Sector Noir #4

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SPECIAL: WHO'S NEXT TRACK BY TRACK: MOONSPELL CULTURE: NEIL GAIMAN PHOTOGRAPHY: LIVE GALLERY

DANIEL KESSLER, w XYMOX, SOEN, SHORES OF NULL, AGALLOCH, KLIMT1918, TYING TIFFANY, SYLVAINE

SPECIAL: SUMMER BREEZE FESTIVAL ART: TRAVIS SMITH CINEMA: MARIO BAVA PEOPLE: STEVEN WILSON

2015

#4

CRISTINA  SCABBIA

THE REAL ME



Direttore Responsabile Roberta Mastruzzi Direttore Editoriale Federica Sarra - Fred@sectornoir.com Vicedirettore/Caporedattore Centrale Francesco Passanisi Francesco@sectornoir.com Art Director Emelie Vandewalle Photo Editor Jean Philippe Woodland

Photographers Catherine Jane Robertson Eliana Giaccheri Gabriele Capriulo Jorre Janssens Redazione sectornoir@sectornoir.com General Info info@sectornoir.com Marketing adv@sectornoir.com

Grafica ed impaginazione Giacomo Cerutti Giacomo@sectornoir.com giacomo_graphic@libero.it Traduzioni e consulenze linguistiche Irene Pennetta Richard McKenna-Red Rabbit Traduzioni Reviews Coordinator (web e magazine) Iacopo Mezzano Contributors Amelia Tomasicchio Federico Sanna Mattia Bertozzi Stefano Solaro

In copertina Cristina Scabbia Photo: Steve Prue

Ăˆ severamente vietata la riproduzione totale o parziale dei contenuti, foto, loghi ed altri elementi contenuti nella rivista previa autorizzazione del direttore. Sector Noir Š 2013


CONTENTS check in pag. 6

ENTER THE SECTOR

FOCUS Sylvaine COVER STORY Lacuna Coil

pag. 8 pag. 10

INTERVIEWS Daniel Kessler / Interpol Roony Moorings / Clan of Xymox Soen Klimt1918 Agalloch Shores Of Null THE STORY/HERITAGE Summer breeze festival

pag. 14 pag. 16 pag. 19 pag. 20 pag. 22 pag. 23

pag. 24

EXTRA NOIR Tying Tiffany pag. 45 Who's next pag. 46 Style off beauty special pag. 68

track by track Moonspell pag. 28 ART Travis Smith pag. 30 Hot album Steven Wilson pag. 35 Cinema Mario Bava pag. 36 Culture Neil Gaiman pag. 38 Neil Pert pag. 40 Cinema Mario Bava pag. 36 peolpe Steven Wilson pag. 42 PHOTOGRAPHY live Gallery pag. 43

ENGLISH TEXT Cristina Scabbia pag. I Sylvaine pag. IV Soen pag. VI Agalloch pag. VII Roony Moorings / Clan Of Xymox pag. VIII Daniel Kessler / Interpol pag. XI



LOOKING FORWARD TO Paradise Lost new album

The visionary artist Marco Castagnetto for Argonauta Fest

ON TOUR!

check in DISCOVER Scandinavian history with Árstíðir lífsins

NEWS FROM KSCOPE NOSOUND RELEASE LIVE CD/ DVD FROM THE STARMUS ASTRONOMY FESTIVAL AT THE TEIDE OBSERVATORY IN TENERIFE

MARSHALL DELIGHTS The Acton - A force to be reckoned with

6 WEBSHOP RELAUNCH In the new Crusher Records webshop you can find LP, CD, 10-INCH AND 7 INCH


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THE

sector

ENTER THE SECTOR

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THE LAYOUT BY GIACOMO CERUTTI

sector


FOCUS

Sylvaine A RISING STAR Testo Federica Sarra Traduzione Irene Pennetta Photo Daria Endresen

Una nuova stella nel firmamento delle voce femminili più belle e non solo. Scopriamo chi ci cela dietro il progetto Sylvaine.

DEBUTTO

L'anno scorso ho finalmente pubblicato il mio album di debutto "Silent Chamber, Noisy Heart". Dopo molti anni di lavoro nell'ambito musicale, ho finalmente iniziato questo viaggio con il mio nuovo progetto solista, Sylvaine. Non ho mai avuto una grande fiducia in me stessa quando si parla di musica, anche se sapevo che era la strada da seguire, quindi ci ho messo un po’ a capire che in realtà quello che faccio con mia musica è abbastanza buono. Quindi questo album è stato per me un enorme passo avanti!

ISPIRAZIONI

Tramite la mia musica elaboro i sentimenti e i conflitti che ho dentro, cosa che a parole avrei problemi ad esprimere. Il binomio felicità-malinconia, il mondo esterno contro i miei mondi interiori, così come il binomio natura-urbanità; sono tutti dei grandi temi fonte di ispirazione per la mia musica.

SILENZIO

Uno strumento molto potente nel contesto musicale, una parte importante della vita da sviluppare e far crescere, come anche la necessità di creare arte. Mentre scrivo la mia musica, passo spesso giorni o settimane a guardato il soffitto della stanza, nel mio mondo, e mi avventuro al di fuori solo quando ho bisogno di mangiare.

PAESAGGI

Sono fatti di strati su strati, un paesaggio musicale ha il potere di portare la mente in luoghi sconosciuti, trasmettono emozioni e ti portano in un viaggio lontano da questo posto. Un certo elemento dal paesaggio o il paesaggio nel suo insieme, può avere la capacità di toccare le parti più profonde si sé stessi. Questo è ciò che amo della musica, ed è anche quello che sto cercando di fare con la mia musica.

STAMPA

Fondamentale nella vita di ogni artista, per poter raggiungere nuovi angoli di tutto il mondo.

MESSAGGIO

Vorrei inviare un messaggio a ogni singola persona là fuori che nell'ultimo anno ha mostrato interesse e sostegno in Sylvaine. Vorrei dirgli davvero grazie. Non avrei mai immaginato che persone di tutto il mondo si potessero interessare a quello che ho da dire attraverso la mia musica; è estremamente commovente per me! Mi sento molto grata e felice di vedere che cosa mi aspetterò dal futuro! 8


FOCUS

FOTOGRAFIA

Quando ho iniziato a fare "Silent Chamber, Noisy Heart", sapevo che il lato visivo dell'album sarebbe stato estremamente importante per me. Come io mi ritengo una persona visivamente molto ispirata da me stessa, e per questo apprezzo molto le forme d'arte visiva. Ho voluto una copertina che fosse una perfetta rappresentazione dello spirito dell'album. Un giorno mi sono imbattuta nel meraviglioso lavoro di Daria Endresen e ho capito subito di volere lei per lavorare sulla fotografia per il mio album di debutto.

ICONICO

La reunion dei Slowdive l’anno scorso. La scorsa estate sono stata abbastanza fortuna da beccare due dei loro concerti, sono stati i momenti più magici. Non dimenticherò mai quegli spettacoli.

2013

Insieme al 2014 e al 2013, è stato uno dei migliori anni della mia vita, a livello personale, musicale e professionale. Questi due anni sono stati pieni di tante nuove avventure e sono davvero grata di averli vissuti. Sono davvero emozionata di vedere cosa mi porterà il 2015!

STAGIONE

La primavera ha appena iniziato a mostrare i suoi colori, la natura comincia a risvegliarsi dal sonno invernale. È un bellissimo momento dell'anno. Mi sto godendo questa stagione nella Città delle Luci, Parigi, mentre finisco il mio secondo album. La mia vita ora è molto frenetica, ma anche bellissima! 9


COVER STORY

CRISTINA SCABBIA LACUNA COIL THE REAL ME Text Federica Sarra

Photo Steve Prue

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COVER STORY

Sul palco e fuori ha grinta da vendere, arrossisce e sorride se le chiedi come ci si senta ad essere una sex symbol ma diventa estremamente seria quando si tratta di musica e altri temi forti che abbiamo affrontato in questa intervista. Ad impreziosire la nostra chiacchierata con Cristina Scabbia c'era anche Andrea Ferro. Chi è Cristina quando torna a casa dopo un lungo tour, quando la porta si chiude dietro di te? Il momento in cui entro in casa è sempre strano, io vivo da sola e non ho animali in casa putroppo perchè chiaramente sono sempre via, quindi passare dalla vita del tour bus in cui si condividono degli spazi o sono costantemente circondata da persone e tornare nel silenzio del mio appartamento è un po' spiazzante. Io mi definisco una ragazza normale alla quale piace fare cose semplici, fare delle cose che staccano completamente dalla vita del tour, almeno per un po'. Tendo ad avere un periodo di decompressione e devo riadattarmi al mio ambiente che è chiaramente molto diverso dalla vita on the road, inoltre ho una famiglia e degli amici stupendi che ogni volta non vedo l'ora di rivedere. C'è stato un momento in cui vi siete resi conto di aver compiuto un grosso passo in avanti, o un'esperienza che vi ha portato a pensare "Siamo davvero cresciuti adesso"? Andrea: Di momenti ce ne sono stati diversi, ci sono state delle tappe fondamentali ma se devo proprio pensare a una in particolare dico l'Ozz Fest nel 2004 in America. Ci siamo ritrovati a suonare con tanti di quei gruppi che avevamo sempre e solo visto nelle riviste o nei video e quindi essere su un palco così importante, condividerlo per circa tre mesi con band come i Black Sabbath, gli Slipknot ,gli Slayer, con Ozzy, i Judas Priest. Lì forse ci siamo davvero resi conto che il gruppo stava compiendo un notevole salto in avanti. Come sta andando Broken Crown Halo, avete dei riscontri? Cristina: l'album sta andando molto bene, adesso non saprei dirti delle cifre specifiche, ma la prima settimana che è quella in cui si misura l'impatto sul pubblico è andata bene, straordinariamente bene anche in Italia! Sin dall'inizio siamo sempre stati visti con un filtro, "quelli che lavorano all'estero" o "il miracolo italiano" e quando si arriva ad un certo livello di popolarità il fattore invidia scatta automaticamente, è inclusa nel pacchetto e lo sappiamo bene. Mi dispiace perchè trovo che sia una cosa che taglia le gambe alla scena stessa, basta guardare all'estero dove i gruppi sono più supportati, mentre qui in Italia, dal momento che qualcuno prova a fare qualcosa in più è immediatamente invidiato e scattano queste dinamiche strane, senti dire che siamo lì dove siamo perchè siamo dei raccomandati o tendono comunque a pensare che ci debba essere del marcio, in pochi capiscono che ci siamo fatti un gran mazzo per arrivare, siamo via per diversi mesi magari ed è tosta. Poi io ho una mia teoria a riguardo, penso spesso che le critiche più feroci arrivino proprio dai fan più accaniti, mi è capitato più volte di ricevere commenti anche sgradevoli sulla mia pagina facebook, forse lo fanno anche per attirare l'attenzione. Se non ti interessa un gruppo, non ti piace, non lo ascolti, perchè perdere tempo a insultarlo sui social? 11


COVER STORY

Andrea: Forse è una cosa tipica di una parte del pubblico metal, detrattori per lo più, una parte più conservatrice, o arretrato mentalmente, dalla quale abbiamo ricevuto molte critiche alcune anche forti. Al di fuori, intendo chi ascolta rock e altri generi, veniamo supportati molto di più. Fortunatamente il nostro pubblico è ampio, ci sono anche dei tipi insospettabili! Siete quasi sempre in tour, quando scrivete? Andrea: Quando siamo a casa principalmente. Cristina: Sì ci chiudiamo e ci concentriamo sull'album, penso che l'anno prossimo ci prenderemo un lungo e tranquillo periodo per scrivere del nuovo materiale. Cristina, hai menzionato i social, devo dire che il tuo modo di apparire è trasparente, ti presenti così come sei, posti tue foto anche senza make up, magari stanca dopo un concerto, è ammirevole. Quello che filtra da come ti presenti e ti poni ti ripaga molto in termini d'immagine. Cristina: Ma sì, questa sono io, fra parte di me! Trovo giusto che i miei fan vedano in me la stessa persona che sale sul palco e fuori dal palco, sono sempre io, con o senza uniforme o trucco, sono la stessa che fa questo lavoro con amore, con passione. Poi mi piace rapportarmi con i nostri fan alla pari, senza di loro non vivremmo il nostro sogno, non saremmo niente! Poi ovvio ogni tanto ci incazziamo anche noi! Se qualcuno ci attacca gratuitamente io sono la prima, divento una tigre, mi scaldo subito. Io però tendo sempre a pormi in maniera gentile e corretta perchè sono cosi'. Ecco dovresti spiegare questo passaggio a qualche tuo collega... Cristina: Probabilmente questi colleghi che dici tu che sono talmente pieni di se stessi che non afferrano questa cosa fondamentale; non arriveranno mai a costruire quello che abbiamo costruito noi in tanti anni. Noi teniamo i piedi ben saldi al terreno, ci piace ricordarci da dove veniamo ma allo stesso tempo conosciamo bene le nostre potenzialità e dove possiamo ancora arrivare, ma il fatto di avere delle ambizioni non vuol dire che automaticamente te la devi tirare! Non è necessario! Andrea: Anzi ti dirò di più, i personaggi più controversi o più famosi con noi sono stati sempre i più carini e affabili. Cristina qual è un'attitudine o un modo di fare che proprio non gradisci delle tue colleghe? Devo dire che c'è molto rispetto fra di noi, piuttosto è al di fuori che si cerca di vedere o creare litigi, gelosie, si tende a voler creare una competizione a tutti i costi anche lì dove non c'è. Questo mi dà molto fastidio. Non è una gara! Un atteggiamento però che sicuramente non mi rispecchia è quello da diva, ma ogni cantante ha la sua personalità e in base a questa compie delle scelte o delle richieste particolari che magari io non farei mai. Ti sei mai sentita discriminata in quanto donna in un ambiente prettamente maschile, magari agli esordi? Sinceramente fin dall'inizio non ho mai trovato nessuno che mi trattasse in maniera diversa, io mi sono sempre posta in maniera professionale, sicura delle mie potenzialità non mi sono mai lasciata travolgere da commenti negativi. La discriminazione in questo lavoro non l'ho mai riscontrata ma credo che dipenda 12


COVER STORY

anche da come mi sono posta. Certo poi c'è sempre il buzzurro di turno che durante i live ti grida "Nuda! Nuda!" Andrea: Beh meglio quello piuttosto che ti dicano che sei un cesso! (risate) Tu Cristina sei considerata una sex symbol, a te fa sorridere questa definizione! Ma sì dai, le persone spesso credono che tu sia come ti presentano i media. Magari pensano che io sia una femme fatal h24! Non so come si sono fatti quest'idea! Mi fa ridere proprio perchè mi ritengo una ragazza semplice. Magari a 90 anni sarò un sex symbol come la Sofia Loren! Andrea: Ma lei forse è vista più come un'icona che bilancia il talento con la capacità di avere una bella immagine. Sei mai stata vittima di stalking? Ma veramente poco, i nostri fan sono carinissimi. Però mi è capitato con un pazzoide convinto che io fossi la donna della sua vita che un momento mi osannava, mi voleva sposare, il momento dopo mi inviava mie foto photoshoppate in un lago di sangue... un po' mi sono spaventata. Per fortuna è finita lì. Cosa diresti alle ragazze che vivono una relazione turbolenta, che vengono malmenate dai loro compagni? Questa cosa mi fa incazzare davvero, non riesco a concepire come una possa pensare che un rapporto basato sulla violenza spesso quotidiana sia un rapporto normale. Non riesco a capire come una donna preferisca vivere all'interno di un rapporto così pensando che non ci sia niente di meglio al di fuori. Già questo fatto di aver paura di restare soli con se stessi è una cosa sbagliata alla base, non deve esistere il bisogno di dipendere da un'altra persona, se si è in una coppia si deve stare bene! Non esiste alcuna giustificazione alla violenza, allo schiaffo gratuito, non può essere una cosa normale. Ragazze svegliatevi e non abbiate paura delle minacce e datevi più importanza! Non accettate la violenza, meglio stare sole piuttosto che in una relazione malata. Spero di riuscire a scuotere anche una sola ragazza con questo messaggio! Vorrei congedarmi da voi con un pensiero per Claudio, potete raccontarmi del brano presente in Broken Crown Halo a lui dedicato? Cristina: Volevamo rendergli omaggio ma non volevamo farlo in maniera troppo triste. Claudio era una persona sempre allegra, con una solarità contagiosa, simpatico e pieno di vita. Omaggiarlo con una canzone che riuscisse ad esprimere la sensazione di freddo e smarrimento data dalla sua assenza, One Cold Day appunto. Marco ha scritto la musica di questo brano la notte stessa un cui è arrivata la notizia, sapevamo che la situazione era disperata perchè eravamo andati a trovarlo in ospedale, ma non si è mai pronti a notizie del genere. La prima volta che ho sentito la musica mi è venuto un groppone... è stato molto toccante. Andrea: Nel testo, che personalmente ritengo sia uno dei migliori mai scritti a livello di spontaneità, abbiamo fatto riferimento alla natura, alla pioggia... un modo di rappresentare la morte come un passaggio naturale per quanto triste e impossibile da accettare per noi esseri umani. Claudio rimarrà per sempre. 13


