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Il tuffo in apnea è una metafora della vita

Quando riemergi da una profondità di 100 metri è come venire al mondo una seconda volta.

Forse potreste pensare che chi va a 100 metri di profondità in mare non abbia paura o che, al contrario, provi paura. Ecco, nessuna delle due opzioni è personalmente vera: vivo la paura come una emozione fondante della mia vita e non ho paura quando mi trovo a 100 metri sotto il livello del mare: perché?

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Se ci pensiamo, il momento storico in cui viviamo alimenta l’illusione di poter eliminare la paura come se crescere senza ferirsi, senza avere paura soprattutto senza affrontarla possa essere una opzione valida e percorribile. Spesso le persone pensano: mi fa paura quindi non lo faccio. Fino a quando affronti la paura superficialmente ti senti costretto a cambiare direzione, come se la paura fosse una emozione da evitare in senso assoluto. In realtà annullare la paura non è un obiettivo semplicemente perché non ci è utile. Ciò che è importante è non permettere che la paura - di morire, di sbagliare, di fallire, di non essere all’altezza, di deludere gli altri, di trovarsi in condizioni di vita infelici, dell’ignoto e persino del futurocondizioni così pesantemente il nostro agire da impedirci di fare, e di fare bene.

L’apnea mi ha dato la motivazione forte a superare la paura. Oggi posso dire che non aspetto di andare sottacqua per avere paura, ma andando sottacqua ho imparato a conviverci e a gestirla.

Ma la cosa più interessante è che una volta fatto questo percorso sott’acqua ho capito che tutta la vita è un susseguirsi di paure con cui confrontarmi. Che frequentare assiduamente la paura aiuta a relazionarsi con essa sempre meglio e, soprattutto, a darle la corretta dimensione. E che da quando la paura aveva smesso di essere una emozione bloccante la mia vita aveva preso una direzione stupefacente. La paura è una compagna impegnativa, un po’ difficile da gestire, ma una volta compresa non puoi più farne a meno perché sai che quando arriva non è mai un caso: ogni volta so che c’è qualcosa di straordinario ad attendermi se avrò il coraggio di andare a prenderlo. La paura è una emozione primaria, come la fame, la sete, dominata dall’istinto ed essenziale per la sopravvivenza. È proprio la paura che ci aiuta a mantenere alta l’attenzione e a fare le cose al meglio. Il vero problema è capire quando realmente ci troviamo a correre un rischio: pensate che sia più pericoloso

nuotare con gli squali o guidare mentre si usa il telefonino? Quanta paura è giusto avere? Quando è troppa e quando è troppo poca? Come possiamo relazionarci con la paura?

In primo luogo accogliendola: la paura va vissuta, non è una emozione che si risolve una volta per tutte, ma è una emozione che può essere affrontata di volta in volta. Inoltre via via che comprendiamo che può essere superata, che siamo in grado di superarla, costruiamo la fiducia nei nostri mezzi e offriamo le radici più solide che si possano immaginare alla nostra autostima.

Così impediamo che prenda il sopravvento e governi la nostra vita.

Dovremo sempre domandarci: chi è al comando, io o le mie paure? Il primo vero passo per cambiare il nostro rapporto con la paura riguarda la visualizzazione: se vi dico di pensare alla paura cosa vedete? Quasi certamente sono immagini da rimuovere, come se dovessimo cambiare la foto del profilo, cioè l’immagine che la identifica. Provate invece a immaginare un pacco regalo, con una bella carta che lo avvolge, e con il fiocco: ora apritelo. Ecco dentro c’è la vostra paura il vero modulatore della paura non è il coraggio ma la conoscenza. Se io conosco ciò che faccio, se sono preparata fisicamente e mentalmente per la performance che devo realizzare, mi concentrerò più sulle mie capacità che sulle mie paure.

Tanto più sappiamo di un determinato argomento, tanto più possiamo consolidare la gestione del rischio e quindi modulare entro range di attenzione positiva la paura. E, oltre alla conoscenza, è fondamentale la nostra consapevolezza: chi sono, cosa voglio ottenere, cosa per me è importante, a cosa posso o non posso rinunciare.

Qualche suggerimento:

• la paura è un processo naturale; se tu accetti il fatto di provare paura e l’eventualità di fallire, stai accogliendo anche l’opportunità di riuscire, di inseguire un tuo sogno

• la parte più interessante della vita inizia

dopo le nostre paure. A me piaceva andare sott’acqua. Ma soprattutto in profondità, in grande profondità. E avevo paura. L’apnea mi ha dato la motivazione forte per superarla. Trovatevi un motivo valido per superare le vostre paure

• affrontare la paura permette di incontrare la parte migliore di te: ti obbliga a migliorare, a lasciare da parte ogni convinzione, ogni certezza per aprirti al percorso

• la paura protegge, non guida. Se la paura guida, sovrasta la nostra volontà. La paura di sbagliare, di fallire o di morire arriva a condizionare il nostro agire così tanto da diventare non fare. Da condurci alla paralisi, fisica ed emotiva.

Se invece la paura è compagna, protegge. Ci obbliga a valutare in maniera corretta e continua ciò che stiamo facendo e a mantenere alto il livello di attenzione. La curiosità guida; la voglia di migliorare guida; la passione guida; l’entusiasmo guida.

Di certo dovremo morire, ma non sarà di paura.

Chiara Obino

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