Baby Magazine

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babymagazine n° 2 - allegato alla rivista salutare

Copia omaggio

pediatria psicologia alimentazione Pedagogia curiositĂ link utili

Poppata antigermi Dal latte alle pappe Il Bambino che non mangia


Salutare dedica a mamme e papà un nuovo prodotto per poter meglio comprendere e affrontare il percorso della genitorialità, dalle cure mediche alla scelta dei migliori prodotti in commercio. Fornisce un servizio a 360 gradi che abbraccia tutti gli aspetti legati alla nascita e alla crescita di un figlio senza trascurare nessuna sfumatura. Valuta i prodotti per mamme e bambini favorendo una scelta consapevole. Si avvale della professionalità di medici, pediatri, ginecologi, puericultori specializzati in infanzia e maternità ed è supportato dal forum dedicato ai genitori, http://www.paroladimamma.it , per discutere e confrontarsi su ogni aspetto legato alla crescita del proprio figlio . Le esperienze, i consigli dei nostri esperti saranno un sostegno per quanti vivono questa meravigliosa esperienza. Scrivete, comunicate, informate su tutto ciò che riterrete opportuno divulgare, scambiamo idee e consigli, facciamo della rivista uno strumento informativo a disposizione di tutti. Il tuo contributo e la tua partecipazione consentiranno di diffondere più informazioni a più persone.

Baby Magazine è distribuito in allegato a Salutare Presso presidi ASL e Aziende Ospedaliere, cliniche, farmacie, parafarmacie e sanitarie con 76 espositori

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Sommario Redazionale Il secondo numero di Baby Magazine si apre all’insegna della soddisfazione. Il riscontro dei giorni precedenti ci ha gratificato grazie all’ampia fascia di lettori con cui abbiamo interagito. Anche questo mese Baby Magazine si occupa di rubriche che danno spazio all’informazione e alle novità, a partire dallo “Speciale nutrizione”, in cui trattiamo argomenti e consigli sul da farsi quando il bambino proprio non vuole mangiare. Quante volte, mamme e nonne in apprensione perché il proprio bambino, o magari nipotino, non voleva mandar giù quel boccone, si sono “ingegnate” sul come distrarlo: dalla paperella nell’acqua, alle pentole da tirar giù dai mobili, all’aereo che arriva “carico di…”, fino alle canzoncine che a ripetizione intonano “44 gatti”… e quante volte ancora siete stati attenti al cibo da dargli, a come scaldarlo, con quali metodi Da pag. 23 potrete far tesoro dei pareri riguardanti quest’aspetto e divertirvi a sperimentare qualche nuova e gustosa ricetta. Anche in questo numero a pag. 18-19 la selezione dei migliori prodotti pensati per il benessere non solo del vostro bambino ma anche delle vostre tasche! Volete partecipare al nostro sondaggio? Andate allora subito a p. 31 e diteci come la pensate! Tutto questo e molto altro, semplicemente girando pagina. Alla prossima!

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Il primo mese...

Gravidanza: attività fisica ok, disturbo ko!

Bonding e attaccamento

Gemelli, che fatica!

Speciale Nutrizione

e poi... Amniocentesi Allattamento Materno La favola del mese Una poppata a prova di germi Dal latte alle pappe Il bambino che non mangia Pagine Baby

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Come è possibile ricevere a casa la rivista Baby Magazine? Per ricevere la rivista Baby Magazine a casa basta compilare in tutte le sue parti il form a pag. 22. Sono un medico specialista, come posso inviare i miei contributi redazionali? Per poter inviare articoli redazionali basta inoltrare la richiesta, il curriculum a: redazione@babymagazine.it Sono una mamma e vorrei segnalare un prodotto e/o servizio utile o dare qualche suggerimento, a chi posso scrivere? Per comunicare le vostre opinioni, esigenze, proposte, esperienze oppure un parere

sulle strutture e i servizi di cui avete usufruito potete scrivere una mail a comunica@babymaga zine.it oppure segnalarlo al forum paroladimamma (pag.30). Le segnalazioni saranno preziose per orientare gli articoli e i dossier che pubblicheremo sulla rivista. Desidero contribuire alla vostra iniziativa e far crescere il progetto, posso sostenervi economicamente? È possibile fare un libero versamento sul c.c. 55117402 intestato all’Ass. Salutare via Due Principati, 210 Av. Sono titolare di un'Azienda/ struttura del settore maternità e infanzia. Come posso informare i lettori circa prodotti, servizi e iniziative? Partecipare a Baby Magazine significa sostenere un’iniziativa culturale intrapresa per sensibilizzare alla salvaguardia del benessere comune e di fornire ai lettori oltre ai servizi, il supporto da consultare per essere sempre aggiornati. Per poter usufruire di Baby

Magazine telefonare al n° 0825 74603 o inviare una mail a info@babymagazine.it specificando nome, recapiti e il settore dell'Azienda. Vi illustreremo le modalità di partecipazione promozionale. Desidero ricevere informazioni in merito ad un articolo o su di un argomento di specifico interesse, a chi devo rivolgermi? Per ricevere info più dettagliate su argomenti trattati sulla rivista o domande in merito ad alcune patologie, potete scrivere all'indirizzo info@babymagazine.it specificando i vostri dati anagrafici, recapito e tipo di richiesta.

Baby Magazine è un allegato della rivista Salutare Reg. Tribunale Av in data 15/01/2004 N° 419 Editore: Ass. Culturale Salutare Anno I, n°2 Marzo 2009 Distribuzione gratuita Collaborazioni: dott.ssa Mariangela Picardi, dr. Elio Caggiano, dott.ssa Valentina Funicelli, dott.ssa Nanda Santoro sito: www.salutare.info e-mail: info@babymagazine.it contatto skype: babymagazine Tel.: 0825.74603 - fax: 0825.769808 Contributi: c/c postale n° 55117402 intestato all’Ass. Salutare via Due Principati, 210 Avellino

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Stampa: Csd - Na Crediti immagine: Copertina: © arash sabbagh - Fotolia © Tomasz Trojanowski - Fotolia

Comitato Scientifico: Prof. Emerito Giuseppe Roberto Burgio - San Matteo (Pavia) Prof. Pasquale Di Pietro Ospedale Gaslini (Genova) Pres. Nazionale SIP Prof. Pietro Ferrara - Università Cattolica Sacro Cuore (Roma) Prof. Alfred Tenore - Direttore Dip. Pediatria Università di Udine Prof. Alberto G. Ugazio Ospedale Bambino Gesù (Roma) Prof. Alberto Villani - Ospedale Bambino Gesù (Roma) dr. Elio Caggiano - specialista in pediatria - presidente dell’Associazione pediatrica “Per il Bambino” dr.ssa Angela Carrino -specialista in pediatria


I Piccoli protagonisti di questo mese sono... Simone & Mattia

Michael Mamma & Papà: Helena e Frank Netti

Antonio 9 mesi Mamma & Papà: Angelo Ciampa e Laura del Gaudio 3 anni 1/2 e 5 mesi Mamma & Papà: Giuseppe Reppucci e Oriana Porfido

Rocco nato il 6/06/2008 Mamma & Papà: Melania Riccardi e Carlo Napolitano

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Pietro

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5 anni - Mamma & Papà: Rossella Tedeschi e Franco Lo Priore

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Il primo mese...

L’epoca gestazionale si calcola sempre a partire dal giorno d’inizio dell’ultima mestruazione e contando i mesi di calendario, fatti di 30-31 giorni, oppure i mesi lunari, fatti ognuno di 4 settimane, cioè di 28 giorni. I ginecologi preferiscono di gran lunga il calcolo delle settimane di amenorrea e quindi dei mesi lunari, più preciso, ma attenzione: in questo modo la gravidanza dura dieci mesi (lunari, appunto) e non nove!