INTERVIEW

BEING DANIEL KESSLER/INTERPOL Text Federica Sarra

Traduzione Irene Pennetta Photo Archive web

Essere un musicista di un certo calibro, scrivere, viaggiare, suonare ogni sera in un luogo diverso, avere una multiculturalità e un substrato artistico molto ricco. Ecco cosa vuol dire essere Daniel Kessler. Sta andando bene il tour? Sì, essere a Milano è bellissimo, non vedevamo davvero l'ora di essere qui. In molte interviste hai detto che preferisci non cantare molte canzoni nuove perché magari il tuo pubblico vorrebbe sentire le canzoni vecchie e pensi che piuttosto preferiscano andare a prendere una birra che ascoltare i nuovi brani... forse scherzavi, ma quanto è vero? Può davvero capitare una situazione così? Ne parlavo prima che il disco uscisse, il fatto è che quando la gente sente un brano nuovo dal vivo, in realtà è possibile che non la riconosca. Ma le reazioni sono state ottime, conoscono tutti i testi dei brani e li cantano... è stato entusiasmante. È anche vero che non possiamo aspettarci ogni volta un feedback così, non stanno sempre con le orecchie attaccate al palco! Sembra comunque che ai nostri fan piaccia davvero questo nuovo album, è questo significa molto per me. Devo essere onesta con te: non so se hai avuto l’impressione che durante questi 4 anni i tuoi fan si siano divisi in due gruppi, quelli che erano sicuri sull’uscita di un nuovo album degli Interpol e quelli che invece pensavano che non avreste mai più registrato un nuovo album, o comunque, anche se l’aveste prodotto, non sarebbero stato un granché bello... Ecco, io ero schierata nel secondo gruppo... Grazie! È davvero bello sentire tutto questo, ma eri nel gruppo sbagliato Federica! Se fossi andata ad un casinò e avessi scommesso contro di noi, avresti perso! Ho sempre

saputo che avremmo lanciato un nuovo disco, senza farmi troppe domande, è solo che quando ti senti di aver qualcosa di nuovo da dire, lì crei un nuovo brano! Non ho fatto alcun piano, ma appena ho iniziato a mettere le mani sulle nuove canzoni ero così eccitato e volevo lavorarci con i miei compagni della band. Chiaramente abbiamo avuto tantissime nuove energie e tanto nuovo entusiasmo; con questo non voglio dire che è stato tutto facile, ma fortunatamente non abbiamo avuto troppi intralci, è come se in un certo senso il disco si fosse scritto da sé... è stato davvero grandioso. Visto che ha scritto la maggior parte dei brani di questo nuovo disco, non ti senti di avere una sorta di paternità su El Pintor? No, (risata) comunque ho scritto un sacco di questi brani anche a Milano; io ho iniziato così, ma poi per esempio Paul ha fatto un ottimo lavoro con le linee di basso e ha scritto tutta la parte del basso... è un grande musicista, ha fatto un lavoro eccezionale con il basso, ha reso questo disco quello che è ora! Penso che sia davvero il nostro album. Molte delle melodie e delle linee principali sono nate velocemente nei primissimi giorni, la sezione testi era la parte finale. Posso dire che in quel periodo, durante la fase di composizione, si era creata una buona chimica tra di noi. Dimmi qualcosa riguardo la parte parlata in Breaker 1, è in siciliano, giusto? Come ti è venuto in mente una cosa così? Sì, esatto, è in siciliano. In realtà l’idea è venuta a Paul. So il significato, la lingua italiana ha come una sorta di suono magico, come cantare, e lega bene con la musica. Daniel, tu parli italiano? Sì, male, ma lo parlo! Riesco a capirlo bene! 14


INTERVIEW

Chi era Daniel da bambino? Mi sono spostato molto quando ero un bambino, è difficile raccontarlo... quando avevo 11 anni mi sono trasferito in America, ma la mia famiglia è europea, sono nato in Inghilterra, così sono cresciuto tra diverse culture, quindi non è facile dire chi sono in termini di nazionalità. È come se da bambino abbia avuto un sacco di vite diverse, ero un bambino francese, inglese e americano... non è stato sempre facile, non sapevo cosa fossi. Ma la mia infanzia ha fatto sì di essere quello sono oggi! E chi è Daniel oggi? Io cerco di lasciare il passato alle spalle, di vivere il presente, di vivere questo momento. Ho una bellissima vita, una vita diversa, una strana forma di vita, come dormire ogni notte in un letto diverso. È difficile avere una vita ordinaria e ho lavorato molto duramente per avere l’opportunità di farlo, visto che il primo disco è uscito nel 2002. Non avrei mai pensato che saremmo potuti arrivare dove siamo oggi! Mi sento molto fortunato. Qual è stata la più grande lezione che hai imparato durante la tua vita nel mondo della musica? Ah.. è davvero difficile rispondere! Cerco sempre di godermi tutto quello che vivo, in ogni momento, ad esempio avere una sorta di legame umano con il nostro pubblico; è qualcosa di fenomenale: ti dimentichi di aver viaggiato per così tanto tempo, ti dimentichi di essere a pezzi dalla stanchezza... è un’esperienza incredibile. Quindi non sei stanco di questa vita, viaggi, interviste, ecc? No, non mi dispiace; so che è parte del gioco. Mi piace rendere felici i nostri fan! Con tutte le follie che ci sono nel mondo, con tutte le distrazioni, vedi internet, ecc... è bellissimo avere l’attenzione dei nostri fan, significa molto per me! Voglio dire.. ai concerti possiamo trovarci una generazione più giovane e una più vecchia, eppure entrambi cantano brani vecchi e nuovi. È fantastico! Non potrò mai essere stanco di questo. Qual è stata la prima canzone che hai imparato con la tua chitarra? Ho suonato un brano dal titolo wipe out, una canzone americana, una sorta di brano surf rock, ero in quella fase musicale allora. Poi ho imparato il pezzo di James Bond ... (risata) dopo di che ho cominciato molto presto a scrivere qualcosa di mio. Sono sempre stato molto curioso in quanto a musica, ho ascoltato tantissimo hardcore e tantissimo rock classico; se una canzone è bella, è bella, non importa il genere. E oggi, come possiamo immaginare che nascano i tuoi testi? Il processo di scrittura è accompagnato per lo più da una chitarra acustica, le idee vanno e vengono e non mi incaponisco mai. Quando mi sento abbastanza rilassato scrivo a casa, in tour è davvero impossibile; mi serve un periodo di tempo per scrivere, una sorta di letargo, come un orso! Non ho nessun calendario, nessun tipo programma.

Chi sono i vostro fan e perché si avvicinano alla vostra musica? In realtà non saprei, sono fan molto eclettici... Te lo chiedo perché intervisto molte band diverse, dal post rock atmosferico al prog e molti di loro, diversi l’uno dall’altro, citano spesso gli Interpol come punto di riferimento in termini di suono, vibrazioni ecc.. è incredibile, non trovi? Wow, sì, è incredibile! Non me l’aspettavo! È davvero molto bello! In realtà a volte mi dimentico che abbiamo realizzato 5 dischi e che suoniamo da tantissimi anni! Sono ancora sorpreso di sapere che altre band possano avere noi come punto di riferimento! Pensi che l’astratto e l’oscurità siano dei concetti necessari per la vostra musica? Non ci avevo pensato.. è difficile rispondere, non ho mai analizzato il nostro sound come hai fatto tu, ma probabilmente sì, hai ragione, questi due elementi sono sempre stati presenti, posso capire la tua domanda, in realtà ci sono. Raccontami un momento di cui ti sei sentito veramente fiero... Ce ne sono un sacco, ma parliamo di momenti di cui mi non mi sono sentito fiero di qualcosa che ho fatto, ma di qualcosa che ho vissuto, per esempio suonare al Metropolitan Museum di New York; è come un tempio, e pochissime band hanno suonato lì. È stato davvero straordinario. Onestamente ho avuto tanti momenti così belli, sono orgoglioso di tutti loro. I nostri primi dischi sono dell’Agosto 2002, non avrei mai immagine di essere qui oggi, dopo tutto il duro lavoro. Mi ricordo quando stavamo registrando 3 demo, una nuova band a New York... ce n’erano così tante! Alcuni ci hanno detto no, che al momento non c’era alcuna possibilità sicura di successo, ma in qualche modo noi siamo ancora qui. È così importante, è incredibile essere ancora qui adesso. Le tue canzoni sono piene di emozioni profonde e intense, naturalmente ognuno a livelli diversi, ma com’è possibile? Dietro ogni canzone c'è un pezzo di cuore, forse è per questo... è come dipingere l’anima in quel momento e questo è il motivo per cui creo brani, perché voglio esprimermi, ho bisogno di farlo. Questo mi permette anche di capire quando una canzone è pronta o no, quando mi sento una sorta di emozione dentro. È come una dipendenza, ho bisogno di sentire quel tipo di emozione più e più volte. Riesco ad andare avanti solo inseguendo questo sentimento! Ho bisogno di arte per plasmare la mia scrittura, come un’energia, come per il cinema, la pittura... ma non è sempre così specifico. È tutta una questione di espressione, esprimere me stesso, ogni brano è l’occasione per esprimermi; ogni canzone è come un diverso documenti di un diverso momento della mia vita. 15


INTERVIEW

RONNY MOORINGS / CLAN OF XYMOX THE ALCHEMIST OF DARKNESS Testo Federica Sarra & Francesco Passanisi Traduzione Irene Pennetta Photo Edmund Messerschmidt

Ancora sulla cresta dell’onda, ancora acclamatissimi, i Clan Of Xymox dopo tanti anni di onorata carriera continuano a essere una delle band più amate. Ronny Moorings, padre di questa creatura ci svela alcuni retroscena. Ti stai dedicando ad un nuovo album? In realtà non ancora. Ti sei mai sentito sotto pressione nell'uscita di un nuovo album? Scrivo quando ho davvero voglia di scrivere, e al momento non mi sento di produrre qualcosa. Mi sento ancora troppo occupato con la promozione dell'ultimo album e penso che mi porterà via ancora del tempo, in realtà non abbiamo ancora voglia di ritirarci, quindi sembra che tutti pensino che ci sia un nuovo album in uscita; in realtà sono orgoglioso di lavorare ancora su questo! Per il momento non c'è un nuovo disco in cantiere, ci penserò

quando avrò bisogno di dire qualcosa di nuovo con la musica e con le parole. Al momento non ho sento molto questa necessità. Quando me la sento mi basta andare nel il mio studio, quindi, ancora, senza nessuna pressione, si può creare un prodotto genuino. Scrivi sempre così fluentemente? Cosa ti ispira ad essere così creativo, in termini di testi e anche di musica? Non saprei, penso che se ti senti ispirato in un certo senso sei anche creativo. Ci sono tantissimi stimoli attorno a noi, tutto ciò che ci accade nella vostra vita, si potrebbe scrivere per l'eternità su qualsiasi cosa, ce n'è così tanto, così tanti argomenti da prendere effettivamente come ispirazione, ed assieme alla musica ti fanno venir voglia di pensare sempre a qualcos'altro di nuovo. Così funziona il mio cervello, questo è il mio modo in cui un solo suono mi da l'ispirazione, quindi è molto facile 16


INTERVIEW

dire "Ok, mi sento così o colì". Alcune persone non hanno questo dono, io sì. In ogni caso, quando inizierai a lavorare sul nuovo album, senti che sarà come per questo album? No, penso che sarà diverso, perché voglio qualcosa di diverso; sarebbe noioso e ripetitivo altrimenti! Penso sia una questione di stile o di come ti approcci alle cose, del progetto che proponi alla band, che può cambiare nel corso del tempo e poi, alla fine, l'album diventa quello che è, più pop o più altro, o meno questo o quello. Come sempre, ecco come la gente viene in contatto con la tua band! Il concetto di oscurità sarà un fil rouge? Oh, l'oscurità sarà sempre presente, non lo puoi cambiare più di tanto, è come se qualcuno amasse il color oro ed alcune persone lo odiassero, a loro piacerebbe dire "il nero è il mio colore" e non lo puoi unire ad altri. È una questione di gusti e questo mio gusto non cambierà mai. Ci sarà sempre il lato oscuro. Non farò mai più dei brani "colorati" o sulla scia del commerciale. Se ripensi alla tua carriera in tutti questi anni, che cosa è veramente cresciuto? La mia indipendenza! Penso di aver iniziato molto tempo fa con le persone di ogni tipo intorno a me, manager, avvocati, ecc. Era come l’imprenditoria musica fosse diventata la mia band ed io odiavo davvero questa cosa. Ora faccio tutto da me e questa cosa mi fa sentire molto meglio perché so esattamente cosa sta succedendo e, devo dire, se non mi piace qualcosa, non ne devo discutere. È come la mia cosa in fondo, la musica è la mia passione personale e se la si riesce a mantenere così, non potrà inquinarsi. Questo è il modo in cui mi piace approcciare alla musica. Ogni volta che esce un nuovo album mi sento davvero orgoglioso, è come il tocco finale di un lavoro durato diversi anni. Hai fatto le tue scelte e ora è uscito, non è più nelle mie mani e la gente può goderselo. Quando alla gente piace,è così che mi sento ripagato e mi dico "Sì, ho fatto un buon lavoro, perché alla gente piace". Personalmente parlando, qual è stato il tuo primo approccio alla musica? Come siete entrati in contatto per la prima volta?

