Waste 6 Gennaio-Marzo 2019

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Anno III Gennaio Marzo 2019

Casa Editrice la fiaccola Srl

Soluzioni e tecnologie per l’ambiente

LA RISCOSSA DEL GAMBERO ROSSO SLUDGE 4.0 BIOFERTILIZZANTI DA FANGHI DI DEPURAZIONE

GAS RINNOVABILE LA STRADA CHE PORTA ALLA CARBON-FREEDOM

CANADA VISITA AD UN LEADER MONDIALE DI RICICLAGGIO METALLI



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ISSN 2610-9069

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Numero 6 Gennaio Marzo 2019

SOMMARIO

Direttore responsabile Lucia Edvige Saronni lsaronni@fiaccola.it General Manager Giuseppe Guzzardi gguzzardi@fiaccola.it Direttore Editoriale Maria Angela Feliciello mfeliciello@fiaccola.it

In primo piano

Rifiuti solidi

Redazione Mauro Armelloni Matthieu Colombo Alberto Finotto Gianenrico Griffini - Responsabile della sezione veicoli e allestimenti Emilia Longoni waste@fiaccola.it

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Collaboratori Eliana Puccio

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Economia senza residui: quanti sono i rifiuti per ogni milione di euro prodotto? Cento di questi consorzi: la classifica che premia il porta a porta Tradizione italiana sostenibile: alluminio recuperato dalle capsule del caffè

16

Da pannolini ad arredi urbani: la best practice di Fater

18

Sette proposte prioritarie per la green economy

22

65

Pesci a dieta di Sushin: insetti, crostacei, microalghe e sottoprodotti avicoli per un’alimentazione ittica controllata

Acque reflue 32

Progetto Sludge 4.0: i fanghi di depurazione diventano biofertilizzanti

44

L’impiego dei fanghi in agricoltura e quella legge che tutti aspettano

68

Il biogas fatto bene dalle matrici agricole (prima parte)

54

Sulla strada che porta alla “carbon-freedom”

Tra i primi 20 al mondo: siamo andati in Canada, per visitare un impianto di AIM Recycling, uno dei leader al mondo di riciclaggio metalli Inno alla tradizione: un’esperienza lunga 130 anni

Segreteria Ornella Oldani ooldani@fiaccola.it Impaginazione e progetto grafico Studio Grafico Page Novate Milanese (MI) Amministrazione Federica Santonocito amministrazione@fiaccola.it Abbonamenti Mariana Serci abbonamenti@fiaccola.it Traffico e pubblicitĂ  Laura Croci marketing@fiaccola.it Marketing e pubblicitĂ  Sabrina Levada (responsabile estero) slevada@fiaccola.it

69

Il recupero polimaterico che viene dal freddo

Corrado Serra cserra@fiaccola.it

74

Raccolta eco a tutto gas a Milano

Agenti Giorgio Casotto T 0425 34045 - F 0425 418955 info@ottoadv.it per Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna (escluse Parma e Piacenza)

Rubriche 4

Advertiser e aziende citate

40

News acque reflue: filtri e tende per recuperare la plastica dal mare, nanomateriali ed elettrodisidratazione per la depurazione delle acque

58

News biowaste: energia che arriva dalle cialde, bioplastica da CO2, Expo Dubai modello di sostenibilitĂ , imballaggi etici

62

News rifiuti solidi: materiali da scarto per moda ed ecodesign, la nuova vita del packaging (anche per petfood) e baratto di rifiuti: bevande e libri in cambio di lattine usate

Biowaste 50

Sempre all’altezza: il nuovo movimentatore telescopico Sennebogen al Bauma di Monaco

Trimestrale - LO/CONV/059/2010 Reg. Trib. Milano N. 230 del 19/07/2017 Stampa Colorshade - Peschiera Borromeo (Mi) ISCRIZIONE AL REGISTRO NAZIONALE STAMPA N.01740/Vol. 18/Foglio 313 21/11/1985 - Roc 32150 Prezzi di vendita abb. annuo Italia abb. annuo Estero una copia una copia Estero

Euro Euro Euro Euro

60,00 120,00 20,00 40,00

È vietata e perseguibile per legge la riproduzione totale o parziale di testi, articoli, pubblicità ed immagini pubblicate su questa rivista sia in forma scritta sia su supporti magnetici, digitali, ecc. La responsabilità di quanto espresso negli articoli firmati rimane esclusivamente agli autori. Il suo nominativo è inserito nella nostra mailing list esclusivamente per l'invio delle nostre comunicazioni e non sarà ceduto ad altri, in virtù del nuovo regolamento UE sulla Privacy N.2016/679. Qualora non desiderasse ricevere in futuro altre informazioni, può far richiesta alla Casa Editrice la fiaccola srl scrivendo a: info@fiaccola.it Organo di informazione e documentazione Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana: numero di iscrizione 15794 Casa Editrice la fiaccola Srl 20123 Milano, Via Conca del Naviglio 37 Tel. +39 02 89421350 Fax +39 02 89421484 fiaccola@fiaccola.it | www.fiaccola.com



ADVERTISERS

Soluzioni e tecnologie per l’ambiente

Anno III Gennaio Marzo 2019

bkt-tires.com . . . . . . . . . . . . . . .IV Cop

brigade-electronics.com . . . . . . . . . .7

gerotto.it . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .43

Casa Editrice la fiaccola Srl

Soluzioni e tecnologie per l’ambiente

LA RISCOSSA DEL GAMBERO ROSSO

marix.it/otr . . . . . . . . . . . . . . . . .III Cop SLUDGE 4.0 BIOFERTILIZZANTI DA FANGHI DI DEPURAZIONE

ecotecsolution.com . . . . . . . . . . .56,57

perinopierosrl.it . . . . . . . . . . . . . . . . . .3

atlantide-web.it . . . . . . . . . . . . . . . . .1

tomra.com . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .39

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toscandia.com . . . . . . . . . . . . . . .II Cop

AZIENDE CITATE 9 9Fiber ..........................................60 A Acque Industriali ..........................38 Adidas ..........................................70 AIM Recycling Hamilton ................64 Allison ..........................................79 Amnu............................................12 Asia Azienda Speciale per l'Igiene Ambientale ................12 Atl ................................................78 B Biofase..........................................61

C Consorzio Int. per la Scienza e la Tecnologia ..............................38 Contarina......................................12 E Eco.Lan ........................................17 F Fater ............................................16 Fiemme Servizi ............................12 I Ingelia Italia ..................................38

IN COPERTINA

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GAS RINNOVABILE LA STRADA CHE PORTA ALLA CARBON-FREEDOM

CANADA VISITA AD UN LEADER MONDIALE DI RICICLAGGIO METALLI

Primo piano di Procambarus clarkii (gambero rosso della Luisiana). Foto di Andrea Mangoni, zoologo, divulgatore e fotografo. Appassionato di ogni forma di vita, Andrea si occupa, da anni, di studio e salvaguardia della biodiversitĂ . oryctes.com

volvoce.it . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .5

Soluzioni e tecnologie per l’ambiente

K Kindness 3D..................................60 L Liebherr........................................64 M Milano Industrial ..........................74 R Rap - Risorse Ambiente Palermo ........................73

Scai - Fuchs ..................................68 Sennebogen..................................62 Silea..............................................15 Sonda SocietĂ  Cooperativa Sociale Onlus ................................61 Syndial ..........................................59 T Tentori VI ......................................78 Z ZF ................................................77

S Sartori Ambiente ..........................10 Savno............................................12

WWW.WASTEWEB.IT Gennaio Marzo 2019


PERFORMANCE TOTALE


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EDITORIALE

L’ITALIA SI RIFIUTA

Con questo primo numero del nuovo anno, facciamo il punto di ciò che ci ha lasciato in eredità il 2018. Rifiuti: lo scorso aprile la Cina, grande importatore di rifiuti dai Paesi occidentali (fra cui l’Italia), ha iniziato un percorso di restrizione. Dopo aver già proibito l’import di 24 tipologie di rifiuti solidi, ne vieta ora altre trentadue. Da quest’anno, ad esempio, nel Paese non potranno più entrare sedici tipologie di rifiuti, fra cui le carcasse d’auto e i pezzi di navi demolite; altre sedici tipologie dal 2020, fra cui i rottami di acciaio inossidabile. Una chiamata alle proprie responsabilità interne (europee) nella produzione e riconversione dei rifiuti nell’ottica dell’economia circolare. A proposito di Europa, partiamo dal nostro Paese. E dal tema pesticidi: sono 259 quelli trovati nelle acque italiane, come risulta dal Rapporto nazionale presentato lo scorso maggio da ISPRA (Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale), a seguito del rilevamento delle acque superficiali e sotterranee svolto tra il 2015 e il 2016. In ambito comunitario, comunque, qualcosa si muove. Parliamo di plastica. Sempre a maggio, l’UE ha proposto una direttiva per proibire l’uso dei dieci prodotti in plastica monouso che inquinano i mari d’Europa. Un intruso, la plastica, che si trova in buona compagnia, nelle acque del Vecchio continente. Ci riferiamo alle specie aliene. In base allo studio More than “100 worst alien species in Europe”, pubblicato a giugno, sono 149 gli invasori a elevato impatto ambientale. Fra i peggiori raider: 54 piante, 49 invertebrati, 40 vertebrati e 6 funghi. Alcune di queste specie si trovano anche in Italia, come il gambero rosso della Lousiana, di cui parliamo in un servizio speciale a pagina 22. Acque reflue urbane, altra spina nel fianco di casa nostra. A luglio, Bruxelles esorta l’Italia a conformarsi alle normative UE, garantendo che quelle provenienti dagli agglomerati con oltre duemila abitanti siano raccolte e trattate. Inceneritori: salgono a novembre, le tensioni al Governo in merito ai rifiuti. Secondo Salvini, ci sarebbe la necessità di predisporre un termovalorizzatore per ogni provincia, mentre Di Maio sostiene che il problema dei rifiuti in Campania non è legato agli inceneritori ma ai rifiuti industriali provenienti da tutta Italia. A gennaio 2019, l’unico impianto campano (Acerra) è andato in manutenzione; speriamo in bene. In questo scenario che ci vede imputati spesso di incuria, l’Italia tuttavia primeggia in Europa per produttività d’uso delle risorse materiali e di circolarità della materia (come spieghiamo nell’articolo a pagina 8). Nel riciclo siamo avanti a Francia, Germania e Regno Unito, nonostante le semplificazioni normative che mancano, come le incentivazioni (rare o assenti) e l’inadeguatezza impiantistica. Ripartiamo da qui, per una nuova stagione di Waste. Con le parole e i fatti, per parlare del nostro futuro sostenibile. Maria Angela Feliciello

Gennaio Marzo 2019


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RIFIUTI SOLIDI

FOCUS ON

Economia senza residui Con 43,2 t di rifiuti per ogni milione di euro prodotto, il nostro Paese risulta essere il più efficiente nella riduzione dei rifiuti tra le cinque grandi economie europee. Così l’Italia fa meglio della Germania (67,6 t per milione di euro prodotto) e della media comunitaria (89,3 t) Maria Angela Feliciello

er capire dove andrà l’economia nei prossimi anni è utile leggere l’ultimo rapporto dell’IPCC, l’Intergovernmental Panel on Climate Change dell’ONU, in cui chiaramente

P

COMUNI RIFIUTI FREE 2017-2018 COMUNI Rifiuti Free 2018

COMUNI Rifiuti Free 2017

Nord 386 76% Nord 399 82% Centro 43 9% Centro 38 8% Sud 76 15% Sud 43 10% Totale 505 Totale 486 I dati si riferiscono ai soli Comuni che hanno partecipato al concorso nazionale Comuni Ricicloni 2018 di Legambiente

risulta che, per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali ed evitare le drammatiche conseguenze ambientali che già oggi si stanno manifestando, entro il 2030 si dovranno ridurre del 45% le emissioni globali di carbonio rispetto al 2010, con l’obiettivo, da raggiungere entro il 2050, di eliminare completamente l’impronta di carbonio. La società e l’economia mondiale devono quindi necessariamente perseguire la via della sostenibilità, con nuovi stili di vita e di consumi responsabili.

Gennaio Marzo 2019


RIFIUTI SOLIDI

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Gruppo Riciclo e Recupero del Kyoto Club, organizzazione non profit nata nel febbraio del 1999, costituita da imprese, enti, associazioni e amministrazioni locali, impegnati nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas-serra assunti con il Protocollo di Kyoto. La crescita delle opportunità di impiego testimonia naturalmente un volano di crescita economica rilevante. Per ogni kg di risorsa consumata il nostro Paese genera 4 euro di PIL (a parità di potere d’acquisto), contro una media europea di 2,2 e valori tra 2,3 e 3,6 riferiti a tutte le altre grandi economie continentali. La stima dell’Istituto di ricerche Ambiente Italia conferisce all’Italia il primato di Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti (urbani e industriali, inclusi quelli minerari), con il 79% di rifiuti avviati a riciclo, rispetto alla media europea (38%) e ben superiore a Paesi come Francia (55%), Regno Unito (49%) e Germania (43%). L’Italia è in testa alla classifica europea per fatturato pro-capite nello sviluppo di prodotti basati su processi biologici (come le bioplastiche), grazie alla nostra dedizione alla ricerca e sviluppo

di tecnologie sempre più innovative. Con la Germania, condividiamo poi il primo posto in Europa per quantità di mps (materie prime seconde) utilizzate nell’industria manifatturiera: una scelta che, nell’economia italiana, comporta un risparmio potenziale pari a 21 Mio/t equivalenti di petrolio e a 58 Mio/t di CO2. Infine, tutti gli obiettivi fissati dalle nuove direttive europee sui rifiuti urbani al 2025 sono già stati raggiunti per il totale degli imballaggi e per tutti i singoli materiali - a eccezione della plastica - costituendo un caso esemplare in Europa grazie al sistema Conai. Altri obiettivi importanti sono prossimi a essere raggiunti (come quello fondamentale della raccolta differenziata). Punto dolente, nonostante i tanti primati del nostro Paese, l’assenza di provvedimenti di semplificazione normativa, l’incentivazione agli acquisti verdi e un’impiantistica adeguata alle tecnologie di trattamento dei rifiuti.