In questa rubrica, per agevolare la comprensione di chi legge, parleremo di mesi di calendario: in ambito scientifico, però, si tiene conto delle settimane di amenorrea, anche per poter monitorare più strettamente la crescita biofisica del feto. Il primo mese di gravidanza, dunque, per metà non è… di gravidanza: il concepimento, cioè si verifica circa 14 giorni dopo l’inizio dell’ultima mestruazione ed è questa la vera data di inizio della gestazione. Essendo però piuttosto difficile fissare con certezza il giorno dell’ovulazione (ed ancor più quello della fecondazione), si preferisce datare la gravidanza a partire da un momento facilmente riconoscibile com’è appunto la mestruazione. È però molto importante che la donna segnali se i suoi cicli mestruali han-

no un ritmo regolare (28 giorni) o se sono più lunghi, più brevi o del tutto irregolari: quest’informazione servirà al ginecologo per correggere la datazione biologica della gravidanza (quella effettiva) e fissare la data presunta del parto. Il primo mese costituisce una delle fasi più delicate dell’intera gravidanza, tanto che si sospetta che molte mestruazioni in ritardo, magari con un flusso un po’ più abbondante della norma, in realtà nascondano degli aborti precocissimi. Le fasi che dalla fecondazione conducono all’impianto della blastocisti (così si chiama l’ovulo fecondato al momento dell’annidamento) in utero richiedono il sincronismo perfetto di diverse funzioni biologiche, oltre all’integrità anatomica dell’apparato riproduttivo femminile. Basti pensare alle esigenze nutrizionali della stessa blastocisti, che altro non è se non un ammasso di cellule in fase di rapida moltiplicazione con l’aspetto, al microscopio, di una mora. Ebbene, nei suoi primi giorni di vita la blastocisti si accontenta delle sostanze che trova nei fluidi tubarici ed uterini (acqua, zuccheri e poco altro). Al settimo giorno, però, la mora è cresciuta tanto da necessitare assolutamente di un nutrimento ben più sostanzioso: adesso occorre il sangue materno! Ecco spiegata l’urgenza dell’annidamento, serve per procurare il sangue alla piccola camera gestazionale. Se questa ha compiuto il giusto cammino lungo la tuba a questo punto si ritroverà proprio nell’utero materno; ma se sono insorti ostacoli meccanici o di altro

genere potrebbe trovarsi altrove, per esempio ancora nella tuba, oppure nel collo uterino o addirittura nella cavità addominale. L’impianto allora si verificherà in queste sedi anomale, con conseguenze talora pericolose anche per la salute della madre (gravidanza extrauterina), pur di soddisfare l’esigenza indifferibile del piccolo embrione di ottenere il suo “cibo”! A proposito dell’impianto, poi, occorre ricordare che costituisce ancora per molti versi un mistero affascinante, tant’è vero che rimane una grossa incognita anche per le sofisticate tecniche di fecondazione assistita che pure hanno saputo affrontare e risolvere diversi altri problemi. L’impianto dell’uovo in utero è infatti una sorta di strano “trapianto”, in cui l’organo trapiantato è per metà di origine materna (e dunque riconosciuto come proprio dall’organismo ospite), ma per metà di origine paterna e quindi estraneo, sconosciuto al sistema immunitario della gestante. In teoria, perciò


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dovrebbe verificarsi sempre il “rigetto” della camera gestazionale da parte dell’organismo materno, esattamente come avviene appunto con i trapianti non compatibili; invece avviene regolarmente l’annidamento dell’uovo, anzi questo si approfonda nello spessore dell’utero fino a raggiungere i vasi sanguigni e ad eroderne le pareti! Come sta intanto la mamma? E come vive in genere questi giorni? Nella maggior parte dei casi non si accorge di nulla, almeno fino alla mancanza mestruale; semmai in seguito, col classico “senno del poi”, forse riuscirà a ricordare qualche strana sensazione, un leggero malessere non ben distinguibile da una normale sindrome premestruale. È ancora presto per assistere a modificazioni evidenti o a disturbi significativi nell’organismo della neo-mamma. Piuttosto a questo punto è importante che la

donna goda di buona salute o che almeno sappia di essere affetta da patologie che possono pregiudicare l’esito della gravidanza; che si sia sottoposta, assieme al partner, alla serie di esami preconcezionali previsti peraltro anche dai protocolli del nostro Ministero della Sanità. Annotate su una tabella il vostro peso corporeo in modo da poterne controllare l’andamento nei mesi che verranno. Prendete l’abitudine di evitare, se possibile, di sottoporvi a radiografie del bacino nella seconda metà del ciclo ovarico, cioè nella terza e quarta settimana dopo l’ultima mestruazione: le radiazioni X potrebbero danneggiare gravemente un uovo appena fecondato di cui voi stesse ignorate l’esistenza. Quando si può fare il test di gravidanza? I moderni kit in vendita in farmacia sono molto sensibili ed affidabili già dopo pochi giorni di ritardo: conviene farlo al più presto, anche per cominciare subito a rivedere abitudini di vita (fumo, alcool, orari strani), ritmi lavorativi ed impegni vari.

Gli esami da fare durante il primo mese Qualche test è cosìddetto di “routine”, mentre altri vengono fatti solo in particolari circostanze. Esami delle urine: Servono a cercare eventuali presenze di zucchero, proteine, cellule del sangue (leucociti e globuli rossi) e batteri. Esami del sangue: determinano il gruppo sanguigno e fattore Rh, livelli di HCG e controllano che non vi sia uno stato di anemia. Test per escludere la presenza di sifilide, epatite B, clamidi, gonorrea e, a volte, H.I.V T.O.R.C.H: esami del sangue per determinare i titoli ed i livelli anticorpali di alcune malattie infettive, serve a stabilire verso quali di queste si è immuni e verso quali invece bisogna porre particolare attenzione Pap test per la ricerca del cancro della cervice Test genetici per fibrosi cistica, anemia mediterranea, morbo di Tay-Sachs. Vengono fatti solo sotto parere medico. Glicemia: serve ad indagare sulla probabile tendenza a sviluppare il diabete. In seguito sarà opportuno effettuare indagini più approfondite.


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L’amniocentesi Rischi e benefici.

L’amniocentesi consiste nel prelevare, a partire dalla 16a settimana di gestazione, una piccola quantità di liquido amniotico, cioè di quel liquido che avvolge e protegge il feto. È una pratica che permette di diagnosticare precocemente eventuali anomalie congenite del feto. Tecnicamente, un'amniocentesi si potrebbe eseguire in epoca più precoce, tuttavia, il rischio di un’amniocentesi anticipata risulta essere più rischiosa, sia in termini di aborti, sia per la minore quantità di cellule presenti nel liquido prelevato. Pertanto si preferisce eseguire un'amniocentesi intorno al quarto mese di gravidanza, periodo considerato ideale, sia per la ricchezza di cellule nel prelievo, sia per la minore incidenza di complicanze. Durante l' amniocentesi con il liquido amniotico, vengono prelevate delle cellule cutanee del feto. L’analisi dei cromosomi di tali cellule permette di diagnosticare precocemente il sesso e numerose anomalie cromosomiche (ma non tutte) sia congenite che acquisite, le quali comparirebbero alla

nascita sotto forma di svariate malattie. L’amniocentesi è semplice e indolore, tuttavia sia per l’elevato costo, sia per il rischio seppur minimo per la madre e per il feto, viene fatta eseguire solo in casi selezionati: • per tutte le pazienti in gravidanza di età superiore ai 35 anni; • per gestanti che hanno già bambini affetti da anomalie cromosomiche; • in conclamata presenza di anomalie cromosomiche in uno dei genitori; • in presenza di Sindrome di Down (mongolismo) o di altre anomalie cromosomiche in un parente stretto di uno dei genitori; • per un indice di rischio elevato evidenziato dal bi-test o dal tri-test; • anomalie fetali riscontrate dall'ecografia. Prima di svolgere un'amniocentesi è indispensabile ascoltare il parere del proprio medico. Un colloquio permette una maggiore consapevolezza dei rischi e dei benefici connessi alla scelta di eseguirla. Solitamente, al termine di tale colloquio, ai genitori viene fatto firmare un esplicito consenso informato, il quale attesta la presa coscien-

za di tutte le informazioni necessarie. Per quanto riguarda i rischi, l’amniocentesi comporta un rischio di aborto maggiore rispetto a quello di base per tutte le gravide, pari all’1%. Molto rara, ma possibile, è anche la rottura del sacco amniotico. La complicanza più temibile risulta comunque la rottura traumatica delle membrane (1 caso su 300) che, tuttavia, accade perlopiù in donne già portatrici di un'infezione, in particolare da Mycoplasma o Ureaplasma. Altre complicanze sono oligoidramnios, amniotiti, parto pretermine, e, più raramente, distacco intempestivo di placenta. Un altro rischio dell'amniocentesi è la possibilità di dover ripetere il prelievo di altro liquido per insuccesso della coltura (per assenza di cellule vitali nel campione prelevato per primo) o per possibile contaminazione del liquido amniotico con materiale materno. Per ovviare a questo errore, tuttavia, si usa gettare via le prime gocce di liquido che fuoriescono dall’ago. Altro possibile rischio è il riscontro di aberrazioni cromosomiche generatesi durante la coltura, note come pseudomosaicismi. L'amniocentesi permette di diagnosticare la presenza delle sindromi di: Down, Edward, Turner, Klinefelter e del “Pianto del Gatto”. È inoltre possibile individuare i feti affetti da difetti di chiusura del tubo neurale o della parete addominale grazie al dosaggio dell'alfafetoproteina sul liquido amniotico.


