DNT n° 48/49/50 /2000 by Cilenti/Nickles The Traveller

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n° 48-49-50/2000

Editors: Domenico Cilenti email: nicocilenti@gmail.com/Joan Nickles email: joannickles@gmail.com

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TRAVEL LER

Straordinario successo in Australia per la “docusoap”

LA BAND AUSTRALIANA POPSTARS.

Da sinistra, Tiffany Wood, Sally Polihronas, Katie Underwood, Sophie Monk e Belinda Chapple, scelte per creare una versione nazionale delle Spice Girls. Popstars è nata da una gara televisiva cui hanno partecipato 2000 ragazze e ora attrae un’audience di 4 milioni di persone con uno show di 30 minuti in 13 puntate, che ha fatto del programma un successo senza precedenti.

Un nuovo programma televisivo ha incollato alla TV milioni di spettatori, per seguire in diretta le vicende delle aspiranti “Popstars”

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l programma televisivo più seguito dagli australiani è un misto di sex-appeal con il voyeurismo di un documentario verità. Quello che è iniziato come una competizione, si è trasformato nella storia di cinque belle ragazze che sono passate in un momento dall’anonimato alla celebrità. Tutta l’Australia è agganciata ad una “docusoap” televisiva chiamata Popstars. Il programma è nato da una competizione organizzata dai produttori, per selezionare la versione nazionale di una band sul modello delle Spice Girls britanniche. “Popstars ha fascino perché l’industria pop fa tendenza e lo show usa gli stessi espedienti della soap opera per tenere gli spettatori incollati al teleschermo”, dice Anne Dunn, esperto di comunicazione televisiva alla Charles Sturt

University, per spiegare lo straordinario successo del programma. Ogni domenica sera circa 4 milioni di persone si sintonizzano su Channel Seven per guardare il nuovo show, che dura 30 minuti. “In termini di documentario o dramma, questo programma emerge di gran lunga sugli altri. Senza considerare che, normalmente, questo tipo di spettacolo ci mette un anno per raccogliere audience”, dice Jason Wolbede di Channel Seven. “Popstars ha avuto un successo senza precedenti, che ha superato ogni aspettativa”. Il programma è stato ideato dalla compagnia di produzione Screentime con il sostegno della Warner Music e della Grant Thomas Management. Le giovani candidate hanno ricevuto la garanzia che sarebbero diventate immediatamente delle popstars con canzoni, musica, un contratto

d’incisione e un programma radiofonico. La storia, cominciata in febbraio, è partita con una folla di 2.000 ragazze in cerca di celebrità, che ballavano, cantavano e chiaccheravano durante le audizioni, con qualche lacrima e tanta euforia. Durante le prime quattro settimane, il loro numero è sceso a 10 finaliste, che svelavano i loro sogni e le loro speranze alle telecamere in candide confessioni. Alla fine, sono state scelte le cinque fortunate: Sally, Belinda, Kate, Sophie e Chantelle, ognuna proveniente da un diverso stato australiano e con un differente colore di capelli. Ma prima che la band potesse incidere il suo disco, è avvenuto il disastro. Tutto in diretta, naturalmente. Una delle cinque, Chantelle, ha lasciato improvvisamente il gruppo per “ragioni familiari e personali”. Il giorno dopo la scioc-

cante partenza, il mistero è stato rivelato. La rivista New Idea ha pubblicato la notizia secondo cui Chantelle è stata cacciata per aver rubato alle altre ragazze, anche se non ci sono state denunce a suo carico. È lei che se ne è andata, è stata cacciata, o era tutto parte di una messa in scena ben orchestrata per far salire l’audience ai massimi livelli? Chantelle, 20 anni, ha negato tutto, si è nascosta per qualche giorno e poi è saltata fuori per incidere il suo primo album con la band australiana The Rockmelons. La sua sostituta, Tiffany Wood, era estasiata per essere stata ripescata tra le finaliste. Dunn dice che tutte le ragazze hanno ricevuto sostegno dal pubblico. “Per gli australiani, dare una possibilità è parte della mentalità nazionale. Queste ragazze hanno grinta e la loro disponibilità a sopportare l’umiliazione pubbli-

