Colpo d'occhio su...Botswana 15-20/07/2011

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15-20 luglio 2011

Colpo d’occhio su...

Botswana

Bello e impossibile. O quasi. Grazie ad una campagna di comunicazione fattasi particolarmente aggressiva nel corso degli ultimi tre anni, il Botswana rappresenta oggi la meta più desiderata dell’Africa Australe, ma costi e scarsità d’infrastrutture lo rendono ancora appannaggio di pochi appassionati. Certamente le cifre degli arrivi appaiono in costante crescita, visto che gli ultimi rilevamenti parlano di un totale di 2 milioni 131 mila visitatori e piazzano il Paese al quinto posto assoluto fra le destinazioni nella parte meridionale del Continente Nero. «Le sue potenzialità valgono molto di più – osserva Joern Siemens, rappresentante in Europa della Botswana Tourism Organisation tramite l’agenzia tedesca Interface – ma non disponendo ancora di voli diretti dall’Italia, per ora occorre fare scalo in Sudafrica viaggiando per lo più con South African Airways, Air Namibia o Lufthansa. Ecco perché il Paese viene vissuto più come estensione di pochi giorni negli itinerari dedicati alla Terra dei Boeri o al massimo come destinazione lusso per viaggi di nozze alternativi. Al contrario, la varietà dei suoi habitat e della sua fauna, così come le antichissime tradizioni etniche, ne fanno una meta perfetta per chi è ancora in cerca dell’Africa selvaggia, autentica, ma non per questo “povera”. Chi visita il Botswana resta immancabilmente sorpreso dal livello qualitativo delle sue strutture e dal benessere che le ingenti risorse minerarie garantiscono alla sua popolazione. Non dimentichiamo che il suo prodotto interno lordo si avvicina ai 12 miliardi di dollari». L’importanza del turismo non risulta affatto trascurabile rispetto alla prima voce di bilancio statale, che ha appunto nell’attività estrattiva il suo elemento di forza: «Il mercato dei viaggi rappresenta il nostro secondo canale di entrate – ha precisato Myra Sekgororoane, ceo della Botswana Tourism Organisation – e vale almeno 9 milioni e mezzo d’arrivi, ovvero quant’è stimato il bacino turistico del Sudafrica. Certo stiamo lavorando per implementare il numero dei complessi d’accoglienza e favorire gli spostamenti interni via terra, ma è già molto positivo essere riusciti a veicolare su di noi l’attenzione dei principali mercati europei. In particolare, la scelta di ambientare in Botswana alcune fasi della trasmissione televisiva Grande Fratello, trasmessa in alcuni Paesi per noi strategici, ha regalato ampia popolarità ad aree sino a poco tempo fa quasi ignorate, mentre il lancio del progetto di etourism “Simply Botswana”, attivo dal 2008, sta aiutando a sca-

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valcare l’intermediazione turistica dei non specialisti, così come a distribuire meglio la ricchezza generata dai viaggi». Proprio per via delle mancanze rilevate a livello infrastrutturale, l’area maggiormente visitata del Paese si conferma il delta dell’Okavango e il fiume Chobe (lungo cui si trovano ben 83 lodge e campi), benché piano piano l’attenzione si stia anche spostando verso le depressioni saline del Makadikgadi (dove occorre però muoversi solo a bordo di fuoristrada dotati di Gps e meglio se in convoglio) e il nuovo parco del Kgalagadi Transfrontier (Ktp), l’unico Peace Park in tutta l’Africa Australe che si propone come naturale estensione rispetto alle province settentrionali del Sudafrica. Qui l’accoglienza viene però offerta all’interno di vecchie fattorie riconvertite o piccole guest house, dal momento che l’unica area in grado di competere col delta in termini di ospitalità è forse quella del Tuli Block (con 36 lodge). Sostanzialmente inesplorata appare invece la parte meridionale del Paese, nonostante sia una delle più affascinanti per avvicinare le popolazioni tribali e scoprire le loro ricchissime tradizioni artigianali. Nel deserto del Kalahari centrale sono stati comunque creati otto nuovi lodge. «Sino a quando i principali clienti saranno honeymooner – conclude Siemens – sarà difficile imporre prodotti diversi, quali bird-watching tour o fotosafari, per non parlare dei programmi di soft adventure. Eppure la presenza della più grande depressione salina del mondo, di un’area archeologica con la maggior densità di pitture rupestri, così come il fatto che più del 35% del territorio nazionale sia sotto protezione, dovrebbe facilmente indurre a privilegiare il Botswana ad altri contesti africani assai più compromessi. L’attenzione per lo sviluppo a basso impatto ambientale è oltretutto provata dal programma di certificazioni per le strutture d’accoglienza, qui divise in ben tre eco-categorie: “green”, “green+” ed “eco”. Nel frattempo stanno migliorando anche gli accessi transfrontalieri: finalmente i lavori sulla Trans Lalahari Highway si sono conclusi ed oggi è possibile viaggiare senza soluzione di continuità dal porto di Walvis Bay in Namibia a Maputo in Mozambico; la strada da Gaborone a Francistown è in corso di allargamento a quattro corsie, mentre l’asfaltatura del tratto fra Maun e Ganzi ha ridotto i tempi di viaggio dalle oltre dieci ore alle tre e mezzo attuali. Il Botswana è ormai più che una scommessa.

a cura di: ALBERTO CASPANI

2.131.000

Arrivi turistici nel Paese

Joern Siemens:

“Il paese stupisce per il livello di qualità delle sue strutture


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