Sancio Panza governatore dell'isola Barattaria

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Fabio Bertini

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Giovanni Claudio Pasquini  Sancio Panza governatore dell’isola Barattaria

è studioso di letteratura italiana. Cultore della materia presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze, ha conseguito il titolo internazionale di Dottore di Ricerca con un progetto sull’incidenza degli aspetti giuridici nella drammaturgia tragica del Cinquecento italiano. Membro del Comitato Scientifico della collana internazionale «Recreaciones Quijotescas en Europa», quale specialista di letteratura teatrale italiana, si occupa dei testi della librettistica musicale del XVIII secolo derivati dal romanzo cervantino. Nondimeno i suoi interessi sono tuttora rivolti allo studio del teatro del XVI secolo, nonché, più in generale, al rapporto interdisciplinare della letteratura con il diritto. Oltre ad alcuni articoli sulle riviste di settore, ha pubblicato le opere monografiche «Havere a la giustitia sodisfatto». Tragedie giudiziarie di Giovan Battista Giraldi Cinzio nel ventennio conciliare (Firenze, Società Editrice Fiorentina, 2008) e «Hor con la legge in man giudicheranno». Moventi giuridici nella drammaturgia tragica del Cinquecento italiano (Firenze, Società Editrice Fiorentina, 2010). Ha inoltre curato l’edizione critica dell’inedita tragedia cinquecentesca del fiorentino Antonio Benivieni il Giovane: Massima. Il «Ciriffo Calvaneo» a teatro. Un’inedita tragedia del cod. Fondo Nazionale II.I.91 della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (Roma, Bulzoni, 2014).

Bastano pochi anni di servizio presso la Curia pontificia per compromettere, evidentemente senza rimedio, i rapporti fra Giovanni Claudio Pasquini e il cardinale Nicolò Coscia. Si può senz’altro asserire che l’imprudente genuina schiettezza – per non dire irriverenza – con cui è acuito nel giovane abate, senese di nascita, il già verace e diretto temperamento delle genti toscane, abbia offerto, inattesa e quanto mai necessaria, la decisiva occasione di lasciare Roma. Inizia così l’avventura extra Alpes, dapprima alla corte imperiale, in seguito presso quelle elettorali tedesche di Mannheim e di Dresda. Nella Vienna di Carlo VI entra in contatto con gli allora poeti di corte Apostolo Zeno e Pietro Pariati, quindi con Pietro Metastasio, il poeta cesareo per antonomasia. Dotato di talento comico, ma anche di spirito satirico – talvolta, suo malgrado, ancora da contemperare –, l’incontro del librettista con il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes prosegue il fortunato ciclo teatrale avviato con Zeno e Pariati (Don Chisciotte in Sierra Morena del 1719) per dilettare un entourage di palazzo connotato da una forte presenza spagnola, giunta da Barcellona nella capitale dell’impero, al seguito dell’Asburgo. In una tale contingenza, la commedia per musica Sancio Panza governatore dell’isola Barattaria, rappresentata per il Carnevale del 1733 con la musica di Antonio Caldara, va a costituire il secondo cimento chisciottesco del drammaturgo toscano, preceduto dal Don Chisciotte in corte della duchessa, la cui messinscena risale al Carnevale del 1727. Pasquini compendia entro il tessuto già ben predisposto del romanzo cervantino quella dimensione temporale e mentale che il teatro condivide con il tempo di Carnevale; dimensione abilitata per consuetudine e per convenzione cerimoniale ad accogliere la commistione cetuale, ovvero quel momento in cui anche il volgo, con la caduta delle partizioni censuarie, poteva per ischerzo essere ammesso e coinvolto negli aristocratici maneggi di palazzo. Con il sottotitolo di «commedia per musica» il Sancio dichiara un duplice vincolo di appartenenza: se in qualità di libretto, per struttura e composizione richiama a tutta una tradizione che origina dalla napoletana “Commeddeja pe’ Mmuseca”, è invece nel canone toscano, senese in ispecie, che rinviene l’eredità di moduli stilistici, oltre che linguistici, espressivi e idiomatici, mediante cui nasce spontaneo il fitto dialogo con la compagine eroicomica dei poemi o con il locale paradigma comico-teatrale della triade toscana, composta dal fiorentino Fagiuoli e dai conterranei di Pasquini, Gigli e Nelli. Sorretta in scena da un cast di cantanti dotati a un tempo di intuibili doti attoriali, necessarie a sbalzare le peculiarità caricaturali di taluni personaggi e la ricca gestualità, suggerita da frequenti indicazioni anche implicite alle medesime battute, per talaltri, la pièce di Pasquini, testimonia del grande interesse che la Wiener Kaiserhof, anche come implicito omaggio alla corona spagnola detenuta dall’imperatore fino a pochi anni prima, riserva al capolavoro letterario dell’alcalese.

In una terra della M An einem Ort der Landschaft Mantzsch Naõ ha muitPanza o que Sancio n’humgovernatore lugar daBarattaria Manch dell’isola En un lugar de la Mancha En un lieu de la Ma There lived not long sinc certaine vilage of the M 1  Recreaciones Quijotescas en Europa

Giovanni Claudio Pasquini

introduzione, edizione critica e commento di Fabio Bertini con traduzione a fronte in lingua spagnola

in Appendice l’edizione tedesca del XVIII secolo coordinatrici della ricerca Agapita Jurado Santos e Laura Riccò


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