Shop in the City Dicembre 2013

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in vetrina

più liberi? O è un evento aziendale? Allora non siamo a una festa tra amici, e ci va un tocco più professionale. Quindi sì alla clutch, ma magari con una tracollina, così possiamo lasciare un biglietto da visita avendo le mani libere. Piccole indicazioni che ci fanno vivere meglio». Sembra una scienza. «Non lo è. O meglio, è come le ricette di cucina. Ci sono due o tre cose da sapere: ad esempio lo sa che il 50% delle persone sbaglia la propria taglia? Al Nord comprano cose troppo larghe, al Sud troppo strette. Queste cose qualcuno te le deve insegnare». Lei ha anche una Carla Gozzi Academy per ragazzine e bambine. «Sì, ma a loro io insegno il fai da te. Quello che per noi ragazzine degli anni Sessanta e Settanta era applicare un bottone, farsi un orlo, non lo sanno più fare. Come farsi una pochettina, ricamarsi una maglietta, applicare una decalcomania. Il corso dura un giorno. Bimbe da 8 a 14 anni. Escono contente, alla fine il lavoro manuale batte il tablet». Lei già da bambina amava queste cose? «Al contrario, fino agli 11-12 anni ero un maschietto, sportiva, amici maschi, nuoto, 68 | 12 . 2013 | Shop in the City

bicicletta. Ricevetti la prima Barbie a 13 anni, non ero mica il genere. La nonna Maria mi ha molto influenzata però, era da lei che passavo le mie estati, in campagna. La donna più femminile della mia famiglia, faceva la maglia, ricamava... non era la tipica nonna emiliana attaccata ai fornelli, e mi sgridava sempre perché ero disordinata. Intorno agli 11-12 anni ho iniziato ad apprezzare un po' la bellezza, l'estetica. Ho fatto il liceo artistico, avevo una spiccata parte creativa. Seguii poi un corso sul costume storico, e iniziai a fare uno stage al gruppo Max Mara, negli anni Ottanta, e da lì nacque la mia carriera». Quando lasciò? «Quando decisi, anni dopo, di essere più creativa: iniziai come consulente, seguendo diversi stilisti in giro per il mondo. Ho conosciuto tutti i più grandi stilisti e questo ha plasmato la mia formazione, anche da un punto di vista più creativo. Ho seguito le collezioni di Mila Schon, Calvin Klein, Yoshii Yamamoto, Jean Charles de Castelbajac, che mi regalava i disegni coloratissimi perché smettessi di vestirmi di nero, e in quel periodo ho vissuto a Tokyo. E di fare la consulente non ho mai smesso, anche se dal 2007 sono molto


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