ca ha messo tutti dalla loro parte”. Il singolo di debutto della band, “Poison”, ha avuto un riscontro positivo dal pubblico. Il singolo sarà disponibile solo dal 10 aprile, mentre l’album verrà lanciato il 1° maggio, in coincidenza con la fine della serie televisiva, che culminerà in un concerto dal vivo. Si sta parlando anche di un lancio internazionale per le Popstars. Mentre i vincitori dello show, compreso Channel Seven, non riescono a credere alla loro fortuna, alcuni dei perdenti stanno avendo la loro parte. Un canale televisivo concorrente ha raccolto le finaliste scartate per creare un nuovo gruppo chiamato le “Poptarts”, che cantano “cover” di canzoni famose. Altre delle ragazze rifiutate durante la selezione hanno formato un gruppo, “M-perfect” e stanno progettando di lanciare un loro album.

Sex-appeal a tutte le età Le distinte signore inglesi....si spogliano

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e gentildonne del britannico Women’s Institute, che hanno posato nude per un calendario, devono spogliarsi di nuovo - e questa volta per una pubblicità di un detersivo. Le loro immagini saranno attaccate sui cartelloni di tutto il paese per pubblicizzare il detersivo Surf e dare un impulso alle loro opere di beneficenza. La prossima fermata saranno gli Stati Uniti, per un “whistle-stop” giro dei talk show, prima che la loro storia diventi un film. Il Women’s Institute era sempre stato soprannominato “The Jam and Jerusalem Brigade” per la bravura delle signore nell’accostare i fiori, nel fare le torte e nel fare del bene. Le signore di mezza età di Rylstone e del Distretto WI hanno cambiato quell’immagine in un colpo solo, con un audace calendario per il 2000 dove le parti intime erano coperte da fiori e vasi da cucina. Le donne, di età compresa fra i 45 e i 60 anni, si sono spogliate in memoria di uno dei loro mariti. Prima che John Baker morisse, le donne

avevano detto per scherzo che avrebbero posato nude per un calendario per tirarlo su di morale. Hanno rispettato la promessa e con la vendita di 90.000 calendari hanno raccolto 300.000 sterline, devolute alla lotta contro la leucemia. Sebbene il calendario abbia dovuto confrontarsi con il simbolo della nudità femminile - il calendario Pirelli, sono arrivate richieste dall’Alaska, dal Canada, da Hong Kong e dall’Australia. Angela, la vedova del signor Baker, che appare nel calendario mentre sta suonando al piano l’inno “Jerusalem”, ha detto: “John sarebbe rimasto assolutamente meravigliato da tutto questo, ma ne sarebbe stato molto orgoglioso”. Le signore hanno ricevuto diverse offerte da Hollywood, con Meg Ryan e Julia Roberts a girare attorno come improbabili stelle di un film sulle britanniche signore per bene. Ma le donne vogliono essere impersonate da comuni signore nude. Le gentildonne sono state sommerse di of-

ferte per spogliarsi ancora, ma hanno resistito a tutte le tentazioni fino a quando l’anglo tedesca Unilever le ha persuase a pubblicizzare il detersivo in polvere Surf, con una foto nuda che è la parodia delle super modelle che hanno lanciato la campagna contro le pellicce. Le donne si sono spogliate di nascosto, senza dir nulla ai loro mariti e senza sentire la necessità di un tonificante bicchiere di vino rosso mentre si impegnavano nel loro spogliarello. E il servizio servirà ancora ad aiutare la ricerca sulla leucemia. “È stato eccitante - ha detto Tricia Stewart. C’erano solo donne ed è stato un gran giorno. Quando abbiamo fatto il calendario c’era un po’ di timore ed imbarazzo, ma questa volta no”. Tre signore ora sono in USA per lanciare il calendario con apparizioni nelle librerie e nel talk show televisivi. “È incredibile”, dice ancora la Stewart, ancora sbalordita dall’essere passata da un villaggio in una contea del nord dell’Inghilterra al circuito delle celebrità internazionali.

