Il culto Alexander. Cronache di Nuova Roma

Andrea Ambrosino, fiorentino, classe 1980, debutta con Il culto di Alexander nella narrativa di fantascienza per ragazzi.

Marito, padre e scrittore per passione, con la Società Editrice Fiorentina ha pubblicato Il Sogno dell’Eroe (2015) e A Quattrozampe nelle Onde (2017).

IL CULTO DI ALEXANDER CRONACHE DI NUOVA ROMA Andrea Ambrosino

In un futuro lontano i popoli della Terra saranno uniti sotto un’unica bandiera, quella del Nuovo Impero Romano. Guerre, carestie, religioni e povertà saranno solo un ricordo.

Ma affinché tutti siano liberi è necessario che qualcuno vigili sul mondo. Così, mentre la Legione è impegnata nella conquista dello spazio, la Guardia Pretoriana stende la sua mano su Nuova Roma e sulle province dell’Impero per difenderla dalla minaccia dei ribelli e di quanti infrangono la legge… perché un cittadino imperiale non deve sbagliare. Mai. L’errore conduce alla morte. Seguire la legge porta alla vita. La vita porta al progresso. Chi sbaglia sarà nullificato.

Una storia di fantascienza nella quale si intrecciano i destini di un campione dell’Impero e di una giovane donna che vuole essere padrona del suo destino.

Benvenuti a Nuova Roma.

ANDREA AMBROSINO

euro 12,00 www.sefeditrice.it

Società

Editrice Fiorentina

Andrea Ambrosino

Il culto di Alexander Cronache di Nuova Roma Romanzo

SocietĂ

Editrice Fiorentina

Filodiretto con l’autore www.ambrosinoandrea.com facebook.com/ambrosinoandreaofficial instagram: @ambroblake

© 2018 Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 info@sefeditrice.it www.sefeditrice.it facebook account www.facebook.com/sefeditrice twitter account @sefeditrice isbn 978-88-6032-455-9 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata I disegni presenti nel libro sono realizzati da Fabiana Mascolo Copertina a cura di Fabiana Mascolo

Ai miei genitori, Mara e Giancarlo, e a tutti i genitori (quindi un po’ anche a me e a mia moglie Veronica)

«E perché ancora non giudicarono bastassero a tenere a freno il popolo e senato romano, ordinarono un esercito chiamato Pretoriano, il quale stava propinquo alle mura di Roma ed era come una rocca addosso a quella città».

Niccolò Machiavelli, Dell’arte della guerra, 1521, Libro Primo «Le leggi sono le condizioni, colle quali uomini indipendenti ed isolati si unirono in una società, stanchi di vivere in un continuo stato di guerra e di godere di una libertà resa inutile dall’incertezza di conservarla. Essi ne sacrificarono una parte per goderne il restante con sicurezza e tranquillità. […]

Volete prevenire i delitti? Fate che le leggi sian chiare, semplici e che tutta la forza della nazione sia condensata nel difenderle, e nessuna parte di esse sia impiegata a distruggerle».

Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene, 1764, Cap. I e Cap. XLI

Il culto di Alexander Cronache di Nuova Roma

Estratto dal Manuale di Educazione e Cultura Imperiale, edizione per allievi istituti primari classe VI, Anno imperiale 194

Messaggio Imperiale agli Allievi

Cittadino, Cittadina, in questo manuale sono trattati i principi fondamentali della cultura imperiale.

Come sicuramente avrai appreso nelle lezioni di storia, molti anni fa, i popoli della Terra erano frammentati in piccoli Stati in perenne conflitto l’uno contro l’altro.

La razza umana era divisa per credenze, per antichi dissapori e per la volontà di un popolo di soggiogare l’altro.

La ricchezza e le risorse erano in mano a pochi, e quei pochi erano sempre in lotta per possederne di più. I poveri vivevano nel malcontento e nella disperazione che spesso sfociavano in sanguinosi conflitti.

Fortunatamente per i popoli della Terra, e specialmente per te, questo periodo di conflitti è solo un lontano ricordo.

Oggi il Nuovo Impero Romano si estende su tutto il pianeta e continua la sua espansione nelle stelle.

Concetti come ricchezza, sfruttamento, razzismo, violenza, discriminazione e disuguaglianza sono stati spazzati via dalla forza dell’Impero e degli imperatori.

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Oggi tutti i cittadini godono della pace imperiale. Oggi tutti ricevono quello di cui hanno bisogno dall’Impero.