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Gravidanza: attività fisica ok, disturbo ko! a cura della dott.ssa Mariangela Picardi marvintown@tiscali.it

Hai bisogno di un po’ di relax? Muoviti!

Pesantezza, tensione e dolori muscolari sono fastidi che le donne in gravidanza conoscono molto bene. A causarli sono l’aumento di peso, la crescita graduale del pancione ed i cambiamenti fisici ed ormonali tipici dei nove mesi.

Problemi inevitabili, che però si possono alleviare praticando un leggero esercizio fisico quotidiano ed imparando a tenere sempre una postura corretta. Con il procedere della gravidanza, il pancione costringe la mamma ad assumere posizioni non corrette. Così, anche stare semplicemente in piedi può diventare fastidioso. Per diminuire il malessere della zona lombare è utile correggere la posizione del bacino: basta ruotarlo leggermente in avanti, stringendo i glutei e spingendo il pube verso l’alto per sentire la tensione che si scioglie. In questo modo, infatti, la schiena resta dritta ed il peso dell’addome non è più sostenuto soltanto dai muscoli lombari ma anche da quelli addominali. Da evitare le posizioni fisse: stare per molte ore di fila in piedi o seduta ad una scrivania, per esempio, può causare forte tensione

muscolare e gonfiore agli arti inferiori, perché tutto il peso grava sugli stessi muscoli ed altre condizioni. Per prevenire, o almeno alleviare, questi problemi è sufficiente sgranchirsi ogni 15 - 20 minuti, alzandosi, sedendosi, facendo qualche passo. Chi cammina molto, invece, deve far attenzione a come appoggia i piedi terra: ruotandoli verso l’esterno, infatti, si accentua la tensione sulla regione lombare e sulle ginocchia, provocando possibili indolenzimenti. Gli esperti concordano: fare regolare attività fisica è una buona abitudine, che diventa ancora più importante in gravidanza. Se i muscoli sono bene allenati, infatti, offrono un sostegno migliore al pancione ed alleviano eventuali dolori alla schiena. Per il corpo e per la mente: il movimento provoca nel nostro organismo una maggiore produzione di endorfine, ormoni che, una volta in circolo, regalano una sensazione di benessere alla futura mamma ed al suo bambino. Per ottenere questo risultato non è necessaria un’attività fisica intensa: l’attività fisica non deve risultare faticosa o dolorosa, ma piuttosto regalare una piacevole sensazione di rilassamento. Un corso di attività motorie pre-parto, già dall’inizio del secondo trimestre, è la scelta migliore: la futura mamma potrà così sperimentare alcuni semplici esercizi che la

aiuteranno a sciogliere le tensioni muscolari accumulate nell’arco della giornata. Prima di iniziare qualsiasi attività, è comunque opportuno confrontarsi con il proprio medico. Negli esercizi di rilassamento è importante che i movimenti siano lenti – rotazioni del collo, delle spalle, del bacino; streching dei muscoli del dorso, ‘rotolamento’ della colonna in modo da portare, vertebra dopo vertebra, la testa all’altezza della pancia con le braccia penzoloni. Questi sono alcuni degli esercizi più indicati per sciogliere le tensioni. Inspirare dal naso ed espirare lentamente dalla bocca con un ritmo regolare permette di eseguire i movi-


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menti o mantenere le posizioni con più facilità. Un po’ di ansia e qualche apprensione per il parto e per la salute del bambino sono sentimenti comuni in gravidanza: imparare a rilassare la mente insieme al corpo, quindi, è fondamentale per migliorare il benessere generale della futura mamma. Il relax mentale, come quello fisico, comincia dalla corretta respirazione, profonda e ritmica, accompagnata da esercizi di visualizzazione positiva. Immaginare il bambino al sicuro e tranquillo nel proprio ventre,

ascoltarne i movimenti, concentrarsi su di lui, sono esercizi che tranquillizzano la futura mamma e favoriscono un futuro contatto ancora più profondo con il nascituro. Una posizione favorevole, adatta per tutti i nove mesi e da ereditare anche dopo il parto, è sdraiarsi su un fianco con un ginocchio piegato ed un cuscino tra le gambe. La cosa migliore che una futura mamma possa fare (per sè stessa e per il suo bambino) è regalarsi tanti brevi momenti di relax nell’arco della giornata: prendersi un attimo di tempo, ovunque si trovi, fare un bel respiro e immaginare qualcosa di piacevole come un paesaggio, una giornata di sole, il piccolo. Basta poco per migliorare il proprio stato d’animo e far scivolare via, gradevolmente, tutte le tensioni.


12 (2a parte) Le posizioni per allattare.

Nel numero precedente ci siamo soffermati sulle posizioni per allattare al meglio il proprio bambino, ma altre domande che molte mamme si pongono riguardano la frequenza con cui allattare e l’alimentazione della mamma. È opportuno che gli orari dei pasti non siano rigidi; è consigliabile attaccare il bambino al seno tutte le volte che lo richiede (allattamento a richiesta). È meglio non farlo attendere ec-

cessivamente, per evitare che sia troppo affamato e si attacchi in modo frenetico. Alcuni consigli da seguire sono infatti: attaccare il bambino al seno ogni volta che sembra avere fame, cioè quando gira la testa come se cercasse il capezzolo; non è necessario aspettare che il piccolo pianga. È possibile, soprattutto all’inizio che il bambino voglia attaccarsi al seno molto spesso. La mamma non si deve preoccupare e deve assecondarlo. Poiché lo stimolo più importante per la produzione di latte è proprio la suzione , quanto più spesso il bambino si attacca al seno, tanto maggiore è la quantità di latte prodotto.

Come capire se il latte è sufficiente? I principali segni di un’assunzione adeguata di latte da parte di un neonato sono una buona crescita ponderale e una produzione di urina adeguata. Il peso del piccolo, dopo il calo fisiologico, dovrebbe tornare a quello iniziale in due settimane circa. Successivamente, nei primi tre mesi, il bambino allattato al seno dovrebbe aumentare di almeno 125-150 grammi la settimana. È importante quindi controllare periodicamente la crescita, per esempio una volta la settimana, pesando il piccolo nudo, prima del pasto, sempre alla stessa ora. È preferibile evitare la doppia pesata (prima e dopo la poppata) che non permette di capire quanto latte abbia effettivamente introdotto il bambino ed è una possibile fonte di ansia e preoccupazione per la madre. Un bambino ha una produzione adeguata di pipì se bagna sei o più pannolini nelle 24 ore, con urina chiara. Nella grande maggioranza dei casi, una scarsa produzione di latte può dipendere da una posizione scorretta del bambino quando viene attaccato al seno, o da poppate di durata limitata o poco frequenti. Se si correggono questi errori la difficoltà viene superata. La vera ipogalattia materna (caratterizzata da una produzione di latte insufficiente) è infatti un evento estremamente raro (si riscontra in meno di due donne su cento). Le aggiunte di latte ar-

a cura del dr. Elio Caggiano specialista in pediatria Presidente dell’Associazione pediatrica “Per il Bambino”

tificiale, se non necessarie, sono sempre sconsigliate perchè portano a una minore produzione di latte (se si riduce la suzione, diminuisce ulteriormente la quantità di latte materno). Come alimentarsi quando si allatta? La dieta della donna che allatta deve essere quella abituale, senza alcuna restrizione. Alcuni alimenti introdotti dalla madre possono infastidire il lattante, ma non è possibile sapere a priori quali saranno. È quindi importante che la madre mangi di tutto, eliminando solo in un secondo tempo gli alimenti che sembrano dare fastidio al bambino. Si consiglia di non assumere superalcolici e di non fumare . Non è dimostrato che esistano cibi capaci di aumentare la produzione di latte. Solo lo svuotamento del seno attraverso una suzione efficace, e la possibilità di attaccare il piccolo ogni volta che mostra di aver fame garantiscono una buona produzione di latte.

Alcuni consigli: caffè: non più di due tazzine al giorno, preferibilmente decaffeinato; thè: preferibilmente deteinato; vino: non più di due bicchieri al giorno, ai pasti; birra: non più di una lattina al giorno, ai pasti; latte: a piacere.


Il ciuccio rappresenta un mezzo fondamentale a disposizione del piccolo per trovare consolazione nei momenti di sconforto e per rilassarsi. Rispetto al pollice, cui ricorrono spesso molti bambini, l'uso del succhietto ha il vantaggio di poter essere "dosato" dai genitori, perché non è sempre a disposizione del bimbo come il proprio dito.

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Il Ciuccio Qualche informazione in più per scegliere meglio:

In commercio se ne trovano diversi tipi, vediamone le caratteristiche. La tettarella del ciuccio: in caucciù, lattice, silicone. in caucciù: è una gomma naturale particolarmente liscia e morbida, resistente ed elastica. Risulta indicata nella fase della dentizione (ovvero dai 6 mesi). Ha, però, la tendenza ad assorbire l'acqua, trattenere gli odori e a deformarsi dopo un'usura prolungata e diverse bolliture o sterilizzazioni. in silicone: è un materiale chimico atossico, derivante dal silicio, che assicura indeformabilità e igiene; non assorbe gli odori o i sapori, non viene alterato dall'usura o dai frequenti lavaggi e sterilizzazioni. A causa delle lacerazioni provocate dai dentini, è consigliato l’uso nei primi sei mesi di vita. in lattice: è una gomma naturale, elastica, morbida e molto resistente. I succhietti in lattice si possono usare fin dalla nascita ma sono perfetti anche quando si è più grandicelli.

La forma della tettarella:

Chi lo Produce:

Nome del Prodotto:

A ciliegia: è la classica tettarella che richiama la forma del capezzolo della mamma. Tonda e morbida, è quella che i bambini preferiscono. Particolarmente indicati per i bambini di pochi mesi, in quanto riproducono la forma arrotondata del capezzolo.

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Anatomica: studiata apposta per adattarsi alle caratteristiche del palato del neonato, ha una forma schiacciata ed ellittica, ripiegata verso l'alto. Essa contraddistingue i ciucci realizzati rispettando le caratteristiche anatomiche del palato del bebé. A goccia: si tratta sicuramente della forma più innovativa; ellittica e piatta come l'anatomica ma più sottile e priva di ripiegamenti verso l'alto. Esercita una pressione uniforme sul palato. Riduce al minimo sia l'apertura della bocca sia la pressione interna.


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La Favola del mese Gina e il frutto dell’amicizia

Gina la formichina era molto piccola, ma come le sue sorelline ogni giorno usciva alla ricerca di cibo. Tutte portavano sempre qualcosa: una mollichina di pane, un seme, un chicco di riso, un rametto per il fuoco; tutti contribuivano alla raccolta per affrontare l’inverno e quando questo arrivava si riunivano intorno al caminetto stando ore ad ascoltare le storielle dei più grandi mentre sgranocchiavano qualcosa. Un giorno Gina, non avendo trovato nulla, pensò: “Adesso che torno a casa tutte mi derideranno....”. Mentre si rammaricava, sentì un lamento: “Chi può essere”? “Sono io, qui, su questa roccia. Mi sono incastrato, aiutami!”. Era un bel semino,

e Gina era felice perchè pensava che se l’avesse portato a casa le avrebbero dato una medaglia”! “No, per favore, ti prego, io vengo da molto lontano, e sono fuggito da un enorme rapace che con il becco mi ha trasportato fin lassù, vedi?” e indicò un grande nido. “È grandissimo!”, esclamò Gina ma io ti devo portare a casa così quando viene l’inverno ti mangeremo e saremo tutti contenti. “Ascoltami formichina, se tu mi salvi la vita, io te ne sarò riconoscente. Ti prego sono piccolo e non voglio finire così”.

Gina scorse nel semino una goccia di rugiada che sembrava una lacrima. Era tanto commossa. “Come ti chiami”, gli chiese, “Milo”, e urlò: “presto, sta arrivando l’uccello e se ci vede finiremo come colazione per i suoi piccoli!” Con un balzo Gina si arrampicò sulla roccia, afferrò il semino e ruzzolò per la scarpata fino a nascondersi sotto un bel fungo. “Grazie”, sospirò Milo. “Allora, mi lasci libero”? “Si”, disse la formichina, “Ma ti metto in un posto sicuro dove quel volatile non potrà


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prenderti”, e lo infilò in un forellino di terra. “Ciao”, disse. “Ciao, e grazie ancora”, salutò il semino. Ovviamente tornando a casa Gina pensava alle sorelline che l’avrebbero derisa e a quella medaglia che non le avrebbero mai dato, ma in cuor suo era contenta. Aveva aiutato un amico! Si, aveva un amico. Passarono degli anni, Gina era grande e aveva una famiglia tutta sua con tanti piccoli ai quali ogni tanto raccontava, accanto al camino, la storia di Milo il semino .

Era allo stremo delle forze quando sentì una grossa voce: “Gina, Gina sei tu”? Si voltò e vide un albero maestoso. “Chi sei?”, disse. “Sono io, Milo, quel semino, ti ricordi”? “Ooohhhh, ma quanto sei cresciuto!” e gli raccontò la sua triste storia... “Non ti preoccupare”. Un ramo si mosse verso di lei porgendole una bellissima mela. “Va’, portala dai tuoi e ogni volta che vuoi vieni, ce n’è per tutti”. “Grazie” disse Gina. Questa volta non era la rugiada, ma una lacrima che le sgorgava dagli occhi.

Quell’anno l’inverno sembrava non voler finire, l’unica cosa che stava finendo erano le scorte e anche nel caminetto non c’era quasi più legna da ardere. Era disperata! Di certo non poteva mandare in giro le piccoline a cercare qualcosa. Così si vestì con gli scarponi ed il cappello di lana e si incamminò nella neve.

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Bonding e attaccamento a cura della dott.ssa Valentina Funicelli -Logopedista, insegnante di Massaggio Infantile IAIM.

“Lo scorrere di tutta la vita inizia con la reciproca interazione tra genitore e neonato”. (Bowbly)

Attaccamento e Bonding si riferiscono a due fenomeni in connessione reciproca coinvolti nella creazione del rapporto iniziale tra il bambino e chi si prende cura di lui. Il Bonding si manifesta nel periodo immediatamente successivo alla nascita, quando il bambino e i genitori sono perfettamente in grado di conoscersi reciprocamente. Lorenz e Harlow studiarono il comportamento degli animali e il momento in cui si instaura il Bonding, che avviene al momento della nascita. Spesso se il cucciolo viene allontanato dalla madre alla nascita, e riunito in seguito, subisce un rifiuto da parte della ma-

dre per cui è destinato a morire. Kennel e Klaus evidenziarono un periodo particolarmente sensibile alla creazione di questo legame nell’essere umano, ma non rigido come negli animali, il processo di attaccamento può avvenire anche in un secondo momento e così pure i legami affettivi ad esso correlati. Il Bonding è un processo di attaccamento, nasce pian piano, come l’innamoramento; inizia già nella madre nel periodo della gestazione. Subito dopo la nascita, si conosce il bambino reale diverso da quello immaginario; è proprio questo il momento in cui si riconosce il bambino come il proprio bambino, e si può facilitare il processo di attaccamento. Bowlby ha studiato le caratteristiche del processo di attaccamento: un attaccamento sicuro dà una certa solidità e stabilità allo sviluppo del bambino. I bambini che hanno solide basi nel futuro diventeranno persone equilibrate, sane, in grado di mantenere un lavoro, nei rapporti sociali, una vita di relazione normale;