FOCUS ON

Un percorso che l’Italia ha intrapreso coniugando tradizione e legami territoriali a efficienza, qualità e bellezza paesaggistica, per sostenere la ripresa economica delle imprese. Negli ultimi cinque anni, un quarto del totale delle aziende dislocate sul territorio, hanno realizzato investimenti green. Secondo lo studio promosso dal Conai, l’economia circolare in Italia vale l’1,5% del valore aggiunto nazionale. Numeri che collocano l’Italia al primo posto in Europa per produttività d’uso delle risorse materiali e di circolarità della materia. In effetti, l’economia circolare in Italia vale oggi 88 miliardi di fatturato, di cui 22 di valore aggiunto - ovvero l’1,5% del valore aggiunto nazionale. Primati italiani Il settore del riciclaggio dei rifiuti impiega oggi, nel nostro Paese, oltre 575mila lavoratori, mostrandosi ogni anno sempre più competitivo per i giovani in cerca di occupazione e per i profili professionali più specializzati. Questo dato rilevante emerge dalla ricerca: “L’Economia Circolare in Italia - la filiera del riciclo asse portante di un’economia senza rifiuti”, curata dall’esperto ambientale Duccio Bianchi di Ambiente Italia, a seguito dei lavori svolti dal Gennaio Marzo 2019

Comuni a rifiuti zero Secondo i dati diffusi dal XXV rapporto Comuni Ricicloni di Legambiente, sono stati 505 gli enti locali che (iscrivendosi all’omonimo concorso),


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RIFIUTI SOLIDI

FOCUS ON

COMUNI RIFIUTI FREE 2018_RACCOLTA DIFFERENZIATA SUPERIORE AL 75% Regione Totale Comuni Comuni Totale Comuni Rifiuti Free 2018 Rifiuti Free 2018** iscritti al Concorso* Abruzzo 305 14 53 Basilicata 131 11 11 Calabria 404 10 10 Campania 550 26 26 Emilia Romagna 331 7 76 Friuli V. Giulia 215 54 54 Lazio 378 11 11 Liguria 234 2 22 Lombardia 1516 101 299 Marche 229 12 19 Molise 136 4 4 Piemonte 1197 12 36 Puglia 258 1 4 Sardegna 377 9 138 Sicilia 390 1 1 Toscana 274 18 18 Trentino A. Adige 292 51 51 Umbria 92 2 2 Valle d’Aosta 74 0 0 Veneto 571 159 245 TOTALE 7954 505 *I dati si riferiscono ai soli Comuni che hanno partecipato al concorso nazionale Comuni Ricicloni 2018 di Legambiente ** Dati diffusi dalle edizioni regionali di Comuni Ricicloni 2018 di Legambiente in collaborazione con ARPA

nel 2018 hanno ottenuto il titolo di Comuni Rifiuti Free (erano 486 nel 2017), per un incremento di circa 200.000 cittadini in più. Era il 1994 quando Legambiente cominciò a mettere a confronto i Comuni italiani in funzione dei risultati raggiunti in termini di raccolta differenziata (RD). Con l’evolversi della normativa, gli obiettivi della classifica sono diventati sempre più stringenti ed anche il panorama della gestione dei rifiuti in Italia è cam-

Sopra, kit di contenitori con microchip di Sartori Ambiente, con sistemi di rilevazione degli svuotamenti in radiofrequenza di Altares, azienda del Gruppo. Le informazioni sul numero di svuotamenti per ciascuna utenza sono funzionali alla tariffazione puntuale correlata alla reale produzione di rifiuti.

biato molto in questi 25 anni: dalle prime raccolte stradali di frazioni e imballaggi principali fino ad arrivare all’intercettazione di rifiuti “complessi” porta a porta, con un target minimo del 65% di RD (in vigore già dal 2012 nel nostro Paese). Perché la gestione dei rifiuti potesse essere uno stimolo per i Comuni italiani a intraprendere nuove e più sofisticate strategie, nel corso degli anni, il Dossier Comuni Ricicloni (redatto da Legambiente, Consorzi di filiera e

principali attori del settore), si è perfezionato, modificando i criteri di valutazione e designazione dei comuni vincitori. A pesare sulla classifica non sono più solo i livelli di RD raggiunti (65%) ma anche il monitoraggio della riduzione della quantità di frazione non riciclabile che i cittadini conferiscono. Il nuovo pacchetto per l'Economia Circolare approvato in via definitiva dal Parlamento Europeo, prevede il traguardo del 65% di riciclaggio dei rifiuti solidi urbani al 2035, con target intermedi del 55% al 2025 e 60% al 2030. Per gli imballaggi i target previsti sono del 65% nel 2025 e del 70% nel 2030, con due obiettivi specifici per il riciclo degli imballaggi in plastica che dovrà essere almeno pari al 50% nel 2025 e al 55% nel 2030. Da questo presupposto è nata l’esigenza di porre come obiettivo minimo per entrare a far parte dei Comuni Rifiuti Free, il limite di 75 kg/ab/anno con riferimento al residuo secco indifferenziato, ovvero tutto ciò che non può essere riciclato. Gennaio Marzo 2019


FOCUS ON

RIFIUTI SOLIDI

COMUNI RIFIUTI FREE 2018 - VINCITORI ASSOLUTI PER REGIONE E CATEGORIA Regione Comuni sotto Comuni tra i 5.000 Comuni sopra i i 5.000 Abitanti e i 15.000 Abitanti 15.000 Abitanti Abruzzo Basilicata Calabria Campania Emilia Romagna Friuli V. Giulia Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trentino A. Adige Umbria Valle d’Aosta Veneto Dati Legambiente

Palena (CH) Sarconi (PZ) San Benedetto Ullano (CS) Caggiano (SA) Fomignana (FE) S. Vito di Fagagna (UD) S. Ambrogio sul Garigliano (FR) Ortovero (SV) S. Giovanni del Dosso (MN) Peglio (PU) Cercepiccola (CB) Barone Canavese (TO) Barracali (CA) Giardinello (PA) Altavalle (TN) Polino (TR) Roverchiara (VR)

Pratola Peligna (AQ) Tursi (MT) Casali del Manco (CS) Roccadaspide (SA) Novi di Modena (MO) Basiliano (UD) Itri (LT) Castellucchio (MN) Folignano (AP)

Pordenone

Porto Mantovano (MN) Castelfidardo (AN)

Pino Torinese (TO) Bitritto (BA) Orosei (NU)

Cossato (BI)

Serravalle Pistoiese (PT) Vallelaghi (TN)

Monsummano Terme (PT) Pergine Valsugana (TN) Trento

Trevignano (TV)

Vedelago (TV)

Il Sud che avanza e il Veneto (quasi) Rifiuti Free Secondo le stime di Legambiente, nel 2018 si è registrato un aumento significativo dei Comuni Rifiuti Free al Sud: con un lodevole risultato della Sardegna - dove su 377 Comuni, sono 315 quelli con una raccolta differenziata superiore al 65% (138 hanno superato il 75%) - e della Basilicata, dove, con 11 comuni, la percentuale Rifiuti Free passa dall’1,5% all’8%. Il Centro si conferma stabile (passando da 38 a 50 Comuni), mentre il numero dei Comuni virtuosi al Nord diminuisce leggermente con riferimento al Triveneto che perde 26 coGennaio Marzo 2019

Baronissi (SA) Carpi (MO) Porcia (PN)

Capoluoghi

Treviso

muni e fa rilevare un leggero aumento della produzione di rifiuti indifferenziati; quelle del Nord rimangono comunque le regioni col maggior numero di Comuni virtuosi. Sempre al Nord migliora la Lombardia dove, secondo i dati della Regione, sono 299 i Comuni Rifiuti Free (41 in piĂš del 2017), mentre il Veneto registra 245 Comuni. Si stima che, se tutti i Comuni veneti fossero Rifiuti Free, ovvero se i 245 ad oggi free mantenessero le loro performance e gli altri raggiungessero i 75 kg/ab/anno, si avrebbe una produzione di residuo da smaltire pari a 343.600 t/anno al posto delle attuali 610.000 - il che porterebbe a un risparmio di fabbi-

11

sogno di smaltimento netto del 44% e a una autosufficienza, almeno per il rifiuto urbano, degli attuali impianti di incenerimento (Padova e Schio) e co-incenerimento (Fusina). Le città di Treviso, Pordenone e Trento si riconfermano, come il 2017, in testa ai capoluoghi di provincia, così come, ancora una volta, il Nord-Est si dimostra quale area geografica più efficiente in tema di gestione virtuosa dei rifiuti urbani. L’importanza della tariffazione L’obiettivo Comuni rifiuti free non può prescindere dall’insieme delle buone politiche di prevenzione, da un buon sistema di impianti di riciclo per il recupero di materia e da un sistema di raccolta porta a porta efficace come da una tariffazione puntuale. Possiamo dire che optare per la tariffa paga, in tutti i sensi. Sono infatti 260 i comuni Rifiuti Free che hanno adottato un sistema di tariffazione puntuale e 101 quelli che hanno introdotto la tariffa normalizzata, con notevoli benefici ambientali e sociali ma anche per le tasche dei contribuenti. A Bologna, ad esempio, dall’inizio del 2019, è partita la sperimentazione della tariffa puntuale per il pagamento della tassa sui rifiuti, che tiene conto di quanto pattume non differenziato viene smaltito da ogni singola famiglia. Nelle zone interessate dalla sperimentazione, i residenti potranno conferire l’indifferenziato solo tramite tessera. Secondo i programmi del capoluogo emiliano, la tariffa puntuale entrerà a regime nel 2021.


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RIFIUTI SOLIDI

FOCUS ON

Cento di questi consorzi

Maria Angela Feliciello

che alla costante informazione e formazione di cittadini ed operatori. L’attuale sistema di gestione, anticipa gli obiettivi contenuti nelle Direttive sull’Economia Circolare, perseguendo la linea di continuo riutilizzo della materia, che rimane all’interno del ciclo economico. Non è un caso quindi che, anche nella classifica dei migliori consorzi, stilata da Legambiente, ai primi due posti si posizionano le province di Treviso (Priula e Bacino Sinistra Piave, entrambi della provincia di Treviso), mentre in terza posizione troviamo la Lombardia con Mantova Ambiente. Gli utenti complessivamente serviti dai primi tre consorzi nella classifica “Consorzi oltre i 100mila abitanti”, superano il milione di abitanti. Invariata rispetto allo scorso anno nelle prime tre posizioni, la classifica dei “Consorzi sotto i 100.000 abitanti”, dove ancora una volta i trentini AMNU, ASIA e Fiemme Servizi si dimostrano i più efficienti nel servire i loro circa 173.000 utenti complessivi.

a Regione Veneto conferma ancora il proprio ruolo di leader nella gestione dei rifiuti urbani, tanto da diventare un modello di gestione per altre realtĂ  italiane ed europee. I Comuni e i Consorzi, tramite i gestori del servizio pubblico, hanno organizzato la gestione dei rifiuti urbani in maniera efficiente ed efficace permettendo il concreto raggiungimento di obiettivi ambiziosi grazie an-

I migliori consorzi sopra i 100mila abitanti... Priula, Consiglio di Bacino di Treviso Il Consiglio di Bacino Priula regolamenta, affida e controlla, in base alla Legge Regionale 52/2012, il servizio di gestione dei rifiuti in 50 Comuni della provincia di Treviso. Il territorio ha un’estensione di 1.300 Kmq, con un bacino di quasi 554.000 abitanti su cui opera attualmente il

Sui 505 Comuni a bassa produzione di secco residuo, censiti da Legambiente, 264 sono dislocati nel Nord-Est del territorio italiano, area in cui la gestione dei rifiuti è basata, quasi totalmente, su sistemi consortili con una raccolta organizzata esclusivamente porta a porta

L

gestore Contarina Spa. Qui già nel 2008 era stato raggiunto l’obiettivo dell’80% di raccolta differenziata, con una produzione di 80 kg/ab/anno di rifiuto residuo. Oggi la raccolta differenziata si attesta all'85% con una produzione pro capite di rifiuto non riciclabile pari a 55 kg/abitante annui. I risultati raggiunti sono testimoniati anche dai riconoscimenti ricevuti dai Comuni del territorio e dalle ottime performance che li hanno portati da anni ai vertici nazionali ed europei in termini di raccolta differenziata. Ma nuove sfide sono all’orizzonte: entro il 2022 i 50 Comuni del Consiglio di Bacino Priula si propongono di raggiungere il 96,7% di raccolta differenziata con una produzione di rifiuto residuo di soli 10 kg/ab/anno. Consiglio di Bacino Sinistra Piave Il Consiglio di Bacino Sinistra Piave, con la sottoscrizione della “Convenzione per la costituzione e il funzionamento del Consiglio di Bacino Sinistra Piave afferente il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani nel bacino territoriale Sinistra Piave”, da parte dei rappresentanti di tutti i 44 Comuni costituenti il bacino. Il territorio, sul quale effettua il servizio integrato dei rifiuti il gestore SAV.NO Srl, ha una popolazione di oltre 305.000 abitanti con circa 144.000 utenti. In tutti i comuni serviti è diffusa la pratica del compostaggio domestico ed è in vigore un sistema di tariffazione puntuale. Gennaio Marzo 2019


FOCUS ON

Soluzioni e tecnologie per l’ambiente

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RIFIUTI SOLIDI

CONSORZI SOPRA I 100MILA ABITANTI Pos. Consorzio

Prov.

Regione

Abitanti

Procapite secco residuo (kg/a/ab)

Procapite rifiuti urbani (kg/a/ab)

% RD

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16

TV TV MN PN UD MI TO VA MI/MB CR NI VR MC NO RO VE

Veneto Veneto Lombardia Friuli Venezia Giulia Friuli Venezia Giulia Lombardia Piemonte Lombardia Lombardia Lombardia Piemonte Veneto Marche Piemonte Veneto Veneto

304621 554998 287505 158190 197577 118921 124880 105030 541399 536152 223143 355795 343327 148546 238185 718885

46,9 54,3 56,7 71,2 81,6 83,3 83,5 96,6 97,5 102,1 125,3 132,0 134,9 154,0 172,7 180,4

1,0 1,1 1,4 1,1 1,1 1,2 1,0 1,2 1,2 1,2 1,2 1,4 1,3 1,4 1,4 1,5

85,9% 85,4% 87,3% 82,2% 78,4% 79,7% 77,4% 76,7% 77,2% 76,9% 70,7% 74,3% 69,8% 69,4% 65,4% 66,2%

CONSORZI SOTTO I 100MILA ABITANTI Pos. Consorzio

Prov.

Regione

Abitanti

Procapite secco residuo (kg/a/ab)

Procapite rifiuti urbani (kg/a/ab)

% RD

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13

TN TN TN VR BL CH SS BL TN UD LO CR LU

Trentino Alto Adige Trentino Alto Adige Trentino Alto Adige Veneto Veneto Abruzzo Sardegna Veneto Trentino Alto Adige Friuli Venezia Giulia Lombardia Lombardia Toscana

61349 83109 28266 85078 26128 38575 13233 18989 43082 36502 5833 79228 69900

41,1 46,6 56,7 71,2 81,6 83,3 83,5 96,6 97,5 102,1 125,3 132,0 134,9

1,1 1,2 1,4 1,1 1,1 1,2 1,0 1,2 1,2 1,2 1,2 1,4 1,3

87,3% 89,2% 84,9% 83,9% 82,1% 71,7% 74,4% 82,3% 78,0% 77,8% 69,7% 71,6% 68,6%

Consiglio di Bacino Sinistra Piave Consiglio di Bacino Priula Mantova Ambiente srl Ambiente Servizi Spa A&T 2000 Spa Consorzio dei Comuni dei Navigli Consorzio Chierese per i Servizi Coinger Srl CEM Ambiente Spa Linea Gestioni Srl Consorzio Basso Novarese Consorzio di Bacino Verona Due del Quadrilatero Cosmari Consorzio Gestione Rifiuti Medio Novarese Consorizio RSU Rovigo Gruppo Veritas

AMNU Asia Azienda Speciale per l’Igiene Ambientale Fiemme Servizi Spa Esa-Com Spa Unione Montana Feltrina Consac Srl Unione dei Comuni del Coros Unione Montana Agordina Comunità della Val di Non Unione Territoriale Intercomunale della Carnia Unione dei Comuni Lombardi oltre Adda Lodigiano Casalasca Servizi Spa Ersu Spa

... e il migliore sotto i 100mila AMNU Spa La storia di AMNU inizia nel 1968, quando il Comune di Pergine Valsugana costituì una Azienda Municipalizzata per la gestione dei servizi di igiene urbana, onoranze funebri e trasporto infermi; quest’ultima trasferita, negli anni successivi, alle Aziende Sanitarie Locali. Nel decennio 1980-1990 AMNU allargò il proprio Gennaio Marzo 2019

bacino di competenza nei comuni dell'Alta Valsugana; attrezzandosi inoltre per svolgere i servizi di spazzamento stradale. Il 4 dicembre 1997, sedici dei diciotto Comuni dell'Alta Valsugana serviti, costituirono AMNU Spa, società a capitale totalmente pubblico. La struttura operativa ed amministrativa della neonata società, nonché il patrimonio iniziale, furono conferiti dall’Azienda Municipalizzata

Nettezza Urbana Trasporti Funebri, che fu incorporata in AMNU Spa e cessò di esistere. Successivamente anche i due Comuni che non avevano partecipato al processo di costituzione della Società, sono entrati a far parte della compagine sociale. Pertanto tutti i Comuni presenti sul territorio della Comunità Alta Valsugana e Bersntol sono Soci di AMNU.


