Il senso dell’esserti

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Sebastiano A. Patanè-Ferro

il senso dell’esserti (molto oltre)


©”Il senso dell’esserti” by Sebastiano A. Patanè-Ferro Catania 2015

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Piccolo Teatro da Camera collezione

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preambolo

Ho sempre creduto che qualcosa si muovesse sotto il letto, fin da bambino. Allora pensavo ai mostri, ora credo che sia quel me stesso che avevo imprigionato in quel limbo senza uscite, una scatola da scarpe, pronto per essere seppellito nel giardino dietro casa. Si dibatte ma non ti capirebbe mai, perché lui di poesia non ne sa nulla e per di più è cieco e senza orecchie, solo mani senza criterio e qualche immagine di un vecchio kamasutra impresso nella mente ermafrodita. (Segue aneddoto raccontato in “aneddoto”). C’è voluto un secolo per capire che era tutto falso, che il mondo non era quello, che tutto quello che lo circondava era li perché lo voleva lui, perché gli conveniva: Ti voglio bene perché questo mi fa star bene. Non è egoismo questo, per quanto sano? Ma che importa, nemmeno Dorian lo capi, mi pare.

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aneddoto

Il primo scontro visivo con l’eros furono i reggicalze della signora Vinciguerra, le cui giarrettelle le si sganciavano spesso e lei le sistemava incurante dei miei sguardi indiscreti di bambino/ragazzotto. Allora non esistevano i collants e io ero abituato ai “legacci” elastici, primitivi reggenti, che trattenevano le calze di mia madre. Forse, alla signora, piaceva l’idea di qualcuno che la celebrasse con favolose “dediche” in bagno, o forse no…

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accenno alla rivolta dei prosciutti stanchi di stare davanti agli occhi quando il loro posto è sotto i fianchi.

Tu chiudili gli occhi e pensa a tutto quello che potrei dirti se avessi le parole… e se la parola amore avesse l’odore del caffè oppure, la durezza del basalto, potrei forse, oltre Neruda, parlarti del desiderio quando si fa cibo e sete. Penso a qualche giorno fa, quando non avevo nemmeno una virgola per far pause in un discorso senza parole, cosa fatta solo di guardarti, di tenerti stretta senza spiegazioni come in un linguaggio che è proprio del corpo che in fondo non capisce i sentimenti, che non gli appartengono, e per lui cosa vuoi che sia svegliarsi presto per definire una rosa o il colore dei tuoi capelli, il rumore della caffettiera o la tua bocca… l’odore, il sapore di tutta una notte, donna mia. Bianca. Cera convertibile in damasco e poi carne, molto oltre Ford Coppola! Non credo che si possa pensare a Dio senza passare per il tum tum del tuo cuore, perché è lì che lo ritrovo, dopo anni di silenzio, dietro un reggiseno.

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confessione

Spargo versi sulla pelle e sciolgo trame di congiunzioni molto oltre quel sentire tipico delle chimiche (così si dice ma è vero) o delle empatie (questo va più di moda) che reclamano la carne e che noi definiamo amore. E’ solo sangue che si gonfia quello e quello che invece vorrei dire silenziosamente, è che amo, molto oltre, tipo che finisce la sigaretta e ti bruci le dita e sorridi, anziché bestemmiare. Ma questo te lo devo dire amore mio: Ti amavo scimmia e ti amo ancora, oltre Darwin, molto oltre.

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nosvivendu

Il sale nutre la terra al di là della condizione, cosÏ noi terra noi sale, ci battezziamo in ogni istante della catena. Restami maglia alternata, restami catena e pace, valeriana e parossismo, restami tu‌

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nosvivendu‌

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io ti sono

tu mi sei

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