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un attaccamento insicuro si ha quando genitori problematici o intenti a risolvere i loro problemi non instaurano una relazione col bambino. Questa situazione di instabilità emotiva spesso genera nel bambino momenti di aggressività o chiusura in sè stesso, ambivalenze nei confronti degli altri, sempre alla ricerca di qualcosa che è mancante. Il Bonding si basa quindi sulla reciprocità genitore/bambino. Gli elementi che compongono il bonding sono: Contatto La pelle è l’organo più esteso del corpo e il tatto è il primo senso che si sviluppa in utero. Attraverso il contatto sviluppiamo endorfina, serotonina, e la mamma produce più ossitocina (ormone che aiuta l’utero a contrarsi, chiamato anche ormone dell’amore), e più prolattina (non solo favorisce la produzione di latte ma è anche l’ormone del prendersi cura di…e del senso materno); inoltre si abbassano gli ormoni dello stress ACTH, cortisolo. Al momento della nascita la mamma e il bambino hanno lo stesso identico dosaggio ormonale; quando il bambino nasce, tutta l’ossitocina e il cortisolo, necessari per il momento del parto, sono alti. Al primo contatto con la mamma è come se ricevesse un segnale di stop alla produzione di ACTH, cortisolo, un messaggio di fuori pericolo dopo il parto. Si è notato che nei bambini nati da parto cesareo e poi allontanati dalla

mamma, i tassi di ACTH rimangono alti per molto più tempo, e se mantenuto a lungo, i bambini cominciano ad essere più irritabili, dormono meno, hanno difficoltà di crescere. Dagli studi di Tiffany Field, sul massaggio a bambini ricoverati si sono avuti: crescita più rapida, reazione migliore alle cure e dimissioni più veloci. Odore la mamma e il bambino si riconoscono dall’odore; il colostro ha un odore simile al liquido amniotico. Temperatura Il neonato non è in grado di auto-termoregolarsi, quindi la temperatura corporea della mamma è la temperatura ideale per mantenere quella del piccolo. Ritmi e Bioritmi Quando una donna partorisce c’è una remissione della neo-corteccia e un lasciar emergere le funzioni sottocorticali del cervello limbico e rettilico; è come se prendessero il sopravvento le emozioni e l’istinto che permettono alla mamma di sintonizzarsi sul bambino. Voce Il bambino riconosce la voce della mamma, la mamma riconosce il pianto del suo bambino (è anche il modo che ha il bambino di accattivare la mamma). Allattamento Durante l’allattamento il bambino aumenta le difese immunitarie, e nella mamma vi è l’aumento di ossitocina e prolattina. Sguardo “Il primo sguardo non si scorda mai”, gli

occhi del neonato sono fatti per mettere a fuoco dai 17 ai 30 cm, che è esattamente la distanza che c’è tra il viso della mamma e del bambino tenuto in braccio; inoltre è attratto dai contrasti e mette a fuoco cose rotonde e scure, (come il capezzolo della mamma e gli occhi). Il Bonding, un processo lungo una vita, è un legame affettivo e tattile, che con il massaggio infantile viene intensificato e garantisce un buon sviluppo per il futuro.

È stato dimostrato che... ...L’unica necessità che hanno i neonati nei primi minuti è di essere asciugati e avvolti in un tiepido e morbido telo. Ogni altra cosa, oltre a non essere utile, è di ostacolo al bonding e pertanto dovrebbe essere rimandata. ...Lasciando in intimità genitori e bambino, quest’ultimo smette di piangere a pochi secondi dalla nascita e si tranquillizza con grande velocità. ...Favorire il bonding fin dai primi momenti permette un migliore avvio dell’allattamento al seno, riduce il rischio di depressione materna, aumenta la fiducia in sè stesso del bambino e lo rende, in seguito, più aperto al contatto con gli altri. ...Nella prima settimana di vita la fase di veglia tranquilla (lo stato nel quale il bambino può aprire gli occhi, guardare i genitori, ascoltare la loro voce, cercare il seno della mamma) è molto breve, circa due ore al giorno, pertanto perdere questo momento speciale subito dopo il parto, significa rimandare di almeno una giornata la possibilità di far conoscere al neonato noi stessi e tutto ciò che c'è intorno.


18 Selezione Baby Care Mamme e Papà, Come sapere se un prodotto è meglio di un altro? Certamente non si possono acquistare decine di prodotti per scoprire quello più adatto. Riscopriamo un antico sistema: il Passaparola! Se usate un prodotto con cui vi trovate bene, e perchè no, costa poco, fatecelo sapere. Grazie a voi e alle vostre “esperienze”, tanti genitori potranno accudire i loro pargoli nel migliore dei modi, magari risparmiando anche un po’ di soldini.

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è equipaggiato con tutti gli accessori di cui i genitori hanno bisogno. Ruote di 12 pollici e piroettanti a 360 gradi, sospensioni, un ampio cestino spesa e altezza regolabile grazie al un pulsante apposito. Lo schienalino è regolabile in 4 posizioni inclusa quella a 180 gradi. Il telaio è estremamente resistente, leggero e pesa 9 Kg (con le ruote, il passeggino, e la cappotta). Può essere chiuso in un pratico pacco. Al passeggino può essere abbinata la spaziosa e pratica navicella, con materasso, copri pioggia e zanzariera. Il materasso è sia pratico che comodo. Il rivestimento del materasso è di cotone da una parte e felpato sull’altra. La carrozzina è munita di quattro gambe che la rendono anche utilizzabile senza il telaio.

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Disegnato per evitare che il bambino ingerisca aria mentre mangia. Il nuovo sistema di valvole della tettarella contribuisce ad evitare problemi come il singhiozzo o le coliche gassose. La tettarella ha 3 posizioni e si adatta al ritmo di suzione del bebè diminuendo le possibilità di rigurgito e facilitando il passaggio dal seno materno al biberon.

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che si muove in un attimo; carrozzina, passeggino e Travel System tutto in uno! Zippy System offre tutti i vantaggi di Zippy, il passeggino con il rivoluzionario sistema di chiusura ed apertura con una sola mano ed un solo movimento, di una vera culla, per garantire al bimbo il comfort ideale, e di un Travel System,, grazie al seggiolino auto Huggy SHP (Gruppo 0+).

rappresenta l'innovativo modo di pensare dei genitori di oggi che non si fermano davanti a nulla. Il Passeggino Neo rappresenta l'innovazione high-tech che apre nuove strade. La sua tecnologia innovativa si fa apprezzare giorno dopo giorno. Le ruote in configurazione 2+2 con esclusivo asse anteriore Y-FRAME gli conferiscono la stessa agilità di un passeggino a 3 ruote, ma con la sicurezza e la stabilità di un modello a 4 ruote. Qualità superiore, design originale e intelligente funzionalità, pensata per semplificarvi la vita quotidiana.

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Pratica culla da viaggio, facile da trasportare, utilissima poiché consente di disporre sempre di uno spazio dove il bebè può comodamente riposare o giocare Grazie alla sua leggerezza ed alla pratica borsa da trasporto è ideale per vacanze, visite fuori casa, etc Peso inferiore a 3 kg, facilmente pieghevole, include materassino, rete anti-zanzare

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di stoviglie allegro e colorato farà la gioia dei bimbi. Potranno, infatti, mangiare insieme agli adulti sentendosi un po' più “grandi”, impareranno ad usare al meglio le posate e il bicchiere rendendosi autonomi, senza rinunciare ai disegni accattivanti e all'allegria dei colori. La presentazione nella nuova scatola rotonda, rende il set di stoviglie una originale e preziosa idea regalo. Composto da 1 piatto termico, 1 bicchiere di apprendimento, 1 cucchiaio, 1 forchetta, 1 coltello, 1 cucchiaio di silicone, 1 bavaglino, 1 tovaglia.

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Gemelli, che fatica!