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93% la percentuale di italiani che beve caffè abitualmente. Il 53% predilige il caffè in polvere, mentre il 37% sceglie cialde o capsule

RIFIUTI SOLIDI

Caffè, dall’Italia parte la capsula sostenibile

48% L

di chi ha consumato caffè nel 2018, l’ha fatto in ufficio, dove si predilige l’utilizzo di caffè in cialde o capsule (50%)

CASE HISTORY

La bevanda del diavolo, come un tempo il caffè veniva definito dalla Chiesa, oggi racchiude tutto il suo potere di fascinazione in una capsula d’alluminio. Che diventa riciclabile nel progetto tutto italiano di Nespresso-CIAL

a tazzina da caffè è per noi italiani un "classico" da quando, nel 1763, divenne un prodotto così diffuso che solo a Venezia si contavano oltre 200 "botteghe del caffè" (la prima fu aperta nel 1683 in Piazza San Marco) in cui gustare la bevanda parlando di affari o di cultura. Pausa preferita da milioni di italiani, il caffè si consumava tra le mura di casa con l’utilizzo della caffettiera moka e della macchina espresso, al bar, al ristorante o al lavoro. E fu proprio dal posto di lavoro, che cominciò, molti anni fa, l’avventura di cialde e capsule per il caffè, con lo scopo di portarne il gusto unico negli uffici. La macchina da caffè in cialde che divenne subito famosa venne prodotta da Nespresso, alla fine degli anni ’80; funzionava con porzioni monodose con quattro tipi di aromi: CosM, Capriccio, Bolero e Decaffeinato. Oggi l’azienda svizzera di Losanna, leader nel settore del caffè porzionato di prima qualità, conta oltre 12.000 dipendenti e vende i propri prodotti in 69 Paesi direttamente alla clientela con una rete di oltre 600 Boutique dislocate in città chiave di tutto il mondo. In Italia, l’azienda è presente dal 1999, con 61 punti vendita, sparsi su tutto il territorio. Innovazione e sostenibilità hanno da sempre caratterizzato l’azienda. Per Nespresso, infatti, il principio della Circular Economy si rispec-

chia in ogni fase del suo business, ne è un esempio concreto il grande impegno che da anni l’azienda dimostra nell’implementare il programma di raccolta e riciclo delle capsule esauste per donare loro una seconda vita. Alluminio, a Lecco il riciclo virtuoso Nespresso ha scelto di impiegare l’alluminio per le proprie capsule; un materiale in grado di proteggere le caratteristiche e l’aroma del caffè da fattori esterni mantenendo intatte le sue proprietà organolettiche. L’alluminio è un metallo straordinario anche dal punto di vista ambientale: è riciclabile al 100% ed è riutilizzabile all’infinito in quanto, una volta fuso, conserva tutte le sue proprietà. Inoltre, riciclare l’alluminio consente di risparmiare circa il 95% di energia necessaria a produrlo dal suo minerale, la bauxite. Gennaio Marzo 2019


CASE HISTORY

Sebbene l’impatto delle capsule di Nespresso sia irrisorio, il brand ha assunto un ruolo pionieristico nell’individuazione di soluzioni che permettono una gestione sostenibile anche delle componenti più piccole dell’alluminio. In Italia, infatti, Nespresso si trova ad operare in un contesto normativo particolarmente complesso in quanto la legislazione italiana non consente a nessun privato, di gestire la raccolta dei rifiuti urbani: non è possibile trasportarle tramite corriere, introdurre una raccolta porta a porta o altri sistemi di recupero e riciclo. Nel nostro

Il vincitore nell’ambito del premio “NESPRESSO - Comuni Ricicloni 2018” di Legambiente è stato SILEA Spa di Lecco, r cupera re r to e riciclato, a un anno per aver recuperato dall’attivazione dall’attiva v zione del progetto, pro r getto, circa circ r a 29 tonnellate di alluminio proveniente da piccole componenti. Gennaio Marzo 2019

RIFIUTI SOLIDI

paese, infatti, le capsule esauste non sono classificate come packaging, ma come rifiuto urbano indifferenziato, per via della presenza del caffè residuo al loro interno, e per questo motivo devono essere gestite solo dai singoli comuni o dalle aziende delegate dai comuni alla gestione del servizio di raccolta differenziata. Il che rende lo scenario italiano ancora più complesso vista la presenza di circa 8.000 Comuni, con cui è necessario avviare una collaborazione one-to-one per il riciclo delle capsule. Nell’aprile del 2017 Nespresso ha lanciato, in collaborazione con SILEA, l’azienda municipalizzata che gestisce i rifiuti nella provincia di Lecco, e CIAL, il Consorzio Imballaggi Alluminio, il primo progetto sul territorio nazionale di raccolta sperimentale delle capsule di caffè in alluminio con il semplice conferimento delle stesse nel sacco viola dei rifiuti riciclabili. Questo progetto pilota, avviato presso l’impianto Seruso nell’aprile del 2017, consente il trattamento e il recupero delle capsule di caffè e di altre piccole frazioni in alluminio che, una volta recuperate attraverso la raccolta differenziata multimateriale, vengono trasportate all’interno dell’impianto e, attraverso un innovativo sistema, vengono ulteriormente separate. Tutte le componenti in alluminio più leggere come le capsule, i blister, i coperchi, le chiusure e altri piccoli oggetti e imballaggi, sono sottoposte al trattamento del sotto - vaglio che le rileva per essere avviate a riciclo. Il progetto, partito in via sperimentale in tutti i comuni afferenti alla provincia di Lecco, ha semplificato considerevolmente il sistema di raccolta delle capsule in alluminio post-consumo che possono essere ora comodamente gettate a casa nel sacco viola dei rifiuti, destinato a plastica, alluminio e tetrapak. Un progetto di enorme valenza in termini di tutela dell’ambiente e di economia circolare, in quanto apre la porta ad un sistema di raccolta delle capsule in alluminio.

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41% con questa percentuale, Nespresso è al primo posto in Italia, come registra il trend monitorato da Coffee Monitor, il primo focus dell’Osservatorio social monitoring di Nomisma sviluppato in collaborazione con Datalytics

6 kg a testa all’anno, la media italiana di consumo di caffè, in grani o in polvere. Praticità e qualità, stanno facendo crescere il mercato del caffè in capsula: 4,5 milioni di italiani per un giro d’affari di 2 miliardi di euro (fonte: Nielsen)


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RIFIUTI SOLIDI

CASE HISTORY

L’arredo urbano creato dai pannolini A Treviso lo stabilimento Fater Smart trasforma gli assorbenti per la persona, da rifiuti, in utensili di plastica, prodotti tessili e décor urbanistico Maria Angela Feliciello

11 milioni di prodotti assorbenti per la persona vengono smaltiti ogni giorno in Italia

900 milioni di tonnellate all’anno di pannolini vengono conferiti in discarica o eliminati tramite inceneritore

n Italia ogni giorno vengono smaltiti 11 milioni di prodotti assorbenti per la persona: quasi 900.000 t/anno che oggi vengono conferite per più della metà in discarica e il restante eliminate tramite inceneritore. Fater Spa, joint venture tra Procter & Gamble e Gruppo Angelini conosciuta per i marchi Pampers, Lines, Tampax, ha sviluppato e brevettato una tecnologia che consente di riciclare i prodotti assorbenti per la persona (PAP) usati di tutte le marche, traendone plastica e cellulosa sterilizzate da riutilizzare come materie prime seconde (mps). Si tratta di un’innovazione tecnologica e di sistema “made in Italy”, riconosciuta dalla Commissione Europea come EcoInnovation nel 2011 (RECALL - ECO/11/304440), che rende riciclabile una categoria di prodotti tradizionalmente considerati irriciclabili.

I

Processo innovativo ed ecosostenibile Presso il polo di trattamento dei rifiuti di Contarina Spa, ubicato a Spresiano (TV) è stato installato, nel 2015, un impianto sperimentale per il riciclo dei PAP, realizzato nell’ambito del progetto Recall, co-finanziato dall’Unione Europea, in collaborazione con Fater, il Comune di Ponte nelle Alpi (primo in Italia ad aderire all’iniziativa) e l’Istituto di Ricerca Ambiente Italia. Come mostra l’immagine della pagina seguente, Il processo di riciclo prevede quattro fasi: i pannolini ed i prodotti assorbenti per la persona usati vengono raccolti

e conferiti presso l’impianto (1), stoccati e quindi trasferiti, attraverso nastri trasportatori, (2), nel cuore tecnologico del processo costituito dall’autoclave. Attraverso la forza del vapore a pressione e senza combustione, i prodotti qui vengono aperti, sterilizzati (eliminando completamente i cattivi odori) e asciugati (3). Completato il ciclo in autoclave, i prodotti vengono lacerati, mentre le loro frazioni riciclabili sono separate (plastica e cellulosa) con un sistema meccanico a tre stadi (4). L’impianto è in grado di gestire fino a 10.000 t/anno di prodotti usati ed è stato concepito per preservare le elevate qualità delle materie prime contenute nei prodotti assorbenti e recuperare mps paragonabili a quelle vergini. Le nuove mps, di elevata qualità, potranno quindi essere utilizzate in nuovi processi produttivi: le plastiche, nei principali processi tipici della lavorazione della plastica, mentre la frazione organicocellulosica può essere utilizzata per varie applicazioni, come: prodotti assorbenti per animali domestici, carte di elevata qualità, prodotti tessili (viscosa e rayon), materiali refrattari. Un sistema virtuoso in cui vincono tutti L’impianto di riciclo di Fater ha ottenuto il riconoscimento di “Circular Economy Champion” da parte di Legambiente, consegnato presso la Commissione Europea, a dimostrazione di come l’industria possa creare sviluppo e crescita ottemperando ai requisiti di sostenibilità amGennaio Marzo 2019


CASE HISTORY

RIFIUTI SOLIDI

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L’impianto di trattamento e riciclo dei pannolini nel polo di Contarina

bientale, con notevoli vantaggi. Se questa tecnologia di riciclo fosse operativa in tutta Italia infatti, ogni anno si riciclerebbe circa il 3% dei rifiuti solidi urbani e si produrrebbero 270.000 t di materia prima riciclata di elevata qualità, evitando emissioni di CO2 pari a quelle generate ogni anno da oltre 100.000 automobili. Non solo: dal punto di vista economico, si otterrebbero 300 milioni di investimenti, un indotto di circa un miliardo all’anno e 1000 nuovi posti di lavoro considerando solo gli operatori. Per i Comuni il sistema di riciclo potrebbe ridurre i costi per il conferimento in discarica o al termovalorizzatore oltre ad eliminare quelli dovuti per il trattamento dei rifiuti da conferire in discarica traducendoli in vantaggi per i cittadini. Non da ultimo, si otterrebbe un contributo al raggiungimento degli obiettivi di riduzione dei rifiuti urbani biodegradabili. Per i riciclatori vi sarebbero ricavi provenienti dalla vendita delle mps dal riciclo dei PAP. Gennaio Marzo 2019

Premiare le best practice Ad oggi, sono già 12 milioni gli italiani raggiunti da un servizio di raccolta separata dei Prodotti Assorbenti per la Persona (PAP) che si prefigge di minimizzare il disagio per i cittadini derivante dal tenere in casa per più giorni rifiuti che emanano cattivo odore e non gravare sulle famiglie in cui ci sono bambini o persone affette da incontinenza, ove sia operativo il sistema tariffario che prevede una quota variabile basata sul volume di residuo secco prodotto. L’auspicio è che possano realizzarsi sistemi di riciclo che, facendo tesoro delle eccellenze già evidenziate nella raccolta specifica di prodotti assorbenti per la persona, diano nuova vita a materie prime seconde riutilizzabili in nuovi processi produttivi, come ha dimostrato il sistema di riciclo ideato da Fater. Proprio in quest’ottica, Fater ha deciso di riconoscere l’importanza del contributo di Comuni, Agenzie e operatori della gestione rifiuti premiando, in accordo con Legambiente, chi ha dimostrato di aver attuato le migliori pratiche propedeutiche al riciclo di pannolini e pannoloni. Nell’ambito quindi della classifica dei Comuni più virtuosi d’Italia, stilato da Legambiente, è stato istituito il premio Fater “Comuni Ricicloni” che alla V^ edizione 2018, è stato assegnato alla società Eco.Lan Spa di Lanciano. Costituita da 53 Comuni, Eco.Lan Spa si occupa dello smaltimento dei rifiuti urbani per un bacino di circa 160.000 abitanti ed opera una raccolta differenziata dei PAP con metodi innovativi e senza costi aggiuntivi, grazie a bidoni scarrabili da 360 lt agganciati al mezzo che opera la raccolta di altre frazioni. Il premio ha portato alla sottoscrizione di un accordo tra Fater, Eco.Lan e Cogesa per realizzare in Abruzzo (nella zona di ChietiPescara) un impianto di recupero per questo tipo di rifiuti.

150 kg di cellulosa, 75 kg di plastica e 75 kg di polimero super assorbente, si possono ricavare da 1 tonnellata di prodotti assorbenti usati. Queste materie prime secondo possono essere impiegate nei principali processi di lavorazione per dar vita a nuovi prodotti come, grucce, contenitori, giocattoli o tavoli di plastica, carte di elevata qualità, prodotti tessili, fertilizzanti, assorbenti per animali domestici o per l’industria florovivaistica

1.500 tonnellate annue di rifiuto trattati; 150 mila utenti coinvolti; oltre 1.950 m3/anno di materiale non conferito in discarica; 618.000 Kg/anno emissioni di anidride carbonica evitati. Questi i numeri della sperimentazione nell’impianto Contarina


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BIOWASTE

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punti secondo l’indicatore Eco-IS, l’Italia ha un indice di Eco-innovazione al di sopra della media europea (EU28 Paesi)

CASE HISTORY

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Proposte prioritarie per la green economy

Vediamo la green economy come un percorso di soluzioni e investimenti per fare bene e in modo sostenibile. Ma spesso manca una bussola. Il Consiglio nazione della green economy punta a dare degli obiettivi prioritari come base per un confronto con la classe dirigente

Ecomondo 2018, il Consiglio nazionale della Green Economy (composto da ben 66 realtà italiane - statigenerali.org) ha presentato, a Governo e Parlamento, sette proposte prioritarie per avviare un percorso di cambiamento costruttivo composto dalla promozione di attività e da investimenti in grado, tra l’altro, di generare nuova e duratura

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occupazione oltre che nutrire una forma mentis di benessere e qualità ecologica. Di seguito vi proponiamo una sintesi delle sette mosse strategiche proposte tramite un documento appendice alla “Relazione 2018 sullo Stato della green economy in Italia” presentata dal presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile Edo Ronchi.

Rilanciare le rinnovabili e l’efficienza per affrontare la sfida climatica e rinnovare il sistema energetico

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Il recepimento del pacchetto Puntare sull’economia di Direttive europee sui rifiuti e l’economia circolare circolare, valorizzare va utilizzato come occasione i buoni risultati per consolidare i punti di già raggiunti e attuare forza dell’Italia e avanzare. Per prevenire la produzione efficacemente di rifiuti occorre sviluppare il nuovo pacchetto ricerca, eco-innovazione, di Direttive europee eco-design, simbiosi dei processi produttivi, promuovere gli utilizzi condivisi, contrastare l’obsolescenza programmata e sostenere la riparabilità dei prodotti. Occorre recuperare rapidamente i ritardi che permangono in alcune Regioni d’Italia nelle dotazioni impiantistiche e nelle performance delle raccolte differenziate dei rifiuti anche in termini di qualità. Si dovrebbero applicare tariffe nazionali, premiarli per le raccolte differenziate e proporzionate alla quantità e qualità dei rifiuti conferiti, nonché ai costi efficienti della loro gestione.

