Special Test 2014 - La raccolta

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SPECIAL Test 2014 la

raccolta!

+ di 40 tra tavole e vele testate e maltrattate in più di dieci differenti spot WIND NEWS MAGAZINE www.windnews.it windnews@sabatelli.it Tel. +39 019 823535 821997 fax +39 019 823535 821997 DIREZIONE, AMMINISTRAZIONE via Servettaz 39 - 17100 Savona REG. AL TRIBUNALE DI SAVONA N. 434/94 DEL 24/06/1994 DIRETTORE RESPONSABILE fabio sabatelli REDATTORE CAPO “smink” fabio sabatelli EDITORE E STAMPA Marco Sabatelli Editore s.r.l. Via Servettaz 39 17100 Savona DISTRIBUTORE PER L’ITALIA Press-di Distribuzione Stampa e Multimedia S.r.l. 20090 Segrate (Mi) RETE DI VENDITA E LOGISTICA PRESS-DI via Mondadori 1 20090 Segrate (MI) “DIFESA DELLA PRIVACY” i dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione e non vengono ceduti a terzi per alcun motivo. LA RIPRODUZIONE DI ARTICOLI E FOTO PUBBLICATI SU QUESTO NUMERO È VIETATA

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WIND NEWS SURF MAGAZINE – ANNO XXII – N. 10 - 15 dicembre 2014 – MENSILE – SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE - POSTE ITALIANE S.p.A. - D.L. 353/2003 (conv. in 27/02/2004 n° 46) ART. 1, COMMA 1, DIREZIONE COMMERCIAL BUSINESS SAVONA

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Photography: John Carter // Design: FoxinA BP

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COPYRIGHT BY JOHN CARTER

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WAVE BOARDS (85/105 l) GOYA One 95

1899 € partenza in planata, accessibilità, surf on shore, passaggio delle schiume, manovrabilità sola pinna centrale di serie, meno adatta per un utilizzo freeride/vento forte

lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinne di serie : gamma vele :

rider and test roby da costa - la punta (roma) - gennaio ‘013 - photo © ragazzi

+ -

228,6 cm 62,4 cm 85 l 7,0 kg FlexLight CK us box + mini tuttle 27 US + no fin slot box 4,5/6,2

peso rilevato con straps e pinna

Questo mese, mi sono cimentato nel test di questo nuovo giocattolino Goya, che sulla carta viene venduta come un Freewave, ma è a tutti gli effetti, un vero big wave di razza! Concedetemi dieci righe per raccontarvi come mi è venuta in mente l’idea d’accattarmi un wave da 95 litri. La scorsa estate, complice una bella spazzolata di ponente termico da 5.0, il mio amico Gianni mi ha fatto provare il suo Goya 94 Freestylewave 2013, una tavola che per le condizioni nelle quali esco d’estate si era rivelata a dir poco perfetta, talmente perfetta che nel giro di tre mesi ho svenduto il mio Freestyle 100 litri e mi sono subito prenotato il Goya 95 2014. Tornando alla prova fatta del Goya 94 2013... a fine session avevo fatto notare al mio amico che quella tavola, se dotata di thrustrer, sarebbe stata ancora più reattiva e planante. I mesi passano e cominciano ad arrivare le prime foto della nuova tavola, tavola che udite, udite nella versione 2014 viene commercializzata proprio con l’assetto thruster , anzi... convertibile per la precisione. La tavola (purtroppo) viene fornita con la sola pinna centrale e l’amato assetto Thruster per il modello 95 non è di serie. Male anzi malissimo, la pinna fornita di serie è una bestia che se la segate ci fate quattro pinne per il quad... almeno però è in G10 e di marca. Superato questo “trauma” iniziale, comincio ad avvitare le straps, mentre avvito la posteriore mi accorgo che la tavola ha più di un assetto: i tasselli in più, posizionati più esternamente e quella pinna enorme fanno si che la tavola possa (volendo) essere utilizzata anche come tavola freeride/wave; praticamente una sorta di tavolone da vento forte e acqua piatta… stendiamo un velo pietoso che è meglio. Finite le operazione preliminari ho preso la tavola completa di tre straps, pinna e tappi per le scasse Thruster e l’ho pesata 7.9 kg… certo non proprio un peso piuma. Fortunatamente per la prova in acqua non ho dovuto attendere molto, nei giorni seguenti una buona perturbazione da est, sud est e poi da sud ovest mi ha fatto provare per tutto il pomeriggio lo One 95. Detto fatto, vado al mare e armo la 5.0 da wave, preparo la tavola, con la pinna centrale da 20 cm e grazie ad un amico anche cone le due pinnette laterali da 10 cm: finalmente la tavola ha un assetto thruster e un aspetto più wave. L’onda sul metro e il vento da prima leggermente side, poi col passare delle ore più on shore, mi permettono di spremere a dovere la tavola, tavola che a dispetto del peso plana presto e (goduria!) risale il vento meglio del mio vecchio Freestyle 100, permettendomi sempre di stare sopravento a tutti e di godermi l’onda in totale relax e in solitudine. Con il vento side e onda sul metro e mezzo ho adottato il seguente assetto: pinna centrale da 18 cm con poco flex e pinnette laterali da 10 cm: cosi trimmata surfa veramente bene e senza mai impuntarsi sul bordo che morde l’acqua, permettendo bottom turn veloci e in totale controllo. Con vento on shore invece ho adottato il seguente assetto: pinna centrale da 21 morbida e stesse pinnette laterali. Nella stessa giornata, con vento on shore, ho anche provato delle pinnette laterali da 12 cm, ma l’unico beneficio che ho riscontrato è stato un aumento della bolina, ma un netto peggioramento in surfata. Alla fine anche con vento da mare ho scelto l’assetto 21\10 , assetto che per il mio peso (75 kg) e livello (mediocre, tendente allo scarso) si è rivelato il migliore, anche con una vela da 5.3\5.7. In conclusione posso serenamente affermare che al variare dell’angolo del vento la tavola si comporta nella stessa maniera, l’importante è cambiare la pinna centrale in base al peso, al vento ed il gioco è fatto. Per il resto posso garantire che trovato il giusto trim avrete sempre una tavola assai planante, libera e molto, ma molto divertente tra le onde.

GOYA BOARDS 2014


WAVE BOARDS (70/95 l) NAISH Performance Wave 80

2.269 € wave senza compromessi per puristi dell’onda, precisione in surfata, leggerezza, reattività prezzo elevato, solo per waver esperti

lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinne di serie : gamma vele :

rider and test max - andora (sv) - novembre ‘013 - photo © smink

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237 cm 56,3 cm 80 l T.B.C. Carbon Inegra /PVC sandwich us box/thruster Wave Us 6,5 + 2 Us 4,0 side fins 3,7/5,7

peso rilevato con straps e pinna

Ammirata fuori dall’acqua al WindFestival di Diano Marina poco tempo fa, devo ammettere che ero proprio impaziente di mettere le mani (o meglio i piedi) sulla stessa tavola che ho visto usare dallo zio Robby nella tappa di coppa del mondo a Maui, conclusasi poche settimane fa. Sua maestà Naish non si è mai fatto influenzare nello shape delle tavole, ha sempre avuto una sua linea per il puro wave riding e se ne è sempre infischiato delle mode del momento. Ed in effetti una tavola con queste linee d’acqua non lascia certo indifferenti, ma le considerazioni sulle motivazioni di tale scelta le lascio ai vari “parolieri” del settore che sicuramente avranno un sacco di argomentazioni da porre a favore o contro il nuovo giocattolo del mitico US1111. I nostalgici potranno dire che una tavola wave se funziona... funziona sempre e che tutte le variazioni alla fine sono solo cazzate quando si surfano onde serie; i più moderni diranno che il nostro eroe si è bevuto il cervello. Poco male, i gusti sono gusti, le parole stanno a zero... contano solo i fatti, ovvero la prova in acqua. E già , la prova in acqua... e dove si potrà mai provare una tavola del genere?! Alle Hawaii dove è stata progettata e concepita, in Sardegna a Capo Mannu in condizioni side simili, in Francia... no, per questa volta ci siamo accontentati della mitica spiaggia di Andora, dove le onde non sono proprio ripide come negli spots precedenti, ma la focaccia con lo stracchino del “Creuza de ma” è decisamente migliore! Scherzi a parte, la prova si è svolta con un bel libeccio da 4.7 bella piena ed onde di tutto rispetto per le normali condizioni a cui noi liguri siamo abituati. Prime impressioni: il Naish Wave 80 sembra una tavola da onda, anche come peso (ridottissimo) e si comporta come una tavola da onda! In effetti è proprio come ce l’aspettavamo... un wave senza compromessi con una partenza in planata non proprio fulminea se paragonata ad altre tavole dello stesso volume. E’ infatti una tavola concepita per fare bottom down the line (che ad Andora capitano solo sotto l’abuso di sostanze stupefacenti!), disegnare curve precise sulla faccia dell’onda e mantenere il controllo totale in ogni situazione radicale. Usarla con onde piccole e disordinate è un po’ un sacrilegio e sicuramente non permette di apprezzarne a pieno le caratteristiche principali. Sotto i piedi si ha veramente la sensazione di avere un gun da surf da onda e ci si rende conto che la tavola è stata concepita proprio per surfare nel modo classico, puro ed essenziale. In aria non ci sono problemi e il controllo sotto raffica è veramente semplice. Sinceramente non consiglierei questa tavola agli amanti del “wave new style”, ma certamente a chi cerca l’essenzialità nel wave riding... credo che in fondo per la maggior parte dei normali surfisti ci sia il desiderio di dipingere le onde dall’inizio alla fine con movimenti fluidi e più naturali possibili e il Wave 80 serve proprio a questo. La dotazione di serie è al top: le pinne sono perfettamente “integrate” con la tavola (anche se le due piccole necessitano di una carteggiata perchè tagliano come due lamette!), le nuove straps Naish sono confortevoli... il fascino rimane invece intramontabile!

NAISH BOARDS 2014


2.149 € accessibilità, doti di navigazione, versatilità, adattissima come monotavola per i pesi medi, grafica originale prezzo elevato, meno “stuzzicante” per i palati più fini in condizioni wave vere

lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinne : pinne di serie : gamma vele :

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WAVE BOARDS (82/102 l) RRD Firewave 82 LTD

233 cm 60 cm 82 l 6,4 kg LTD us box/thruster 2X MFC SIDE 8 + 1X TF 20 3,3/4,7

peso rilevato con straps e pinna

rider and test bac - andora (sv) - novembre ‘013 - photo © max

New shape che nasce con l'obiettivo di offrire prestazioni da freewave e quindi velocità di punta al tip, grande facilità di planata e accelerazione immediata, raggiungendo però nel contempo un comportamento da wave di razza sul face dell'onda. Una Fast Wave Board... ovvero un mezzo capace non solo di sfruttare condizioni marginali altrimenti sprecate, ma anche, grazie alle sue doti di navigazione, di tirare fuori tutto il possibile sia in surfata che nei salti. Coerenti con questo obiettivo tutte le caratteristiche costruttive: l'outline è quello dei nuovi Cult, larghezza massima generosa (60 cm per l'82), abbinato però ad una rockerline caratterizzata da una lunga zona piatta, il volume massimamente concentrato in zona straps per la massima spinta, la poppa è stretta per controbilanciare questo volume consentendo di mantenere un controllo ottimale e piena manovrabilità sulle onde, l'assetto pinne è thruster caratterizzato da una pinna centrale di buone dimensioni (20 cm sull'82) e con minimo rake per massima prestazione di planata e velocità. Provata con la 5.3 a volte scarsa e con ondine piccole e molli, inizia a planare con uno sbuffo raggiungendo un'ottima velocità, risale inoltre il vento con facilità grazie al solido appoggio delle pinne e dei rails piuttosto alti anche se affilati. Sulle rampette si stacca bene, la poppa spessa garantisce un consistente appoggio, in airtime e nei front loop in particolare si apprezza il peso e l'inerzia ridotta. In navigazione la tavola è vivace mentre in virata e fuori dalla planata il galleggiamento e la stabilità sono buoni per un peso medio (circa 75 kg), ma senza molto margine. Strambando stretto sull'onda, le curve sono belle fluide con vere sensazioni da wave board, ma è a riva sulle piccole barre che proviamo a surfare che si conferma che l'obiettivo è centrato: i bottom si fanno strettissimi e senza perdere velocità riuscendo poi a riprendere i picchi e le schiume con una verticalità che sorprende viste le condizioni "minime". I cut back sono netti e forzandoli si fa facilmente scivolare via la poppa in derapata sempre in pieno controllo. La posizione da noi scelta per le pinne (leggermente avanzata la centrale, centrale nelle scasse le laterali) sembra aver sortito un buon compromesso tra grip e scioltezza in surfata. Abbiamo riprovato il Firewave in condizioni più serie, in una giornata "classica" ligure di libeccio da 4.2 - 4.7, a momenti anche over powered, con onda media formata. La tavola resta in effetti totalmente controllabile anche nei rafficoni e continua a dare soddisfazioni in surfata, confermando che ogni cosa funziona con grande semplicità di impiego. La larghezza importante non si sente affatto, la tavola è bella reattiva. Tuttavia se messa a confronto con tavole wave diciamo più "hard core" si percepisce distintamente una minore vitalità, la surfata è meno incisiva anche se raggi di curva e traiettorie possibili sono comunque tirati. Valutazione totalmente positiva per la "missione" elettiva di questa tavola cioè funzionare al meglio in condizioni marginali e garantire prestazioni di navigazione al top, per far apprezzare al meglio uscite altrimenti noiose. In condizioni ottimali resta completamente adatta come "monotavola"... anche se i waver abituati a mezzi più pepati potrebbero sentire la mancanza di un po' di sensazioni e di feeling sull'onda.

RRD BOARDS 2014

Wind News DIC/GEN 2014

pag. 31


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WAVE BOARDS (68/98 l)

RRD Hardcore Wave 88 Ltd V5

2127 € leggerezza, adatto anche a surfer semi pro, style, nervosa, reattiva...

prezzo, accessibilità

lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinne di serie : gamma vele :

+ -

228 cm 58,5 cm 88 l 6,6 kg LTD carbon/glass slot box 2 centrali Q4A 16 +2 side Q4A 10 4,2/5,6

T EST

2001145 22015 rider and test max - la coudoluliere (tolone) - luglio ‘014 - photo © smink

peso rilevato con straps e pinna

E alla fine la Francia del sud salva sempre i nostri test. Vi avevamo lasciato sul numero di giugno/luglio con il pre test dell’Hardcore wave 88 fatto in acqua... piatta! Non certo le condizioni ideali per provare questa tavola, ma a luglio trovare onda “seria” di solito non è cosa facile! A dire il vero però il meteo pazzerello di questa estate ci ha aiutato... è bastata fare un mission il 9 e 10 luglio a La Coudù per schiarirci le idee su questa tavola. Con la trasferta di due giorni in Francia ho avuto la possibilità di provare approfonditamente questo Hardcore Wave 88. Le condizioni incontrate erano le classiche con il Mistral: 1-2 m d'onda e ventone che, a parte la mattina del primo giorno in cui sono riuscito ad uscire con la 4.7, non ci ha permesso di montare vele più grosse della 4.2 e spesso la 3.7 sarebbe stata la vela più corretta! Le impressioni che avevo avuto durante l'uscita di Andora sono state riconfermate: la tavola è veramente progettata bene per surfare, il controllo è totale e nonostante i 40 nodi di vento non ho riscontrato limiti nell'utilizzo (considerando sempre il mio peso). La tavola è facile, veloce, reattiva, un vero giocattolo... ma rispetto ad Andora, in queste condizioni da “uragano”, ho trovato la tavola un po' rigida in andatura, caratteristica che sicuramente aiuta nelle condizioni di vento debole per la partenza in planata ed aumenta la reattività, ma che in queste condizioni di vento molto forte rende le uscite un po' più faticose a lungo andare. Con due giorni a disposizione sono riuscito anche a trovare il giusto assetto per le mie capacità e caratteristiche (sono alto 1,83 e peso 94 kg): mi sono trovato bene mettendo la strap posteriore lasciando 2 buchi per la regolazione dietro liberi e le straps anteriori lasciando il solo buco dietro libero (in pratica tendendo ad avvicinare la strap posteriore al centro e arretrando quelle anteriori). L'unico dubbio è che per i surfisti più piccoli di me non ci sia molto spazio per le regolazioni visto il passo forse un po' troppo largo tra le straps (un surfista piccolo come il Panda potrebbe arretrare la strap posteriore, ma a questo punto anche la posizione più arretrata delle straps anteriori potrebbe non essere soddisfacente per il confort in andatura)! Per quanto riguarda la posizione delle pinne: pinne laterali spostate in avanti (lasciando ancora solo 1 cm di corsa) e pinne centrali (viste lateralmente) con il bordo d'entrata a 2,5 cm dalla proiezione del punto posteriore delle pinne laterali sulla tavola stessa. L'unica cosa che non mi ha soddisfatto pienamente è il comportamento delle straps che, seppur morbide e confortevoli, spesso ho dovuto rifissare in quanto tendevano a ruotare e svitarsi... aspetto da approfondire meglio per verificare se fosse un difetto isolato solo per questa tavola test o no perchè le straps sulla carta sono le stesse che usa da anni RRD e che sono sempre andate benissimo. Concludendo: la tavola puo' veramente soddisfare il 95 % delle mie uscite diventando praticamente la mia unica tavola: ottima soluzione, ottimo prodotto....

RRD BOARDS 2014


2.069 € accessibilità (anche per non esperti), comportamento in wave, controllo in ogni condizione, prestazioni di navigazione pinna di serie solo per freeride, prezzo

lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinne : pinne di serie : gamma vele :

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FREEWAVE BOARDS (88/106 l) RRD Freestyle Wave V3 94 LTD

236 cm 61 cm 94 l 6,5 kg carbon/glass power box MFC Freewave 14 28 G10 4,2/6,4 peso rilevato con straps e pinna

rider and test bac - andora - marzo ‘014 - photo © smink/nikon

Per i 4 nuovi shape di questa linea, RRD sceglie saggiamente soluzioni “classiche”, collaudate ed affidabili, sapientemente rimiscelate per raggiungere tutti i target, evolvendo e non rivoluzionando i V2: leggermente più lunghe (un paio di cm) e leggermente più strette (circa 1 cm sul 94), viene mantenuta la poppa pintail, prua affusolata e con scoop generoso, volumi leggermente ridistribuiti... l’effetto è quello (finalmente) di una forma armonica e proporzionata, quasi old school. Carena doppio concavo con V abbastanza pronunciato. Ogni cosa su questo shape è semplice e appare estremamente efficace. E bella aggiungo, il che non guasta per niente... a livello grafica, Italia batte Germania 10 a 0: Mr. Ricci potrebbe insegnare design! I FreestyleWave V3 sono disponibili sia nella versione LTD (glass carbon, 6.5 kg dichiarati per il 94) che in quella più economica, ma comunque sciccosa Wood (wood full sandwich 6.9 kg dichiarati - 1766 euro). Pinna singola 28 cm scassa powerbox. Grande... trooopppo grande. Cambiata subito prima del test tra le onde... la pinna originale la proverà poi Smink a Noli, rilevando che la pinna di serie, come già accaduto per il Tabou 3S 96 a suo modo di vedere, cioè per l'uso che ne facciamo noi, tuttofare con vela max 5,7, è in pratica... "inutile"! Il discorso cambia, se si usano vele più grandicelle 6,0/6,4, dove la pinna freeride serve... anche se a dirla tutta, per un surfista di peso più vicino agli 80 kg che ai 70, questa tavola appare meno voluminosa (ma anche molto più “viva”) del Freestyle Wave Ltd V2 96 che l’ha preceduto e maggiormente “votata” alle vele più piccole. In acqua abbiamo incontrato le condizioni ideali per il test di una tavola di questo tipo: si comincia con un vento leggero e rafficato, con onda piccolissima, per poi avere vento e mare in crescendo con la session che si conclude con vento side-on a quasi 30 nodi e onde con set fino a logo high. Per il test scegliamo una Naish Force R1 5.0 ultimo grido: appena messi i piedi sulla tavola, si apprezza il volume, bilanciato bene e anche in dislocamento le schiumette si passano senza difficoltà grazie a scoop pronunciato e prua snella. Con una minima raffica si parte in planata, accelerando in pochi metri fino ad un’ottima velocità. Il feeling in planata è molto piacevole, tavola allegra e bella alta sull’acqua, docile ad ogni impulso dei piedi e molto confortevole anche sul chop corto. Facilissimo staccare la poppa dall’acqua anche su minime rampe, appoggio consistente e minimo peso. Con questa pinna corta, scelta in ottica utilizzo wave oriented, la bolina è discreta, accettabile l’angolo al vento, compensato dalla buona velocità e dall’ottima capacità di passare i buchi di vento anche con fastidioso mare corto. In surfata, il grip non ha niente da invidiare alle tavole più evolute: per lavorarsi bene le onde in queste condizioni leggere non serve per forza avere un multifin. Al contrario, il ridotto attrito del single fin aiuta a non sprecare preziosa velocità in bottom, consentendo un carving potente e consistente. Via via che le condizioni si fanno più serie, la tavola resta bella reattiva, la velocità aumenta, ma il controllo resta facilissimo. In genere non mi piace avere molto volume e ingombro sotto i piedi, sono 74 kg e 94 litri sono per me una dimensione decisamente “light wind”. In questo caso però non ho nessun problema anche quando sono ormai decisamente overpowered e nelle onde che si fanno piuttosto consistenti; anzi, non ho alcuna voglia di cedere il mezzo al capo Smink che da riva mi fa gesti inequivocabili chiedendomi di rientrare per cedergli la guida. Ancora un paio di bordi per apprezzare il pieno controllo in aria nei saltoni, anche nelle rotazioni dove si apprezza l’inerzia ridotta, prima di doverla restituire a malincuore... l’RRD FreestyleWave 94 V3 è vivace, facile, efficace: è l’ideale compagna dei waver seri per le giornate leggere o incasinate e dei freerider per le giornate da tavola corta. La pinna fornita in dotazione è adatta solo per questo secondo scopo per cui chi vuole usarla nelle onde dovrebbe mettere in conto da subito una bella pinna wave da 21/23 cm max, preferibilmente con le più moderne outline con poco rake e sezione sottile.

