Sails Test 2010

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Sails Test 2010 Ventidue vele provate!

CHALLENGER GUN SAILS HOT SAILS NAISH SAILS NORTH SAILS RRD SAILS

Konda 5,0, Bash 5,3, FreeG 5,2, Fluido 7,6 Steel 4,7, Transwave 5,3, Torro 5,8, Future 6,9, Escape 7,5, Cannonball 7,5 Fire 4,7, Bolt 5,3 Session 5,3, Boxer 5,8, Sprint 6,6, Grand Prix 7,0, Boxer SL 7,6 Ego 5,0, Duke 6,4, X-Type 7,8 Wave Vogue 4,7, Super Style 5,3


WAVE SAILS (4,0/ 5,4) Challenger Bash 5,3

+ -

equilibrata, neutrale, manovrabile, stabile nel vento forte, buon comportamento on/off, prezzo regolazione precisa per dare il top

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

bash 5,3

410 € riders panda e roberto da costa - albenga e campo di mare - ottobre 09 - photo © smink e gianni m.

La vela wave on shore della Challenger, sviluppata da Cesare Cantagalli, è stata ritoccata per la stagione 2010. L’obiettivo era quello di offirire un maggiore spunto che la rendesse ancora più adatta alle condizione nostrane di vento da mare ed onda corta, senza intaccare l’ottimo controllo, confort e manovrabilità in condizioni di sovrainvelatura. La “nuova” Bash è così stata dotata di un profilo più performante, che tra le altre cose, offre anche maggiore maneggevolezza e visibilità, il tutto condito dalla costruzione "hard-core" in X-Ply. Facile da armare e da regolare soprattutto se si usano i suoi alberi raccomandati (Challenger PSP SHORT 75%, SHORT+ 100%, NEEDLE+ 100%) e si seguono le misure di albero e boma, stampate sulla vela (quest’anno corrette), la Bash va ben trimmata di caricabasso per dare il meglio di sè e bisogna fare un po’ di attenzione alle regolazione di bugna per non ritrovarsi con una vela che non spinge. L’abbiamo provata, più o meno con lo stesso trim, in condizioni “farlocche” con 18/ 20 nodi di vento dal mare ed onda formata, ma anche con diverse mazzate di tramontana veramente forte, cosa che ci ha fornito un’idea abbastanza precisa di questa vela. La Bash è leggermente più potente rispetto al modello 2009, ma ha anche guadagnato in feeling, mantenendo inalterate le doti di maneggevolezza e confort con il vento forte. Meno rigida del modello che l’ha preceduta, la Bash 5,3, pur rimanendo una vela “attiva”, mostra le sue ottime referenze tra le onde dove si neutralizza al momento giusto permettendo di surfare liberamente. Il maggiore spunto di potenza si fa sentire in positivo anche tra le onde: ci si toglie d’impaccio sotto riva, dove il vento è più leggero e si può arrivare più facilmente a saltare con una spinta adeguata. Le ottime prestazione della vela sono confermate anche in condizioni di vento rafficato, cosa di cui ci siamo subito resi conti a Noli: la Bash 5,3 rimane leggera sulle braccia ed accelera senza remore, rimanendo però tollerante e ben gestibile sotto le raffiche più forti. Grazie alla sua costruzione (il peso a secco non è proprio piuma vista anche la cura costruttiva) e al suo shape, questa vela si trova a suo agio in quasi tutte le condizioni dall’acqua piatta all’onda tosta... reattiva e nervosa al punto giusto è decisamente più adatta del modello che l’ha preceduta, alle condizioni delle nostre mareggiate. In più vanta dalla sua un prezzo di 410 euro per la 5,3, se acquistata tramite l’on line store del sito della veleria (www.challengersails.com), decisamente molto appetibile rispetto alla concorrenza.

4,1/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7 418 cm 173 cm 400/19 Short + 100%/75% - Needle 100% carbon rdm 400/19 5 + 3 mini battens fix


WAVE SAILS (4,0/ 5,4) +

-

range di utilizzo enorme, spunto, reattiva, neutrale, manovrabile, potenziale in surfata al top

North Sails Ego 5,0

prezzo

mis. disp. : 3,0/3,4/3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,6/5,9/6,3 mis. albero : 412 cm mis. boma : 169 cm mast ideale: Platinum/gold RDM 400/19 mast comp.: carbon rdm 400/19 stecche : 5 + 2 mini battens top : fix

ego 5,0

676 €

rider and test smink - cannes (france) ottobre 09 - photo © panda

Super Ego... questo mi viene da dire dopo aver provato questa 5,0! Non vorrei ripetere tali e quali le stesse parole scritte lo scorso marzo in occasione del test della versione ‘09, ma la vela compatta della North Sails edizione 2010, se è possibile, è riuscita persino a migliorare il suo range di utilizzo. Prima però di “celebrare” le prestazioni in acqua di una vela veramente al top, vi segnalo l’unica cosa che mi ha lasciato un attimo perplesso. Abituato alla costruzione “hard core” della Ego 2009, sono rimasto un po’ interdetto dalla scomparsa della tramatura nella finestra della vela sostituita da un pannello, seppure piccolo, di monofilm che alla lunga potrebbe rendere la vela meno robusta del modello precedente. Potrebbe... perchè il livello costruttivo è per il resto curatissimo e la vela non risulta tra le più leggere sul mercato, tanto da raccogliere nei test esteri, tra i punti positivi... la costruzione “serieuse”! Detto ciò andiamo a vedere i tantissimi pregi di questa Ego 5,0. Tanto per cominciare, sia che si monti con il suo albero dedicato (North Gold 400/19) sia con il nostro solito fido Reptile Python 100 400/19, la giusta tensione del caricabasso si ottiene, se non proprio a mani nude, per lo meno con una facilità estrema. Al proposito vi segnalo che la Ego nasce per essere usata con alberi rdm (meglio se “morbidi” come North, Reptile...) e l’unica accortezza in fase di trim e solo la prima volta, è quella di non cazzare troppo la stecca sopra il boma per evitare a secco l’antiestetico effetto “s”, che scompare appena si scende in acqua. Ed in acqua... la Ego 5,0 esibisce subito un range di utilizzo impressionante ancora maggiore rispetto alla edizione 2009 provata a marzo. Sembra persino impossibile che la stessa vela, usata in condizioni da battaglia e vento più da 4.0 che da 5,0 (vedi foto), possa andare lo stesso benissimo, usata in un paio di giorni dopo, in condizioni di vento loffio e rafficato. In effetti, quest Ego 5,0 lascia stupiti per l’erogazione della potenza, sempre equilibrata, ma sempre disponibile... questa dote, in condizione “rognosette” anche tra le onde, ce l’ha fatta amare sin dal primo bordo. Una vela che offre buon tiro ed un sensibile spunto, rimanendo però sempre leggera sulle braccia, morbida, tollerante e pronta, nel suo approccio alla surfata, a diventare super reattiva quando occorre e a neutralizzarsi un attimo dopo... un mix esplosivo in grado di soddisfare anche i i palati più “fini”! Più reattiva della Ice, la Ego si avvia a ritagliarsi il ruolo di best seller tra le vele wave di questa stagione... purtroppo però non costa proprio poco.


WAVE SAILS (4,0/ 5,4) RRD Wave Vogue 4,7 Vogue 4,7

585 €

+

equilibrata, neutrale, super stabile nel vento forte, manovrabile

-

dà il meglio con il suo albero

mis. disp. : 3,3/3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,6/6,1 mis. albero : 412 cm mis. boma : 160 cm mast ideale: Vogue Rdm c100% 400/19 mast comp.: carbon rdm 400/19 stecche : 5 + 2 mini battens top : fix

MAX APPROVED

riders and test max - funtana meiga dicembre 09 - photo © betta

E’ la prima volta che testo una vela RRD... le avevo viste in acqua in Brasile, a Paracuru, dove il responsabile del centro con tavole e attrezzatura RRD era solito uscire con queste vele molto appariscenti... ed in effetti non si può dire che Wave Vogue non si facciano notare in acqua, sia per i colori molto vivaci sia per il grande logo RRD che troneggia dalla terza stecca in su. Appena srotolata, la vela sembra subito molto ben rifinita, i materiali sono di qualità e la sensazione è di avere tra le mani una vela che sicuramente può accompagnarvi nelle uscite per diverse stagioni. La finestra in pvc, a me molto gradita (sarà perché mi è capitato più volte di finire sopra la finestra con il mio peso leggiadro e ringraziare il fatto che non fosse semplice e delicato monofilm!), le imbottiture della tasca e la cura nei dettagli danno proprio l’aspetto di una vela wave resistente e funzionale . Questa volta ho potuto pure io provare questi nuovi giocattoli nel loro ambiente naturale in terra sarda. Il giorno del test a Funtana, purtroppo il vento all’inizio ha fatto un po’ i capricci, risultando rafficato a causa dei frequenti brevi acquazzoni e così subito ero un po’ indeciso se armare la 5.3 o la 4.7. Su insistenza del caporedattore che si accingeva a montare la Ego 5.0 pur essendo più leggero di me e che mi assicurava di aver letto da qualche parte che in pura teoria le Wave Vogue dovessero essere vele abbastanza potenti, ho optato per una 4.7 armata da vento “leggero” e quindi poco scarica in alto. Entrato in acqua con il mio wave 77 litri, rimango subito impressionato dalla potenza di questa vela, dalla sua maneggevolezza e dalla reattività che mi permette di planare e mantenere la planata con vento decisamente al limite inferiore per la superficie a disposizione. Per un surfista relativamente pesante come me, avere la spinta continua della vela permette di surfare in maniera ottimale anche le onde un po’ più molli, rendendo l’uscita molto divertente. A questo punto il dubbio chiaramente era per vedere il comportamento della vela in condizioni di soprainvelatura e con raffiche più impegnative... come da copione per un test che si rispetti, verso le 13 il vento ha iniziato a rinforzare in maniera consistente diventando velocemente più da 4.5/4.2 . Rapida regolazione a riva, praticamente solo di caricabasso e la vela ha dimostrato di sapere navigare in condizioni più toste in maniera eccellente. La Wave Vogue scarica molto bene, rimane molto controllabile e leggera tra le mani: spettacolo! Direi test ampiamente superato con punteggio pieno visto che sono riuscito a surfare ancora per un po’, anche quando il vento è diventato ormai da 4.0, forse anche da 3,7! Conclusione: vela ottima, promossa al 100%. Forse le uniche cose criticabili sono la mancanza di vario top ed il fatto che, se si usano alberi leggermente più morbidi del suo “dedicato”, si formano anti estetiche pieghe sul corpo vela in andatura, che comunque non incidono sulle prestazioni.


