Annalisa Distefano & Sebastiano A. Patanè-Ferro - Duettando

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Annalisa Distefano & Sebastiano A. Patanè-Ferro

duettando


©”duettando” by Annalisa Distefano e Sebastiano A. Patanè-Ferro Catania/Chiaramonte Gulfi 2015

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ho un abbraccio

ho un abbraccio tra le mani che attende il cielo aperto di un sorriso non fare tardi, non tardare

tra le nuvole che corrono in fila si schiude un giorno di probabile chiarore…

quanto è distante il filo che lega volo e paesaggio e quanto la tua bocca

su un alito di vento bacio le tue parole

e vibra l'ulivo alla carezza d'argento e si muove

fra denti stretti che ingoiano distanze, apparenze latitanze di carezze portami dove posso restare cullami nell'alcova delle ore e saziami di dondolii acerbi sui capezzoli. Grida

sceglierò il cielo più vasto le forme del desiderio e le sue ali spargerò i miei occhi sulle onde del seno saliva e treno, arma e respiro ti terrò lì nell’ora più lunga dove lanceremo le reti

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del nuovo mattino gridiamo amore mio tutto l’abbraccio che brucia dentro amami di spalle guarda la mia schiena che di anelli ne scorda sulle tracce delle mani e conta i passi per arrivare al dove penetrami di premure e castità impetuosa bagna di rugiada la morbida linea che gode di schiuma e sale poi accompagnami all’equinozio e lavami la vergogna che ho addosso: vestimi di abiti nuovi.

ti aprirò al nuovo sole come primavera e ti vestirò di tutti i miei millimetri oh sogno divenuto oro e legno vivo gemma su ogni linea verserò i sintomi crescenti di questa malattia che mi riempie di te e non avrò giorno senza gesto senza bacio

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senti il vento

non senti il vento che mescola primavere

sento un'acqua che scioglie distanze

nei corridoi di carne

e nel granaio del seno pieno di te il sogno cresce dietro il labirinto degli occhi e sarebbe niente il freddo… amarti di spalle non posso è sulla bocca che devo chiamarti e sul tuo nome devo adagiare ogni desiderio e tutto il tempo dei baci, dei morsi, delle sconfitte delle rivincite dei fianchi e ti amo di sostanza d’amore e saliva e voglio dormire sul tuo seno-aquilone

guarda la rosa ,orgogliosa rinasce come le sta bene l’ amore nelle arterie che pulsano fiori gioconda scarna la trama che unisce il lungo salto c’è un girotondo di umori e piccoli lillà attorno al ventre fiero d’amore e di cielo ed io, vento, ne bacio le fondamenta

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sulle mani giunte che si piegano al credo lasciami salpare dalla riva

sulla tua pelle è mio un odore di passione mentre si fanno sole e luna gli occhi dilatati arrenditi amore mio alle mani che ti vogliono miele e montagna

e alle gocce di piacere abbandono ogni difesa

curva insolita questa passione tocca luoghi inaccessibili di un cuore già disabitato cosa c’è che mi attanaglia e stringe tra le piume dell’immensa anima che non mi nascondi da un solo vagito sono nata due volte, due carezze, hanno varcato un ventre gelido

voglio amarti sette volte dove nessun freddo può sfiorarti e nei fossati risolti butteremo tristi passati

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senza domande

mi domando se una stella è più di una dea o se la ragione s’è persa all’angolo delle labbra dove la ringhiera si attorciglia all’edera e duecentosei ti amo tremano al posto delle ossa e sostituisce il respiro quel tuo guardarmi assorta

e tu respira respirami di scirocco e sale il mio ombelico accoglie capelli bianchi su giovani colori

è nei dintorni delle umide carezze che mi voglio fermare un momento è davanti all'assalto che voglio arrendermi a ridosso del seno a baciarti la schiena

sul mandorlo bambino raccogli gemme e gemiti e scivola la bocca sulle mie cosce bianche

nei tanti si vorrei perdermi per ritrovarmi groviglio di carne e sensi e perdermi ancora bocca d’amore e perla dimmi, ti dico prendi ogni goccia della passione selvatica ed io afferrerò l’animale sano del tuo corpo regina

e fermati dentro dividiamo il tempo che ci ha vissuto rimettimi al mondo col mio primo vagito

lascia libera la giumenta, amore mio

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togli le corde e volami dentro con tutti i tuoi umori io aspetterò che si compia il tuo grido per essere ancora una volta uno insieme ecco il miracolo pelle mia sale e moltitudine di si sul tuo petto senza fiato sono grano e spiga ancora

toccami finchĂŠ il vento non tornerĂ indietro prendimi sui petali di una margherita e contali per ritornare ti prego, meraviglia lasciami mani nuove,

per sorprendermi, per sorprenderti

domani

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resta

sciogli le rugiade donna mia sciogli le magnolie della bocca (un angolo vivo di more selvatiche) piccoli seni dietro le grondaie misurano d'accanto geometria delle dita che scorre d’anima e d’affanno nei solchi granomare del ventre riciclato giorno e viaggio notte senza stella danzami ancora di cielo dentro ne solco ne sudore abbia la tua bocca accogli il mio tremore spogliami negli occhi e tu stringimi di vertebra e cammino verranno il buio e la clessidra verrà la voce ma t’amo sulle gambe che aggrovigliano il tempo sull’incarnato possiedimi di salvia e di spezie non chiedo parole Innestami la vita corpo d'amore e vena arteria che soffoca paure

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riprendi le ali e vola su tutto questo male soccorri il sogno dammi le ghirlande di tutte le passioni è il vento che lega il giorno delle congiunzioni quel silenzio ormai invaso resta al mio sottile stelo e aspetta uno passo di sole piega antica amore di domani raduna i sensi resto nel taglio della gonna nella vertigine del seno sui telai della tua finestra come ape in attesa del suo miele accoglimi di fiori regalerò petali alla mano che quel seno lo disarma

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accoglimi di fiori

regalerò petali alla mano che quel seno lo disarma

dimmi, ti dico prendi ogni goccia della passione selvatica ed io

afferrerò l’animale sano del tuo corpo regina

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