RRD BOARDS 2014

Wind News APR/MAG 2013

pag. 39


2189 € facilità, accessibilità, doti di navigazione, duttilità, ottimo rapporto peso/dimensioni, grafica originale, equipaggiamento di serie prezzo elevato, meno reattiva sulle onde grandi rispetto a tavole wave “dedicate”

lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinne : pinne di serie : gamma vele :

+ -

WAVE BOARDS (82/102 l)

RRD Firewave 102 LTD

235 cm 64 cm 82 l 6,8 kg LTD us box/thruster 2X MFC SIDE 8 + 1X TF 22 4,5/6,2

peso rilevato con straps e pinna

rider and test smink - albenga (sv) - gennaio ‘014 - photo © vittoria/nikon

Dopo aver provato il Firewave 82 ed averne "assaporato" le potenzialità, c'era rimasta un po' di curiosità verso le tavole di questa linea. Soprattutto sul grande 102, tavola wave per i surfisti dal peso "importante", come ad esempio il nostro Insider, che se lo è goduto appieno, impegnato, finalmente, in una serie di uscite serie tra le onde. Novità 2014, nata con l'obiettivo dichiarato di offrire prestazioni da freeride associate ad un comportamento da wave di razza... tutto si riassume nelle poche parole del "programma" della tavola: Fast Wave Board. Mettiamo un po' a posto le cose.... la “filosofia” di queste tavole, corte e larghe, vie di mezzo tra un wave puro ed una tavola freewave è stata portata avanti ormai da anni da Ricci che quest'anno ha condensato questa esperienza in una linea specifica, Firewave, che conta tre tavole Firewave 82, 92 ed appunto 102. A costo di ripeterci (vedi test dell'82) segnaliamo che anche l'outline del 102 deriva da quello dei Cult (anche se la larghezza massima, ben 64 cm per il 102, è stata sensibilmente aumentata su questo modello), abbinato ad una rockerline caratterizzata da una lunga zona piatta, con il volume massimamente concentrato in zona straps e la poppa stretta e fine per un migliore controllo in piena velocità e in manovra sulle onde. L'assetto pinne è thruster con una pinna centrale da 22 cm (quasi freeride nell'aspetto) e due piccole pinne MFC side 8 . Abbiamo provato questo Firewave 102 con le vele centrali del range raccomandato (4,5/6,2) e cioè Beat 5.7, Manic 5,3 e Peak 4,7, ma purtroppo per la maggior parte del test, con veramente poca onda, quella che ha passato il convento in Liguria in questo periodo. In acque nostrane il 102, a parte un'inerzia maggiore rispetto al fratello 82 (inevitabile una vitalità un poco inferiore e la surfata un po' più “addormentata” con ben 20 litri di volume in più sulla schiena, anche se raggi di curva e traiettorie possibili sono comunque tirati) in navigazione si rivela piuttosto divertente da portare e "dà soddisfazione" anche solo a tirare dei bei bordi diritti. Frangente in cui si comporta quasi come un moderno freewave, ma con una marcia in più in manovra e con vere sensazioni da waveboard, ben diverse dalle varie freestylewave anche piccole, che personalmente ormai patisco. Detto di quella minima mancanza di vitalità iniziale, il 102 dimostra di saper partire rapidamente in planata e di poter offrire un discreto spunto in andatura soprattutto in quelle condizioni "farlocche" dove si fanno apprezzare l’accelerazione, la capacità di mantenere la planata e naturalmente una manovrabilità fuori dal comune rispetto alle dimensioni abbondanti. Strambando stretto sull'onda le curve sono fluide, precise e già solo con mezzo metro d'onda, nonostante la vela da 5,7 non proprio piccolissima, questo Firewave si fa apprezzare, rivelando in surfata meno volume dei suoi 102 litri. Tutto sommato anche con la Beat 5,7, bella portante, le tre pinne di serie svolgono degnamente il loro lavoro. Strano, ma vero questa tavola conferma le sue doti anche con la 5,3 e persino con la 4,7 ed il vento decisamente forte rimanendo facile ed intuitiva da portare, stabilissima, ma allo stesso tempo quasi sempre a suo agio tra le onde. Questa è un'altra chance del Firewave 102: non solo una tavola wave unica per i surfisti più pesanti nelle condizioni nostrane, ma anche un mezzo, duttile e accessibile in quasi in tutto il suo ampio range di utilizzo, che la rende appetibile ai surfisti di peso medio, "apprendisti" waver riders che vogliono progredire tra le onde...

RRD BOARDS 2014

Wind News FEB/MAR 2014

pag. 41


2.091 € range di utilizzo, confort, facilità in strambata, accessibiltà, super duttilità, performances prezzo, necessita di una pinna più piccola per il ventone

lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinne : pinne di serie : gamma vele :

+ -

FREERIDE SPORT BOARDS (101/138 l) RRD Fire Storm Ltd V2 101

236 cm 65 cm 101 l 6,4 kg LTD carbon/glass power box MFC 38 RC 2 CNC G-10 5,5/7,2 peso rilevato con straps e pinna

rider and test smink - fornaci (sv) - maggio ‘014 - photo © panda

Negli ultimi anni i nostri test si sono soffermati, per quanto riguarda i Fire Storm, sul modello da 120 litri... questa volta tocca al 101 che ne esce alla grande dal paragone. Senza andare troppo in là con il tempo, rispetto al 120 provato a giugno 2013, pur essendo entrambe le tavole degli LTD e dei V2 (vi ricordo che RRD ha la buona abitudine di non cambiare tutti gli anni le varie linee, ma di inserire nuovi modello o variazioni solo quando c’è qualcosa di veramente innovativo da sfornare...), il piccolo di casa Firestorm ci ha veramente entusiasmato. E qui è doverosa una premessa... sapete benissimo la nostra “predilizione” per le tavole più “piccole” e questo ha influito certamente sul nostro giudizio, tanto più che il 120 continua ad essere “reduce” da successi nei vari test in giro per il mondo. Tuttavia però quella sensazione di essere meno reattivo di un slalom rilevata nel test Firestorm 120 scompare con il 101: la tavola tanto per cominciare è leggera, rigida, reattiva e veramente facile da far viaggiare come un treno. Molti penseranno che queste sensazione sono molto “empiriche”... vero, ma vi segnalo anche che mentre provavamo il Firestorm 101, ci alternavamo alla guida con il Manta 71, di cui trovate il test nella pagina seguente. Molte semplicemente abbiamo rivelato, alternando sulle due tavole le due 7,0 con i camber (Sunray 7,0 e Phantom 7,1) quel poco che perdevano dal Manta in velocità sul bordo, lo riprendevamo in strambata. Cosa poi non troppo strana, perchè al posto di Iachino o Menegatti, sulle tavole, alla guida, c’eravamo noi di Wind News che non siamo sicuramente in grado di spremere tutte le maggiori potenzialità di uno slalom. Certo è però che moltissimi surfisti di livello medio, probabilmente riuscirebbero ad andare più veloci con una tavola (senza troppi fronzoli per quanto riguarda la poppa della linea semplicissima), come il Firestorm che con uno slalom “vero”. Persino questa misura, particolarmente piccola, rimane duttilissima anche se ci abbinate la 7.0 con i camber: la pinna da 42 cm che non capivo perchè fosse stata adottata così lunga sul 101, svolge diligentemente il suo lavoro, tanto che sembra di navigare con una tavola più voluminosa. Il discorso pinna ha un rovescio della medaglia con il vento forte, quando si potrebbe tirare bordi a palla con la 5,5/6,0 soprainvelati e una bella 30 (relativamente facile da trovare visto l’attacco power box) ed invece ci si limita a navigare “circospetti” per non decollare. A parte ciò... tavola super divertente, planante anche con il vento leggero (nonostante il volume ridotto ed il peso di alcuni tester in controtendenza) dotata di un notevole spunto velocistico, reattiva ai comandi dei piedi, ma molto, molto confortevole sul bordo semplicissima da far strambare e relativamente facile da virare... insomma un bel bijoux!

RRD BOARDS 2014

Wind News GIU/LUG 2014

pag. 41


1.690 € accessibilità, polivalenza, doti di navigazione, versatilità, adattissima come monotavola prezzo, finiture di buon livello più wave on shore oriented e un po’ meno a suo agio nelle grandi onde down the line

lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinne : pinne di serie : gamma vele :

+ -

WAVE BOARDS (75/105 l) Simmer Quantum 85

229 cm 58,5 cm 85 l 6,9 kg carbon/glass 5 x slot box 2 x M 105 + 2 x BT 150 4,0/5,6

peso rilevato con straps e pinna

rider corrado - test smink/corrado - sal - dicembre ‘013 - photo © rosy

Non avendo ancora assaggiato dal “vivo” una Simmer boards... non ci siamo fatti scappare l’occasione quando l’amico Corrado si è presentato a Sal con bel Quantum 85, quasi fiammante. I Quantum sono wave un po’ più accessibili e polivalenti dei radicali “fratelli” FlyWave che Simmer indirizza per un uso down the line su onde serie. In sintesi uno shape più “all round wave” e orientato verso le condizione on shore, quelle che alla fine incontriamo nella maggior parte dell’anno, nelle nostre uscite. Se si dà un occhio alla tavola testata emerge subito questo indirizzo: lo shape è bello compatto, corto (229 cm) e largo a centro tavola, con una linea che si congiunge in modo armonico alla curvatura verso la poppa “generosa”. Il rocker è molto diverso rispetto a quello di un wave “tirato”: c'è meno curva a metà della tavola per offrire una parte di carena più piatta e quindi più stabile, cosa che permette, tra l’altro, di risalire il vento più facilmente, di reggere vele più potenti e di offrire reattività e velocità nelle surfate, quando l'onda non è particolarmente potente. Caratteristiche che ne hanno fatto la tavola ideale di Corrado, che pur essendo un surfista di peso leggero (65 kg) utilizza il Quantum 85 come vera mono tavola per le mareggiate nostrane e per le spazzolate di Mistral, grazie anche alla relativa facilità con cui questo duttile wave si lascia portare in un range di vento particolarmente ampio. Quindi come si suol dire, fino a qui tutto bene.... ma rimaneva da vedere il Quantum e Corrado alle prese con le onde serie di Secret, “terribile” home spot del padrone di casa a Sal. Personalmente qualche dubbio, in cuor mio, lo nutrivo... era ancora fresca la “ferita” lasciata aperta dal mio Fanatic Quad TE 79 2011 alla prova di Sal. Tavola probabilmente “cappellata” (è rimasta con lo stesso shape una sola stagione), con cui però nelle mareggiate di casa mi trovavo bene... rivelatasi giù dalle onde di Sal invece un vero incubo, lenta e imprevedibile nei suo “rimbalzi” nella sezione di onda più ripida. Da parte sua però Corrado, pareva avere la fortuna della prima volta a Sal: la prima uscita infatti l’abbiamo fatta, ancora nel 2013, a Rife (Kanoa) con vento medio/leggero e onda piccola, cosa che ha permesso al nostro amico di divertirsi, ambientandosi in questa nuova “palestra” e spararsi i primi aerials. Un’uscita che confermava le ottime doti del Quantum 85, che per essere messo veramente alla frusta, ha avuto bisogno del miglior Secret con un bel palo d’onda. Allora le surfate sono diventate un po’ più titubanti, non solo per Corrado e per colpa sicuramente dei piloti, ma la tavola, pur rimanendo agevole da controllare anche da un peso leggero, cominciava a evidenziare qualche “ballonzolamento” di troppo e qualche perdita di linea nelle sezioni più ripide. Cosa a cui si potrebbe forse ovviare con un intervento “dedicato” sull’assetto delle pinne per trovare il giusto compromesso anche con le onde giganti: lo shape può infatti lavorare sia in assetto quad, trifin e twinfin... basta saper “trafficare” un po’ con le pinne per trovare quasi sempre il bandolo della matassa. Ma torniamo a noi... con un po’ di “mestiere” Corrado, mantenendo l’assetto quad, è riuscito a gestire la situazione ed ha continuato a surfare venendosene a riva semplicemente con un sorriso e un commento ... “ho navigato nelle onde come mai prima!”. Una tavola sicuramente più indicata alle condizione nostrane di onda medio/piccola, ma con la possibilità anche di cimentarsi con soddisfazione in “mission” down the line tra le big wave... il tutto offerto ad un prezzo che per la tavola completa di 4 pinne è decisamente tra i più abbordabili in circolazione.

SIMMER BOARDS 2014 Wind News FEB/MAR 2014

pag. 39


WAVE BOARDS (70/95 l)

TABOU Da Curve Quadster 86

2.099 € radicalità, precisione in surfata, range di utilizzo, leggerezza, reattività... per molti, ma non per tutti

lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinne di serie : gamma vele :

rider andrea franchini - test smink - la coudou - gennaio ‘014 - photo © laura gandolfo

+ -

230 cm 57,5 cm 86 l 6,8 kg Flex Light Carbon/Kevlar slot box Zinger 2x9 + 2x16 + 1x18 4,2/6,1

peso rilevato con straps e pinna

Un altro pezzo da 90 è finito sotto i nostri piedi... ad essere precisi un pezzo da 86 litri che alla prova in acqua sembrano anche meno! A parte gli scherzi, una bella tavola wave, leggera come Tabou ci abituato da tempo (nonostante 5 scasse, 3/4 pinne ed eventualmente un paio di tappi), una tavola che alla prima occhiata, forse un po’ distratta, mi era sembrata “grande”... poi sdraiandola a fianco del mio Signature 84, mi sono reso conto che tanto, tanto “grande” il Da Curve 86 (vanta tre fratelli più piccoli 67, 75, 80 ed uno più grande, 91) alla fine non sia. Lo shape è compatto ed evidenzia certamente una larghezza generosa nella zona del piede d’albero, ma la prua è bella affilata e la larghezza si restringe sensibilmente nella zona delle straps “chiudendosi” in una poppa coda di rondine molto fine. La “pulce nell’orecchio” me lo avrebbero dovuto mettere le tante foto dei riders Tabou che girano in rete... Spanu, Franchini e persino Traversa (anche se quest’ultimo potrebbe avere sotto i piedi un custom meno voluminoso, “graficato” 86... o anche no!) dei quali si può dire tutto tranne che siano “pesanti”... non solo usano il Da Curve 86 con le onde grandi, ma anche, cosa che dovrebbe fare pensare, in condizioni parecchio ventilate. La conferma è arrivata puntuale in acqua, sia il sottoscritto scendendo dal Signature 84 che l’amico Lucactivity passando da un Wave Cult 83... abbiamo avuto, come prima sensazione, salendo sul Da Curve 86... cavola se è piccola ‘sta tavola! E che non sia una tavola tutta “pappa e ciccia” è evidente anche nella partenza in planata che non è la più veloce tra le tavole wave di questo litraggio, ma non appena il Da Curve “alza la testa” dall’acqua... beh, si approda in un nuovo mondo. La sensazione netta e incontrovertibile è di avere sotto i piedi una tavola viva, bella vivace e espressamente dedicata alla surfata. Se non siete un “Tabou addict” avete bisogno di un paio di bordi per trovare il giusto feeling con il consueto passo largo delle straps, tipico delle “creature” di Fabien Vollenweider, ma fatto ciò, vi ritroverete sotto i piedi... una tavola reattiva, veloce, incisiva in surfata e allo stesso tempo estremamente duttile. Gli 86 litri si fanno sentire proprio solo per un discorso di duttilità, mentre le doti di controllo sono ottimali anche sotto le raffiche più forti con vele relativamente piccole tipo 4,2/4,7. In surfata, anche nelle nostre condizioni farlocche (onda molla, vento on shore spesso rafficato...) la gestione si rivela semplice: il Da Curve 86 imposta dei bottom belli stretti dove accelera, tiene bene la curva (meglio con 4 pinne che con tre!), permettendo di arrivare veloci e, se si ha un minimo di tecnica, verticali, all’appuntamento con il cut back. Ho accennato ad un minimo di tecnica, ma non ci vuole davvero troppa “scienza” per gestire una tavola, veloce e precisa nelle curve, così intuitiva da diventare quasi abbordabile (ho detto quasi!) cosa che per un wave Tabou non è proprio da tutti i giorni. In sintesi un gran bel “mezzo” per surfare, un condensato tra reattività, velocità, timing e duttilità che tra le mani di un surfista di buon livello non potrà che esaltare le sue doti su qualsiasi tipo di onda, anche grazie alle possibilità di settarla a seconda delle necessità, come quad o thruster... diversi assetti con cui, il risultato (ottimo) non cambia di moltissimo!

