Sconfinare 46

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n° 46 - Estate 2017 È il giornale creato dagli studenti di Scienze Internazionali e Diplomatiche di Gorizia. Direttore: Lorenzo Alberini Ci trovate anche online, su www.sconfinare.net. Caporedattori: Nicolò Brugnera e Viola Serena Stefanello

L’editoriale di Viola Serena Stefanello

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ittadini, vorreste una rivoluzione senza rivoluzione? Si rivolgeva così, il 5 novembre 1792, Maximilien de Robespierre nel suo discorso all’Assemblea Nazionale. Una domanda allora provocatoria, che sembra però calzare come un guanto la società occidentale contemporanea, sempre pronta

ad indignarsi e a battersi il petto - un po’ meno a fare qualcosa di concreto per migliorare condizioni sempre più preoccupanti. Non è un discorso prettamente politico, però, quello che vogliamo affrontare con questo numero a tema, appunto, “Rivoluzione”. Non vogliamo soltanto ripercorrere grandi e controversi avvenimenti storici, come quella Rivoluzione d’Ottobre il cui centesimo anniversario cade proprio quest’anno o le più vicine Primavere Arabe, che hanno scosso le fondamenta del vicino

Oriente spegnendosi però in un mare di sangue ed ulteriore confusione, quasi a ricalcare il vecchio discorso di Louis-Antoine Saint-Just: “Coloro che fanno le rivoluzioni a metà, non hanno fatto che scavarsi la fossa”. No: in questo lungo e travagliato viaggio tematico che ci strattona da una parte all’altra del tempo e dello spazio trovano posto personaggi straordinari, idee innovative, battaglie inaspettate, colpi di genio e l’arte più inedulcorata. Per citare un famoso mistico indiano, “nessuna rivo-

luzione è davvero necessaria; il mondo è già una rivoluzione in pieno mutamento”. Nel nostro piccolo, allora, abbiamo cercato di riassumere, sì, cambiamenti epocali così come bagni di sangue - lontani ma anche, purtroppo, dolorsamente vicini - ma, allo stesso tempo, di sottolineare appena, in matita chiara, come talvolta cambiamenti che possono apparire di relativa importanza portino invece, a posteriori, a quella che nessuno esiterebbe invero a definire una vera e propria rivoluzione.

RIVOLUZIONI

Sconfinare non identifica alcuna posizione politica, in quanto libera espressione dei singoli membri che ne costituiscono il Comitto di Redazione. Sconfinare è un periodico regolarmente registrato presso il Tribunale di Gorizia in data 20 maggio 2006, n° di registrazione 4/06. Editore e Propetario: Assid Associazione studenti di scienze internazionali e diplomatiche.

Direttore: Lorenzo Alberini Capo Redattore: Viola Serena Stefanello, Niccolò Brugnera Impaginazione e grafica: Matteo Da Frè,

Alessandra Veglia, Alessia Cordenons, Benedetta Aurighi, Daouda Thiam, Emma Boschini, Liam McCourt, Ludovico Mazzocco,Maria Mulè, Niccolò Brugnera, Sofia Dall’Osto, Timothy Dissegna, Viola Serena Stefanello Redazione: A. Gouthier, A. Veglia, A. Beghel-

li, A. Bosco, A. Cordenons, A. Menghini, A. Confin, A. Russo, A. Orlando, B. Aurighi, C. Spinazzè, C. Rossi, C. Fiorino, D. Baissero, D. Thiam, E. Argenziano, E. Boschini, E. Cecotti, F. Cociancich, F. Del Medico, F. Nestola, F. Procida, F. Fontana, F. Paro, G. Netto, G. Rizzo, G. Calibeo, G. Lizzi, G. Mastrantoni, G. Pflanz, G. A. Casanova, I. Del Rizzo, I. Bianchi, L. Chimini, L. Dal Farra, L. McCourt, L. Crippa, L. Nucera, L. Tacconi, L. Mazzocco, M. Me-

non, M. Mulè, M. Motta, M. Da Frè, M. Aristarco, M. Faleschini, M. Romanin, N. Razza, N. Brugnera, P. Previdi, R. Valle, R. Puppin, S. Certomà, S. Mischis, S. Biscuola, S. Dall’Osto, S. Bozzalla, T. Dissegna, T. Clerici, V. Montesel, V. De Palma, V. Vidotto, V. S. Stefanello, G. Zangoni

Stampato da: Tipografia Budin, via Gregorcic 23, Gorizia (GO)


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Numero 46

La rivoluzione dei giorni nostri

Il confederalismo democratico:la rivoluzione nel cuore della guerra siriana di Fabio Cociancich

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ome reagireste se qualcuno vi dicesse che oggi, nel 2017, c’è una rivoluzione in corso? Una rivoluzione proprio in quel senso lì, come quelle del secolo scorso, di quelle che restano nella storia, di quelle che troviamo nei nostri libri di testo. È esattamente quello che sta succedendo in questi anni nel nord della Siria sconvolta dalla guerra civile. Nella regione del Rojava, al confine con Turchia e Iraq, una delle fazioni in guerra sta concretamente realizzando un radicale cambio di paradigma economico-sociale. La fazione è quella dei curdi siriani (dettaglio da non dimenticare, nel complesso mosaico della “questione curda”) e il cambio di paradigma risponde al concetto di “confederalismo democra-

tico”. Di cosa si tratta? E come di ecologia sociale e di municipossono i curdi siriani operare palismo libertario. Seguendo gli una rivoluzione nel bel mezzo enunciati del loro leader, i curdi di una guerra cruenta, dove una del Kurdistan Occidentale (tramiriade di fazioni si combattono duzione di Rojava Kurdistana) tra loro, in un interminabile tutti hanno sottoscritto con tutti gli contro tutti? Stretti nella mor- altri gruppi etnici della regione sa tra Assad, “ribelli” jihadisti, un nuovo patto sociale, la Carta Daesh, Turchia del Rojava, dove e Iraq, i curdi “L’opposizione al trovano centralisiriani dall’inil’ecologismo maschilismo è tàe il femminismo. zio dello scontro pietra angolare Non a caso, a non hanno perso l’occasione e si fianco delle Unidella lotta a sono organizzati tà di protezione ogni forma di per dare sviluppi popolare (Ypg) oppressione” pratici e concreti sono sorte le Unialle teorizzazioni tà di protezione dello storico leader curdo Abdul- delle donne (Ypj) che stanno lah Ocalan, imprigionato in Tur- svolgendo un ruolo fondamentachia dal 1999. Ocalan, nel 2005, le nella guerra in corso. operò un deciso cambio di rotta La centralità dell’elemento nell’impostazione ideologica del femminile nella nuova società movimento curdo, spostandosi che si sta creando nel cuore del dal marxismo-leninismo delle Medio Oriente è forse difficile da origini verso una nuova base teo- cogliere dal nostro punto di vista rica in cui confluiscono elementi maschilista e occidentale, ma ha

radici ben precise nella cultura curdo-alevita e nella storia curda, dove furono le donne le prime a opporsi al dominio turco, dai tempi di Ataturk, passando per il golpe militare del 1980 e la successiva repressione del PKK. L’opposizione al maschilismo è centrale in quanto pietra angolare della lotta a ogni forma di oppressione, che dal maschilismo viene fatta discendere. Oggi le Ypj-Ypg controllano quasi tutto il nord della Siria, assediano la capitale di Daesh, Raqqa e aggregano attorno al loro progetto politico tutte le etnie e le confessioni della regione. Le unità militari sono miste, tra arabi e curdi, yazidi, assiri, assiro-caldei, armeni, ceceni. Soprattutto, oggi il confederalismo democratico sta dimostrando sul campo di essere un’alternativa valida, praticata e praticabile, per una democrazia reale in una terra che di democrazia non ne ha mai vista molta.