FREEMOVE SAILS (5,0/ 6,8) +

facilità di trim, range di utilizzo, spunto, manovrabilità, duttilità

-

leggermente ingombrante in surfata

Gun Sails Torro 5,8

mis. disp. : 4,3/4,7/5,0/5,3/5,7/6,0/6,3/6,6 mis. albero : 445 cm mis. boma : 178 cm mast ideale: Gun Cross W/Expert W/Select rdm 430/21 mast comp.: carbon rdm 430/21 stecche : 5 + 3 mini battens top : fix

Torro 5,7

359 €

rider max - test smink - andora dicembre 09 - photo © smink

Ho sempre avuto una convinzione: dalla 5.3 in su il windsurf diventa un altro sport! Bisogna avere una tavola sopra i 90 litri (almeno per me che peso 85 kg), boma più lungo, cima di recupero... insomma avrete capito che, dopo vent’anni di attività, non mi viene proprio la voglia di entrare in acqua in queste condizioni, soprattutto se fa freddo! A me piace saltare, surfare, il vento forte, le vele piccole, uscire nelle mareggiate e di solito da noi la 5,7 significa solo acqua piatta, no salti, no surf, solo tricks... e chi li fa i tricks?! No, sono troppo vecchio per queste cose! Devo dire però che con gli anni mi sono evoluto, prima per me il limite era la 4,5 ed il 70 litri, sopra il quale il windsurf non era windsurf! Invecchiando ho capito che con tavole wave un po’ più grandi, fino alla 5.3 il divertimento è assicurato lo stesso... la 5,7 invece continuava a starmi proprio sullo stomaco. Nell’ultima trasferta ad Andora, mi sono dovuto ricredere... più di una volta! Complice l’astinenza prolungata, il sole e la marea di surfisti con il sorriso tra le labbra in piena planata, ho deciso di provare questo nuovo giocattolo! Ho armato la 5.7 e preso un 95 litri dei test mi sono gettato in acqua... senza cima di recupero ovviamente! Devo ammettere che questa Toro mi è piaciuta subito: leggera e reattiva, plana subito e si controlla facilmente sotto raffica. All’inizio il vento non era così forte e neanche ben steso eppure con l’abbinamento Torro 5,7 e Freewave 95, andavo avanti ed indietro senza problemi. La leggerezza della tavola e la buona spinta della Torro, mi hanno veramente ben impressionato: non avrei mai detto di poter planare “deciso” in quelle condizioni così loffie, ma allo stesso tempo, ho cominciato a pensare male: vela che spinge con poco vento, vela con indirizzo anche freestyle nella gamma Gun.... ti fa un culo così sicuramente e diventa “immanovrabile” nel ventone! Nel momento in cui il vento è diventato più da 5.3 che da 5.7, invece mi sono dovuto di nuovo ricredere: non ho risentito di alcun cambiamento in andatura, il profilo è rimasto stabile e la maneggevolezza immutata anche se certamente in acqua piatta si riesce a gestire meglio questi cambiamenti. Il risultato è stato più che soddisfacente: la vela è divertente e permette di concentrarsi sulle manovre senza sentire troppo il peso delle sue dimensioni. Certo... in presenza di onda il boma lungo e la base relativamente “grossa”, si fanno un po’ sentire soprattutto se siete abituati come me, a delle “pure” wave sails, però devo ammettere che l’evoluzione tecnologica dei materiali e lo sviluppo dei nuovi shape ha migliorato decisamente questo tipo di vele un po’ tutto fare (nel senso che si adattano facilmente alle capacità del surfista, interpretando bene, a seconda di chi le “guida”, la parte di una freestyle sail, di una bump & jump, di una freeride e persino di una grossa vela wave per le scadute...) rendendo alla fine molto divertenti anche le uscite in condizioni meno “invitanti”, almeno per me! Secondo il nostro caporedattore la Torro 5,7 ha subito un ulteriore miglioramento, rispetto al modello ‘09 da lui provato, in fatto di qualità dei materiali che hanno permesso di contenere maggiormente il peso di una vela con un shape azzeccato... ma un’altra cosa interessante è che il prezzo abbordabile rispetto a quello che si vede in giro, è stato mantenuto anche quest’anno!


WAVE SAILS (4,0/ 5,4) Gun Transwave 5,3 e 5,3 transwav

369 €

+ -

stabile nel vento forte, buon comportamento on/off, neutrale equilibrata, manovrabile, prezzo top vario migliorabile

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

rider smink - noli - dicembre 09 - photo © gilbe

Questa vela non smette di stupirci ogni anno... personalmente mi è sempre piaciuta di più la Steel, la vela wave senza troppi compromessi della Gun Sails e quando, negli anni passati, si è trattato di scegliere le misure per i test, ho sempre opzionato la misura 5,3 per la Transwave. La ragione di questa scelta è presto detta: dato che per un paio di mesi abbiamo la possibilità di usare queste vele per i test, la Transwave, con un maggiore spunto di potenza ed un controllo più bilanciato rispetto alla sorellina Steel, si è sempre rivelata un’ottima bump&jump adatta a qualsiasi piano d’acqua, anche quello del nostro “famigerato” home spot. Complice la penuria di mareggiate sfruttabili dell’ultimo periodo, anche i test della Steel 4,7, della Naish Session 4,7, della Hot Fire 4,7 e della Challenger FreeG 5,2 sono slittati a marzia in attesa di qualche onda più consistente con cui metterle alla prova. E così non ci è rimasto che saggiare le doti di questa Transwave 5,3 a... Noli. Alla “fiera del rafficone”, quest’anno la vela si è presentata con un paio di punti di forza in più: un feeling più morbido e una capacità di rimanere stabile, senza scomporsi, anche in condizioni di bufera. In effetti sono rimasto impressionato da quanto vento tenga senza sforzo questa vela, soprattutto tenendo conto che ero appena “sceso” da una North Sails Ego, che quest’anno reputo una delle migliori vele wave in circolazione. La Transwave ha subito un’evidente evoluzione a livello della tensione del corpo della vela e della curva d’albero, cosa che permette di navigare con una maggiore tensione del boma, che si riflette immediatamente in una migliore capacità di lavorare in condizioni di power on/off. Una migliore stabilità del corpo vela nella zona centrale rispetto alla già ottima Transwave 09, garantisce migliori prestazioni per quanto riguarda la neutralità ed una sensibile riduzione del tiro sul braccio dietro. A livello costruttivo la vela risulta rinforzata in modo diverso rispetto allo scorso anno: meno peso in strati e sottostrati, ma stripes di rinforzo che hanno una maggiore capacità di sopportare alte pressioni. A questo “guadagno” in fatto di prestazioni e confort, ad una maggior stabilità di profilo e range di utilizzo (... provare per credere!) corrisponde anche il solito “guadagno” per il portafoglio perche la Transwave 5,3 continua a costare al pubblico meno di 400 euro.

3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7/6,1 432 cm 178 cm Expert wave/select rdm 430/21 carbon rdm 430/21 5 + 2 mini battens vario


WAVE SAILS (4,0/ 5,4) +

buona neutralità in surfata, ottima manovrabilità, leggerezza, robustezza

-

poco potente

Challenger Konda 5,0

mis. disp. : 3,0/3,4/3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,6/5,7 mis. albero : 418 cm mis. boma : 166 cm mast ideale: Short+ 100/Short 75 400/19 mast comp.: carbon rdm 400/19 stecche : 5 + 3 mini battens top : vario

konda 5,0

502 € test gilbe - riders gilbe noli e roberto da costa s. agostino - dicembre 09 - photo © da costa/smink

La Konda 2010 edition si presenta quest'anno con un look piuttosto sobrio che rispecchia una certa attenzione alla sostanza da parte della veleria di Senigallia. Rinforzi nei punti giusti, antibreak ben imbottito, tramatura nelle zone di maggior stress, il tutto mantenendo un peso contenuto, nella media delle altre vele wave sul mercato. Progettata per rendere al meglio con gli alberi rdm,ben si è adattata al nostro Reptile Python 100% rdm 400/19, anche se Challenger offre per chi lo desidera, ben tre alberi dedicati alla Konda: SHORT 75%, SHORT+ 100%, NEEDLE+ 100%. Il trim è comunque molto semplice con qualunque rdm mast: è sufficiente infilare l'albero e cazzare a mano nuda, per poi inserire il boma e cazzare la bugna fino alla misura stampata sulla vela (cosa che renderà la vela eccessivamente piatta: bastano due cm in meno). Infine cazzate il caricabasso facendo sventare almeno le prime due stecche in alto e allentate la bugna, fino a quando riuscirete a far ruotare le stecche sopra e sotto il boma con le mani senza troppa fatica. Abbiamo provato la Konda 5,0 in dicembre sia a Noli con freddo assassino e vento rafficato (insomma le solite condizioni del nostro “amato” home spot) sia, proprio l’ultimo dell’anno, finalmente anche con un po’ di onda e vento di libeccio. Dopo aver utilizzato Konda per quattro anni, mi sono fatto un'idea abbastanza precisa di queste vele: leggere e molto maneggevoli, con poco “tiro” in condizione “stop & go”, adatte alla surfata down the line e un po' meno indicata se si vuole un “motore” potente. Divertente e neutra in manovra, non strappa via in surfata: il rovescio della medaglia è che non aiuta il principiante delle onde che ha bisogno di quello spunto in più che solo una power wave può dare. D'altra parte per le condizioni nostrane la Challenger propone la Bash, più potente ed adatta ai surfisti più pesanti. In condizioni di vento rafficato comunque la Konda non delude pur essendo una vela abbastanza magra, mentre sotto raffica la vela di quest’anno mostra qualche limite, soprattutto se paragonata al modello 2009. Per concludere vi parlo della robustezza... vi posso assicurare che, se il modello 2010 come sembra è molto simile al 2009, la vela può essere torturata senza alcun problema! Tutto sommato una buona vela da onda, poco adatta ad un programma bump and jump (meglio in quel caso la Bash o la nuova FreeG di cui si dice un gran bene...), ma molto indicata per surfare onde degne di essere chiamate tali, occasione in cui offre il meglio di sè.


FREESTYLE/WAVE SAILS (4,2/ 5,8) Challenger FreeG 5,2 + -

Potenza, partenza in planata, manovrabilità, vivacità, comportamento con il vento ideale Ingombrante con il vento forte

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

freeG 5,2

521 € rider panda - andora febbraio 2010 - test gilbe and smink - photo © gilbe

Ritorna un nome storico nella collezione Challenger Sails 2010: la FREE-G che si presenta con un'idea innovativa ed un bel look (quattro colorazioni disponibili), aggressivo quanto basta! La vela è stata realizzata per colmare il vuoto lasciato da Konda e Bash nel settore specifico freestyle o freestyle wave (in effetti anche la Bash Lite, presente nel catalogo dello scorso anno, altro non era che una freestyle wave). La FreeG è sulla carta una freestyle sail, a 4 stecche nelle misure più piccole fino alla 5,7, compatta, leggera, potente, reattiva e maneggevole, tanto maneggevole che qualcuno ha cominciato ad usarla anche per fare wave, vedi ad esempio Valter Scotto a Tenerife, ma anche lo stesso Cesare Cantagalli. In pratica è una “freestyle oriented”, da usare all'occorrenza tra le onde, ma adatta a tutte le manovre radicali in freestyle. La FreeG evidenzia rifiniture di buon livello ed armarla è relativamente facile: basta mettere in tensione il caricabasso con le mani e poi inserire e cazzare il boma come indicato sulla vela. Poi cazzate a dovere il caricabasso ed allentate appena leggermente la bugna. Importante non lasciare la bugna troppo molla, in quanto la vela è già potente di suo. Altro consiglio sarebbe quello di usare, se possibile uno dei suoi alberi dedicati (Challenger Sails SHORT 75%, SHORT+ 100%, NEEDLE+ 100%) o alberi leggermente più rigidi con cui la vela si comporta decisamente meglio. Noi l’abbiamo testato utilizzando il nostro Reptile Python 400/19 e con un trimmaggio adeguato sulla bugna e sulle stecche (molto importanti in questo tipo di vele) non abbiamo rilevato particolari controindicazioni. Alla prima uscita in acqua la vela è apparsa potente e reattiva, ma ci siamo accorti che c’è bisogno di una sorta di “apprendistato” per poterne spremere le indubbia potenzialità. Il taglio molto alto sembra infatti far perdere in andatura “qualcosina” dell’ottimo spunto che si fa apprezzare in partenza di planata ed il rider deve mantenere ad un assetto molto “avanzato”, ossia con il corpo ben ruotato avanti e verso prua. Con il vento ideale queste “sensazioni” non si avvertono più di tanto: la vela si comporta bene ripagando alla grande in manovra, in fatto di reattività e persino in surfata, dove appare sempre neutra. In questo frangente la vela è si è rivelata leggera sulle braccia e molto intuitiva nelle manovre, che vengono rese più facili. É chiaro però che con un shape del genere, con il vento molto forte, si paga qualcosa in fatto di stabilità: la vela mostra di essere meno controllabile ed il surplus di potenza diventa un po’ troppo “ingombrante” facendosi sentire sul braccio dietro... necessita quindi di una conduzione più fisica ed attenta che limita il confort, cosa che d’altra parte succede con quasi tutte le vele di questo tipo. Tutto sommato la FreeG 5,2 ci è sembrata una buona vela freestyle, potente e reattiva, facile da usare e non troppo tecnica che necessita però di un trim molto attento per rendere al meglio.

4,2/4,7/5,2/5,7/6,2/6,7 418 cm 169 cm SHORT 75%, SHORT+/NEEDLE+ 100% carbon rdm 400/19 4 + 3 mini battens vario


WAVE SAILS (4,0/ 5,4) +

-

leggera, precisa, equilibrata, neutrale, manovrabile, polivalente nelle varie condizioni

Naish Session 5,3

look un po’ anonimo

mis. disp. : 3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7 mis. albero : 435 cm mis. boma : 165 cm mast ideale: Naish Firestick 85 430/21 mast comp.: carbon rdm 430/21 stecche : 5 + 3 mini battens top : vario

,3 session 5

576 €

rider max - test max and smink - imperia marzo ‘010 - photo © smink

Ed eccoci a riprovare una delle migliori vele wave in circolazione: quest’anno, giusto per sfatare la solita denominazione di vela adatta ai leggeri, abbiamo fatto testare la Naish Session, in una delle misure più usate, la 5,3 al nostro peso massimo. A dire il vero ho “lasciato” due Session 010 (4,7 e 5,3) per un certo periodo al Panda, che speravo riuscisse a provarle e sfruttarle più di me in questi mesi in cui per ragioni famigliari, ho avuto meno tempo da spendere in acqua. Ed invece la scarsa vena del mio piccolo scudiero ed il fatto che non ci siano state condizioni serie di onda, ma solo della gran tramontana con mare piatto e temperature polari... ha fatto si che il test slittasse fino ad ora. Ma andiamo per gradi: la Session di quest’anno, vede un ulteriore riduzione del peso, grazie all’utilizzo di materiali tipo l’X-Ply Laminated Scrim, ma soprattutto del nuovo tramato morbidissimo, chiamato X-166 ultralight scrim che ha permesso di risparmiare un 30% di peso rispetto al “vecchio” tramato. E visto che questo materiale è lo stesso che ritroviamo anche sulla Boxer 5,8, che ultimamente sta diventando la mia vela “unica” posso anche dirvi che la resistenza dell’X-166 Ultralight Scrim è veramente notevole. Del test vero e proprio alla fine se n’è occupato Max anche se, testare una vela come questa, nata per le condizioni side shore, alla “Spiaggia d’oro” (Imperia) con vento da ovest-sud ovest sui 20 nodi e purtroppo poca onda... non può dare delle indicazioni precise sul comportamento e le prestazioni per cui è stata progettata. D’altra parte però questo è quello che ha passato il convento nell’ultimo periodo... e detto ciò, lascio la parola al “grosso”. «La sensazione in acqua è stata quella di avere, come al solito, una vela molto stabile, leggera, facile da controllare che permette subito di trovare il giusto confort in andatura. Sull’onda è semplicemente perfetta, non tira e non “strappa via” nonostante che, nelle nostre condizioni più on-shore, si debba aprire molto di bugna per andare ad impattare il lip dell’onda. Il boma corto e la leggerezza rendono l’inizio del bottom molto facile: si ha la sensazione di non avere nulla tra le mani ma nello stesso tempo ci si ritrova con la potenza necessaria per poter rimanere veloci anche con delle onde piccoline che certamente non “spingono” molto. Ho provato due regolazioni di bugna: il margine che si ha è molto ridotto, ma basta lasciarla un centimetro meno tirata che subito si ottiene una vela decisamente più potente, ma sempre molto stabile e controllabile. Cazzando di più, invece, si ha la sicurezza di avere una vela a prova di raffiche che può tenere molto vento nel totale controllo. Insomma, credo che a scegliere una Session non ci si sbaglia mai! Il prodotto è al top della gamma in circolazione, le rifiniture ed i dettagli sono pregevoli , forse, per la prima volta, è un po’ più sobria del solito e non si nota subito in acqua, come magari la Boxer da “pirata” Smink, ma questo dipende molto da voi... vero Panda?! Eh, eh, eh... Max definitely approved!»


FREESTYLE/WAVE SAILS (4,2/ 5,8) RRD SuperStyle 5,3

+ -

le 5,3 super sty

518 €

range di utilizzo, manovrabile, wave/freestyle/freeride oriented, neutra in surfata leggero surplus di potenza

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

rider and test smink - imperia - marzo 010 - photo © max

Nata per adattarsi alla maggior parte della condizioni wave e per dire la sua anche nel freestyle, la Super Style 2010 è stata rivista con un nuovo design, derivato dalla vela 2009, che ha riscosso giudizi alquanto positivi nei vari test dei magazine esteri. Il nuovo corpo della vela in X-Ply genera un robusto supporto che permette all’intera vela di mantenere il profilo bloccato nella posizione giusta. Le due ampie finestre in monofilm posizionate in due aree meno soggette a stress, fanno guadagnare qualcosa in fatto di leggerezza, ma, nonostante questo, tutto si può dire, meno che la Super Style non sia una vela robusta. Materiali, rinforzi e cura del particolare la rendono adatta ad essere strapazzata in un programma che va dal wave al freestyle. Nelle misure più piccole fino proprio alla 5,3, il boma relativamente lungo, il profilo pieno e potente della SuperStyle, studiato per anticipare l’entrata in planata e scattare in piena velocità, genera anche un “tiro” così sensibile da non risultare il top per chiudere alcune delle manovre del freestyle moderno. D’altra parte però la spinta generosa e l’accelerazione si fanno apprezzare in tutte le altre condizioni, che possono variare dal wave, tipico delle nostre condizioni con il vento spesso irregolare, al bump and jump sul ciop al puro e semplice freeride... in tutte queste condizioni la Super Style non sembra avere veramente limiti. Ora il quadro che vi sarete fatti è quello di una vela “tutta potenza” e poco controllo... niente di più sbagliato! Se questa vela ha ottenuto il piazzamento in cima alla classifica “onshore wave sails test” al termine dei test di marzo 2009 della rivista tedesca Surf Magazin... beh, una ragione c’è! Mi è capitato di provarla in una di quelle giornate, veramente rognose, in cui il vento orbita da 20 a 25 e più nodi nel giro di pochissimo tempo. Ad essere sincero, mentre l’armavo con il Reptile Python 400/19 e circa 30 cm di prolunga, il vento che sembrava da 5,8 o 5,3 scarsa, è andato in un attimo, aumentando fino ade essere più adatto ad una 4,7 che una 5,3. Sono così uscito, “maledendo” come al solito i test che non mi permettono di usare le “mie” vele, sicuro di rimediare le mie belle mazzate. Ed invece mentre le mazzate le rimediava il nuovo fido scudiero Cassik con la 4,7, mi sono trovato tra le mani una vela sicuramente dotata di un gran tiro, non leggerissima, ma relativamente morbida sulle braccia e tollerante, che ben si adattava ai repentini cambi di vento. A suo agio nelle surfate anche in condizioni di onda piccolissima e vento forte e rafficato, condizioni in cui si rivela bella neutra, me la sono goduta per tre orette, apprezzando anche il suo comportamento quando il vento è andata via, via, diminuendo. In questo frangente il tiro rimane buono, garantisce la spinta per continuare a planare tranquillo anche nei buchi di vento più sensibili, carvare duro e saltare alto! Niente da dire: una bella vela wave, adattissima alle condizioni nostrane tipicamente on shore, ma non soltanto... quasi una all-terrain di razza!

3,7/4,1/4,5/4,9/5,3/5,8/6,3/6,8 429 cm 172 cm RRD Vogue RDM C75 400 carbon rdm 400/19 5 + 2 mini battens fixed


WAVE SAILS (4,0/ 5,4) +

-

costruzione, rifiniture, polivalente, precisa, equilibrata, neutrale, manovrabile

Hot Sails Fire 4,7

vario top complicato da utilizzare

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

3,0/3,5/3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,8 421 cm 166 cm Hot Rod Big Wave rdm 400/19 carbon rdm/sdm 400/19 5 + 2 mini battens removable vario top

fire 4,7

460 €

rider leon in pozo - test smink and gilbe - photo courtesy http://www.hotsailsmaui.com

La Fire 2010 è stata ridisegnata rispetto al modello 2009, aumentando la superficie nella zona bassa e migliorando il twist nella parte alta con l’utilizzo di un tramato leggerissimo, l’ X-ply X166. Il risultato è che ora la vela “tira” di più nella parte bassa grazie anche al nuovo profilo e garantisce maggiore margine di tolleranza dagli errori. Sebbene la Fire, disponibile in dieci misure dalla 3,0 alla 5,8 sia stata affiancata da una Power Edition disponibile in sole quattro misure (5,0, 5,5, 6,0 e 6,5) anche la versione base dispone quest’anno di un pizzico di potenza in più senza intaccare la super maneggevolezza che ha reso questa vela famosa tra tutti i surfisti hardcore. La nuova Fire si presenta ad una prima occhiata, abbastanza simile al modello 2009, che avevamo già testato lo scorso anno. Ad un occhio più attento, tuttavia, si vedono piccole, ma importanti modifiche, che denotano una cura davvero maniacale dei particolari. Anche quest’anno quasi l’ottanta per cento della vela è tramata, le cuciture addirittura triple e poi nastrate, tessuto antistrappo nella maggior parte della vela, rinforzi in Kevlar, tasche delle stecche rifinite in pelle, carrucola del caricabasso in bronzo, doppio anello di bugna: tante piccole chicche che, oltre ad essere funzionali, ne fanno un prodotto di nicchia per intenditori con un costo tutto sommato interessante. Armarla è facile, a patto di avere un buon rdm, caldamente consigliato, anche se Hot Sails prevede anche l'utilizzo di alberi a diametro normale. La vela pur presentatosi bella robusta (dote che interessera che si avvicina al wave ed è più soggetto a frequenti macinate...), non sembra pagare troppo dazio in fatto di leggerezza. Già dal primo bordo infatti ci si ritrova con una vela leggera sulle braccia che sembra aver “dimenticato” quella piccola mancanza di potenza dello scorso anno. Già provando il modello 2009 ci eravamo resi conto che si trattava di una gran vela wave, leggera e neutra in surfata, nervosa al punto giusto, ma sempre tollerante in soprainvelatura. E la Fire 4,7 2010 conferma queste doti, rivelandosi l’ideale compagna per saltare e per surfare, anche nelle condizioni piuttosto marginali che abbiamo incontrato in questo test. Soprattutto in surfata, anche con onde molto piccole, ce la siamo goduta perchè la vela, maneggevole, neutra e sempre tollerante, ci ha permesso di impostare bottom con diverse angolazioni, rivelandosi docile anche nelle condizioni “rognose”. Un'ottima vela, sicuramente tra le migliori wave “tradizionali”, in grado di dare il meglio tra le onde in condizioni side /on shore, che vanta una grande cura nella scelta dei materiali e nella costruzione, dote che la rende adatta sia a chi si avvicina al wave che a chi “pesta” duro tra le onde.


WAVE SAILS (4,0/ 5,4) Gun sails Steel 4,7

+ -

manovrabile, neutrale, stabile, morbida, equilibrata, ben costruita, qualità/prezzo super necessita di trim accurato

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

steel 4,7

379 €

rider baccio - test smink - andora - dicembre 09 - photo © smink

Sin dall’ultima versione della Hammer, la vela da onda hard core wave della Gun Sails è andata via, via affinandosi, in una continua ricerca per migliorare le sue già buone prestazioni. Con l’avvento della Steel l’anno scorso, si è fatto un ulteriore passo avanti e per il 2010 il “papà” di questa creatura, il sail designer Renato Morlotti ha dovuto impegnarsi soltanto nel rendere ancora più neutrale la vela in surfata e nel cercare di regalare alla Steel quella “morbidezza” che contraddistingue le migliori vele wave in commercio. A dirlo sembra facile... ma andare ad intervenire su una vela che comunque deve rimanere anche molto duttile per non snaturare la filosofia Gun Sails e permettere di poter essere utilizzata sia con alberi rdm (il suo must) sia con gli sdm per non scontentare i tanti surfisti che non vogliono passare agli alberi ridotti... beh non deve essere stata un’impresa facile. Eppure la Steel 2010, pur mantenendo un tasca d’albero non troppo stretta per poter essere ultizzata con tutti i tipi di mast, ha conservato la sua duttilità, ma si è migliorata alquanto in morbidezza, neutralità, confort e manovrabilità. Noi l’abbiamo, come al solito, abbinata al nostro super fido Reptile Python 400/19 e da subito abbiamo apprezzato i progressi fatta dalla Steel 4,7 rispetto alla già buona edizione dello scorso anno. Tanto per cominciare la vela è nettamente più leggera sulle braccia, ma ha mantenuto una costruzione a prova di bomba, nettamente più robusta della già “rinforzata” TransWave 5,3 provata lo scorso mese: come in quel caso meno peso in strati e sottostrati, ma stripes di rinforzo che hanno una maggiore capacità di sopportare alte pressioni. La Steel 4,7 dispone ora di quel “feeling morbido”, che l’anno scorso avevo riscontrato solo sulle Naish o sulle Simmer da wave... questo permette di saltare e soprattutto surfare in pieno confort con una vela veramente neutra e manovrabile che si destreggia bene anche nelle condizioni di vento molto rafficato. Non essendo una power wave, la partenza in planata continua ad essere appena meno pronta rispetto ad altre vele che dispongono di più “potenza” (di questa cosa te ne accorgi solo se sei appena “sceso”, come nel mio caso, dalla North Ego 5.0). Il divario è però così marginale che si può perdonare ed in andatura la Steel regala una trazione equilibrata, un ottimo confort di navigazione, neppure scalfito dal vento più forte, visto che la vela non si scompone quasi mai. Ora non so dirvi se il mio giudizio può essere condizionato dalla simpatia che nutro per questa veleria che ha continuato a mantenere negli anni un rapporto qualità/prezzo veramente notevole... ma l’unico difetto, se così lo vogliamo chiamare, che trovo sulla Steel 2010 è quello che per rendere al top necessita di una più attenta regolazione nel trim: seguite alla lettera le regolazioni della casa, compresa le tacche (Fred) in balumina per la tensione ottimale del caricabasso e vi ritroverete tra le mani una gran vela wave!