TABOU BOARDS 2014


WAVE BOARDS (69/93 l) TABOU Pocket 85

1899 € accessibilità, range di utilizzo, tolleranza, facile ed efficace in surfata on shore, a suo agio tra le onde con le vele più grandi, utilizzabile anche come bump & jump meno vivace rispetto al “cugino” Quadster

lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinne di serie : gamma vele :

rider smink - test bac and smink - andora (sv) - novembre ‘013 - photo © panda

+ -

231 cm 59,5 cm 85 l 6,8 kg FlexLight CK us box/thruster Zinger 2x11 & 1x 17 4,2/6,1

peso rilevato con straps e pinna

Ed eccoci a riprovare il duttile “euro wave” di casa Tabou, stesse misure, stesso litraggio del test dello scorso anno... stessa tavola?! Alla prova in acqua sembrerebbe di no! La larghezza è come l'anno scorso abbastanza impressionante, non tanto per il valore massimo a centro tavola (59.5 cm), quanto per quello in zona straps. Come l'anno scorso, il feeling è un po' strano per chi “mastica onde da molto tempo”: la planata è abbastanza immediata, ma le sensazioni all’inizio sono di un certo ingombro sotto i piedi. D’altro canto la stabilità è veramente impressionante tanto che questa tavola e proprio in questa misura può tranquillamente essere indicata per i surfisti di livello medio che si avvicinano alla pratica del wave. Durante una recente uscita tra le onde, con vento on shore assai rafficato, l’abbiamo imprestata ad un nostro amico che arrivava da un 95 litri freewave... beh, alla fine della giornata aveva un sorriso da un orecchio all’altro ed il commento è stato... la tavola giusta per queste condizioni! O meglio il “compromesso” giusto per togliersi d’impaccio tra le onde nelle più svariate condizioni. In effetti la poppa molto larga facilita lo stacco nei salti e in navigazione la velocità è buona (provata in assetto thruster), in bolina il consistente volume e i rails abbastanza spessi permettono di risalire agevolmente il vento anche se, vista la larghezza nella zona straps, i piedi sono troppo centrali per fare una buona leva per tenere la tavola in assetto. Strambando sull'onda si apprezza un raggio di curva bello chiuso, senza i fastidiosi sbatacchiamenti della prua sul chop. Ritornando verso riva si riescono a fare dei bei bottom tirati sulle onde che frangono, il grip è ottimo (abbiamo seguito il consiglio di tenere la pinna centrale tutta avanti e laterali tutte indietro) e il classico passo straps larghissimo Tabou aiuta a domare facilmente le generose dimensioni in cut back: molto, ma molto meglio della tavola dell'anno scorso che sembrava più inerte e meno reattiva. In condizioni ottimale per provare una tavola power wave e cioè onda piccola e 5.3, dopo qualche bordo e averci preso il piede, la confidenza e il divertimento aumentano sempre di più, tanto che alla fine non abbiamo più cambiato tavola e con piena soddisfazione ci siamo divertiti a surfare tra le schiumette che frangono a riva, in una giornata in cui con i nostri vecchi freewave saremmo presto... scappati via dalla spiaggia per andar per funghi. Ed infatti è proprio nelle condizioni più “farlocche” che anche un waver esperto, dopo un minimo di adattamento, apprezzerà appieno il Pocket 85 per le sue buone doti di surfata. In condizioni bump&jump freeride ,anche se questo non è il programma della tavola, si può trovare il “sugo” giusto con l’avvertenza di settare il Pocket in versione single fin: ci sono i “tappi” di serie per le scassette laterali e munendo la tavola di una pinna un pelo più lunga di quella fornita di serie, si riescono a “domare” con soddisfazione anche spot “rognosi” come Noli... Se un waver esperto può obiettare che il comportamento del Pocket è lontano dal cugino Da Curve, tra le tavole più vivaci del mercato di cui dovrebbe essere complementare, dall’altra parte chi vuole iniziare la “carriera” di waver ed esce spesso nelle condizioni nostrane, trova in questa tavola un vero asso nella manica... o meglio un’all terrain di razza!

TABOU BOARDS 2014


1.899 € vero tuttofare con un passo in più come freewave, controllo, range di utilizzo, ottimo rapporto velocità/manovrabilità necessita di una pinna più piccola per dare il meglio come freewave

lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinne : pinne di serie : gamma vele :

+ -

WAVE/FREERIDE/FREESTYLE BOARDS (76/116 l) TABOU 3S 96 LTD

239 cm 61 cm 96 l 6,5 kg LTD PVC Full Sandwich CK power box Tabou FR 38 4,2/6,6

peso rilevato con straps e pinna

rider bac -test bac and smink - noli (sv) - novembre ‘013 - photo © max

Potrei sintettizzare questo test del 3S 96, in poche parole... la tavola del mago è tornata! Mi spiego... questo 3S ha quasi la bacchetta magica per andare bene in tutte le condizioni: l’ho provato con l’acqua piatta (si fa per dire...) a Noli e con un minimo di onda ad Andora.. ed ero già a posto: il 3S 96 surfa meglio ed è più libero del Fanatic Freewave 95 TE che ho usato per anni in condizioni di vento medio/leggero . Ho pensato però per avere un test serio di “passarlo” ad uno dei miei scudieri più “esigenti”... il preg. illustriss. ingegner Bac! Ma andiamo per gradi... appena ho visto il nuovo shape Tabou 2014 su questo litraggio, non mi sono fatto scappare l’occasione di provarlo, spinto anche dalla “coincidenza” che avessi appena venduto il mio amato FW 95! Appena il nuovo “nato” è arrivato in redazione è stato “sballato” e trimmato... il peso è veramente ridotto per un 96 litri, lo shape è piuttosto originale in particolare nella poppa bella spessa che con wingers, steps in carena, swallow tail e chi più ne ha più ne metta, ci suggerisce contaminazioni da tutto il mondo del windsurf (freestyle, race passando per il wave old style). La grafica è bella vivace e mi pare la più piacevole degli ultimi anni per Tabou. Non erano passato che un paio d’ore dal suo arrivo che... eccoci di nuovo nel nostro home spot, là dove tutto è cominciato: Noli. Condizioni" classiche" tramontana scura da zero a trenta nodi, vele in acqua dalla 4.0 alla 6.0, chop “cubangolare”. Dimenticavo... l’assetto della tavola è single fin e la pinna di serie è dimensioni "siffrediane" (28 cm freeride adatta a vele da 5,8 a salire), troppo lunga per l’uso che ne faccio personalmente ed infatti l’ho prontamente sostituita con una wave corta (23 cm Gas Fins, la stessa che usavo da anni sul mio vecchio freewave), pinna dotata di minimo di rake, in poche parole perfetta! Dopo averlo provato con grande soddisfazione con la 5,3/5,8, vela per cui ho caldeggiato questo test (quando è da 4,7 uso già il mio 84!), ho “passato” il 3S 96 al fido scudiero. Appena messi i piedi sulla tavola alcune brillanti intuizioni mi illuminano... tanto per cominciare galleggio benissimo anche nei mostruosi buchi di vento di Noli e riesco a risalire il vento senza problemi anche in dislocamento. Con una minima spinta nella vela parto in planata a razzo, con una sensazione di vivacità sotto i piedi che non provavo da secoli. Pur non capendo assolutamente niente di freestyle, intuisco il senso di "pop": la tavola si stacca dall'acqua facilissimamente... in due parole: mi diverto. Il raggio di strambata è strettissimo, il 3S riesce a stringere le curve in modo molto naturale lasciando intuire ottime doti in surfata. Lo stance non è quello super largo dei cugini Pocket o DaCurve, la leva che si riesce a esercitare è quindi un po’ meno efficace; scopro però che con questo passo e assetto straps si possono infilare i piedi praticamente ancora prima di planare. La velocità e l'accelerazione sono ottime anche con questo mare corto e fastidioso, il freeriding è davvero divertente, la prua resta sempre bella libera e non sbatte sul chop. La tavola anche nelle raffiche più forti non mi sembra mai ingombrante, anzi i 95 litri non si sentono proprio una volta che si è in planata. Vivace, veloce, semplice... in poche parole sembra, più del Pocket provato qui a fianco, il naturale complemento dei DaCurve.

TABOU BOARDS 2014

Wind News DIC/GEN 2014

pag. 33


FREERIDE BOARDS (95/145 l) Performance generali, partenza in planata, accelerazione, ottima velocità, controllo, strambata, peso, rapporto accessibilità/prestazioni prezzo, pinna in fibra

lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinne di serie : gamma vele :

+ -

1.999 €

TABOU Rocket 115 LTD

242 cm 66 cm 115 l 6,9 kg LTD PVC Full Sandwich CK power box Freeride 38 glass/fibra 4,7/7,5 peso rilevato con straps e pinna

rider and test smink - arma di taggia (im) - marzo ‘014 - photo silvia/nikon

Andiamo ad iniziare i test più “difficili” dell’anno... cioè quelli della roba un po’ più grandicella freeride e slalom. Più difficili perchè con un test team, dove la maggior parte dei componenti hanno come vela più grande la 5,3 wave (e già la reputano “troooppo grande”...), le prove di questi materiali sono di solito ad appannaggio di soli tre “bravi” ragazzi pieni di buona volontà... smink, Cassik e Lucactivity! Che poi... vuoi per la distanza dal “campo” di... test (cassik), vuoi perchè certe marche non le prova o se le prova non “rilascia” test (Lucactivity), spesso e volentieri “l’incombenza” cala sulle mie spalle! Il test di questo Rocket 115 LTD, tavola destinata a chi vuole “abbandonare” il vecchio freeride per qualcosa di più performante e veloce... non è sfuggito a questa regola! Quando l’ho visto per la prima volta mi è apparso quasi più come uno “slalom” che come un freeride, ma a dire il vero il Rocket ha sempre interpretato nella gamma Tabou il vero ruolo di freeride board, ancora di più nel 2014 che lo vede ritrovarsi a fianco nel catalogo Tabou ben tre linee, sulla carta più performanti: Thunder (110, 120, 130 LTD/CED), Speedster (65, 69, 75, 79, 85, 89 LTD/CED) e Manta (59, 61, 66 PTE, 71 PTE, 81 PTE, 85 PTE). Dopo averlo provato in un poker di uscite, rimango dell’idea che se un freerider esperto utilizzasse questa tavola per fare che so... la Defi Wind per dirne una in fatto di gare massacranti... beh si toglierebbe le sue belle soddisfazioni. Il Rocket 115 nella versione più rigida e leggera (c’è anche la più economica CED) è infatti un bel condensato di velocità, accelerazione, facilità di planata e confort di guida. Se voglio dirla proprio tutta la prima uscita con questa tavola abbinato alla 7,0 no cam, soprainvelato a palla, sul “bastard” ciop... mi ha “devastato” perche a rigidità la versione LTD non scherza, ma era la prima uscita dell’anno in assetto “simil freeride/slalom” e le mie vecchie “giunture” necessitano di un periodo di “ambientamento”! Con un po’ di calma e provandolo in condizioni più “consone” al suo range (5,0/7,5) la tavola mi ha favorevolmente impressionato: tre shape della linea Rocket (95, 105, 115, 125, 135, 145) sono stati ridisegnati (115, 125 e 135) per la stagione 2014 ed il “mio” Rocket è ora più simile, come sensazione in fatto di accelerazione e velocità ad un moderno slalom. Anche l’assetto sull’acqua, se montate le straps in modo più “corsaiolo” (indietro ed esterne), ricorda quello di uno slalom, ma nettamente più accessibile e facile da gestire soprattutto quando vi buttate in strambata dove il Rocket si comporta meglio del mio vecchio Manta... basta schiacciare con il piede per mantenere un curva precisa senza perdere velocità. Se alla guida poi c’è un surfista con un po’ più di esperienza, lanciata al traverso pieno questa tavola svela le su carte: controllo in condizioni di vento medio/forte e gran confort in andatura cosa che consente di raggiungere con facilità velocità elevate. Se ci aggiungete che con il vento leggero, abbinato sempre alla Matrix 7,0, il Rocket 115 LTD esibisce una buona propensione a partire a razzo in planata e che risale il vento con facilità, con un angolo degno di tavole di categoria più alta... beh forse siamo davanti a qualcosa di più veloce e performante di un freeride. In sintesi... una bella tavola “free and easy” con prestazioni elevate che risulta accessibile per surfisti medio/leggeri alla ricerca di qualcosa di più ”frizzante” di un “semplice” freeride: purtroppo la versione LTD costicchia e forse potrebbe essere dotata di una pinna un pelo più rigida in modo da esaltarne le prestazioni con le vele più grandi del range (7,0/7,5).

TABOU BOARDS 2014


SLALOM BOARDS (88/135 l) partenza in planata, range di utilizzo prestazioni elevate in una vasta gamma di vento, polivalenza, pinna di serie non fornita

lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinne di serie : gamma vele :

+ -

1.999 €

TABOU Manta 71 PTE

233 cm 71 cm 116 l 6,8 kg PTE 100% carbon tuttle box non fornita 7,1/8,6 peso rilevato con straps e pinna

rider and test smink - fornaci (sv) - maggio ‘014 - photo © panda

Test abbastanza “insolito” per le pagine di Wind News, quello di una tavola specificatamente da slalom... ma tutto sommato avevamo un discreto interesse a mettere alla prova questo Manta 71 PTE anche perchè si colloca come volume (116 l) quasi in mezzo ai “vecchi” Manta 79 (125 l) e 69 (110 l) che fanno parte del nostro “quiver” slalom sin dal 2010. Premetto che il peso piuma delle due vecchie tavole è quasi inarrivabile per gli attuali modelli in circolazione non solo per i Tabou, ma il nuovo Manta 71, anche grazie alla costruzione 100% carbon dei PTE, si difende bene non sforando i 7,8 kg armato di tutto punto con 4 straps e la pinna tuttle box (non di serie visto che non viene fornita), una Deboichet da 40 cm di cui l’abbiamo dotata. Lo shape del Manta 71 TE introdotto lo scorso anno è stata ulteriormente affinato spostando una discreta parte del volume dalla zona di prua a quella delle straps, aumentando di conseguenza la tenuta di questa tavola anche con vele particolarmente grandi, vedi 8,6. Senza scendere troppo nel tecnico, anche a livello di shape, la tavola ha subito un intervento che contribuisce a reggere vele di dimensioni più grandi: la carena esibisce un V meno profondo che in passato e la rocker line più piatta sotto le straps va a migliorare sia l’accelerazione che la velocità di punta. Il disegno della nuova poppa, con il doppio outline dietro le straps, come per il Manta 81 e 85, permette di tenere il piede più parallelo alla pinna e di avere più potenza nella fascia di vento leggero. Che tutto questo “lavoro” sia stata fatto per rendere il Manta 71 più performante con le vele grandi è confermato in effetti, dal primo “assaggio” in acqua: pur essendo più vicino come litraggio al vecchio Manta 65 da 110 litri, il 71 è imparagonabile a quella tavola e risulta molto più simile come comportamento al Manta 79, il fratellone da 125 litri. Se con il 110 la sensazione di avere sotto i piedi una tavola veramente piccola era netto (se il vento latita ve ne accorgete subito da come affonda sotto i piedi anche con “piloti” sui 75 chili) il Manta 71 con soli 6 litri di volume in più sembra in fatto di galleggiabilità e stabilità una... portaerei! Parte in planata rapidamente anche con vele da 7,5/8,0 e poco vento... basta avere una guida attiva e il 71 mantiene la planata con grande facilità anche nei buchi di vento più lunghi. Relativamente facile ed intuitivo da condurre offre la sensazione, tipica del vecchio Manta 79, di una guida semplice e confortevole che permette di raggiungere e mantenere, senza sforzo, spunti velocistici importanti. La tavola viaggia bassa sull'acqua, accelerando gradualmente, ma se la lanciate a briglia scolta, soprattutto al traverso/lasco, la sensazione è quelle di viaggiare alla velocità della luce con un controllo ottimale anche su piani d’acqua non propio facilissimi. È in questo frangente e soprattutto in strambata (decisamente più facile da impostare e nel mantenere il raggio impostato) che il Manta 71, che fino a quel punto mi era sembrato soltanto un replica un pelo più “magro” del mio vecchio 79, sfoggia quello che ha in più: un controllo più agevole ed una conduzione nettamente meno fisica in condizioni di chop pronunciato e vento sostenuto. Se a questo si somma che le prestazioni con il vento leggero sono pressoché uguale a quelle del vecchio 79 e cioè ottime, ci si rende conto di avere un mezzo molto più duttile e sfruttabile come fascia di utilizzo (il vecchio Manta 79 non lo consiglieri ad esempio abbinata ad una 6,5/7,0 a Noli, con il vento forte, cosa che il 71 riesce invece a fare degnamente) ed in grado di offrire prestazioni notevoli con un bel range di vele. Non male davvero: se fate le regate il Manta 71 può essere la tavola media per gli slalomari pesanti o la tavola grande per quelli leggeri, ma per i freerider di peso normale (sotto gli 80 chili), è la scelta più duttile possibile tanto da poter essere indicata come tavola unica per sfruttare appieno i leggeri termici e “spremere” velocità con il vento forte e piano d’acqua incasinato (...cosa che il mio vecchio, amato Manta 79, non fa!).

TABOU BOARDS 2014


1.999 € performances di alto livello, controllo, velocità, strambata un pelo più tecnica rispetto ad un freeride

lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinne : pinne di serie : gamma vele :

+ -

FREERIDE SPORT BOARDS (100/136 l) JP Super Sport 124 Pro Edition

245 cm 73 cm 124 l 7,2 kg W. Pro Edition power box Super Sport 45 cm G10 6,7/8,2

rider and test cassik - torbole - maggio ‘014 - photo cannella

Erano i tempi del Super-X (circa 10 anni fa) quando JP introdusse in catalogo il Super Sport (in realtà il nome della tavola inizialmente era proprio Super-X, ma poi venne cambiato quando la disciplina fu cancellata dal programma del PWA. Quattro anni fa circa avevo giusto testato il Super Sport 118, ma si trattava di un Epoxy Sandwich da scuola (cioè anche “addobbato” col para prua) che proprio non mi aveva esaltato. L’anno scorso in Sicilia mi era capitato di fare dei bordi con un 118 Gold Edition 2010 ed ero rimasto particolarmente colpito dalle performance brucianti della tavola. Niente a che vedere con lo shape, magari dello stesso anno, che avevo testato in versione ES. Così quando con Luis Marchegger (agente JPNP Italia che ancora ringrazio per la disponibilità) abbiamo pianificato questa session di test a Torbole ho chiesto se avesse proprio un Super Sport. Mi ha trovato un 124 perfetto per le condizioni in cui l’ho testata, abbinata ad una vela Freeride 7.7 a 2 camber. La tavola rappresenta oggi la soluzione Freerace/Freeslalom della casa Australiana. E’ disponibile in 4 misure (dal 100 al 134) sempre nelle tre classiche versioni FSW, PRO e GOLD. Tutti i volumi sono stati aggiornati in questa stagione, perdendo qualche centimetro. Gnigler dichiara di aver aver fatto una tavola con prestazioni simili allo slalom, ma con qualche influenza derivante dall’X-Cite Ride per renderla più accessibile. Il nuovo modello perde qualche centimetro e anche il deck e la poppa sono stati modificati prendendo maggiormente spunto dallo slalom. Io l’ho usato in configurazione “corsaiola” con strap molto esterne che rendono il comportamento molto più simile allo slalom di quanto possa esserlo rispetto all’X-Cite. L’utilizzo delle strap interne dovrebbe effettivamente accentuare il suo carattere Freeride più confortevole. Come previsto sulla carta il Super Sport strizza un occhio alle performance. La versione Pro è molto rigida, direi fisica, sul chop di Torbole, ma dopo qualche bordo di ambientamento, ho potuto godermi una tavola che andava come un treno rispetto ai tanti altri Freeriders del lago, senza scomporsi minimamente sul chop, malgrado il mio peso piuma. La pinna 45 in G10, molto bella, fa bene il suo lavoro ma personalmente per la 7.7 avrei messo una 43 che accentuato le performance comunque già ottime. Le strap sono sempre le classiche e confortevoli strap JP e la grafica non è mai anonima o banale. Sinceramente chi sceglie questa tavola deve farlo principalmente per le sue performance slalom-like, per giocare col GPS e se volete superare i vostri amici in acqua allora consiglio di non pensare nemmeno un istante di utilizzare le posizioni interne delle strap. Se già state pensando che per strizzare un occhio al confort usereste comunque le strap interne allora vi direi di pensare seriamente all’alternativa X-Cite, un must tra i freeride. Ma di questo ne parliamo un’altra volta....

