S. Ignazio

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S. Ignazio Dt 30, 15-20; 1Tm 1,12-17; Lc 9, 18-26 Mi sembra bella questa occasione di riavvicinare S. Ignazio e il Custode di Terra Santa. È l'occasione soprattutto di riavvicinare Ignazio e Francesco, che sembrerebbero molto distanti, in realtà hanno molti punti in contatto: •

Sono entrambi dei convertiti, due uomini che prima di lasciare tutto e di iniziare a vivere la sequela di Cristo, hanno inseguito altri ideali, hanno cercato la gloria, l'onore, hanno “cercato di salvare la propria vita”, direbbe il Vangelo di oggi ◦ in entrambi c'è stesso passaggio, “dall'egocentrismo al Cristocentrismo”,da una vita centrata su di sé ad una vita centrata su Cristo, spesa per Lui ◦ ed in entrambi con una radicalità totale, con una grande passione. ▪ Poi vivono questa conversione in 2 epoche diverse, e sono essi stessi diversi, quindi Ignazio sistematizza, ordina, scrive, mentre Francesco no.

Quindi c'è la stessa follia evangelica, con la stessa decisione di sottomettersi al Signor Papa, dove il Papato e la Chiesa, sia all'epoca di Francesco che in quella di Ignazio, non risplendevano di particolare virtù evangelica. ◦ Eppure, in entrambi, questa scelta che dice che non è possibile amare Cristo senza amare la Sua Chiesa, senza mettersi in un atteggiamento di servizio e di sottomissione. ▪ È la scelta coerente alla logica dell'Incarnazione, scelta che ama il Corpo di Cristo, così com'è.

Sono anche due santi che, in modo diverso, vivono una minorità, scelgono questa minorità: ◦ Francesco, che di questa ◦ ma anche Ignazio, che magari parla meno di minorità, ma letteralmente scompare dietro l'Ordine che fonda, dietro i suoi Esercizi Spirituali, dietro Cristo.

In sintesi, potremmo dire che entrambi sono portatori di una novità evangelica, e guarda caso questa novità riguarda il modo di vivere il potere nella Chiesa, nelle relazioni tra gli uomini, un potere vissuto come servizio, come possibilità e libertà di dare la vita. ◦ E in questo modo nuovo di dare la vita, entrambi la vita la trovano, trovano un'abbondanza, una discendenza, una grande fecondità

Proprio di questo parlano le letture della festa di oggi. La parola che più vi ricorre è la parola “vita”. Troviamo questo imperativo di Dio per l'uomo, questo imperativo che è semplicemente la vita. “Scegli dunque la vita” (Dt 30, 19) ► Il brano del Deuteronomio ci dice che vivere è amare, cioè stare uniti al Signore, che al di fuori di questo non c'è vita vera, perchè Lui è la vita... ► Il Vangelo ci fa fare un passo in più, e ci dice che amare è perdere. Cioè che questa vita, che è il disegno di Dio, l'imperativo di Dio per l'uomo, la si trova soltanto perdendosi. Non un qualsiasi perdersi, ma un perdersi completamente in Lui, perdersi in Colui che si è perso per noi. “Perdersi nel Perso” ► ► Ma io vorrei fermarmi soprattutto sul v. 17 del Deuteronomio, perchè mi sembra che la grande attenzione di Ignazio sia stata quella di dare un metodo, di indicare una via per arrivare ad amare, per arrivare a perdersi. E qui il Deuteronomio dice esattamente quali sono le tre tentazioni che impediscono all'uomo di amare, di perdersi: 1: “Se il tuo cuore si volge indietro” 2: “Se tu non ascolti” 3: “Se ti lasci trascinare a prostrarti dinanzi ad altri dei e a servirli” allora “oggi vi dichiaro che certo perirete” (v. 18), che non troverete questa vita, che invece Io voglio donarvi. Queste 3 tentazioni sono 3 fughe, 3 modi per tornare al mettere al centro se stessi, non il Signore.


1. La prima, “Se il tuo cuore si volge indietro”, è Israele che esce dall'Egitto, ma si volge indietro, e rimpiange ciò che non ha. Voltarsi indietro significa non accettare la realtà, così com'è (a partire dalla realtà di se stessi, della propria storia) , e quindi non credere che oggi, qui, dentro questa realtà il Signore opera, agisce. Che questa realtà è sacramento di Dio. É costruirsi una realtà altra; ma un'altra realtà non esiste, e quindi è fuggire in un mondo irreale. Chi fugge il reale, chi fugge se stesso, non incontra il Signore. 2. La seconda, è il non ascoltare. Ascoltare significa fidarsi, significa riconoscere l'altro, è lasciare che in qualche modo sia l'altro, la relazione con l'altro a dirti chi sei. Ascoltare significa non essere autosufficienti, non bastarsi, essere in un atteggiamento di accoglienza ,di umiltà. É ciò che rende la verità possibile. Il non ascoltare, invece, è la radice della violenza, è il non riconoscere la presenza dell'altro come possibile. 3. E la terza è l'idolatria, che significa fondamentalmente scegliere a chi appartenere, come lasciarsi salvare. È scegliere di decidere da te chi è il tuo dio. La morte è l'incapacità di accettare la vita così com'è (1), di accogliere l'altro così com'è (2), e di credere in Dio così com'è (3). Questo ammonimento lo ritroviamo lungo tutta la storia di Israele, sulla bocca di tutti i profeti. È la chiave di lettura della storia, per cui viene da sé che Israele, nel momento in cui cede a queste tentazioni, si chiude alla vita, alla relazione con Dio. E muore. Ma queste tentazioni le ritroviamo anche nella vita di Gesù. Possiamo rileggerle nella filigrana di Dt 30, 17: Nel Vangelo di Matteo (Mt 4,1-11), le ritroviamo praticamente nello stesso ordine: 1: “Dì a queste pietre diventino pane” (Mt 4,4), cioè trasforma la storia, non accettare il limite... 2: “Gettati giù”, cioè non ascoltare, ma dì tu a Dio cosa deve fare, come deve salvarti. Dì tu a Dio chi sei 3: “Tutte queste cose ti darò se mi adorerai”, cioè scegli un altro dio, un dio che ti dà tutto. Scegli tu chi è il tuo dio. •

Ora, qui Gesù “sceglie la vita”, cioè sceglie il Padre, e sceglie di essere Figlio obbediente, che si riceve e che si dona. ◦ Gesù non si volta indietro, Gesù ascolta, Gesù non si prostra ad un altro dio.

Mi sembra che la grande sapienza di Ignazio sia stata quella di saper scoprire, dentro gli eventi della vita, dentro le mozioni del cuore, la via della vita; e di essere stato come un profeta, capace di indicare dove e come si sceglie la vita. Di saper discernere le tentazioni di morte che ci abitano, di imparare la libertà che si volge alla verità, alla realtà della vita. La gente, oggi forse più che mai, ha bisogno di questo. Perchè mai come oggi queste 3 tentazioni, queste vie alternative, hanno una attrazione così forte sul cuore dell'uomo. S. Ignazio interceda per voi in particolare e per tutta la Chiesa questa stessa sapienza e questa stessa passione; passione per Dio, per l'uomo, e per illuminare questo cammino che rende possibile l'incontro e l'amicizia tra Dio e l'uomo. Cioè che rende possibile la vita.


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