3,3/3,5/3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7 415 cm 165 cm Expert wave/Select rdm 400/19 carbon rdm/sdm 400/19 5 + 2 mini battens vario


WAVE SAILS (4,0/ 5,4) Hot Sails Bolt 5,3

Bolt 5,3

350 €

test and photo ©gilbe

La Bolt nasce dopo un notevole sforzo progettuale da parte della veleria hawaiana, che voleva una compact wave con attitudine al freestyle... la tendenza del wave, infatti, fatta eccezione per le situazioni radicali è quella di cercare vele molto performanti, che siano però anche molto manovrabili e potenti, quasi a voler “unire” wave e freestyle. Per “capire” questa vela è necessario fare questa premessa, perchè armandola potrebbe venirvi più di un dubbio sulle sue performances o sul suo range di utilizzo visto che in qualunque modo la armate, sembrerà sempre armata male!. Il trim è molto semplice: con un buon rdm siete già a metà lavoro, anche senza un'eccessiva tensione, quasi a mano nuda per i più rudi ed il boma appena puntato. Le micro regolazioni, soprattutto di bugna, sono determinanti per sfruttare l'enorme range di utilizzo della vela. Le rifiniture sono al livello della migliore concorrenza: la vela è leggerissima, ma allo stesso tempo sembra molto resistente (tutto tramato e rinforzi) e fatta per durare. Ma è in acqua che ho avuto la vera sorpresa: il brutto anatroccolo mi ha lasciato senza parole: con un 90 litri, un bel metro d'onda e con poco vento, mi sono reso conto delle enormi potenzialità della Bolt. Parte in planata con una facilità impressionante, grazie all'outline della vela ben studiato, che permette di “usare” il braccio dietro senza dover correggere troppo l'assetto. La sensazione è quella di avere in mano un metro di vela in meno, perchè nonostante la potenza ed il tiro della vela, che è davvero notevole, non sentite quell'inerzia tipica delle vele potenti, e magari lasciate “grasse” per farle lavorare con poco vento; e al momento di strambare avete tra le mani una vela super manovrabile. Certe sensazioni sono difficili da spiegare, ma posso assicurarvi che chiunque usi una Bolt si trova bene sin dal primo bordo, anche se non è abituato alle vele “compact”. Con vento forte la vela è molto tollerante: basta cambiare il trim e potete surfarci le onde, tanto è leggera e neutra tra le mani. Normalmente le vele freestyle wave “mostrano il fianco” in surfata, invece la Bolt no, anzi l'ho trovata migliore nel waveriding di tante vele wave “pure”. In conclusione, a mio modesto parere, si tratta di una vela eccezionale, senza mezzi termini. A dire il vero un difetto ce l'ha: la sacca della vela è davvero stretta! Per il resto la Bolt è da comprare, anche considerando che il cambio di distributore per l’Italia, ha fatto si che le vele Hot Sails costino un 20% in meno. Per la Bolt 5,3 ci vogliono 350 €.


COMPACT WAVE SAILS (4,0/ 5,8) + -

planata, accelerazione, reattività e vivacità in surfata, leggerezza, facile da trimmare e da sfruttare

Naish Sails Boxer 5,8

prezzo salatuccio

mis. disp. : 3,6/4,0/4,4/4,7/5,0/5,4/5,8/6,2 mis. albero : 435 cm mis. boma : 177 cm mast ideale: Naish Firestick 85 430/1 mast comp.: rdm carbon mast 430/21 stecche : 4 + 3 mini battens top : vario

boxer 5,8

633 €

rider and test smink - noli (sv) - settembre 09 - photo © carolina

Se penso all’ultima Boxer che ho provato, forse un paio di anni fa... beh l’impressione è che non sia neanche “parente” di questo “giocattolino” che lo zio Robby ha sfornato per la stagione 2010. L’utilizzo di un nuovo tramato morbidissimo, chiamato X-166 ultralight scrim nella parte alta della vela ha permesso di risparmiare un 30% di peso rispetto al “vecchio” tramato. Per la cronaca questo materiale è stato utilizzato molto più intensamente anche sulle vele slalom e sulle due wave Force e Session sulle quali quasi metà del corpo vela è realizzato con X-166 ultralight scrim (al proposito non vedo l’ora di provare le nuove Session). Anche se sulla carta il risparmio di peso sulla Boxer 5,8, rispetto al modello 2009, è di soli tre etti, l’impressione è che la nuova vela, a secco, sia un vero peso piuma, cosa confermata poi nella prova in acqua. A livello di shape la Boxer sembra completamente diversa, ma l’impressione è data soprattutto dal nuovo design: la rientranza che dalla stecca sopra il boma scende fino alla bugna sembrerebbe realizzata per diminuire la lunghezza del boma, ma nella 5,8 le misure di albero e boma sono esattamente le stesse della vela 2009. Quello che è veramente cambiato a parte shape e materiali, è il look veramente spaziale (almeno ai “vecchi pirati” come me piace tantissimo...) e la dotazione di serie che si avvale di una nuova e migliore carrucola di caricabasso ed un nuovo (più leggero?) occhiello di bugna. Armata in un secondo con il fido Reptile Python rdm 100% ed il nuovo performante bomino Naish Global (T8/carbon), la nuova Boxer lascia trasparire subito il suo indirizzo per i venti leggeri... “con una parte alta così ampia e solo 4 stecche sarà dura con il ventone” è il primo pensiero che mi è venuto in mente, ma alla prova in acqua questa impressione non è così scontata ed il fatto che sia la vela preferita da kids del Naish team dovrebbe farvi pensare. Sono uscito a Noli con vento più da 4,7/5,0 che non da 5,8 e la prima impressione è stata di una vela molto morbida, relativamente tollerante e super leggera sulle braccia: nelle raffiche più forti si sente tirare sul braccio dietro, ma se non si è dei surfisti leggeri o come si suol dire delle “seghe”, è difficile scomporsi e questo non riduce di molto il suo ampissimo range di utilizzo. La sovrainvelatura dovrebbe essere l’unica pecca, se di pecca con questa vela si vuol parlare, ma sta di fatto che manovrare con la Boxer è un tale spasso che tutto diventa facile anche con il ventone. Se poi invece la utilizzate in condizioni un po’ più “sue”, vento medio/forte magari anche con un po’ di onda, la Boxer impressiona per le sue vere doti: potente al punto giusto, planante, leggera, super reattiva e vivace in surfata! Ve la faccio breve: l’ho provata abbinata al Fanatic Freewave 95 in diverse occasioni, acqua piatta, ciop, onde, vento forte, medio... e sono tornato a riva tutte le sante volte con lo stesso pensiero “...questa vela me la compro!”


POWER WAVE/FREESTYLE (5,4/6,9) +

-

range di utilizzo, spunto, manovrabilità, confort, feeling morbido, reattiva, vivace, stabile anche con il vento forte

North Sails Duke 6,4

più tecnica nella gestione della potenza

mis. disp. : 4,2/4,5/4,7/50,/5,4/5,9/6,4/6,9 mis. albero : 470 cm mis. boma : 188 cm mast ideale: Platinum/Gold sdm/rdm 460/25 mast comp.: carbon rdm/sdm 430/21 - 460/25 stecche : 5 + 2 mini battens top : fix

duke 6,4

646 € rider and test cassik- como lake - novmbre 09 - photo © panda

Non è mai facile scrivere un test di una vela che negli ultimi anni ha raggiunto ottimi risultati su ogni tipo di prova. Le attese sono elevate, ma è arduo confermarsi e lo è ancora di più migliorarsi anno dopo anno. Beh, credo che Kai Hopf abbia centrato ancora una volta il bersaglio. La Duke è ormai dal 2006, anno in cui ha abbandonato la sesta stecca, un punto di riferimento nella sua categoria. Nasce come vela freestyle, ma "sotto" Dunkerbeck acquista un'anima da power-wave nelle misure piccole che sono più tramata. Srotolando la vela in spiaggia, si ha subito l'impressione di avere a che fare con una vela che almeno esteticamente non passerà inosservata grazie alla sua proverbiale eleganza. Tra i colori registriamo l'arrivo del nuovo "blackberry" (mora) che sostituisce l'arancione anche nella special edition "CODE", che vedrete spesso nelle mani di Victor Fernandez. Quella in giallo che abbiamo noi, seppur già presente nel catalogo 2009, è adesso di maggior appealing grazie al gioco di contrasti con alcune parti scure. La cura dei particolari è sempre al top e il sempre presente trim.system fornisce ottimi consigli visivi sulla corretta tensione di caricabasso e bugna oltre ad indicare il punto corretto della posizione delle scottine del trapezio. La superficie tramata è leggermente aumentata, ma la novità del 2010 si chiama TWIN.TRIM.CLEW. Si tratta di doppio occhiello in bugna che invece di essere piazzato in verticale, come spesso si vede sulle vele race, è disposto obliquamente permettendo un doppio livello di trim in termini di maneggevolezza (occhiello interno con boma + corto) e di potenza (occhiello esterno superiore con boma più lungo). L'ampia possibilità di trim della Duke è sempre stato uno dei suoi punti forti. Il range di utilizzo è infinito e malgrado la sua potenza potrebbe far pensare diversamente, anche un peso leggero come me, riesce sempre a sentirsi a suo agio, con ogni condizione di vento, anche quando altri stanno tranquillamente in acqua con una 5.7. Certo, nelle misure più piccole perde il confronto diretto nella stabilità di profilo con la sorella ICE, ma in questo frangente si rivela migliore della Duke ‘09 con un maggior controllo, agendo eventualmente sul caricabasso, in caso di vento forte. Nelle misure grandi la Duke permette di coprire un range di vento non trascurabile, rilasciando un buono spunto di potenza (che bisogna saper gestire per non scomporsi) in tutte le situazioni anche in occasione di vento leggerissimo. In manovra e nei salti si fa sentire la comodità di un boma non troppo lungo (188 cm) e solo in condizione di soprainvelatura eccessiva si rischia di perderne il controllo in aria a causa della potenza generata, ma questo potrebbe essere un mio problema ...tecnico! Se proprio vogliamo trovare un vero neo (a parte una maggiore “malizia” necessaria da parte dei “piloti” per gestire la potenza) direi che il prezzo di 646 euro... beh, è degno di nota.


