5 minute read

Intervista a Letizia Brichetto Arnaboldi Moratti

Intervista a Letizia Brichetto Arnaboldi Moratti APPROFONDISCI

4/4

Advertisement

Presidente di UBI Banca e della Fondazione San Patrignano

Lei è stata uno dei principali artefici dell’assegnazione di EXPO 2015 a Milano, prevalendo sulla candidatura di Smirne. Dopo il grande successo di EXPO 2015, come vede il ruolo di Human Technopole, struttura di ricerca tra le più avanzate in Europa per le biotecnologie e per le scienze della vita?

Credo sia un’idea molto interessante per la Città, ma allo stesso tempo un ulteriore segno dell’eredità di Expo, un’eredità di cui sono particolarmente orgogliosa, perché è proprio così che avevo immaginato quel progetto, volevo fosse un sogno per Milano, un “progetto bandiera” per la città. L’esposizione universale offriva l’opportunità di un evento di più lunga durata rispetto ad altri, di maggior crescita in termini di Pil, sviluppo turistico e occupazione anche di lungo termine per tutta l’area milanese. A regime, nel 2024, Human Technopole dovrebbe impiegare circa 1.500 persone, un dato che già di per sé mi sembra molto positivo. In passato, avevo auspicato che Milano potesse avere una sorta di Silicon Valley focalizzata su tematiche connesse alla qualità della vita e alla sostenibilità e spero che parte delle attività del nuovo polo si concentreranno in questa direzione.

Qualiiniziative consiglierebbe perincrementare il marketing territoriale a favore di Milano che si sta qualificando in Europa come modello economico, produttivo, sociale e di ricerca applicata, nonché brand di successo?

Milano in questi anni è certamente cambiata, ha vissuto momenti di trasformazione che non ne hanno tuttavia scalfito l’identità più profonda, un fil rouge che unisce e supporta potenzialità, talenti, welfare, innovazione e cultura. Io credo sia questo aspetto a definire la città. Qualche anno fa, nel mio libro “Milano tra storia, realtà e sogno” ho cominciato a ragionare sul futuro di Milano, studiando modelli, relazioni economiche e analizzando le esperienze di molte metropoli del mondo. Alla fine, ho avuto la conferma del fatto che si debba andare oltre i tradizionali modelli economici, con nuovi indicatori per studiare il benessere delle persone. In quel libro il mio auspicio era che Milano potesse diventare campione dell’Agenda ONU 2030, framework universale che ha l’obiettivo di permettere a tutti i paesi di eliminare la povertà e conseguire uno sviluppo sostenibile entro il 2030. Oltre ad una scelta nell’interesse dei cittadini, sarebbe certamente l’operazione di marketing migliore per la città.

Fare impresa oggi. Sulla base della sua esperienza che consigli darebbe ad un nuovo - giovane - imprenditore che si affaccia sul mercato?

Per la mia esperienza, ma anche sulla base dei tanti imprenditori che in questi anni ho avuto modo di conoscere, il comun denominatore che unisce le esperienze imprenditoriali di successo è la capacità di mettere insieme conoscenze diverse, competenze apparentemente distanti, ma in realtà complementari, come ad esempio quelle economiche ed umanistiche. Possedere questa propensione alla contaminazione e alle sinergie, favorisce la capacità di adattarsi al cambiamento e spesso anche di anticiparlo.

L’imprenditore deve avere apertura mentale, una curiosità verso esperienze diverse dalla propria da cui poter trarre stimoli e riflessioni da declinare nella propria attività. La capacità di ascolto è un elemento determinante nella gestione di un’impresa. Occorre ascoltare le opinioni di chi lavora con te e fare gioco di squadra. La curiosità è certamente un’abilità che si consolida con l’esperienza, ma anche un prerequisito per chiunque voglia fare impresa. cui lei è co-fondatrice, ha accolto 26mila ragazzi, con un recupero del 74%. Sono numeri straordinari. Come vede il futuro della Comunità?