JP BOARDS 2014

Wind News GIU/LUG 2014

pag. 43


544 € leggerezza, manovrabile, neutrale, ampio range di utilizzo, assenza PX05 (rispetto alla ThreeG2013) ,fine tuning

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

+ -

WAVE SAILS (3,2/5,1) CHALLENGER ThreeG 3,7

3,2/3,7/4,2/4,7/5,1 357 cm 145 cm Challenger FSW99 RDM 340/16 carbon rdm 340/16 3 + 2 mini battens vario

rider and test cassik - andora (sv) - novembre ‘013 - photo © gino tumbarello

Non sempre le nuove idee riescono ad affermarsi ma per innovare occorre rischiare e il nostro amico Bad l'ha fatto. Ci ha provato quando l'anno scorso ha tirato fuori la ThreeG: prima 3-stecche del mercato! Anche Point-7, potendo contare sui servizi professionali della veleria di Senigallia, si è subito accodata con la Swag. Allora però, per molti, queste due primizie sembravano solo degli esercizi ingegneristici fine a se stessi. Gli scettici verso l'idea di avere tre sole stecche su una vela da usare tra le onde, erano tanti, specialmente tra gli utenti che non avevano ancora finito di metabolizzare le soluzioni a 4 stecche. Il silenzio dei concorrenti, inizialmente confuso per indifferenza, celava dietro un certo interesse ed è bastato, infatti, attendere la primavera e i primi scatti rubati ai Pro in allenamento, per avere la conferma che l'idea "italiana" non era poi così stramba. Le 4 stecche restano per il wave, oggi, il punto di riferimento, più delle “classic” a 5, ma le 3 stecche iniziano a farsi notare. Tornando alla nostra Challenger ThreeG 3.7 2014, possiamo dire che già alla prima occhiata la vela ci colpisce per il suo nuovo look. Raffaello Saracini, che da quest'anno cura la grafica, ha rivisto tutta la gamma introducendo un look semplice, elegante e molto bello da vedere in acqua. Le due combinazioni di colore proposte per la ThreeG sono probabilmente tra le più riuscite dell'intera gamma. Altra novità è l'assenza del PX05 (a parte le cuciture radiali), quest'anno usato solo sulla nuova 4Pro e sulla Aero+; peccato, ci era piaciuto molto. In ogni caso la vela mantiene il suo carattere di grande polivalenza e l'incredibile e ovvia leggerezza di una 3 stecche. Le fettuccine strarinforzate che partono radialmente dalla bugna, contribuiscono a tenere stabile l'ampio ferzo centrale. Il profilo attivo ON-OFF è una delle caratteristiche dinamiche della vela. Sottolineato da un logo ad-hoc sulla vela, si manifesta in acqua con un profilo che si adegua autonomamente alla necessità del momento, rilasciando potenza in accelerazione e controllo e neutralità in surfata. Spesso confuso, dall'occhio inesperto, per un errore in fase di rigging, questo particolare profilo della ThreeG permette alla vela stessa di avere un range molto più ampio di quanto siamo abituati con altre vele, tanto che in genere la stessa veleria consiglia di scegliere le ThreeG quasi mezzo metro meno di quanto nominalmente necessario. Consiglio che abbiamo subito verificato durante il test, con la nostra 3.7 usata mentre la maggior parte dei surfisti (anche di peso simile) era in acqua con vele tra 4.0 e 4.7. Ovviamente una vela con un range molto ampio necessita di una certa sensibilità in fase di trimmaggio ma possiamo dire che rispetto allo scorso anno, la vela sembra meno ostica in questo senso, facendoci divertire per tutta la durata del test senza ricorrere a nessun tuning on-the-fly. Avremo modo di stressarla ulteriormente ma intanto possiamo dire che mettendo insieme qualità, prezzo e anche, volendo essere pignoli, qualche piccolo neo (no PX05), si tratta di una buona soluzione per waver e freewaver, indicata in special modo per i più leggeri. È disponibile in 5 misure, dalla 3.2 alla 5.1.

CHALLENGER SAILS 2014


635 € potenza, partenza in planata, trim immediato, manovrabilità, duttilità bump & jump / power wave finestra in monofilm, un pelo più “fisica” con il ventone

+ -

WAVE SAILS (3,5/6,3)

CHALLENGER K.Onda 6.3

mis. disp. : 3,5/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,8/6,3 mis. albero : 450 cm mis. boma : 187 cm mast ideale: Challenger FSW 99 rdm 430/21 mast comp.: carbon rdm 430/21 stecche : 5 + 3 mini battens top : fisso

rider and test cassik - sardegna - maggio ‘014 - photo annalisa cabiddu smileandclick

La K.Onda è ormai da anni un punto fermo nel catalogo Challenger Sails. Sviluppata, e firmata, da Valter Scotto a Tenerife, è una vela power-wave/freewave 5-stecche per condizioni onshore nelle misure grandi, come nella 6.3 testata qui, ma l'ampio range di trim permette, nelle misure più piccole, di avere una vela che riesce a disimpegnarsi perfettamente anche nelle condizioni side. Personalmente, per il mio peso (69kg), nelle misure 3.5-4.7, adesso prediligo la più maneggevole 3G, ma è solo una questione di gusti e per i puristi conservatori che ancora storcono il naso verso le soluzioni a 3 stecche la K.Onda rappresenta la soluzione perfetta per coprire un ampissimo range di utilizzo, come dimostra l'estensione delle misure in cui è proposta: 9 misure dalla 3.5 alla nostra 6.3. In perfetto abbinamento al "power style" di TF-7, la K.Onda 6.3 2014 mantiene il profilo molto pieno classico di molte vele disegnate da Badiali. Si arma alla perfezione con il suo albero Challenger FSW 99 430 rdm e con 22.5 cm di prolunga (almeno parlando delle ottime AL360 che usiamo nel Wind News Team). Come il resto del range CHS anche la K.Onda 2014 beneficia delle nuove linee grafiche introdotte quest'anno da Raffaello Saracini, molto belle e di impatto visivo. Tra le due colorazioni proposte l'opzione rosso-nera è quella che mi è piaciuta di più, sempre che non siate degli antimilanisti convinti! Ovviamente in fatto di gusti ognuno ha le sue idee, ma senza dubbio nelle foto quella rosso-nera risalta maggiormente rispetto alla versione verde-blu. La vela è stata testata in condizioni di acqua piatta e chop, in abbinamento ad un Freestylewave 96 per un utilizzo bump&jump. Un abbinamento (sia alla tavola sia alle condizioni) che mi è sembrato quanto mai azzeccato. La vela tira molto in avanti ed è molto potente, come ci si aspetta da una power-wave e sul lago, dove la utilizzerò maggiormente, mi ha permesso di estendere notevolmente il range di planata del mio Tabou 3S 96. Ho sempre apprezzato il profilo pieno che hanno le vele di Bad e negli utilizzi che se ne fa di queste dimensioni direi che i vantaggi sono notevoli e probabilmente condivisibili da tutti coloro che vorranno farci un pensierino. Le prestazioni sono così apprezzabili che ci fanno anche chiudere un occhio sul fatto che l'intera finestra è in puro monofilm e che ogni tanto sulla stessa potrete trovare qualche pieghetta provocata mentre armate o disarmate. Purtroppo è lo scotto che si paga (.... no, non dobbiamo pagare alcuna royalty a Valter!) per avere una vela con un profilo molto pieno abbinato ad una tasca d'albero molto stretta tagliata per alberi rdm.

CHALLENGER SAILS 2014


509 € leggerezza, maneggevolezza, “spirito” e prestazione freeride, prezzo 100% monofilm

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

+ -

FRERIDE SAILS (5,8/9,2) CHALLENGER Liquido 7,1

5,8/6,2/6,6/7,1/7,6/8,2/9,2 469 cm 196 cm Challenger RSS 99 sdm 460/25 carbon sdm 460/25 6 + 3 mini battens fisso

rider and test cassik - como lake - giugno ‘014 - photo © alda

A cavallo tra 2014 e 2015, continuano i test di Wind News. Questa volta ci occupiamo della Liquido 2014. Da qualche anno Challenger ha abbandonato le dinamiche frenetiche della ricerca della novità a tutti i costi in fatto di nomi di modelli... i nomi in catalogo sono in pratica gli stessi da qualche stagione. Quello che cambia è il profilo, i materiali, insomma i dettagli tecnici, ma anche le grafiche che negli ultimi anni stanno registrando un buon successo (il gran lavoro di Raffaello Saracini nelle ultime due stagioni sta raccogliendo i suoi frutti). La Liquido è il punto di forza Freeride del catalogo della veleria di Senigallia. Sebbene sia la più economica sul catalogo, è una vela apprezzatissima per la sua semplicità di gestione, la sua maneggevolezza e il suo confort. Una vela Freeride al 100%, senza fronzoli e con tutte quelle caratteristiche che il surfista di tutti giorni apprezzerà dal primo momento in cui srotola la vela sul terreno. Carattere Freeride... tanto monofilm, 6 sole stecche (senza camber), leggera e con un profilo molto compatto. La 7.1 ha appena 196 di boma, permettendo di essere usata comodamente con un 170/220 e cioè col boma che usate anche con una 5. Sconsiglio invece di usarla con boma ancora più piccoli poiché il profilo pieno (ne parliamo dopo) andrebbe troppo ad appoggiarsi sul boma. L'albero perfetto è il 460 sdm e in ambito Challenger il consiglio è di restare sul modello 88%. Per una Freeride così, l'88 funziona alla grande dandovi maggiore robustezza rispetto al top di gamma 99%. Le rifiniture sono in linea con quelle di altri marchi, così come il monofilm che sta secondo me diventando per tutti i marchi troppo sottile e quindi molto più a rischio strappi rispetto alle vele di qualche anno fa.... colpa anche nostra che vogliamo tutto sempre più leggero. Citavo il profilo… è il solito marchio di fabbrica di Bad. Scordatevi le vele piatte che ogni tanto si vedono in giro, che lavorano solo grazie al giro d’albero. Qui abbiamo una vela con un profilo dei ferzi molto pieno che in queste misure grandi sembra quasi che nasconda dei camber. La potenza espressa è notevole e il fatto di essere molto compatta permette di essere usata con tanto confort e semplicità. Ovvio che una vela coi camber ha una maggiore stabilità in soprainvelatura e una maggiore facilità nel superare i buchi di vento, ma qui parliamo di confort all’estrema potenza (anche in fase di trim) e se è questo che cercate allora la Liquido può stare tranquillamente nei primi posti delle vostre alternative di scelta. Il profilo pieno e il doppio occhiello in bugna permettono alla Liquido di essere sfruttata benissimo anche in abbinamento a tavole Freerace, specialmente nelle misure grandi (da questa 7.1 fino alla grandissima 9.2) che hanno raccolto segni ereditari della vecchia e gloriosa Freerace Fluido. In termini di misure troviamo tra queste la 7.6 e la 8.2, mentre al di sotto troviamo le tre piccole 5.8, 6.2 e 6.6 che invece hanno un carattere più Freemove. Due le colorazioni disponibili: la versione bianco-blu-fucsia e la versione “Italia” verde-bianco-rosso. Una bella Freeride con un bel rapporto qualità/prezzo.

CHALLENGER SAILS 2014


679 € manovrabilità, spunto, feeling morbido, leggerezza, vivacità, stabilità, comportamento in surfata forse meno “solida” delle vecchie Ezzy

+ -

WAVE SAILS (3,4/6,1) EZZY SAILS Elite 5,3

mis. disp. : 3,4/3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7/6,1 mis. albero : 426 cm mis. boma : 168 cm mast ideale: Ezzi mast (base 400/ top 400) mast comp.: carbon rdm 400/19 stecche : 4 + 3 mini battens top : fisso

rider and test fra - secret (sal island) - gennaio ‘014 - photo © debby

Nome in codice Elite, ma vero nome per esteso Ezzy Wave Panther Elite per un test di qualli che non capitano tanto spesso! Eh si, perchè questa vela è stata lasciata nella ormai nostra “succursale” di Sal, nientepopodimeno che dal buon Kevin Pritchard dopo una mission a metà gennaio. E volevate che ci scappasse l’occasione di triturarla un po’ tra le onde di Secret?! Assolutamente no... il nostro tester Francesco, che si era appena munito di Blow 5,2, non ha perso tempo ed ha subito provato anche la “creatura” di Kevin! Come al solito visto che sta a me “decifrare” grugniti e mezze parole dei tester, ho interpretato in modo positivo i primi commenti che mi arrivavano da Sal: “... la vela di Kevin è stata addestrata bene: sembra faccia tutto da sola! E' una figata: sembra solida e ti dà una grande fiducia anche quando finisci sotto le onde.... sto iniziando ad andare più verticale e veloce in bottom e cut back ed inizio a prendere gli aerial dentro l'onda. Tra l’altro ho variato un pochino l'assetto del boma (più alto ) e piedino (centratura perfetta) anche perchè sto usando l’albero “dedicato” che Kevin mi ha lasciato pregandomi di provarla anche con quello... mi ha anche detto che se lo rompo non è un problema, me ne porta un altro!” Che personcina a modo ‘sto Kevin è la cosa che mi “emergeva” più chiara dalle varie mail... ma poi Fra si è dato da fare e ha partorito un test che illustra in modo completo le doti di questa Elite 5,3... rasta style! A proposito come leggerete, l’Elite è stata promossa a pieni voti, ma giusto per completezza e da prendere a livello di illazione, sappiate che Kevin nei giorni di vento leggero e onda grossa, durante la sua permanenza a Sal, ha sempre usato un prototipo Ezzy a tre stecche 4.7 al posto della 5.3 Elite, dicendo che la tre stecche è... "più leggera, super stabile e super potente e me la dimentico in surfata, cosa che mi permette di pensare solo a condurre la tavola!" Ed ora pensiamo al test “capoverdiano” dell’Elite 5,3.... “tanto per cominciare, se seguite attentamente le indicazioni riportate sulla vela per quanto riguarda trim di bugna e caricabasso non ve ne pentirete, sia in condizioni di vento medio/leggero sia in condizioni di vera soprainvelatura. La prima impressione è quella di una vela potente, molto morbida nella risposta, ma allo stesso tempo leggera sulla braccia. Nella sintesi del binomio robustezza/leggerezza”, la stecca in meno e i nuovi materiali costruttivi che Ezzy ha adottato sulle sue vele negli ultimi due, tre anni, interpretano un ruolo fondamentale. La potenza non può che essere apprezzata in spot come Secret, dove spesso si plana a fatica sul bordo ad uscire, ma anche in condizioni più ventilate, persino in sovrainvelatura (anche a Secret ed Alibabà), l’Elite 5,3 continua ad impressionare positivamente per la sua stabilità e per lo spunto che offre... In surfata non si può non amarla: imposti il bottom e la Elite risponde reattiva e subito dopo diventa neutra: il controllo della potenza è ottimale e quando approcci il cut back, ti ritrovi lo spunto giusto per provare aerias a go go... che poi li chiudi davanti o dietro all’onda, questo dipende dalla tua abilità!” Risposta rapida ed immediata, potente, ma non devastante, neutra quando deve, leggera e abbastanza robusta e... cosa volete di più da una vela wave?!

EZZY SAILS 2014

Wind News FEB/MAR 2014

pag. 47


TEST 2014

690 €

Versatile, manovrabile, neutrale, equilibrata, leggera, precisa in surfata prezzo

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

+ -

WAVE SAILS (3,3/5,4)

GAASTRA SAILS IQ 4,7

3,3/3,6/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,4 393 cm 162 cm Gaastra 100 RDM 370/17 carbon rdm 370/17 4 + 2 mini battens vario

rider and test smink - viana cabedelo - agosto ‘013 - photo © silvia

Nell'ultima session di test 2013, il nostro flash tester ci aveva fornito le prova della IQ 4,7 e della Pure 5,4... a distanza di un paio di mesi siamo in grado di darvi le nostre impressioni riguardo le due stesse vele edizione 2014! Poche volte ci capita di essere così convinti di un test, ma Il fatto di aver potuto spremere la IQ 4,7 per quindici gioni consecutivi nelle condizioni più svariate di vento e onda che lo spot di Viana Cabedelo ha avuto il buon gusto di regalarci... beh ha contribuito molto! E proprio per questo vi possiamo tranquillamente dire che la nuova IQ 4,7 è la miglior vela a quattro stecche che abbiamo provato e che è in grado di rivaleggiare tranquillamente in fatto di duttilità, potenza e stabilità con le tradizionali wave sails a cinque stecche. Gli unici "appunti" che ci sentiamo di trovare a questa vela riguarda soltanto la finestra totalmente in monofilm che su una vela da bistrattare tra le onde ci ha fatto storcere un po' il naso quando l'abbiamo srotolata la prima volta e il fatto che, nonostante Gaastra indichi come albero ideale il 370/17 (393 luff), l'IQ 4,7 abbia rivelato tutte le sue doti migliori abbinata al 400/19. Problemi di albero forse troppo "rigido"... anche perchè già in fase di trim con il "vecchio" Python 370/17 (albero del 2008) la vela appariva un po' "strana": necessitava di troppa tensione di caricabasso per fare "aprire" adeguatamente la balumina. Alla controprova dei fatti, con il nuovo Python 370/16 che il buon Andrea (Reptile) mi ha mandato a settembre, la vela si trimma in un attimo in maniera ottimale senza un’eccessiva tensione del caricabasso (come accadeva con il 400/19) e lascia intuire da subito il suo feeling... morbido! A dire il vero per chiudere la "sezione" appunti si potrebbe dire qualcosa del look... ma questa è una cosa molto soggettiva: a me i colori della “nostra” IQ mi sembravano un po' da "crucchi", ma l'amico austriaco (appunto...) conosciuto nel campeggio di Viana, mi diceva che avevo una vela bellissima! Ed infatti vale il detto l'abito non fa il monaco... in acqua rivela immediatamente tutte le sue doti e cioè... ci si dimentica immediatamente della vela! Spinge quando deve spingere, diventa neutra quando lo deve essere, sventa quando deve sventare ed eroga una spinta che permette di planare in piena velocità sul bordo. Chiaro che con una vela così abbinata al mio thruster 84 litri diventi subito facile saltare e surfare. Tutto veramente semplice e soprattutto divertente... in quindici giorni di uso "massiccio" non c'è stato un attimo che la vela non mi abbia soddisfatto, anzi... l'unica cosa che mi veniva in mente era... ma quanto è leggera e quanto va bene questa IQ! Eppure anche a livello robustezza, detto della finestra in monofilm non ci può lamentare... ho preso una riga di frullate in questa vacanza in Portogallo, che può essere paragonata all'uso che un surfista di medio livello prende in un anno... e la IQ appare sempre nuova di trinca. Merito dei materiali utilizzati... Non sono mai stato un grande estimatore di Gaastra (a parte riconoscere che la Manic testata qualche anno fa era al livello delle mie Session...), ma questa IQ è in grado di rivaleggiare e forse anche vincere con le vele a quattro stecche delle migliori velerie (e sto parlando di Naish, North, Neil Pryde... solo per parlare della N!). L'unico vero neo è lo stesso di tutte le migliori vele in commercio... non costa poco!