FREERIDE NO CAM (6,5/ 8,5) Naish Sprint 6,6

+ -

sprint 6,6

511 €

accessibile, polivalente, spunto, leggerezza, feeling morbido, manovrabilità fisica con il vento forte

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

rider and test smink - fornaci maggio 2010 - photo © flemma

Disponibile anche quest’anno in cinque misure dalla 5,5 alla 8,0 la Sprint è la freeride “no cam” più potente della gamma Naish 2010. Nonostante che su questa vela non siano stati utilizzati i nuovi “tessuti” ultralight che abbiamo visto sulle altre Naish Sails testate nei mesi scorsi, questa 6,6 si difende bene anche dal punto di vista peso grazie alla costruzione quasi tutta in monofilm. Il collaudato shape a 6 stecche, ridisegnato lo scorso anno, punta ad offrire il massimo delle prestazione nell’ambito freeride garantendo la potenza ideale per planare subito e districarsi nei venti medio/leggeri, rimanendo però controllabile quando si affrontano condizioni di vento più toste. La Sprint 6.6 si arma velocemente sia con un 460/25, senza quasi “scomodare” l’ultilissimo vario top (la 6,6 fa 458 cm di albero), sia con un 430/21 che rende la vela più morbida e forse persino più potente in condizioni di vento leggero. Con il 430 ci siamo ritrovati a planare senza difficoltà, mentre Max provava la North X-Type 7,8, ma è chiaro che all’aumentare del vento, l’adozione dell’albero più morbido, snatura un po’ le doti di stabilità di questa vela. A voi la scelta, vela più nervosa e potente o vela più stabile e confortevole?! Le differenza sono così poco sensibili che, secondo noi, se non disponete di un 460, potete tranquillamente usare il 430. Da parte nostra abbiamo voluto fare le cose per bene e provarla con il suo albero Naish Freeride 460/25: la regolazione del caricabasso non necessita neanche di troppa tensione per raggiungere il trim ottimale. In acqua si apprezza subito lo spunto della Sprint che permette al nostro XFire 105 a cui l’abbiamo abbinata più spesso, di partire in planata facilmente anche sotto riva dove il ponente arriva più loffio. Al largo dove il vento è più forte il profilo reso stabile dalle 6 stecche permette un buon controllo, confermando le ottime doti di moderna freeride sail. Stabile, leggera e confortevole da condurre con i termici, solo con il vento veramente forte e cioè quando l’abbiamo riprovata con la tramontana, necessità di una conduzione più attenta evidenziando un tiro più sensibile sul braccio posteriore. In manovra però rimane bella leggera e nonostante i 196 cm di boma e la base esposta si comporta quasi come una vela più piccola. Una vera freeride sail accessibile che dispone di un buono spunto ai bassi regimi, caratteristiche che sommate ne fanno un motore rapido, potente, ma allo stesso tempo stabile e confortevole da portare con i vento medio/leggeri. In più in questo caso la qualità Naish non si paga neanche troppo salata: i 511 euro che ci vogliono per la Sprint 6,6, sono un prezzo tra i più bassi per le freeride sail delle velerie più blasonate.

5,5/6,0/6,6/7,3/8,0 458 cm 196 cm Naish FR 75 460/25 carbon sdm 460/25 - 430/21 6 + 3 mini battens vario


FREERIDE NO CAM (6,0/ 7,5) + -

trim semplice, duttile, leggera, manovrabile, veloce, confort nelle condizioni difficili

Challenger Fluido 7,6

costruzione leggerina

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

Fluido 7,6

6,9/7,6/8,3 479 cm 202 cm Challenger PSP SDS+ 85% 460/25 carbon sdm/rdm 460/259 6 + 3 mini battens fisso

519€

rider max - test smink - noli - aprile 010- photo © smink

Questa Fluido 7,6 è l’unica vela senza camber che abbiamo provato in questa occasione... la ragione è presto detta: volevamo offrire un test, rivolto anche a quei surfisti che pure avendo in mente di comprarsi una tavola slalom, non vogliono, per scelta, una vela con i camber (ndr. e non sono pochi... per lo meno qui in Liguria!). In seconda battuta, visto che Unico, Fluido e Techno sono state a dir poco “rivoluzionate” nella linea Challenger 2010, volevamo provare questo nuovo motore a sei stecche. In effetti le freeride sails Challenger hanno subito un profondo lavoro di restyling: la Unico con le sue nove misure dalla 4,0 alla 8,2 è diventata una freeride tutto fare e passa da uno shape a 4 stecche nelle misure piccole ad uno a cinque e a sei stecche nelle misure grandi, la Techno con le sue tre misure (8,0, 8,7 e 9,4), rimane la freerace da vento leggero, mantenendo uno shape a sette stecche simile a quello dello scorso anno, ma senza camber, mentre la “nostra” Fluido con le sue tre misure (6,9, 7,6, 8,3) diventa una freeslalom, che vede rivoluzionare il suo shape con l’adozione della stecca incrociata che ha portato all’eliminazione di una stecca, con conseguente alleggerimento della vela e riduzione della lunghezza del boma. In pratica una vela tutta nuova, che della “vecchia” Fluido conserva soltanto la balumina “sovraesposta” costruita con nuovi materiali (anche se forse ci vorrebbe qualche rinforzo in più nei punti più soggetti a stress...) che ne esaltano la leggerezza. La Fluido 7,6, che si può armare sia con alberi sdm, come il suo dedicato Challenger Sails PSP SDS+ 85% che con alberi Rdm come il nostro Reptile Python 100 fa della duttilità e della leggerezza i suoi cavalli di battaglia. A proposito alberi rdm e sdm, l’abbiamo provata con tutti e due gli alberi e sinceramente non abbiamo riscontrato troppe differenze, tranne che con l’rdm la vela risulta leggermente più potente. Trimmata alla perfezione senza difficoltà in un attimo siamo pronti a scendere in... pista! La sensazione è che la Fluido sia sensibilmente più leggera sulla braccia delle altre vele provate, ma abbia perso un poco della sua proverbiale potenza ai bassi regimi. Partire in planata è un poco più macchinoso che con la edizione 2009, ma il range di utilizzo si è ampliato assai nel vento sostenuto. Non una vela “tutta planata”, ma un motore, ben rodato, in grado di dire la sua anche in condizioni “rognose” come quelle incontrate a Noli durante il test. Con vento più da 6,5 che da 7,0, la Fluido 7,6 ha esibito un confort in andatura veramente notevole: anche sotto le raffiche più forti, la parte alta della vela “respira” alla perfezione, scaricando il surplus di vento mentre la stecca incrociata mantiene “saldo” il profilo quasi come se la vela fosse dotata di due camber. A queste caratteristiche sommate che la sensibile riduzione della lunghezza del boma e la leggerezza esaltano le prestazioni della Fluido in strambata, dove ci si può permettere quasi quello che si vuole. La Fluido 7,6 ci è piaciuta nettamente di più con il vento sostenuto... una vera vela freeride che abbinata a tavole slalom permette di raggiungere un’ottima velocità finale, offrendo un trim semplicissimo, leggerezza, manovrabilità, confort di guida (quasi senza far ripiangere l’assenza di camber).


FREERIDE NO CAM (6,5/ 8,5) North X-Type 7,8

+

potenza, duttilità, confort, prestazioni generali, facilità di trim e conduzione

-

fisica con il vento forte, prezzo

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

x-type 7,8

725 € rider and test smink - fornaci maggio 010 - photo © flemma

Sincero?!... Sia il sottoscritto che Cassik avremmo voluto testare la S-Type 7,8, ma dal distributore North Sails , forse per i nomi così simili (con un po’ di fantasia si potrebbe trovare altri nomi per le vele...) ci è arrivata, per sbaglio, questa X-Type 7,8 no cam. Il test della “camberata di North era “interessato” da parte mia per avere un termine di paragone con cui confrontare le prestazioni della Cannonball 7,5, che al momento mi sembra un super vela e da Cassik, per vedere quale differenza c’era tra la sua vecchia S-Type ed il nuovo modello... ma è andata così e allora beccatevi il test della X-Type 7,8. Utilizzare una vela così grande no cam, dopo mesi che si utilizza una vela con tre camber (sembra impossibile che queste cose ve le dica proprio io...) lascia un po’ scettici sulle sue prestazioni ed in particolare sulla stabilità di profilo che una 7,8 di questo tipo può avere, ma tutto sommato la X-Type ci ha fatto ricredere. A patto però di trimmarla alla perfezione e di usare l’albero giusto: anche con questa vela abbiamo infatti provato le due “alternative” rdm (Reptile Python 460/25) e sdm (Reptile Mamba 460/25). Dopo averla testata per bene vi possiamo dire di dimenticarvi l’opzione rdm mast: la vela diventa “gommosa”, troppo potente, instabile ed incontenibile sotto raffica... Molto, ma molto meglio con l’albero sdm con cui tra l’altro si rimane piacevolmente impressionati dalla facilità di montaggio: la X-Type 7,8 non necessita di grande forze per essere cazzata di caricabasso, ma abbiamo aumentato di due cm la misura dell’albero per allentare maggiormente la tensione tra le stecche in alto, smagrendo il profilo. Con il termico ed i venti leggeri la X-Type appare sin dai primi bordi bella potente, facendoci partire subito in planata supportati da uno spunto notevole che permette di passare tutti i buchi di vento e mantenere sempre una buona velocità di crociera. In questa fase si fa apprezzare il confort in andatura e la sensazione di avere tra le mani una vela morbida, ma reattiva con delle prestazioni velocistiche di tutto rispetto al traverso dove non si fa staccare più di tanto dalle vele camberate. In più rispetto a queste vele ha dalla sua una migliore manovrabilità in strambata: la vela si lascia inclinare più facilmente ad interno curva e la rotazione delle stecche appare morbidissima... cose che permettono di uscire dalla strambata più veloci. Nelle andatura più tecniche la X-Type 7,8 paga inevitabilmente dazio rispetto a vele camberate con la stessa superficie ed anche in fase di soprainvelatura, la mancanza di camber si fa sentire, ma siamo al cospetto di una vela freeride 7,8 ed il piccolo aumento delle forze di tenuta in condizioni di vento forte è pienamente giustificabile. Anche perchè in ogni modo la facilità di conduzione ed il confort rimangono alla portata di quasi tutti i riders. Una vela freeride/freerace, facile nel montaggio e nella regolazione del trim, che parte presto in planata e rimane sempre reattiva nei buchi di vento, adatta a tavole freeride grandi che ne possono esaltarne maggiormente la facilità ed il confort di conduzione, soprattutto in condizioni di vento medio/leggero.