Il modello di San Patrignano è già oggi un’eccellenza nel settore ammirata e imitata in molti paesi nel mondo nel recupero dalla tossicodipendenza e dal disagio sociale che speriamo possa crescere ed ospitare sempre più persone. La Comunità è però anche una impresa sociale vera e propria con alcune peculiarità che la portano ad essere una avanguardia nel panorama italiano del terzo settore. Il modello organizzativo di San Patrignano è infatti propriamente quello di una impresa sociale moderna, grazie a tre fattori chiave che caratterizzano la Comunità: la gratuità, l’autosostegno e la verificabilità dei risultati. Credo che in futuro la Comunità dovrà andare con sempre più forza in questa direzione, rappresentando, anche nel contesto dell’impresa sociale, quel punto di riferimento che già oggi è nell’ambito del recupero.

UBI Banca, di cui lei è Presidente, ha recentemente lanciato UBI Welfare, un servizio per le imprese clienti della banca che serve a migliorare il benessere dei loro lavoratori. Vi state orientando al modello di impresa sociale?

UBI è stata la prima banca in Italia a dedicare una divisione specifica al tema del Welfare aziendale. Un ambito che si è dimostrato molto coerente con il nostro modo di fare banca, con la nostra visione e con la volontà di porre attenzione alla sostenibilità intesa non solo dal punto di vista economico, ma anche e soprattutto dal punto di vista sociale. Il primo obiettivo è infatti fornire risposte a bisogni che emergono con sempre maggiore forza anche per l’arretramento del welfare pubblico e quindi sviluppare un welfare sussidiario privato. Il welfare ci ha anche consentito di essere più vicini ai territori di radicamento e di generare circoli virtuosi in un ecosistema territoriale che coinvolge un numero crescente di attori economici, aziende di tutte le dimensioni nonché operatori del terzo settore che possono diventare fornitori di beni e servizi per rispondere alle esigenze e ai bisogni delle comunità di riferimento. Oggi UBI Welfare è una realtà concreta, con più di 400 aziende che si avvalgono dei nostri servizi, numero in costante crescita. Contiamo su un network di 15.000 punti di spendibilità in tutta Italia, più di 1.200 strutture sanitarie dislocate sul territorio e una rete di oltre 600 servizi a condizioni agevolate nell’ambito della cultura, del benessere, del tempo libero.

Abbiamo preso in prestito il Pianeta dai nostri figli. Cosa lasciamo loro?

Non è facile dare una risposta ad una domanda così complessa. Dobbiamo infatti non solo ragionare su quale sarà il futuro, ma su come costruire bene questo futuro, in maniera sostenibile e responsabile e aggiungerei anche socialmente aperta e inclusiva. Il mondo necessita infatti di cambiamenti epocali che devono servire a ridurre il solco tra coloro che sono inclusi e quelli rimasti fuori. Invertire la rotta significa non solo avere il coraggio di afferrare il timone e virare, ma costruire mutamenti economici, sociali e ambientali, nuovi modi di pensare e agire. Mutamenti che, se non affrontati secondo criteri di sostenibilità, avranno un impatto distruttivo sul futuro del genere umano. Per questo è necessario declinare il concetto di sostenibilità in tutte le sue sfaccettature: ambientale, economica e sociale.

Come si può sostenere questa ricerca diffusa di sostenibilità?

Con nuovi modi di pensare e agire, azioni che incoraggino nuovi sistemi di welfare ed un ecosistema favorevole, ad esempio, ad imprese che si pongono obiettivi sociali. Le imprese sociali oggi rappresentano il 10% del PIL europeo con un impatto occupazionale di oltre 11 milioni di lavoratori. L’esperienza europea ha di fatto ampliato la capacità di creare modelli diversi e solitamente efficaci di imprese: sotto il grande cappello “No profit” ci sono infatti esperienze molto positive in molti paesi europei, come le Community Interest Company, il modello introdotto dal Governo britannico e destinato a imprese sociali che vogliano usare i propri profitti o asset per scopi sociali, oppure, l’esperienza positiva e italiana delle cooperative sociali, sono circa 14.000. Sono modelli che rispondono in modo nuovo anche alla crisi dei sistemi di welfare che stiamo vivendo.

A cura di Fabrizio Favini. Si ringrazia Fabrizio Grassi per la preziosa collaborazione

This article is from: