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Antropocene, ovvero l’era in cui viviamo?
I media non ne hanno parlato ma la scorsa primavera ha visto un’importante decisione della International Union of Geological Sciences (IUGS ) che ha respinto la proposta di riconoscere che dal 1952 il pianeta Terra sia entrato in un nuovo periodo geologico chiamato Antropocene che mette fine a quello iniziato circa 11.000 anni fa con la conclusione dell’ultima glaciazione, periodo geologico chiamato Olocene.
Il termine Antropocene è stato coniato nel 2000 dal premio Nobel per la chimica Paul Crutzen - ha contribuito a spiegare il buco d’ozono - insieme a Eugene Stoermer, un biologo americano. La proposta ebbe subito un successo planetario soprattutto fra gli ambientalisti che la vedevano come una innegabile dimostrazione di come le attività umane avessero inesorabilmente influito alterando il destino della Terra.
La proposta, come era prevedibile, ha innescato il solito giro accademico di pubblicazioni scientifiche, comitati, convegni, persino riviste. Ma non tutto il mondo scientifico era d’accordo, per diverse ragioni.
Innanzitutto il nome che veniva proposto in assonanza con altre epoche; ad esempio l’era attuale Olocene sta per interamente (olo) e recente (cene) e tutti i nomi di ere geologiche stanno ad indicare il grado di “modernità”. Ad esempio il Pleistocene, che precede l’Olocene, deriva da “il più recente”. Nel caso dell’ Antropocene sembrerebbe “l’umanità recente”.
A parte queste disquisizioni semantiche, l’obiezione più seria è che questa nuova era nasce solo 70 anni fa e deve ancora manifestarsi tutta, ossia - oltre agli effetti causati dalle attività umane - potrebbero verificarsi fenomeni naturali quali l’impatto di una meteora con la Terra che potrebbero cancellare tutti gli effetti antropici.
Inoltre, ormai qualche geologo sostiene che non ha più senso parlare di tempo geologico tante sono le testimonianze che provano e registrano l’evoluzione geologica della Terra. Il gruppo di lavoro sull’Antropocene (AWG) del IUGS aveva anche individuato il sito rappresentativo di questa epoca (il cosiddetto Golden Spike, o chiodo d’oro) nel lago Crawford in Ontario dove si possono rilevare depositi geologici di plutonio radioattivo derivanti dagli esperimenti di bombe all’idrogeno degli anni Cinquanta.
Una delle obiezioni che erano state sollevate su questa definizione è che l’influenza dell’uomo sull’ambiente è iniziata molto prima degli anni Cinquanta, soprattutto grazie alle pratiche agricole con annesse deforestazioni ed estese sostituzioni della fauna. Ma il principale problema è di carattere politico: il termine è andato oltre il suo significato scientifico per arrivare a individuare le cause e le ragioni del cambiamento globale a cui stiamo assistendo.
Le discussioni che sono seguite alla decisione del AWG hanno portato alla proposta di trascurare l’Antropocene quale era geologica e considerarlo come un evento geologico. Di questi eventi gli esempi più importanti sono l’Esplosione del Cambriano avvenuta circa 500 milioni di anni fa che ha portato allo sviluppo della fauna più recente e il Grande Evento di Ossidazione avvenuto circa 2 miliardi di anni fa che ha portato alla crescita dell’ossigeno nell’atmosfera terrestre. Si tratta di trasformazioni graduali dell’ambiente e non di variazioni improvvise.
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Dividere, come fa la definizione di Antropocene, la storia geologica nei due periodi prima e dopo gli anni Cinquanta non fa giustizia nel riconoscere la grande influenza che ha avuto la rivoluzione industriale, il colonialismo e altri fenomeni tutti innescati dalla cosiddetta Civiltà Occidentale. Infatti è proprio l’establishment scientifico occidentale a coniare il termine Antropocene che nasconde le enormi responsabilità del capitalismo nel creare le condizioni per questo stato di cose.
Infatti qualcuno l’ha ribattezzato capilalocene o sprecocene per mettere in evidenza le enormi responsabilità del surplus produttivo della nostra società.
Un’accusa poi mossa al AWG è che i suoi 44 membri sono composti quasi esclusivamente da studiosi anglosassoni maschi con pochi elementi femminili e da soli 2 scienziati africani. Questo, secondo alcuni, genera un punto di vista che tende a giustificare l’Antropocene anche se, dopotutto, la specie umana si è originata in Africa.
Guido Visconti