GAASTRA SAILS 2014

Wind News SETT/OTT 2013

pag. 37


712 € manovrabile e neutrale, polivalente ed omogenea nelle prestazioni, fine in surfata, equilibrata, gran range prezzo, finestra in monofilm

+ -

WAVE SAILS (3,3/5,7) GAASTRA Manic 5,3

mis. disp. : 3,3/3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7 mis. albero : 422 cm mis. boma : 167 cm mast ideale: Gaastra 100 RDM 400/19 mast comp.: carbon rdm 400/19 stecche : 5 + 2 mini battens top : fisso

rider and test smink - albenga (sv) - gennaio ‘014 - photo © vittoria/nikon

La Manic, nome storico per quanto riguarda le wave sails di casa Gaastra, è stata completamente ridisegnata per la stagione 2014, in modo da garantire più potenza e stabilità. Oltre ad una nuova curva d’albero la vela si avvale di una costruzione più robusta con doppie cuciture sui bordi della finestra con triplo strato, per maggior resistenza e stabilità di forma. Anche la soluzione dei Radial Panels che si irradiano dai tre punti di penna, bugna e caricabasso, è stata adottata per rendere più “solida” la vela e garantire maggiore stabilità al profilo. Sempre della “serie” robustezza... tutte le cuciture sono state rinforzate nei ferzi e la parte alta della vela realizzata con il leggero 2-ply elastico. Per finire... nuovo e più funzionale rispetto all’edizione 2013 è anche l’antibreak di base che è stato ridisegnato e reso più morbido. Unico difetto “evidente” di questa Manic 5,3, a parte il look che può piacere o non piacere... è la finestra in monofilm non tramato, soluzione che va per la maggiore sulle vele wave di quest’anno, ma che lascia sempre un po’ dubbiosi sulla reale resistenza alla frullate più cattive. É anche vero però, che della Manic esiste anche la versione HD con la finestra tramata, che costa circa 50/60 euro in più! Abbiamo trimmato la Manic 5,3 con il nostro Python 400/19 e con un altro albero, il Performaces 400/19 che sulla carta poteva avere una curva un po’ diversa dai nostri Reptile... dirvi he abbiamo notato particolari differenze nel trimmaggio e nelle prestazione sarebbe... un’eresia! La Manic in entrambi i casi si arma in un baleno e con il boma AL360 slim carbon ci regala un rig leggerissimo, nonostante il peso sulla bilancia non sia tra i più contenuti della categoria wave sails. In acqua la sensazione di leggerezza sulle braccia è quella che all’inizio “domina” su tutto... sembra di avere una vela più piccola tra le mani, ma anche in condizioni di vento leggero o rafficato la Manic 5,3 non ha niente da invidiare alle migliore power wave in circolazione. L’erogazione di potenza, anche se non devastante, è progressiva e continua: la Manic parte rapidamente e mantiene la planata senza incertezze. L’ho trovata molto simile in questo frangente alla mia Force 5,3 e forse la Manic è un po’ più bilanciata e tollerante con il ventone rispetto alla Naish che è più nervosa e scattante. Piccole differenze tra due gran vele... la Manic non necessita di una “guida” particolarmente smaliziata, perche in quasi tutte le condizioni di vento ci si ritrova con un “motore” molto facile ed intuitivo da gestire. Lo spunto si dosa con la mano dietro, accelerando quando ce n’è bisogno, per saltare o per avere più velocità ed incisività in surfata dove la vela spara le sue cartucce migliori . Reattiva, precisa, rapida e allo stesso tempo stabile con il ventone, quando si “butta” giù da un’onda la Manic non ha incertezze... è nervosa quando serve e super neutra nelle surfate front side. Facile progredire tra le onde con questa vela che alla fine si rivela duttile ed adattissima per essere spremuta anche nelle condizioni nostrane, sia nel carving in acqua piatta che in surfata. Le tradizionali caratteristiche di naturalezza e neutralità nel wave riding che hanno garantito negli anni il successo alla Manic, la vela wave a cinque stecche più duttile della gamma Gaastra, sono confermate con l’aggiunta di un briciolo di potenza in più che non guasta mai e con una stabilità che facilita la surfata anche ai meno esperti tra le onde.

GAASTRA SAILS 2014


695 € stabile, precisa, potente, dedicata al freestyle, ma non solo... prezzo

+ -

FREESYTYLE SAILS (4,0/5,7) GAASTRA SAILS Pure 5,4

mis. disp. : 4,0/4,2/4,4/4,6/4,8/5,2/5,4/5,7 mis. albero : 428 cm mis. boma : 171 cm mast ideale: Gaastra 100 RDM 400/19 mast comp.: carbon rdm 400/19 stecche : 4 + 2 mini battens top : fisso

rider and test smink - viana cabedelo - agosto ‘013 - photo © silvia

La scelta di provare la Pure 5,4 ha un motivo puramente legato allo spazio che avevo... nel piccolo gavone del mio camper! Letto sul numero di luglio il test del nostro flash tester che aveva appena provato l'edizione 2013 di questa vela, letti i primi commenti sulla vela 2014 direttamente on line dalla Sardegna by Gigi Madeddu, preso atto che l'unica manovra che so fare di freestyle è l'aerial jibe... ho pensato alla Pure 5,4 per portarmi una vela di meno in vacanza in Portogallo. La mia scelta, tra le altre cose ,vi permette di avere un quadro più complessiva su questa vela... freewave o bump and jump dal mio punto di vista e freestyle da quello del nostro "collabo" siculo Luigi, del quale trovate le impressioni "al volante" della Pure 5,2/2014 a pagina 53. Torniano a noi... volevo una 5.4, che si armasse con il 400/19, leggera e potente che sulla carta mi facesse da 5,0/5,3 cazzata a morte e mi permettesse di lasciare a casa la 5,8, con il semplice "artificio" di cambiare il trim alla vela, rendendola più "planante". Ed invece alla prova dei fatti con questa vela basta un'unica regolazione, seguendo alla lettera le indicazioni della casa per farla rendere al massimo... non cazzate troppo di caricabasso e non giocate neppure con la regolazione della bugna, snaturereste una vela che come diceva il flash tester... fa tutto da sola. Molto vicino alla concezione di vela a 4 stecche che mi ero fatto nella mia mente (di certo "offuscata", ma me me le aspettavo tutte molto plananti a scapito di un minimo di stabilità... ed invece spesso accade il contrario!), la Pure plana in un battibaleno e si rivela leggerissima sulla braccia, cosa che permette di tirarsi, anche in uso freewave come quello a cui l’abbiamo sottoposta, delle gran surfate. Anche se abbinata ad una tavola relativamente “piccola” come il Signature 84, la Pure se pur potente, non è mai “ingombrante”, tanto da non far fare registrare nessun spin out, cosa non così rara abbinando una tavola con assetto thruster a vele molto potenti. Anzi questa vela è tutto meno che ingombrante e macchinosa... stabile sotto raffica quando il vento aumenta e in tutte le gamme di vento estremamente leggera sulle braccia, facile e divertente da condurre. Una vela con cui diventa intuitivo, divertirsi... persino a surfare bugna al contrario, visto la facilità con cui si riesce a controllarne il tiro... L'unica perplessità che avevo all'inizio era legato all'utilizzo tra le onde di Viana (l'anno scorso avevo usato spessisimo con onde di un paio di metrozzi la robusta Boxer 5,8...) di una vela in cui, pur se colorato, il monofilm,anche se di buon spessore, abbonda... Tutto sommato però qualche macinata l'abbiamo rimediata e la Pure non ne ha risentito... veramente una gran vela particolarmente a suo agio nel vento medio/leggero e rafficato.

GAASTRA SAILS 2014

Wind News SETT/OTT 2013

pag. 39


637 € performaces, potenza, range di utilizzo, stabilità, controllo, facilità di trim, costruzione un po’ meno manovrabile

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NO CAMS FREERIDE SAILS (5,5/8,5) GAASTRA Matrix 7,0

mis. disp. : 5,5/6,0/6,5/7,0/7,5/8,0/8,5 mis. albero : 467 cm mis. boma : 196 cm mast ideale: Gaastra 460/25 75/55 SDM mast comp.: carbon sdm 460/25 stecche : 6 + 2 mini battens top : fisso

rider and test smink - arma di taggia (im) - marzo ‘014 - photo silvia/nikon

Se la memoria non mi tradisce di vele come la Matrix, no cam a sei stecche, che si armano facilmente come una freeride sail, ma che evidenziano uno “spirito” slalom... è un po’ che non me ne passano sotto le mani. E questa cosa mi ha fatto tornare indietro a ripensare ai bei tempi delle prime no cam (come la Naish Noa....) che sembravano la soluzione per far sfrecciare gli pseudo regatanti a velocità da slalom senza la rottura di balle dei camber... quanto tempo è passato! Ormai mi sono convertito da anni alla 8,0 con tre 3 camber da termico, da abbinare d’estate, quando il vento diventa una chimera, al Manta 79, per poter planare... ma questa Matrix 7,0 ha suscitato belle sensazioni e bei ricordi! Tanto per cominciare la vela si arma velocemente, seguendo le misure stampigliate: viste le condizioni della mia schiena mi sono dotato di una prolunga con cricchetto per questo tipo di test, ma i più “giovincelli” non avranno bisogno di questi “marchingegni” perchè la tensione del caricabasso non è paragonabile a quella di una vela camberata. La misura del boma (196 cm) è abbastanza contenuta per una 7,0 di questo tipo e nonostante la tasca relativamente stretta (5,5, 6,0 e 6,5 possono essere tranquillamente montate anche con un “semplice” 430/21 rdm) in un attimo si è pronti a scendere in acqua. L’abbinamento con il Rocket 115 Ltd è risultato subito il migliore possibile, visto che mi sentivo veloce e performante quasi come con il mio Manta 79 e la mia Cannonball 8,0... sensazioni di un vecchio surfista rimbelinito?! Riavvolgiamo il nastro... la Matrix sembra proprio una bel “bestione” di vela, soprattutto a me che nelle prime 20 uscite del 2014 ho sempre usato quasi sempre 4.7 e 5,3. Eppure... l’insieme del rig (Matrix 7,0, Reptile 460/25 C100, boom Al 360 Ergal) è relativamente leggero e la vela appare sin dal primo bordo ben bilanciata. Poco prima planicchiavo con la 5,7 ed il 96 litri tra i kiters che mi passavano in lungo ed in largo (anche sopra e pure sotto a dire il vero) e poco dopo solo loro a guardami sconsolati... ora plano io in lungo ed in largo, molto più veloce di loro. Parte in planata prima ancora che ci abbiate pensato e garantisce la spinta ottimale per far correre il Rocket 115 a cui l’ho abbinata. La Matrix 7,0 si rivela semplice da gestire, neanche troppo macchinosa in strambata nonostante le dimensioni. Certo non aspettatevi l’ingombro di una vela da manovra, ma strambare é però abbastanza semplice con questa vela ed il Rocket (basta solo prenderci un po’ la mano...), visto il cambio di mura fluido e la ripartenza mai troppo “fisica”. La cosa interessante è che decisamente soprainvelato, mi sarei aspettato di fare più fatica sotto le raffiche più forti... la Matrix si rivela invece equilibrata e stabile sulle braccia. Quasi non ho avvertito la mancanza di un profilo a 7 stecche supportato da almeno un paio di camber neanche quando ho cominciato a bolinare... mantenendo tra l’altro un angolo di tutto rispetto con l’abbinamento Matrix/Rocket! Se la prova “vento forte” l’abbiamo superata agevolmente, rimaneva da vedere le prestazioni con il vento leggero anche perchè le vele “no cam” sono sempre andate bene nel vento ideale lasciando qualche dubbio agli estremi del range. La controprova è stata praticamente immediata al primo ponente loffio, condizioni in cui basta una pompata decisa e via: bordo, virata, bordo, strambata, bordo... che confermano le buone qualità anche in partenza in planata ai bassi regimi, accelerazione e velocità finale. Una vela facile da trimmare, che assicura planate precoci con un bel range di vento, polivalente, bilanciata e con un ottimo spunto velocistico... aggiungeteci che sembra ben costruita e abbastanza robusta, nonostante la finestra in monofilm ed avrete il quadro completo.

GAASTRA SAILS 2014

Wind News APR/MAG 2013

pag. 45


864 € partenza in planata, potenza, performances, stabilità, controllo, facilità di trim, confort prezzo

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

+ -

FREERACE SAILS (5,7/9,2) GAASTRA Phantom 7,1

5,7/6,4/7,1/7,8/8,5/9,2 452 cm 197 cm Gaastra 75 SDM 430/21 carbon rsdm 430/460 7 + 2 cams vario

rider and test smink - arma di taggia (im) - marzo ‘014 - photo silvia/nikon

Dopo aver provato sul numero di aprile/maggio la Matrix 7,0, questa volta ci occupiamo di una vela camberata della linea Gaastra 2014, la Phantom 7,1. A dire il vero qualche tempo ci è voluto per capire quale vela faceva al caso nostro tra le tante linee freeride/freerace proposte per questa stagione da Gaastra. Saltando infatti la Vapor destinata ai regatanti e la Matrix già provata, ci siamo ritrovati davanti a tre vele “testabili”: la Cosmic, un’accesibile vela camberata con shape a 6 stecche + 2 camber, proposta in sette misure, ogni mezzo metro, dalla 6,0 alla 9,0, la Savage denominata “quasi” race sail con shape a 7 stecche, senza camber, disponibile in sei misure dalla 5,5 alla 8,6 e appunto la Phantom, una freerace “competitiva” con shape a 7 stecche più due camber, disponibile in sei misure dalla 5,7 alla 9,2. Da perderci la testa e alla fine la scelta della Phantom e di questa misura 7,1 per i nostri test è rimasta strettamente legata al discorso albero visto che grazie al vario top può essere trimmata adeguatamente con un sdm 430/21 o 460/25, alberi di cui sono dotati quasi tutti i surfisti in circolazione. La Phantom è stata rivoluzionata rispetto all’edizione 2013 che montava tre camber, cosa che ha permesso di guadagnare anche quest’anno qualcosina in fatto di leggerezza, ma rimane molto legata al “ruolo”di sorellina più piccola della performante Vapor, a cui cerca di tendere in fatto di prestazioni. La tasca moderatamente larga, la semplicità del trim e la facilità con cui permette a chiunque di reggiungere l’ambito “close the gap” ne fanno però una freerace di razza per gli amatori di ogni ordine e grado in cerca di una vela con prestazioni. Facile da armare, questa vela non necessita di un eccessiva tensione di caricabasso per raggiungere il trim ottimale sia che si usi il 430 che il 460. In acqua con il termico, che sfrutto solitamente con la mia 8,0 a tre camber, si rivela subito potente, con una partenza in planata che non fa rimpiangere, tutto sommato, vele più grandicelle, ma appena si arriva a strambare non si potrà che benedire la relativa leggerezza e manovrabilità di questa vela rispetto ad una 8,0. Il passaggio dei buchi di vento anche nella fascia bassa rimane agevole e la Phantom abbinata al Manta 71, garantisce uno spunto notevole in fatto di velocità finale. Se con i termici la Phantom è competitiva, anche con le nostre spazzolate di tramontana conferma il suo valore: controllo e confort rimangono ottimali, ma la vela appare viva, (cosa che personalmente apprezzo molto) e la conduzione necessita di un pelo più di forza per spremere il top delle sue eccellenti prestazioni. Ottime prestazioni nella fascia bassa di vento, stessa cosa con il vento sostenuto, dove risulta un po’ più fisica, ma sempre in modo accettabile, dotata di una grande flessibilità a cui si aggiunge facilità di trim, look piacevole... unico neo il prezzo non proprio “popolare”.

GAASTRA SAILS 2014


419 € qualita/prezzo, controllo ottimale, leggera sulle braccia, morbida e bilanciata, adatta al vento forte meno potenza ai bassi regimi

+ -

WAVE SAILS (3,3/5,7) GUN SAILS Peak 4,7

mis. disp. : 3,3/3,5/3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7 mis. albero : 397 cm mis. boma : 162 cm mast ideale: Expert / Select 370/17 mast comp.: carbon rdm 370/17 - 400/19 stecche : 4 + 2 mini battens top : vario

rider and test smink - albenga (sv) - gennaio ‘014 - photo © vittoria/nikon

Dopo avere “assaggiato” tutte e tre le vele wave 2014 di Gun Sails, lo “scenario” appare questo... la Blow quest’anno è più potente e addirittura “fine” in surfata, interpretando il ruolo di vela punta nel wave, la Transwave rimane la scelta ottimale per surfisti un po’ più pesanti e... la Peak è sicuramente la più duttile e la più polivalente delle tre sorelle. In effetti la Blow che abbiamo provato per prima, mi aveva piacevolmente impressionato per la maggiore potenza rispetto ai due modelli 2012 e 2013 che l’hanno preceduta mentre la Peak si è fatta subito apprezzare per il mega controllo che offre in condizioni difficili, abbinato ad una elasticità che mancava sulla vele che l’hanno preceduta (vedi Hammer e Steel). La Peak 4,7 grazie ai nuovi materiali ed anche alle quattro stecche (la nuova vela adotta quattro stecche nelle sette misure dalla 3,2 alla 4,7, mentre diventano cinque sulla 5,0, 5,3 e 5,7,) è più leggera di quasi mezzo chilo rispetto alla Steel 4,7. E anche vero che srotolandola, sembra meno “solida” della vecchia Steel... probabilmente i materiali sono diversi e più morbidi rispetto al passato, ma a livello costruttivo, seppur sia innegabile un sostanziale alleggerimento generale, non si possono muovere particolari appunti alla robustezza, anzi alcuni accorgimenti già notati sulla Blow, testimoniano una cura del particolare e delle rifiniture, attente a far durare la vela nel tempo. In acqua... se siete della tribù di quelli che hanno sempre giudicato Hammer prima e Steel dopo, discrete vele wave, con un impareggiabile rapporto qualità/prezzo, ma un po’ “rigidelle” rispetto alle sails più blasonate... avrete delle sorprese! Il feeling della Peak 4,7 è infatti morbido, come quello della mia Force 4,7 e la vela appare... relativamente agile nelle condizioni più rognose! Certo non è un “trattore” da planata precoce come la Force, ma se la cava anche con il vento leggero e rafficato, grazie al profilo più profondo rispetto al passato (vedi Steel) che, anche con una conduzione non particolarmente attiva, genera una discreta spinta per partire in planata. A proposito di albero... con i suoi 397 cm di tasca (per la cronaca... ha un giro d’albero generoso!), la “morte sua” è stato il nostro nuovo Reptile Python 370/17, ma la vela può essere armata, anche con il 400/19, grazie al vario top regolabile, senza particolari controindicazioni. Trimmata con il Python 370 e con il carbon slim 150/200 di AL360 (162 cm di bugna) la sensazione non può essere altra di avere tra le mani un “giocattolino” che sembra ancora più leggero di quello che in realtà è, dotato di una stabilità ottimale e di un mega controllo sotto raffica, nonostante l’albero relativamente corto. Ventone e Peak ovvero il giusto feeling per surfare con più ritmo e con una vela che perdona molti degli errori di chi cominca a surfare le onde. A dire il vero, in surfata la Steel dello scorso anno, meno elastica sicuramente, era forse più neutra, ma... duttilità e polivalenza fanno si che la Peak si riveli adatta alle nostre mareggiate e che possa essere utilizzata con grande soddisfazione anche come vela bump and jump sail nel ventone e nel ciop più impegnativo...

GUN SAILS 2014

Wind News FEB/MAR 2014

pag. 43



409 € qualita/prezzo, potenza, controllo ottimale, leggera, morbida e bilanciata, adatta ai pesi medi per i leggeri meglio Blow e Peak

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WAVE SAILS (3,7/6,1)

GUN SAILS Transwave 5,0

mis. disp. : 3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7/6,1 mis. albero : 422 cm mis. boma : 170 cm mast ideale: Expert / Select 400/19 mast comp.: carbon rdm 400/19 stecche : 5 + 2 mini battens top : vario

rider and test smink - spiaggia d’oro (im) - febbraio ‘014 - photo © vittoria/nikon

Ne era rimasta soltanto una... da provare delle vele wave Gun 2014 e anche la Transwave alla fine è finita sotto le nostre mani. A differenza delle sorelle Peak e Blow testate nelle scorso numero, la Transwave, pur non avendo uno shape ed una costruzione molto diversa da quella dello scorso anno (a parte il mast pannel in dacron che garantisce quel minimo di tolleranza in più) è forse quella che mi ha maggiormente impressionato in fatto di duttilità. Le vele wave Gun 2014 fino a qui provate sono tutte nettamente più leggere rispetto al passato, i nuovi materiali hanno donato, tanto per fare un esempio, a Peak, Blow e Beat una marcia in più, in fatto di morbidezza... ma pure la Transwave non sfugge a questa bella sensazione (che sia proprio il dacron del mast pannel?!). La Transwave 5,0 si arma con il 400/19 meglio rdm se si vuole sfruttarla appieno e vanta uno shape più tradizionale rispetto alle due sorelle Peak e Blow... uno shape che con le sue “tradizionali” cinque stecche ed un profilo più profondo regala uno buon spunto di potenza, sin dalla prima planata. Il feeling è diretto e reattivo... molto simile, anche se a qualcuno potrà sembrare un’eresia, alla bellissima Force R1 “50YSE” 5,0 provata qui a fianco. In effetti i 300 euro di differenza non si fanno sentire (a parte i tre miseri etti di peso in più) e la Transwave esce dall’azzardato paragone, tutto sommato, in modo molto, molto lusinghiero. Il range di utilizzo di questa vela è infatti veramente ampio, previa un minino di regolazione della tensione di bugna (non toccate il caricabasso: questa vela si trimma con una facilità disarmante a patto di usare un buon albero rdm...) a seconda delle condizioni in cui si esce. La partenza in planata è sempre esemplare grazie alla spinta erogata, degna di una power wave di razza in fatto di potenza, che però non rende quasi mai ingombrate la Transwave. Il braccio dietro “lavora”, ma dimenticatevi il “tiro” delle vele Gun vecchia maniera: la vela rimane bella stabile anche sotto le raffiche più forti e si rivela uno dei migliori abbinamenti possibili nelle condizioni tipicamente on shore delle nostre mareggiate. In questo frangente non si può non apprezzare la buona accellerazione che permette di saltare anche in condizioni ballerine... leggera sulle braccia, molto più che in passato, bella veloce, stabile con il vento forte, reattiva nelle condizioni marginali, manovrabile, adatta anche per un utilizzo bump& jump... i + si sprecano con questa vela e se vogliamo ricercare un punto a sfavore facciamo fatica a trovarlo. Uno potrebbe essere rappresentato in un feeling un filo più “macchinoso” in surfata soprattutto se siete surfisti leggeri (alla panda per interderci 60 kg con la muta) e nelle condizioni più ventilate, ma non è neppure detto che ve ne accorgiate ed è lo stesso neo di tutte le power wave anche quello di razza. Pesa “a secco”meno dello scorso anno, ma continua ad essere ben costruita; è più duttile e “prestante” che in passato, ma continua ad avere un prezzo in linea con il periodo di “magra”... si merita tutto il “rispetto” dovuto ad una gran vela wave on shore adattissima ai surfisti non proprio leggerini!