L’unico diritto, e allo stesso tempo l’unico dovere di ogni cittadino, è quello di servire l’Impero.

Diritto perché servire l’Impero è un privilegio. Dovere perché obbedire all’Impero è legge.

L’inosservanza delle leggi non sarà tollerata.

Ogni violazione sarà perseguita dalla Guardia Pretoriana e punita con la nullificazione, la rieducazione e l’assegnazione al corpo dei Legionari Imperiali di chiunque si sia macchiato di un crimine.

Di seguito troverai i fondamenti della cultura imperiale come stabilito dalla legge. Avrai modo di apprendere il funzionamento dei principali organi dell’Impero: dal Senato al Municipio, dal delegato di quadrante all’imperatore. Sarà nostra cura farti conoscere i passi da fare per definire il tuo percorso di studi e la tua professione futura.

Non ultimo comprenderai la giurisdizione della Guardia Pretoriana e la missione della Legione Imperiale.

Il percorso di cultura imperiale si concluderà con un capitolo speciale dedicato al Nullificatore, l’arma grazie alla quale è stato possibile forgiare finalmente un mondo dove nessuno viene escluso.

Roma Vince!

Imperator Caesar Augustus IV, Princeps et Dominus

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PROLOGO

Il ragazzo stava seduto nel corridoio con la testa china a fissare un punto imprecisato fra i suoi piedi e il muro davanti a sé.

Ogni tanto alzava lo sguardo per vedere tutte quelle persone che si erano riunite a casa sua. Non conosceva quasi nessuno. Si sentiva un intruso.

Sua madre stava piangendo abbandonata sul grande divano verde del soggiorno, consolata dal nonno e dalla nonna.

Gli sguardi degli ospiti tradivano imbarazzo e tristezza. Ogni tanto qualcuno si girava verso di lui e scuoteva la testa.

Non riusciva a capire bene quello che stava succedendo.

A ben guardarlo sembrava più annoiato che addolorato.

Appena era uscito da scuola aveva visto suo nonno venirgli incontro.

Che strano, pensò. Di solito andava sempre sua madre a prenderlo.

Più si avvicinava all’anziano, più notava che questi aveva gli occhi rossi come se avesse pianto.

«Enea andiamo a casa».

«E la mamma?»

«Tua madre ti aspetta a casa… non è potuta venire. Ti spiegherà lei».

«E tu che hai fatto? Hai pianto?»

Ma il nonno non rispose. Il ragazzo vide che le guance del vecchio erano rigate dalle lacrime.

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«Tuo padre ha avuto un incidente. Ti porto a casa».

Il tragitto da scuola a casa fu caratterizzato dal silenzio assordante. In auto nessuno parlò. Si sentivano solo i rumori del drone automatico che guidava.

Fuori dall’auto, il panorama della città vecchia con i suoi palazzi dell’era preimperiale cedette presto il passo alle nuove costruzioni moderne e automatizzate dei fasti di Nuova Roma.

Il bambino restava in silenzio e ripensava alla prima lezione di cultura imperiale che aveva avuto la mattina.

La maestra aveva iniziato a parlare della nascita del Nuovo Impero Romano e delle gesta degli imperatori Massimiliano e Massimiliano II, i due regnanti più importanti. Il primo aveva sconfitto l’Alleanza del Nord e fondato l’Impero. Il secondo aveva battuto la Lega Americana e aveva unificato tutti i popoli della Terra sotto la bandiera imperiale. Chissà come il nonno aveva vissuto quei giorni e cosa aveva provato. Avrebbe voluto chiederglielo ma ogni volta che si girava notava che il vecchio aveva sempre lo sguardo assente e pieno di lacrime.

Che noia. Almeno la mamma gli chiedeva se era andato tutto bene in classe e cosa aveva spiegato la maestra. Qualche volta si fermavano alla pasticceria davanti alla scuola e facevano un piccolo spuntino. Non avveniva sempre. Solo quando diceva alla madre che aveva preso un bel voto.

La mamma lo faceva ridere e quasi gli dispiaceva arrivare a casa. Il nonno invece era noioso. Non parlava e non lo guardava. Aveva gli occhi fissi fuori dal finestrino come se cercasse qualcosa. Aveva provato a parlare col vecchio, ma come finiva le frasi non otteneva mai risposta.

Che noia.

Una volta arrivato a destinazione le cose non cambiarono.

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Quando le porte dell’ascensore si aprirono davanti all’ingresso di casa sua, la madre gli venne incontro piangendo e ripetendo: «Enea! Sii forte bambino mio, sii forte».