Un calendario e una foto pubblicitaria per un detersivo per raccogliere fondi per la lotta alla leucemia, ma la storia diventerà anche un film

SIGNORE INGLESI DI MEZZA ETÀ POSANO NUDE PER PROMUOVERE UN DETERSIVO. La pubblicità è la parodia di Naomi Campbell e delle altre topmodel

che hanno lanciato la campagna contro le pellicce, dieci anni fa.


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Sorprese dai campionati del mondo di pattinaggio 1 La Russia ha conservato il suo dominio dei campionati del mondo di pattinaggio, vincendo la metà delle medaglie d’oro. Ma è stata dura come sempre sulla riviera francese. “Io credo che la gente guardi il pattinaggio perchè non sai mai quello che sta per accadere”, dice il canadese Elvis Stojko, che ha contribuito con una piccola sorpresa, vincendo la medaglia d’argento per gli uomini. La vittoria nella finale femminile è andata all’americana Michelle Kwan. Quest’anno, lo spettacolo sul ghiaccio è stato eclissato da eventi accaduti fuori della pista. Poco prima che gli atleti cominciassero ad esibirsi al Palais des Expositions, il campionato è stato segnato dal primo test anti-doping risultato positivo nella categoria senior. Due giorni dopo, il pattinatore francese Stephane Bernadis è stato accoltellato ad un braccio da un aggressore, davanti alla porta della sua camera d’albergo. Il giorno successivo Bernadis e la sua partner, Sarah Abitbol, hanno vinto la medaglia di bronzo, ricevendo applausi per l’eroismo dell’atleta ferito e ricordando la saga di Tonya Harding e Nancy Kerrigan. Anche se la coppia francese ha accettato la medaglia, la loro brillante performance è stata insidiata dalle voci secondo cui Bernadis non aveva nessuna ferita, o se l’era procurata da solo per guadagnare attenzione e simpatia. Per smentire le voci, Bernadis si è strappato la fasciatura, mostrando alle telecamere televisive una ferita di 20 cm. Il campionato si è aperto con una nota controversa: i campioni attuali Elena Berezhnaya e il suo partner, Anton Sikharulidze, si sono ritirati dalla gara dopo aver appreso che Elena era risultata positiva ad una sostanza stimolante proibita ai campionati europei. “L’unica pillola speciale che ho dato loro è stata la preparazione e l’abilità artistica”, ha dichiarato il loro coach Tamara Moskvina. Berezhnaya ora rischia la possibile sospensione per tre mesi e la perdita del titolo europeo. I compatrioti Maria Petrova e Alexei Tikhonov si sono fatti avanti per rivendicare il titolo della coppia russa. Alexei Yagudin ha eseguito la sua difficile performance per vincere il titolo di campione del mondo per la terza volta consecutiva, dando alla Russia la possibilità di ripetere la medaglia d’oro dello scorso anno in Finlandia. Ma la Russia, che nella danza su ghiaccio ha dominato più di ogni altro paese, non è riuscita a raggiungere il podio per la prima volta in 32 anni. Intanto, Marina Anissina e Gwendal Peizerat, in gara per la Francia, hanno vinto la medaglia d’oro. È la seconda coppia di atleti, rappresentanti di un paese non sovietico, a reclamare il titolo dal 1985. Gli altri sono stati i compatrioti Isabelle e Paul Duchesnay a Monaco, nel 1991. In questa settimana, sono risultati evidenti i pericoli nascosti nel pattinaggio su ghiaccio. Ukrainian Dmitri Palamarchuk è finito in ospedale con una seria commozione dopo essere caduto sulla pista, sotto il peso della sua partner Julia Obertas. La bulgara Albena Denkova è rimasta ferita alla gamba durante una collisione e l’italiano Luciano Milo Federicas ha preso una storta alla caviglia.