La “primavera araba”: tra rivoluzione e sogni di libertà Come sono nati e come si sono diffusi i movimenti di protesta nel Medio Oriente dal 2011 a oggi

di Giulia Calibeo

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el 2011 il “Time” incorona il manifestante, “the protester”, come personaggio dell’anno: senza nome, età, sesso, provenienza. Nell’immagine, due occhi scuri fissano il lettore, un berretto di lana copre il capo e un velo il resto del volto. Dalla primavera araba alle strade di Atene, d’Europa e del mondo, fino ai movimenti “Occupy” che da Wall Street si diffondono velocemente in tutti i continenti, la figura del contestatore ha invaso le principali testate giornalistiche mondiali, così come i social network e i media tutti. Da dove nasce tutto questo fermento popolare? È il 17 dicembre, il 2010 si avvia a lasciare il posto al nuovo anno, portando con sé il peso dell’esasperazione cittadina: Mohamed Bouazizi, venditore ambulante ventiseienne, si dà fuoco davanti alla sede del governo del suo villaggio, in Tunisia. Laureato, disoccupato e costretto a svolgere lavori in nero per sopravvivere, Mohamed

ha compiuto un gesto estremo, che lo porterà alla morte dopo pochi giorni, per rivendicare il diritto al lavoro e, soprattutto, alla dignità. La notizia della sua morte viaggia in tutta la regione, soprattutto grazie all’uso dei social media da parte dei giovani. Il presidente tunisino Ben Ali si rifugia in Arabia Saudita, mentre, in Egitto, piazza Tahrir diventa il luogo di ritrovo di migliaia di persone che chiedono le dimissioni del presidente Hosni Mubarak in quello che verrà ricordato come “il giorno della rabbia”. La spinta rivoluzionaria arriva anche in Yemen, Giordania, Libia, Bahrein, Iraq e Siria: tutti i movimenti di protesta chiedono le dimissioni dei propri capi di stato e la promulgazione di nuove riforme economiche e sociali. Nei mesi successivi crolla il regime di Gheddafi, a cui seguiranno elezioni democratiche; si verifica un cambio del vertice a Sana’a; i marocchini sono chiamati alle urne per un referendum costituzionale; l’allora presidente statunitense Obama annuncia il ritiro delle truppe dall’Iraq; in Tunisia

si vota per formare l’assemblea incaricata di redigere una nuova costituzione; l’egiziano Mohamed Morsi diventa il nuovo presidente. Il popolo esulta, l’unione fa la forza, il manifestante ha vinto. L’ondata di positività che invade il Medio Oriente si rivela però meno intensa del previsto: in Egitto viene emesso un decreto che limita lo spazio dell’opposizione politica e intanto la Siria diventa protagonista di una drammatica guerra civile in atto ancora oggi tra il regime di Bashar al Assad e i ribelli. Un nuovo cambio di rotta si verifica in Egitto con l’elezione dell’ex generale Abdel Fattah al-Sisi. In un contesto di estrema incertezza e costante evoluzione, nel giugno 2014 Abu Bakr al-Baghdadi dichiara la creazione dello Stato Islamico della Siria e del Levante (ISIS) e vari gruppi terroristi in tutta la regione giurano fedeltà al Califfato. Presto lo scenario mediorientale vede l’incursione sempre più prepotente di altri attori europei, americani e asiatici in un’escalation di violenze che

Time’s person of year 2011-copertina

non troverà risoluzione. L’evoluzione della “Rivoluzione dei gelsomini” del 2011 produce effetti inaspettati, ma non duraturi - stroncando le speranze di libertà di migliaia di manifestanti. Perché talvolta è impossibile dimenticare che, per citare il grande Tiziano Terzani, “le rivoluzioni costano carissime, richiedono immensi sacrifici e perlopiù finiscono in spaventose delusioni.”


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Euromaidan, il golpe a Kiev e la deriva dell’Ucraina

Storia della crisi in Ucraina e del golpe che ha destituito Yanukovich di Michele Aristarco

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utto ha inizio il 21 novembre 2013 con una lunga serie di proteste a Kiev: il governo ha fatto decadere un accordo di libero scambio tra Ucraina e UE e il movimento Euromaidan manifesta in Piazza dell’Indipendenza per chiedere le dimissioni del presidente Yanukovich, reo di aver fatto subito il ricatto economico della Russia. Le forze antisommossa del Berkut respingono i manifestanti. La protesta però non si placa: le manifestazioni continuano; le forze dell’ordine reprimono i protestanti; gli scontri, assieme ai raduni di piazza, proseguoScontri a Kiev durante le proteste del 2013 no per settimane. L’apice della violenza arriva tra il 18 e il 20 condotto con procedura legale. la crisi di Crimea: la Duma rusdi febbraio - Kiev piomba nel Il 21 febbraio Yanukovich si sa approva l’ordinanza del precaos: decine di manifestanti reca a Kharkov per un summit sidente Putin a inviare truppe in vengono uccisi da cecchini non delle regioni orientali del pae- Ucraina, mentre Yanukovich si identificati e proseguono gli se, ma il giorno successivo il rifugia proprio in Russia, dove scontri con la polizia, il numero parlamento vota per dichiarare tiene una conferenza stampa dei morti sale, mentre il paese la carica vacante. Il 24 febbra- condannando i golpisti e smencade in una fase io viene emesso tendo i provvedimenti della di instabilità poun mandato di Rada. Dopo l’arrivo delle trup“ Euromaidan litica. L’Ucraina cattura nei suoi pe russe in Crimea, la popolasi trova de facriesce dove la confronti. Nel zione a maggioranza russa vento in uno stato frattempo il go- ne sottoposta a referendum: il rivoluzione d ’ e m e rg e n z a . provviso- quesito prevede l’adesione della arancione aveva verno Viktor Yanucovich Il presidente rio sopprime il Crimea alla Federazione Russa. Yanukovich firfallito: strappa corpo del Berkut Il 97% dei votanti si esprime a ma un accordo e abroga la legge favore, e il 30 marzo la lose forze dell’estrema destra l’Ucraina con le opposisulle minoranze Russia proclama un’annessione come Praviy Sektor e Svoboda, alla Russia zioni per fissare linguistiche, im- non riconosciuta da Ucraina, inneggianti a Stepan Bandera nuove elezioni e la avvicina ponendo la lin- UE e Stati Uniti. Nel Donbass (leader dei collaborazionisti parlamentari gua ucraina alle invece, le regioni di Luhansk ucraini alleati della Germaall’Europa” entro dicembre. regioni orien- e Donetsk proclamano a loro nia nazista) assumono sempre Non è comuntali del paese, a volta l’indipendenza da Kiev più rilevanza politica, identique sufficiente: la folla infero- maggioranza russa - su tutte la e sono tuttora in conflit- ficandosi contro il nemico ed cita prende il controllo totale Crimea e il bacino del Donbass. to con l’esercito regolare. invasore russo. Il governo di del distretto governativo, dagli Le popolazioni russofone pro- Euromaidan riesce allora dove Poroshenko peggiora la situauffici presidenziali al ministero testano contro i provvedimenti la rivoluzione arancione aveva zione economica del paese e il dell’Interno. Spunta in parla- governativi e contro la rivolu- fallito: strappa l’Ucraina alla conflitto con i separatisti non mento una richiesta d’impea- zione, definendola un vero e Russia e la avvicina all’Euro- pare cessare. Il caos continua a chment, seguita da un voto non proprio colpo di stato. Scoppia pa. Nel frattempo, le perico- regnare.

La storia... in breve Novembre 2013. Primi segnali di protesta.

Febbraio 2014. Cade Yanucovich.

Maggio 2014. Referendum di Crimea.

Aprile 2014. Inizio della guerra.

I manifestanti chiedono a gran voce le dimissioni di Yanucovich

Il parlamento ucraino esautora il presidente Yanucovich e il governo. Il governo di Crimea rifiuta i nuovo governo. Inizio della crisi di Crimea.

Il referendum per l’annessione della Crimea alla Russia registra il 97% dei votanti favorevoli all’annessione. Legittimità contestata dalla comunità internazionale.

La Repubblica Popolare di Doneck e quella di Lugask si proclamano indipendenti. Inizia a guerra dell’Ucraina orientale, tuttora in corso.


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Numero 46

Da Robespierre a Le Pen, la rivoluzione del concetto di Stato I fatti della più famosa rivoluzione europea possono aiutare a comprendere i futuri scenari dell’Europa odierna

di Timothy Dissegna

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ll’epoca doveva essere l’inizio della fine; oggi è sicuramente considerata una delle svolte più importanti nella Storia dell’umanità: la rivoluzione francese rappresenta da più di due secoli lo spartiacque tra l’età moderna e quella contemporanea. Nonostante la sua importanza, comunque, ancora oggi rivela dei capitoli poco conosciuti. La sintetica linea del tempo che si impara a scuola spesso trae in inganno: nell’estremo tentativo di riassumere in poche righe il terremoto sociale e politico di quegli anni, si associano automaticamente i moti parigini alla fine ingloriosa di Luigi XVI sulla ghigliottina, mentre in realtà la monarchia riuscì rimanere al trono fino all’agosto del 1792, quando il re venne arrestato e successivamente accusato di tradimento. I fatti scoppiati nel 1789 e tra-

scinatisi avanti per diversi anni, anche dopo l’apparente fine della rivoluzione, assomigliano sempre più a echi lontani della storia, distanti anni luce dal nostro presente. La regola, però, secondo la quale guardare al passato aiuta a comprendere il presente è valida anche in questo caso e, anzi, esistono pochi altri episodi come questo per riuscire a comprendere appieno la delicata situazione attuale in cui riversa l’Europa. Anche se non ci sono più sovrani assoluti, né governi rivoluzionari che portano avanti le proprie politiche con il Terrore. Di una nuova “rivoluzione francese” si vocifera oggi all’alba delle presidenziali d’oltralpe: al momento in cui questo articolo viene scritto, i risultati non sono ancora stati resi noti e i sondaggi propendono per la vittoria di Macron. Ma come ha detto il filosofo Eric Deschavanne in un’intervista a L’Indro: “ci sono alcuni punti comuni con la situazione