Lui non sapeva cosa dire.

Cercava suo padre con lo sguardo ma non riusciva a trovarlo.

Chiese alla madre e ai nonni ma nessuno gli voleva rispondere.

Silenzio e sguardi. Sembrava che qualcuno avesse detto agli adulti di non fare niente. Infatti nessuno si muoveva.

Silenzi, sguardi e noia.

Stanco di tutto questo, si mise a sedere su una sedia. Se nessuno voleva dirgli dove era suo padre perché doveva fare la fatica di chiederlo? Sarebbe rimasto a sedere fino a quando non glielo avrebbero detto.

Passarono i minuti.

Le occhiate degli sconosciuti intorno a lui aumentavano. Erano quasi tutti uomini ed erano vestiti con abiti da lavoro. Scarpe pesanti, camicie antistrappo e pantaloni pieni di tasche. L’unico che si distingueva era un signore bassino quasi calvo, che indossava un vestito elegante e delle scarpe scure con una suola molto bassa.

Da grande anche lui avrebbe indossato vestiti come quelli. Gli abiti da lavoro non gli piacevano. Vuoi mettere il fascino di una giacca e di una cravatta! Questi sono vestiti da adulti. Non gli sarebbe dispiaciuto assomigliare da grande a quel signore. Certo, magari in cuor suo avrebbe voluto essere più alto. Sui capelli non aveva un’idea precisa, dopotutto era un uomo e poteva anche stare senza.

Non sarebbe stato il primo né tantomeno l’ultimo.

Ispezionò nuovamente la stanza con lo sguardo. Sua madre non smetteva di piangere.

Silenzi, sguardi, noia e brusii.

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Stava quasi per alzarsi e andare a parlare con l’uomo elegante quando ad un certo punto vide comparire sulla porta un uomo biondo, alto, con gli occhi chiari e una divisa grigia sulla quale spiccava un distintivo color oro con un pianeta e tre lettere: VVV. Intorno alla vita una cintura bianca reggeva sul fianco una fondina dalla quale faceva capolino il calcio di una pistola. Avanzava tenendo fra le mani un cappello dello stesso colore della divisa, mentre ai piedi le scarpe nere erano talmente lucide che davano l’impressione di riflettere la luce del corridoio. Quasi certamente si trattava di un militare.

Il nuovo arrivato si guardò intorno e poi incrociò lo sguardo del bambino.

Si studiarono in silenzio per alcuni istanti, poi l’uomo si avvicinò al ragazzo.

Appena furono vicini questi si chinò sulle ginocchia fino a mettersi alla stessa altezza del giovane.

«Ciao ragazzo, come ti chiami?»

La voce dello straniero era decisa e allo stesso tempo riusciva a trasmettere autorità e comprensione.

Il ragazzo aprì la bocca per rispondere ma ad un tratto, come per uno scatto d’orgoglio, cambiò espressione del volto e disse quasi a sfida: «Tu sai dov’è mio padre?»

Il militare non si sottrasse allo sguardo del bambino e con voce immutata rispose: «Tuo padre ha avuto un brutto incidente al lavoro, ragazzo. È caduto da un’impalcatura. Purtroppo non c’è stato niente da fare». «È morto?»

«Sì».

Il ragazzo rimase in silenzio per un paio di secondi poi riprese: «Perché nessuno mi dice niente?»

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Non c’era disperazione nella voce del ragazzo. La notizia non lo aveva sconvolto. In cuor suo lo aveva già capito.

Ma non poteva comprendere i silenzi e gli sguardi. Non poteva sopportare la noia che lo circondava. La sua voce denotava un misto di rabbia e tristezza.

«Vedi», riprese il militare, «alle volte i grandi pensano che i bambini vadano protetti al punto tale da nascondergli la verità. Forse tua madre non voleva dirtelo davanti a tutti. Le persone qua dentro sono quasi tutti colleghi di tuo padre ed erano presenti al momento dell’incidente.

Sono qui per stare vicino a tua madre e forse questo non le ha permesso di parlarti». «È una cosa stupida. Non sono più un bambino. Ho iniziato oggi la lezione di cultura imperiale. E poi nessuno stava parlando neanche prima che entrassi io. Stanno tutti in silenzio. Che senso ha?»

«Come ti ho detto sono qui per stare vicini a tua madre, non per parlare. Oggi non è il momento di parlare.

Ma di fare silenzio. Lo capisci?»

Il bambino si voltò verso gli adulti presenti e si soffermò a guardare sua madre che adesso si era voltata verso di lui e lo stava fissando intensamente.