Grande talento artistico e qualche episodio da rotocalco per la competizione su ghiaccio in Costa Azzurra

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Final results from the women competition at the figure skating world championships in Nice, France: 1. Michelle Kwan (U.S.) 3.6 factored placings 2. Irina Slutskaya (Russia) 3.6 3. Maria Butyrskaya (Russia) 4.0 4. Vanessa Gusmeroli (France) 9.2 5. Sarah Hughes (U.S.) 9.2 6. Viktoria Volchkova (Russia) 13.4 7. ulia Sebestyen (Hungary) 14.4 8. Jennifer Robinson (Canada) 15.0 9. Angela Nikodinov (U.S.) 16.6 10. Elena Liashenko (Ukraine) 17.6 11. Mikkeline Kierkgaard (Denmark) 17.8 12. Yoshie Onda (Japan) 22.4 13. Sabina Vojtala (Poland) 24.0 14. Diana Poth (Hungary) 25.2 15. Alisa Drei (Finland) 27.2 16. Anna Rechnio (Poland) 27.8 17. Zoya Douchine (Germany) 32.4 18. Tatiana Malinina (Uzbekistan) 32.4 19. Silvia Fontana (Italy) 33.6 20. Anna Lundstrom (Sweden) 34.0 21. Galina Maniachenko (Ukraine) 34.2 22. Siyin Sun (China) 40.4 23. Ivana Jakupcevic (Croatia) 42.8 24. Shirene Human (South Africa) 43.0

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American Michelle Kwan claimed her third world figure skating championship title last weekend in Nice, France, returning to the top of the podium in a major internationl event for the first time in two years. Kwan, who has split her time this season between university studies and competition, had not won a major title since her second world championship victory two years ago. But the Olympic silver medallist stunned the two Russian favorites when she came from third to steal the crown from Irina Slutskaya and Maria Butyrskaya. Slutskaya, who did not even make the Russian team for last year’s world championships in Helsinki, celebrated her comeback with the silver ahead of dejected defending champion Butyrskaya, who had to settle for the bronze. “I think this is the most satisfying of all the titles,” said Kwan, who lost the title to Butyrskaya last year and again to the Russian in the Grand Prix final in January. “There was a lot of pressure.” “Everyone kept saying, she has to do the triple-triple, she has to up the ante. “This is the first competition where I went out on the ice and pushed and pushed and pushed through the entire four minutes.” Once again facing the disadvantage of having to skate first in the final group, Kwan immediately applied the pressure with a passionate, error-free routine performed to the dark, brooding Academy Award soundtrack from the film “The Red Violin”. But with the two women ahead of her after Friday’s short program still to come, Kwan had no idea if her good, but not outstanding, marks of 5.6 to 5.9 for technical merit and 5.8 and 5.9s for presentation, would be enough to earn her a third world title or even a place on the podium. “I just felt really, really strong out there,” said Kwan, who cleanly landed seven triples, including the only triple-triple combination of the final. “I felt really confident and ready to do it. But after I skated I knew I had a possibility of losing because my marks were fairly low.” “I didn’t watch, I tried to keep my mind off the other skaters. I just tried to keep thinking I had skated the best program of my life...be happy, be happy. But it was a long 30 minutes.” An almost equally polished effort in the short program, in which she made just one minor mistake coming out of a triple flip, had left the 19-year-old American trailing third and her gold medal hopes in doubt when her Russian rivals delivered two perfect skates. But this time both Butyrskaya and Slutskaya cracked, producing flawed performances. Butyrskaya was the first to see her challenge fall short, stepping out of her triple-triple combination and singling a triple-Salchow. Slutskaya, who followed her on to the Palais des Expositions ice, was no less shaky, failing on two triple-triple combinations. “I’m happy with second but also a bit angry at myself for not being first,” Slutskaya said. “I came back and I didn’t finish last. I showed everyone that I can skate.”