Non è facile occuparsi contemporaneamente di due neonati. Dopo il lieto evento i neo-genitori si dovranno occupare dei gemelli con impegno ed una buona capacità organizzativa, indispensabile per far fronte alle “doppie” incombenze quotidiane. Doversi occupare di due bebè contemporaneamente non è semplice, ma è una sfida che si può vincere ottenendo gratificazioni raddoppiate. Ecco qualche consiglio. Dopo la nascita Subito dopo il parto, è necessario che la neomamma si riposi il più possibile, approfittando del sostegno offerto dall’ospedale e dal personale della struttura. È importante che parenti ed amici riducano la frequenza delle loro visite e che il papà prenda in mano la gestione dei rapporti. È necessario che la casa sia già pronta ad accogliere i gemelli, in modo che la mamma non sia costretta a spendere preziose energie per le faccende domestiche, con un guardaroba organizzato, una buona scor-

ta di pannolini (ne servono circa 12 o 14 al giorno) e un frigorifero pieno di cibi pronti o semplici da cucinare. Al ritorno a casa, le energie della mamma devono essere dedicate solo ai bambini che saranno attaccati al seno contemporaneamente. In questo modo i piccoli sincronizzeranno i loro tempi di poppata. Bisogna offrire da mangiare ai due bambini nello stesso momento anche se è solo uno a chiedere la poppata, alternando i seni, dato che spesso uno risulta più pieno dell’altro, e usando un cuscino da allattamento a forma di U da infilare sotto le braccia per sostenerli meglio. È bene tenere un calendario delle poppate in cui segnare gli orari e anche l’alternanza dei seni. Se i piccoli sono allattati al biberon vanno alimentati separatamente e, ogni mattina, sarà necessario preparare scorte di latte sufficienti per le 24 ore successive da conservare in frigorifero. I cambi e il bagnetto Per quanto riguarda l’igiene, è bene effettuare in successione anche i cambi del pannolino visto che di solito il cambio viene fatto dopo il pasto. Se la mamma ha a disposizione un aiuto (nonna, partner o baby-sitter) può affidargli un gemello mentre cambia l’altro. Se così non fosse, è necessario adagiare il secondo bimbo in uno spazio

sicuro in cui possa essere osservato dalla mamma, in modo da non doversi allontanare dal fasciatoio mentre si sta occupando del primo. Nei primi mesi è preferibile fare il bagnetto separatamente nel lavandino o nell’apposita vaschetta, con la necessità, però, di una persona che venga in aiuto per prendersi cura dell’altro gemello. Per il bagnetto insieme sarebbe meglio aspettare l’anno di età, dopo aver messo sul fondo della vasca un tappetino antiscivolo. L’appuntamento con la nanna Di solito l’allattamento simultaneo tende a determinare ritmi di sonno simili tra i due gemelli. Nel primo mese, però, i risvegli notturni alternati potrebbero essere davvero frequenti e impedire alla mamma di dormire per più di tre ore di fila. Meglio, quindi, seguire alcuni consigli come, per esempio, dormire tutte le volte che i bambini lo fanno, anche durante il giorno. È bene richiedere la collaborazione del partner e tentare di ridurre le poppate notturne, dopo le prime settimane, evitando di attaccare subito uno o entrambi i piccoli al seno appena lo/li si sente il piangere. Non bisogna temere, infatti, che il pianto dell’uno possa svegliare l’altro, poiché il sonno dei bambini nei primi mesi è molto profondo. I gemelli dovranno dormire sullo stes-


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Gemelli da… record! so lettino nelle prime settimane: poiché hanno condiviso il pancione della mamma per nove mesi, gradiranno la presenza l’uno dell’altro e si sentiranno rassicurati dagli spazi particolarmente raccolti. Passato questo periodo, dovranno dormire, pur se vicini, in due lettini separati. Organizziamo il “trasporto” Come trasportarli? Innanzitutto bisogna valutare le dimensioni degli ingressi attraverso i quali si è soliti passare (porta di casa, portone, ascensore) prima di scegliere il passeggino, valutando con attenzione i modelli “doppi”

perché troppo ingombranti. Finché i bimbi sono piccoli, vanno adagiati su una sola carrozzina. Se la mamma deve uscire da sola, poi potranno essere portati uno nel marsupio e l’altro nella carrozzina. È molto importante la sicurezza in automobile: i bimbi vanno tenuti uno davanti e uno dietro, ricordandosi di disattivare l’airbag del lato passeggero, e utilizzando gli infant-sit o i baby pullman da fissare saldamente con le cinture di sicurezza. In prospettiva, è bene considerare l’ipotesi d’acquisto di un modello familiare con un bagagliaio sufficientemente spazioso.

Il primo caso mondiale di nascita di sette gemelli è quello degli americani McCaughey, nell'Iowa (Stati Uniti), nati il 19 novembre 1997. Il primo caso mondiale di sestupli viventi (6 gemelli!) è invece dei sudafricani Rosenkowitz, nati a Città del Capo l'11 gennaio 1974. Lo stesso giorno di 6 anni dopo è avvenuto il primo parto esagemellare italiano (e secondo al mondo), all'ospedale Careggi di Firenze: si trattò dei 6 gemelli Giannini, residenti in provincia di Arezzo. I loro nomi? Eccoli: Linda, Roberto, Francesco, Fabrizio, Letizia e Giorgio. Andando su con le cifre, abbiamo trovato il caso di 9 gemelli (ebbene si, nove!) nati a Sidney, in Australia, il 13 giugno del 1971. 5 maschi e 4 femmine, la stessa composizione di un'altro caso simile successo nel 1999 in Malesia. C'è un caso solo in tutta la storia di 10 gemelli, nati il 22 aprile del 1946 in Brasile; in questo caso 8 bimbe e 2 maschietti. E poi il record, 11 gemelli (una squadra di calcio!), un caso riportato da Pico della Mirandola nel lontano 1400. Purtroppo qui manca una conferma storica, infatti lo stesso Pico assegnava a questa signora da record un'altro parto di altri 9 (nove...) gemelli.


22 Aspetti un bambino o sei già mamma? Inserisci questi dati ... L’invio della rivista è totalmente gratuito per i privati abitanti della Regione Campania e per le aziende del settore di tutta Italia.

Babymagazine + salutare n.51

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Speciale Nutrizione Poppata antigermi Dal latte alle pappe Il Bambino che non mangia


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Una poppata a prova di germi I consigli per mantenere al meglio igiene e sterilità.

Ogni biberon va lavato accuratamente e il latte che dovrà contenere va preparato al momento oppure, se non è possibile la prima ipotesi, conservato in frigorifero, intiepidendolo subito prima del pasto. Il latte, soprattutto se a temperatura ambiente, è il terreno ideale per lo sviluppo dei batteri, che una volta insediati nell’intestino del piccolo possono provocare una gastroenterite. Molto meglio infatti, attendere qualche mese per l'utilizzo del biberon, e lasciare che il bambino si nutra dal seno, garanzia perfetta di salute e tenerezza. Anche in questo caso comunque la sterilità è importante: la mamma infatti dovrà pulire con acqua e sapone o con apposite soluzioni disinfettanti il capezzolo sia prima di offrirlo al bambino, sia dopo la poppata, per eliminare i residui di latte e saliva che favoriscono l'insorgenza delle ragadi del capezzolo e la proliferazione di germi. Se si allatta artificialmente, la sterilizzazione è necessaria almeno per i primi 6 mesi di vita. Dopo tale periodo, considerando che il bambino comincia a portarsi alla bocca le manine e qualsiasi oggetto riesca a raggiungere, la sterilizzazione diventa una scelta individuale, potendo essere sufficiente un adeguato lavaggio. Biberon, tettarelle e tutto l'occorrente usato per preparare i pasti va accuratamente lavato con acqua calda, detersivo e spazzola dopo ogni poppata. Se i fori delle tettarelle sembrano ostruiti, è bene pulirli aiutandosi con una spilla da balia. Bisogna poi sciacquare tutto, ripetuta-