Secondo lo Special Report dell’IPCC è ora o mai più. Bisogna mitigare la crisi climatica globale attuando l’Accordo di Parigi per il clima. Al riguardo l’Italia deve varare un Piano nazionale, per l’energia e il clima, di medio e lungo termine, puntando a ridurre le emissioni di gas serra del 50% entro il 2030 e di oltre l’80% al 2050 (rispetto a quelle del 1990). Questo significa raddoppiare il contributo delle fonti rinnovabili entro il 2030 (obiettivo 35%) e ridurre i consumi di energia del 35% entro il 2030 rispetto al loro andamento tendenziale. Tra le soluzioni, una carbon tax progressiva. Gennaio Marzo 2019

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65% degli spostamenti a Roma sono effettuati con mezzi privati a motore. Vista così la capitale sembra la peggiore d’Europa, ma è anche vero che uno scooter inquina meno di un’auto…

613 auto ogni 1000 abitanti. L’Italia è il Paese europeo col più elevato numero di auto

10 misure di green economy per ottenere 2,2 milioni di posti di lavoro in 5 anni 1. Rilanciare le fonti energetiche rinnovabili in attuazione dell’Accordo di Parigi; 2. Accelerare e rendere più incisivi gli interventi di riqualificazione energetica di abitazioni, scuole e uffici; 3. Realizzare un programma nazionale di rigenerazione urbana; 4. Sviluppare le diverse filiere del riutilizzo e del riciclo dei rifiuti in direzione dei nuovi obiettivi per l’economia circolare; 5. Rilanciare la spesa per la ricerca e lo sviluppo in materia ambientale; 6. Riqualificare il sistema idrico nazionale; 7. Realizzare un programma di interventi per la riduzione del rischio idrogeologico; 8. Rafforzare l’agricoltura biologica, le produzioni agricole tipiche e di qualità e rilanciare la gestione forestale sostenibile; 9. Completare le bonifiche dei siti contaminati di interesse nazionale; 10. Attivare alcune misure strategiche per una mobilità sostenibile.


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CASE HISTORY Potete vedere gli Stati Generali della Green Economy 2018, direttamente dal canale youtube (link QR) della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile Sustainable Development Foundation - impegnata nella promozione di uno sviluppo sostenibile in Italia di una green economy e dello sviluppo tecnologico finalizzato all'elevata qualitĂ  ecologica.

32 sono le Province italiane con livelli di raccolta differenziata superiori al target del 65%

25 sono le Province meritevoli in termini di raccolta differenziata al Nord, solo 2 al Centro e 5 nel Sud Italia

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Il made in Italy di successo è inscindibilmente legato Promuovere a qualità e bellezza che non l’elevata qualità sono oggi credibili senza ecologica quale un’elevata qualità ecologica. fattore decisivo Occorre quindi supportare per il successo delle l’adozione di processi produttivi e prodotti sempre imprese italiane più green, l’abbattimento delle emissioni di gas serra e l’uso efficiente e circolare delle risorse. Occorre indirizzare meglio la digitalizzazione, al centro del Programma Impresa 4.0, per dare impulso allo sviluppo della green economy, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese. Occorre una riforma della fiscalità in chiave green per accompagnare il mercato verso processi, prodotti e servizi ad alta efficienza nell’uso delle risorse.

Assicurare lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile, di qualità e multifunzionale

L’agricoltura deve assicurare l’alimentazione corretta di un mondo sempre più popolato. Oggi il sistema fa crescere le preoccupazioni per la salute. È necessario valorizzare l’efficacia dei controlli dei prodotti, promuovere le produzioni sostenibili e accorciare le filiere agroalimentari - anche con forme di aggregazione fra i produttori - e valorizzare le produzioni locali. Una irrinunciabile occasione per rafforzare questi indirizzi è offerta dal percorso, recentemente avviato, di riforma della Politica Agricola Comune per il periodo 2021 2027. Occorre favorire il ruolo dell’agricoltura e della selvicoltura anche come fonti di produzione di energia e di materiali rinnovabili per la bio-economia. Gennaio Marzo 2019


CASE HISTORY

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BIOWASTE

Far cambiare direzione alla mobilità urbana È indispensabile, come accaduto in molte parti del mondo, accelerare lo sviluppo della mobilità urbana sostenibile, riducendo il numero delle auto private che circolano e sostano nelle nostre città. Le parola chiave per il futuro sono trasporto multimodale, mobilità condivisa, aree pedonali e piste ciclabili. Bisogna favorire la sostituzione con mezzi ibridi e a gas, nonché un’adeguata infrastrutturazione per il rifornimento e la ricarica, prestando la dovuta attenzione agli adeguamenti necessari per lo sviluppo della filiera produttiva italiana.

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Attivare un programma nazionale per la rigenerazione urbana, supportato con gli strumenti e gli indirizzi delle green city

50% nel rispetto dell’Accordo di Parigi per il clima. L’Italia punta a ridurre del 50% i gas serra entro il 2030 e dell’80% entro il 2050

35% è l’obiettivo di fonti energetiche rinnovabili in Italia entro il 2030

La rigenerazione delle città italiane, guidata dai principi e dagli indirizzi delle green city, è la via principale per un loro rilancio. Il consumo di suolo, risorsa scarsa e limitata, va fermato, facendo fronte al fabbisogno di insediamenti attraverso il recupero e il risanamento di aree già urbanizzate, di aree industriali dismesse, di edifici vuoti e abbandonati.

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Tutelare e valorizzare il capitale naturale

Il nostro Paese è dotato di un capitale naturale di grande valore, senza contare quello culturale, storico e architettonico del mondo. Per migliorare la tutela di questi capitali è necessario aumentare la consapevolezza dei cittadini, soprattutto nel corretto e moderato utilizzo dell’acqua. Va contrastato tempestivamente il dissesto geologico dovuto, tra l’altro, a una cattiva gestione del territorio e degli insediamenti.

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FOCUS ON

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Pesci a dieta di SUSHIN Insetti, crostacei, microalghe e sottoprodotti da macellazione degli avicoli saranno l’alternativa sostenibile per l’alimentazione di trote, branzini e orate. Grazie a un progetto di ricerca che sta valutando nuove diete per una migliore e più controllata alimentazione ittica

li attuali mangimi impiegati nell’alimentazione delle specie ittiche allevate in Italia includono ingredienti convenzionali di origine marina ed agroindustriale dal futuro incerto in termini di sostenibilità economica ed ambientale. Ciòspinge ad individuare nuove soluzioni mangi-

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mistiche che prevedano un piĂš largo uso di materie prime, meno contese tra alimentazione umana ed animale, ricche di nutrienti, attualmente ancora poco studiate o valorizzate. In questo contesto nasce SUSHIN (SUstainable fiSH feeds INnovative ingredients), un progetto di ricerca triennale, finanziato

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Gloriana Cardinaletti e Emilio Tibaldi, Dipartimento di Scienze AgroAlimentari, Ambientali e Animali (Di4A) dell’Università di Udine

Ottobre Gennaio Dicembre Marzo 2018 2019


FOCUS ON Fig. 1. Nassa da pesca utilizzata per la cattura del gambero rosso della Louisiana. Fig. 2. Il partenariato di SUSHIN.

Fig. 3. Esempio di mangime estruso. Fig. 4. Campione di farina avicola e di mangime che la include.

da un consorzio di Fondazioni di origine bancaria (Ager-Agroalimentare e ricerca - AGER) volto a promuovere e sostenere attività di ricerca scientifica nel settore agroalimentare italiano. SUSHIN (AGER2 cod. 2016-0112) è dedicato all’individuazione ed allo studio di nuovi ingredienti da utilizzare nelle formulazioni dei mangimi del futuro per le tre principali specie ittiche allevate in Italia: trota, branzino e orata. Lo scopo è duplice: ridurre nei mangimi l'utilizzo di farine ed oli di pesce e l'impiego di ingredienti vegetali contesi tra filiere animali ed alimentazione umana, assicurando la sostenibilità economica ed ambientale delle produzioni, nonché la qualità del prodotto per il consumatore. Il progetto vede coinvolti sette partner appartenenti ad Università e Centri di ricerca Italiani di alto profilo scientifico, con consolidata e multidisciplinare esperienza di ricerca nel settore dell'acquacoltura sulle tematiche affrontate dal progetto (Fig. 2). Con esperimenti di laboratorio e prove aziendali, il progetto studierà il valore nutritivo di diete formulate con nuovi ingredienti, gli effetti sulla performance di crescita e la salute

1 Regolamento (UE) N. 56/2013 della Commissione del 16 gennaio 2013 che modifica gli allegati I e IV del regolamento (CE) n. 999/2001. 2 Regolamento (UE) 2017/893 della Commissione del 24 maggio 2017 che modifica gli allegati I e IV del regolamento (CE) n. 999/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio e gli allegati X, XIV e XV del regolamento (UE) n. 142/2011 della Commissione per quanto riguarda le disposizioni in materia di proteine animali.

Gennaio Marzo 2019

Fig. 5. Vasche utilizzate per la valutazione della digeribilitĂ  degli ingredienti innovativi impiegati nel progetto.

Strutture impiantistiche presenti presso l’Univeristà di Udine.

dei pesci allevati, la qualità (anche sensoriale) e la sicurezza alimentare del prodotto, nonchè l’accettabilità dei consumatori e del mercato. Le diete di nuova generazione prevedono l’impiego di alimenti alternativi rispetto a quelli attualmente utilizzati nei mangimi composti; ingredienti che sono stati recentemente autorizzati, quali: le farine ottenute dai residui della lavorazione/trasformazione delle carni avicole (Regolamento (UE) 2013/561, dagli insetti (Regolamento (UE) 2017/893)2, da crostacei quali il gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii) e da differenti biomasse microalgali (Tetraselmis suecica, Tisochrysis lutea ed Arthrospira platensis). L’obiettivo finale del progetto consiste nell’acquisizione, diffusione e trasferimento di conoscenze scientifiche e tecniche sugli ingredienti alternativi per la formulazione di diete innovative nella filiera produttiva 5

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dell’acquacoltura. SUSHIN fornisce inoltre una valutazione completa sulla base di criteri di sostenibilità ambientale, economica, come produttività e redditività delle imprese e sociale, come percezione e consenso da parte del consumatore e del mercato per prodotti ittici ottenuti da pesci allevati con mangimi di nuova generazione.


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Nuove opportunità Gli obiettivi principali della moderna acquacoltura sono sostenibilità e competitività, produzione di alimenti nutritivi di alta qualità, crescita e diversificazione, ma anche adattamento ai cambiamenti climatici e, soprattutto, il rispetto per l’ambiente. La comunità scientifica è quindi consapevole che, affinché questo possa accadere, bisogna migliorare le conoscenze sul mantenimento e il benessere degli organismi allevati, affinando le tecnologie necessarie alla loro produzione, incluse quelle relative alla formulazione di mangimi più sostenibili (Fig. 3 di pag. 23). È infatti necessario esplorare le potenzialità di nuovi ingredienti provenienti dai bassi livelli trofici, quali microalghe o ingredienti prodotti secondo il concetto di

Fig. 6. Larve di Hermetia illucens.

FOCUS ON

Fig. 7. Farina ottenuta dagli insetti.

Fig. 8. Gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii) specie alloctona invasiva, diffusa nelle acque interne nazionali ed europee.

economia circolare come gli insetti, ovvero riciclare sottoprodotti dell’industria alimentare, come farine avicole o trasformare in risorsa un problema per l’ambiente, come il gambero rosso della Louisiana. Qui di seguito, i possibili vantaggi dell’impiego di questi nuovi ingredienti, testati nel progetto SUSHIN, per l’allevamento delle specie ittiche di maggiore interesse per l’acquacoltura nazionale. Le farine avicole Ottenute dagli scarti di lavorazione della carne di pollame (Fig. 4 di pag. 23), le farine avicole sono una importante risorsa per l’Italia, che ne produce quasi 100.000 t/anno, con elevati standard di qualità e sicurezza. Sono maggiormente utilizzate nei mangimi per gli animali da compagnia, sebbene potrebbero, da sole, coprire l’intero fabbisogno proteico dei mangimi per i pesci allevati nel nostro Paese, che sono tipicamente carnivori. Quest’ultimo utilizzo, che il progetto SUSHIN intende promuovere, valorizza al meglio un sottoprodotto agroindustriale secondo il principio di economia circolare e secondo i pilastri della sostenibilità: economica, ambientale e sociale. Come confermato dai primi risultati del progetto, le farine avicole sono una ottima fonte di proteine e di sali minerali per i pesci, comparabili alle farine di pesce. Presentano inoltre un profilo amminoacidico quasi ideale e si caratterizzano per l’elevata digeribilità dei nutrienti, risultando superiori alle proteine vegetali dalle quali si distinguono per l’assenza di fattori antinutrizionali.

Fig. 9. Esemplari di P. clarkii appena dopo la cattura.

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Gli insetti Negli ultimi anni, molti ricercatori si sono dedicati allo studio della produzione di insetti come nuova fonte di proteine per l'alimentazione animale. Gli insetti sono nutrienti, hanno elevati tassi di produttivitĂ  e consentono di trasformare rifiuti organici di bassa qualitĂ  in sostanze altamente nutritive, svolgendo quindi un ruolo cen9

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FOCUS ON

Fig.10. Stoccaggio in freezer dei gamberi in previsione della trasformazione in farina.

Fig. 11. Fase di macinazione del prodotto congelato.

trale nello sviluppo di una bioeconomia circolare. Il contenuto proteico degli insetti dipende dall’unità tassonomica cui la specie appartiene e, nel caso degli esemplari dell’ordine dei Diptera, come la mosca soldato nera (Fig. 6), Hermetia illucens (Stratiomyidae) esso risulta piuttosto elevato. Tuttavia, il contenuto lipidico della maggior parte degli insetti varia dal 20 al 40% ma, rispetto a quello della farina di pesce, il profilo degli acidi grassi è caratterizzato da una bassa incidenza di acidi grassi omega-3 in favore di una abbondante presenza in acidi grassi saturi (SFA) e monoinsaturi (MUFA). Nonostante ciò, la quantità e la qualità dei lipidi può essere manipolata modificando la composizione chimiconutrizionale del loro substrato di allevamento. Altra considerazione importante sull’uso di insetti in acquacoltura è la presenza di chitina, un polisaccaride strutturale che compone il loro esoscheletro. Alcune specie ittiche sono in grado di degradare il legame glicosidico della chitina usando enzimi endogeni. 11

Fig. 12. Prodotto ottenuto dalla macinazione del gambero rosso della Louisiana.

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BIOWASTE

Fig. 13. Farina di gambero rosso della Louisiana.

Sebbene in alcuni studi venga riportato che la presenza di chitina nella dieta influisce negativamente sulla digestione e sull'assorbimento dei nutrienti nei pesci, in altri invece è stato evidenziato un effetto positivo di questo polisaccaride come immunostimolante. Nel complesso, i risultati attuali sono ancora controversi e sembrano essere specie-specifici; per questa ragione, il progetto SUSHIN si occuperà non solo di valutare il valore nutritivo e la digeribilità delle farine da insetto (Fig. 7), ma anche le diverse risposte fisiologiche dei pesci alimentati con mangimi inclusivi di diversi livelli di questo nuovo ingrediente, al fine di promuovere il benessere delle specie ittiche considerate.