La prima volta? Quando sono nato! Credo sia il momento in cui si è esposti a tutti i tipi di suoni. A parte questo, il mio interesse verso la musica è stato molto precoce, chiedilo pure a mia madre, al nido ero un cantante chiassosissimo, facevo già capire che volevo avere a che fare con la musica. Mio padre come hobby faceva il dj, portava a casa un sacco di musica ed era pronto a selezionare fra una vastissima collezione di dischi la musica che mi piaceva…e anche quella che non mi piaceva! Quando avevo 14 anni mia madre e mio padre hanno iniziato a darmi i soldi per comprare dei dischi tutti miei. Quindi ti incoraggiavano? Sì, mi hanno comprato molti strumenti, se volevo uno strumento me lo compravano, non c'è mai stato da discuterci su, così quando ero un ragazzino mi sono barcamenato in un sacco di strumenti. I ragazzi tendono a comportarsi del tipo "Oh, voglio suonare questo... Oh, questo fa davvero schifo, voglio un altro strumento!" Mi hanno sempre sostenuto in questo e per questo mi sono approcciato a moltissimi strumenti. È stato un bene per la mia musica! È davvero impressionante come i tuoi genitori ti abbiano sostenuto e abbiano aiutato a far crescere il tuo interesse, non è sempre così facile... Ad 11 anni ho suonato in una band e ho suonato dal vivo con i miei amici, e siamo anche stati pagati per le nostre serate. I miei me lo lasciavano fare, quando tutti i ragazzi potevo tornare a casa alle undici. Immagina ora un ragazzino che dice ai suoi genitori "Voglio diventare un musicista", riesci ad immaginare le loro risposte? Oh, io non dissi "voglio diventare un musicista". In realtà mi sono approcciato alla musica mentre studiavo, un po' come forse alcuni altri ragazzi giocavano a calcio, io invece ho suonato in una band. Almeno ho fatto qualcosa… Sì, culturalmente più elevato... Sì, forse sì. Penso che sia meglio che correre dietro a un pallone, ma alcune persone pensano che sia meglio correre dietro una palla. Non ti manca l'Olanda? 17


INTERVIEW

Assolutamente no, ho molti amici che incontro quando suoniamo in Olanda, ma odio vivere in quel paese.

Nine Inch Nails suona meglio, e Clan of Xymox suona meglio di Ronny Moorings.

Al momento vivi in Germania, quando componi i tuoi testi queste due culture diverse ti aiutano nell'ispirazione, ti ispiri a loro in un certo modo? No, non credo. Non importa affatto dove vivo. Ho vissuto a Londra, ho vissuto in Olanda, in Germania.. non importa in realtà, perché ho sempre avuto il mio studio, il mio spazio: questo è il mio mondo, non quello che mi circonda.

C'è un motto che ti appartiene? Una parole, una frase che ti dà forza? Non ne ho bisogno. Lo faccio perché mi piace. Non serve motivarmi. In caso contrario, è meglio smettere, meglio non fare musica, perché la musica deve provenire da dentro ognuno di noi. Se non c'è, non inizio (risata). Per me non è un lavoro. Sono abbastanza fortunato da riuscire a creare album, a suonare dal vivo e cose del genere; lo faccio perché mi piace. Non è come "Oh mio Dio devo suonare dal vivo" o "Oh mio Dio, devo fare un nuovo album Album". È veramente importante questo stato d'animo, qualcosa di veramente prezioso che non tutti hanno.... non lo so, questo è come sono. Non posso dire se sia importante o meno, non riuscirei a vedere la cosa in nessun altro modo, davvero.

Vorrei parlare del tuo pubblico: avete davvero un solidissimo fanbase. Cosa pensi che stiano cercando nella vostra musica? Oh, Dio lo sa.... non lo so. Penso che sia abbastanza divertente che, ultimamente un ragazzino di diciassette ragazzi mi ha detto di conoscere tutti i miei brani, e ho pensato "Ok, il padre potrebbe essere un mio fan", ma non è così... lui stesso ci ha "scoperto". Cosa li attrae? Ogni sorta di cosa. Forse perché dopo tutta la scia rap e la scia hip hop, che in Germania vanno molto, il mainstream ha avuto la meglio. Oggi i ragazzi sono alla ricerca di qualcosa di diverso. E non è tutto, naturalmente. Noi non siamo mainstream, la gente vede nella musica come un lato più oscuro, ed è quello che piace a loro. Ci saranno sempre degli animi oscuri che vogliono conoscere più di quello che passa la radio e la TV. Ecco in che modo ci conoscono..così forse siamo entrati in gioco, come molte altre band. Cosa fai nel tuo tempo libero? Hai tempo di ascoltare nuove band, nuova musica o quando ascolti musica preferisci prendere un vecchio vinile? Tutto. Nessuna musica specifica. Il mio tempo libero lo dedico anche a mia figlia, mi piace passare il tempo con lei. Ma ora sta per andare all'asilo e così avrò più tempo per scrivere musica. Ma tutto questo lo vivo lentamente, senza nessun tipo di pressione. Hai mai pensato ad un album da solista? No, in un modo tutto mio, i miei album sono album da solista. Il mio album solista è il Clan of Xymox, è il mio cognome, come Nine Inch Nails è Trent Reznor: per questo Trent Reznor non lancia qualcosa col nome di Trent Reznor perché

Sono affascinata da questo, perché ho fatto un sacco di interviste e tutti si lamentano un po' del loro lavoro, a volte per tour troppo lunghi, a volte per tour troppo brevi o dell'etichetta che esige un album ogni due anni... Certo, sì, posso capire che a volte sia così. È capitato lo stesso anche a me, quando l'etichetta principale dice che devi fare un tour di tre mesi non stop; ma, ripeto, non mi lamento perché io in realtà la prendo così "Ehy, qualcosa di nuovo, tre mesi in giro in una grande Nightline". Allora ti piace essere in tour? No, lo facevo perché me lo chiedevano. Adesso non lo faccio, sono contento di averlo fatto, così ho capito quello che volevo. Come se ti serve fare qualcosa per capire se ti piace o no. Ultima domanda, qual è stata la più grande delusione della tua carriera? Niente, sono onesto! Anche se ho avuto un sacco di delusioni in tutto, è come se fossero parte di quello che ho fatto, di quello che ho vissuto. Non sarei qui oggi a fare quello che faccio, se non fosse per i momenti felici e per i momenti brutti. La vita è complicata, ogni strada che prendi può portarti fuori strada, ma comunque ti fa andare avanti. No, io non cambierò nulla ... farò esattamente la stessa cosa.

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SOEN

INTERVIEW

WIZARDS OF PROG Text Federica Sarra

Photo Courtesy of Soen

Tellurian è uno degli album più significativi del 2014 in ambito prog. Ne sono artefici i Soen, che ci consegnano un disco in grado di emozionare l'ascoltatore con le sue stratificazioni sonore, melodie intense e altissima qualità di esecuzione. Abbiamo conversato con Martin Lopez a riguardo, ai più conosciuto come ex-batterista degli Opeth e Amon Amarth. Prima di tutto congratulazioni per il nuovo album, ci puoi descrivere com'è nato? Tellurian è la nostra seconda fatica, è un disco heavy ricco di emozioni. Quali sono i temi principali che hanno influenzato i testi? E qual è il significato dell' artwork? I nostri testi sono uno sguardo sulla società, l'umanità e la natura, mentre la cover può essere interpretata, può avere diversi significati, abbiamo deciso di lasciare libero l'ascoltatore senza rovinare la percezione e la suggestione che ciascuno potrebbe avere da essa. In quale momento avete definito il sound che vi caratterizza oggi? Sin da subito, appena abbiamo iniziato a scrivere Tellurian, inoltre ho avuto a disposizione molto più tempo per scri-

vere a casa e mi sentivo molto fiducioso del materiale che stavo scrivendo, ci siamo solo lasciati andare. Diresti che il prog irradia una specie di magia? Per me di sicuro. È molto più di un semplice intrattenimento, in un certo senso il prog, quello buono, ha il potere di farti sentire come poca altra musica in giro. Che tipologia di persone acquista la vostra musica? Non ne ho idea, credo si tratti di un mix di età e anche di stili diversi. Quando saremo in tour vedremo! Ti piace l'idea che la vostra musica si muova all'interno delle vite di tutti i giorni di altre persone? Amo questa cosa e ne sono davvero grato. Non l'abbiamo mai dato per scontato e quando qualcuno viene e ti dice che l'album gli è piaciuto sentiamo di aver raggiunto il nostro scopo. Qual è l'aspetto del tuo lavoro che ti piace di più? Sicuramente scrivere i pezzi e suonare dal vivo Vi vedremo in tour molto presto, cosa ti aspetti? Io adoro suonare in Italia! Il pubblico canta e conosce i pezzi, questo calore è qualcosa di davvero speciale. Non vediamo l'ora! 19


KLIMT1918

INTERVIEW

sleepwalk in Rome Text: Federico Sanna

Photo Courtesy of Klimt1918

Band di culto della scena romana, i Klimt1918 sono in procinto di consegnarci un nuovo attesissimo album. Ne abbiamo parlato con Marco Soellner che ci ha concesso una lunga intervista. Siete giunti quasi alla fine della registrazione del nuovo disco. Diteci: a chi vi siete affidati e come vi siete trovati? Come sono procedute le varie fasi fino a ora? Siete soddisfatti? Abbiamo iniziato questo percorso un anno fa, il lavoro è infatti composto da due album distinti che saranno pubblicati prima in forma distinta e poi in un’unica edizione. Ci siamo affidati a Claudio Spagnuoli, il nostro fonico live

che ci segue da qualche anno dal vivo, quindi è la persona che conosce meglio i Klimt. La scelta è ricaduta su di lui sia per questo motivo sia perché volevamo lavorare con un producer che fosse al di fuori di certi ambienti, soprattutto della scena di Roma da cui proveniamo. Lui infatti di questa scena non conosce nulla. Questi anni di silenzio dei Klimt 1918 sono stati anni di passività o attività? Un po’ tutti e due. Sono stati anni soprattutto di progetti personali e molto lavoro. E soprattutto per il lavoro che abbiamo allentato i ritmi, perché non siamo più dei ragazzini. Sempre per questo abbiamo impiegato dodici mesi 20


INTERVIEW

per fare un disco, che in quest’occasione si è rivelato più complicato del solito dato che abbiamo registrato diciannove canzoni. Sicuramente però la più complessa della nostra carriera. Potete svelarci qualche elemento riguardo al vostro ultimo lavoro? Inoltre, avete intenzione di promuoverlo live? Guarda, dal punto di vista promozionale è ancora tutto da vedere. Abbiamo risuonato live quest’estate dopo quattro anni d’inattività per “rodare” un po’ la band e vedere in che stato ci trovavamo. Abbiamo suonato con delle band interessanti e sperimentato il nuovo sound, molto più noisy, raw, insomma molto sporco, più legato a sonorità slowcore, shoegaze o post-rock, quello che abbiamo ascoltato negli ultimi anni. Ultimamente è diventata una moda tirare in ballo il termine “shoegaze” mentre, secondo me sono poche le band che si possono fregiare di tale attributo. Comunque a noi non interessa essere filologicamente shoegaze. Ti ripeto appunto che il sound finale sarà più low-fi se vogliamo, stratificato da molte chitarre. Poi per la prima volta sperimentiamo strumenti diversi rispetto al passato: sintetizzatori collegati agli amplificatori per chitarra e poi ancora tromba, trombone e flicorno…elementi nuovi per arricchire il nostro sound. Il risultato ci piace moltissimo! Quali sono le tue attuali maggiori influenze in ambito musicale riscontrabili nell’ultimo lavoro e quali quelle che vi hanno portato a discostarvi dal sound dei primi Klimt? Io ascolto moltissima drone-music, in particolar modo quella più vicina all’ambient: C-below, Hammock che partono dall’utilizzo di sintetizzatori e chitarre molto reverberate dai quali costruiscono dei droni alle quali spesso manca qualsiasi apporto ritmico, sembra di ascoltare nuvole. Comunque continuo anche ad ascoltare anche quello di qualche anno fa, come i Talk Talk. Mi fa impazzire la loro progressione musicale perché partirono nell’81/82 con un disco electro-pop e finirono nel ’91 con un disco che considero fondamentale: Laughing Stock. Con quel disco inventarono il post-rock, o almeno le basi per quel genere che diventò famosissimo tra gli anni ’90 e gli anni ’00. Personalmente rimango un grande fan del post-rock e l’ambiente bellissimo e fertile che gira intorno alla Constellation Records. Poi ancora Godspeed You Black Emperor! O Explosion In The Sky. Però per quest’album sarebbe meglio citarti i A Place tu Bury Stranger, Black Dogs…Anche se non proveniamo da questa scena abbiamo la volontà di suonare in questa maniera. Sempre riguardo alle vostre influenze: la svolta musicale dei Klimt , cioè volervi staccare dalla scena romana in particolare dopo “Dopoguerra” è stata una scelta premeditata o avete semplicemente seguito il flusso delle cose? Mah, credo di aver fatto comunque un disco abbastanza diverso dall’altro, comunque, c’è una frase che afferma Paul Banks degli Interpol, cioè che hai tutta la vita per fare il

primo disco e pochi mesi per fare il secondo. Nel primo va a finire tutto quello che hai ascoltato fino a quel momento. Noi deriviamo dalla scena estrema romana e quella che ha dato vita a band quali Opeth, Katatonia e Anathema…anche i Novembre ovviamente, sono talmente scontati che non li nomino mai. Tuttavia dentro c’era anche molta musica new-wave anni ’80. Noi ci presentammo al mondo musicale con una proposta che univa questi due aspetti. Quindi tornando alla tua domanda: si è stato voluto. Tutti ci chiedevano di continuare sulla scia di “Undressed Momento”, ma Dopoguerra non fu cosi. Per quanto riguardo il terzo album il cambio è stato ancora più radicale, anche perché usci tre anni dopo, che sono tanti e comportano tanti cambiamenti ed evoluzioni. Su quest’album il cambio sarà ancora più drastico per chi ci ascolta. Ora una domanda un po’ più personale. Sia sui social network che in sede live (ricordo il live di Roccascalegna ad Agosto) hai manifestato il tuo attivismo ideologico riguardo al conflitto arabo-israeliano a favore della Palestina. Io sono a favore della manifestazione delle proprie idee, non pensi però che questo possa compromettere a livello di opinione pubblica, almeno in parte la vostra figura di artisti e il vostro lavoro, musicalmente parlando? Inevitabilmente nell’arte, anche se non amo usare questa parola, ci va a finire quello che è la vita di una persona. La mia vita è cosi, quindi la mia musica è cosi. Penso che sia scontato che qualcosa di politico rientri in qualcosa è praticamente scontato. Le canzoni dedicate alla Palestina in realtà sono tre: la prima in “Undressed Momento”, Pale Song, poi “Rachel” in Dopoguerra e ora ce ne sarà un’altra intitolata “Gaza Youth Breaks Out” un movimento fatto da giovani per i giovani. Credo che non se ne parli mai abbastanza della Palestina quindi io sono contento di farlo, sono affezionato al tema anche tramite esperienze personali. Cosa ne pensi dell’attuale situazione musicale italiana in generale? E per quanto riguarda il vostro genere, sia in Italia che all’estero? Io non ho un pensiero sulla scena italiana, proprio perché non esiste una scena italiana e ti spiego il perché. Per esserci una scena ci dev’essere una condivisione totale di alcune band di spazi, interscambio musicale, componenti che suonano in più band e altro…strumentazione, sale prove. Se faccio un disco e mi serve del materiale te la presto, per esempio. Questo è tipico del punk, posthardcore e indie ( non italiano ). Noi lo abbiamo fatto con alcune band per un periodo qui a Roma come i Novembre, gli Spiritual Front o i Room With a View. Almeno noi però questa sensazione di far parte della scena non l’abbiamo mai sentita, anzi! Ricevemmo molti calci in culo dagli stessi romani, ho visto Roma come un piccolo teatro di guerra tra poveri. Magari, nei primi anni ’90 si, ma ora non vi è più traccia di una scena. 21


AGALLOCH

INTERVIEW

Simply Enchanting Text Federica Sarra

Photo Courtesy of Agalloch

Fantasia, virtuosismi e un modo di raccontare la loro "prospettiva interiore" creando atmosfere fantastiche e colpi a effetto. Ne abbiamo parlano con John Haughm. Quali sono state le reazioni di stampa e fan fino ad ora riguardo al nuovo album? Un mix, la reazione dei media è stata per lo più eccellente, mentre quella dei fan è stata un po' controversa. Ogni album che abbiamo fatto ha questo genere di risposte. Mi ricordo quando The Mantle uscì, non piacque a nessuno o quasi! Adesso invece è visto come un classico. Noi componiamo un disco per come lo intendiamo e proviamo ad ignorare come la gente lo possa percepire, siamo quel genere di band che si ama o si odia.

Credo fosse il 1989 quando divenni molto attivo nella scena underground death/black. Volevo esprimere la mia musicalità e dopo anni di prove e errori, spero finalmente di aver intrapreso la strada giusta. Ci puoi dire le migliori qualità dei musicisti della tua band? Personalità grintose, creative e talentuose. È una gioia creare musica con loro ma a volte è anche un inferno...

Quali sono i temi più ricorrenti in The Serpent & The Sphere? Per lo più metafisici e surreali.

A che punto ti sei accorto che il vostro sound si era evoluto e aveva preso una nuova forma? Probabilmente qualche tempo dopo Ashes Against The Grain. Per quanto personalmente detesti quel disco, è stato uno spartiacque, una spinta verso un sound più originale. Da lì abbiamo iniziato ad ignorare molte influenze esterne a favore di una forte prospettiva interiore e i nostri ultimi due dischi sono il risultato di quella prospettiva.

C'è un'esperienza significativa che ti ha motivato e incentivato a suonare?

Cosa possiamo aspettarci dalle vostre live performance? Passione e atmosfera. 22


SHORES OF NULL

INTERVIEW

THE ITALIAN JOB Text Amelia Tomasicchio Photo Francesco Corti

Abbiamo raggiunto il chitarrista Raffaele Colace mentre la band era in viaggio verso Bologna, curiosi di scoprire tutti gli ingredienti della loro inarrestabile ascesa. Siete attualmente in tour con i DoomRaiser, com'è dividere il palco con loro? Con i Doomraiser c'è un rapporto consolidato di grande amicizia ed oltre ad essere un gruppo di professionisti sono degli ottimi compagni di viaggio. Questo tour lo abbiamo voluto fortemente da entrambe le parti proprio perché siamo sicuri che dal punto di vista umano e professionale sarà un'ottima esperienza. Con loro si ride, si scherza e si beve ma soprattutto si lavora benissimo. Ci sarà da divertirsi. State già pensando ad un nuovo disco? Avete iniziato a comporre qualcosa? Attualmente siamo in piena fase promozionale di Quiescence e stiamo dedicando molto del nostro tempo a questo scopo. Per il momento il nostro obiettivo è arrivare al maggior numero di persone possibile con il lavoro che abbiamo già svolto. Non ti nego però che stiamo già lavorando su alcune nuove idee. In realtà le idee sono tante ma come puoi immaginare, da qui a parlare di un nuovo disco siamo ancora lontani. Qual è la vostra giornata tipo quando siete in tour? Molto divertente, iniziando dalla sveglia mattutina che è in grado di rovinare la giornata ad alcuni di noi. Emiliano ad esempio appena sveglio inizia ad urlare contro qualsiasi cosa gli passi davanti almeno fino a che non fa colazione. Matteo continua imperterrito il suo rapporto con Morfeo, mentre Gabriele e Davide sono già pronti per partire. In viaggio ascoltiamo musica di vario tipo, passando dai Taake a Gianni Drudi in un battibaleno fino all'arrivo a destinazione dove ci attende il soundcheck prima dello show! Ad ogni modo, a la giornata tipo in tour è fatta di tanti km e tante risate!

Avete qualche simpatico aneddoto da raccontare? Mi ricordo di un episodio molto divertente successo a gennaio scorso durante il breve tour con i Saturnus al quale parteciparono anche i Doomraiser. Subito dopo lo show tenuto a Brescia, io e Davide insieme ai Saturnus al completo abbiamo preso il furgone per dirigerci all'hotel. Alcuni di noi avevano alzato un po' il gomito quella sera e durante il breve tratto che abbiamo fatto, per ammazzare il tempo Thomas ha iniziato a cantare una serie di canzoni in danese e tutti gli altri lo seguivano in coro. Alcol e gente che cantava in modo spasmodico ha portato tutti noi a ridere ininterrottamente. Non ne sono certo, ma da qualche parte potrebbe esserci qualche video compromettente. Il vostro disco Quiescence ha ricevuto ottime critiche. Col senno di poi avreste cambiato qualcosa di questo album? Siamo molto contenti delle critiche ricevute. Non ci aspettavamo così tanti feedback positivi. Onestamente dopo l'esperienza dell'ultimo anno posso essere solo felice del lavoro che abbiamo compiuto. Credo che abbiamo dato il massimo ed abbiamo fatto il massimo in relazione alle nostre possibilità ed esperienze. Personalmente non cambierei nulla di tutto il processo che abbiamo seguito. Quanto pensate influisca sulla popolarità e sulla composizione degli album di una band essere italiana? Ed essere di Roma, come voi? Sappiamo tutti che l'underground è un mondo difficile e diventare popolari per una band come la nostra non è esattamente una passeggiata. L'essere italiani poi ti porta in una posizione di svantaggio dato che è lontana da qualsiasi altro punto europeo dove il nostro genere è di casa. Per Roma è addirittura peggio. A volte però il fatto che per raggiungere degli obiettivi serve tanta energia e pazienza, tutte queste difficoltà possono giocare a tuo favore per emergere se sei determinato. 23


SUMMER BREEZE FESTIVAL WELCOME TO BREEZE! Text Amelia Tomasicchio Photo Summer Breeze Archive

Festival di musica metal organizzato per la prima volta nel lontano 1997, il Summer Breeze è giunto ormai alla diciottesima edizione, confermando la propria importanza nel panorama degli appuntamenti estivi legati al rock più estremo. Sin dalle prime edizioni, il Summer Breeze Festival si è distinto per la selezione di band che producessero musica inedita e che risaltassero all’interno del genere e delle sue mille sfumature: dall’acid al black, dal death al grindcore, e così procedendo per tutto l’alfabeto del metal. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando il festival ospitava dieci band e richiamava trecento persone in un tendone della fiera di Abtsgumund, nel sud della Germania. Oggi, infatti, l’evento si è spostato a Dinkelsbühl e accoglie centinaia di migliaia di fan di tutto il mondo, che attendono ogni anno l’esibizione su ben quattro palchi diversi di oltre novanta tra i più celebri gruppi della scena metal. Ralf Nuesser, capo del marketing e p.r. ci racconta la fantastica evoluzione del Summer Breeze. Come nacque l’idea di organizzare un festival di musica metal? Non c’erano molti locali di musica dal vivo all’epoca. Quindi non avevate paura che non ci fosse un mercato abbastanza ampio per progetti del genere? Quando iniziò, il promoter e ideatore Achim Ostertag suonava in una band. Siccome voleva suonare nei festival e nessuno dava una possibilità alla sua band, decise di organizzare il suo festival per esserne l’headliner. Ai concerti si presentavano poche centinaia di persone. Il resto è storia e il festival è cresciuto un po’ alla volta ogni anno! Questo per dire che non c’erano grandi piani o ambizioni quando venne ideato. All’inizio come riuscivate a convincere le band più importanti a suonare al vostro festival? O erano loro a contattare voi? In questo caso si tratta della combinazione di più fattori: tour, 24


THE STORY / HERITAGE

pubblicazioni di album, altri festival, denaro. Alcune band si propongono a noi, altre le contattiamo noi. Secondo voi qual è la ragione per cui il festival è cresciuto di importanza e di affluenza? Penso sia importante creare credibilità. Il pubblico è abbastanza intelligente da vedere se stai pubblicizzato il festival per soldi o se ti piace davvero quello che fai! Quindi è importante guadagnarsi una buona reputazione. Anche quando si tratta delle band. A loro piace suonare al Breeze e questo è molto importante! Con l’andare avanti delle edizioni del festival avete notato delle differenze per quanto riguarda la varietà del pubblico? La maggior parte del pubblico è comporta da fan del metal, ma a volte capitano dei semplici turisti e curiosi. Tutti sono i benvenuti al Breeze. Quali band amavate quando avete organizzato la prima edizione del festival? Siete riusciti a portarle sul vostro palco? Come dicevo prima, non ci sono mai stati grandi ambizioni. Abbiamo avuto l’onore di avere molte band sui nostri palchi e molte di loro sono grandi nomi. Quindi siamo felici. Abbiamo alcuni sogni, ma rimangono tali. Cosa possiamo aspettarci dalla prossima edizione? Ci aspettano novità rispetto agli scorsi festival? Per lo più rimane uguale all’edizione dell’anno scorso, ma con qualche leggera modifica per migliorare sempre. Ma questi cambiamenti riguardano per lo più il dietro le quinte. Ci stiamo lavorando, ma per il momento non abbiamo ancora il permesso delle autorità quindi non ne possiamo parlare. Sicuramente, se i nostri piani andranno come previsto, tutti se ne accorgeranno e speriamo apprezzeranno! Saranno ampliate le zone verdi del campeggio e la struttura sarà modificata al fine di garantire sempre il meglio. Alcune persone sembrano preferire un campeggio in un luogo con meno rumore. Ci stiamo provando. Assicuratevi di essere presenti e di godervi il festival. Organizzeremo ancora una volta un metal party vicino all’antica città medievale di Dinkelsbuehl! Horns up! 25


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track by track

Moonspell

“Extinct” (Napalm Records) Text: Francesco Passanisi Photo: Edgar Keats

Dopo "Night Eternal" i Moonspell scrivono l'ennesima grande colonna sonora della distruzione umana.

Breathe (Until we are no more) “Breathe in, Breathe out, You reached the top of the chain, Inhale, Exhale, You made it 'til the end of day” Traccia che mette subito in mostra il costante flirt tra le anime dell'album con echi gothic rock/dark wave che si intrecciano all'intensità extreme metal del ritornello per sfociare in melodie esotiche che, sapientemente rinforzate da un'orchestrazione semplice ma curatissima, ci regalano un pezzo evocativo e affascinante, sensuale e al contempo violento che entra di diritto tra i cavalli di battaglia della band lusitana. Capolavoro. Extinct “Before the lights go out, Before our time is gone, A taste of your lips Before we go extinct” Mentre la finezza del Gothic Rock viene perfettamente fusa con l'intensità del metal estremo, Fernando Ribeiro, ancora una volta vero e proprio faro guida della band, ci regala una performance magistrale cambiando spesso registro e stile vocale per regalarci un'ineguagliabile viaggio verso la fine dell'umanità. Medusalem “We shall free you from your chains” La pregevolezza delle melodie orientali costruite dalle possenti orchestrazioni e riprese in un meraviglioso intermezzo dove le chitarre di Amorim e Paixão si armonizzano le une con le altre rapiscono l'ascoltatore e lo trascinano di peso in un mondo post-apocalittico che, nonostante la distruzione, conserva intatta l'evocativa bellezza tipica delle città mediorientali, spesso crogiolo e centro d'incontro tra le culture differenti esattamente come questa traccia rappresenta il punto d'incontro tra il medioriente e il Gothic rock. 28


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Domina “Just another day and it's all the same In this world of the next, You bring me down and I resurrect In this world of the next” Chiudere gli occhi e lasciarsi cullare dalla delicata melodia di Domina è, inequivocabilmente, l'unica cosa sensata da fare di fronte ad una power ballad costruita con tale maestria. Dalla batteria, delicata ma al contempo solida, al fantastico groove dato dal basso per finire con le splendide melodie chitarristiche, tutti gli strumenti spianano la strada alle splendide vocal di Fernando Ribeiro che, come un novello Virgilio, ci guida con fare protettivo alle bellezze di un nuovo mondo, terribile ma al contempo affascinante. Emozionante. The Last of Us “Let me guide you to where it's silent, Across the limit of survivors guilt, The crowds are waiting, the sigh was taken by the burning sun, We're moving on the straight line into depths unknown” Il giro di boa è rappresentato da un brano dalle tinte fortemente rock con una tendenza alla semplicità e all'easylistening che, come per i pezzi precedenti, non ne snatura comunque la qualità. La canonica forma canzone con ritornelli cantabili e melodie facilmente ricordabili viene rivista con molta personalità dalla band portoghese che ha pienamente assimilato la lezione di band come Cure e Depeche Mode riuscendo a proporla in maniera fresca ed accattivante. Malignia “I thought I was the one! But you turned me into stone! And when you look back at people You turn them into dust” Con Malignia i Moonspell ci regalano l'ennesima grande poesia su una donna fatale che ci richiamerà ai fasti di Vampiria con arrangiamenti orchestrali curatissimi e un Ribeiro che, sfruttando i diversi registri della sua potente voce, ci regala una prestazione veramente maiuscola ed emozionante in grado di lacerare l'anima dell'ascoltatore. Magistrale. Funeral Bloom “I'll show you no remorse, oh no remorse, I'm but a sinner, a liar, a man who lost his course” Traccia che mette in chiaro come “Extinct” possa essere considerato come il seguito ideale del bellissimo “Night Eternal”. Se “Night Eternal” con le sue bordate extreme

metal era la perfetta colonna sonora per lo svolgimento dell'apocalisse, “Extinct” è la colonna sonora del postapocalisse, quando i pochi sopravvissuti cominceranno a rialzarsi e a guardare la devastazione intorno a loro con quel misto di timore ed ammirazione tipico dei luoghi tenebrosi e incontaminati dalla mano dell'uomo ma, soprattutto, proveranno di nuovo a stabilire dei legami sentimentali con i loro simili. Maestosa. A Dying Breed “We're dying, we're fallen, we're calmly disappearing We're trying, defining, our sense of right and wrong It's a dying breed, it's a thing from the past, We're a dying breed” Ancora una volta i Moonspell raggiungono la perfetta fusione delle loro influenze new wave/gothic rock con quelle prettamente metal. La sezione ritmica di Gaspar e Pereira è il perfetto punto d'appoggio per Ribeiro, Amorim e Paixão per lanciarsi in evoluzioni strumentali raffinate e mai fini a se stesse aiutati dall'ottimo mixaggio ad opera di Jens Bogren che, ancora una volta, si conferma come uno dei migliori produttori metal della scena odierna. The Future is Dark “The future is dark, the future is vile, Without you there's no tomorrow” I Moonspell confezionano una ballad new wave che trova la sua summa nello splendido guitar solo che taglia a metà il pezzo. Grazie alla sua evocatività e ad un Ribeiro maestoso, il ritornello riesce ancora una volta a far venire la pelle d'oca e a stamparsi dritto nella mente dell'ascoltatore. L'alleggerimento generale del sound della band, come per “Omega White” suona assolutamente naturale, mai forzato o artificioso, regalandoci perle emozionanti come questa. La Baphomette “Regardez, Elle s'agite, La Baphomette” L'album si chiude in un territorio finora sconosciuto per il quartetto lusitano. Le influenze Dark cabaret suonano affascinanti mentre Ribeiro recita quest'ultima poesia in francese chiudendo un album affascinante ed emozionante che chiarisce come i Moonspell siano una band dalle mille influenze che preferisce seguire l'ispirazione del momento piuttosto che fare quello che da loro ci si aspetta. Questa loro attitudine è assolutamente ammirevole. 29


ART

Travis Smith

THE MAN WHO DROVE THE MUSIC

Text Francesco Passanisi Traduzione Francesco Passanisi Photo Courtesy of Travis Smith

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ART

Visionario, creativo, in grado di amplificare visivamente le emozioni che la musica è in grado di regalare. Sector Noir è onorata di poter incontrare l'uomo che ha rivoluzionato il concetto di artwork nel metal. Come sei venuto a contatto con l'arte? Beh, ho iniziato a disegnare in un modo o nell'altro fin dall'infanzia. Professionalmente ho iniziato con un paio di volantini e CD qua e la' per le band della mia città (San Diego, NdR). Come nasce un artwork di Travis Smith? Non esiste un'unica via. Normalmente ho un'idea generale del risultato finale ma non sempre sono sicuro di come ci arriverò, così comincio a sperimentare tanto con gli elementi più diversi, provando diverse tecniche e procedure. Lavori a contatto con il musicista o preferisci avere la piena libertà creativa? Una via di mezzo. Mi piace avere indicazioni dai musicisti per capire come loro vedono il loro artwork ma mi piace anche avere la possibilità di esplorare i diversi soggetti e i differenti modi di rappresentarli, soprattutto se ho più di un'idea diversa. Certe volte, lavorare in libertà può portare a idee completamente nuove che non erano state prese in considerazione dalla band ma lavorare assieme ai musicisti può anche servire a rendere il risultato finale ancora migliore. Ascolti musica durante il tuo processo creativo? Magari proprio la band per la quale stai lavorando o l'album per il quale stai sviluppando la cover?

Mi piace ascoltare musica mentre lavoro, sia per entrare nell'umore ideale per lavorare che per entrare nel corretto stato mentale per visualizzare la copertina o anche per farmi ispirare. Non sempre riesco ad ascoltare l'album per il quale sto lavorando, in quel caso ascolto comunque gli album precedenti, soprattutto se hanno dei punti in comune con il loro nuovo album. Altre volte estendo i miei ascolti anche a band dello stesso genere. Scegli tre visual artist (pittori, fotografi ecc.) che ami e spiegaci il perchè: Dave McKean per il suo stile e il suo modo di unire pittura e fotografia in modo che i suoi lavori sembrino reali e irreali allo stesso modo. Poi mi vengono in mente Stephen Gammel e Ralph Steadman, adoro i loro lavori che sembrano quasi degli schizzi, hanno una sorta di libertà caotica che gli permette di crearli velocemente partendo dal nulla. Pensi che le tue immagini possano funzionare anche al di fuori del booklet di un album? Hai mai pensato ad una tua mostra personale, magari mostrando l'immagine senza il logo della band e il titolo dell'album? Si, penso che molti dei miei lavori possano essere presi come opere a se stanti. Alcuni sono nati specificatamente per quell'album e magari possono essere rafforzati da quel contesto, ma penso che molte delle mie immagini possano vivere anche al di fuori del booklet, soprattutto quelle che nascono da mie idee precedenti e sono state adattate per alcuni album. Non ho mai pensato ad una mostra di miei lavori, ma magari un giorno cercherò di organizzarla. 31


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STEVEN WILSON

REVIEWS / HOT ALBUM

“Hand. Cannot. Erase” (Kscope) “When the world doesn't want you, It will never tell you why” Text: Francesco Passanisi Photo: Lasse Hoile

Hand. Cannot. Erase è al contempo summa ed evoluzione della vita di un musicista che nel corso della sua carriera trentennale ha inglobato e digerito centinaia di generi che vanno dal trip hop al prog rock passando per l'ambient e il metal abbattendo qualsiasi schema e preconcetto mentale si possa fare su di lui. Se con The Raven that Refused to Sing Wilson sembrava essersi adagiato su territori prettamente prog rock prendendo e rinnovando quanto già detto dalla scena inglese degli anni '70, con Hand. Cannot. Erase dà l'ennesima brusca sterzata in direzione di un territorio ibrido dove le sue diverse influenze musicali danzano e si intrecciano le une con le altre mantenendo una coerenza di fondo assolutamente invidiabile frutto di un certosino lavoro di composizione e arrangiamento durante il quale nessun dettaglio viene lasciato al caso. L'ascoltatore disattento potrebbe sentirsi spaesato nel passaggio da una suite progressive come Ancestral, assoluto capolavoro dell'album in grado di unire ad un intro elettronico musica sinfonica e progressive metal, al pop colto di Happy Returns, transizione che mostra perfettamente il turbinio di influenze portate in campo da Wilson e dagli straordinari musicisti che compongono più o meno stabilmente la sua band. È infatti nello straordinario groove della coppia Minneman – Beggs e nelle chitarre di un Guthrie Govan sempre più geniale (nonostante la posizione da comprimario non lo faccia, per forza di cose, esprimere al massimo delle sue possibilità) che le idee di Wilson trovano la loro naturale applicazione. Ma Hand. Cannot. Erase non si limita ad essere solo uno stupendo showcase delle 12 note della scala cromatica, ma è anche un concept di una profondità disarmante. Partendo dalla sinistra storia di Joyce Carol Vincent, bella trentottenne londinese che nonostante una vita sociale e lavorativa intensa e movimentata viene ritrovata cadavere sul divano di casa dopo ben tre anni dal suo effettivo decesso, Wilson costruisce un intenso concept dalle molteplici chiavi di lettura che non si limita a raccontare una triste storia vera romanzandola leggermente (vista anche la difficoltà a tracciare la vita della Vincent, soprattutto negli ultimi due anni), ma ci fornisce un amaro spaccato della società odierna. Il pensiero corre subito ad un'altra figura tragica protagonista di un concept che ha segnato la storia della musica, Pink, la rockstar sotto processo dell'immenso The Wall dei Pink Floyd. Esattamente come Pink, la protagonista del concept di Wilson (nominata nel libro che accompagna la deluxe edition dell'album semplicemente come H.) vive una vita all'apparenza piena di amori e compagnie varie che in realtà celano una condizione di solitudine assoluta mettendo in mostra la caducità delle relazioni sociali odierne in un mondo dove l'amico è diventato un record salvato sul database del server di un social network. Ma il concept sembra celare anche un'amara nota autobiografica dello stesso Wilson, musicista onnivoro lontano da quegli schemi e quei confini che spesso sono gli stessi musicisti a crearsi e quindi solo ed isolato nella sua arte. Un'opera mastodontica, di estrema bellezza concettuale e musicale che potrebbe diventare Il The Wall della Social Network Generation. 35


MARIO BAVA

CINEMA

“Ho fatto il cinema come si fanno le seggiole” Text Francesco Passanisi Photo Archive

A 35 anni dalla sua scomparsa, Sector Noir omaggia il genio dell'artigiano del cinema, Mario Bava. La seconda proiezione cinematografica della storia causò al pubblico che vi assistette veri e propri momenti di terrore. Il “Film” proiettato, L'arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat era un'innocua ripresa angolare dell'arrivo di un treno in una stazione francese ma l'impressionante incedere della locomotiva bastò a far fuggire quasi tutti gli spettatori, terrorizzati dall'idea di essere investiti da tonnellate di metallo inarrestabile. Con il senno di poi, questo evento assume quasi l'aspetto di un presagio per il futuro dell'arte cinematografica che, come per la letteratura e la pittura, ha da sempre flirtato con la fantasia e le paure più profonde dell'essere umano. Partendo dal genio di George Méliès che per primo capì il potenziale del cinema nel creare mondi paralleli frutto della fantasia più sfrenata, centinaia di registi, sceneggiatori, scenografi e creatori di effetti speciali hanno creato vere e proprie magie che hanno trascinato lo spettatore in mondi tanto affascinanti quanto lontani dalla sua quotidianità. Una famiglia di artigiani Mario Bava nasce a Sanremo il 31 luglio del 1914 iniziando fin da subito a respirare aria di cinema grazie al padre Eugenio, già apprezzato direttore della fotografia, scenografo e scultore nonostante il cinema italiano sia un'arte ancora molto primitiva. Dotato di un talento naturale per la pittura

e le arti figurative, Mario Bava apprende i segreti del set lavorando come aiutante di suo padre e presso l'Istituto Luce dove riesce, attraverso il montaggio e altre tecniche di manipolazione dei singoli fotogrammi, a creare dei convincenti filmati di propaganda fascista riguardanti battaglie e soprattutto vittorie mai avvenute realmente (tra i quali un falso attacco all'isola di Malta). Contemporaneamente inizia a dirigere in prima persona la fotografia di alcuni cortometraggi di Roberto Rossellini per poi lavorare come operatore di ripresa in molti film di quest'ultimo e soprattutto nei film di Francesco De Robertis, col quale instaurerà un duraturo rapporto di amicizia e lavoro.

L'incontro con Freda e il cinema dell'orrore Dopo la lunga gavetta, Mario Bava approda alla regia con sei cortometraggi e diversi documentari, continuando comunque a lavorare come operatore e direttore della fotografia in diversi film neorealistici fino al 1956, anno dell'incontro con il regista Riccardo Freda, vera voce fuori dal coro della cinematografia italiana del dopoguerra. Come un novello George Méliès italiano, Freda preferisce andare contro l'imperante corrente del neorealismo (considerabile parzialmente come il frutto di 20 anni di controllo e censura catto-fascista) per girare film avventurosi ambientati in epoche storiche passate o veri e propri film di fantascienza sfruttando al meglio i risicati mezzi del 36


CINEMA

tempo. Grazie al sodalizio artistico con Freda, Bava riesce a mettere in mostra il suo genio nell'utilizzo delle luci di scena e nella creazione artigianale di effetti speciali avanguardistici firmando scene storiche come l'invecchiamento improvviso della duchessa Du Grand ne I Vampiri (ottenuto senza stacchi di montaggio attraverso l'utilizzo di luci colorate adatte ad evidenziare i diversi strati di cerone applicati sul volto dell'attrice) e costruendo il “Mostro di Caltiki” nell'avanguardistico Caltiki, Il mostro immortale con della semplicissima trippa.

Il primo Horror Gotico italiano I suoi molteplici talenti e l'attitudine da artigiano che applicò alla sua carriera cinematografica (che faranno scuola nel periodo del cinema di genere degli anni '70) permisero a Bava di salvare diverse produzioni portando a termine le riprese di svariati film pur senza esserne accreditato. Portando a termine l'ambizioso progetto La battaglia di Maratona, girando buona parte del film dopo che il regista Bruno Vailati lasciò il set per dissidi con la produzione, si guadagna la riconoscenza della Ripley's Home Video che, per sdebitarsi, gli offre la possibilità di girare il suo primo lungometraggio. La scelta di Bava ricade su La Maschera del demonio un soggetto liberamente tratto da un racconto di Gogol'. Pur non avendo un successo immediato su suolo italico, La Maschera del demonio non tarda a diventare un vero e proprio cult anche al di fuori della penisola oltre a diventare il primo esempio di Horror gotico italiano. Intuizioni registiche che faranno scuola, l'estrema raffinatezza della fotografia con giochi di luce che riescono a creare un'atmosfera avvolgente anche per lo spettatore seduto in platea e i geniali effetti speciali rendono La Maschera del Demonio uno dei momenti più alti della cinematografia mondiale consegnando il nome di Bava agli annali della storia del cinema. Nonostante l'innegabile bellezza del suo primo film il vero successo commerciale arriva l'anno successivo con Ercole al centro della Terra, film appartenente al genere peplum molto in voga ai tempi, che riscuote grandissimo successo anche all'estero e diventa ben presto l'apice della cinematografia peplum italiana. L'artigiano che scrisse la storia del cinema La definizione di artigiano del cinema, perfettamente inquadrata dalla frase dello stesso regista che da' il titolo all'articolo, rimane una costante anche dopo il successo mondiale. Fermamente ancorato a Roma e alla sua Cinecittà nonostante gli venga offerta più di una possibilità oltreoceano, Bava continua a ricoprire il ruolo di direttore della fotografia per diversi film oltre a terminare, ancora una volta non accreditato, le riprese de Le Meraviglie di Aladino. Nel 1962 è regista, direttore della fotografia e cosceneggiatore de La ragazza che sapeva troppo, databile come il film che fondò il genere del Giallo all'italiana tracciando diversi tratti caratteristici che faranno la fortuna del

genere negli anni successivi. Appena un anno dopo firma Il corpo e la frusta controverso film horror gotico considerabile, per via della presenza di una sessualità morbosa ai limiti del sadomaso, come un lontano precursore dei film di Sexploitation. In contemporanea firma la sceneggiatura, la fotografia e la regia de I tre volti della Paura, film a episodi non cronologici che influenzerà pesantemente la cinematografia mondiale e perfino la musica metal. È infatti il 1969 quando un giovane musicista inglese assiste alla sua proiezione in un cinema della sua Birmingham e decide che, quel titolo sarebbe perfetto per una band oscura come la sua. I tre volti della Paura fu distribuito all'estero con il titolo di Black Sabbath e quel giovane musicista si chiamava Geezer Butler, il resto è pura storia. Il suo lavoro successivo, Sei donne per l'assassino, ha il doppio pregio di codificare definitivamente il genere del Thriller all'Italiana e risultare uno dei thriller più innovativi e influenti dai tempi del maestro Alfred Hitchcock. Un uso dei colori al limite della pop-art, le ardite inquadrature e l'efferatezza senza fronzoli degli omicidi rendono questo film il padre del genere slasher e un punto di riferimento per serie horror come Nightmare, Venerdì 13 e Halloween. Dopo aver girato con un budget irrisorio Terrore nello spazio, film che ispirerà Ridley Scott per il suo capolavoro Alien e che farà scuola per gli effetti speciali di qualsiasi film horror low budget, Bava firma Operazione paura, vero e proprio manifesto della sua estetica e del suo stile più volte citato da registi mondiali come uno dei film più influenti che abbiano mai visto. In contemporanea, quasi a sottolineare la sua attitudine di operaio del cinema, firma la regia di una parodia demenziale dei film di spionaggio intitolata Le spie vengono dal semifreddo con protagonisti Franco e Ciccio, terminata poco prima di girare Diabolik, film che fu pesantemente censurato dallo stesso produttore. Nel 1971 Bava codifica definitivamente il genere Slasher con il feroce Reazione a Catena, sequenza di efferati omicidi che non dimentica una grande componente di critica sociale, prima di anticipare ancora una volta la storia del cinema con Lisa e il Diavolo, film dalle tinte molto oscuri che incontra la ritrosia del produttore, imponendo tagli e una scarsa distribuzione salvo creare un'accozzaglia di scene tagliate e girate ex-novo quando L'esorcista di Friedkin riprende le stesse tematiche del film originale. A condire una carriera da oscar arriva Cani Arrabbiati una sorta di Road thriller Movie che rappresenta il punto più alto dell'ampia carriera del maestro Bava. Il film, complice il fallimento della casa di produzione, resterà inedito fino al 1995. Mario Bava morirà nel 1980 durante la preproduzione di Star Express, film di fantascienza che non vedrà mai la luce e poco dopo aver curato gli effetti speciali di Inferno di Dario Argento, quasi a confermare l'attitudine da artigiano del cinema che fu costante della sua carriera. Rimane scritta in celluloide l'opera di un geniale precursore del cinema che ha lasciato un segno indelebile nella storia della settima arte. 37


CULTURE

NEIL GAIMAN IL RE DEI SOGNI Text Francesco Passanisi Photo Kimberly Butler

Quando da piccolo leggevo libri scritti da adulti, rimanevo sempre stupito, un poco perplesso e dicevo: "Com'è possibile che abbiano dimenticato la loro infanzia? Stanno scrivendo cose senza senso!". Non mi riconoscevo assolutamente nei loro libri. Per questo quando ero piccolo mi ripromettevo che non avrei dimenticato, che se fossi riuscito a diventare uno scrittore io sì che sarei riuscito a scrivere e a parlare dell'infanzia. Acclamato all'unisono da critica e pubblico e descritto come un irrefrenabile innovatore persino dal maestro Alan Moore, una persona come Neil Gaiman sfugge a qualsiasi definizione che non sia quella americana di “Larger Than Life”. Nato nel sud dell'Inghilterra, Neil impara a leggere all'età di quattro anni, crescendo con i racconti di Tolkien, Carroll, Shelley, Poe e arrivando, come citato nella sua frase che sottotitola l'articolo, a desiderare di diventare lui stesso uno scrittore.

