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Il futuro non è più quello di una volta

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Autori

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Per commentare l’attuale situazione umana e comportamentale, riporto il sintetico contributo di 3 autorevoli Pensatori. Procedo poi con una serie di considerazioni che penso siano utili per i Lettori del Magazine.

Edgar Morin, filosofo e sociologo francese.

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Stiamo vivendo una crisi molto insidiosa, invisibile e profonda, la crisi del pensiero. Risvegliamoci! Ridestiamo le nostre coscienze.

Si tratta di un degrado che investe molti ambiti e che il flusso di una vita frenetica – in cui la riflessione è ormai un lusso – ci impedisce di percepire.

Secondo Morin le alternative ci sono: bisogna pensarle e costruirle.

Oggi dilaga l’accettazione passiva dello stato delle cose; il futuro si rivela sempre più incerto ed inquietante; servirebbe un movimento sovranazionale in grado di promuovere coraggio, speranza e solidarietà.

Il vero problema oggi non è aumentare la potenza dell’Uomo – che sta già provocando il degrado ecologico e la rovina del Pianetabensì rafforzare le relazioni umane.

Alessandro Baricco, scrittore e sceneggiatore.

Bisogna riuscire a creare un movimento contrario alla paura, che sta ghermendo le nostre coscienze e le nostre menti. In questo momento la paura sta prevalendo sui nostri sogni, sui nostri desideri, sul nostro futuro.

Il Pianeta è ormai un posto quasi sempre in emergenza, dominato dalla paura. Arriverà il giorno in cui il mondo reale sarà talmente inospitale ed il metaverso così confortevole e rassicurante che ci scivoleremo dentro con facilità?

Come reagire? Bisogna impedire al mondo reale di perdere speranza, forza e bellezza. Da qui la necessità di un Umanesimo contemporaneo.

Allora qualche riflessione e qualche informazione su Rinascimento ed Umanesimo.

Il Rinascimento è l’Umanesimo portato a fioritura

Il Rinascimento si caratterizzò con l’affermarsi della centralità dell’Uomo.

Con il Rinascimento incominciò l’Era Moderna e con essa l’Illuminismo, ovvero il perseguimento della felicità individuale e collettiva.

Il Rinascimento introdusse l’autonomia delle sfere politica, economica, giuridica e tecnologica dall’influenza religiosa anche grazie alla Riforma Protestante, un’autonomia senza la quale nessun individuo sarebbe realmente libero.

L’Islam, che non abbracciò questa svolta, restò prigioniero in un mondo teocratico.

Il Rinascimento scoprì la bellezza; l’arte cessò di essere solo artigianato per rivelarsi, attraverso il valore estetico, espressione dei sentimenti e delle passioni.

È ora il tempo di rinascere, di ritrovare fiducia in quell’ineguagliabile ed antico spirito creativo che ci ha reso famosi in tutto il mondo e che può costituire la differenza per noi e per i nostri figli.

È quindi il momento di avviarci verso un nuovo e moderno Umanesimo applicato alla sostenibilità sociale, ambientale ed economica del mondo imprenditoriale e professionale dove il raggiungimento del benessere della Persona non può che essere il primo obiettivo.

È pertanto l’ora di seguire esempio e stimolo dei nostri grandi Artisti Italiani ai quali attingere quell’energia positiva che li ha pervasi e che ora ci può aiutare nuovamente a realizzare progetti, idee, iniziative, sogni.

Questa rivoluzione culturale nacque nella Firenze del Quattrocento a cura dei Medici che finanziarono l’Arte e la Scienza.

Cosimo (il Vecchio) de’ Medici (1389-1464) – Lorenzo il Magnifico (1449-1492) –Giovanni de’ Medici (diventa Papa Leone X) – Giulio de’ Medici (diventa Papa Clemente VII). La dinastia si estingue con Gian Gastone, morto nel 1737. NB. Due donne di casa Medici – Caterina e Maria – furono regine di Francia.