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13

3 Regolamento di esecuzione (UE) 2016/1141 della Commissione, del 13 luglio 2016, che adotta un elenco delle specie esotiche invasive di rilevanza unionale in applicazione del regolamento (UE) n. 1143/2014 del Parlamento Europeo e del Consiglio, OJ L 189, 14.7.2016, p. 4–8.

Gennaio Marzo 2019


26 Fig. 14 (A,B e C). Microalghe osservate al microscopio.

BIOWASTE Fig. 14 A. Tisochrysis lutea.

14A

La farina di gambero rosso Il gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii) è una specie esotica invasiva e nociva, di rilevanza a livello comunitario, ampiamente diffusa nelle acque interne nazionali ed europee (Fig. 8-9-10 di pag.24 e 25), 16 lariportata nella Black List del Rego mento di Esecuzione (UE) 2016/11413. Per le specie inserite in questa lista, il Regolamento consente di mettere in atto tutte le misure di eradicazione, inclusa la cattura e il successivo smaltimento. Le attività sperimentali previste nel progetto SUSHIN, per la prima volta in Italia e in Europa, prevedono l’utilizzo sperimentale dei gamberi catturati ed opportunatamente trasformati in farina (Fig. 11,12,13 di pag. 25) da impiegare nei mangimi destinati alle specie ittiche di interesse nazionale. Il loro riutilizzo permetterebbe altresì di innescare un processo virtuoso in grado di trasformare una problematica ambientale (contenimento di una specie aliena altamente invasiva) ed economica (smaltimento), in una possibile risorsa 15

Fig.14 B. Tetraselmis suecia.

FOCUS ON Fig. 14 C. Arthrospira platensis.

Fig. 15. Campione di farina ottenuta dalla biomassa microalgale

14B

(mangime destinato alla alimentazione di specie ittiche). Per ottenere la disponibilità di un quantitativo di P. clarkii sufficiente ad avviare la sperimentazione, nel marzo 2017 sono stati effettuati rilievi di campo per selezionare i siti ambientali più idonei alla cattura massiva del gambero rosso della Louisiana. I sopralluoghi hanno permesso di individuare due zone di cattura: le aree umide protette del Parco Nazionale del Circeo e della Riserva Naturale Regionale Nazzano Tevere-Farfa (Lazio); entrambe le zone sono incluse nella convenzione di RAMSAR del 1971 e necessitano di protezione. Tali zone sono state selezionate anche sulla base dei risultati ottenuti dalle indagini sulle caratteristiche igienico-sanitarie (presenza di patogeni, contaminanti, ecc.) dei gamberi prelevati nelle due aree. Le attività di cattura hanno permesso di raccogliere circa 22.800 esemplari pari a 400 kg di gambero rosso della Louisiana, le cui caratteristiche igienico-sanitarie, sia dell’omogeneizzato ottenuto dai gamberi freschi che delle farine, è stata eseguita 16

essicata di Tisochrysis lutea e mangime che la include.

14C

dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale” (IZSAM), mentre le valutazioni delle caratteristiche nutrizionali della farina sono state effettuate presso il Centro di Zootecnica ed Acquacoltura (sede di Monterotondo, Roma) del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'Analisi dell'Economia Agraria (CREA). La farina integrale di gambero rosso della Louisiana, oltre a possedere un elevato contenuto proteico (superiore al 40%) presenta un’alta concentrazione di acidi grassi omega-3 (542,4 mg/100 g pari al 7,3% degli acidi grassi totali) e una bassa concentrazione di omega-6 (641,8 mg/100 g pari all’8,7%). Il rapporto omega-3 omega-6 risulta fra i più alti nel panorama delle farine zootecniche di origine animale, molto simile a quello della farina di pesce; inoltre, caratteristica della farina di gambero è l’elevata concentrazione di carotenoidi, quali l’astaxantina (119,5 μg/g), uno degli antiossidanti naturali più potenti ma anche il pigmento più utilizzato in acquacoltura per la pigmentazione delle carni dei Salmonidi. 17

Gennaio Marzo 2019


FOCUS ON

Fig. 16. Campione di farina ottenuta dalla biomassa microalgale essicata di

Tetraselmis suecica e mangime che la include.

Le microalghe Negli ultimi anni, le biomasse microalgali hanno suscitato notevole attenzione come possibili alternative alle fonti proteiche convenzionali per i mangimi dei pesci. Questo interesse è dovuto al contenuto medio-alto di proteine grezze (tra il 28 al 71% in sostanza secca) il cui profilo in aminoacidi risulta simile a quello dei principali ingredienti utilizzati nei mangimi. Specie e condizioni colturali condizionano tuttavia la composizione nutrizionale delle biomasse microalgali, mentre la presenza di una parete cellulare (più o meno spessa), sembra costituire un fattore limitante in quanto ridurrebbe la digeribilità dei nutrienti. Nel progetto SUSHIN sono state prese in esame tre specie che, per le loro caratteristiche, sono considerate ingredienti promettenti: Tisochrysis lutea , Tetraselmis suecica e Arthrospira platensis. Tisochrysis lutea (Fig. 14 A), ha attirato l’interesse scientifico per il suo contenuto medio-alto di proteine e, soprattutto, per il contenuto considerevole di un acido grasso polinsaturo della serie omega-3, l’acido docosaesaenoico (DHA, C22:6n-3), ritenuto essenziale non solo per la fisiologia dei pesci, ma anche per il suo trasferimento nella carne da essi derivata. Tisochrysis lutea ha dimensioni estremamente ridotte (4-6 μm) e non presenta una parete strutturata, essendo le cellule ricoperte solamente da scaglie organiche. Dal momento che la parete è considerata avere un impatto negativo sulla digeribilità delle microalghe, questa caratteristica di Tisochrysis lutea rappresenta Gennaio Marzo 2019

Fig. 17. Campione di farina ottenuta dalla biomassa microalgale essicata di

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BIOWASTE

Arthrospira platensis e mangime che la include.

indubbiamente un vantaggio. Tetraselmis suecica (Prasinophyceae, Chlorophyta), (Fig. 14 B), è altresÏ interessante, non solo per il suo contenuto proteico, ma anche per la facilità di coltivazione con costi contenuti, soprattutto se condotta avvalendosi di

Fig 18 e19. Mangimi sperimentali prodotti durante il progetto SUSHIN.

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fotobioreattori di ultima generazione. Tetraselmis presenta inoltre una sottile parete cellulare ed è già utilizzata in avannotteria per l’alimentazione di molluschi bivalvi e rotiferi, in quanto fonte di nutrienti e di acidi grassi polinsaturi a lunga catena, specialmente acido eicosapentaenoico (EPA). Arthrospira platensis (Fig. 14 C), è un cianobatterio, comunemente conosciuto come spirulina, commercializzata come integratore alimentare in quanto ricca di macro e micronutrienti quali proteine con valore biologico paragonabile a quello di soia, ferro, acido γ-linolenico, vitamine, minerali, polisaccaridi solforati. Le biomasse delle microalghe Tisochrysis lutea F&M-M36 e Tetraselmis suecica F&M-M33, utilizzate nell’ambito del progetto SUSHIN, sono state prodotte presso l’impianto Archimede Ricerche di Camporosso (IM) mentre

Arthrospira platensis F&M-C256 è stata prodotta presso l’Azienda Agricola La Serenissima di Conche di Codevigo (PD). Le microalghe sono state coltivate, sotto la supervisione dell’Università di Firenze, in reattori di tipo Green Wall Panel (GWP®) sotto serra, raccolte mediante centrifugazione (T. lutea e T. suecica) o filtrazione con vibrovaglio (A. platensis) ed essiccate mediante liofilizzazione (T. lutea e T. suecica) o in essiccatore ad aria fredda (A. platensis). Le biomasse microalgali prodotte sono state successivamente impiegate per la produzione di mangimi (Fig. 15-16 e 17). Effetti delle nuove diete sul pesce allevato Gli ingredienti studiati nel progetto SUSHIN, singolarmente o in combinazione tra loro, sono stati inclusi a diverso dosaggio in diete complete prodotte sperimentalmente (Fig. 18 e 19). Le


28 Fig. 20. Esemplari di trote in allevamento.

BIOWASTE

FOCUS ON

Fig. 21. Stazione sperimentale di allevamento della sezione di Acquacoltura dell'UniversitĂ  di Udine.

nuove formulazioni mangimistiche sono attualmente testate in prove di alimentazione comparative presso le stazioni sperimentali della sezione di Acquacoltura e Risorse Faunistiche del Dipartimento di Scienze Agroalimentari Ambientali e Animali (Di4A) dell'Università di Udine sull'orata (Fig. 21) e della Fondazione E. Mach a San Michele all'Adige sulla trota (Fig. 20 e 22). Nelle prove di alimentazione, particolare attenzione viene posta al controllo dell'appetito, della crescita e del benessere dei pesci nutriti con i mangimi di nuova ideazione, confrontandone la performance rispetto a quella realizzata da pesci di controllo alimentati con mangimi convenzionali a larga base di ingredienti derivati da pesce o da comuni fonti vegetali. Nei suddetti esperimenti ogni dieta viene saggiata su tre vasche dove sono ospitati gruppi di pesci omogenei per numero e taglia, allevati nelle medesime condizioni ambientali, per quanto concerne volumi di ricambio idrico, parametri di qualità dell’acqua ed esposizione luminosa. I test zootecnici hanno una durata di almeno 12 settimane, al temine delle quali sono valutate le risposte biologiche e fisiologiche dei pesci ai mangimi innovativi. Una parte dei pesci prosegue il test fino al raggiungimento della taglia commerciale, al fine di poter valutare gli effetti delle nuove diete sulla qualità delle parti eduli, mediante analisi-chimico fisiche e sensoriali. Risposte fisiologiche dei pesci allevati La tutela della salute e del benessere animale è fondamentale per assicurare la sostenibilità, l’etica e la qualità

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delle produzioni d’acquacoltura. Per valutare l’idoneità delle diete formulate con gli ingredienti innovativi, il progetto SUSHIN analizza la salute e il benessere dei pesci usati nella sperimentazione. Un’alimentazione non adeguata in termini di fabbisogni nutrizionali e qualità degli ingredienti può infatti causare stress, riduzione di performance di crescita e predisporre all’insorgenza di patologie. A tal fine, le trote (Fig. 23), le spigole e le orate sono sottoposte a diverse indagini e analisi di laboratorio per valutare la condizione fisica e lo stato fisiologico in risposta all’alimentazione. In particolare, si misurano diversi parametri indicativi dell’integrità delle pinne, del livello di stress, del metabolismo e della risposta immunitaria, per giungere a una diagnosi integrata dello stato di salute e benessere dei pesci. Per esempio, la valutazione delle stato delle pinne si effettuata attraverso l’osservazione della presenza/assenza di lesioni (Fig. 24 di pag 30) e l’assegnazione di un punteggio di gravità, seguendo una metodica standardizzata.

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Per le analisi di stress e dello stato nutrizionale, si eseguono analisi chimico-cliniche per la determinazione dei parametri ormonali e metabolici con tecniche di immunochemiluminescenza e spettrotofometria. L’analisi di alcuni marker istopatologici di immunità a livello del fegato e della milza, consente inoltre di valutare possibili effetti Gennaio Marzo 2019


FOCUS ON

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Fig. 22. Stazione sperimentale di allevamento presso la Fondazione E. Mach a San Michele all'Adige (TN) sulla trota.

delle diete sperimentali sulla funzionalità di tali organi. L’effetto delle nuove formulazioni mangimistiche verrà valutato sulle tre specie ittiche, studiando anche la salute intestinale attraverso il monitoraggio dei parametri infiammatori, immunitari e del microbiota. È infatti ormai riconosciuto il ruolo chiave dei batteri residenti nel tratto gastroenterico, sia per il metabolismo dei nutrienti, che per il mantenimento di un sistema immunitario funzionante. Grazie alla sinergia dell’utilizzo di tecniche di biologia molecolare, di spettroscopia all’avanguardia (spettroscopia Infrarossa in Trasformata di Fourier, FTIR), di istologia classica, di analisi immunoenzimatiche e di sequenziamento del microbiota, si mira ad evidenziare il legame che correla le nuove formulazioni mangimistiche con lo stato generale di salute e benessere degli animali. Analisi sensoriali e qualità Dal punto di vista della nutrizione umana, i pesci sono una fonte preziosa di proteine ad alto valore biologico, macro e microelementi minerali (quali il selenio) e di acidi grassi polinsaturi della serie omega-3, come gli acidi grassi eicosapentaenoico (EPA, C20:5n-3) e docosaesaenoico (DHA, C22:6n-3). Tale frazione però è modulabile a seconda della composizione in acidi grassi della dieta somministrata agli animali. Per questo motivo, si procede in primis alla valutazione dell’impatto dei mangimi in studio sulla qualità nutrizionale dei filetti di pesce, quantificandone il contenuto proteico, lipidico, di umidità e minerali e definendone il profilo in acidi grassi. Focus particolare è posto Gennaio Marzo 2019

Fig. 23. Esemplare giovanile di trota iridea.

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sulla presenza di EPA e DHA, per i quali l’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) ne suggerisce un consumo pari a 3,5 g a settimana per una buona prevenzione dalle patologie cardiovascolari e per il corretto sviluppo del sistema nervoso. Il cibo però non è solamente fonte di nutrimento, ma si pone sempre di più come fulcro per le esperienze sensoriali. Per questo motivo, si cerca di evidenziare eventuali differenze oggettive nelle caratteristiche organolettiche dei filetti di pesce alimentati con le diete sperimentali, attraverso l’impiego di analisi strumentali e sensoriali. In particolare, si valuta l’effetto delle fonti proteiche alternative su parametri considerati come discriminanti per le scelte dei consumatori, quali il colore e la consistenza. Parallelamente, si applicano metodi di valutazione delle caratteristiche sensoriali basati sull’assaggio dei prodotti tesi a definirne e caratterizzarne gli attributi. I risultati derivanti dal progetto SUSHIN ci consentiranno dunque di convalidare risultati di prove precedenti, offrendo importanti spunti di riflessione per la promozione dell’ali-

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mento pesce e per l’accettabilità dello stesso in relazione ai nuovi ingredienti utilizzati in fase di allevamento nei mangimi. Analisi di sostenibilità ambientale ed economica Le nuove fonti proteiche al vaglio del progetto sono state confrontate prendendo in considerazione il loro livello di sostenibilità ambientale. Per questa indagine ci si è avvalsi di uno strumento di analisi quale quella del Ciclo di Vita (Life Cycle Assessment - LCA), in grado di quantificare gli impatti arrecati da un prodotto sull’ambiente sia lungo tutta la sua filiera produttiva che durante il suo successivo utilizzo ed eventuale smaltimento.


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FOCUS ON

Fig. 24. Analisi comparativa delle pinne in trote allevate.