5,4/6,0/6,6/7,3/7,8/8,2/8,8 498 cm 214 cm North Gold sdm 460/25 carbon sdm 460/25 7 + 3 mini battens fisso


FREERIDE NO CAM (6,5/ 8,5) +

range di utilizzo, spunto in planata, duttilità, rapporto qualità/prezzo

-

fisica con il vento forte

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

4,7/5,5/6,0/6,4/6,9/7,5/8,1 465 cm 201 cm 460/25 Expert/Cross carbon rdm/sdm 460/25 6 + 3 tubes + 3 mini battens fisso

Gun Sails Future 6,9

future 6,9

365 €

rider and test smink - fornaci maggio 010 - photo © flemma and daniele

Quando sono arrivate le Gun sails Rapid 6,7 e Future 6,9, l’idea era di testare prima la Rapid (nella foto a destra) di cui si dice un gran bene come vela freerace ed anche perchè della seconda vi avevamo già proposto il test lo scorso anno nella misura 6,4. Poi come al solito tra dire ed il fare c’è di mezzo... i casini che fa il nostro caporedattore che ha “imprestato” la vela test alla fidanzata di un amico per andare in vacanza in Sardegna... insomma questo mese vi abbiamo ritestato la Future 6,9. Anche quest’anno è costruita quasi tutta in monofilm di buon spessore, morbido al punto giusto da garantire un buona resistenza nel tempo, più l’inserto in X-Ply tramato, inserito nella parte anteriore della vela (dalla prima stecca sotto il boma per arrivare fino all’ultima), per sorreggere il profilo e stabilizzarla nella raffiche più forti. Arrivati al momento di trimmare la vela, abbiamo fatto le nostre solite prove con gli alberi. Il test non poteva essere poi così diverso dallo scorso anno e allora ci siamo concentrati sulle prestazione con i diversi abbinamenti, usando sia un albero rdm, il Reptile Python 460/25 che due sdm, un Reptile Mamba 460/25 e un 430/21, il Gun Cross 55, visto che basta munirsi di una buona prolunga e con un escursione di 35 cm si potrebbe evitare di comparsi un 460. A dirla tutta il comportamento della Future 6,9 con il 430 e con l’rdm 460 è veramente molto simile con la vela che diventa più nervosa, morbida ed elastica, ma anche un pelo meno confortevole sotto raffica. L’abbinamento migliore è risultato quello con l’sdm 460/25, con cui le operazioni di trimmaggio sono semplici e veloci. Con il vento leggero la Future 6,9 offre, dalla prima pompata, una spinta notevole grazie alla base della vela abbastanza ampia e la dimensione del boma, non proprio ridottissima, che permette di partire in planata a razzo. Il bello di questa vela è che continua ad essere facile da portare, nonostante lo spunto veramente notevole, sia in condizioni “leggere” sia all’aumentare del vento, frangente in cui si mantiene agevolmente il controllo. In effetti la Future 6,9 è gestibile anche per i surfisti leggeri come il Panda a patto di non esagerare con il range di utilizzo con il vento forte, in questo caso la vela può tirare un po’ troppo sul braccio posteriore. In condizioni di vento sostenuto, ma “umano”, la velocità che si riesce a raggiungere al traverso è di tutto rispetto, soprattutto se abbinata a tavole veloci con l’X-Fire 105. La bolina non è una delle caratteristiche salienti di questa vela, ma la Future 6,9, grazie a suo spunto, risale bene il vento, tanto che il Panda è riuscito per la prima volta sopravanzare di bolina Max, dotato di 7,8, durante una delle nostre long distance. Per quanto riguarda la manovrabilità, nonostante le dimensioni generose sia della metratura che della parte bassa della vela e del boma, la vela ci è sembrata meno ingombrante in strambata che non la 6,4 dello scorso anno... foese solo perchè ultilizzata in condizioni un po’ più “umane”. Se decidete di comprarvi una vela freeride, semplice da trimmare e da condurre, ma con prestazioni buone ed una spiccata duttilità nelle più svariate condizioni di vento, la Future 6,9 fa al caso vostro e con i soldi risparmiati, visto il super prezzo di 356 euro, potreste munirvi di un 460/25 con cui la vela ottimizza le prestazioni con il vento forte.


FREERIDE 3 CAM (6,5/ 8,5) Gun Sails Cannonball 7,5

+ -

ll 7,5 cannonba

445 €

spunto, potenza, velocità finale, stabilità di profilo, duttilità, rapporto qualità/prezzo un po’ rigida con il suo albero

mis. disp. : 6,0/6,5/7,0/7,5/8,0/8,6/9,6 mis. albero : 487 cm mis. boma : 212 cm mast ideale: Gun Expert/Select sdm 460/25 mast comp.: carbon sdm o rdm 460/25 stecche : 7 + 3 camber top : fisso

rider and test smink - fornaci aprile 010 - photo © panda

Se andate a prendere le vele camberate del catalogo Gun Sails, una volta escluse le vele da regata Mega XS e Mega XR, la scelta si riduce a due vele, l’Escape con shape a sei stecche + due camber ed appunto questa Cannonball con sette stecche e tre camber. Quale la scelta migliore, a parte i 50 euro di differenza che ci sono per la misura 7,5 tra le due vele, per essere abbinata ad una moderna tavola slalom?! Nell’incertezza le abbiamo provate tutte e due... sulla carta sia Escape che Cannonball sono due freerace, ma la seconda pare più indirizzata allo slalom! L’anno scorso mi era piaciuta molto, soprattutto perchè potevo armarla con il mio 460/25 rdm senza sentire l’esigenza di munirmi di un albero dedicato, per la sua duttilità e per la sua leggerezza rispetto alla più blasonata, ma anche più pesante Mega XS. Quest’anno ho fatto le cose con maggiore “puntiglio”, prendendomi il tempo per provarla a fondo sia con il “suo” sdm dedicato Gun Espert C70, che con il “mio” rdm Reptile Python 100. E che dire?! L’abbinamento con il Reptile Python 460/25 rdm continua ad essere un esperimento pienamente riuscito, ma mi sono goduto anche l’albero ideale con il quale la Cannonball è forse un pelo più rigida, ma anche leggermente più performante con il vento sostenuto. Per “performante” intendete, niente di più, che la vela tira un po’ meno sul braccio dietro che non con l’rdm... detto tra noi, se non ci avessero fornito l’albero dedicato per il test, questa differenza non mi avrebbe affatto convito a comprarmi un sdm! Dotata di tre camber la vela si riconferma facile da trimmare con entrambi gli alberi: infilate l’albero 460/25, (487 di albero e 212 cm di boma grazie al Reduce Boom lenght) facendo passare a lato i due camber, leggera cazzatina di caricabasso, mettete il boma, tesando la bugna alla misura indicata sulla vela, leggera pressione con le mani sui camber per posizionarli correttamente e dopo un’energica tirata al caricabasso, siete pronti per andare in acqua. La vela si riconferma relativamente leggera sulle braccia e facile da “spremere” al massimo in condizioni di vento leggero: il notevole spunto ai bassi regimi permette di partire in planata a razzo, quasi senza neanche pompare. L’unica accortezza è di volgere la tavola al lasco, partire e dopo impostare l’eventuale angolo di risalita, che risulta decisamente buono. In questo frangente si apprezzano le doti di vela freerace che permettono di passare, grazie alla spinta generosa, qualsiasi buco di vento senza perdere la planata. La buona accellerazione erogata permette di raggiungere facilmente velocità elevate. La cosa positiva, emersa nei test di quest’anno, è che a qualunque slalom boards la si abbini, dal Manta 79 all’RRD FireRace 120, ma anche alle più piccole, come il Manta 69 o l’RRD X-Fire 105, sembra sempre di avere tra le mani il motore ideale, visto che anche con il vento più forte, continua a rivelarsi di facile gestione senza dare l’impressione di diventare ingombrante. Aggiungete il solito più per la rotazione dei camber e per la facilità con cui si riesce a strambare e virare e vi troverete con una Cannonball 7,5 promossa a pieni voti per duttilità, accessibilità, range di utilizzo e... per l’insuperabile rapporto qualità/prezzo!


FREERIDE 2 CAM (6,5/ 8,5) + -

confortevole, stabile ed accessibile, leggera sulle braccia, polivalente, super rapporto facilità/ performance e qualità/prezzo spunto ai bassi regimi

mis. disp. : 6,0/6,5/7,0/7,5/8,0/8,6 mis. albero : 480 cm mis. boma : 214 cm mast ideale: Gun Expert/Select sdm 460/25 mast comp.: carbon sdm o rdm 460/25 stecche : 6 + 2 camber top : fisso