Fu grazie a questo mecenatismo che nacque e si sviluppò il Rinascimento.

Benvenuto Cellini ebbe ad affermare che Firenze era diventata la scuola del mondo.

Aaron Benanav, professore di sociologia, esperto di automazione.

Il malessere dei lavoratori non è colpa dell’avvento dei robot o degli algoritmi, bensì invece è un problema sociale, una questione politica ed economica.

Quando le persone si sentono sicure, quando hanno tempo libero e accesso al benessere, fanno cose meravigliose e a beneficio dell’Umanità.

Quello che manca oggi è la fiducia in un mondo migliore e l’idea di come arrivarci.

Abbiamo smesso di cercare di comprendere la straordinaria complessità di questo mondo. Oggi il modo tradizionale di percepire l’essere umano subisce un drammatico cambiamento non solo per la crisi climatica, le epidemie e la scoperta dei limiti del nostro modello economico non più sostenibile, bensì per come ci vediamo allo specchio.

La globalizzazione ci ha portato complessità, molteplicità, eterogeneità, influsso reciproco, interdipendenza: sono queste le nuove chiavi di lettura tramite le quali traguardare il mondo e decidere il nostro futuro. Questo è il complicato intreccio di cui dobbiamo senza più indugio assumerne consapevolezza!

E il nostro approccio alla complessità dei problemi non può che essere interfunzionale e multidisciplinare!

CONSAPEVOLEZZA AUMENTATA

Che effetto hanno le nostre azioni sul futuro della Società?

La pandemia, la guerra, la sostenibilità ci offrono 2 vie d’uscita: la consapevolezza aumentata oppure la pericolosa rimozione del problema dalle nostre menti.

Tutti dobbiamo iniziare a chiederci che impatto hanno le nostre decisioni e i nostri comportamenti. È infatti fondamentale capire che nessun nostro gesto è neutro; oggi la responsabilità è collettiva, interconnessa, globale.

La pandemia, ad esempio, ci ha insegnato la circolarità della nostra salute.

Dobbiamo consapevolmente cambiare il comportamento del singolo, delle multinazionali, della politica; questo è l’unico modo per evitare l’effetto domino e il conseguente disastro.

LA TUA AZIENDA È A PROVA DI FUTURO?

Nessun rapporto umano ha subìto più modifiche a causa della pandemia di quello tra Datori di lavoro e Collaboratori.

In tutto il mondo i Collaboratori stanno chiedendo qualcosa di più ai loro Datori di lavoro, ad iniziare da una maggiore flessibilità e da mansioni più significative. Sebbene l’allontanamento dalla pandemia per le aziende sia un’occasione di rigenerazione, i CEO si trovano davanti ad un paradigma radicalmente diverso da ciò a cui erano abituati. La “normalità” prevedeva che i Collaboratori andassero in ufficio 5 giorni alla settimana. Raramente si parlava di salute mentale sul luogo di lavoro e i salari a mediobasso reddito crescevano a malapena.

Quel mondo non esiste più.

Le aziende che non si adeguano a questa nuova realtà e non danno seguito alle istanze dei Collaboratori lo fanno a loro rischio e pericolo.

La turbolenza che scuote il mondo del lavoro - great resignation per non parlare di quiet quitting - fa aumentare i costi, abbassa la produttività, erode e disperde la cultura e la memoria dell’Azienda.

Signori CEO, dovete domandarvi se avete a disposizione i talenti che servono per competere secondo le nuove regole.

Cosa state facendo per consolidare il rapporto coi vostri Collaboratori?

Come vi state garantendo che i Collaboratori si sentano sufficientemente al sicuro da poter dare libero sfogo alla loro creatività, spirito di collaborazione, produttività, condivisione degli obiettivi?

Come vi state assicurando che il vostro CdA adotti adeguata e continuativa attenzione su questi temi?

Dato che le modalità di lavoro non torneranno più a essere quelle di prima, in che modo la cultura della vostra Azienda si sta adattando a questo nuovo scenario?

Fabrizio Favini

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