nel 1789. Tocqueville ha spie- complesso e va a riguardare il gato che la Rivoluzione fran- concetto di Stato stesso, desticese era il risultato di un lento nato a mutare nel futuro non movimento: la contraddizione solo per l’avanzare sempre più tra una società egualitaria e in- prepotentemente delle destre dividualista da un lato e le isti- ma anche per l’emergere di una tuzioni gerarchiche dell’Antico nuova “coscienza popolare” Regime dall’altra, era secondo che nasce all’ombra di un’UE lui la vera causa della rivolu- spesso miope. zione, il desiderio di fare tabula Quello che potrebbe apparire rasa di istituzioni, leggi e co- come l’inizio della fine di un stumi già moribondi, in sostan- porgetto nato sotto i migliori za Dobbiamo però capire che auspici, rischia quindi di essecosa Tocqueville intende per re stroncato da una fantomatica “parità di con“primavera dei dizioni”: non è popoli”: come ne di uguaglian“ Forse dopo il nel 1848, anno za di fronte alla dei moti che voto francese legge, né di paprendono quenulla cambierà, sto nome, così rità di ricchezza, che egli parla. ma non possiamo nel XXI secolo La socialità de- ignorare di essere i nuovi “populimocratica cui è sti” promettono stata progettata in una faglia della uno stravolgiè data dal legaStoria: sempre mento del sisteme tra i memil cui futuro più gente chiede ma bri della società mette i brividi a cambiamento e molti. stessa: il legame sociale è tale che una certa frangia Identificare toanche il mae- politica ha deciso talmente ieri con stro e il servo oggi è impossidi erigersi a sua bile per le noteconsidereranno se stessi uomini voli differenze voce” essenzialmendella società te simili, libecontemporanea ri e uguali. Nella Francia del dal clima culturale e sociale di 1789 i francesi non tollerano fine settecento, ma quell’astio più i privilegi e le autorità”. verso le istituzioni citato soDopo 228 anni, parlare di ri- pra lo ritroviamo in entrambe sentimento popolare in questi le epoche. Forse dopo il voto termini appare a dir poco pro- francese nulla cambierà, ma vocatorio: paragonare nomi non possiamo ignorare di esdella Rivoluzione per eccellen- sere in una faglia della Storia: za a una figura come Marine Le sempre più gente chiede camPen, che fa dell’antipatia po- biamento e una certa frangia polare contro Bruxelles il suo politica ha deciso di erigersi a cavallo di battaglia, potrebbe sua voce. Anche attraverso ciò provocare non pochi attacchi passa il futuro del concetto di di cuore agli amanti della Sto- Stato - come accadde già 230 ria. Il discorso però è molto più anni fa.

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Estate 2017

La rivoluzione femminile: un punto di arrivo o un punto di partenza? I traguardi conquistati e i diritti ancora negati

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di Chiara Fiorino

a rivoluzione femminile è una delle più lunghe della storia. Il lungo cammino dei movimenti per il riconoscimento dei diritti politici, giuridici e civili delle donne inizia nel lontano 1791 in Francia, con la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina. Ma è con la Convenzione di Seneca Falls del 1848, emanata negli Stati Uniti, che nasce il femminismo: con tale atto prendono infatti vita i primi movimenti. Tra i più celebri vi è quello delle Suffragette, nato in Gran Bretagna nel 1869: tutti hanno visto sui libri di storia Partecipanti della Women’s March, tenutasi il 21 gennaio 2017 a Washinghon D.C. o su Internet l’immagine delle donne britanniche che, mar- violenza domestica, di parità di ciando su Manchester o Londra genere nell’ambiente di lavoro con i cartelli “Votes for Wo- e di diritti riproduttivi. La “semen”, chiedevano a gran voce conda rivoluzione femminile” 1791. De Gouges: rivoluzionaria francese. di partecipare alla dimensione apporta cambiamenti radicali: Olympe De Gouges rivendica l’eguaglianza dei pubblica al pari degli uomini. sono approvate leggi a favore diritti delle donne nella Francia rivoluzionaria. Perché i loro diritti, o almeno del divorzio e dell’aborto, il quelli politici, siano identifi- delitto d’onore diventa un reato 1848. Convenzione di Seneca Falls. cati bisognerà attendere fino e si hanno, da questo momenSi riunisce a Seneca Falls la prima convenzione sui to, pari opporal primo dopodiritti delle donne. Si rivendica il diritto di voto. tunità di lavoro. guerra: il contri“ La “seconda Il femminismo buto che hanno 1858. Le donne entrano in Università. degli anni Nodato, soprattutto rivoluzione Università del Iowa ammette per prima negli USA vanta, la cosidnel settore infemminile” una donna alla laurea. detta terza ondustriale, viene apporta data, si allontana riconosciuto e la 1906. Le donne entrano in Parlamento. dalle piazze per figura femminile cambiamenti Le donne finlandesi sono le prime europee a poter entrare nei luoviene riconsiradicali: sono votare e ad entrare in parlamento. ghi istituzionali: derata. Così nel 1918, dopo le approvate leggi a d a l l ’ u n i v e r s iproteste – anche favore del divorzio tà alla politica, ricerca di zioni di ogni tipo, disparità saviolente – di fine e dell’aborto, il alla pari opportuni- lariale (il famoso gender pay Ottocento, l’Indelitto d’onore tà. Oggigiorno gap) e tagli dei fondi ai consulghilterra sancisce ufficialmendiventa un reato le donne, nella tori sono all’ordine del giorno. maggior par- Fortunatamente, però, si può inte il diritto di e si hanno, da te del mondo, travedere un barlume di speranvoto alle donne: si tratta di un questo momento, vivono in con- za in mezzo a quest’illegalità: molto le ingiustizie che ancora molte primo, gran- pari opportunità dizioni donne subiscono hanno dato più favorevoli de traguardo. di lavoro” rispetto a quelle vita ad un nuovo movimento Dopodiché, il dei secoli pre- femminista (la futura quarta movimento femminista si risveglia dagli anni cedenti: ad esempio, l’assem- ondata?) che, con le sue numeSessanta: la seconda ondata, a blea legislativa del Ruanda è rose manifestazioni in giro per differenza della prima, non pone formata per il 60% da donne. il mondo, sta (ri)attirando l’atMa le conquiste ottenute tenzione su tutti quei diritti non in primo piano i diritti politici, bensì quelli sociali e civili, che sono sufficienti? Ebbene, no. ancora garantiti dalla società. ancora sono negati. I temi che I residui barbarici delle epoche Dunque, la strada è ancora lunle donne affrontano sono quin- precedenti li troviamo anche ga e piena di ostacoli, e proprio di nuovi e spesso scandalosi: si nelle nostre società evolute: per questo c’è ancora bisogno Corteo a Roma in occasione della Giornata parla di sessualità, di stupro e violenze sessuali, discrimina- di donne forti e rivoluzionarie. Internazionale della Donna

La storia... in breve

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Oleodotto dakota access: i Sioux non intendono arrendersi a Trump Nonostante l’ordine esecutivo, le proteste di amebientalisti e nativi non si fermeranno di Arianna Orlando

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a mesi ormai le organizzazioni ambientaliste stanno rivolgendo la loro attenzione a ciò che sta accadendo tra North e South Dakota, nei pressi della riserva di Standing Rock Sioux. Il riferimento va dritto alla costruzione dell’oleodotto sotterraneo Dakota Access, progettato per portare il greggio dalla Bakken Formation – al confine tra Montana e North Dakota – fino all’Illinois, attraversando South Dakota e Iowa. Da Aprile 2016 la realizzazione del tratto finale dell’oleodotto è stata al centro di grandi proteste di ambientalisti e water defenders, ma soprattutto dei nativi americani che vivono nella riserva e si sono radunati nel campo di Oceti Sakowin per far sentire la loro voce. Fin dalla sua presentazione nel 2014 i Sioux si erano opposti

al progetto, affermando che avrebbe profanato le loro terre sacre ed ancestrali e messo in pericolo le risorse idriche. A Dicembre, dopo mesi di manifestazioni e scontri, la sezione dell’esercito americano specializzata in ingegneria e progettazione aveva accettato di stabilire un percorso alternativo per l’oleodotto, accontentando i nativi che non volevano passasse sotto il letto del fiume Missouri. Tale decisione aveva obbligato l’Energy Transfer Partners - ditta costruttrice nella quale Trump è investitore - a fermare i lavori. Tuttavia, era trapelato che l’allora futuro presidente, favorevole al completamento dell’oleodotto, avrebbe potuto rivedere questa risoluzione, andando contro uno dei cardini dell’amministrazione Obama. Alcuni tra autoctoni ed ambientalisti sospettavano che la buona notizia fosse solo una tattica per bloccare le proteste e poi continuare la costruzione. Purtroppo, i timori dei nativi si sono rivelati fondati: il 24 Gennaio Trump ha firmato un ordine esecutivo per la ripresa dei lavori. La situazione ha iniziato ad incrinarsi ulteriormente il 22 Febbraio, quando dieci Sioux sono stati arrestati durante lo sgombero del campo di Oceti Sakowin, ridotto ad un cumulo di macerie bruciate. Nonostante l’evacuazione dell’accampamento, la campagna contro chi finanzia il controverso oleodotto ha ottenuto importanti successi. Il fondo pensionistico norvegese

La proposta di percorso per l’oleodotto

Storebrand e la banca tedesca BayernLB hanno annunciato di voler ritirare tutti gli investimenti. Inoltre, Greenpeace ha lanciato una petizione con-

a scatenare ulteriori proteste, come quelle del 10 Marzo davanti alla White House. Dave Archambault, rappresentante della tribù Sioux, aveva dichiarato: “Abbiamo marciato contro l’ingiustizia e continueremo la “Abbiamo nostra protesta pacifica. Le popolazioni indigene non possono marciato contro sempre essere messe da parte a l’ingiustizia. vantaggio degli interessi azienLe popolazioni dali o dei capricci del governo”. Trump ha molte carte da gioindigene non care in questa lotta, ma forse possono sempre non la consapevolezza di avere essere messe da di fronte un popolo pronto a reparte a vantaggio sistere, guidato da capi indigeche hanno riunito più di 500 degli interessi del ni tribù e sostenuto da milioni di governo ” persone negli States e nel resto del mondo. Dalle pianure al confine con il Canada fino tro le banche italiane che non alle strade di New York e alle sono ancora passate all’azione. aule del Congresso, chi chiede La decisione di Trump è desti- giustizia non verrà facilmente nata a non cadere nel vuoto, ma messo a tacere.


