le mutazioni subite dal paesaggio sia che esse abbiano origine naturale o come per effetto dell’intervento dell’uomo. A volte è una sorta di parallelismo, tra queste due diverse nature, a fare da filo conduttore: come il caso delle arcate di roccia nella riserva Naturale di Monte Capodarso e quelle della Basilica di San Leone ad Assoro; oppure i pinnacoli di arenaria della Baronia di Tavi che richiamamo la possente torre campanaria della Cattedrale di Enna (sapienti modificazioni della pietra, della materia prima, che diventa forma, che diventa sostanza). A volte, invece, è semplicemente l’incontro tra di esse ad essere il tema dominante: è il caso degli ambienti minerari o degli sconfinati campi di grano, in cui l’uomo modificando il territorio per la propria sopravvivenza è, esso stesso, per induzione, oggetto di modifica. Altre volte è il genio umano che trasforma gli spazi di lavoro in elementi di sopravvivenza della memoria come nel caso del Treno Museo di Villarosa. Sullo sfondo, la sfuggevole presenza di lei, Demetra: mitigata dagli anni nel senno degli uomini, ma superbamente viva nella roccia incisa. Ubriacato dai colori, resi ancora più vividi da benefiche reminescenze, di questi mondi, conosciuti ancor prima di averli visti, ho cercato di raccoglierne l’essenza, concretando nelle immagini le suggestioni che hanno alimentato la mia metamorfosi.
Gino Fabio A fianco: Giochi di luce in un bosco di eucalipti.
Nelle pagine seguenti: La Valle del Dittaino.
15