mente sotto l'acqua calda corrente, e procedere alla sterilizzazione, che può essere effettuata utilizzando il metodo a caldo o il metodo a freddo. Il metodo a caldo La sterilizzazione a caldo si fonda sull’azione disinfettante e battericida dell’acqua bollente. Questa tecnica può impiegare direttamente l’acqua ad alte temperature o sfruttare il vapore che si sprigiona quando questa inizia a bollire. Con l’acqua. È il sistema più classico, quello delle nostre nonne. In una pentola a coperchio chiuso o in un apposito contenitore si fanno bollire su un fornello per almeno 20 minuti gli oggetti da disinfettare, controllando che siano completamente ricoperti d’acqua. Una volta conclusa l’operazione si getta l’acqua e si lasciano sgocciolare gli oggetti sterilizzati, senza toccarli con le mani. I biberon poi vanno rimontati con le mani pulite e con la tettarella girata verso l’interno. Il vantaggio di questo metodo è che è molto economico e pratico, poiché non richiede particolari attrezzature in quanto per la sterilizzazione è sufficiente un fornello e una comune pentola da cucina. Con il vapore. Questo metodo richiede l’uso di specifici apparecchi che producono e sfruttano il vapore acqueo che va a distruggere i microrganismi nocivi. Ne esistono di due tipi: elettrici o per forni a microonde. I primi sono formati da un bollitore a corrente elettrica, un cestello in cui porre i biberon, un termostato per tenere la temperatura costante e una valvola di sicurezza. All’interno dell’apparecchio viene fatta bollire una piccola quantità d’acqua che sprigiona il vapore che in una decina di minuti disinfetta gli oggetti. Gli sterilizzatori per forni a microonde invece sono composti da un contenitore a chiusura ermetica e un cestello portabiberon. I vantaggi degli sterilizzatori a vapore è la velocità in cui si esegue l’operazione: 10-15 minuti con gli apparecchi elettrici, 4-8 minuti con il microonde. Il metodo a freddo È un metodo chimico, che prevede l’uso di appositi disinfettanti liquidi o in compresse effervescenti, assolutamente non tossici per il bambino, da sciogliere nell’acqua fredda in


cui sono immersi gli oggetti da sterilizzare. Questa sostanza chimica antibatterica agisce in 30-90 minuti (a seconda del prodotto) e non essendo necessario il risciacquo gli oggetti possono essere lasciati immersi fino al momento dell’uso (la soluzione va rinnovata ogni 24 ore). Anche se rispetto agli altri

il metodo a freddo presenta una spesa maggiore, per l'acquisto periodico del disinfettante, il suo punto di forza è la praticità, visto che a differenza del metodo a caldo, che necessita sempre di un fornello, di una presa di corrente o di un forno a microonde, può essere usato facilmente anche fuori casa.

Sterilizzare biberon e tettarelle: è importante, ma attenzione a non esagerare.

graduata nel tempo degli strumenti di difesa di cui siamo geneticamente dotati fin dalla nascita.

Un neonato non ha bisogno di vivere in un ambiente sterilizzato.

È importante che si crei un clima più casalingo e meno sanitario intorno al momento alimentare del bambino: nutrirlo non significa dare una medicina, e il biberon non è una “siringa” con cui somministrare un “liquido curativo”, ma è semplicemente un bicchiere dalla forma un po’ particolare con cui far mangiare il bambino.

La salute non si basa, infatti, sulla totale assenza di questi ospiti terrestri (sterilità), ma su un “normale” rapporto con loro, basato su ottime abitudini di vita igieniche (ma non fobiche), e soprattutto su buone difese immunitarie personali, da conquistarsi con una corretta alimentazione, un sano stile di vita generale, una crescita

La carica batterica normalmente presente nel mondo circostante il

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bambino (sui giocattoli, il lenzuolo, le mani dell’adulto, il vestiario, ecc.) è parte integrante dell’ambiente, che deve essere “conosciuto” dal piccolo e contro il quale svilupperà idonee difese. Una limitata, normale, presenza di germi nel biberon non è dannosa: essenziale però è che questi germi non abbiano l’opportunità di moltiplicarsi a dismisura.

Dal latte alle pappe Lo svezzamento è uno dei momenti più impegnativi per il bambino verso l'autonomia. È importante aiutarlo con amore ad accettare questo cambiamento. Secondo l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il passaggio da un’alimentazione a base esclusiva di latte a quella mista, dovrebbe iniziare al sesto mese compiuto. È importante, però, procedere gradualmente e senza forzare il bambino, così da lasciargli il tempo di abi­tuarsi alle nuove pappe e, soprattutto, di capire quali sono i suoi gusti. In questo modo potremo anche accorgerci

di eventuali reazioni allergiche al contatto con i nuovi ali­menti. Quando iniziare. Per i piccoli allattati al seno è consigliabile aspettare fino ai sei mesi compiuti, periodo in cui il latte matemo dovrebbe essere l’unico alimento somministrato al bambino perché da solo risponde al suo fabbisogno nutrizionale. Questo suo compito lo esegue egregiamente perché, la sua composizione è perfettamente adeguata alle esigenze di crescita del bebè almeno fino ai sei mesi di vita. Inoltre, il latte materno è costituito da un’equilibrata combinazione di elementi prezio­si (proteine, zuccheri, grassi, acqua, vitamine e sali minerali) e protegge da virus e batteri per­ché la sua composizione contiene

importanti fattori di difesa (come le immunoglobuline). Anche per i bambini alimentati con latte artificiale è sconsigliato iniziare lo svezzamento prima del compimento del quinto mese, età in cui sono generalmente pronti, a livello fisico e psicologico, ad accettare serenamente un nuovo stile di vita. Alla fine del 6° mese, quindi, si può iniziare lo svezzamento rispettando, però, i tempi e i modi consigliati dal pediatra. La gradualità nell’introdurre i nuovi cibi serve a scoprire se il bimbo è allergico a uno degli ele­menti introdotti. È bene ricordare, comunque, che questa è un’eventualità molto remota: solo l’uno, il due per cento dei bambi­ni è veramente allergico a un preciso alimento.


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Il bambino che non mangia a cura della dott.ssa Nanda Santoro - sociologo pedagogista clinico

Chiudere con forza le labbra o tirar fuori la lingua impedendo al cibo d’entrare, procurarsi il vomito, lasciare la bocca socchiusa facendo cadere il contenuto, girare la testa di lato, respingere il piatto…

Il rifiuto del cibo in infanzia è uno dei comportamenti che genera uno stato di ansia e preoccupazione in molti genitori e costituisce una categoria diagnostica ad alta prevalenza documentata tra l’altro dai numerosi ricorsi al pediatra ed a professionisti esperti in dinamiche psicopedagogiche Perché spesso un bambino si rifiuta di mangiare? Si tratta di un argomento di estrema complessità che di certo non può essere trattato in un breve articolo. Mi limiterò a fare solo talune osservazioni rimandando per gli approfondimenti alla vasta letteratura disponibile. Il rifiuto del cibo costituisce una problematica che varia ovviamente in relazione all’età del soggetto (allattamento materno, svezzamento, ingresso al nido o alla scuola dell’infanzia, etc..) alla sua indole e al suo temperamento. Una volta esclusi i fattori di tipo organico e i disturbi di rilevanza clinica è importante sapere che l’alimentazione in età infantile è teatro dell’emozione e dei vissuti che connotano la relazione genitore-figlio; ciò a significare che spesso alla base dell’inappetenza vi è da parte del bambino un desiderio di comunicare un disagio cui gli adulti devono dare una risposta adeguata. Il momento dell’alimentazione, in-

fatti, non è solo finalizzato alla nutrizione, ma è il luogo privilegiato di uno scambio relazionale tra madre e bambino, intendendo che oltre che degli alimenti il figlio si nutre anche delle emozioni e delle affettività che gli trasmette la figura di accudimento. Quello che passa attraverso questo canale raggiunge un livello profondo e se utilizzato in modo appropriato può proteggere il bambino da eventuali disagi e blocchi. Basti pensare al momento dell’allattamento al seno: il neonato sperimenta un grande piacere nel sentirsi riempire da una sostanza calda e nel contempo si sente contenuto in un abbraccio che lo accoglie tutto. L’alimentazione non è solo il simbolo del legame madre- figlio, ma anche del loro successivo e progressivo distacco. Il momento dello svezzamento, infatti, si configura come un primo tentativo di fisiologica separazione di questa diade e di perdita di un contatto così intimo che verso il secondo ed il terzo anno di vita del bambino si sostanzia nel passaggio all’alimentazione autonoma. I bambini di questa età spesso mostrano l’evidente desiderio di nutrirsi da soli: impugnano come possono le posate e portano il cibo alla bocca. >>> continua a pag. 28


...qualche ricetta alternativa

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i mesCrema di carotine: Ingredienti: Scaldare due mestoli di brodo vegetale. Aggiungere due carotine dolci lessate e frullate. Portare a ebollizione e versare la quantità di crema di riso necessaria per raggiungere la consistenza che preferite. Mescolar bene e condire con un po’ d’olio e parmigiano. Aggiungere liofilizzato, omogeneizzato o 40 g. di formaggio (crescenza o caprino)

12

mesi

Patate alla crema Ingredienti: 800gr Patate - 1/2 Bicchiere Latte - 400gr Formaggio Fresco, 3 Cucchiai Aromi Tritati (basilico, Timo, Origano) - Olio D'oliva - Sale Lavare bene la buccia delle patate, asciugarle e cuocerle in forno caldo a 200 gradi un’oretta. Lavorare il formaggio unendo poco alla volta il latte. Incorporare, mescolando, sale, le erbe tritate e 3 cucchiai di olio. Sbucciare le patate, schiacciarle e versarvi sopra la salsa.