Gun Sails Escape 7,5 escape 7

,5

389 €

rider luca ghiglione- test smink - noli aprile 010 - photo © smink

Shape a sei stecche supportato da due rool cams e tre mini battens per una vela che sulla carta sembrerebbe orientata al freerace. Inevitabile quindi pensare ad una vela potente in grado di assicurare una partenza in planata a razzo... ed invece con i venti leggeri, l’Escape offre un comportamento, tutto sommato onesto, con un discreto spunto per partire in planata, mantenendo delle prestazioni leggermente inferiori a Cannonball 7,6 e Boxer SL 7,6. Ai bassi regimi l’accelerazione non sembra devastante, ma tutto sommato l’Escape cela così bene questa impressione con un’accessibilità, un’omogeneità di prestazioni, un confort che se non aveste il termine di paragone delle altre vele, non vi accorgereste neanche di questa sua piccola “defaiance". La mancanza di un surplus di potenza si dimentica infatti facilmente ripagati dal feeling veramente leggero sulle braccia che questa vela riesce ad offrire: se la partenza in planata è un po’ meno pronta rispetto alle altre vele, la navigazione risulta più confortevole. L’Escape riesce a passare agevolmente i buchi di vento, rimane stabilissima ed è veramente meno impegnativa e “fisica” da condurre che le altre vele di questo test, quando il vento si “risveglia”. In queste condizioni l’Escape 7,5 ci ha invece impressionato per le sue ottime prestazioni. Anche in questo caso infatti dopo averla provata con i termici, abbiamo “chiesto” alla vela di affrontare un banco di prova parecchio impegnativo... le solite raffiche da 0 a 30 nodi del famigerato spot di Noli. Leggera, sempre facile ed accessibile da gestire questa vela si esalta con il vento sostenuto, risultando la più semplice da gestire della agguerrita concorrenza... sotto le raffiche più forti, la balumina respira bene e l’Escape rimane stabile, non evidenziando neppure un eccessivo tiro sul braccio posteriore. Il relativo confort che ne deriva permette di navigare a lungo, senza fatica, anche in condizioni di vento più consono ad una 7,0 che ad una 7,5. Persino il buon Luca, che vedete in azione nella foto qui sopra e che da un paio d’anni ha ripreso a sfidare i nostri giovani talenti liguri in slalom, sceso, abbastanza scettico dalla sua North camberata, per provare Escape e Manta è rimasto impressionato sia dalla tavola “un vero slalom” che della vela “bella stabile sotto raffica”. Pensate che quando l’ha provata la vela era armata con il Reptile Python 100, un rdm mast che regala qualcosa in più in fatto di nervosità e spunto ai bassi regimi, ma anche qualcosa in meno in fatto di stabilità. Con il suo albero sdm Gun Espert C70 l’Escape va ancora meglio esaltando la sua stabilità ed il suo equilibrio. Che dire?! Un po’ meno potente della sorella testata qui a fianco, ma che bella vela anche questa! Soprattutto i freeriders che non vogliono vele troppo potenti e nervose, anche se hanno intenzione di schierarsi in qualche regata amatoriale, saranno avvantaggiati dalla scelta di una vela che fa di accessibilità, leggerezza sulle braccia, manovrabilità e confort i suoi cavalli di battaglia. Una 7,5 veloce, ma stabile con un buon range di utilizzo e prestazioni lusinghiere soprattutto con i venti di media intensità offerta ad un prezzo sotto i 400 euro... vi devo fare la solita domanda: e che volete di più?!


FREERIDE 2 CAM (6,5/ 8,5) + -

spunto in partenza in planata, prestazioni ai bassi regimi, leggerezza e feeling morbido

Naish Boxer SL 7,6

fisica con il vento sostenuto

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

5,8/6,4/7,0/7,6/8,2 470 cm 216 cm Naish FR 75 460/25 carbon sdm 460/25 6 + 2 camber + 3 mini battens fisso

7,6 Boxer SL

648 €

rider max - test smink - fornaci aprile 2010 - photo © smink

Una vela a sei stecche con due soli camber molto leggera grazie grazie all’Ultralight Slalom Construction, con l’utilizzo del materiale X-166 ultralight scrim (già visto nel test della leggerissima Boxer 5,8 e della Grand Prix 7,0) che consente di risparmiare un bel 30% di peso nella parte alta della vela. La Boxer SL è sicuramente meno tecnica da trimmare e da “spremere” la massimo che non le due sorelle Grand Prix e Stealth e questa caratteristica la rende più duttille e adatta a chi è alla ricerca di un motore con uno spunto ottimale nei venti medio/leggeri. Anche questa volta, in fase di trim, ho provato ad utilizzare l’albero rdm Reptile Python 100 460/25 sulla Boxer 7,5, ma anche questa volta, come nel caso della Grand Prix 7,0, la vela pare non gradire molto l’abbinamento. Con l’albero rdm, i camber non lavorano al meglio, la tasca dall’albero appare piena di pieghe e la vela in acqua diventa ancor più potente di quanto già non sia di suo, diventando difficile da “contenere” sotto le raffiche più forti. Meglio così armarla con alberi come il suo Naish Freeride 75 460/25 o come il Reptile Green Mamba 460/25, un albero sdm perfetto (sia carbon 60 che 100) per questo tipo di vele. La Boxer SL 7,6 si arma veramente facilmente: si inserisce l’albero si cazza un poco il caricabasso, si tensiona la bugna alla misura indicata per il boma, si fanno entrare i camber con la pressione delle mani e si dà una definitiva energica cazzata al caricabasso... e siete pronti ad andare in acqua! Abbinata a tutte e tre le tavole slalom provate in questa session di test la Boxer SL si rivela veramente un arma da battaglia in condizioni di vento leggero. Nella partenza in planata, non c’è quasi neppure bisogno di pompare per decollare e mantenere senza incertezze una velocità elevata. La potenza di questa vela è innegabile e lo spunto erogato la farà apprezzare a tutti i surfisti di peso non proprio light che in condizioni di vento debole potranno togliersi la soddisfazione di partire prima degli “odiati” leggeri... Nel vento medio leggero le prestazioni sono super: la vela si rivela leggera e morbida offrendo tutto sommato, a parte un tiro sensibile sul braccio posteriore, un controllo ed un confort notevoli che permettono di partire in netto anticipo rispetto ad una vela slalom dedicata e di raggiungere velocità di poco inferiori. Avendo a disposizione anche la Grand Prix 7,0 abbiamo potuto verificare che in condizioni di vento ottimali, la Boxer SL non paga dazio neanche troppo nelle andature tecniche: mantiene l’angolo impostato per risalire il vento senza incertezze e rimane, grazie al supporto dei due camber, stabile anche viaggiando quasi al gran lasco.Tutto questo ben di Dio in fatto di potenza e prestazioni si paga un po’ all’aumentare del vento... allora la Boxer SL, nonostante i camber mantengano stabile il profilo, diventa più fisica da condurre che le altre vele testate. Niente di particolarmente negativo, ma la vela diventa ingombrante sotto le raffiche più forti e per continuare ad essere sfruttata al massimo necessita di un “pilota” ben messo sia per quanto riguarda il peso che l’abilità. Un’ottima vela, duttile ed adatta sia per fare allo slalom che freeride con i vento medio leggeri, indicata per sfruttare al massimo i termici o le condizioni da lago... se siete surfisti leggeri e pensate di sfruttarla al mare con il vento più forte, allora la vostra scelta deve cadere in casa Naish sulla Grand Prix 7,0.


)

FREERIDE 3 CAM (6,5/ 8,5) Naish Grand Prix 7,0

+ -

x 7,0 grand pri

658 €

stabilità, controllo, range di utilizzo, potenza, facilità ad essere sfruttata al massimo un po’ ingombrante in manovra

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : camber:

rider franz orsi - test smink - noli ottobre 09 - photo © smink

Forse è un po’ presto per i test delle vele freeride slalom e vedere Franz in acqua con il mutino... beh fa venire un brivido nella schiena vista le temperaturina di questi giorni, ma prima che questo test andasse perso nei meandri del mio Mac, ho pensato bene che fosse meglio pubblicarlo. Allora... le cinque misure di questa linea Grand Prix, dalle 5,8 alla 8,8, sono stare realizzate prendendo spunto dalla “slalom sail dedicated” Stealth, con l’obiettivo di essere un po’ meno costose e più facili da essere sfruttate rispetto ad una vela espressamente dedicata allo slalom. Le Grand Prix hanno infatti solo tre camber, uno in meno che le Stealth e sono più leggere e meno tecniche da condurre. Il “meno tecniche” in questo caso non vi tragga in inganno: ho provato a ripetere il giochetto utilizzato con la Gun Sails Cannon ball 7,5 e cioè di usare anche su la Grand Prix l’albero rdm Reptile Pythom 100 460/25 (ndr. ho le prolunghe con il cricchetto, utilissime con vele che necessitano di maggiore tensione di caricabasso, solo in versione rdm), ma non è stato un gran successo. Con l’rdm la vela si arma infatti con relativa difficoltà perchè i camber “scappano” dall’albero ed in acqua diventa una “mollacciona”, piena di pieghe e difficile da far partire in planata. Non tutte le ciambelle riescono evidentemente con il buco... ed in questo caso meglio usare il suo alberello dedicato, il Naish Freeride 75 460/25. Con questo albero, che mi dà l’impressione di essere parecchio rigido in barba al suo imcs, cambia tutto: la vela si arma abbastanza facilmente (non parlatemi però della velocità ad armare le vele senza camber... perchè nello stesso tempo ne armo tre!) ed in acqua la Grand Prix cambia pelle! Innanzitutto grazie all’Ultralight Slalom Construction che vede l’utilizzo del nuovo materiale X-166 ultralight scrim (già visto nel test della leggerissima Boxer 5,8) nella parte alta della vela, si risparmia un bel 30% di peso ed in effetti nonostante al mole (202 cm di boma), la base molto esposta e i tre cambers, la Grand Prix 7,0 non risulta troppo pesante sulle braccia. In condizioni di vento leggero la vela si difende bene: bastano una paio di pompate per partire e mantenere senza incertezze una buona velocità da crociera. Con il vento più forte le prestazioni aumentano: un gran controllo in condizioni di vento forte, un buon confort in andatura che consente di raggiungere facilmente velocità solo leggermente inferiori a quelle di una vela slalom dedicata. Visto che si tratta di una vela più amatoriale rispetto ad una slalom, abbiamo provato a metterla a confronto con una vela simile senza camber ed in questo caso, non appena si impostano andature un po’ più tecniche si vede subito la differenza, non soltanto come ci potrebbe aspettare in bolina, ma anche e soprattutto al lasco. La Grand Prix mantiene infatti l’angolo impostato senza incertezze ed il corpo vela rimane, grazie al supporto dei tre camber, perfettamente stabile anche viaggiando quasi al gran lasco. Se al traverso le prestazioni della Grand Prix sono “solo” superiori... nelle andature tecniche sono proprio su un altro pianeta! Una buona vela per chi vuole avvicinarsi allo slalom e alla velocità, senza svenarsi e senza troppe controindicazioni in fatto di duttilità.

5,8/6,4/7,0/7,8/8,8 469 cm 202 cm Naish Freeride 75 460/25 sdm carbon mast 460/25 7 + 4 mini battens 3


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