Dopo aver frequentato la Whitgift School ed essersi visto rifiutare la pubblicazione di alcune opere giovanili, Neil Gaiman si lancia nel giornalismo musicale conducendo apprezzate interviste e specializzandosi nel crescente settore della new wave britannica scrivendo, nel frattempo, una biografia dei Duran Duran. Proprio nel 1984, alla stazione Victoria di Londra, Neil acquista casualmente una copia di Swamp Thing una serie DC Comics che in quel periodo era scritta e diretta da Alan Moore. L'approccio adulto di Moore attira l'attenzione di un creativo come Gaiman che, dopo aver preso in mano la serie Marvelman dopo l'abbandono dello stesso Moore, firma la sua prima Graphic Novel, Casi Violenti, che gli vale l'attenzione della DC Comics. Dopo la pubblicazione di Good Omens (edito in Italia col titolo di Buona Apocalisse a tutti!), suo primo romanzo, l'attenzione della DC si formalizza nel progetto di rilancio di The Sandman, classica serie supereroistica partorita dalla fantasia di Jack Kirby che non aveva trovato successo. Gaiman abbandona il classico stampo 38


CULTURE

supereroistico a favore di un'impostazione più adulta, quasi metafisica e riempiendo il fumetto di citazioni al mondo reale che sembrano fondere l'universo narrativo del fumetto a quello reale. Il protagonista Morfeo è uno degli Eterni, esseri millenari più vecchi e potenti degli dei stessi, personificazione dei sogni e delle storie, creatore ma al contempo creato dai sogni di tutte le forme viventi (che infatti percepiscono la sua apparenza in maniera completamente diversa in base alle leggende del loro popolo) che agli occhi del lettore appare, il più delle volte, come un incrocio tra Robert Smith, Peter Murphy e David Bowie. Oltre all'apparenza del protagonista che richiama tre icone della musica inglese, l'universo di Sandman si popola di muse, parche, angeli, divinità nordiche ed egizie che si ricollegano ai miti e alle leggende delle culture più disparate mentre il lettore assiste a storie che coinvolgono personaggi come Caino, Abele, Lucifero e perfino William Shakespeare e Marilyn Monroe (per quanto quest'ultima venga solo citata in un particolare frangente). Il risultato è quello di una serie (considerabile comunque come una lunghissima graphic novel) che riscuote un enorme successo di pubblico ma soprattutto di critica, arrivando a riconoscimenti letterari solitamente preclusi ad un fumetto e creando un vero e proprio manifesto dello stile di Neil Gaiman. A confermare un estro creativo non comune, parallelamente allo sviluppo della serie di The Sandman, Gaiman scrive i fumetti The Book of Magic, che ancora una volta flirta con i personaggi minori dell'universo DC e che finirà con il costituire una grossa influenza per la scrittrice J.K. Rowling nell'ideazione del personaggio di Harry Potter, e The Children's Crusade, una serie di crossover continui tra personaggi dell'universo DC/Vertigo nati dalla penna dello stesso Gaiman oltre a curare lo spin-off dello stesso Sandman, Death, dedicato alla sorella di Morfeo, la morte, rappresentata come una simpatica ragazza dark. Sempre nel 1994 scrive il concept dell'album The Last Temptation di Alice Cooper (dal quale verrà tratto anche un fumetto che ne espanderà la storia) e Mr. Punch, ancora oggi una delle sue opere preferite. L'ottimo lavoro svolto come sceneggiatore di fumetti gli apre la “porta secondaria” della settima arte, la televisione, per la quale firma la miniserie televisiva Neverwhere, una sorta di Alice nel paese delle Meraviglie ambientata nella Londra moderna, prima di tenere fede alla promessa fatta da ragazzino e cimentarsi nella narrativa per bambini con The Day I Swapped my dad for two goldfish che espande ancora una volta il suo stile creativo. Contemporaneamente si occupa, per un breve periodo, della testata di Spawn per il quale crea il personaggio di Angela, destinato a diventare una serie a se' stante, oltre a curare l'adattamento europeo di Princess Mononoke, capolavoro di Hayao Miyazaki. A coronare una fine di millennio sfolgorante dal punto di vista creativo che vede la pubblicazione del suo secondo ro-

manzo fantascientifico originale, Stardust, e una continua collaborazione con le testate fumettistiche più importanti, Gaiman si vede finalmente stampata una sua vecchia storia scritta appositamente per quello che è universalmente considerato il più importante personaggio del mondo dei fumetti, Superman. Ne nasce il volume Green Lantern/ Superman: Legend of the green flame, ancora oggi considerata come una delle migliori storie Elseword dell'eroe kryptoniano mentre sul versante letterario, Gaiman dà alle stampe American Gods, universalmente considerato come il suo capolavoro da critica (che lo premia con un Hugo e un Nebula) e dal pubblico. Intriso di uno humour sferzante e dissacrante in pieno stile inglese, American Gods fonde una trama fantasy densa di riferimenti mitologici ad una grande componente di critica sociale senza ledere la scorrevolezza della storia creando al contempo l'ennesimo grande universo pulsante dal quale si svilupperanno innumerevoli storie. Non pago di quest'ennesimo successo l'anno successivo scrive Coraline, nuovo libro per ragazzi dalle tinte decisamente dark-horror, A walking tour of the Shambles, una guida turistica per una zona di Chicago completamente inventata talmente dettagliata da fuorviare più di un turista, oltre a partecipare all'albo collettivo Heroes, dedicato a tutti coloro che prestarono soccorso durante gli eventi dell'11 settembre da diversi disegnatori mondiali. Negli anni successivi, oltre a scrivere l'affascinante serie Marvel 1602 che vede i supereroi dell'editore aggirarsi per l'epoca vittoriana, arriva a scrivere e dirigere il suo primo mediometraggio, A short film about John Bolton (che racconta la storia del primo fumettista inglese ad arrivare a lavorare per le case editrici americane), Gaiman concepisce The wolves in the walls, libro per bambini e ragazzi molto apprezzato dalla critica e dal pubblico più adulto. Inizia così il periodo di maggior fortuna per lo scrittore inglese che continuerà a fare incetta di premi oltre ad incontrare un sempre maggior successo di critica e pubblico. Che si tratti di adattare al cinema un antico poema epico inglese (Beowulf ), di espandere i confini degli universi già creati precedentemente (come in Anansi Boys, romanzo ambientato nello stesso universo di American Gods oppure in The Sandman: Overture, prequel della sua più fortunata serie fumettistica) o di crearne di nuovi (come la trilogia fantascientifica per ragazzi Interworld ) Neil Gaiman riesce nel mirabilissimo prodigio di mantenere una qualità elevatissima senza perdere il suo spirito d'innovatore. Con ben tre libri pronti per l'uscita nel neonato 2015 e una serie di rumors su interessanti collaborazioni fumettistiche Neil Gaiman sembra, esattamente come il William Shakespeare che appare nel suo The Sandman, aver stretto un patto con un'entità a noi sconosciuta che gli garantisce una creatività infinita. Oppure, con quel suo giubbotto di pelle e il look da cantante dark wave anni '80, è veramente lui il Re dei Sogni e delle Storie. 39


CULTURE

NEIL PEART/RUSH

IL VIAGGIATORE FANTASMA "Un anno in moto per ritrovare la vita" (Tsunami Edizioni) Text Mattia Bertozzi Photo archive

Neil Peart batterista e autore della maggior parte dei Testi dei Rush da oltre 40 anni è considerato uno dei migliori batteristi di tutti i tempi. Nel suo libro racconta il viaggio che intraprende in solitaria in seguito alla morte della figlia Selena nell’agosto 1997 e il decesso della moglie Jackie nel giugno 1998 facendolo diventare a tutti gli effetti un Fantasma senza nessuna voglia di vivere e senza nessun interesse nel mondo esterno. Decide cosi di salire in sella alla sua BMW R1100GS e partire senza una meta prestabilita portandolo così a intraprendere un viaggio anche interiore che andrà avanti per circa 14 mesi ed 80.000 percorsi fra Canada, Alaska, Stati Uniti, Messico e Belize lasciando così quella che è la sua casa piena ormai di ricordi e di mo-

menti vissuti insieme alla moglie e alla figlia. Fuga, esilio, alienazione da ricordi troppo pesanti e dolorosi. In viaggio annota appunti dove ricorda i suoi successi ma anche i suoi insuccessi, descrivendo i meravigliosi paesaggi che sono pace per la sua anima. Decide però anche di scrivere lettere agli amici più cari e parlare delle persone incontrate lungo la strada che poco a poco lo portano a ritrovare la gioia e l’amore di vivere. Il Viaggiatore Fantasma scorre e letteralmente si divorano le pagine una dopo l'altra con avidità, complice il fatto che Neil Peart abbia una scrittura efficace e fluida e una grande storia da raccontare con le sue ambientazioni e le sue emozioni che arrivano dritte al cuore del lettore. 40


CULTURE

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PEOPLE

Steven Wilson

Behind the Desk

I Produttori, coloro che forgiano il suono delle band che amiamo e che spesso ne hanno segnato indelebilmente il successo o il declino. In questo numero vi parliamo di Steven Wilson, un uomo, un artista, un genio. C'era una volta un bambino dodicenne i cui giocattoli preferiti erano un vocoder e un registratore multitraccia a cassetta costruitigli in casa dal padre e il passatempo preferito era registrare i suoni più strani e mixarli, effettarli e usarli nei modi più impensabili riprendendo quella tradizione psichedelica che aveva conosciuto ad appena 8 anni, quando gli era stato regalato “The Dark Side of The Moon” dei suoi conterranei Pink Floyd. Questo bambino risponde al nome di Steven John Wilson ed è finito con il diventare uno dei musicisti neo-prog (ma non solo) più apprezzati della scena odierna ma, come predicevano i suoi “giochi” da dodicenne, Wilson non si è fermato all'aspetto meramente compositivo – esecutivo della musica ma ha approfondito anche l'aspetto tecnico, quello che prevede che le voci dei diversi strumenti che concorrono a formare quella forma d'arte che è la musica si intersechino tra di loro al fine di creare non solo arte ma vera e propria magia. Unire le parole tecnica e magia può sembrare assurdo, soprattutto in un campo come il sound engineering che è regolato da regole fisiche e matematiche ferree che richiedono un ap-

profondito studio prima di padroneggiarle, ma la vera magia si compie quando un album riesce a trasportare l'ascoltatore all'interno di se stesso, come se ogni volta che si inserisce un disco e si preme play i musicisti si materializzino al suo fianco per un piccolo concerto privato. Gli album prodotti da Steven Wilson riescono costantemente in quest'ultimo intento, sia che si tratti dei suoni oscuri degli Opeth, di quelli più malinconici degli Anathema o dello splendido caleidoscopio di influenze metal ed orientali degli Orphaned Land, un album prodotto da Wilson avvolge l'ascoltatore e lo trascina al centro della scena dando la sensazione che sia possibile, allungando semplicemente la mano, toccare un Åkerfeldt o un Cavanagh impegnati a suonare quel pezzo a pochi centimetri di distanza. Completamente avulso alle logiche di mercato moderne che vogliono album che suonino radiofonici e potenti all'inverosimile in modo da catturare l'attenzione degli ascoltatori più distratti e produzioni plasticose, rese tutte uguali dalla mancanza di dinamica figlia diretta di quell'aumento dei volumi, che tanto sembrano piacere a chi 42

Text Francesco Passanisi Photo Diana Nitschke

non è più abituato ad ascoltare veramente la musica, Steven Wilson rema decisamente controcorrente donando ai suoi album un sound delicato, denso di dinamica che dona l'impressione di sentire la vera e propria voce degli strumenti invece che la riproduzione di qualcosa inciso sulla superficie di un disco, merito di un amore per i vecchi metodi di registrazione e mixaggio analogici e di una costante sperimentazione in sala di regia che arrivano direttamente dall'epoca d'oro del Progressive Rock settantiano. Nonostante questo suo ancoramento al passato e il poco celato disprezzo per l'odierna industria discografica e buona parte delle tecnologie che lo interessano, Wilson non è però cieco di fronte alle enormi possibilità che l'avanzare della tecnologia sta offrendo dentro e fuori gli studi di registrazione. Dategli un iPod e lo distruggerà senza remore, dategli un Blu-Ray e lo userà per salvarci un mixaggio in 5.1 dalla chiarezza e dalla definizione quasi commoventi, quello che è sicuro è che Wilson continuerà per la sua strada per certi versi anacronistica con quell'ostinazione che solo i geni possono avere e di questo si può solo ringraziarlo.


SPECIAL OPETH

y h p a r g o t o ph OTIONS CAPTURED EM Ph ot o El ia na Gi

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ac ch er i


XTRA

E N

OIR Layout by GIACOMO CERUTTI


EXTRA NOIR / VISIONS

TYING TIFFANY

SHADES OF DARNEKSS AND LIGHT Text Federica Sarra Photo Courtesy of Tying Tiffany

Una donna, il suo cuore e mille sfumature. Conquista perchè il suo sound è unico e originale e in continua evoluzione, corrompe l'anima o la avvolge in un caldo abbraccio. Come descriveresti il tuo sound a chi non lo conosce? E com'è strutturato? Sempre in evoluzione. Sono partita con un sound sporco e Lo­-fi, per passare ad un elettronica con sfumature wave e post punk, fino ad approdare agli ultimi suoni di “Drop”, dove ho rielaborato alcune sonorità chill­wave e dream­pop ispirate agli anni '90. Non seguo una struttura precisa mi piace essere svincolata da certi schemi, creando quello che sento più affine al mio mondo in quel preciso momento. Ci racconti come è nato "Drop"?­ “Drop” è il mio quinto album, sentivo il bisogno di staccare da tutto e dedicare più tempo a me stessa, riflettendo sul significato spazio/tempo, che ho ritrovato nella connessione con la natura. Era proprio quello che cercavo e di cui avevo bisogno. Specialmente l'elemento mare, acqua, che si riflette nelle sonorità liquide e sospese. È un album decisamente emozionale, mi è spesso difficile trattenere le lacrime ogni volta che lo ascolto. Da tempo desideravo avvicinarmi a queste sonorità dream e chill e da due anni circa avevo iniziato a lavorare su alcune idee fino a che hanno preso forma nel giro di un mese. Sei stata spesso definita "femminista", che ne pensi? In che modo influisce sulla musica e nei testi? Non ho mai dato peso alla categoria sociale nella quale gli altri mi inquadrano. Con la definizione “femminista”, spesso si viene catalogate come un marchio di fabbrica, in maniera stereotipata e vecchia, questo è quanto più lontano dall'idea originale di individuo. Ognuno dovrebbe poter scegliere la propria vita indipendentemente dal proprio sesso. Sicuramente non penso che siamo tutti uguali, credo che ognuno dovrebbe potere avere pari opportunità o sviluppare le proprie inclinazioni liberamente. I miei testi hanno cambiato tematiche di album in album, ma in linea generale ho raccontato del mio rapporto con la natura, le ossessioni e le visoni oniriche. Com'è il music business per una donna?­