GUN SAILS 2014

Wind News APR/MAG 2013

pag. 43


439 € qualita/prezzo, fine in surfata, bilanciata, leggera sulle braccia, più potente dello scorso anno trim accurato

+ -

WAVE SAILS (3,2/5,7) GUN SAILS Blow 5,2

mis. disp. : 3,2/3,6/4,0/4,3/4,6/4,9/5,2/5,7 mis. albero : 414 cm mis. boma : 171 cm mast ideale: Expert / Select 400/19 mast comp.: carbon rdm 400/19 stecche : 4 + 2 mini battens top : fisso

rider fra - test smink/fra - sal (cabo verde) - gennaio ‘014 - photo © debora

Seconda vela di Gun Sails che proviamo quest’anno... non è “nuova, nuova” come la Peak, ma pure essendo arrivata alla sua terza stagione, possiamo dire che la Blow di quest’anno è una vela molto innovativa rispetto ai due versioni che l’hanno preceduto e che sono state mie compagne di uscite per questo biennio. Avendo usato il classico set wave 4,1/4,6/5,2 della Blow 2012 e 2013, quando ho “assaggiato” la 5,2 2014, sono rimasto abbastanza stupito, non fosse altro perchè la nuova vela risulta, ancora più leggera, ma soprattutto molto più planante rispetto al passato. L’unico appunto che potevo infatti muovere alle “vecchie” Blow, (leggetevi il test dela 5,2 2013 sullo Speciale Test) spettacolari in condizioni di vento medio/forte, era la scarsa potenza con il vento leggero, soprattutto nella vela 2012, cosa che mi portava molto spesso, in condizioni on shore nostrane, ad utilizzare la 5,2 quando gli altri era fuori con la 4,7... soprattutto per cercare di saltare sotto riva dove il vento è più leggero. Ora non riesco bene a capire se sia bastato utilizzare dei nuovi materiali costruttivi per togliere alla Blow 2014, l’unica pecca evidente di una gran vela. E quindi giusto per avere un’altra impressione, ho “commissionato” il test all’amico Fra che vive Sal, dove il vento è spesso leggero ed incostante, ma c’è praticamente sempre e spesso accompagnato dalle onde... vi lascio alle sue impressioni. «Inizio il mio “lavoro” con un suggerimento... spendete meno in attrezzatura e più in viaggi, perchè avere l'attrezzatura dei campioni e poi uscire nella pozza sotto casa non serve a nulla! Detto questo, avevo già provato nelle condizioni più diverse, la Blow del 2013 ed ero rimasto abbastanza contento delle sue performance. Dovendo acquistare una nuova 5.3 ero indeciso se prendere il modello 2014 o aspettare la nuova Peak (a 5 stecche nelle tre misure grandi 5,0/5,3/5,7), sostituta di quella Steel che mi hanno dato tante soddisfazioni in questi anni. Ho deciso per la nuova Blow e devo dire che, dopo circa 25 uscite (tante ne ho fatte dal 26 dicembre, quando la nuova bimba mi è stata recapitata da smink...) ho fatto la scelta migliore. A livello costruttivo solo tramato, 100% x-ply, niente monofilm, per una vela che appare robusta e gradevole alla vista. Le rifiniture, pur alleggerite rispetto allo standard Gun degli anni scorsi, appaiono sempre al top ed anzi adottano soluzioni interessanti come quella dei due rinforzi di base che vengono cuciti in modo da nascondere tutti i ferzi e le altre cuciture, cosa che li preserva da ogni tipo di abrasione strofinando sulla coperta. In acqua rispetto a tutte le 4 stecche provate ad oggi la Blow è più stabile di profilo sotto raffica (sembra quasi che di stecche ne abbia 6 e non 4!). Trimmata bene, plana veloce ed è veramente leggera, super bilanciatissima grazie al boma leggermente più lungo della vecchia Steel, che ti dà sempre il giusto appoggio nei bottom e se il vento non è costante o forte ti permette di dare continuità nel cut back. La cosa che mi ha impressionato di più è che, armata a modino, con un buon albero 100% carbon e un boma carbonio bello rigido, sembra di avere per le mani un rig da 4,5, cosa che mi fa sentire nettamente più agile, quasi come se avessi 10 anni di meno! Ormai da quando abito a Sal, bado molto più al sodo: niente fronzoli! Il materiale deve essere semplice ed affidabile, proprio come è questa Blow: una vela facile bella robusta e performante oltre che tra le più economica sul mercato.»

GUN SAILS 2014

Wind News FEB/MAR 2014

pag. 45


429 € duttilità, range, leggerezza, manovrabile, ben bilanciata, bump and jump oriented, incremento di potenza rispetto alla 2013 parte alta della vela “delicatina”

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

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FREESTYLE SAILS (4,8/6,9) GUN SAILS Beat 5,8

4,8/5,3/5,8/6,3/6,9 425 cm 176 cm Cross / Expert / Select 400/19 carbon rdm 400/19 4 + 2 mini battens fixed

rider panda - test smink - noli (sv) - marzo ‘014 - photo © smink/nikon

Lanciata lo scorso anno, la Beat, vela da freestyle di Gun Sails, è stata “rivisitata” per la stagione 2014 con una sensibile riduzione della misura del boma (4 cm), ma soprattutto con l’adozione di nuovi materiali costruttivi. Il peso subisce un vero e proprio “risparmio” rispetto al modello 2013 (sulla carta quasi 400 grammi in meno) “regalandoci” una 5,8 che pesa solo 3,6 kg. La parte alta della vela quest’anno è costruita con il “morbido” Square-ply più leggero e sulla carta più resistente rispetto ai tradizionali X-ply ed anche nelle zone più soggette a rischio e stress fanno la loro comparsa i rinforzi in Kevlar Warp. Se la riduzione di peso non sembra andare a scapito della tradizionale robustezza delle vele Gun, potrebbe però incidere sulla sua durata nel tempo. Mi spiego meglio... pur avendola, maltrattata tra le onde della Cudù in un giorno di vento leggero, la Beat non ha pagato pegno nonostante le lunghe divagazioni sul fondo “temibile” della secca... Qualche dubbio sulla durata a lungo termine invece mi viene guardando la vela arrotolata... la parte alta, quella tra la prima e la seconda stecca si “accartoccia” ed evidenzia delle pieghe nello Square-ply che spariscono totalmente una volta montata, ma che alla lunga potrebbero lasciare segni sul materiale di quest’anno molto morbido. La risposta l’avremo solo a fine stagione, ma il consiglio è, dopo averla arrotolata, quando riponete la vela nella (ampia) sacca, di infilarla dalla parte della tasca... eviterete di spiegazzare ulteriormente la zona “critica”. Detto ciò, la Beat appare però ben costruita con un shape totalmente tramato e si fa armare in un attimo, anche se a seconda degli alberi utilizzati esibisce un “rendimento” leggermente diverso. Abbinata a boma e albero con un buona percentuale di carbonio, appare anche a riva un... peso piuma, ma è anche l’unica vela della gamma Gun che mi ha lasciato un filo dubbioso su come rimane armata con il mio fido Reptile Phyton 400/19 e cioè un pelino troppo rigida. Già con la Beat 5,8 2013 edition avevo notato questa caratteristica... quest’anno ho voluto tagliare la testa al toro e, una volta trovato, con discreta difficoltà, un amico dotato di albero Gun Select rdm (carbon 100), ho provato la Beat anche con quello. Abbinata al suo albero “dedicato”, la vela appare un poco più elastica e le prestazioni in acqua sono leggermente diverse. Se con l’albero Reptile esibisce dell prestazioni eccellenti con il ventone, stabile e confortevole sotto raffica, tanto che sono uscito parecchie volte con la 5,8 quando altri surfisti usavano 5,3 a palla e quasi non mi sono accorto di avere mezzo di vela in più tra le mani, con l’albero Gun la vela guadagna qualcosa in elasticità e potenza ai bassi regimi (cosa che poi magari si fa sentire di più sul braccio dietro quando il vento aumenta). Quale abbinamento sia meglio, mi riesce difficile dirlo... diciamo che i surfisti medio/pesanti apprezzeranno di più l’abbinamento Gun/Gun e i surfisti leggeri quello Gun/Reptile. In generale diciamo che la Beat ha guadagnato rispetto all’anno scorso qualcosa in fatto di potenza con il vento leggero dove esibisce una accelerazione più decisa, è migliorata anche in fatto elasticità ed in feeling (grazie anche alla riduzione di peso) risultando più “agile”. Per un utilizzo più freestyle forse avrebbe bisogno di una maggiore neutralità per rendere più agevoli le nuove rotazioni “impossibili”, ma questo è un “interrogativo” che lascio ai frestylers “veri”... per quanto riguarda noi, comuni mortali, una vela bump-and-jump, “tutta divertimento” dalle prestazioni omogenee in un range di vento veramente ampio, utilizzabile anche, con un minimo di criterio, tra le onde nelle scadute. Il fatto che si possa armare con il 400/19 ed il prezzo, come al solito quando si parla di Gun... sono altre belle frecce al suo arco!

GUN SAILS 2014


425 € leggerezza, elasticità, accelerazione, costruzione, duttilità, prezzo, buon compromesso freeride/freestyle/wave ad essere veramente pignoli: carrucola del caricabasso da ruotare di 90°

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

+ -

FREERIDE SAILS (3,7/6,1) GUN SAILS Torro 6,0

4,3/4,7/5,0/5,3/5,7/6,0/6,3/6,8 185 cm 450 cm Cross/Expert/Select rdm/sdm carbon rdm/sdm 430/21 5 + 2 mini battens fisso

rider and test smink - noli (sv) - aprile ‘014 - photo © panda

Questa volta ci occupiamo di una delle vele, da sempre, più versatili della gamma Gun Sails, la “veterana” Torro. Questa vela con l’arrivo, lo scorso anno, della Beat, più specificatamente indirizzata al freestyle, ha ulteriormente affinato le due doti di vela “tutto fare” in grado di dire la sua, a seconda della misura scelta, in freeride, freestyle e wave. Diciamolo subito.... sin dalla prima planata quello che emerge provando una vela che appariva tutto sommato “sincera e semplice da usare” nelle edizioni degli scorsi anni, è una maggiore leggerezza, un miglioramento delle prestazioni con il vento leggero ed una conduzione meno fisica con il ventone. La Torro 2014 appare infatti più “elastica” degli scorsi anni forse grazie all’adozione del nuovo materiale Kevlar Warp nel pannello di bugna e nei punti più soggetti a stress. Anche la maggiore leggerezza (3,9 kg per la 6,0) non è andato a scapito della robustezza di una vela costruita per il 65 % in resistente X-Ply: a guardare bene tutta la parte sotto il boma appare completamente rinforzato, mentre la pannellatura tra la prima e la terza stecca in alto è realizzato con un monofilm stampato che, alla prima occhiata, non appare così “delicato” come lo Square-ply (che sulla carta dovrebbe essere più resistente) “avvistato” nella parte alta della Beat 5,8 durante il test del numero scorso. La Torro 6,0 può essere abbinata, senza grosse controindicazioni, ad un albero 430/21 sia sdm che rdm... noi abbiamo scelto la seconda opzione con il nostro Reptile Python 430. Le operazioni di trim sono velocissime: la Torro 6,0 non necessita neppure di troppa tensione di caricabasso per essere montata perfettamente, mentre una maggiore tensione, rispetto al passato, ci vuole per una corretta regolazione di bugna. Tutto comunque molto semplice, come è ormai tradizione di questa vela che quest’anno ha guadagnato qualcosina sia in fatto di spunto in partenza, mai devastante però, sia in accelerazione e confort in andatura, cosa che si tramuta in una maggiore velocità finale. Il confort si fa apprezzare e molto in condizioni di vento rafficato, dove la guida è più intuitiva e meno fisica sotto raffica rispetto agli scorsi anni. Questa caratteristica, abbinata alla consueta ottima manovrabilità della Torro, la rende una delle vele più divertenti di tutta la linea Gun. Una vela tutto fare di razza che si adatta alla perfezione alle capacità di quasi tutti i surfisti in circolazione... costa il giusto ed è sempre “sincera”: un grosso + per la Torro!

GUN SAILS 2014


399 € potenza, spunto, velocità finale con il ventone, stabilità di profilo, rapporto qualità/prezzo imbattibile, leggerezza potrebbe durare meno nel tempo

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

+ -

FREERIDE SAILS (4,7/8,1) GUN SAILS Future 6,9

4,7/5,5/6,0/6,4/6,9/7,5/8,1 461 cm 197 cm Cross/Espert SDM 460 carbon sdm 430/460 6 + 3 mini battens fisso

rider panda - test smink - fornaci (sv) - maggio ‘014 - photo © smink

F come Future o come Facilità?! Così iniziava un nostro test della Future 6,4 di qualche annetto fa... beh lo spirito non è cambiato: siamo sempre nel mondo delle freeride sails “pure”! Non è cambiata neanche la cura nella costruzione di Gun sails, anche se siamo al cospetto di una vela realizzata quasi tutta in monofilm (X-Ply solo nelle zone di stress, la base della vela protetta da un rinforzo PVC....), quello che è cambiato molto ed in meglio è il peso di questa Future! La veleria tedesca da almeno un paio d’anni utilizza materiali sempre più “raffinati” e leggeri ed il gap con le altre veleria per quanto riguardo il peso è stato abbondantemente colmato pur cercando di non snaturare completamente la caratteristica durata nel tempo che ha sempre premiato le vele Gun degli anni passati. Con una misura dell’albero di 461 cm (e la misura del boma ridotta di qualche cm, ora 197), la Future 6,9 ha la “virtu” di poter essere armata sia con 430 che con 460, grazie anche al vario top di cui dispone la vela. Avendo un po’ più di tempo del solito per questi test, abbiamo fatto un po’ di prove con un paio di alberi sdm di diversa lunghezza, per poi concludere che anche con il nostro Reptile Python 100 430/21, la Future andava benissimo, anzi forse, forse, guadagnava qualcosina in fatto di potenza e allo stesso tempo, con l’albero più “fine”, di manovrabilità. Lasciando le tre vele di quest session di test liguri (Phantom 7,1, Sunray 7,0 e appunto Future 6,9) montate nel magazzino sulla spiaggia, pronte a sfruttare ogni sbuffo di vento, abbiamo potuto provarle e paragonarne le prestazioni. Beh vi sembrerà strano, ma anche al cospetto di due vele più freerace “oriented” e dotare entrambe di due camber, la Future non sfigura poi più di tanto. Lo spunto ai bassi regimi, in partenza in planata, è notevole per una vela senza camber, grazie forse all’ampia base e le prestazioni velocistiche non sono per niente disprezzabili, anche se alla guida c’è un surfista non proprio peso piuma come il sottoscritto (77 kg). Soprattutto con l’abbinamento con il 430/21 rdm, ”l’alchimia” tra leggerezza sulle braccia, spunto, prestazioni e flessibilità della vela ne esce esaltata. Anche con il vento più forte, gestibilità e controllo rimangono adeguate, tanto che, durante i test, delle tre vele a disposizione la Future 6,9 è stata la scelta primaria del Panda che, sconsolato, mi diceva che le altre due vele gli risultavano “complicate” da gestire sotto le raffiche più forti e in strambata per un surfista del suo peso (va beh che pesa 60 kg, ma se uscisse con le 7,5 camberate di qualche anno fa, non so se sopravviverebbe alla prova...). La Future 6,9 va premiata per un bel “poker” di ragioni: semplicità di trim e leggerezza, facilità con cui permette di raggiungere il top delle sue performances in fatto di planata, accellerazione, velocità e persino manovrabilità (più facile in strambata anche per i leggeri rispetto alle vele camberate), per le prestazioni che, tutto sommato, per una vela “no cam” di queste dimensioni rimangono lusinghiere e per finire per prezzo abbordabile a cui viene proposta.