Per analizzare i vari ingredienti e i nuovi mangimi formulati a partire da essi, è stata necessaria la collaborazione delle aziende produttrici. Grazie a loro è stato possibile redigere un inventario di tutti i principali flussi di materia ed energia lungo ciascuna filiera seguendo l’approccio schematizzato in Fig. 25. L’analisi sulla prima fase della filiera produttiva, ossia la produzione delle varie farine, è quasi ultimata, mentre l’analisi dei processi successivi (quali l’incorporazione di ciascuna farina all’interno di diete appositamente formulate) è ancora in corso. Dopo la fase di raccolta, i dati di inventario sono stati convertiti nei loro impatti sull’ambiente mediante appositi software e modelli matematici. I risultati preliminari degli impatti causati dalla produzione delle quattro farine sono sintetizzati nella Fig. 26 e sono stati espressi in termini di contributi: I) al riscaldamento globale, legato all’emissione in atmosfera di gas serra

(Global Warming); II) al tasso di eutrofizzazione delle acque (Eutrophication); III) al consumo totale di risorse energetiche ed idriche lungo l’intera filiera (rispettivamente Cumulative Energy Demand e Water-footprint). Per agevolare la comprensione dei risultati, le quattro categorie di impatto sono state riportate in un unico grafico e, per ciascuna di esse, i valori sono stati riportati su una scala da 0 a 1 (dove 0 corrisponde a un impatto ambientale nullo e 1 al valore massimo fra quelli riscontrati). Pur non essendo definitivi, i dati fin qui ottenuti mostrano chiaramente che la scelta di impiegare il gambero rosso della Luisiana come fonte proteica sia sconsigliabile, per lo meno con le tecnologie (cattura e trasformazione) adottate nell’ambito del progetto. La filiera del gambero presenta infatti una serie di sprechi e di consumi sia in fase di prelievo che in fase

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di lavorazione, soprattutto per via del fatto che (diversamente dalle altre filiere considerate) non si tratta di un processo produttivo su scala industriale, consolidato e ottimizzato nel corso degli anni, ma di una ricerca allo stadio sperimentale. Un altro elemento indeterminato è rappresentato dalla difficoltà di quantificazione degli effetti vantaggiosi a carico dell’ecosistema derivanti dalla sua rimozione. Per quanto riguarda la farina di microalghe, la sua produzione non comporta l’emissione di sostanze organiche nelle acque di scarico e risulta quindi interessante soprattutto per quanto riguarda il suo basso impatto ambientale in termini di contributo al tasso di eutro-

CHI SONO I PARTNER COORDINATORE: UniversitĂ  di Udine (Dipartimento di Scienze Agroalimentari Ambientali e Animali, Di4A) Prof. Emilio Tibaldi PARTNER SCIENTIFICI: Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) Dr.ssa Giovanna Marino; Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e del Molise "Giuseppe Caporale" (IZSAM) Dr. Francesco Pomilio; Fondazione Edmund Mach (FEM) Dr. Fernando Lunelli; Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economica agraria - centro di ricerca in Zootecnia e Acquacoltura (CREA-ZA) Dr. Luca Buttazzoni; UniversitĂ  Politecnica delle Marche (UNIVPM) Prof. Ike Olivotto;

UniversitĂ  di Firenze (UNIFI) Prof.ssa Giuliana Parisi. ENTE FINANZIATORE: Consorzio Ager-Agroalimentare e ricerca (www.progettoager.it) Fondazione Cariplo (capofila e con poteri di rappresentanza), Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano, Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Fondazione Friuli, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Cariparma, Fondazione di Sardegna, Fondazione con il Sud, Fondazione Tercas. Gennaio Marzo 2019


FOCUS ON

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fizzazione dei corpi idrici. Le altre due farine mostrano infine valori piuttosto simili, con la filiera di produzione e lavorazione delle larve di insetto più sostenibile in termini di emissioni climaalteranti e la filiera di lavorazione degli scarti avicoli più efficiente sotto il profilo energetico. Ulteriori approfondimenti e l’esecuzione di una LCA sull’ultima fase produttiva (ossia sull’inclusione delle quattro farine all’interno di nuove formulazioni mangimistiche) potranno forse dirci di più su questi prodotti e indirizzare la filiera mangimistica verso linee produttive più sostenibili sotto il profilo ambientale. Fig. 25. Schema semplificato del processo di produzione della farina, per il quale sono stati tenuti in considerazione tutti i principali flussi in entrata (consumi) e in uscita (emissioni) dal sistema produttivo.

Fig. 26. Risultati preliminari degli impatti causati dalla produzione delle 4 farine oggetto di studio ed espressi in termini di contributi: al riscaldamento globale, legato all’emissione in atmosfera di gas serra (Global Warming); al tasso di eutrofizzazione delle acque (Eutrophication); al consumo totale di risorse energetiche ed idriche lungo l’intera filiera (rispettivamente Cumulative Energy Demand e Water-footprint).

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Qualità sostenibile made in Italy Il progetto SUSHIN fornirà quindi risposte chiare a comunità scientifiche, allevatori e consumatori in merito all’utilizzo di mangimi efficienti da impiegare nel settore dell’acquacoltura, economicamente sostenibili e con basso impatto sull’ambiente, salvaguardando le caratteristiche di qualità e sicurezza alimentare del prodotto. Grazie alle attività di comunicazione e divulgazione i risultati ottenuti durante il progetto verranno ampiamente diffusi e condivisi con le aziende del settore che potranno trarne vantaggio per le loro attività produttive. Infine, il progetto ha, tra gli obiettivi fondamentali, la formazione di giovani ricercatori, che durante il percorso del progetto, potranno migliorare le loro conoscenze nell’ambito dell’acquacoltura sostenibile. Si ringraziano tutti i partner di SUSHIN per il loro contributo alla stesura dell’articolo.


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ACQUE REFLUE

MERCATO

a cura di Alberto Finotto

I fanghi di depurazione diventano biofertilizzanti Con il progetto SLUDGE 4.0 il Servizio Idrico Integrato della Regione Toscana è determinata a risolvere il problema cardine dello smaltimento dei residui biologici dalle acque reflue agricole. Con un approccio di ricerca sostenibile Gennaio Marzo 2019


MERCATO

ACQUE REFLUE

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magistratura che a fronte di indagini rivelatrici di abusi gravi e continuativi, ha posto un freno alla pratica dello spargimento sui terreni. Che cosa succederà, a questo punto? Il danno contabile, con la quota totale dei fanghi da trattare “fuori casa”, è stato presto quantificato da Cispel Confservizi Toscana. L’associazione che rappresenta le realtà di servizio della regione ha calcolato “un’incidenza futura annua sulle bollette del

I materiali carbonizzati (chars) derivanti da biomasse di scarto (tra cui i fanghi di depurazione) possono contribuire sensibilmente a contrastare la desertificazione.

a soluzione nasce da un problema che rischiava di trasformarsi in una bomba a orologeria: quello dei rifiuti derivanti dalle acque reflue. In Toscana ammontano a circa 110.000 tonnellate l’anno, con una prospettiva di culminare a 130.000 nel giro di pochi anni come conseguenza dell’implementazione in progress degli impianti di depurazione. Questi rifiuti, denominati comunemente fanghi di depurazione, sono soggetti a una

L

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regolamentazione - derivante dal D.Lgs 99/1992 - a recepimento di un’apposita direttiva comunitaria; e proprio qui si forma il nodo da sciogliere per la Regione Toscana. Dove mettere tutti questi fanghi? Fino al 2016 il 40% veniva destinato all’agricoltura del territorio e ciò che rimaneva (ben oltre la metà del volume totale) veniva conferito e trattato altrove - senza contare una quota residua destinata a discarica. Poi è arrivata la

servizio idrico pagate dai cittadini toscani superiore ai 20 milioni di euro”. Rispetto a quella che si delinea come una futura emergenza, i gestori che fanno riferimento alle società del SII (Sistema idrico integrato), tramite il gruppo di lavoro fanghi presso Cispel Conferservizi Toscana, si sono confrontati in merito alle possibilità legate a processi e impianti, considerando la sostenibilità ambientale e la sicurezza per la salute pubblica. Così si è


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arrivati a considerare la tecnologia di carbonizzazione idrotermale (HTC) delle biomasse, predisponendo il progetto denominato “Sludge 4.0”. L’ambiziosa iniziativa di ricerca e sviluppo è stata dunque selezionata tra i programmi strategici nell’ambito del POR FESR 2014-2020 della Regione Toscana. La sfida? Quella di trasformare, tramite HTC, i fanghi di depurazione in biofertilizzanti valutandone al tempo stesso la sostenibilità tecnica, economica e ambientale.

ACQUE REFLUE

MERCATO

Nuova vita dal fango L’HTC consiste in una conversione termochimica di biomasse in ambiente acquoso. In questo processo di conversione, l’alimentazione viene trasformata in bio-carbone al rango di lignite (denominato hydrochar) e in una soluzione acquosa ricca di sostanze organiche e inorganiche che derivano dalla trasformazione della biomassa di partenza. La reazione termochimica permette di recuperare circa il 99% del carbonio - di cui circa

l’85-90% concentrato nel solido (hydrochar) e la parte residua in soluzione, nell’acqua di processo. Il termine biomassa si riferisce a materiali lignocellulosici, come legno e scarti dell’agricoltura ma anche a materiali non-lignocellulosici, come ad esempio i rifiuti urbani (la frazione organica) e, proprio, i fanghi di depurazione. Le tecnologie termochimiche migliorano le proprietà combustibili della biomassa, anche attraverso la sua conversione in biocombustibili liquidi Gennaio Marzo 2019


MERCATO

ACQUE REFLUE

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periore (HHV) e la capacità di disidratazione del materiale alimentato. Differenti materiali, condizioni di processo, e tecnologie di produzione possono determinare proprietà diverse dell’hydrochar che può essere impiegato come combustibile e applicato a coltivazioni agricole e in orticoltura (per la sua matrice carboniosa) oltre che nella manifattura di materiali (carboni attivi, elettrodi o compositi). I materiali carbonizzati (chars) derivanti da biomasse di scarto (tra cui i fanghi di depurazione) possono contribuire in modo significativo a contrastare la desertificazione garantendo un apporto di sostanza ed aiutando a risanare le o gassosi, e sono preferite, sovente, rispetto ai processi biologici, grazie a tempi di reazione più brevi e alle alte efficienze di conversione. La conversione termochimica di biomassa in un ambiente con concentrazioni di ossigeno limitanti porta alla produzione di biochar utilizzabile come ammendante con effetti positivi su struttura e proprietà meccaniche del terreno, oltre che sulla ritenzione idrica e degli elementi nutritivi. L’HTC, operando in fase acquosa e in condizioni subcritiche, a temperature comprese tra i 180 e i 280 °C e con pressione autogena (fino a 2 MPa), genera invece il già menzionato hydrochar, una frazione organica solubile in acqua (che contiene zuccheri, acido acetico e altri acidi organici) e una piccola frazione gassosa (prevalentemente CO2). Le trasformazioni principali che si verificano durante l’HTC sono basate sull’idrolisi e la deidratazione di celGennaio Marzo 2019

Il processo di Idrolisi termica è un processo di riduzione del volume dei fanghi per lo smaltimento che comporta anche una notevole valorizzazione del prodotto finale.

lulosa, emicellulosa e lignina a monosaccaridi e disaccaridi. Questi, a loro volta, sono deidratati, idrolizzati e decarbossilati per fornire frammenti intermedi che sono poi ricondensati per portare alla formazione dell’hydrochar. L’HTC è in grado, quindi, di incrementare il potere calorifico su-

proprietà del terreno, riducendo l’utilizzo di materiali esogeni. Sulla strada delle soluzioni La tecnologia HTC presenta promettenti potenzialità per essere integrata nella filiera del ciclo di depurazione in quanto non richiede di apportare


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modifiche ai processi depurativi e permette il trattamento del fango tal quale così come prodotto dagli impianti di depurazione evitando pre-trattamenti energivori come l’essiccamento termico. La concentrazione delle biomasse avviate al trattamento HTC, infatti, è solitamente compresa nel range 10-25% di sostanza secca, all’interno del quale ricade solitamente anche la concentrazione dei fanghi disidratati

ACQUE REFLUE

MERCATO

meccanicamente per mezzo di centrifughe e presse a nastro, tipicamente utilizzate negli impianti di depurazione. Il prodotto dell’HTC è uno slurry che può andare incontro a un processo di separazione solido-liquido con la formazione di due frazioni, una solida (l’hydrochar) e una liquida. Dalla soluzione, a seguito di idonei trattamenti di separazione (ad esempio ultrafiltra-

zione ed osmosi), è possibile estrarre un concentrato ricco di elementi fertilizzanti rappresentato da sostanze idrosolubili.Tali concentrati, recuperati dai rifiuti, possono essere utilizzati per la produzione di fertilizzanti organominerali. L’hydrochar, oltre all’impiego come combustibile da fonti rinnovabili, presenta interessanti potenzialità di impiego come ammendante agricolo, sostituto della torba nei substrati Gennaio Marzo 2019


MERCATO

ACQUE REFLUE

37 L’hydrochar, oltre all’impiego come combustibile da fonti rinnovabili, presenta interessanti potenzialità di impiego come ammendante agricolo.

agro-floro vivaistici, oppure come matrice per la produzione di materiali adsorbenti in applicazioni di bonifica dei suoli e di depurazione delle acque, e ancora come filler in bio-materiali compositi. Sludge 4.0, nel cuore del progetto I due obiettivi principali del progetto “Sludge 4.0” sono i seguenti. Il primo è quello di ottenere dal fango prodotti Gennaio Marzo 2019

che siano caratterizzati da specifiche compositive (chimiche, fisiche, microbiologiche ed eco-tossicologiche) tali da renderne non solo possibile ma comprovato l’impiego sicuro come biocombustibili, biofertilizzanti/ammendanti-substrati in agricoltura e vivaistica, oppure biomatrici adsorbenti in applicazioni di bonifica dei suoli e di depurazione effluenti e filler in bio-materiali compositi. Lo stato dell’arte sia tecnologico che scientifico indica nel controllo delle condizioni operative del processo HTC il conforto della fattibilità. Le condizioni operative puntuali degli impianti di depurazione e la messa a punto di specifici trattamenti del fango negli stessi impianti (stabilizzazione, pre e post-ispessimento, disidratazione meccanica) possono portare la ricerca al successo, con la conversione dei fanghi che derivano dalle acque reflue urbane. Il secondo obiettivo è quello di individuare e verificare gli sbocchi commerciali e il potenziale impiego degli

stessi prodotti su scala regionale, sviluppando un modello di economia circolare locale modulato sulle esigenze del tessuto socio-economico della Toscana; con specifiche attività di verifica dei vincoli normativi, l’obiettivo è quello di ottenere, per gli stessi prodotti ottenuti dal processo HTC, la classificazione di “end of waste”, ovvero come prodotti in grado di generare valore economico e sociale in un’ottica di economia circolare. Attraverso un simulatore degli impianti di depurazione del SII interconnessi contando su una rete di monitoraggio dei parametri che comprenda le filiere degli utilizzatori dei prodotti - la sperimentazione dovrebbe portare all’ottenimento di prodotti di alta qualità, in relazione agli impieghi di mercato previsti, con una riduzione al minimo dei costi di trattamento, dei consumi energetici e dell’impatto ambientale. In più, il progetto “Sludge 4.0” adotterà strumenti innovativi di acquisizione dati, modellazione, monitoraggio e


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ACQUE REFLUE

MERCATO

Nella prima fase del progetto sono stati selezionati 13 impianti di depurazione sul territorio regionale. Sui fanghi si stanno eseguendo prove HTC di screening.