3

anni

Pasta con i würstel Ingredienti: 400 g di maccheroni (piccoli), 120 g di burro, 250 g di würstel, basilico, 100 g di parmigiano grattugiato. Cuocere la pasta in abbondante acqua bollente salata. Sbollentare per pochi minuti i würstel, eliminare la pellicina esterna e tagliarli a rotelline. In una padella sciogliere il burro e unitevi il würstel e un pò di basilico. Lasciare rosolare a fuoco lento per circa 5 minuti Scolate la pasta e condirla con burro, parmigiano e la salsina di würstel.

Qualche consiglio pratico: Usate preferibilmente prodotti genuini, meglio se di preparazione casalinga, compatibilmente con il tempo a disposizione e con i prodotti disponibili sul mercato. Una pappa “fatta in casa” è un gesto d’amore. Nella sua alimentazione non fate mancare mai anche cibi tipici della tradizione mediterranea, come i cereali, le verdure, la frutta, l’olio extravergine d’oliva e il pesce. Nei primi tempi non bisogna insistere se il piccolo mostra di non volere la pappa, perchè fatica ad accettare la novità. Non è assolutamente necessario che lo svezzamento inizi proprio al sesto mese e un ritardo non gli comporterà di certo problemi o carenze nutrizionali di alcun tipo. Se passa troppo tempo, però, è inutile temporeggiare: meglio assumere un atteggiamento determinato, anche se mai aggressivo. Una volta avviato lo svezzamento, occorre rispettare le reali esigenze del piccolo, assecondandone i segnali di fame, sazietà e gusti. L’imposizione potrebbe dare il risultato opposto o convincerlo che solo mangiando otterrà la vostra approvazione. Alla fine del primo anno di vita il bambino può finalmente mangiare tutto quello che mangiamo anche noi adulti, con le dovute accortenze riguardo certi alimenti e componenti (cibi piccanti, con presenza di caffeina, ecc.).


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>>> continua da pag. 26 Può accadere in questi casi che la figura di accudimento assuma un atteggiamento intrusivo, ostinandosi ad imboccare (magari solo per accelerare i tempi del pasto) e ciò può determinare un comportamento oppositivo attraverso il quale il bambino esprime il bisogno di sentire rispettati i suoi confini. A questo punto solitamente la madre attua una sorta di “pressing”, cerca di far giocare il figlio in modo tale che, approfittando dei momenti di distrazione possa imboccarlo, oppure lo alimenta durante le ore di sonno, caricando all’inverosimile il biberon; ci sono donne che precipitano in un tale stato d’ansia, perché temono che il figlio possa “morire di fame” che lo costringono ad aprire la bocca, magari turandogli il naso. Si configura uno scenario di lotta, connotato da stress e da grande tensione, dal quale spesso è il bambino ad uscire vincitore. Attraverso il rifiuto e la contrattazione egli

riesce ad acquisire maggiore potere decisionale sull’ambiente familiare condizionando a suo piacere la relazione con la figura di accudimento. Si innesca così un circolo vizioso: il bambino percepisce il cibo come un’arma usata contro di lui e rifiutando anche gli alimenti che prediligeva incrementa le paure della madre. Alla fine, il figlio userà il cibo per richiamare l’attenzione su di sé o per punire i genitori. Vi è dunque un intima correlazione tra le cause dei disturbi alimentari in età precoce e l’atteggiamento apprensivo ed ansioso della madre. In questi casi sarà necessario rivolgersi ad uno specialista affinché si possa accedere ad una chiara lettura del disagio per la definizione di adeguate strategie educative. In un tale scenario variegato, sovente sono erroneamente inclusi anche quei casi di pseudo inappetenza dettati dall’acquisizione, da parte dei bambini, di errate abitudini alimentari quali il ricorso frequente a snack

“spezza fame” durante l’intero arco della giornata, o il non rispetto degli orari dei pasti, imputabile ai ritmi poco gestibili dei genitori. Ci sono effettivamente dei bambini che mangiano poco, ma quasi sempre, se andiamo a vedere quanto cibo introducono, ci accorgiamo che assumono calorie a sufficienza: il rischio è che i genitori, preoccupati, pur di farli mangiare, diano loro merendine, succhi di frutta o altri alimenti preconfezionati al di fuori dei pasti, praticando così una dieta scorretta e disordinata. Può succedere che questi bambini, non educati ad una corretta alimentazione, vedano in parte compromessa la regolazione del ciclo fame-sazietà e sviluppino un atteggiamento solo apparentemente oppositivo in presenza della madre, mentre con altre figure di riferimento, ad esempio la nonna e l’insegnante (più attente al rispetto delle buone prassi) manifestano un normale appetito.


29 Pagine Baby Riferimenti: questa sezione è aperta a chiunque conosca un servizio utile al ‘popolo dei genitori’. Segnalate a: info@babymagazine.it

Avellino

Caserta

Ufficio Anagrafe 0825 200364 Misericordia 0825 21522 Protezione Civile 0825 760408 Croce Rossa 0825 74758 Guardia Medica notturna e festiva 0825 292013 Telefono Azzurro 0825/25333 ASL - Ufficio Relazioni con il pubblico 0825 292029 Azienda Ospedale Moscati 0825 203111 ASL/AV 2 0825 291111 Malzoni S.p.A. 0825 381427961 ASL/AV 1 0825 809503 ASL Atripalda 0825 293225 Asilo Pubblico, Ctd. San Tommaso, 39 0825 72007 Asilo Pubblico, Rione G. Mazzini 0825 72620 Asilo Pubblico, Prol. Contr.Valle Mecca 1 0825 21873

Ufficio Anagrafe: Misericordia:

Benevento Ufficio Anagrafe: 0824 772811 Misericordia: 0824/24069 - 333 8664467 Protezione civile: 0824/43544 348 8059092 Croce Rossa: 0824/315000 - 335 1881042 Guardia Medica: 0824 363387 ASL BN1: 0824 308111 Asl-Urp: 800 187 514

Protezione civile: Croce Rossa: Guardia Medica: ASL Caserta1:

Ufficio Anagrafe: 089 662152 Misericordia: 089 795100 Protezione civile: 089 330373 Croce Rossa: 089 339284 - 338 524 331872 Guardia Medica: 089 339574 ASL Salerno: 089 691111 0823 273917 0823 444064 338 1053433 0823 452242 0823 321204 0823 279691 0823 279691

Asilo Pubblico, Via Cilea 0823 341220 Asilo Pubblico, V. Ferrarecce 0823 326311 Asilo Pubblico, V. Giuseppe Maria Bosco 0823 442548 Asilo Pubblico, V. Ferdinando Rossi 0823 371500 Asilo Pubblico, Via Benevento 0823 353342 Asilo Pubblico, V. Tifatina 0823 386052

Napoli Ufficio Anagrafe: Misericordia: Protez. civ. “Falchi del Sud”: Croce Rossa: Guardia Medica: via Carlo de Marco, 2 via Cotugno, 3 - tel: ASL Napoli:

Asilo Pubblico Contr. Cretarossa 0824 51944 Asilo Pubblico P.za San Modesto, 18 0824 64423

Salerno

081 7958437 081 5645393 081 770 7178 392 940 0228 081 5522869 081 7517510 081 2542424 081 2541111

Asilo Pubblico, V. San Domenico Savio 089 2580181 Asilo Pubblico, V. Martiri Ungheresi 10 089 721256 Asilo Pubblico, V. Trebazio Caio Testa 089 712298

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