GUN SAILS 2014


419 € ampio range di utilizzo, easy trim qualita/prezzo, confort, controllo con il bentoe forte, bilanciata, spunto ai bassi regimi

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

+ -

FREERACE SAILS (6,0/9,6) GUN SAILS Sunray 7,0

6,0/6,5/7,0/7,5/8,0/8,6/9,6 457 cm 201 cm Expert / Select sdm 430/21 carbon sdm 430/21 6 + 2 cams fisso

rider panda - test smink - fornaci (sv) - maggio ‘014 - photo © smink

Inserita anche quest’anno tra le freeride sails di Gun, la Sunray continua a ritagliarsi tutte le stagioni, la sua buona fetta di estimatori. Il perchè è presto detto... stiamo parlando di una vela che regala ottime prestazioni esaltate da uno shape degno di una vela race di razza, ma che fa della duttilità e della relativa facilità di trim i suo cavalli di battaglia. Tanto per cominciare il classico shape a 7 stecche è supporta da soli due camber posti sopra e sotto il boma, cosa che agevola alquanto le operazioni di trim, che sono sempre le stesse: albero nella tasca, fuori dai camber, cazzata di caricabasso, montaggio boma e leggera pressione sui camber, un’altra cazzatina al caricabasso (ci vuole un po’ di tensione in più) ed il gioco è fatto. Belli che pronti ad andare in mare! Quest’anno abbiamo voluto provare una misura , la 7,0 che andasse ben per grandi e “piccini” (vedi Panda) e che potesse essere sfruttata anche con i venti più forti, tipo la nostra tramontana. Quindi non una vela solo per i termici e l’abbinamento con un albero carbon 100 sdm ed il boma anche’esso carbon 100 ci hanno regalato la sensazione di estrema leggerezza. Rispetto alla mia “vecchia” Cannonball 8,0 che armo con un sdm 75% (Gun Expert 460/25) e un boma in Ergal con i terminali “tutti dentro”, la sensazione è quella di non avere veramente nulla tra le mani: il peso sulle braccia è decisamente inferiore anche rispetto alle Sunray provate gli anni scorsi. Con il vento leggero e rafficato, la partenza in planata non è bruciante, ma tutto sommato con un po’ di mestiere e due pompate si parte quasi subito senza indecisione. Se in questa fascia di vento, personalmente sentivo la mancanza del tiro della vecchia Cannonball 8,0, il mio “collega” di test che pesa 60 kg con la muta non faceva altro che “benedire” la Sunray per la leggerezza, per la stabilità di profilo e per il buon spunto. Se lui se l’è goduta con il vento medio/leggero, da parte mia ho rivalutato alla grande la Sunray con il vento forte. E cioè con la tramontana che con l’abbinamento Manta 79 e Cannonball 8,0 patisco alquanto...con la Sunray 7,0 e la stessa tavola diventa invece un piacere: il profilo e i camber fanno ln loro dovere in modo ottimale, problemi in soprainvelatura non ce ne sono, sembra di portare una vela da slalom. Dimenticate la fisicità della vecchia Cannonball, la Sunray 7,0 esibisce una tenuta di profilo ottimale e continua ad accelerare sotto raffica. La sua leggerezza rende molto più facili le strambate dove il passaggio dei camber quasi non si sente... magari non soddisferà chi apprezza vele più fisiche, ma la stragrande maggioranza dei freeriders di buon livello perderanno la testa per questa vela

GUN SAILS 2014

Wind News GIU/LUG 2014

pag. 47


685 € costruzione, leggerezza, potenza, partenza in planata, accelerazione, reattività in surfata, neutralità prezzo

+ -

WAVE SAILS (3,3/5,4) NAISH SAILS Force R1 4,7

mis. disp. : 3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7/6,2 mis. albero : 402 cm mis. boma : 160 cm mast ideale: Naish RDM 90 400/19 mast comp.: carbon rdm 400/19 stecche : 5 + 3 mini battens top : vario

rider and test smink - andora (sv) - novembre ‘013 - photo © max

Dopo aver “vagato” per diverso tempo intorno ai 75 chili e dopo essermi innamorato negli ultimi due anni delle vele a 4 stecche... ho finalmente capito due cose: la prima che alla mia veneranda età, nonostante la lotta accanita, sono più vicino agli 80 che ai 75... naturalmente sto parlando di chili e per quanto riguarda le stecche delle vele... sempre per la stessa ragione non devo più fare come i bambini, correndo dietro tutti gli anni ad ogni novità che esce... è arrivato il tempo di andare sul sicuro! Ed infatti giusto perchè ho subito capito... quest’anno ho messo mano al portafoglio (accendendo un mutuo) e mi sono comprato tre vele Naish, spinto da questa motivazione... sono troppe belle! A parte gli scherzi... le ho prese di tre colori diversi: gialla/nera la 5,3 (la Naish tradizionale), “rasta” la 4,7 (troppo figa!) e celeste/bianca la 4,2 (elegante e “sciccosa”). Se da una parte penso di essermi svenato per questa “operazione”, dall’altra, dopo averle provate per bene tutte e tre, sono sicuro di aver vinto un terno al lotto! Tanto per cominciare le nuove Force R1 sono potenti, ma non sono paragonabili alla Force di una volta: garantiscono il solito spunto, ma sono più vicine alle mie amate Session da pischello di quanto si possa sospettare. Certo ora peso un po’ di più ed ho bisogno di più potenza, ma la 4,7 si è rivelata quasi “fine” in surfata e nella gestione della spinta. Punto 2... gia srotolando la 4,7 si capisce che il livello qualitativo dei materiali e la cura nei dettagli rendono la vela un best seller ed il fatto di avere la finestra in monofilm tramato... beh me l’ha fatta amare immediatamente perchè sono convinto che mi durerà tranquillamente almeno due anni (... crash test sul molo di Imperia a parte!). Ma toccandosi le balls... nonostante la leggerezza di questa vela rimanga estrema, a livello robustezza la Force è un passo avanti, tanto avanti che per rimanere in casa Naish, non sembra neanche sorella della “delicatina” Vibe provata il numero scorso. Punto 3... in casa Naish, dove per certi versi sono troppo “innovativi” (vedi Chopper...), per altri sono un po’ “sordi” alle indicazioni del mercato, si è finalmente deciso di “accorciare” le misure dell’albero e la conseguenza è stata, con la 5,3 a 423 cm di mats, che bastano, ad essere pignoli, due alberi, 370/17 e 400/19 per armare alla perfezione tutto il canonico set. Punto 4... tutte le tre Force R1 si armano in un secondo alla perfezione con i miei alberi: non c’è bisogno di mast “dedicati” per ottenere una vela dal profilo bello pieno nella zona inferiore. Le regolazioni da fare sono semplicissime... c’è poco vento o è rafficato da far schifo?! Lasciate la bugna meno tirata. C’è tanto vento?! Tirate un pelo di più la bugna. C’è l’uragano?! Cazzate appena di più il caricabasso... Punto 5... finalmente ho di nuovo tra le mani una 4,7 che mi fornisce un’accelerazione decisa e allo stesso tempo mi garantisce un controllo totale. Il confort in andatura anche sotto le raffiche più forti è ottimale: la vela scarica bene e tramuta tutta la potenza in velocità. Punto 6... spinta iniziale, potenza, controllo ed una “abilità” in surfata per i medio/pesanti, neutra e reattiva allo stesso tempo... insomma una vela fuori dal comune. Che dire... l’amico Max che aveva scritto questo ultimo commento per la Force 4,7 di qualche tempo fa, ci aveva visto giusto! Aggiungo una considerazione personale... da quando ho queste Force, “soffro” veramente tanto quando, per ragioni legate ai test del vostro caro vecchio Wind News... devo usare altre vele! Ho detto tutto?! Penso di si...

NAISH SAILS 2014


704 € look, costruzione, leggerezza, potenza, partenza in planata, accelerazione, reattività in surfata, neutralità prezzo

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

+ -

WAVE SAILS (4,2/5,3)

NAISH Force 5,0 “R1 50Y SE”

4,2/4,5/4,7/5,0/5,3 414 cm 165 cm Naish RDM 90 400/19 carbon rdm 400/19 5 + 3 mini battens vario

rider bac - test bac/smink/panda - andora - marzo ‘014 - photo © smink/nikon

Che cosa potrei aggiungere al test della Force R1 4,7, apparso su WN di dicembre/gennaio 2014 dopo aver provato, in questa occasione, la stessa vela nella sfiziosa edizione realizzata per festeggiare i 50 anni dello zio?! Potrei dirvi che oramai sia lui che io, classe 1963, di anni ne abbiamo uno in più sulla schiena, oppure, rimanendo seri, che... novità e tradizione che si fondono in una vela che per una volta ha messo d’accordo tutto il team. Inutile aggiungere altro, le vele sono identiche a parte il look... la SE dello zio è disponibile solo in 5 misure (4,2, 4,5, 4,7, 5,0 e 5,3) rispetto alle 9 della la Force R1 normale (3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7/6,2). L ’unico rammarico è che se avessi saputo che la la “50 year special edition” costava come le altre Force, almeno una delle mie tre misure, la 5,3 che ho nella versione più ”anonima” gialla e nera, (la 4,2 celestina e la 4,7 “rasta” non le cambierei mai... troppe belle!) avrebbe avuto questi colori! A dire il vero un po’ “impegnativi” da portare in giro, ma “ambitissimi” anche solo a vedere tutti i miei scudieri che si sono offerti di testare questa vela! Vi lascio ai loro commenti... Panda: «Qualche mese fa, smink mi ha preso da parte e mi ha detto... ti devo dire una cosa grave per te: Naish non fa più le Session! E’ stato un colpo durissimo... non avevo più certezze nel mio mondo surfistico. Perché il Guru dei Guri aveva deciso di farmi un torto del genere?! I mesi sono passati ed ho imparato a convivere con questa delusione. Ma quando meno te lo aspetti… un pomeriggio ad Andora, smink mi tira fuori dal Vito una sacca e dentro cosa c’era?! LEI! La VELA! La VELA per eccellenza: bellissima, coloratissima... NAISH FORCE R1 speciale edizione dei 50 anni della ZIO. L’ho “assaggiata” in condizioni farlocche, ma la sensazione è stata incredibilmente positiva. Come con le Session non ho mai avuto la sensazioni di strappi tra una raffica e l’altra. Tirano di più, ma mai con brutalità, anche un “piccolino” come me riesce a gestire benissimo queste splendide vele....» Bac: «La vela che celebra i primi fantastici 50 anni dello zio è una wave a 5 stecche classica, aspect ratio equilibrato con lunghezza di tasca moderata e boma proporzionato che si presenta fabbricata con materiali belli robusti ed una cura del dettaglio costruttivo veramente eccellente. Nonostante i rinforzi non siano stati risparmiati, il peso è molto ridotto. L’aspetto estetico complessivo è francamente tra i più convincenti, originale ed elegante: personalmente credo sia la vela più bella oggi presente sul mercato. Iniziamo la prova con un vento leggero e rafficato; la potenza è buona e consente al freewave che stiamo usando per il test di partire in planata con poche leggere pompate. Buona l’accelerazione e come già nelle precedenti versioni della Force, la spinta è abbastanza centrale tra le mani, molto più delle 5 stecche tradizionali. Il feeling è quindi un poco più vicino a quello delle 4 stecche, anche se al contrario di queste, la vela è più rigida e meno elastica. Con il rinforzare del vento, si apprezza l’ottima stabilità del profilo e la buona capacità di scaricare pressione della balumina: la R1 è ben più “addomesticata” delle Force delle prime versioni, perde solo qualcosina in potenza ma in compenso ha una docilità e neutralità difficile da ritrovare anche sulle migliori wave 4 stecche in circolazione, risultando per nulla stancante anche dopo una lunga navigazione con vento forte o rafficato. In surfata e nei salti bisogna ricordarsi che va portata nel modo tradizionale e che aprire la mano della vela non depotenzia la vela come sulle 3/4 stecche. La conduzione è molto naturale e consente di concentrarsi completamente sulle manovre e sulle onde. In sintesi: vela classica, rappresenta l’apice dell’evoluzione delle 5 stecche, costruzione e materiali al top, facilità di utilizzo e insieme prestazioni d’eccellenza. Appena un pizzico in meno di pepe rispetto alle four batten di ultima generazione, ma del resto stiamo parlando di un vero e proprio strumento per lavorare le onde e quindi i fronzoli non servono. Parola di zio Robby!».

NAISH SAILS 2014


659 Manovrabile e neutrale, equilibrata, range di utilizzo, estremamente leggera prezzo, costruzione leggerina

+ -

FREESYTYLE SAILS (4,0/5,7)

NAISH SAILS Vibe 5,0

mis. disp. : 4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,5/5,7 mis. albero : 420 cm mis. boma : 162 cm mast ideale: Naish RDM 90 400/19 mast comp.: carbon rdm 400/19 stecche : 5 + 2 mini battens top : vario

rider and test smink - viana cabedelo - agosto ‘013 - photo © silvia

Che la mission di dover sostituire nel cuore dei tanti aficionados la "scomparsa" della Session non fosse cosa facile, alla Naish lo sapevano bene. Poi però fin dall’inizio, il lancio della nuova Vibe è stato circondata da una certa confusione e... la “mission quasi impossible” è diventata ancora più difficile. Premesso che in acqua non fa rimpiangere, come vedremo la gloriosa vela che sostituisce... la Vibe è stata dapprima lanciata in solo quattro misure dalla 4,0 alla 5,5 di mezzo metro in mezzo metro (facendo storcere il naso ai puristi dei set wave a base di 3,7, 4,2, 4, 7 e 5,3....) per poi, in un secondo tempo, essere "rettificata" in tutte le canoniche otto misure dalla 3,7 a salire fino alla 5,7. Nata come vela "all-around wave-bump and jump", la nuova arrivata si “accomoda” così a fianco della rinnovata e bellissima Force 2014 ( che vi premetto, avendola già provata, che ha tutte le carte in regola per essere uno dei best seller della stagione....) come una vela tutto fare, meno radicale della sorella, ma fosse più duttile per un uso bump and jump. Sul meno radicale della Force, che a livello costruttivo sembra a prova di bomba, incide moltissimo anche la costruzione della Vibe, che appare invece veramente leggerina nell’ampia porzione della base e della finestra tutta in monofilm, supportata dai soli due Radial Kevlar Airframe che partono dalla bugna verso la parte alta della vela. Strana scelta per una vela destinata a surfisti che vogliono un "motore" per fare tutto, ma soprattutto avvicinarsi alle onde... e quindi normalmente più soggetti a prendere delle sonore frullate! Ancora più strana tenendo conto che invece nella parte alta della vela abbonda il nuovo materiale X-166 Leech Dacron Body Panels che sembra realizzato per durare nel tempo. Per il look vale il discorso fatto per la Gaastra IQ... può piacere o non piacere, ma dal vivo in acqua, le nuove Naish, vi assicuro che non passano certo inosservate. Armata in un attimo con il fido Python 400/19, (420 di albero) la Vibe 5,0 non necessita di particolari tensioni per raggiungere immediatamente un trim ottimale. Come per la vela che l'ha preceduta nei cuori degli amanti del marchio Naish, la prima sensazione in acqua è spettacolare... un' estrema leggerezza ed una grande reattività! Non sto farvi il solito discorso in cui vi racconto che è una vela che ti dimentichi di averla, ma... è proprio così! Morbida il giusto, potente e allo stesso tempo in grado di districarsi al meglio nelle condizioni più disparate o sotto l'azione delle raffiche più forti. In surfata si fa amare per la sua neutralità... insomma tale e quale alla cara vecchia Session... ed in effetti riguardando le foto in azione delle Vibe accanto alla "vecchie" Session del Panda, si avverte subito che lo shape non ha subito profondi stravolgimenti! Grossi stravolgimenti che non hanno interessato neppure il prezzo che rimane, come per la Session 2013 provata a giugno, bello... salato.

NAISH SAILS 2014


761 € Controllo, manovrabilità, neutralità, reattività, surfata in condizione side shore, morbida e precisa prezzo, potenza con il vento rafficato, costruzione parte alta leggerina

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

+ -

WAVE SAILS (3,2/5,4)

NEIL PRYDE The Fly 4,2

3,2/3,6/3,9/4,2/4,5/4,8/5,1/5,4 376 cm 154 cm NP FX 100 rdm 370/17 carbon rdm 370/17 4 + 2 mini battens fisso

rider and test lucativity - la coudouliere (france) - marzo ‘014 - photo © vittoria/nikon

Pensavo che il test di questa vela dovessi affidarlo a qualche mio amico che, andando in vacanza in paesi esotici, aveva più possibilità di me di metterla in mare. Invece dopo aver controllato l'ennesima previsione a La Coudoù, siamo partiti con la convinzione che questa fosse "a vorta bbona"! E così è stato, vento intorno ai 28 nodi e un metro abbondante di onda, ma al mattino soltanto dieci gradi di temperatura, un po’ pochini per questo periodo... Quindi srotoliamo in spiaggia la Neil Pryde 2014 The Fly 4,2 ancora con cartellini e adesivi di "warning" attaccati al monofilm e analizzando la costruzione si conferma la filosofia già adottata sulla Combat, molto rinforzata nella base inferiore e generalmente in tutta la zona sotto il boma. Ferzo radiale rinforzato nella zona del caricabasso e protezioni molto accentuate sul bordame inferiore, caricabasso, penna e bugna. Monofilm leggero e tramato appena quel che serve in tutta la zona superiore, finestra in monofilm che nella versione "The Fly HD" diventa tramato. Una piccola mancanza che noto è l'assenza di un particolare che ormai tutte le velerie hanno adottato e cioè la costruzione della tasca d'albero che agevoli l'inserimento dell'albero quando si sta armando la vela. Non è un difetto in sè, ma con quello che costa direi che una cucitura dedicata a questo scopo sia quasi d'obbligo. In mare sono riuscito ad usare la vela con due trimmaggi diversi a causa delle condizioni “mutevoli”: sia sottoinvelato e sia con il suo vento ideale. Sottoinvelato la vela risulta abbastanza potente, un po’ meno rispetto alla Combat, ed è giusto così, ma molto stabile, forse con uno spostamento del centro velico un po’ troppo verso la tasca d'albero. Questa deduzione sarebbe da rivalutare perchè il vento alla Coudou non è mai pulitissimo e ogni tanto dà quell'effetto catapulta ad ogni rig. Nei buchi di vento la vela soffre un minimo di più rispetto ad altre vele di pari stecche, d'altronde diciamo che è nata per un vento costante e side shore. Finalmente il vento rinforza di un po’ di nodi e si stabilizza così devo trimmarla cazzandola quel minino per essere utilizzata con l'intensità perfetta del vento. La The Fly è stabile e non tira mai molto sulle braccia, nonostante in mare qualcuno stia usando anche le 3,7. Morbida e precisa permette di concentrarsi in tutto quello che si deve fare in una bella giornata di vento forte e onde, senza distrarsi per strattoni improvvisi della vela magari proprio su una bella paretina. Ho provveduto a fare un check post uscita a causa delle frullate che in queste condizioni non mancano mai. La costruzione, leggerina della vela nella parte superiore mi faceva temere qualche segno o danno, ma per questa volta nessuna sorpresa e il test qualità direi che è stato passato abbondantemente. Le conclusioni sono quasi scontate per questa The Fly 2014, il trend molto alto che Neil Pryde impone sempre nei suoi prodotti è stato confermato e l'acquisto di questa vela non lascia sicuramente delusi. Chi ne soffre sicuramente sarà il portafoglio che alleggerito di ben 761 euro per questa misura, lo vedremo con qualche lacrimuccia nei suoi scomparti ormai vuoti!

NEIL PRYDE SAILS 2014 Wind News APR/MAG 2013

pag. 41


813 € polivalenza ed efficacia, rapporto potenza/neutralità ottimale, dotazione di serie, trim semplice prezzo, costruzione parte alta leggerina

+ -

WAVE SAILS (3,7/5,6)

NEIL PRYDE Combat 4,7

mis. disp. : 3,7/4,0/4,2/4,5/5,0/5,3/5,6 mis. albero : 401 cm mis. boma : 160 cm mast ideale: Pryde FX 100 rdm 370/16 mast comp.: carbon rdm 370/17 - 400/19 stecche : 4 + 2 mini battens top : fixed

rider and test lucactivity - albenga (sv) - gennaio ‘014 - photo © vittoria/nikon

Quest'anno "VittoriaNikon" versione Babbo Natale ha deciso di stracciare le mie letterine e fare di testa sua, con un regalo pazzesco: un grosso pacco rosso con fiocchetto che conteneva niente popodimeno che due Neil Pryde, una Combat 4,7 e una The Fly 4.2! Approfitto subito per ringraziarla per l'ennesima volta, anche perchè deve aver venduto qualche organo per acquistare le due “perle”! Ammiriamo la prima... come tradizione, Neil Pryde sceglie un look essenziale, efficace ed estremamente pulito. Srotolando la Combat impressiona un po’ il "rumore"... la parte sopra il boma utilizza un monofilm estremamente sottile e nonostante sia tramato, non posso fare a meno di pensare alla fine che potrebbe fare in un frullone ben eseguito, manovra che mi riesce abbastanza bene! Con un monofilm così deve essere perlomeno superleggera, ma la bilancia ferma l’ago a 3,3 kg, come la maggior parte della altre vele wave in circolazione. Continuo nell'analisi restando stupito dalla costruzione nella parte inferiore al boma: monofilm "tramato radiale" molto spesso, con doppia protezione di tessuto sulle cuciture verso il bordame inferiore. Una rastrematura "a coda di topo" molto spessa a protezione da antisdruccioli e arrovellamenti vari in tinta con la protezione del caricabasso. Il tutto in materiale similgommoso molto apprezzato perchè ha sostituito l'ormai superato "bifoderato" derivato dalle mute. Carrucole di tensione uguali alle vele da slalom, belle grandi per una migliore scorrevolezza e quindi precisione durante il trimmaggio. In mare la 4,7 risulta molto stabile, l'ho armata con un 370/17, ma le misure consentono di utilizzarla anche con un 400/19 e questa prerogativa mi è piaciuta molto perchè in base alle condizioni si può avere la stessa vela, ma con caratteristiche differenti. La prima sensazione differente dalle altre vele è l'accelerazione. Nonostante abbia sempre usato un quad sugli 85 litri, pieno di pinne che “frenano” ben bene, la Combat entra in planata con una spinta eccezionale e sempre con un tiro costante, senza mai scomporsi. La stabilità assomiglia molto a una vela da slalom, anche sotto raffica e armata un po’ più grassa non perde mai il profilo, rimanendo sempre bilanciata senza dover fare correzioni di assetto. Nei salti tipo forward si sente tantissimo la leggerezza della penna durante la prima fase della rotazione e durante l'atterraggio la spinta della vela non influisce molto sul carico delle braccia. Potente quando deve esserlo, la Combat alla prova di surfata rimane neutra e si rivela subito una compagna di giochi ottimale. Tirando le somme la vela mi è piaciuta molto, bella esteticamente e tecnicamente... le due perplessità che mi frenano a promuoverla con lode sono legate in primis al prezzo veramente alto (anche se non dovrei saperlo perchè è un regalo!) in secondo al monofilm molto leggero della parte alta della vela che ho idea che "invecchierà" più velocemente del solito, sempre che non ci si finisca dentro con una catapulta sempre possibile, terminandola definitivamente prima del tempo!

NEIL PRYDE SAILS 2014


RRD SAILS 2014


669 € leggera, manovrabile, neutrale, potenza/polivalenza, fine in surfata, costruzione solida misure stampate in base errate

mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :

+ -

WAVE SAILS (3,4/5,9)

SIMMER BlackTip 4,7

3,4/3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,6/5,9 394 cm 163 cm Simmer RDM 10 RDM 8 370/17 carbon rdm 370/17 4 + 2 mini battens fisso

rider corrado - test corrado/smink - secret gennaio ‘014 - photo © rosy

Come già nel caso del Quantum 85, grazie alla vacanza a Sal e alla disponibilità dell’amico Corrado abbiamo potuto “toccare con mano” la nuova Blacktip 4,7 2014, la vela wave a quattro stecche della linea Simmer, espressamente indicata per essere abbinata a tavole wave multifin. La Blacktip, come tutte le moderne vele a 4 e 3 stecche, fa della leggerezza uno dei suo cavalli di battaglia ed esibisce uno shape compatto, reso più stabile dall’adozione dei due stretch control in Kevlar. I pannelli 2 MIL Q-PLAY in penna e a metà della vela “donano” la giusta leggerezza e soprattutto quella tipica sensazione di morbidezza alla Black Tip. Per aumentare la robustezza nella zona del boma sono stati utilizzati pannelli 5 MIL X-ply per avere resistenza nelle inevitabili frullate. Tenuto che tre belle Blacktip 2014 sono state tra l’altro anche l’opzione del nostro “collabo” Fed, che sta preparando un test semiserio incentrato sul passaggio dalle 5 stecche appunto alle 4 stecche, nel frattempo abbiamo potuto verificare che la 4,7, senza dare troppo occhio alle misure stampate sulla vela, come spesso accade “ciccate”, si arma facilmente, grazie anche al giro d’albero generoso, con qualunque albero rdm 370/17 purchè recente e con una buona percentuale di carbonio (da 75% a salire) che permette di esaltare le doti della vela. A Sal il nostro amico Corrado, per andare sul sicuro, ha utilizzato il binonio Simmer ottimale per la Blacktip e cioè un mast Rdm 8 370/17 ed un boma Blackline 140/190 100% carbon diametro ridotto 26. A questo punto non ci rimane che lasciarvi alle sue impressioni, sicuramente più “complete” delle nostre, visto che ha avuto la possibilità di testare sia la Blacktip sia il Quantum 85 anche nelle sue uscite autunnali nel ponente ligure e in Francia: «È la prima volta che mi “cimento” in un test del genere, anche se queste alla fine non sono altro che le mie prime impressioni in acqua in condizioni completamente diverse da quelle in cui esco normalmente. A Sal si surfa infatti in modo completamente diverso che a casa: le onde non sono generate dal vento, ma dallo swell, mentre la direzione del vento anzichè essere on/sideon è side/sideoff! Ci vuole un minino di adattamento a questo modo di surfare, ma sin dalla prima uscita, facile a Rife, la Blacktip ha confermato di essere super leggera e mi ha garantito quel feeling diretto che avevo già apprezzato in acque “nostrane”. La sensazione è che la Blacktip possa essere la risposta giusta anche in questa situazione: grazie alle sue doti di portanza e ad un centro velico leggermente più basso del solito, la vela che mi ha permesso, anche a Secret dove il vento è decisamente leggero e le onde più grandi e potenti, di passare con relativa facilità i frangenti. In surfata è neutra e si rivela capace di depotenziarsi nei cut back che tra queste onde, non permettono di sbagliare, pena macinamenti distruttivi! Alla fine posso tranquillamente dire che di onde così grandi non ne avevo mai “navigato” prima e la Blacktip si è rivelata all’altezza... sia delle onde che della situazione!» Tenuto conto che Corrado è un peso leggero (65 kg con la muta) ed ha potuto apprezzare le doti della Blacktip 4,7 con il vento forte nelle uscite nostrane, condizione in cui non ha mostrato nessuna lacuna evidente, la Simmer Blacktip esce da questa sorta free test “light wind, big waves” come un’ottima e robusta vela wave compatta, manovrabile, leggera, morbida, ma dotata di una potenza e di un particolare on/off in grado di renderla adatta alle tavole multifin, anche in condizioni particolarmente impegnative.

SIMMER SAILS 2014


439 € qualita/prezzo, versatilità, leggera sulle braccia e in surfata, bilanciata finestra in monofilm, poca potenza

+ -

WAVE SAILS (3,3/5,4) VANDAL SAILS Enemy 4,7

mis. disp. : 3,3/3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7/6,2 mis. albero : 410 cm mis. boma : 163 cm mast ideale: Gaastra 100 RDM 400/19 mast comp.: carbon rdm 400/19 stecche : 5 + 2 mini battens top : fixed

rider bac - test smink - andora (sv) - novembre ‘013 - photo © smink

Vandal offre anche per il 2014 due linee di vele wave: l’Enemy, la wave radicale con uno shape più “tradizionale” a cinque stecche destinata un po’ tutte le condizioni che si possono incontrare andando per onde e la Riot, la vela wave/freewave compatta a 4 stecche, “mirata” per le moderne tavole multi fins, vela che quel tanardo del vostro caporedattore è riuscito a testare, sempre in questo numero, in una delle due uniche misure (5.2 e 5.6) a 5 stecche. Abbandonato l’originalissimo look con i disegni dei “vandali graffitari” che la distingueva nello scorso biennio, la Enemy si presenta all’appuntamento con la stagione 2014, con una veste più sobria, tutto sommato forse fin troppo con due soli abbinamenti di colore su base gialla! Ma se questa scelta è una delle ragioni del prezzo abbordabile di questo prodotto... alla fine ben venga: i look passano di moda, una buona vela resta! La costruzione come per la sorella Riot è di buona qualità... non ci piace troppo la finestra in monofilm non tramato, ma questa “abitudine” sembra aver preso piede in quasi tutte le velerie e se si vuole proprio una vela a prova di bomba si può pensare, come per la Manic in casa Gaastra, alla versione HD con finestra in X-Ply che costa, udite, udite... solo dieci euro in più della base (449 euro per la 4,7). Per il resto i rinforzi in X-Ply nei punti chiave ci sono tutti cossicome una certa qualità costruttiva, caratteristiche che però non vanno a scapito di una vela che si presenta sulla bilancia, bella leggera. Disponibile in ben dieci misure dalla 3,3 alla 6,2, la Enemy viene catalogata dalla veleria come una power wave... cosa che ci ha un attimo lasciati interdetti. In effetti armata facilmente con il Reptile Python 400/19, l’Enemy 4,7 esibisce uno shape tutto sommato classico confermato anche dalle misure (410 cm di albero per 163 cm di boma), ma lascia intuire sin da subito di non essere una vela troppo potente. Cosa confermata in acqua... a differenza della sorella Riot, ci troviamo tra le mani una vela certamente versatile, ma che non può essere paragonata a vele realmente potenti come ad esempio la Force di Naish. La Enemy è infatti una vela che non ecelle per la sua spinta in condizioni di vento leggero e rafficato, ma che diventa quasi “fine” nelle sue prestazioni quando il gioco si fa duro: è allora che cala tutte e sue carte. La Enemy diventa sotto raffica leggera sulle braccia esibendo quel “famoso feeling morbido” che mi aveva fatto amare le vele di questo tipo: stabilità, controllo, manegevolezza e reattività a piene mani quando arriva il ventone! In condizioni soprainvelate si surfa con una sensazione di controllo totale e la Enemy in surfata ed in condizioni difficili regala la sensazione di essere più “piccola” tra le mani: una vela sincera nelle prestazioni che permette di togliere o mettere potenza quando è necessario, aprendo o chiudendo il braccio posteriore. Non proprio una vela potente da vento leggero per suristi pesanti (anche se giocando con la regolazione di bugna si può avere un po’ più di spunto...), ma una wave leggera, maneggevole e reattiva proposta ad un prezzo super interessante.

VANDAL SAILS 2014

Wind News DIC/GEN 2014

pag. 35


419 € qualita/prezzo, duttilità, efficace in surfata, bilanciata, leggera sulle braccia ampia finestra in monofilm

+ -

FREEWAVE SAILS (4,0/5,7) VANDAL SAILS Riot 5,2

mis. disp. : 3,6/4,0/4,4/4,8/5,2/5,6 mis. albero : 413 cm mis. boma : 169 cm mast ideale: Gaastra 100 RDM 400/19 mast comp.: carbon rdm 400/19 stecche : 4/5 + 2 mini battens top : fisso

rider and test smink - andora (sv) - novembre ‘013 - photo © max

Quando ho “ordinato” le due Vandal per i test, ho scelto la misura 4,7 per la Enemy, la vela wave radicale a cinque stecche e la 5,2 per la Riot, la vela freewave compatta a 4 stecche... peccato solo però che la Riot nelle misure 5,2 e 5,6 si avvalga di uno shape a... 5 stecche, mentre nelle quattro misure piccole 3.6, 4.0, 4.4, e 4.8 mantenga le caratteristiche 4 stecche! Tanardo sono e tanardo resto, ma, dopo avere provato nell’ultimo periodo diverse vele a 4 stecche come la Blow 5,2, la Chopper L, la Idol 5,3, la Pure 5,4 ecc... pensavo scegliendo una misura simile, di avere un termine di paragone più ampio su questo tipo di vele, che, ad essere sincero, mi “confondono” un po’ le idee. In effetti a seconda di che condizione si incontra ci si può innamorare perdutamente di queste “four battens” oppure non riuscire... neppure a planare! Non è il caso di questa Riot 5,2 che nonostante o forse grazie alle sue cinque stecche si è rivelata una vera sorpresa in fatto di duttilità. Leggera al punto giusto, anche se un monofilm tramato non ci starebbe male nell’ampia finestra, proposta ad un prezzo che va fare quasi concorrenza a Gun Sails (cosa che me l’ha fatto subito apprezzare!), la Riot si presenta tutto sommato molto bene. Certo è sparito quel bel look originale dello scorso biennio che faceva tanto “graffitaro”, per lasciare spazio ad una colorazione molto “crucca” nei due abbinamenti disponibili, che lascia capire come le Vandal continuino ad essere sviluppate in modo molto “legato” a Gaastra. La qualità costruttiva è però alta: la vela, a parte il discorso finestra dove comunque il monofilm è bello spesso, è assai curata con diversi rinforzi in X-Ply nei punti più soggetti a stress. Lo shape, anche a 5 stecche, appare bello compatto con i suoi 413 cm di albero per 169 cm di boma. Tenuto conto che Vandal è molto legata a Gaastra, qualche dubbio l’avevo invece sull’abbinamento dell’albero, “scottato” dall’esperienza nel test della IQ 4,7 dello scorso numero che non aveva gradito il mio fido Reptile 370/17 (cosa che ho scoperto dovuta alla “vecchiaia” del mio alberello: 5 anni fa gli alberi era evidentemente leggermente più rigidi!). L’IQ 4,7 (albero ideale 370 Gaastra) sembrava invece andare d’accordissimo con il mio più “giovane” Python 400/19, cosa che ha fatto anche la Riot 5,2. In acqua ha subito regalato un fior fior di... feeling apparendo leggerissima sulle braccia e perfettamente bilanciata. Quello che non ti aspetteresti da una vela che sembra molto più piccola tra le mani di una 5,2 tradizionale è la potenza che riesce ad erogare e che permette di partire in planata facilmente anche in condizioni poco ventilate! Altro aspetto interessante è che non c’è il retro della medaglia... aumenta il vento?! E la Riot continua a fare pienamente il suo dovere: rimane facile da controllare e permette di dosare la potenza nei bottom aprendo o chiudendo il boma con il braccio dietro. Una gran bella vela, potente quando lo deve essere e neutra in surfata, che permette di giocare tra le onde e di prestare l’attenzione solo a quello che si vuol far fare alla tavola... se è un po’ che leggete Wind News, saprete che questa “dote” fa parte del bagaglio delle migliore vele wave in commercio!

VANDAL SAILS 2014


rider: fede piccinaglia - test by smink/panda - photos © smink

Cosmo 8’5

1766 RRD COSMO SUP PRO 8’5” Size: 8’5”x32”x4½” (256x81x11.6 cm) volume 134 l Fins: Quad Set “S+M” Smoke polyester set Costruzione: EPS/Custom made FULL CARBON Deck and Bottom with PVC deck. Matt Hi speed pro finish Anche la nostra consueta rubrichetta estiva Sup News, questo numero se n’è andata a farsi benedire per fare spazio agli ultimi “echi agonistici” legati al windsurf, ma visto che i test erano belli che pronti, facciamo buon viso a cattivo gioco e beccateveli lo stesso. Il primo dei nuovi sup da onda finito sotto i nostri piedi questa volta è l’RRD Cosmo 8’5” e possiamo tranquillamente dire che il migliore sup da onda della factory di Grosseto che ci sia “toccato” testare. Sviluppato da Antoine Albeau per supportare adeguatamente i suoi 100 chili di peso, il Cosmo Pro 8’5” (che ha anche un fratello più piccolo da 8’0”) è bello stabile: nettamente più stabile del mio fido compagno di “suppata”, il leggerissimo l’NSP Coco 9’2” che è infatti largo solo 29 1/2'' e dispone di solo 126 litri di volume contro il 32” di larghezza e i 134 litri del Cosmo 8’5”. Cosmo, la cui difficoltà più evidente per chi comincia a masticare onde sul serio è rappresentata unicamente dall’assetto quad di cui viene offerta Mi spiego meglio: se il Cosmo 8’5” in assetto quad lo usa l’amico Fede... beh nessun problema, lui fa sup da onda seriamente da una vita e appena presa la tavola, alla prima onda, si è sparato almeno 4 bottom e ha ten-

tato un aerial, visto anche il peso relativamente contenuto di questo sup. Se il Cosmo 8’5” invece lo usiamo noi, Panda ed io per intenderci, troviamo qualche difficoltà in partenza perchè la tavola è troppo reattiva alla pagaiata e tende a... slashare come un quad nel windsurf quando si preme troppo con il piede. Questione di prenderci la mano, ma la cosa più rapida è stata dotare il Cosmo del più tradizionale assetto thruster (cosa permessa dalla 5 scasse presenti sulla tavola). Allora tutto viene più facile ed intuitivo... anzi... ohohohohoh... come direbbe Babbo Natale… che giocattolino! Anche in condizioni pessime, con corrente, vento attivo, onda disordinata e chi più ne ha più ne metta... con l’assetto a tre pinne è risultata più facile di quanto si potesse immaginare. A vederla non si direbbe, ce la immaginavamo impegnativa per le nostre capacità soprattutto in fase di partenza ed invece è risultata molto stabile, duttile e per niente difficile. Sull’onda poi è uno spettacolo, facile da far girare e velocissima appena si indietreggia sull’appoggio posteriore. In una sola parola: bella! Credo che con l’assetto a 4 pinne ci voglia ben più esperienza e bravura della nostra per spremere al meglio tutte le sue potenzialità, ma per quanto ci riguarda, a parte il prezzo esorbitante (esiste però la versione Cosmo Classic più pesante e robusta che costa meno 1300 euro )... Cosmo 8’5” promosso a pieni voti!

SUP RRD 2014


” Kulto 8’10

1349

MOKI KULTO 8’10” Size: 8’10”x30″x4½” - volume 135 l Fins: Thruster Super light bamboo epoxy (US box) 6.7” + single foil solid glass 4.7” Costruzione: Super light EPS foam (16 kgm3) /resin epoxy/bamboo + reinforcement in the foot zone... L’amico di antica data, Nut, responsabile del marchio Moki, me lo aveva detto: «... non conoscendo la tua “abilità” (?) tra le onde, in attesa che arrivino le nuove tavole, ti mando da provare un Kulto 8’10” che andiamo sul sicuro... vedrai che ti piacerà!» E in effetti siamo andati sul sicuro... con i suoi 135 litri di volume, la sua larghezza non eccessiva compensata però da una prua voluminosa ed arrotondata che aiuta tantissimo la fase di partenza ed evita le fastidiose ingavonate per eccesso di foga... il Kulto 8’10” si è subito fatto ben volere da tutti quelli che l’hanno provato. Un sup wave senza compromessi così viene “battezzato” sul sito Moki, ma tutto sommato il Kulto 8’10” non è poi così estremo come la presentazione farebbe intuire. I rails sono si sottili e arrotondati per aggredire e mordere la parete, ma la buona distribuzione non va scapito di una certa stabilità anche con surfisti sui 75/80 kg. Il Kulto 8’10” sulla carta o meglio sul sito Moki, dovrebbe essere dotato di 5 scasse per esprimere al meglio la propria creatività, ma il nostro modello è arrivato dotato di solo tre scasse e al proposito ci è saltato subito agli occhi la posizione, diciamo particolare, delle due pinne laterali, leggermente avanzate rispetto il normale assetto delle tavole thruster,

ma questo in effetti non ha inciso sul pensiero positivo che questa tavola ci ha dato sull’onda. Le tre pinne in dotazione sono molto belle e di grande pregio come dovrebbe essere normale quando si acquista una tavola di un certo livello (fa strano stupirci di questa cosa, ma l’esperienza ci ha fatto capire che non è sempre così ovvio ). Provata in condizioni a dir poco splendide, con onde non molto grandi, ma liscie, liscie, il Kulto 8’10” appare molto facile da manovrare: permette delle belle surfate, morbide, sulla parete dell’onda grazie anche ai bordi sottili, arrotondati e leggermente più angolati sulla poppa. La cosa che impressiona però è la possibilità che ha questa tavola di cambiare marcia a seconda dell’abilità di chi la conduce. Può infatti essere relativamente semplice e rassicurante in surfata con la disposzione del volume che aiuta alquanto in fase di partenza anche con onde particolarmente molle oppure, se a condurla c’è qualcuno con un minino di abilità in più, può diventare veloce ed incisiva nei rapidi cambi di rail per provare cut back un po’ più radicali del solito. Se uso come termine di paragone il mio NSP Coco 9’2” (più leggero come peso), posso dire che il Kulto 8’10 è più duttile (i 10 litri di volume in più si fanno sentire), ma, allo stesso tempo, può diventare anche più radicale. Bel sup da onda caratterizzato da forma, disegno, costruzione, accessoristica di serie (dai pad alla pinne, alla valvolina di sfiato automatico...), per finire alle prestazioni... tutto di alto livello che però un po’ si paga visto che si “picchia” su più di 1300 euro.

SUP MOKI 2014


3,3 I 3,7 I 4,0 I 4,2 I 4,5 4,7 I 5,0 I 5,3 I 5,7 I 6,2

3,3 I 3,7 I 4,0 I 4,2 I 4,5 4,7 I 5,0 I 5,3 I 5,7 I 6,2

3,6 I 4,0 I 4,2 I 4,5 I 4,7 5,0 I 5,3 I 5,8

4,0 I 4,6 I 5,2 I 5,8 I 6,4 I 7,2

5,5 I 6,0 I 6,5 I 7,0 I 7,5

5,5 I 6,0 I 6,5 I 7,0 I 7,5 I 8,0 I 8,5

6,8 I 7,3 I 7,8 I 8,3 I 8,8



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