a pesci e tramonti viola
Sono già le 13 decido di disattendere l’idea di tornare al parcheggio e di proseguire la mia esplorazione.
Via via che procedo incontro qualche baretto, paninerie che si sono fatte una nomea grazie al panino di pescespada, ristoranti-
ni con vista e giusto qualche negozio, che bene esprimono l’anima genuina di Chianalea, per niente artefatta. “Questo è un borgo di pescatori e di gatti, tanti gatti, che non vanno a topi ma a pesci! Anche il turismo non è quello d’assalto ma di maniera” mi fa notare Cesare.
Le onde del mare che si intrufolano nei canali fra le case creano una musicalità – mi dicono - che di notte, nella quiete, diventa un vero e proprio sottofondo che culla gli abitanti, ma la loro funzione più importante pare sia quella di evitare allagamenti durante le mareggiate.
Qui anche i tramonti hanno un sapore particolare, con il mare che si tinge di riflessi viola grazie ad un certo angolo di rifrazione della luce del sole che colpisce la superficie dell’acqua. Non a caso siamo in un tratto di costa denominata appunto Viola.
Un’esperienza estremamente immersiva questa di Chianalea e sui generis che non
avrebbe bisogno di alcun’altra integrazione. Tuttavia, bisogna sapere che Scilla offre altri motivi di buon ricordo.
Da Chianalea, attraversando un tunnel a piedi, si accede infatti ad un’altra zona di Scilla: la Spiaggia delle Sirene, circa un km di spiaggia di ghiaia finissima che si sviluppa a mo’ di insenatura fra due costoni di roccia, sul più imponente dei quali sorge il Castello Ruffo. La sua posizione strategica consentiva di proteggere le terre calabre da chi arrivava dal mare e rappresenta oggi un punto panoramico straordinario sullo stretto di Messina e sulle isole Eolie.
L’impronta di Renato Guttuso
Un luogo, questo, che ha stregato lo stesso Renato Guttuso, il quale ha preso a frequentarlo trascorrendovi le vacanze estive, finché, nel 1949, non ha pensato di crearvi una scuola, la Scuola degli artisti di Scilla, con sede prima a Chianalea poi a “Casa Rossa” a Marina Grande.
Qui con la sua cerchia di amici, Saro Mirabella, Giuseppe Mazzullo, Giovanni Omiccioli, Giuseppe Marino, Tono Zancaro e Vincenzo Ciardo vivevano tutti insieme. Bastava che si affacciassero alla finestra per trarre la loro ispirazione. Anni molto prolifici in cui lo stesso Guttuso, forte anche della benevolenza degli scillesi, ha realizzato alcune delle sue più importanti opere di realismo sociale
È tempo che torni verso il parcheggio a ritirare l’auto. È quasi sera e un lungo viaggio mi attende.
“L’abbiamo aspettata fino alle 13.30 poi siamo andati a pranzo” mi dice uno dei due signori del parcheggio conosciuti al mattino. Mi sento in difetto, avrei potuto avvisarli. Ho pensato che non vedendomi arrivare avrebbero semplicemente chiuso i cancelli. Invece no, è bastato uno scambio di battute al mio arrivo perché si facessero carico di me… Ecco di che pasta sono fatti da queste parti.

Dove dormire Dove mangiare
HOTEL IL PRINCIPE DI SCILLA
Un’antica residenza prestata ad hotel, arredato in stile classico, affacciata direttamente sul mare, nel quartiere di Chianalea. La strepitosa vista panoramica di cui si gode da ciascuna delle otto camere è sicuramente il punto di forza di questa struttura ricettiva a pochi passi dall’acqua, di cui si sente il profumo e lo sciabordio.
via Grotte, 2
Chianalea di Scilla (RC) principe@hotelubais.it
Tel. +39 0965 70 43 24
IL SOGNO DEL PESCATORE
Fra le casette con i canali, direttamente sul mare nel quartiere di Chianalea, un grazioso e curato appartamentino con un bell’affaccio sul mare, appertenuto in passato ad un pescatore. Un b&b che una figlia ha realizzato onorando il padre. Una buona occasione, per chi ama l’autenticità, per vivere in modo esclusivo uno dei luoghi più caratteristici di Scilla.
La dedica:
“I pescatori sanno che il mare è pericoloso e le tempeste terribili, ma non hanno mai considerato questi pericoli sufficienti per rimanere a terra”. Vincent
Van Gogh
via Annunziata, 19
Chianalea di Scilla (RC) info@ilsognodelpescatore.com
Tel. +39 389 5406693
GLAUCO
Il primo indiscutibile valore di questo ristorante sta nella terrazza che non solo consente una vista straordinaria sul borgo ma pure la garanzia di uno spazio ombreggiato per il pranzo, nelle giornate più assolate.
Un locale storico, con i suoi oltre 70 anni anni di vita, gestito in maniera continuativa da una stessa famiglia, che propone pesce fresco cucinato in modo semplice ma gustoso. Il pescespada è ovviamente molto presente e viene declinato in diverse modalità (pac-
cheri al pescespada con pomodorini pachino, olive e capperi, pesce spada all’agghiotta, involtini di pesce spada…)
via Annunziata, 95
Chianalea di Scilla (RC)
Tel. +39 0965 754026
CIVICO 5
Una paninoteca ricavata da un locale adibito ad attrezzi da pesca è la scommessa vinta da due fratelli 13 anni fa, che riprendono la tradizione tipica della sagra e rivisitano la ricetta del panino sostituendo la ciabatta con il classico panino e condendo il pescespada fresco grigliato con il salmoriglio.
Da assaggiare seduti ai tavolini fronte mare o da asporto, in accompagnamento alla passeggiata lungo il corso. via Grotte, 5
Chianalea di Scilla (RC)
Tel. +39 340 955 1444

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