TAB. 1 – CARATTERISTICHE FANGHI SECONDARI DEGLI IMPIANTI SELEZIONATI. I VALORI RIPORTATI SONO I RANGE DEI VALORI MEDI DI OGNI IMPIANTO RIFERITI ALL’ANNO 2017 Tipologia di fango Secondario

Concentrazione SS [%] 0,4 – 0,9

SSV/SST [%] 54,9 – 78,6

TAB. 2 – CARATTERISTICHE FANGHI DIGERITI E DISIDRATATI DEGLI IMPIANTI SELEZIONATI (2017) Tipologia di fango

Digestione

Disidratazione

SSV/SST [%]

Digerito e disidratato

Anaerobica Aerobica

Centrifuga/ Nastropressa

49,0 – 66,5 68,6 – 77,8

Concentrazione SS dopo disidratazione [%] 18,0 - 24,8 16,0 -19,0

dialogo dinamico per riuscire a integrare le necessità gestionali degli impianti di depurazione con gli impianti centralizzati HTC di trattamento dei fanghi. Così si potranno individuare flussi e qualità dei fanghi mirate alla produzione industriale dei prodotti a seconda dell’utilizzo finale, con un’ottimizzazione complessiva della supply chain (logistica, dei conferimenti, delle linee di processo e della commercializzazione dei prodotti). Il sistema di gestione integrato si avvarrà quindi di strumenti avanzati di valutazione come LCA (Life Cycle Analysis), LCC (Life Cycle Cost). Il progetto approfondirà anche i potenziali effetti che l’inserimento della tecnologia HTC potrebbe avere sulla gestione del sistema della depurazione. Il progetto prevede il coinvolgimento di aziende e organismi di ricerca come Acque Industriali, (capofila), Ingelia Italia, Consorzio Interuniversitario per la Scienza e la Tecnologia dei materiali (INSTM), Ergo, Next Genomics, P.H. e TerreLogiche. Il consorzio INSTM opera Gennaio Marzo 2019


MERCATO

in “Sludge 4.0” attraverso i Dipartimenti di Ingegneria Civile e Ambientale (Università di Firenze), Ingegneria civile e industriale (Università di Pisa) e Scienze della fisica della terra e dell’ambiente (Università di Siena). Nella prima fase del progetto sono stati selezionati 13 impianti di depurazione sul territorio regionale. Sui fanghi si stanno eseguendo prove HTC di screening per individuare i fanghi che presentano caratteristiche qualitative idonee all’ottenimento di prodotti valorizzabili; la produzione degli im-

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ACQUE REFLUE

pianti selezionati rappresenta circa il 55% di quella totale. La selezione preliminare è avvenuta in base alla potenzialità e alla qualità dei fanghi prodotti, in particolare concentrandosi sull’idoneità del rapporto SSV/SST. Per gli impianti selezionati sono state raccolte dai gestori le informazioni necessarie per caratterizzare sia i fanghi secondari sia quelli digeriti. Nel caso di impianti che prevedono la digestione aerobica il rapporto SSV/SST si attesta mediamente su valori più elevati; la concentrazione di sostanza secca dopo la di-

sidratazione dipende, invece, dal tipo di disidratazione effettuata nella filiera del trattamento fanghi. È interessante, inoltre, analizzare la presenza di metalli contenuti nei fanghi, in modo tale da verificarne che le concentrazioni rispettino i limiti normativi. Il servizio riprende ampiamente gli interventi di Riccardo Gori (Università di Firenze), Massimo Aiello (Acque Industriali srl, Pisa) e Sandra Vitolo (Università di Pisa), nel corso del convegno dedicato al progetto Sludge 4.0 durante la fiera Ecomondo (Rimini, 6-9 novembre 2018).

Guardatela in azione

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ACQUE REFLUE

NEWS

A cura di Eliana Puccio

Una trappola per la plastica Un filtro “speciale” per salvare le acque. Il più grande nemico del mare è la plastica, perchè non biodegradabile e inquinante. L’Australia ha escogitato un modo per catturare i rifiuti di plastica che defluiscono negli scarichi fognari nella riserva di Henley, della cittadina di Kwinana. Il sistema StormX è stato installato la scorsa estate. In cosa consiste? Delle grosse e resistenti reti, chiamate trash trap, vengono posizionate all’uscita dei tubi di drenaggio per impedire il

Zero coloranti Nanomateriale ecologico per depurare le acque reflue. È il risultato di uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università russa dell’amicizia tra i popoli (RUDN). Il processo avviene tramite un nanocatalizzatore ibrido che rimuove i coloranti

passaggio dei rifiuti plastici. Una soluzione tanto semplice quanto geniale, ma non altrettanto economica: il prezzo da pagare per la “genialità” è infatti sei mila euro per rete. C’è da dire però che allo stesso tempo questo nuovo sistema tra l’altro efficacentissimo consente di risparmiare su altri fronti (ad esempio, il pagamento delle persone incaricate di raccogliere la plastica manualmente). Nel corso della fase sperimentale sono già arrivati i primi riscontri positivi. Le reti

organici stabili dalle acque reflue. Grazie a questo nanomateriale ibrido composto da una griglia contenente atomi di metallo e molecole organiche, è possibile creare catalizzatori che, interagendo con una base fatta da idrossidi a doppio strato, formano una singola nanostruttura piatta, porosa e cristallina. I chimici hanno testato questa griglia rimuovendo i coloranti organici come il blu di metilene, il rosso congo e il metil arancione. È possibile riutilizzare il materiale fino a cinque volte con lo stesso livello qualitativo.

hanno catturato ben 350 Kg di plastica in quattro mesi. Il procedimento è molto semplice. Una volta colme di plastica, le reti vengono sollevate e svuotate in appositi camion che trasportano i rifiuti nel centro di smistamento. Fortunatamente nessun animale è rimasto intrappolato. Una cosa certa è che il sistema funziona e permette di salvaguardare la flora e la fauna della riserva di Henley. Forse sarebbe il caso che le altre nazioni del globo prendessero come esempio la Terra dei canguri.

Spiagge in pericolo A guardarli così sembrerebbero delle cialde di caffè. In realtà si tratta dei famigerati dischetti di plastica, ovvero i filtri impiegati nei sistemi di trattamento biologico delle acque reflue che già l’anno scorso avevano invaso il litorale Fondi, in provincia di Latina. Uno scenario raggelante che coinvolge uno dei nostri luoghi preferiti nella stagione estiva, la spiaggia. I primi a trovarli sono stati i volontari ambientalisti di Fare Verde Fondi. Purtroppo il fenomeno si è diffuso anche sulle coste della

Campania e della Toscana. Ad occuparsene è Clean Sea Life, organizzazione per la tutela dell’ambiente che ha allertato Regione Lazio, Capitaneria di Porto, Arpa e Carabinieri. Sono al lavoro con l’obiettivo di risalire al punto di origine dello sversamento, cercando di arrestarne l’espansione. Gennaio Marzo 2019


NEWS

ACQUE REFLUE

Potere al commissario acque reflue Il nostro Paese è in forte ritardo per quanto riguarda le normative legate alle fogne e depuratori di centri urbani, grandi e piccoli. Sono infatti tre le procedure di infrazione aperte, oltre al rischio di una multa multimilionaria da parte della Corte di giustizia europea per mancata attuazione di una prima sentenza del 2012. Secondo il ministro dell’ambiente Sergio Costa il commissario per la gestione dell’emergenza dovrebbe godere di poteri di intervento decisamente più incisivi in modo da “velocizzare il funzionamento di sistemi che si inceppano per motivi burocratici”. A tal proposito, lo stesso ministro, durante la riunione dei 28 a Bruxelles ha annunciato che ci sarà “cambio di passo” con la capitale belga. Ricordiamo infatti che nel 2017 il governo italiano nominò Enrico Rolle commissario straordinario per la gestione dell'emergenza depurazione, con incarico triennale.

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ACQUE REFLUE

Stop allo spreco dell’acqua

Un progetto green dal Politecnico di Milano Processo di depurazione delle acque più sostenibile con il progetto Sludgetreat. L’idea è nata da una combo italospagnola che unisce il Politecnico di Milano (coordinatore), X2 Solutions (Mirandola, Italia), Flubetech (Barcellona, Spagna) e AIN (Pamplona, Spagna). La tecnologia alla base di Sludgetreat consiste nella elettro-disidratazione (electro dewatering - EDW), ovvero disidratazione dei fanghi, riducendo il loro contenuto di acqua al 55%, diminuendo i costi di trasporto e smaltimento del 35% annuo.

NEWS

È risaputo che l’industria tessibile necessita di acqua pulita e che spesso molte fabbriche sprecano enormi quantità d’acqua. È il caso di EColoRO, azienda olandese impegnata proprio in questa nuova sfida con la messa a punto di una nuova tecnologia, attualmente testata in Italia ed in Belgio, che permetterebbe di abbattere il consumo di acqua del 90% e ridurre l'inquinamento ambientale. Dallo studio “A new textiles economy. Redesigning fashion’s future”, a cura della Ellen MacArthur Foundation, è emerso che l’industria tessile consuma in un anno 93 miliardi di metri cubi di acqua. Con EColoRO le acque

reflue vengono trattate senza sostanze chimiche e poi riutilizzate. In che modo è possibile? La risposta è l’elettrocoagulazione, la tecnologia alla base della ricerca sperimentale ECWRTI (Electro Coagulation for Water Recycling in Textile Industry) i cui test si concluderanno nel mese di maggio. Questa si suddivide in due fasi: la prima combina elettrocoagulazione (EC sta per Electro-Coagulation) e flottazione per rimuovere gli inquinanti, i coloranti e le sostanze chimiche; la seconda fase invece prevede l’utilizzo di processi a membrana di ultrafiltrazione e osmosi inversa (RO sta per “Reverse Osmosis”).

Stendiamo una tenda salva mare Una barriera speciale per salvare le acque. È la scommessa di due ingegneri italiani chiamata Seads (Sea Defence Solutions) per combattere l’inquinamento plastico dei mari e degli oceani. Sono proprio i fiumi il punto d’origine del flusso della plastica. La barriera è realizzata in collaborazione con l’università di Firenze, il Politecnico di Milano e la University of West of

Scotland. È fatta con struttura portante di cavi d’acciaio e con una tenda in plastica riciclata, immersa nell’acqua per poco più di un metro per bloccare i rifiuti. Gennaio Marzo 2019


NEWS

ACQUE REFLUE

Lezioni sulla natura Sigea (SocietĂ Italiana di Geologia Ambientale) e l’Associazione Culturale per l’Ambiente hanno organizzato tre corsi di formazione sulle problematiche dell’acqua in Italia. Dopo i primi due appuntamenti del 2019, rispettivamente il corso “Acquedotti storici toscani

e problematiche di approvvigionamento idrico nel passatoâ€? e il corso “Sorgenti idrotermali in Toscanaâ€?, la sala Vincenzo da Massa Carrara del Complesso di San Micheletto, a Lucca, accoglierĂ l’incontro “Terme storiche dell’Appennino ToscoEmiliano e sorgenti

idrotermali di approvvigionamento idrico nel passato�. L’evento si terrà il prossimo 29 aprile e gli interessati dovranno obbligatoriamente accreditarsi entro il 24 aprile tramite il sito web sigeaweb.it. Durante la giornata si parlerà delle sorgenti termali di

Porretta: un miracolo della natura a beneficio di tutti (Bologna)�; le sorgenti termali di Bagno di Romagna (ForlÏCesena); le sorgenti termali di Montecatini Terme (Pistoia); le sorgenti termali di Bagni di Lucca, Gallicano, e Pieve Fosciana (Lucca), gli stabilimenti termali di Bagni di Lucca nella storia (Lucca).

Lavora In partenza in sicurezza. per Monaco di Baviera! Quali robot Mini Escavatori saranno al Bauma 2019? 8GPKVG C UEQRTKTNQ KP Ć’GTC FQXG RTGUGPVGTGOQ NG WNVKOG PQXKVČ RGT RWNKTG URC\K EQPĆ’PCVK G RGTKEQNQUK sarĂ il robot ad entrare nelle aree a rischio. 8K CURGVVKCOQ FCN CN CRTKNG CNNQ UVCPF 703 RCFKINKQPG C4.


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BIOWASTE

LEGISLAZIONE

L’impiego dei fanghi in agricoltura e quella legge che tutti aspettano Le contraddizioni di una normativa vetusta portano le Regioni ad applicare regole diverse allo spandimento. Senza una disciplina moderna e al passo con la ricerca scientifica, ogni soluzione autorizzata è completamente opinabile a cura di Alberto Finotto

utilizzo agronomico dei fanghi da depurazione è consentito in modo limitato; in mancanza di condizioni specifiche, gli stessi fanghi vanno considerati rifiuti a tutti gli effetti. La discriminante è posta dal D.Lgs 99/1992 che stabilisce i limiti di concentrazione di determinati metalli pesanti. Tuttavia, la stessa normativa appare oggi inadeguata, in quanto non esclude l’eventuale contaminazione del suolo da parte di altre sostanze inquinanti che non siano i metalli pesanti. Attualmente due direzioni interpretative animano il dibattito sullo

L’

stesso orizzonte normativo. Si tratta di due distinte sentenze del TAR che offrono soluzioni diverse e antitetiche al medesimo quesito (con il conforto, l’una della Suprema Corte, l’altra del Consiglio di Stato). Partiamo innanzitutto dalla definizione dei fanghi di depurazione contenuta nell’art. 2 del già citato D.Lgs 99/1992. Secondo il legislatore, essi vanno considerati come “residui derivanti dai processi di depurazione: 1) delle acque reflue provenienti esclusivamente da insediamenti civili come definiti dalla lettera b), art. 1Gennaio Marzo 2019


LEGISLAZIONE

quater, legge 8 ottobre 1976, n. 670; 2) delle acque reflue provenienti da insediamenti civili e produttivi: tali fanghi devono possedere caratteristiche sostanzialmente non diverse da quelle possedute dai fanghi di cui al punto a.1; 3) delle acque reflue provenienti esclusivamente da insediamenti produttivi, come definiti dalla legge 319/76 e successive modificazioni ed integrazioni; tali fanghi devono essere assimilati per qualità a quelli di cui al punto a.1 sulla base di quanto disposto nel successivo articolo 3.1”. Gennaio Marzo 2019

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In attesa di una risposta nuova La questione da dibattere, ora, è la seguente: la potenzialità nutriente dovuta alla componente organica dei fanghi di depurazione è sufficiente a far rientrare gli stessi tra i prodotti da reimpiegare in agricoltura? Una prima risposta è già contenuta nel comma 3 dell’art. 3 dello stesso D.Lgs 99/1992: “Possono essere utilizzati i fanghi che al momento del loro impiego in agricoltura, non superino i valori limite per le concentrazioni di metalli pesanti e di altri parametri stabiliti nell’allegato I B”. Quindi, dalla

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lettura del combinato disposto del primo comma dell’art. 2 e del primo e terzo comma dell’art. 3, in commento si ricavano alcune delucidazioni. Queste precisano che possono essere impiegati in agricoltura” i fanghi che sono idonei a produrre un effetto concimante e/o ammendante e correttivo del terreno e che non contengono sostanze nocive o tossiche; i fanghi prodotti dalla depurazione delle acque reflue provenienti esclusivamente da insediamenti civili, oppure, se provenienti da insediamenti produttivi, i fanghi che possiedano caratteristiche sostanzialmente non diverse da quelli di cui sopra; i fanghi che non superano i valori limite per le concentrazioni di metalli pesanti e di altri parametri stabiliti nell’allegato I B”. Tuttavia, anche se ogni esplicazione potrebbe apparire esauriente, le disposizioni del legislatore appaiono quantomeno datate in rapporto alla mutata sensibilità ambientale che consegue alla speculazione scientifica sui fattori inquinanti. Così, la legge di conversione n. 130 del 16 novembre


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2018, ha portato il Governo a intervenire sull’art. 41 (“Disposizioni urgenti sulla gestione dei fanghi da depurazione”) del cosiddetto Decreto Morandi. In questo caso, i limiti all’utilizzo dei fanghi di depurazione in agricoltura stabiliti dal D.Lgs. n. 99/1992, aggiunge agli idrocarburi come elementi ostativi all’impiego, altre sostanze nocive, stabilendo limiti diversi all’uso sostanza per sostanza. La sensibilità ambientale, tuttavia, non basterebbe a spiegare la meditata necessità posta in atto dal Governo con la correzione dell’art. 41 del Decreto Morandi. In attesa di una normativa che regoli la materia fanghi, vale la