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Presidente... con un tweet

Social networks e notizie false: un nuovo modo di fare campagna elettorale

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di Giacomo Netto

utto inizia dalla nostra home di Facebook, più precisamente dal tipo di home che decidiamo di visualizzare: per scegliere basta premere i tre puntini accanto alla sezione “Notizie”. Cliccandoli, abbiamo due opzioni: “Notizie principali” (selezionata di default) e “Più recenti”. Quella più importante è la prima, perché regolata attraverso un complesso (e discusso) algoritmo in grado di decidere da solo quali sono i contenuti che all’utente possono interessare di più, in base alle interazioni che ha con i contenuti di Facebook, come i “Mi piace” o gli interessi degli amici. Altri dettagli sono dati spontaneamente dall’utente come il sesso, l’età, l’orientamento politico o il luogo di nascita. Tutti queste informazioni sono importanti, perché rappresentano uno screen dettagliato degli interessi dell’utente, e come tali hanno un valore. Più precisamente, stando a una ricerca del The Guardian, i dati di un utente americano possono valere fino a 13,54 dollari, mentre un profilo di un utente europeo ne vale circa 4,50. Gli acquirenti? Società di marketing online, che indirizzano pubblicità diverse a utenti diversi, in base a quello che è l’interesse del singolo. Ma durante la cam-

Secondo una ricerca BuzzFeed il 38% delle notizie pubblicate da tre importanti pagine vicine al Partito Repubblicano sarebbero false.

pagna elettorale, i principali compratori di queste informazioni sono stati i team di comunicazione dei candidati alla Casa Bianca, poi polarizzanti nello scontro Clinton - Trump. La strada principale che hanno preso queste informazioni è quella delle molto criticate “fake news”. Per capire di cosa stiamo parlando è importante considerare alcuni dati: secondo una ricerca di BuzzFeed, il 38% delle notizie pubblicate da tre delle principali pagine vicine al partito repubblicano sono state considerate come notizie false. Lo stesso dato relativo al partito democratico raggiunge il 19%. Per i repubblicani l’aggravante è che Donald Trump abbia trattato queste notizie come vere, e poi usate come cavalli di battaglia per la sua campagna elettorale.

Tornando al funzionamento della homepage di Facebook, possiamo facilmente immaginare come un utente legato a un certo partito, e che indirizza le sue preferenze politiche verso un candidato, tenda a considerare come vere le informazioni e le notizie che si avvicinano ai suoi ideali po-

litici, senza verificarne la fonte. Notizie che qualcuno ha pagato perché fossero visualizzate da una certa categoria o gruppo di utenti. È questo uno dei risultati più pericolosi della cosiddetta “filter bubble”coniato dall’attivista statunitense Eli Pariser: inseriti in un circuito in cui tutto sembra dar ragione alle nostre convinzioni, è facile acquisire una visione polarizzata del mondo fatta ad hocper un sistema elettorale come quello che vige nelle Presidenziali americane. Contando che il 51% degli americani utilizza regolarmente Facebook, con un bacino totale di 157 milioni utenti (di cui un buon numero ha diritto di voto) si può immaginare l’effetto potenziale della homepage personalizzata, e la rapidità con cui una notizia si può diffondere; “Condividi” dopo “Condividi”, “Retweet” dopo “Retweet”.

Fonte: BuzzFeed.com

Democrazia e rivoluzione La rivoluzione del concetto di democrazia, dalle sue origini nelle polis greche ai giorni nostri

di Nicolò Brugnera

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he cos’è la democrazia? Per la Treccani, è una forma di governo in cui il potere risiede nel popolo, che esercita la sua sovranità attraverso istituti politici diversi. Oggi, perlomeno in Occidente, essa viene percepita come il non plus ultra per un’entità statale: la maggioranza dei cittadini decide l’indirizzo politico del Paese, partecipandovi attivamente attraverso il siste-

ma di rappresentanza partitica. La sua origine viene fatta risalire all’antica Grecia, nelle polis, in particolare in quella di Atene. Tra i suoi padri spicca Pericle, colui che la realizzò nella sua forma più completa, prima delle crisi dovute alla Guerra del Peloponneso ed alle dominazioni macedone e romana. Proprio a Roma, essa trovò nuova linfa, tramite assemblee quali i comizi curiati e centuriati, i concili della plebe ed il Senato. Sia quella greca che quella Continua a pagina seguente >

Gli “Stati Generali” durante la Rivoluzione Francese, in un dipinto dell’epoca


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romana rappresentarono esempi di democrazia diretta, dove gli interessati, leggasi votanti, si riunivano e prendevano decisioni a maggioranza: questo sistema ha dimostrato di funzionare bene fintanto che gli “elettori” restavano un numero relativamente ristretto. Ironia del caso, gli antichi greci lo consideravano un regime imperfetto, in quanto facilmente assoggettabile da demagoghi abili nell’orientare il sentimento della massa. Nel corso di tutto il medioevo, con il sopraggiungere dei regimi assoluti, la democrazia divenne una sorta di utopia, realizzata solo in rare occasioni, come in Islanda o nei Comuni italiani. Furono gli Illuministi, Voltaire e Rousseau su tutti, a far rinascere questo ideale e a diffonderlo nel Vecchio e, di riflesso, nel Nuovo continente. Le rivoluzioni americana e francese legittimarono la nascita dei nuovi stati a vocazione democratica. Nazioni e non più città, dunque, e con la – progressiva – introduzione del suffragio universale i cittadini

“interpellati” divennero sempre più. Ecco quindi la necessità di ripensare profondamente la democrazia, passando, grazie a John Stuart Mill, da quella diretta a quella rappresentativa. Quest’idea di uguaglianza sociale si è diffusa sempre più, in ogni parte del mondo, aspirata

“Quella odierna può dirsi vera democrazia, così come era stata concepita, ed agognata, nei secoli scorsi? ” da ogni popolo, fino a giungere alla situazione post Seconda Guerra mondiale attuale: al giorno d’oggi, infatti, non ci sono Stati – se non forse rarissime eccezioni – che non si definiscano “democratici”. L’aforisma crociano “perché non possiamo non dirci cristiani” potrebbe quindi essere contestualizzato nel più attuale “perché non possiamo non dirci

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democratici”. Tuttavia, quella odierna può dirsi vera democrazia, così come era stata concepita, ed agognata, nei secoli scorsi? Sembra quasi diventata un prodotto, “esportato” con la forza dalle nazioni più avanzate e “venduto” durante le campagne elettorali con le più raffinate tecniche di marketing. Neanche fosse una lattina di Coca Cola, o un frutto tropicale dal bollino blu: ogni riferimento alla United Fruit e alle cosiddette “repubbliche delle banane” è puramente casuale. È in questo contesto che si inserisce il concetto di post-democracy, teorizzato dal politologo britannico Colin Crouch all’inizio del nuovo Millennio: un sistema sì basato sulle istituzioni democratiche, egalitario di facciata, ma controllato in realtà da ristretti centri di potere che sfuggono alla sovranità popolare, con quest’ultima succube in un circolo vizioso di demagogie e populismi. In attesa, magari, dell’ennesima rivoluzione che realizzi per davvero quell’ideale che fece grande Atene.

In alto Platone e Aristotele; Qui sopra: Pericle;

L’Africa rivoluzionaria tra libertà e dittatura Cosa resta dell’indipendentismo nero, e come traghettarne l’esperienza nel XXI secolo

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di Mario Motta

er l’uomo occidentale, “Africa” identifica un’idea, prima ancora che un’area geografica; un’immagine quasi inconscia, fatta di povertà, fame e guerra. Se questa sconfortante visione ricorda quella dei nostri avi colonizzatori nonostante le catene del colonialismo siano sciolte ormai da tempo, è chiaro che qualcosa, nel cammino dell’Africa, sia andato storto.Per capire esattamente cosa, è utile comprendere il contesto complessivo in cui i movimenti di liberazione neri si sono sviluppati e hanno agito. Sebbene i fondamenti teorici fossero ben consolidati già per la fine degli anni ‘40 del secolo scorso, solo a partire da 20 anni dopo si può cominciare a parlare di una lotta di liberazione: non poteva essere altrimenti, coi grandi imperi ormai al tramonto e nuove sfide globali.