C'è da dire che negli ultimi anni è cambiato talmente velocemente e così drasticamente che è davvero difficile da comprenderne le dinamiche. Comunque, dipende molto dal genere musicale. Ad esempio nel pop, electro o nel folk, le figure femminili vengono maggiormente supportate e stimate. In altri generi tipo metal, rock, hip hop, dance, IDM, è molto più complicato. Certi pregiudizi sono radicati nell'industria musicale ma sopratutto nell'ascoltatore medio che dà adito a queste discriminazioni. La cosa più deprimente è quando in certe line up, mancano nettamente nomi femminili e spesso si è costretti a ricorrere ai “festival al femminile” che mi ricordano tanto i ghetti. Fortunatamente non ho mai avuto esperienze negative da raccontare in quanto donna, ma solamente esperienze pessime riguardo a quanto è triste e corrotto il music business ai giorni d'oggi. Quali sono i tuoi album che definiresti più "dark" e perchè? “Peoples Temple” e “Dark Days White Nights”. Ero reduce da una esperienza personale difficile che mi ha toccato indelebilmente.Il suono era sicuramente più cupo, ansioso, claustrofibico e ossessivo, i temi di entrambi gli album raccontavano le difficoltà che quotidianamente la vita presenta, la consapevolezza di quanto possa esser dura la vita terrena. In “Peoples Temple” mi ero ispirata alla filosofia del reverendo Jim Jones e alla tragica conseguenza del suicidio di massa. Sono sempre stata affascinata dalla cultura oscura e tutt'ora cerco di equilibrare i mie lati opposti. Da Vogue a NME, molti magazine ti hanno definita come la regina dell'electro­pop e anche una fashion icon, ti ritrovi con queste definizioni? Come ho sempre detto, stento a rivedermi in queste definizioni, per me non è cambiato nulla, sono sempre la stessa persona, logicamente più matura e consapevole. Progetti futuri? Sarò in tour con Drop in giro per l'Europa, ad agosto farò tappa anche al M'era luna. Sto lavorando ad un progetto parallelo tutto nuovo strumentale, che spero sia pronto proprio per Marzo. 45


who's next

EXTRA NOIR

Text Stefano Solaro

VIET CONG Nati dalle ceneri dei Woman, una delle più promettenti realtà emerse dalla feconda scena canadese di fine anni ’00, i Viet Cong si sono fatti conoscere nel 2013 con l’EP “Cassette”, per fare poi definitivamente il botto con il singolo “Continental Shelf ”. Un brano, quest’ultimo, dal tiro incredibile, che mischia con disinvoltura ritmiche post-punk e obliquità tipicamente wave, senzatralasciare la melodia (difficile scegliere la migliore tra strofa e refrain). Il loro esordio omonimo, uscito a inizio anno, è stato accolto da recensioni entusiastiche non tanto per l’originalità, considerato che ci si muove a cavallo di generi ampiamente “revivalizzati” in questi anni, quanto per la qualità dei singoli brani. Non è da tutti cimentarsi con tali ruvidità sonore mantenendo intatte orecchiabilità e immediatezza. I Viet Cong ci riescono benissimo e siamo ansiosi di ascoltarli dal vivo al Beaches Brew di Ravenna a Giugno.

TOBIAS JESSO JR Tutto si può dire di Tobias Jesso Jr., fuorché che sia un “nome nuovo” nel panorama indie. Il disco d’esordio del ventinovenne canadese è uscito solo il 5 Marzo, ma è da quasi un anno ormai che si fa un gran parlare di questo musicista dal talento cristallino. E pensare che il ragazzo aveva quasi pensato di abbandonare la strada della musica dopo diversi anni spesi inutilmente a Los Angeles in cerca di fama e fortuna, tentando di diventare “uno di quelli che scrive le canzoni per le star”. Poil’abbandono delle velleità di successo e il ritorno a Vancouver hanno portato Tobias a ritrovarsi solo davanti a un pianoforte nella camera d’infanzia. Ed è lì che è nata “Just a Dream”, il primo di una serie di toccanti brani piano-voce che in poco tempo hanno catapultato il giovane cantautore su palchi del calibro del Pitchfork Festival di Parigi e del Tonight Show di Jimmy Fallon. Certo, La carriera di Tobias Jesso Jr. è solo all’inizio ma, a giudicare dalla qualità di quanto ascoltato fin ora, si può già prevedere con una certa tranquillità che il suo nome lo sentiremo pronunciare a lungo.

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EXTRA NOIR

IBEYI È una storia da film quella delle due gemelle franco-cubane che si stanno facendo conoscere nel circuito indie con il nome di Ibeyi. Naomi and Lisa-Kaindé Diaz sono cresciute con la musica nel sangue, accompagnando fin da bambine il padre musicista nei sui lunghi viaggi in giro per il mondo. Alla sua morte, avvenuta nel 2006, le due sorelle hanno iniziato a suonare lo strumento del padre, il cajon, e si sono avvicinate, grazie all’influenza della madre, alla cultura Yoruba e ai canti portati a Cuba dagli schiavi provenienti da Benin e Nigeria. Nel 2013 un altro lutto inaspettato ha colpito la famiglia con la morte della sorella maggiore Yanira, un trauma da cui le sorelle sono riuscite a uscire solo concentrandosi ancora di più sulla musica, tanto da strappare un contratto con la XL di Richard Russell, che ha prodotto il loro primo disco. E non poteva che essere una musica profondamente emozionante e suggestiva quella prodotta dalle due ventenni, un delicato incrocio tra soul, elettronica e hip-hop; un mix di generi che pesca in egual misura da Björk, Frank Ocean e James Blake, senza perdere la sua peculiare identità. L’esordio delle Ibeyi è dedicato al padre Anga Diaz, già percussionista dei Buena Vista Social Club, e non è un azzardo affermare che, nonostante le differenze, lo spirito della sua musica riviva nelle melodie di Naomi e Lisa.

YAK Sono bastati un paio di singoli a questo giovane trio londinese per conquistarsi la nomea di “next big thing” britannica. A eleggerli a propri pupilli il solito NME che, doveroso ammetterlo, negli anni ha preso pure diverse cantonate. Non sembrerebbe questo il caso degli Yak, che fino ad ora hanno fatto parlare di sé sia per i loro live show incendiari che per il sound feroce, che pesca a piene mani dalla migliore tradizione del alternative rock britannico. Chitarre quasi heavy, cantato profondo e schizofrenico, atmosfere cupe sporcate di venature psichedeliche: questi i marchi di fabbrica di una band che ha ancora tutto da dimostrare, ma che molti vedono sulla buona strada per ripercorrere le orme dei “cugini” Temples, una delle migliori sorprese dello scorso anno. 47


Esprit

RITUALS

Tabac

Adidas champions league

BEAUTY SPECIAL

HIM 4711

S.Oliver

Bottega Veneta

L'Occitane 48


STYLE

s.Oliver

ikari

PRADA

Rimmel

NYC

BEAUTY SPECIAL

GUESS

MAC COSMETICS

PHILOSOPHY

HER Verso Stockholm 49

Rituals


ENGLISH TEXT Layout by GIACOMO CERUTTI


CRISTINA SCABBIA / LACUNA COIL

ENGLISH TEXT

THE REAL ME Text by Federica Sarra Photo Courtesy of Cristina Scabbia

Who’s Cristina once back home after a long tour, when the door closes behind you? The moment I enter my house is always weird: I live alone, unfortunately no pets.. because of course I’m always off. So I switch from my life in the tour bus, sharing the space or being constantly around people, to my hushed-apartment life.. that’s pretty unsettling. I consider myself a normal girl who likes to keep it simple, to do things that are totally far off the tour life, at least for a while. I tend to have a decompression period to re-adapt myself to my environment, that’s clearly very different from life on the road; I also have a wonderful family and friends who every time I’m looking forward to getting to see. I


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Was there a moment when you realized you were making strides, or getting an experience that led you to think "We have been grown up"? Andrea: it happened quite often, there have been milestones. But if I really have to think of one.. I’d say the Ozz Fest 2004, in America. We found ourselves playing with so many groups that we had ever “seen” in magazines or video only..just think how it amazing was. Being on a stage, sharing it for about three months with bands like Black Sabbath, Slipknot, Slayer, Ozzy , Judas Priest. Maybe there, we realized our group was really making a considerable leap forward. How's Broken Crown Halo going? Any feedback? Cristina: the album is going very well, I cannot give you figures now, but the first week, that’s the audience-impact moment, was great, astonishingly great in Italy too! From the beginning we have always been labeled as “those who work abroad” or “the Italian miracle” and once landed on a certain level of popularity, the envy factor automatically triggers.. that’s included in the package and we know it well. I feel for this, because it casts a shadow over the scene. Just look abroad: bands have no longer support, while here in Italy, if someone tries to do something extra, he’s immediately envied and strange dynamics play around. You hear people say we are where we are because we have friends in high places or there must be always something fishy. Few understand we worked our guts out to be where we are, and be far from home for several months could be tough. I have my own theory about it tough, I often think the fiercest criticisms come from the keenest supporters. I often get bad comments on my Facebook page, maybe they do so to draw the attention. If you either don’t care about a band, or you dislike it, just keep from listening it, why waste time on socials by insulting it? Andrea: it might be a general attitude some metal audience seems to have, attackers mostly, a more conservative/backward mentally side, which we got a lot of bad comments from. Abroad, I mean rock and other genres’ listeners, support us more. Likely our audience is wide, there are also unsuspected fellows! You are almost always on tour, when do you find the time to write? Andrea: When we are at home mostly. Cristina: Yeah, we shut ourselves up and concentrate on the album. I think next year we will take a long and quiet time to write new stuff. Cristina, you mentioned socials before, I must say that the way you look is transparent, you show yourself just like as you are, put your photos without makeup, maybe tired after a concert, that’s admirable. Things we see from the way you are and asking reward you so much in terms of image. Cristina: Yes, this is me, it belongs to me! I want my fan to see in me the same person that takes the stage and leaves of stage, with or without uniform or makeup, I’m the same person that does this job with love, with passion. Then I like getting in touch with our fans at grade, without them we wouldn’t live our dream, we would be nobody! But of course, sometimes we get pissed off too! If someone attacks us for free, I turn to a tiger, I easily get worked up. However, I usually set myself on a kind and correct way because that’s how I am. You should explain this step to some of your fellow musicians... Cristina: Probably these musicians you mention you are so full of themselves that they do not grasp this core point; they will never get to build what we have built over so many years. We stay grounded, we like to remind each other where we come from, but at the same time we know our potential and where we can still get to. Be ambitious doesn’t mean be stuck-up! That’s not necessary! Andrea: Actually, I'll tell you more, the most controversial and famous people were always been the nicest and most personable with us. II 52


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Cristina, what’s your girl fellows’ attitude or a way of being you couldn’t stand? I must say we much respect each other, it’s rather outside where quarrels and jealousy arouse or seem to, where competition comes alive even where there’s not. This gets on my nerves. It is not a race! What’s for sure far from describing myself is the diva attitude, but each singer has its own personality and makes choices under this, or special requests that maybe I’d never do. Have you ever felt discriminated against as a woman in a male-dominated environment, maybe at the beginning? Sincerely no. From the beginning I’ve never found someone who treated me differently, I always put myself in a professional way, I’m sure of my potential. I’ve never let bad comments overwhelm me. I’ve never found discrimination in this work, but I think it also depends on the way I am. Anyway, it can never miss the boor screaming during lives "Strip off!" Andrea: better than say you’re a munter! (Laugh) Cristina, you’re considered a sex symbol, does this make you smile? Yeah, come on! People often believe you are as much as media tell. Maybe they think I’m a femme fatal h24! I don’t know how they get this idea! It makes me laugh because I consider myself a simple girl. Maybe when I’ll be 90 I'll be a sex symbol just like Sophia Loren! Andrea: But maybe she is seen more as an icon that ties the talent with the skill to be pretty. Have you ever been stalked? Nothing much, our fans are cute. But one day I came across a loony who seriously believed I was the woman of his life, one moment he revered me, he wanted to get married with me, the moment after he sent photoshopped photos of me in a pool of blood… I was a little scared. Fortunately, he got over with it. What would you say to girls living a stormy relationship, who are beaten by their partners? This thing really pisses me off, I cannot tolerate one might think a relationship based on daily violence is a plain relationship. I cannot understand how a woman prefers to live in a relationship thinking there’s nothing better outside. This fact of being afraid to be single is wrong, there mustn’t exist the need of being dependent; if you are a couple you should be fine! There is no justification for violence, for free slaps, it cannot be a normal stuff. Girls, wake up and have no fear of threats! Make much of yourselves! Don’t give in to violence, it’s better to be alone than in a sick relationship. I hope to shake even one girl with this message! I would like to take my leave of you with a thought for Claudio, can you tell me about this song in Broken Crown Halo dedicated to him? Cristina: We wanted to pay homage to him but we didn’t want to take the thing too far. Claudio was an always cheerful person, with a contagious brightness, funny and full of life. Pay homage with a song that could express the feeling of cold and loss given by its absence, One Cold Day, in fact. Mark wrote the music the same night we got the news, we knew the situation was desperate because we paid visits to the hospital, but you’re never ready to such news. First time I heard the music I had a knot in my stomach... it was very touching. Andrea: Lyrics, which I personally think are one of the best ever written at the level of spontaneity, we referred to nature, rain... a way of representing death as a natural next step, even if sad and impossible to accept for us as human. Claudio will stay in our hearts forever. III


SYLVAINE

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A RISING STAR Text Federica Sarra Photo Daria Endresen

DEBUT Last year I finally released my debut album "Silent Chamber, Noisy Heart". After many years of work within music, I finally started this journey with my new solo project Sylvaine. I never had strong self-confidence when it came to music, even if I knew that this was the path I had to follow, so it took me a while to realize that what I do in my music is actually good enough. So this album was a huge step for me! INSPIRATIONS I use my music to process feelings and conflicts within myself that I otherwise have troubles expressing in words. The duality between happiness and melancholy, the outside world versus my inner worlds, as well as the duality between nature and urbanity are all subjects that are inspirational to my music. SILENCE A very powerful tool in a musical context, an important part of life to develop and grow as a human being and also a necessity to create art . While writing music, I will often spend days or weeks just looked up in a room, in my own world, only to venture out when I need to eat. LANDSCAPES Consisting of layers upon layers, a musical landscape has the power to take your mind to unknown places, make you feel emotions and bring you on a journey away from this place. A certain element from the landscape or the landscape as a whole, can have the ability to touch the deepest parts within your being. This is what I love in music and also what I am trying to do with my own music. PRESS Something that is vital in every artist life, to be able to reach new corners across the world. MESSAGE I would like to send a message to every single person out there that has shown interest and support in Sylvaine the last year and say thank you ever so much. I never imagined that people from all around the world would be interested in what IV 54


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I have to say with my music, so it's extremely moving for me to see that. I feel very grateful and excited to see what the future will hold! PHOTOGRAPHY When I started making "Silent Chamber, Noisy Heart", I knew the visual side of the album would be extremely important to me. As I am a very visually inspired person myself, and therefor appreciate visual art forms very much, I wanted the cover to be a perfect representation of the spirit of the album. One day I came across the wonderful work of Daria Endresen and I knew immediately that I wanted her to do the artwork for my debut album. ICONIC Slowdive's reunion last year. I was luck enough to catch two of their shows last summer and it was just the most magical moments. I will never forget those shows. 2013 Along with 2014, 2013 was one of the best years of my life so far, both on a personal level, a musical level and on a professional level. These two years have been filled with so many new adventures and I am extremely thankful to have been a part of them. I'm very excited to see what 2015 will bring! SEASON Spring has just started to show it's colors, with nature beginning to awake form it's winter slumber. It's always a beautiful time of year. I'm enjoying this season in the city of lights, Paris, while finishing up the work on my second album. Life is very busy at the moment, but also very good!