«Tu sei un soldato?», chiese all’uomo biondo.

Sul volto squadrato del militare comparve un sorriso che rivelò una dentatura bianchissima.

«Hai indovinato. Sono un militare. Per la precisione sono un ispettore della Guardia Pretoriana1 e, prima che La Guardia Pretoriana fu un reparto militare dell’Impero Romano che svolgeva il compito di guardia del corpo dell’imperatore. Fu organizzata da Augusto, primo imperatore di Roma, e venne sciolta dall’imperatore Costantino I detto Il Grande dopo che questi salì al potere. Negli oltre trecento anni di storia, la Guardia Pretoriana non si limitò solo a proteggere gli imperatori, ma fu anche coinvolta in intrighi e complotti per destituirne e nominarne di nuovi.

1

19

tu me lo chieda, non mi trovo qui per arrestare nessuno».

«Non sembri nato a Nuova Roma» mormorò il ragazzino che non aveva mai visto uomini con capelli così chiari.

«Bravissimo. Vengo da Vienna, nel quadrante austriaco.

Sono in servizio in questa sezione della Capitale da pochi mesi».

Enea aveva studiato a scuola che dopo la nascita dell’Impero e la formazione di Nuova Roma, sulle ceneri di quella che prima era l’Italia, la lingua italiana era stata dichiarata lingua ufficiale dell’Impero e quindi tutti la dovevano studiare anche se ogni quadrante aveva diritto a parlare la sua lingua originaria.

Ovviamente con lo sviluppo dell’Impero, Nuova Roma era diventata un crocevia di popoli. Questo, unitamente all’obbligo dell’uso della lingua italiana in tutte le comunicazioni imperiali, aveva nel tempo tolto significato al concetto di razza. Gli stessi imperatori che si erano succeduti sul trono del Nuovo Impero Romano provenivano da tutto il mondo.

«E perché sei qui?»

«Sono venuto per conoscere te e per parlare con gli uomini qui presenti».

Il pretoriano si prestava divertito all’interrogatorio del giovane.

«Ti interessa parlare con loro? Perché? Mio padre non è morto cadendo da un’impalcatura?»

«Diciamo che sono una persona precisa e voglio vederci chiaro. Magari le cose non sono come sembrano» e si voltò a guardare le persone intorno.

«Vedi quel signore?» disse il pretoriano indicando al ragazzo il signore con la giacca.

L’uomo se ne stava da solo in un angolo a guardare alcune foto che scorrevano su uno schermo digitale. Il suo sguardo fissava intensamente il video che ora mostrava il 20

matrimonio dei suoi genitori, il viaggio di nozze, la sua nascita, e così via fino all’ultima foto scattata un paio di settimane prima davanti al Senato Imperiale.

«Sì, lo vedo» rispose il ragazzo.

«Secondo te chi è e cosa fa?»

Il ragazzo rifletté per un paio di secondi e poi disse: «Sarà un collega di mio padre. Lo hai detto tu che qui intorno lavoravano tutti con lui».

«E perché secondo te guarda le foto?»

«Boh… forse perché si sta annoiando anche lui… non parla con nessuno».

«Infatti. Questo è il punto. Non parla con nessuno e se ne sta in un angolo della stanza da solo. È l’unica persona oltre a te che non ha contatti con gli altri. Ora, tu sei un ragazzino e abbiamo già chiarito perché nessuno parla con te. Ma lui?»

«Non lo so».

Il militare si avvicinò ancora di più al ragazzo, fino quasi a sussurragli nell’orecchio: «Se ti dicessi che tua madre ha provveduto a disattivare la scansione dell’ascensore per permettere a tutti di salire in casa, e che quindi non solo i tuoi parenti, i colleghi di tuo padre e io abbiamo accesso alla tua casa, ma chiunque? Anche dei malintenzionati che magari salgono in casa, si confondono fra la gente presente e si mettono a guardare le foto per cercare di capire chi sono i parenti e quali invece sono solo dei conoscenti… beh se ti dicessi che ho capito tutto questo solo guardandolo, tu cosa mi risponderesti?»

Il ragazzo era frastornato.

Adesso che ci rifletteva non aveva visto la luce verde della scansione muscoloscheletrica nell’ascensore. Lì per lì non ci aveva fatto caso. Aveva la testa sui silenzi del nonno. Che stupido!

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Fissava intensamente il pretoriano. Non sapeva che al mondo potevano esistere persone così. Uomini e donne che solo gettando uno sguardo potevano capire una verità celata a molti. Era incredibile.

«E adesso lo arresterai?»

«Ancora non ha fatto niente, vediamo come si comporta» e si staccò nuovamente dal ragazzo per mettersi in piedi.

«E per mio padre farai lo stesso?» chiese il ragazzo che aveva già dimenticato l’intruso.

«Indagherò e scoprirò cosa è successo. E ti posso assicurare che se qualcuno è colpevole, la giustizia dell’imperatore lo raggiungerà. È una promessa. Chi ha sbagliato, pagherà».

Udendo quelle parole il ragazzo balzò in piedi e allungò la propria mano verso il pretoriano: «Come ti chiami?»

«Hans von Valerius, ma tu puoi chiamarmi Valerio. E tu ragazzo?»

«Enea. Enea Solini».

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RINGRAZIAMENTI

Adesso è il momento di dire grazie. Grazie perché il libro che avete letto non si è scritto da solo né avrei potuto scriverlo senza l’aiuto e la fiducia di alcune persone.

Il primo ringraziamento è per mio figlio Tancredi. Senza di lui non mi sarei messo a scrivere libri per ragazzi e soprattutto non mi sarei posto tante domande che sono alla base di questa storia.

Un altro “primo” ringraziamento (non si dica che l’ho ringraziata per seconda) è per mia moglie Veronica, la mia prima critica e sostenitrice (rigorosamente in questo ordine). Un grazie speciale perché un uomo che ha imparato a camminare fra i cavalieri Jedi, che è andato a scuola sulla plancia della USS Enterprise, e che da padre aspetta il fine settimana per viaggiare nello spazio e nel tempo col “dottore”, non poteva che finire di sposare una donna che confonde Yoda con Spock. Cosa c’entra questo col libro? Beh, nonostante queste premesse, ha letto e amato la storia (e ovviamente l’ha criticata).

Ringrazio i miei genitori per la pazienza e per avermi fatto intraprendere le mie strade, anche se qualche volta non corrispondevano con quelle che avevano in mente loro.

Ringrazio Federica, amica preziosa e attenta analista delle mie storie e delle mie architetture, e Paolo, che non si risparmia mai nel dirmi di andare avanti perché “scrivere è un dono”.

Un ringraziamento particolare va ai miei professori di lettere del liceo, don Adriano e Margherita: grazie per tut120

to. Soprattutto per le insufficienze (e a latino sono state davvero tante).

E per ultimo un grazie sincero a tutti voi. Quello che avete in mano è il quarto libro. Ben tre libri in piÚ di quelli che pensavo di scrivere quando ho iniziato. Nel corso di questi pochi anni siete diventati tanti. Grazie a voi che mi avete scelto, che mi avete letto, che mi avete regalato.

Spero che continuerete a scrivermi, a farmi domande, a farmi sapere cosa vi è piaciuto, cosa avreste fatto voi, e come già sapete, potete utilizzare i riferimenti che trovate sia sul mio sito sia sui miei social.

A presto Andrea Ambrosino

121

Indice

13

Messaggio Imperiale agli Allievi

15 Prologo

23

i

27

ii

35

iii

42

iv

46

v

51

vi

61

vii

66

viii

73

ix

82

x

88

xi

97 Epilogo i

108 Epilogo ii

114

Tabella riassuntiva dei principali eventi del Nuovo Impero Romano

119

Gli imperatori del Nuovo Impero Romano

120 Ringraziamenti

dello stesso autore

Il sogno dell’eroe 2015, pp. 68 con illustrazioni in bianco e nero disponibile anche in ebook Mentre sta per scoppiare la guerra fra i regni della Grecia e la città di Troia, la dea Atena appare in sogno al piccolo Tancredi per affidargli una missione: liberare un bambino dal quale dipenderanno le sorti dell’intero conflitto. Inizia così il viaggio di Tancredi, armato di un vecchio arco e in compagnia del suo fidato gatto. Un viaggio che lo porterà a diventare un eroe.

A quattrozampe nelle onde 2016, pp. 48 con illustrazioni a colori disponibile anche in ebook Una storia per bambini, per divertirsi e imparare, il libro racconta l’amicizia fra Giovanni e la piccola cagnolina Acciuga.

Insieme a loro scopriremo quanto profondo può essere il rapporto fra un bambino e il suo cane, impareremo a fare attenzione ai possibili pericoli che si possono nascondere in spiaggia e al mare e vedremo anche quanto può essere bella l’esperienza di aiutare gli altri.