A sinistra: Nelson Mandela; A destra: Robert Mugabe, presidente dello Zimbabwe

I primi risultati, spesso ottenuti senza spargimenti di sangue, non tardarono ad arrivare; su tutti spicca l’indipendenza del Congo, abbandonato dai belgi nel 1960 dopo decenni di sfruttamento disumano. Sembrava il primo passo verso un’Africa unita nella libertà: sotto questa bella facciata, però, si nascondevano i rancori e le discordie che a tutt’oggi la tormentano.

Ogni tentativo di dar vita ad una comunità economica finì per naufragare in breve tempo, mentre le latenti rivalità etniche, alimentate da confini spesso disegnati con incauta leggerezza dai colonizzatori bianchi, cominciavano ad affossare le speranze di un continente davvero autodeterminato. Il problema di fondo è da rintracciare, però, soprattutto

nell’assenza di una classe politica preparata a dirimerle: la decolonizzazione aveva dato vita ad un corpo dirigente di dilettanti, animati dalla buona volontà e null’altro, e proprio per questo in balìa delle vere e proprie caste militari cui erano costretti ad appoggiarsi per garantire la tenuta dei propri barcollanti governi. La colpa Continua a pagina seguente >


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più grave della non-politica africana di allora fu però prospettare un continente chiuso, isolato dal resto del mondo, e di agire in ossequio a questo disegno quantomeno utopistico senza aver ben presente una realtà onnicomprensiva come quella della Guerra Fredda. Ben presto le potenze nucleari, spinte dalla fame di materie prime per i propri arsenali o da più biechi interessi economici, trasformarono l’area nell’ennesimo campo di battaglia: l’Unione Sovietica, in special modo, cercò di sovvertirne l’assetto e di creare Stati comunisti La svolta che ha cambiato lo sguardo umano su... tutto quanto ad essa allineati. L’impulso vizione Scientifica - quella vera e te tutto in dubbio/ l’Elemento tale che il marxismo-leninismo diede alla lotta per l’indipen- di Viola Serena Stefanello propria che segna la svolta tra del fuoco è affatto estinto/ il scienza medievale e modernità Sole è perso, e la terra, e nesdenza è innegabile, ma pure non ci si può nascondere che la ercare di capire la storia - tendiamo però a tornare con la sun insegno umano/ può indisua introduzione nell’impianto è come smontare un pia- mente sui banchi di scuola e ad care all’uomo dove cercarlo”. Certo, questo divampare di ideologico dei movimenti di noforte per vedere dov’è individuare due immagini porliberazione diede avvio ad una una Sonata di Ludwig Van tanti. C’è Copernico, che nella nuove teorie emerge soltanto fase di terrorismo e guerra civi- Beethoven,” ha detto un noto prima metà del 1500 osserva in un piccolo numero di paesi autore italiano. Ma agli esseri il cielo e partorisce “La rivo- occidentali in cui si materiaumani, si sa, imbarcarsi per im- luzione degli astri celesti”; c’è lizzano le condizioni affinché prese impossibili è sempre pia- Newton, con il suo caratteristi- la nuova scienza fiorisca e ci “La colpa ciuto, ed è così che gli storici si co bernoccolo dato dalla famo- vorranno secoli prima che tutpiù grave della dedicano a sezionare il nostro sa (ed allegorica) mela caduta- to il mondo possa beneficiarne. non-politica passato alla ricerca di paradig- gli in testa. Su questi assunti, Quel che accadde tra il XVI e mi e date cardine. Tra i concetti intere generazioni di insegnanti il XVIII secolo fu, nondimeafricana di di cui agli storici piace abusa- di liceo hanno basato le proprie no, un nodo fondamentale per allora fu però re c’è, senza dubbio, quello di lezioni, e non smetteranno cer- la Storia dell’umanità tutta, prospettare un “rivoluzione”. Eppure, sebbene to a breve - nonostante un re- che gettò i presupposti teorici continente chiuso” spesso questa etichetta venga cente saggio di David Wotton, e filosofici per pensieri come appiccicata ad eventi marginali, professore universitario di Sto- l’empirismo, il razionalismo, ci sono secoli interi della storia ria ed autore di “The invention l’illuminismo e il positivismo; le perdurata fino agli anni ‘80, e umana in cui si è assistito, for- of science”, voglia invece far trasformò il declino del vecchio che le teorie economiche fallaci se nemmeno rendendosi conto risalire l’inizio di tutto al 1572, mondo in un propulsore per un da esso propugnate, unite con della portata dei singoli avve- quando l’astronomo Tycho progresso costante e duraturo; un onnipresente sentimento di nimenti, ad un rinnovamento Brahe scoprì ad occhio nudo, affinò man mano campi fonrivalsa nei confronti dei bian- autentico ed intrinseco dello quasi per caso, una nuova stella damentali come la medicina, chi, hanno prodotto nel tempo sguardo umano sul mondo. nel “mondo sopralunare”: (in la biologia, la chimica e la firisultati disastrosi. Solo falliA definire la categoria di particolare,) una supernova. sica. Aprì all’uomo le porte di La meraviglia della madre di un universo infinito e spesso menti, dunque? No. Il fine ulti- “rivoluzione scientifica” ha mo della lotta di liberazione ri- pensato già negli anni ‘60 il ogni rivoluzione scientifica non incomprensibile, a cui guardare sulta raggiunto, e nonostante le filosofo della scienza Tho- sta però nelle singole date, nel- con senso di sfida, di curiosidifficoltà l’Africa cresce. Per- mas Samuel Kuhn, nel suo le varie idee geniali considerate tà e - perchè no - di creatività. ché essa possa davvero aspirare “La struttura delle rivoluzioni a sé, nei suoi protagonisti indi- Perchè, per citare il grande poealla libertà, però, è necessario scientifiche”: opera fondamen- vidualmente. È, piuttosto, un ta neoclassico Alexander Pope: “La natura e le sue leggi eraportare avanti quello stesso tale, che intende analizzare il risveglio collettivo che chiama processo intrapreso più di cin- processo di graduale forma- al fronte le menti più innovati- no sepolte nella notte. Dio disquant’anni fa, rivolgendo l’at- zione della scienza nella storia ve in un clima di stupore, che se: che Newton sia! E fu luce tenzione verso un’indipenden- come passaggio da “scienza vede nella matematica il nuovo ovunque.” za economica ancora lontana. normale” - fondata su paradig- linguaggio e nel rigore degli Ciò richiede Stati forti, capaci mi precedenti accettati come esperimenti un rovesciamento di imporsi e di trattare da pari immutabili e dati per certi - a energico di superstizioni e recon un Occidente troppo spesso “rivoluzione scientifica” at- ligione che continueranno però ambiguo e ipocrita. Ma, soprat- traverso un aumento gradua- ancora a lungo a farla da padrotutto, richiede un cambiamento le delle anomalie e delle di- ne. È sicuramente un periodo culturale che interessi le società screpanze nel paradigma che di esaltazione (da una parte) e locali nel loro insieme. Quando portano ad una sua crisi. Un di disorientamento (dall’altra) i singoli africani, prima dei loro cambiamento progressivo, al- - come si comprende splendigoverni, saranno capaci di sot- lora, ma chiaramente percetti- damente in “An anatomy of trarsi alla corruzione e al disin- bile, che giunto a compimento the world”, poemetto sconsoteresse che paiono tormentarli, consegna alla luce del sole un lato dell’inglese John Donne forse allora quell’immagine mondo radicalmente diverso in cui l’autore coglie la confucosì triste scolpita nelle nostre da quel che era prima. In pa- sione del passaggio tra sistementi potrà cambiare, final- role povere...una rivoluzione. ma tolemaico e copernicano: “E la nuova filosofia metmente, in meglio. Quando si pensa alla Rivolu-