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SOEN

WIZARDS OF PROG Text Federica Sarra Photo Courtesy of Soen

To start off, congratulations on the new release. Could you talk a little bit about what drove this departure? Tellurian is our second album, It is a heavy album with a lot of emotion. What are the main themes that influenced your lyrics? And what about the cover artwork, what's the meaning? Our lyrics are mainly about our views on society, humanity and nature. The meaning of the artwork is there to be discovered by the beholder, it can mean many things and we don’t want to point the way and ruin the perception that people may have about the cover. At what point do you think you guys really found your sound that you have now? As soon as we started writing for Tellurian.I had more time to write at home and we all felt confident about the material we had so we just kept going. Would you say that prog. radiates a certain kind of magic? It does for me. It’s more than entertainment, good prog can make you feel in a way not much other music can. What sort of people are buying your music now? No idea, we’ll have to get on the road and see. But I believe it’s a mix of age, gender and styles. How do you like the thought that your music move into the daily life of other people? I love it and I’m very thankful for it. We don’t take any of this for granted and when people come up to you and tell you how much they like the album we really feel like our purpose is made. What aspect of your job do you enjoy the most? Writing songs and being on stage. We will see you on tour very soon, what do you expect from? I love to play in Italy, the audience sings along on the melodies, this is great! We are really looking forward to these shows. VI


AGALLOCH

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Simply Enchanting Text Federica Sarra Photo Courtesy of Agalloch

What reactions about the last album did you get from fans and the press so far? Mixed. The press reaction has been mostly excellent. The fan reaction has been pretty much divided. Every album we have ever made usually gets this response though. I remember when "The Mantle" came out, it was generally disliked by almost everyone. Now it is seen as a "classic". We just make the records how we see fit and try to ignore how they are received by the public. We are a "love it or hate it" kind of band. What are the main themes that influenced your lyrics in "The Serpent & The Sphere"? Mostly metaphysical and surreal. Is there any specific experience you can point to that originally motivated you to start playing and performing music to begin with? I guess it was back in 1989 when I first became active with the underground death/ black metal scene. I wanted to express my own music and, after years of trial and error, I guess I finally got it right. Give us the best qualities of the musicians of your band. Gritty personalities, creative and talented people. It is often a joy to create music with them, sometimes it is hell... At what point do you think your sound has evolved and taken a new shape? Probably sometime after "Ashes Against The Grain". As much as I hate that record, it was definitely a step towards a more original sound for us. We started to ignore a lot of outside influences and create solely from an inward perspective. Our last two albums have been products of that inward perspective. What can people expect to see at your live performance? Passion and atmosphere. VII


RONNY MOORINGS / CLAN OF XYMOX

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THE ALCHEMIST OF DARKNESS Text Federica Sarra & Francesco Passanisi Editing Richard McKenna

Are you currently focused on a new album, on writing a new album? Not at the moment, not yet. Did you ever feel under pressure to release a new album? I only write when I really feel like writing, and for the moment I still don't. It's like, I'm still too busy promoting the last album and I think I still have to spread the word about that one, because we don't really have any major backing, so I know it's like everybody has realised there is a new album out. Actually, I'm proud to still be working on this one. And once it's out of my system, I think I might want to work on something new when I feel I have something to say with music and words again. At the moment I don't have that feeling very much. I have my own studio, so I just go in there when I feel I like it, so, again, no pressure, and [that way] you get a genuine product. Have you always written so fluently? What inspires you to be so creative, in terms of lyrics and also in terms of music? I don't know. I think that if you feel inspired, I suppose, you're creative. There are plenty of inspiring things around you, like whatever happens in your life. I think you can constantly write about things, and there is so much... there are so many topics you can actually tackle, and music is always... the slightest changes in the note make you want to think about something else again. It's the way my brain works, but that's the way I really get inspired, just by one sound, so it's very easy to say, “Ok, I feel this or that.” Some people don't have that, but I do. In any case, when you do start work on a new album, do you feel it will be in the same vein as this one? No, I think it will be different because I want to do different things, otherwise it'll be boring and repetitive. I think it's just more like style or the way you approach things that can be your blueprint for what you put into the band, but you can still change direction or feel slightly. And then in the end, it's just the way albums are - more poppy, or more this or that, or less this or that. But, like always, that's how people commune with your band. Will the concept of obscurity still be the common thread? Oh, obscurity will be always there because this is my taste, so you can't really change taste that much. It's like someone likes the colour gold in their life and they go for that, or some people really hate that kind of colour, they like to say “black is my colour” and you can't combine that with... It's a matter of taste, and that kind of taste will never change. VIII


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The dark side will always be in my system. I'll never make happy tunes or become very commercial. If you look back at your career, what has really progressed in all these years? My independence! I think I started off a long time ago with all sorts of people around me, a manager, lawyers, etc. and it was like the music industry eventually became my band and I really hated it. So now it's like I do everything myself and I feel much better because I know exactly what's going on and, I have to say, if I don't like something, I don't have to discuss it. It's like my thing. And basically, music is your personal thing, and if you keep that in your own person it doesn't get polluted in that sense, and that's the way I like it. Every time there's a new release I'm really proud, because it's like the finishing touch on a few years' work and it's a liberation from playing it and going over and over it. You have made your choices and now it's released and it's out of my hands and people can hear it. And when people like it, that's when you get rewarded, like “Yes, I've done a good job because people say they like it.” And what was your first approach to music? How did you get involved with music for the very first time? For the very first time? When I was born, I suppose, because that's when you're exposed to all sort of sounds. But I had a very early interest in music, ask my mum. I was a very loud singer in the kindergarten so I already knew I wanted to do something with music. My dad was a hobbyist DJ, so he brought home a lot of music and an enormous collection of records were already there to select what I liked and what I didn't like, because he also had bad taste and a bad selection of vinyl as well as a great selection with modern bands and he was always getting new things. When I was 14 years, old my mum and dad started giving me money to buy my own records. So they encouraged you? Yeah, they bought me many instruments. If I wanted an instrument I got it, there was never a discussion, so I got to experiment with a lot of instruments when I was a kid, because kids tends to be, like, “Oh, I want to play that... Oh, this really sucks so, next instrument!” But they always supported that, and because of that I got in touch with a lot of instruments, and it was good later for making my music. I'm really impressed with how they kind of developed and supported your interest, it's not always easy... Oh, I played in a band when I was 11 years old and we had already played live with my local friends, and we also got money for our shows. And they let me do that, when all the kids I could come at home at eleven. Imagine a young guy now saying to his parents “I Want to be a musician” - can you imagine their answer? Oh, I didn't said “I want to be a musician” because I actually studied just the same, I just did it next to it. Like maybe some other kids played football, I played in a band, but at least I did something... Yeah, more culturally elevated... Yeah, maybe yeah. I think [playing in a band, ed.] is better than running after a ball, but some people think it's better to run after a ball. Don't you miss Holland? Absolutely not, I like my friends there, I have lot of friends that I see when we play in Holland, but to live in that country? I hate it. You currently live in Germany - when you are composing, does something of those two different cultures come into your lyrics or inspire you in a certain way? No, I don't think so. It doesn't really matter where I live. I Lived in London, I lived in Holland or in IX


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Germany, it doesn't really matter, because I've always had my own studio, my own space, so that's my world, not the surroundings. I want to talk about your audience because you have a really strong fanbase. What do you think they are looking for in your music? Oh, God Knows.... I don't know. I think that it's pretty funny that, lately, seventeen-year-old guys tell me that they know all my records, I think “Ok, their father might be a fan” but that's not it, they've discovered us... What appeals to them? I think, all sort of things. Maybe it is because after the rap and hip hop movements, which are very strong in Germany, went mainstream, kids are looking for something else today. Not all, of course, but we are not mainstream and people see something like a darker side in our music, and it's what appeals to them. There will always be kind of darker souls who want to have more than just the things on radio and TV, so they discover us beyond that and this is maybe how we come in, as well as many other bands. What you do in your free-time? Do you have time to listen to new bands and new music, and when you listen to music do you prefer to pick vinyl from the past? All of it. No specifics. I'm also busy with my daughter, that's something that I really enjoy spending time on. But that's going to change because she's starting to go to the kindergarten so I'll have more time for writing music. But everything slowly, with no pressure. Have you ever thought about doing a Solo album? No, in a way all my albums are solo albums. My solo albums are the Clan of Xymox, it's my pseudonym, like Nine Inch Nails is Trent Reznor's. That is why Trent doesn't release something as Trent Reznor, because Nine Inch Nails sounds better, and Clan of Xymox sounds better than Ronny Moorings. Do you have a motto for yourself? A word or a phrase that gives you strength? I don't need that. I do it because I like it. I don't motivate myself, if you need to motivate yourself to make music you'd better quit, you'd better not do it because it should be coming from inside you. If you don't have that, don't start (laughs). This is not a job for me, I just do it. I'm fortunate enough to release albums, play live and things like that, but I do it because I like it. It's not like “Oh my god I have to play live” or “Oh my god, I have to make a new album.” This approach that you have is something really important, something really precious that not everyone has... I don't know, this is just the way I am. I can't say if it's important or not, but I can't see any other way, really. I'm fascinated by this because I've done a lot of interviews and everybody has little complaints about the job, sometimes it's about touring too much or touring too little, or about the label that says that they must do an album every two years... Yeah yeah, I can understand that as well, I've been through it just the same, like when your major label says that you have to do like a three-month non-stop tour but, then again, I didn't complain because I actually like that. It was like “Hey, something new, three months of touring in a big Nightliner.” So do you like touring? No, that was them who made me. I will not do it now, but I'm glad that I've done it in order to know what I want, since you have to do something to know if you like it or not. As the last question I want to ask, what has been the biggest disappointment in your career? Nothing, and I'm being honest, because even though I've had plenty of disappointments with everything, but it's like they are part of what you did. I wouldn't be here today doing what I do if it wasn't for the happy moments and the bad moments. Life is complicated, but every road that takes you along a little sideroad also makes you keep going so, no, I wouldn't change anything... I'd do exactly the same things. X


INTERPOL

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BEING DANIEL KESSLER Text Federica Sarra Editing Richard McKenna

Is the tour going well so far? Yes, being in Milan is great, we were really looking forward to being here. In a lot of interviews, you've said you prefer not to play too many new songs as you feel the audience wants to hear the old songs and you think they'd rather go and have a beer than listen to the new material... You were probably joking, but how true is it? Does that really happen, in your experience? I was talking about this before the record came out because when you hear a new song played live, it's actually possible people don't recognise it. But the reactions were great, people knew all the lyrics and they sang along... It's been enthusiastic. But you can't always expect that, as sometimes they don't pay attention, but it seems our fans are really into this record. That's meant a lot to me. I must be honest with you, I don't know if you realised that over the last 4 years your fans were split into two categories - those who had no doubts about a new Interpol album and those who thought you would never put a record out again, and that, moreover, if you did, the new records wouldn't be as good... I was in second category... Grazie! It's really nice to hear to hear that, but you were on the wrong side, Federica! if you were at the casino and you bet against us you would have lost! I always knew we were going to release a new album at some point, without asking myself too many questions – you just create another piece when you feel you have something new to say! I didn't make any plans but as soon as I started to write new songs I was getting excited and I wanted to work on those songs with my bandmates. Then it was very clear we'd got a lot of new energy and enthusiasm, I'm not saying XI


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it was an easy record to make, but it didn't encounter many obstacles or walls. The record kind of wrote itself in a way...it was a real pleasure. As you have written most of the material for this new record, don't you feel some kind of paternity for El Pintor? No, (laugh) I wrote a lot of these songs in Milan too, by the way, but they started with me and then, for example, Paul did a great job with the bass lines, writing all the part for the bass... I knew he was a great musician but it was outstanding the job he did with the bass, which made this record what it is now! I think it's really our record. Lots of the melodies and main lines came really quickly, like in the first few days. The lyrics were just the finalizing part. I can say that there was a good chemistry between us during that time, during the composing process. Tell me something about the spoken words in Breaker 1 - it's Sicilian right? How did you come up with that? Yeah, right, it's sicilian. Actually it was Paul who came up with it. I know the meaning, but the Italian language has a kind of magical sound, it's like singing, and it sounds great together with the music. Daniel, do you speak Italian? Yeah, badly but I do! I can understand it well! Who was Daniel as a kid? I moved a lot when I was a kid, so it's hard for me to say... I moved to America when I was 11 years old, but my family comes from Europe, I was born in England, so I grew up in between different cultures, so it is very hard for me to say who I am in terms of nationality. As a kid it's like I had a lot of different lives: I was a French kid, I was an English kid, I was an American kid... It wasn't always easy, I didn't know what I was. But my childhood made me what I am today! And who is Daniel nowadays? I try to let go of the past, live in the present, in the moment. I have a very beautiful life, a different life, a strange kind of life, like sleeping in a different bed everyday. It's hard to have consistency but I knew this is what I wanted to do and I've worked very hard to have the opportunity to do it since we put the first record out on 2002. I didn't think we could arrive where we are today! I feel very lucky. What's the biggest lesson you've learned while growing up in the music world? Ah, that's a really hard question, I always try to appreciate everything I have in every moment. For example, having a human connection with our audience is great - you forget you've been travelling for so long, you forget you're tired... It's an incredible experience. So you don't feel bored of this life, touring, interviews etc.? No, I don't mind, I know it's a part of the game. I like to make our fans happy! With all the crazy things that happen in the world, and with all the distractions, like internet etc., it's beautiful to get attention from our fans, it means a lot to me. I mean, at the shows you can see a younger generation and an older one and they both sing new and old songs. It's great! I can't get bored seeing all that happening.

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What was the first song you learned on your guitar? I played a song called Wipeout, which is an American song, a kind a surf-rock song, as I was into that scene at that time. Then I learned the James Bond theme... (laughs) and then I started very early to write my own material. But I've always been very curious in terms of music, I've listened to real hardcore and more classic rock - if a song is good, it's good, the genre doesn't matter. And how can we picture your composing process today? Mostly it's with an acoustic guitar. Ideas flow, and I never force them. I write at home when I feel like it. Writing on tour is absolutely impossible for me, so I need a period, a sort of hibernation, like a bear, to write. I have no timetable, no schedule. Could you identify your audience, and do you know what draws them to your music? I don't know actually, it varies... I ask you this because I interview many different bands, from atmospheric post-rock to prog, and a lot of them, despite being very different from one another, often mention Interpol as a reference in terms of sound, vibe, etc. How amazing is that? Wow, yeah - that's amazing! I didn't expect that! That's very nice to hear! Actually sometimes I forget we've made five records and we've been playing for years, so sometimes, I forget about that! I 'm still surprised when other bands mention us as an inspiration! Do you feel that abstraction and obscurity are necessary concepts in your music? I haven't thought about it. It's hard for me to say as I haven't analysed our sound the way you have, but you're probably right, those two components were always there. I can understand why you feel they are there, and they are there actually. Tell me a moment you've felt really proud of... There've been a lot of moments when I wasn't proud of myself but I felt pride, like playing in the Metropolitan museum in New York. It's like a temple, very few bands have played there. I really appreciated that. But honestly I've had so many good moments, I'm proud of all them. Since our first record in August 2002, I would never have imagined being here today, after all the hard work. I remember when we were doing three demos, a new band in New York... There were plenty of them! Somebody told us, no, there was no certainty of success at the time, but somehow we're still here. That is so important, it's incredible to still be here now. It's amazing! Your songs are full of deep, intense emotions. Of course, everyone is touched at different levels, but how do you do it? Behind every song there is one little piece of heart, so maybe that's why... It's like painting your soul at that moment and that's the reason I make records, because I want to express myself, I need to do it. This also makes me aware when a song is ready or not, it's when I feel a sort of emotion inside. It's like an addiction, I need to feel that kind of emotion over and over again. Chasing that feeling is what keeps me going! Like I need art to feed my writing, as an energy, as cinema, paintings... But it's not so specific, like this thing wants to make you do that. it's all about expression, expressing myself. Every record is an occasion to express myself. All the records are like documents of different moments in my life.

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ADDRESSES Lacuna Coil Sylvaine Interpol Clan Of Xymox Soen Klimt1918 Agalloch Shores Of Null Steven Wilson Neil Gaiman Neil Peart Rush Mario Bava Travis Smith Moonspell Summer Breeze Festival Tying Tiffany Viet Cong Yak Ibeyi Tobias Jesso Jr.

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