Il Brivido Sportivo n.7 del 20.02.2013

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Il Brivido Sportivo - Mercoledì 20 Febbraio 2013

Il personaggio

Da eroe del Franchi a spauracchio della difesa di Montella: Alberto è rinato a Bologna ed in Nazionale

La nuova vita di Gilardino:

oltre ai gol ha ritrovato anche il sorriso di ALESSANDRO LATINI

‘G

ila e ri…gila segna sempre lui’. Si chiamava così un gruppo su Facebook dedicato ad Alberto Gilardino quando indossava la maglia viola. E quel simpatico gioco di parole torna utile anche adesso, perché il tempo scorre inesorabile, ma lui è sempre lì a combattere nel mezzo all’area di rigore ed il più delle volte riesce anche a spedire il pallone in rete. Un vizio, una terribile abitudine per le difese avversarie, perché proprio mentre pensi che non è giornata e che non la struscia mai arriva la zampata vincente. Il Gilardino che ha lasciato Firenze era profondamente diverso da quello che ha conquistato Bologna. Non che si sia risparmiato in fatto di gol, ci mancherebbe, ma quella malinconia mista a tristezza che lo avvolgeva ultimamente in maglia viola adesso sembra soltanto uno sbiadito ricordo. Alberto ha trovato un gruppo che gioca con lui e per lui ed un allenatore che ne esalta le caratteristiche. Per dire la verità ha trovato anche il mancino fatato di Alessan-

dro Diamanti, un altro ex viola che riesce spesso a fargli qualche bel regalo sotto porta. E così, all’ombra della Torre degli Asinelli, Alberto è rinato dopo l’esperienza fallimentare con la maglia del Genoa. RICORDI INDELEBILI. Impossibile non parlare bene di uno come lui. Introverso e riservato, ma soprattutto educato con i compagni e con i tifosi. A Firenze ha lasciato un ottimo ricordo, marchiato oltretutto da 59 gol in 143 presenze. Tra chi lo avrebbe visto volentieri in questa Fiorentina e chi esalta la società per averlo ceduto a 8 milioni di euro, c’è lo spazio per i sentimenti e per i ricordi. Tanti, forse troppi da tornare alla mente tutti insieme nella giornata di domenica, ma sicuramente gli correrà un brivido lungo la schiena al momento dell’ingresso in campo. La maglia viola, per Gilardino, ha la stessa importanza di quelle del Milan e della Nazionale, con le quali ha vinto tutti i trofei che un giovane calciatore sogna da bambino. Eppure, pur non vincendo niente, a Firenze è rimasto comunque particolarmente legato. Essere il punto di

riferimento e non uno dei tanti ha fatto la differenza. Avere il Franchi ai piedi nelle serate europee è un’emozione che non scorderà mai. Anche perché qualche mese fa lui stesso ha dichiarato in un’intervista che il gol più importante della sua carriera l’ha realizzato con la maglia della Fiorentina ed è stato quello contro il Liverpool, nell’indicabile notte di Anfield. Alzi la mano chi non si ricorda la sua esultanza impacciata in mezzo agli steward inglesi dopo quel tocco che prese in controtempo Cavalieri, oppure l’abbraccio commosso con i compagni di squadra sotto il settore occupato da migliaia di fiorentini increduli. Emozioni indelebili, che né lui né i tifosi potranno mai dimenticare. Gilardino è entrato dalla porta principale nella storia della Fiorentina e questo è un dato di fatto che nessuno potrà mai cancellare. PRESENTE SOLARE. Ma siccome non si vive di soli ricordi, c’è da celebrare anche il presente. Ed è proprio questo che spaventa in vista della partita di domenica. In campo non farà sconti e se gli capiterà la palla giusta

non esiterà un istante a buttarla dentro. I dieci gol messi a segno fin qui in questo campionato sono un motivo sufficiente per creare qualche apprensione ai difensori della Fiorentina, che ultimamente non se la passano troppo bene. Per una difesa che si lecca le ferite, trovare Alberto Gilardino (uno che ha fatto 156 gol in serie A, uno più di Inzaghi e tanti quanti Gigi Riva e Roberto Mancini per intendersi, ndd) sulla propria strada non è il massimo della vita. Il fiuto del gol e l’istinto del killer ce li ha sempre avuti, adesso però gioca con il sor-

riso sulle labbra e spinto da un grande entusiasmo. Non solo Pioli vede in lui un riferimento, ma addirittura Cesare Prandelli è dovuto tornare sui suoi passi e ricominciare a convocarlo in Nazionale (tra l’altro il Gila è il bomber ancora in attività con più reti segnate in Nazionale, ben 17, ndd). Gilardino non è più il titolare di una volta, ma nel gruppo azzurro sta che è una meraviglia. Esperienza da vendere al servizio dei compagni più giovani, zero polemiche se non gioca e quando capita di mettere piede in campo dimostra ancora di poter fare

meglio di qualche compagno più blasonato, come è successo recentemente nell’amichevole che l’Italia ha disputato in Olanda e nella quale il pareggio di Verratti è arrivato dopo il suo ingresso in campo e grazie ad un suo pregevole assist. Il Gila dunque, a trent’anni suonati, è calcisticamente rinato ed ha ritrovato il piacere di segnare. Il suo percorso, d’altra parte, continuerà comunque dopo la partita di domenica e per questo ci perdonerà se gli auguriamo di tenere per una volta il suo celebre violino all’interno della custodia.

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