Datemi una teoria e vi rivoluzionerò il mondo

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Kohl contro Modrow, la Contro-Rivoluzione di Berlino Est La caduta del muro vista da Est

di Francesco Paro

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a caduta del Muro di Berlino e la nascita di un mondo nuovo: trenta giorni sconvolsero il mondo. Li abbiamo sempre vissuti dalla parte Ovest: i graffiti e i murales o le decisioni prese da Helmut Kohl a Bonn. Ma ad Est, nella Repubblica Democratica Tedesca, cos’è accaduto? Il processo di cambiamento nella DDR comincia con le dimissioni di Erich Honecker il 18 ottobre, dopo le proteste che da cinque mesi sconquassavano il regime comunista a seguito dei brogli alle elezioni comunali di Maggio. Successivamente, tutta la vecchia guardia di Partito cade e il 9 novembre il Sopra: da sinistra, Hans Modrow e Helmut Khol; Sotto: il crollo del muro di Berlino Muro crolla. Il nuovo Primo Ministro è il capo del Parti- rum, il più grande gruppo di - anche se Kohl eleminerà to di Dresda, Hans Modrow protesta, dichiara che tra i le stesse agevolazioni poco - vicino a Gorbačëv, era stato suoi obiettivi non c’è la Ri- dopo la vittoria alle elezioni l’unico dirigente ad aver dialo- unificazione e l’appello Per nell’Est della gemella CDU, gato con i manifestanti. Questi il nostro Paese, che ribadi- arrestando l’esodo. Il Canceldà avvio a una serie di riforme sce l’intenzione di mantenere liere afferma, inoltre, che la volte alla creazione di un’eco- “un’alternativa [...] alla Re- DDR è sull’orlo dell’insolnomia socialista pubblica federa- venza. In realtà, il debito todi mercato - ma le”, è firmato da tale verso l’Occidente è di 20 dovrà presto più di un milio- miliardi di dollari; i problemi “All’inizio del fare i conti non nuovo anno, Kohl ne di persone. della DDR sono piuttosto la tanto con le Kohl però pare scarsa produttività del lavoro, è preoccupato proteste quandeterminato a l’apparato industriale arretrato con la fretta realizzare la Ri- to e le riparazioni di guerra per le elezioni di Helmut Kohl, n i f i c a z i o n e : verso l’Unione Sovietica. All’iad Est. Bisogna uconvince che delinea al l’opi- nizio del nuovo anno, Kohl è da 1,4 milioni a un terzo di Bundestag dieci eliminare la base nione pubblica preoccupato per le elezioni ad posti di lavoro nella DDR e la punti per supeche l’economia Est. Bisogna eliminare la base ripresa dell’emigrazione, dopo di consenso di rare la divisione della DDR “è in di consenso di Modrow: di il voto. È un progetto politico. Modrow” tedesca. A Berlirovina”. Il pro- qui la decisione di non elimi- Alle elezioni, anticipate al 18 no Est si riunisce blema più gra- nare le agevolazioni e di co- marzo, l’ex SED in vantaggio la tavola rotonda tra Governo, ve per Modrow è l’esodo di stituire l’Unione monetaria ed nei sondaggi perde grazie alla partiti e movimenti sorti dalle rifugiati verso Ovest: la solu- economica. Si introduce così il legge elettorale disegnata su proteste, che decide di indire zione per fermare il flusso sa- sistema economico sviluppa- collegio unico, proporzionale libere elezioni per il 6 mag- rebbe stata l’abolizione delle to della Germania occidentale puro e senza collegi; la CDU gio 1990 e di emendare la agevolazioni per i profughi, in quella orientale, non senza vince pur senza maggioranza Costituzione abolendo il ruolo ma il ministro dell’Interno delle pesantissime conseguen- assoluta. Con l’unità tedesca, la guida del Partito. Il Neues Fo- federale Schäuble si oppone ze - tra cui la perdita prevista Controrivoluzione è compiuta.


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La rivoluzione di ottobre Lenin, Trockij e l’ascesa del comunismo

guidato dai bolscevichi. Il passo successivo arrivò nel febbraio del 1917: dopo quaProletari di tutto il mon- si tre anni di guerra, la rivoldo, unitevi!”– recita lo ta popolare ebbe la meglio slogan dell’Internaziona- sulle forze del regime zarista. le Comunista, l’organo creaNe nacque il governo provto dal partito bolscevico per visorio del principe L’vov, “esportare” la rivoluzione. La al quale successe il ministro rivoluzione d’ottobre, forse la della guerra Kerenskij. Il gorivoluzione per antonomasia, verno repubblicano era però scardinò ciò che restava della intento a proseguire la guerra, Russia zarista e il debole go- malgrado l’esercito non fosverno repubblicano, instauran- se più in grado di combattedo il socialismo: il sogno di re. Così, il ritorno in estate di Marx, la rivoluzione operaia, Lenin dall’esilio in Svizzera la rivolta dei proletari contro portò i bolscevichi a sferrare la borghesia oppressiva e la vit- l’offensiva finale: in ottobre toria della classe lavoratrice. diedero l’assalto al Palazzo Seppure vi furono numerose d’Inverno e Kerenskij fuggì, difficoltà, dovute alla durissi- cedendo il potere ai rivoluzioma, ma necessaria pace con la nari. Il proletariato sconfigge la Germania e all’instabilità inter- borghesia: il potere ai Soviet! na della guerra civile tra i bol- Il comunismo, poi, grazie al scevichi e i bianchi zaristi, la modello sovietico e alla vitrivoluzione portoria dell’URSS tò nel 1922 alla nella Seconda nascita dell’U- “Il colpo di mano Guerra Mondiaal Palazzo nione Sovietica, le, si espanse retta da un uni- d’Inverno segna la in tutto il monco partito, queltrovando fine di un’epoca” do, lo comunista, nuovi adepti: in dove a goverCina con Mao, nare sarebbero stati solo ed a Cuba con la rivoluzione di esclusivamente i Soviet. Tut- Castro e Che Guevara, in Sud tavia, la morte di Lenin, l’a- America dove si realizzò in scesa al potere di Stalin e l’esi- forme più moderate di socialilio di Trockji resero il governo smo fino all’Estremo Oriente del proletariato un’autoritaria in Vietnam e nella Cambogia e feroce dittatura personale. dei Khmer rossi di Pol Pot. Per capire il successo della Il colpo di mano al Palazzo rivoluzione bolscevica, è ne- d’Inverno rappresenta un mocessario risalire al 1905 e alla mento cardine della storia del Domenica di Sangue: dopo la novecento, un episodio periosconfitta nella guerra col Giap- dizzante che segna la fine di pone, la protesta a San Pietro- un’epoca: in Russia, dove terburgo di oltre 100.000 pacifici minò la plurisecolare reggenmanifestanti diretta al Palaz- za zarista; in Europa, dove zo d’Inverno per presentare ancora si combatteva il priuna supplica allo zar Nicola mo conflitto mondiale, i quali II venne repressa brutalmente esiti sconvolsero gli equilibri dalle Guardie Imperiali. Il cli- del Vecchio Continente e nel ma in Russia portò a grandi mondo in generale dominato proteste da parte dei contadini dal modello capitalista, impaue di scioperi e manifestazio- rito da questa nuova minaccia ni da parte del sempre più rossa. crescente movimento operaio

di Michele Aristarco

Trotsky

Lenin

Stalin

La storia... in breve 1905. Domenica di sangue. La protesta a San Pietroburgo viene soffocata nel sangue, lo zar è costretto a concedere la Costituzione e la Duma.

Febbraio 1917. I fase rivoluzionaria. A San Pietroburgo scoppiauna sollevazione contro lo zar Nicola II. Si formano i Soviet.

Marzo 1917. Rotorno di Lenin. Aiutato dai tedeschi, Lenin torna in patria e pubblica le “Tesi di aprile”.

Ottobre 1917. II fase rivoluzionaria. I rivoluzionari conquistano il Palazzo d’Inverno: si instaura un governo rivoluzionario a forte componente bolscevica.

Dicembre 1922. Nasce l’Urss. Viene proclamata l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche

Gennaio 1924. Morte di Lenin. Alla morte di Lenin inizia una lotta per il potere fra i vertici del partito, che vedra prevalere Josif Stalin


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Rivoluzione come contestazione giovanile: il ‘68 Il movimento prende vita a Berkeley, California, ma travolgerà come un’onda tutto l’Occidente

di Carlotta Spinazzè

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arlando di rivoluzione non si può non citare l’ ondata rivoluzionaria sessantottina, un movimento di contestazione senza precedenti. Tra i vari elementi che lo caratterizzano spicca l’ eterogeneità delle classi sociali coinvolte, dagli studenti agli operai ai gruppi etnici minoritari, i quali crearono un vero e proprio movimento socio-culturale di massa che in forme e intensità diverse interessò tutti i Paesi del mondo occidentale. L’ episodio con cui questo movimento esordì fu la rivolta studentesca scoppiata all’ università di Berkeley nel ‘ 64, seguita dagli scontri di Roma tra manifestanti e polizia davanti alla Facoltà di Architettura, fino a quando nel ‘ 68 a Parigi la Sorbona diventa il centro della più dirompente ribellione giovanile. Proprio da qui nasce lo slogan “Interdit d’ interdire”, vietato vietare, che riassume magistralmente l’ ideologia alla base della rivoluzione: basta alle autorità costituite, che si basano proprio sul divieto come forza per disciplinare le masse; basta ai valori diffusi dalla società capitalista come l’ individualismo, il potere e il consumismo. La mobilitazione degli studenti, infatti, consisteva principalmente nell’occupazione delle facoltà universitarie, nell’ organizzazione di grandi manifestazioni di piazza e, inevitabilmente, sfociava in frequenti scontri con le forze dell’ordine. Questa contestazione fu fomentata in particolare da alcuni avvenimen-