1 Irina Slutskaya, medaglia d'argento per la Russia, durante il programma libero al Campionato Mondiale di Pattinaggio Artistico del 2000. L'americana Michelle Kwan ha vinto la medaglia d'oro, mentre la russa Maria Butyrskaya si è aggiudicata il bronzo. 2 Il campione del mondo Alexei Yagudin, Russia, in azione durante il programma libero. Il canadese Elvis Stojko si è piazzato secondo e l'americano Michael Weiss terzo. 3 La russa Maria Butyrskaya in un momento del suo short-program. 4 Elvis Stojko, il canadese medaglia d'argento a questi campionati del 2000. 5 La coppia italiana Barbara Fusar-Poli e Maurizio Margaglio durante la loro esibizione libera nella specialità del ballo, i due hanno ottenuto la medaglia d'argento. I francesi Marina Anissina e Gwendal Peizerat hanno conquistato l'oro, mentre il bronzo è andato ai lituani Margarita Drobiazko e Povilas Vanagas. 6 La campionessa mondiale americana Michelle Kwan (al centro), la medaglia d'argento Irina Slutskaya (a sinistra) e la medaglia di bronzo Maria Butyrskaya (destra), ambedue russe, durante la cerimonia di premiazione. 7 La campionessa mondiale Michelle Kwan durante il suo programma libero. 8 Marina Anissina porta Gwendal Peizerat in un passagio della loro esibizione libera nella specialità del ballo. I due hanno conquistato la medaglia d'oro per la Francia. 9 Margarita Drobiazko e Povilas Vanagas, medaglia di bronzo per la Lituania, in un momento della loro esibizione nella specialità del ballo.

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Have guitar will travel Lee Murdock, il trovatore dei Grandi Laghi, in viaggio da 20 anni in tutti gli Stati Uniti per cantare la vita e le leggende dei pescatori dei Great Lakes

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i sono sirene, fantasmi e pesci parlanti nei Grandi Laghi. Lee Murdock lo sa perchè canta sempre di loro. Il moderno “trovatore” ha viaggiato attraverso gli Stati Uniti e il Canada per più di vent’anni, raccontando le vite e le leggende dei pescatori che hanno lavorato e sono morti nelle acque dei cinque laghi più grandi del mondo. Murdock, 47 anni, è attualmente in tour nel Midwest per promuovere il suo 10° CD “The Lost Lake Sailors”. “Questo CD è un tributo musicale a tutti quei pescatori perduti nelle acque, nelle loro carriere, nel loro spirito o dimenticati dalle pagine della storia”, dice Murdock, dalla sua casa a Kaneville, in Illinois. Il CD canta di barche esplose, di capanni di pesca, di un incendio nella foresta del Michigan che minaccia un vecchio faro. Una canzone narra della leggendaria “Sirena dell’Ontario”. Parte dei ricavati di “The Lost Lake Sailors” andrà ad un memoriale dedicato ai pescatori dei Grandi Laghi, che sarà costruito al Great Lakes Shipwreck Museum di Whitefish Point, in Michigan. Il memoriale onorerà i pescatori morti nei laghi, inclusi quei 29 uomini che 25 anni fa affondarono a poche miglia dal luogo dove ora sorge il museo; una tragedia immortalata da Gordon Lightfoot in una canzone popolare

