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Come ingannare il cervello
I meccanismi di suggestione e di illusione: perché tendiamo a credere a magie e ideologie.
La nostra mente è una macchina associativa tesa a cercare ordine, simmetria e nessi causa-effetto - rifuggendo, quindi, dal caos - secondo schemi mentali ereditati dai nostri antenati preistorici, impegnati a sopravvivere in un mondo scandito da dinamiche di fuga/ predazione.
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Di fronte ad una decisione, dobbiamo prestare cautela ed attenzione nell’identificare un possibile nesso causa-effetto in quanto le apparenze sono spesso ingannevoli, in particolare quando due eventi si susseguono e riteniamo che il secondo sia dovuto al primo, come in molti casi di comportamenti scaramantici (con quella penna ho firmato un ordine molto importante col mio Cliente; ergo quella penna mi porta fortuna). Falsi nessi, analogie automatiche, errate associazioni tra ciò che si verifica prima e ciò che si verifica subito dopo sono esempi di ragionamenti viziati da errori logici che, inevitabilmente, condizionano i nostri comportamenti.
Autoinganni, gabbie emotive, alibi, giustificazioni, realtà alterate popolano quotidianamente la nostra vita.

Qual è l’anomalia contenuta nella foto? La ragazza ha 6 dita! Ne ha 5 più il pollice.
La domanda è: come mai non l’ho notato? Per il fenomeno chiamato programmazione mentale, ovvero il cervello tende a vedere la realtà per come è programmato per vederla, e non per com’è realmente!
Uno degli inganni più ricorrenti riguarda l’autorità e la gregarietà: siamo irrimediabilmente portati a fidarci di chi ricopre posti di potere e di autorità, di chi insegna, di chi scrive o di chi è autorevole in qualche campo del sapere. È istintivo confondere l’autorevolezza con l’autorità ed impedirci di mettere in dubbio qualche affermazione unicamente sulla base di chi l’ha espressa.
Un’altra tendenza molto umana e spontanea è quella di attribuire un senso dove non c’è che una serie di avvenimenti slegati e incoerenti: tendiamo a definire finalità e a cercare una intenzionalità per fatti che non siamo in grado di giustificare; propendiamo istintivamente ad argomentazioni che facciamo o che ascoltiamo senza soppesare il significato di dati oggettivi e circostanziati che oggi sono ampiamente disponibili ma che preferiamo sottacere o negare.
Un’ulteriore complicazione è che il nostro giudizio non fa che utilizzare e rinforzare schemi mentali già esistenti, prefabbricati, confortevoli, senza riuscire a cambiarli o innovarli.
Il nostro giudizio su di noi. La maggior parte delle persone si autopercepisce con valori superiori alla media. Ciascuno di noi si considera unico; questa viene chiamata illusione di superiorità. Ne consegue che:
abbiamo tutti una visione del mondo piuttosto diversa
siamo in grado di identificare rapidamente negli altri le illusioni cognitive, come l’illusione di superiorità, ma non in noi stessi.
Le analogie hanno anche un importante funzione diplomatica in quanto facilitano l’affermazione di una verità scomoda quando è rischioso esprimersi in modo diretto: invece di dire al capo che il suo piano è intempestivo e destinato all’insuccesso è di gran lunga preferibile fare ricorso ad un’analogia, ad una similitudine, ad una metafora calcistica (secondo me siamo in zona Cesarini..).
Il nostro cervello è una fabbrica di illusioni.
Senza illusioni non possiamo vivere, anche se abbiamo gli strumenti logici per non continuare a confonderle con le speranze.
Secondo Daniel Goleman, la mente di ognuno di noi ha una parte cieca, incapace di vedere le cose come stanno in realtà. È grazie a questa zona d’ombra della coscienza che possiamo raccontarci delle bugie cosiddette vitali, ossia realtà negate o alterate nel loro significato perché troppo crude e dolorose per essere sopportate. Così ci convinciamo che se non entriamo più in un vestito dipende da un lavaggio sbagliato e non dal fatto che siamo ingrassati. O crediamo che il partner faccia tardi la sera perché trattenuto in ufficio, negandoci l’evidenza di altre ragioni ben più inquietanti.
Le bugie vitali sono l’equivalente psicologico delle endorfine. Le endorfine (un vero sistema analgesico) sono un gruppo di neurotrasmettitori che hanno sul cervello la stessa azione degli oppiacei. Sono le morfine del cervello, danno un senso di euforia, un naturale balsamo alla sofferenza e riducono la percezione del dolore.
Proseguendo con Goleman, qualcosa di simile succede anche alla nostra attenzione, dotata di filtri per selezionare la realtà e farne arrivare alla coscienza solo una parte. Questi meccanismi ci proteggono da informazioni troppo disturbanti e traumatiche, che la nostra mente cancella o seppellisce nell’inconscio, impedendoci di diventarne consapevoli. Non si tratta, quindi, di eventi che fingiamo di ignorare, bensì di veri buchi nella nostra consapevolezza. L’autoinganno è, in buona sostanza, un baratto col quale accettiamo un calo dell’attenzione in cambio del sollievo dall’ansia e dallo stress.
Ma c’è un prezzo da pagare, come in ogni compromesso: la mancanza di consapevolezza. Se dunque una modica dose di illusione può essere benefica, è altrettanto vero che ignorare i problemi ci impedisce di risolverli, dato che non possiamo cambiare ciò che non vediamo.
L’antropologo statunitense Gregory Bateson (1904 – 1980) sosteneva che esiste sempre un valore ottimale oltre il quale ogni cosa diventa tossica: l’ossigeno, il sonno, la psicoterapia. Quindi qualsiasi variabile biologica ha bisogno di equilibrio. Lo stesso vale per la sincerità e l’inganno. In qualche punto tra i due poli del comportamento – vivere una vita di bugie e dire sempre la pura verità – c’è il sentiero intermedio ed equilibrato che conduce al benessere e assicura la sopravvivenza.
Fabrizio Favini