ti, i quali contribuirono in a Cuba del rivoluzionario comodo determinante ad aizza- munista Fidel Castro, il quale re gli animi del movimento. rovesciò la dittatura fascista di La guerra in Vietnam (1960- Batista e dette vita ad un regime 1975), la prima ad essere ri- di radicali riforme sociali. Che presa e portaGuevara, uno dei ta nelle case capi dalla guer“Le lotte degli della gente riglia, ucciso nel comune, sedalle forze studenti e degli 1967 gnò una svolgovernative, sarà ta nella storia operai, nonostante un idolo dei sesdel rapporto tra le difficoltà poste santottini. Come media e conpossiamo dedurda un sistema flitti e mise l’ re, il fenomeno politico rigido opinione pubdella contestae poco incline blica a diretto zione giovanile contatto con caratterizzato al dinamismo, fu la realtà della da una forte ideguerra, incenti- riuscirono a dare ologizzazione in i loro frutti” vando le spinte senso marxista pacifiste. La rie rivoluzionario. voluzione culPromossa all’iturale maoista in Cina (1966- nizio da una minoranza di 67), consisté in un “modello estrazione borghese e allargatarivoluzionario” a cui i giovani si poi a strati sociali più ampi, Manifestanti a Roma nel febbraio contestatori guardavano con in- in Italia la contestazione indidel 1968 teresse, esaltati dall’ apparente viduò il suo interlocutore priaffinità delle ideologie. Infi- vilegiato nella classe operaia. ne sempre nel ’ 68 l’ avvento Le lotte degli studenti e degli operai, nonostante le difficoltà poste da un sistema politico rigido e poco incline al dinamismo, riuscirono a dare i loro frutti. Un intervento di rilievo nel campo dell’ istruzione fu la liberalizzazione degli accessi alle facoltà universitarie e dei piani di studio, che tanta parte avevano avuto nella protesta, anche se non si ottenne l’ auspicata riforma strutturale integrale del modello organizzativo-autonomistico. Gli operai, supportati dalle organizzazioni sindacali, ottennero invece lo Statuto dei lavoratori. Il movimento, tuttavia, come improvvisamente nacque, improvvisamente si esaurì. Perchè, si sa, “si nasce incendiari, “Il est interdit d’interdire”, slogan lanciato durante le proteste parigine nel maggio del 1968 si muore pompieri”.


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La Grande Guerra degli Emù, 1932 1932: Hitler si candida, Amelia Earhart attraversa l’Atlantico in volo, e l’esercito australiano dichiara guerra alla fauna selvatica aver successo, ma le mitragliatrici si inceppano subito, lasciando sul campo zero vittime. L’8 novembre si contano le forze spese ed i risultati raggiunti. 2.500 proiettili esplosi, 50 uccelli morti. Meredith resta impressionato dall’abilità degli emù di subire danno senza batter ciglio. Riporta che un uccello viene investito durante le operazioni di guerra. Analizza il corpo della vittima, e scopre che contiene cinque proiettili. Il Maggiore scrive: “Se avessimo una divisione con la cadiversi giorni di pioggia. Me- pacità di resistenza di questi di Angelo Russo redith si accorge che il suo uccelli, si confronterebbe con compito è più difficile del pre- tutte le armate del mondo. Afegli anni Venti un pro- visto. Dopo le piogge, gli emù fronterebbero mitragliatrici con gramma del governo sono inizialmente sparpagliati, l’invulnerabilità dei carri armaaustraliano sistema cir- e ogni tentativo di compattarli ti. Ricordano gli Zulù, che non ca 5000 veterani della prima in un unico gruppo è inutile. furono fermati neanche dai proguerra mondiale nelle zone Dopo un paio di imboscate, si iettili perforanti ad espansione.” marginali australiane, distur- contano una dozzina di vittime bando l’habitat degli emù. Dal tra gli uccelli. Tra il 3 ed il 4 1929, la Grande Depressione novembre la situazione si commette in difficoltà gli agricolto- plica ulteriormente. Gli emù si organizzano. ri. A peggiorare Devono aver le cose, tre anni “Se avessimo capito il funziodopo, ci penuna divisione namento delle sa una stagione di forte siccità. con la capacità mitragliatrici, attenzione I veterani si ladi resistenza di fanno a rimanere fuori mentano col goquesti uccelli, dalla loro gittata, verno: gli emù sono ghiotti di si confronterebbe e si nascondono grano, e dan- le armate di tutto nella vegetazione, neutralizneggiano le colil mondo” zando le Lewis. tivazioni. Nel Successivamen1932 sono più di 20.000. Risponde Sir Pearce, te, Meredith cambia tattica. ministro della Difesa. La sua Monta una mitragliatrice sul redecisione è una dichiarazione tro di un veicolo, per inseguire il di guerra contro gli uccelli infe- nemico in fuga. Si accorge però stanti. E fornisce due mitraglia- di non poter mantenere il passo trici Lewis al Maggiore G.P.W. delle presunte vittime. Inoltre, i Meredith, capo missione. fucilieri non riescono a rimaneL’operazione parte il 2 no- re sul veicolo, né a sparare con vembre, dopo un rinvio per precisione. Un’imboscata pare

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La notizia delle azioni eroiche degli uccelli australiani arriva in parlamento, si chiede se il lavoro dei militari debba essere ripagato possibilmente con delle medaglie. La risposta è che forse le medaglie andavano conferite agli uccelli, dato che “hanno vinto tutti i round, fino ad oggi”. Alla fine gli uccelli ribelli se ne vanno, ma soltanto dopo aver consumato la flora locale, dimentichi del tentativo dell’uomo di limitare il loro spazio. Gli agricoltori rimasti richiesero assistenza nel ‘34, ‘43 e ‘48. Ogni volta il governo si rifiutò. Gran parte dei coloni quindi decise di tornare in città, concedendo il campo di battaglia al nemico.


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La secessione viennese, o rivoluzione dei corpi Passione e sessualità in Gustav Klimt e Egon Schiele

di Alessandra Veglia

A ogni epoca la sua arte e a ogni arte la sua libertà”, così disse Joseph Maria Olbrich, architetto austriaco nato nella seconda metà dell’Ottocento. Prendiamo ora due capolavori dell’arte contemporanea, Il Bacio di Klimt e L’abbraccio di Schiele. Ad un primo sguardo potrebbe risultare difficile trovare elementi che li accomunino: l’uno annulla la tridimensionalità dei corpi ricoprendoli di un manto dorato riccamente decorato, l’altro ne esalta invece la fisicità fin quasi all’esasperazione; nel primo le linee sono sottili e le tonalità lucenti, nel secondo ogni tratto porta in sé la pesantezza di un muscolo, la tensione dell’eros e dell’atto sessuale, presumibilmente appena concluso. Infine, i volti di Klimt sono eterei, quasi diafani, mentre ogni singolo centimetro dei corpi di Schiele è volutamente intriso di nervi, sangue e passione. Eppure, i due maestri si ritrovarono all’interno di un movimento pittorico che passò alla storia come la Secessione viennese, un cenacolo di spiriti inquieti che contro il proprio tempo non sollevò la spada, ma il pennello. Ed ecco che la loro arte divenne una rivoluzione, nata dal preciso intento di squarciare i legami con la tradizione, con dei valori in cui questi arti-

sti non potevano riconoscersi, con uno stile accademico e formale che poco si confaceva alla ricerca di un’arte totale, che abbracciasse tutti i campi e fosse diretta emanazione della natura. La spinta verso nuove forme di arte portò i secessionisti, di cui Klimt fu presidente, a ricercare modi alternativi di concepire e raffigurare la figura umana. Se i risultati tra i due dipinti in questione furono quantomeno diversi e apparentemente opposti, il filo rosso che li accomuna è la potente sensualità di cui i soggetti sono intrisi. Tra le due coppie di amanti scorre infatti una pari scarica alchemica, non vi è differenza tra la tenerezza e delicatezza degli uni e la fisicità quasi caricaturale e animalesca degli altri. In realtà, fu proprio la modernità, o meglio la sconvolgente esperienza della prima guerra mondiale, a stroncare il movimento. Schiele dipinse L’abbraccio nel 1917, anno cruciale verso la sconfitta della Germania guglielmina. L’opera ha in effetti la capacità di raccontare due dimensioni parallele, quella intima dei due amanti, e quella del massacro che si consumava nel contempo; dietro all’avvinghiarsi dei corpi si legge un latente malessere, la sofferenza spirituale richiesta dalla tragedia in corso. Il corpo umano, in questa fase, diventa il vero soggetto e allo stesso tempo il simbolo di un qualcosa di più grande. Uomo

e donna non sono due entità separate e non rappresentano due universi distinti, essi si cercano l’un l’altro, si danno piacere e si confortano, si uniscono laddove ipocrisia, perbenismo e finzione finiscono. In tal modo, dove il genio incontra l’idea, dove una mano sapiente sa dar forma ad un pensiero, si può dar vita ad un capolavoro e lasciare un segno indelebile. Per concludere, si lascia la parola a Schiele stesso, che pochi sanno scrisse numerosi versi, spesso usati come titoli delle sue opere. Nel seguente frammento si può apprezzare la poetica dell’autore e, in fin dei conti, il vero spirito della Secessione e di tutta l’art nouveau. “Artisti avvertono facilmente la grande luce vibrante, il calore, il respiro degli esseri viventi l’arrivo e la scomparsa. Suppongono la somiglianza delle piante con gli animali e degli animali con l’uomo, e la somiglianza dell’uomo con Dio. Non sono eruditi, che per ambizione divorano libri, sono sé.”

In cima: Gli amanti, Egon Schiele Sopra: Il bacio, Gustav Klimt


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Rivoluzione e controrivoluzione La letteratura e l’immaginazione: elementi rivoluzionari in opposizione ai totalitarismi in “Leggere Lolita a Teheran”

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di Maria Mulè

ell’autunno del 1995 la professoressa di letteratura inglese Azar Nafisi decide di farsi un “regalo”, di realizzare un“sogno”: organizzare con sette studentesse - le migliori - degli incontri settimanali per parlare di letteratura il giovedì mattina a casa sua. Conversare di Nabokov, James, Fitzgerald, Austen rappresenta l’ultimo atto rivoluzionario di Azar prima di lasciare, non senza ripensamenti, l’Iran. Leggere Lolita a Teheran della Nafisi descrive sia gli anni antecedenti al seminario - in modo da spiegarne il contesto e le motivazioni - sia i due anni duranti i quali esso si svolge. Iran. Il 16 gennaio 1979 lo Scià di Persia Reza Pahlavi abbandona il paese. 1 febbraio 1979: dopo 15 anni di esilio, l’ayatollah Khomeini ritorna a Teheran. Il 30 marzo nasce la Repubblica Islamica. È l’inizio della Rivoluzione khomeinista. Nafisi vive quindi un processo di cambiamento importante. La dinastia Pahlavi, che sembrava aver avvicinato l’Iran allo stile di vita occidentale, di fatto ne aveva assorbito solo i modelli estetici, non i princìpi fondativi delle democrazie europee postbelliche - quali la libertà di espressione e il pluripartitismo. La differenza tra il regime dello Scià e quello dell’ayatollah risedeva, infatti, nella natura totalitaria di quest’ultimo e nella sua matrice religiosa. Nella Repubblica Islamica la shari’a viene

intesa, più che come un codice di leggi comportamentali o una consuetudine, come una norma del diritto positivo. Controllare e vigilare affinché il satanico Occidente non corrompa i costumi e i pensieri degli iraniani sono i compiti assegnati ai Guardiani della Rivoluzione e al Censore. Il punto di vista preso in considerazione da Azar Nafisi è principalmente quello femminile. Ciò che suscita un profondo moto di ribellione nell’animo della professoressa non sono le limitazioni delle libertà personali esteriori, seppur queste siano soffocanti e degradanti; ciò che Azar Nafisi non riesce ad accettare è essere “il prodotto del sogno di qualcun altro”. La sconcerta l’idea che il regime controlli la sua immaginazione, i suoi pensieri, che consideri i cittadini sagome, senza sentimenti né emozioni, marionette nella fantasia di un solo uomo. Quando lo Stato inizia ad avere la pretesa di intromettersi negli universi letterari, eliminando quelli più scomodi, rendendo non rintracciabili le copie di molti romanzi occidentali oppure leggendoli tramite la lente dell’ideologia, emerge l’indignazione più grande della scrittrice. Il guanto di sfida, la contro-rivoluzione che Azar Nafisi lancia alla Repubblica Islamica dell’Iran consiste nell’esercitare non soltanto un pensiero critico nei confronti del mondo - sia quello letterario all’interno di un libro,

La rivoluzione iraniana di Ayatollah Komeini

Donne iraniane protestano contro l’imposizione dell hijab (1979)

Azar Nafisi

sia quello della quotidianità - ma anche nello spingere le proprie studentesse ad essere padrone della propria immaginazione. Ad avere, sia in relazione a una dimensione presente che in una futura, il coraggio di sognare.


Sconfinare - Rivoluzioni

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Numero 46

Essere rivoluzionari: istruzioni (letterarie) per l’uso Quali campi di battaglia e barricate: strumento per eccellenza della Rivoluzione, qualsiasi forma abbia (ideologica, religiosa, armata o linguistica) è la parola scritta di Sofia Dall’Osto, Elisa Argenziano, Maria Mulè, Alessia Cordenons, Ilaria Del Rizzo, Sofia Biscuola, Sara Mischis

S

i sa: romanzi, poesie e rac- e Shelley l’hanno cantato. Dopoconti ci permettono di vive- tutto, cosa c’è di più rivoluzionare un po’ di più. Ci indicano rio di sfidare gli dèi per la fortunuove vie e angolazioni, unità di na di quegli animaletti di argilla misura mai immaginate prima, che sono gli uomini? Un po’ di per perlustrare l’esistenza nostra riconoscenza gliela dobbiamo. e del mondo. Ma se alcuni auto- E il secolo dei Lumi? Altro che ri, libri e personaggi si limitano Bastiglia e terzo stato! Come disemplicemente ad aggiustare menticare i piccini di Lilliput o i un po’ l’angolatura, altri sanno cattivoni di Brobdingnag? Chiaprenderci per il bavero, scuoter- ro come la luce del sole, il viagci e con una capovolta circense gio di Gulliver dipinto da Swift stravolgere, rivoluzionare la no- rovescia le certezze di razionalistra vita come quelle di migliaia tà dell’immobile società inglese di lettori e, perché no, un’intera d’inizio ‘700, scardina i meccaepoca e quelle a venire. Rivolu- nismi di potere, l’avarizia e il vizioni silenziose o zio, e tutto quanroboanti di zang to, insomma. Un “A chi altro tumb tumb, rivodelizioso dialogo luzioni nei temi, può mai essere con esseri della nella forma, nelspecie equina si capitato di le parole e nei dimostra più che innamorarsi suoni, sempre ne efficace – guai abbiamo avute a chi ne smentidi uomo che e ne avremo: la sca l’originalinasconde la forma scritta è tà - nel muovere multiforme e in- moglie in soffitta? un’aspra critica stabile quanto lo Né encefalite né verso rigidità soè la natura umae contradfrenesia, quella ciali na.Data la vastità dizioni umane. dell’argomento, del pirandelliano Come essere alcuni membri Belluca è stata delle donne vedi Sconfinare tra rivoluuna rivoluzione ramente le righe, umili zionarie nel XIX a tutti gli effetti, secolo, dove è di adepti delle Belle Lettere, hanno moda il manuadopo una vita deciso di propordell’étiquette intera passata a leportatile re una breve e e lo subire” (auto)ironica sesport dell’anno lezione di romanè “arraffa il genzi e personaggi che, a loro pa- tiluomo”? Basta propugnare la rere, sono stati rivoluzionari. “zitellaggine” quale dogma assoPrometeo è di sicuro tra i primi luto per poi ammettere di essersi rivoluzionari, o ribelli, della let- innamorata di uomo per le sue teratura e del mito. Nei secoli la qualità morali, e non per l’amsua storia non è mai passata di montare della sua rendita annuamoda: Eschilo e Omero, Goethe le (salvo poi scoprire che questa è

una delle più sostanziose di tutto l’Hertfordshire). Elizabeth Bennet e il suo mister Darcy docent. Pensando a donne rivoluzionarie non può non venire in mente Jane Eyre, piccola inglese di spirito indomabile, perfetta incarnazione della Wanderlust più pura. Ragazza e poi donna di forti passioni, fedele al proprio autocontrollo; almeno finché il signor Rochester (e, con lui, anche tutti i segreti della sua Thornfield Hall) non riusciranno a farla completamente uscire di senno. A chi altro può mai essere capitato di innamorarsi di uomo che nasconde la moglie in soffitta? Né encefalite né frenesia, quella del pirandelliano Belluca è stata una rivoluzione a tutti gli effetti, dopo una vita intera passata a subire. È bastato solo il fischio di un treno per fargli riscoprire il mondo intero, peccato che poi – dopo aver urlato addosso al capoufficio dalla sua misera posizione di computista – si sia guadagnato un bigliet-

to diretto per il manicomio! E a chi non è mai capitato di litigare, per motivi anche futili, con i propri familiari? Se dopo situazioni del genere la tipica reazione è chiudersi in camera sbattendo violentemente la porta, la risposta di Cosimo, protagonista de Il barone rampante, è decisamente bizzarra: arrampicarsi sugli alberi del suo giardino per non scendervi mai più. La vita lassù pare davvero divertente. Vi consigliamo di prendere in considerazione questa ipotesi, ogniqualvolta vostra madre vi rimproveri per non aver riordinato. Infine, rivoluzionario letterario per eccellenza è Winston Smith, protagonista di 1984. Osa rifugiarsi tra le pagine di un diario per sfogare i suoi sentimenti, e s’innamora di una donna, amandola nascosto da occhi indiscreti. Ma la sua forza rivoluzionaria non è abbastanza, e basta un buon lavaggio del cervello per farlo ricadere nelle mani del Grande Fratello. Lui forse, in effetti, non è un buon esempio.


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