del 1976. “I pescatori erano superstiziosi. Dal 1825 al 1875 molti di loro navigarono sui laghi. E non portarono solo la loro abilità, ma anche le loro superstizioni”, dice Murdock. La canzone “Saint Martin Island” narra di una luce che condusse dei pescatori naufragati alla salvezza, in un notte di tempesta. La luce li guidò verso un isola vicino alla Green Bay, nel Wisconsin. Sull’isola, in un vecchio faro, giaceva il corpo del guardiano morto da tempo, che venne trovato nel suo letto con una lanterna ancora accesa accanto. Ogni anno Murdock viaggia per 64.000 km attraverso gli Stati Uniti e porta la sua conoscenza e le sue canzoni dei Grandi Laghi nei concerti, nei musei e nelle scuole. Negli anni ‘70, l’artista cantava canzoni tradizionali delle isole britanniche nei locali folk di Chicago. “L’arte mi ha insegnato che se vieni dai sobborghi di Chicago, non puoi cantare le canzoni della Scozia con molta autorità. Così ho scelto la regione dei Grandi Laghi”. Murdock ha impiegato molto tempo per cercare e raccogliere nuove storie e canti popolari, durante i suoi viaggi. I Laghi Superior, Michigan, Huron, Erie ed Ontario separano gli Stati Uniti dal Canada. Mentre le identità dei due paesi sono molto diverse, non ci sono molte distinzioni tra i pescatori. Come riconoscimento per il suo lavoro,

Murdock è stato nominato cittadino onorario del Canada dallo scrittore Gene Wilburn e ha ricevuto il premio Marius Barbeau per le sue ricerche dalla stazione radio dell’Università di Toronto. Lungo la strada, l’artista ha scoperto la storia dimenticata dei pescatori afro americani e ha incluso due canzoni nell’ultimo CD che la riportano in vita. “Follow the drinkin’ gourd’” era cantata dagli schiavi del sud. Nascoste nella canzone ci sono parole in codice che descrivono la via attraverso la quale raggiungere il Nord e la libertà. Molti capitani erano abolizionisti e portarono gli schiavi in libertà in Canada. “La canzone dà indicazioni per i Grandi Laghi. Una volta lì, lo schiavo avrebbe dovuto chiedere di parlare con l’Old Man o il capitano della nave. Dato che le navi avevano corse regolari per il Canada, il capitano poteva reclamare che lo schiavo era un membro dell’equipaggio e portarlo verso la libertà”. La “drinking gourd” era l’indicazione in codice della costellazione più grande che gli schiavi avrebbero dovuto seguire di notte per raggiungere il nord. “Sono la persona più fortunata del mondo”, dice Murdock. “Faccio quello che amo. Molte persone hanno più talento di me e io mi sento benedetto perchè riesco a continuare il mio lavoro e ad interessare la gente a quella che è la loro cultura”.

Information

IL MUSICISTA LEE MURDOCK è in tour nel Midwest per

promuovere il suo decimo e ultimo compact disc "The Lost Lake Sailors". Il moderno “trovatore” viaggia attraverso gli Stati Uniti e il Canada da più di vent’anni, narrando le vite e le leggende dei pescatori che hanno lavorato e sono morti nelle acque dei cinque laghi più grandi del mondo.

Tour Operators Alidays tel. 02 8900011 fax 02 89900619, Grimaldi Viaggi & Crociere tel. 081 496212 fax 081 5517716, Naar Tour Operator tel. 02 583411 fax 02 58341490, Offshore di Italiatour tel. 06 656151 fax 06 65615351 Compagnie aeree Alitalia tel. 06 65621, American Airlines tel. 02 67914400, Lufthansa tel. 06 46609, TWA tel. 02 77961 Consorzio turistico Visit USA Italy, tel./fax 02 29521679 Alberghi Accommodations and Travel Network tel. 001 516 674 4561 fax 001 516 674 2247, Best Western International tel. 02 33428401 fax 02 33403851 Ambasciata Americana in Italia Roma tel. 06 46741, 06 46745904

Ritorno all’antica Roma con “Gladiator”

UNA SCENA DEL FILM “GLADIATOR” con l’attore

Russell Crowe. Un tempo grande generale romano, ridotto in schiavitù dai suoi nemici politici e addestrato come gladiatore, Maximus deve combattere per la sua vita nell’arena.

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a DreamWork pictures, che ha ottenuto un grande successo con il film “Salvate il soldato Ryan”, sta rispolverando un altro genere classico, dopo quasi 40 anni di assenza dagli schermi. Gli studi cinematografici, fondati da Steven Spielberg, David Geffen e Jeffrey Katzenberg, lanceranno in maggio il film “Gladiator”, una nuova interpretazione dei tempi dell’antica Roma. “Negli ultimi 15 o 20 anni di cinema, molti dei film di successo sono stati quelli che proponevano la riscoperta dei generi classici, anche se con sceneggiature moderne e tecnologie digitali”, dice il produttore esecutivo del film, Walter Parks. Il cinema ritorna all’antica Roma dopo un’assenza di quasi 40 anni, riscoprendo una tradizione creata da classici come “Ben Hur” (1927 e 1959), “Spartacus” (1960) e “Cleopatra” (1962). Il protagonista di “Gladiator” sarà Russell

Crowe, che ha interpretato il ruolo di un dirigente di una compagnia di tabacco nel film “The Insider”. L’attore vestirà i panni dell’eroico generale romano Maximus, ridotto allo stato di gladiatore-schiavo per aver perduto una titanica lotta politica. Il suo personaggio desidera tornare alla serenità di una vita in famiglia, ma il suo sogno viene subito infranto dai nemici, che uccidono sua moglie e suo figlio. Da quel momento, Maximus vive solo con il desiderio di vendicarsi. Il suo nemico principale è l’imperatore Commodo, interpretato da Joaquin Phoenix, che uccide suo padre Marco Aurelio per sottrargli il trono e ordina l’esecuzione di Maximus e dei suoi. Entrambi i personaggi sono basati su figure storiche. Marco Aurelio, che governò l’Impero Romano dal 161 al 180, era un filosofo stoico, conosciuto anche per le sue “Meditazioni”. Commodo viene ricordato dalla storia come un folle tiranno che alla fine muore assassinato.

Crowe, il cui personaggio venne educato e allevato come un figlio da Marco Aurelio, ha detto di aver usato gli scritti dell’imperatore per calarsi al meglio nel suo ruolo. Gli stoici come Marco Aurelio pensavano che le avversità della vita debbano essere sopportate con forza e il personaggio di Crowe fa sua questa filosofia, perdendo il suo status, la sua famiglia e la sua libertà. Commodo viene ritratto come un uomo emotivamente ferito da una padre indifferente che non ha mai creduto in lui e si aggrappa a sua sorella Lucilla, interpretata dall’attrice danese Connie Nielsen. Crowe ha detto di essere stato subito attratto dall’argomento del film, non dalla sceneggiatura iniziale, che è stata riscritta quasi completamente. “La sceneggiatura originale era troppo moderna, troppo cinica. Non aveva senso considerarlo come una semplice sequenza di dialoghi e

scene. Ci voleva un po’ di fede”. Il film, costato intorno ai 100 milioni di dollari, è una co-produzione tra la DreamWorks e la Universal Pictures. La pellicola ha catturato l’amore dell’antica Roma per la violenza ma non la sua passione per il sesso. “Non ho voluto orgie, perché sono noiose”, ha detto Scott, che ha al suo attivo film come “Thelma & Louise”, “Alien” e “Blade Runner”. “Gladiator” potrebbe essere criticato per l’alto livello di violenza delle sue immagini. Ma Parks dice: “Se presenti quel mondo e provi a farlo con una certa emotività, allora sei costretto a ricreare quel livello di violenza”. Il film ha perduto uno dei suoi attori durante le riprese: Oliver Reed, morto d’infarto lo scorso anno. Reed interpretava la parte di Proximo, un ex gladiatore che vinse in combattimento la libertà. L’attore ha girato il 90% delle sue scene, prima di morire. Il film è stato dedicato alla sua memoria.

Il film è una grandiosa rivisitazione dell’antica Roma, con le sue passioni e le sue violente lotte per il potere


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