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LEGISLAZIONE

pena ricordare un precedente: il pronunciamento della Corte di Cassazione del 6 giugno 2017 (sentenza n. 27958). Riferendosi all’art. 127 del D.Lgs n. 152 del 2006 (che assoggetta i fanghi alla disciplina prevista per i rifiuti, tenendo comunque conto delle disposizioni del D.Lgs n. 99/1992), l’interpretazione data dai giudici della Cassazione considera che “la regolamentazione dei fanghi di depurazione non è dettata da un apparato normativo autosufficiente confinato all’interno del D.Lgs n. 99 del 1992 ma il regime giuridico, dal quale è tratta la completa disciplina della materia, deve essere integrato dalla normativa

generale sui rifiuti, in quanto soltanto attraverso l’applicazione del testo unico ambientale e delle altre norme generali sui rifiuti, per le parti non espressamente disciplinate dal D.Lgs n. 99 del 1992, è possibile assicurare la tutela ambientale che il sistema, nel suo complesso, esige (…) per cui l’attività di trattamento dei rifiuti deve comunque avvenire senza pericolo per la salute dell’uomo e dell’ambiente, fatte salve, ma in sintonia con tale ultima finalità, espresse deroghe rientranti nell’esclusiva competenza del legislatore statale (art. 117 Cost., lett. s)”. Proseguendo, i giudici ritengono che “L’uso agronoGennaio Marzo 2019


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mico (…)” del fango debba essere “(…) ricondotto al rispetto dei limiti previsti per le matrici ambientali a cui dovrà essere assimilato (…) salvo siano espressamente previsti, esclusivamente in forza di legge dello Stato, parametri diversi (…)”. Qui ritorna dunque la considerazione di insufficienza del D.Lgs 99/1992 nel regolare l’impiego dei fanghi di depurazione e la conseguente necessità di leggerne la disciplina in combinato disposto con il Testo Unico Ambientale. A questo punto, la crisi interpretativa è evidente anche per il futuro, in assenza di una legge apposita. C’è chi nega alle Regioni la fissazione di limiti inferiori relativamente ai fanghi destinati all’impiego in agricoltura (seguendo l’interpretazione della Cassazione) e chi, invece, criticamente, nega l’applicabilità ai fanghi dei limiti relativi alle matrici ambientali, individuando nelle Regioni gli organi preposti a stabilire i limiti opportuni per l’utilizzo delle sostanze (limiti comunque diversi da quelli stabiliti dal D.Lgs n. 99/1992 e dal TUA). Le sentenze dei TAR Veniamo quindi alle due sentenze del TAR (della Lombardia e della Toscana) Gennaio Marzo 2019

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che hanno evidenziato proprio questo contesto di criticità. Quella della Lombardia (sentenza n. 1782 del 20 luglio 2018), pronunciandosi in relazione al ricorso di alcuni comuni del pavese e del lodigiano contro la giunta regionale - che aveva elevato o valori limite di idrocarburi e nonilfenolo per consentire l’impiego dei fanghi a uso agricolo - sposa in pieno le interpretazioni legislative della Cassazione, stabilendo l’applicazione dei valori limite “sanciti dalla Tabella 1, all. 5, Titolo V, parte IV del D.Lgs n. 152 del 2006”. Quindi il TAR ha ritenuto che i fanghi ad uso agricolo, destinati a mescolarsi con il suolo, siano da assog-

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gettarsi agli stessi limiti previsti per le matrici ambientali e che il legislatore regionale abbia violato la riserva legislativa statale in materia ambientale fissando “una disciplina contrastante a quella prevista dalle fonti primarie statali, abbassando i limiti di tutela previsti da queste ultime”. Diverso e opposto il pronunciamento del TAR Toscana (sentenza n. 887 del 19 giugno 2018). In relazione a un’autorizzazione amministrativa rilasciata dalla Regione per l’impiego dei fanghi da depurazione in agricoltura, il Tribunale ha subito prescritto la verifica “sia nei fanghi che nel suolo” del rispetto “per tutti i parametri indagati,


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dei valori limite stabiliti dal D.Lgs n. 99/1992 nonché dei valori di concentrazione soglia di contaminazione (CSC) di cui alla Tabella 1, colonna A, dell’allegato 5 alla Parte IV del D.Lgs n. 152/2006 (…)”. In sostanza, il TAR Toscana, pur riconoscendo la non autosufficienza del D.Lgs 99/1992 e la necessità di integrazione con il TUA, auspica un intervento del legislatore per colmare una lacuna evidente in merito all’impiego dei fanghi da depurazione in agricoltura. Nella sentenza, quindi, lo stesso Tribunale evidenzia le criticità nell’applicazione integrale della Tabella 1 ai fanghi da depurazione, dichiarando che “le concentrazioni applicate alle matrici ambientali non possono applicarsi ai fanghi (…)” e che “l’utilizzazione dei fanghi in agricoltura avviene mediante interramento e mi-

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LEGISLAZIONE

scelazione dei fanghi al suolo, con conseguente diluizione delle sostanze presenti nel fango stesso”. Di conseguenza, il TAR Toscana ha riconosciuto alla Regione il potere di porre limiti ulteriori rispetto a quelli contenuti nel D.Lgs n. 99/1992 ma ristabilendo i valori incrementati “sulla base delle competenze tecnico-discrezionali dell’Amministrazione, tenendo conto dell’ammissibilità di una maggiore concentrazione nei fanghi (rispetto al suolo) di sostanze inquinanti”. Una disciplina da invocare Il conforto all’interpretazione del TAR Toscana la si trova nella sentenza del Consiglio di Stato n. 2772 del 6 giugno 2017 che riconduceva la disciplina relativa allo spandimento dei fanghi a quella già riguardante i rifiuti, e di con-

seguenza alla normativa ambientale. Proprio nell’ambito della normativa ambientale, dunque, tenendo conto della riserva legislativa statale, le Regioni possono esercitare un potere diretto poiché “(…) è del pari non contestabile che la stessa disciplina primaria all’art. 6 abbia in materia previsto un diretto potere esercitato dalla Regione”. Nella stessa sentenza, il Consiglio di Stato precisa comunque che la potestà della Regione deve realizzarsi “nel solco delle disposizione primarie e nella ratio di esse”, tenendo presente che “il diritto all’impiego (dei fanghi in agricoltura) debba conseguire a una valutazione non aprioristica e generale, ma che, suffragata da dati scientifici, ancori il divieto di riutilizzazione dei fanghi alla conclamata dannosità Gennaio Marzo 2019


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degli stessi: stabilire (…) un divieto non ancorato all’indicazione dei limiti di concentrazione, e non definire questi ultimi, appare prescrizione illogica, e foriera di conseguenze, collidenti con la stessa applicabilità del precetto primario”. Le acque normative, in attesa di una legge che disciplini finalmente la materia dell’utilizzo agronomico dei fanghi da depurazione, sono comunque state agitate - subito dopo l’approvazione del già menzionato Decreto Morandi (a fronte delle “Disposizioni urgenti sulla gestione dei fanghi da depurazione”) dalla risposta del ministro dell’Ambiente Galletti a un’interrogazione parlamentare in merito alla stessa questione, dove, nell’incipit, emerge la consapevolezza di una normativa non più al passo con l’attuale Gennaio Marzo 2019

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progresso tecnico-scientifico: “In linea generale si evidenzia che la normativa sull’utilizzo in agricoltura dei fanghi di depurazione delle acque reflue mira a incoraggiare l’utilizzazione dei fanghi non agricoltura e a regolamentare tale utilizzo (…). Tale processo è disciplinato in Italia dal decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 99 (…). Lo stesso decreto, oggi appare non adeguato

alle più recenti acquisizioni tecnicoscientifiche, soprattutto per quanto attiene alla valutazione degli effetti a lungo termine dell’utilizzo dei fanghi sul suolo”. Il presente articolo riprende, in parte rilevante, i contenuti della disamina dottrinaria dell’avvocato Valentina Bracchi su Ambiente Legale (Digesta, 5/2018).


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FOCUS ON

Il biogas fatto bene dalle matrici agricole (prima parte)

a cura di Alberto Finotto

Dalla loro digestione anaerobica derivano potenzialità notevoli di produzione, con la prerogativa per l’imprenditore agricolo proprietario di un digestore di incrementare la resa dei terreni inquinando di meno

in dai suoi inizi i soci del Consorzio Italiano Biogas si sono posti alcune domande sul significato e sul ruolo della digestione anaerobica in azienda agricola ed hanno elaborato un piano di sviluppo che consentisse di raggiungere l’obiettivo significativo di produzione di biogas da matrici agricole pur con-

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FOCUS ON

tinuando a produrre alimenti di qualità. Alla base di questo piano c’è l’idea che l’applicazione in azienda agricola della digestione possa permettere non solo di produrre vegetali per il digestore continuando a produrre i foraggi per la stalla o cibo e foraggi per il mercato, ma che attraverso i principi del biogas fatto bene Gennaio Marzo 2019

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l’intero sistema di coltivazione possa modificarsi, coprendo il terreno di vegetali tutto l’anno, diversificando le rotazioni delle colture, riducendo il consumo di concimi chimici mediante l’utilizzo del digestato, migliorando la fertilità dei terreni, utilizzando energia rinnovabile per far funzionare le macchine e per essiccare i foraggi.

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L’orizzonte di un progetto Fin dagli albori il biogas agricolo italiano, che oggi è divenuto il terzo biogas al mondo dopo Cina e Germania, (con investimenti per circa 4 miliardi di euro e circa 12.000 occupati stabili) ha posto il tema dell’efficienza nell’uso del suolo, chiarendo a se stesso “from where biomass come from”, cioè quale tipo di biomasse sia possibile utilizzare nel digestore senza incorrere in fenomeni di “competizione” con le produzioni alimentari e foraggere, anzi contribuendo a rendere l’azienda agricola più competitiva e più efficace anche da un punto di vista ambientale. Ne è nato un piano, pubblicato per la prima volta dal CIB circa 7 anni or-


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FOCUS ON

sono, che prevedeva una produzione di 8 miliardi di Nm3 di biometano equivalenti, che avrebbe potuto essere utilizzato come biogas grezzo in motori endotermici ovvero immesso in rete per essere utilizzato in cogenerazione, nei trasporti o in altri utilizzi industriali. Superfici di primo raccolto Caratteristica delle bioenergie cosiddette di prima generazione è quella di fare largo uso di monocolture: cereali da granella nel caso dell’etanolo, colture oleaginose nel caso del biodiesel. Nella fase iniziale dello sviluppo del biogas italiano, vi è stato un largo ricorso alla monocoltura di mais destinato a insilamento; poi, a causa del deficit nel grado di approvvigionamento delle biomasse destinate alla stalla o di cereali destinati normalmente al mercato, è nata la necessità di ridurre progressivamente l’utilizzo delle stesse monocolture. L’Italia dispone di circa 12.400.000 di ettari di superficie agricola utilizzabile (SAU), superficie in costante calo a causa dei fenomeni di urbanizzazione ad un ritmo negli ultimi decenni di quasi 40 ha al giorno. Nelle assunzioni CIB si è previsto che una superficie di circa 400.000 possa essere destinata progressivamente alla produzione esclusiva per i digestori (circa il 3,0% della SAU italiana, una superficie certamente inferiore al potenziale tecnico ed economico). In questi terreni destinati alla produzione di biogas si è prevista una produttività con monocolture a mais insilato e/o con doppie colture pari a 6.720 Nm3 di metano /ha. Con 400.000

ha è quindi possibile produrre circa 2,688 miliardi di Nm3 di metano, cioè circa il 33-34% dell’obiettivo al 2030. Biomasse di integrazione Il passo successivo è stato quello di individuare con quali biomasse si poteva produrre la quota di biometano mancante per arrivare al valore complessivo di 8 miliardi di Nm3/anno stimato al 2030.

Per restare quindi alla formula proposta, abbiamo dovuto individuare le biomasse da cui ricavare l’energia di cui al fattore “I” per un fabbisogno di 5,312 miliardi di Nm3/anno al 2030. Di seguito procediamo quindi ad illustrare l’approccio metodologico adottato per la stima delle “biomasse di integrazione”, cioè: le colture di integrazione; le biomasse residuali: residui agricoli, effluenti Gennaio Marzo 2019


FOCUS ON

zootecnici, sottoprodotti agro-industriali in termini di quantità effettive disponibili per la conversione in biometano e di resa energetica effettiva. Le biomasse residuali o di scarto generate dall’attività agricola (in particolare effluenti zootecnici) e dall’attività di prima trasformazione dei prodotti agricoli (industria delle conserve vegetali, industria del latte e della carne,..) rappresentano una Gennaio Marzo 2019

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componente importante delle “biomasse di integrazione”, stimate sulla base di indagini e studi mirati condotti a livello regionale e nazionale. Delle diverse tipologie di residui e sottoprodotti si sono stimati le percentuali di avvio a recupero energetico ritenute sostenibili da un punto di vista tecnico ed economico, argomentati caso per caso. Per quanto riguarda la voce “colture di integrazione” si è proceduto quindi ad esaminare dal punto di vista agronomico la praticabilità del loro inserimento nelle rotazioni convenzionali destinate alla produzione di alimenti e mangimi, analizzando le peculiarità di ciascuna di esse al fine di procedere alla stima della superficie agricola interessata alla produzione di biometano secondo gli obiettivi previsti, considerando le peculiarità dell’agricoltura italiana declinata a livello regionale.

Da ultimo, ma non per importanza, si precisa che alle diverse biomasse oggetto di stima (siano esse residui, sottoprodotti o colture di integrazione) è stato poi assegnato un valore medio di resa specifica in biometano per tonnellata tal quale, calcolato sulla base del contenuto medio di sostanza secca e di solidi volatili (o sostanza organica). Tutte le rese energetiche adottate sono state desunte dal Gestionale BMP di CRPALAB, che contiene i risultati di circa 2.100 test di producibilità di biogas/biometano condotti su oltre 200 biomasse di natura diversa. Le rese specifiche ottenute con il test BMP sono state ripetutamente verificate e convalidate dal confronto con le prestazioni energetiche di diversi impianti in scala reale (1-continua). Sintesi tratta dall’omonima pubblicazione del CIB (Consorzio Italiano Biogas).


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FOCUS ON

Sulla strada che porta alla “carbon-freedom” Dal palco di Ecomondo, la realtà di un grande programma conquista la scena. Al centro, l’importanza del gas rinnovabile nella strategia Clima-Energia europea e nazionale a cura di Alberto Finotto

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FOCUS ON

a Piattaforma Tecnologica Nazionale Biometano, coordinata da CIB (Consorzio Italiano Biogas) e CIC (Consorzio Italiano Compostatori) - e partecipata dalle realtà rappresentative di Anigas, Assogasmetano, Confagricoltura, Fise-Assoambiente, Legambiente, NGV Italy, Utilitalia, Snam e Italian Exhibition Group - ha ribadito dal palco dell’ultima edizione della fiera Ecomondo, a Rimini, la centralità del gas rinnovabile nella strategia ClimaEnergia europea e nazionale. Il piano europeo Clima-Energia pone per il 2030 obiettivi ambiziosi, in vista di un traguardo al 2050 caratterizzato da uno scenario energetico continentale che si vuole fortemente a basso contenuto di carbonio. L’Italia, come gli altri stati membri, sarà chiamata a breve dall’UE a rendere nota la pro-

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pria strategia di avvicinamento agli obiettivi comunitari. Convinti che il biometano rappresenti una soluzione per il contrasto ai cambiamenti climatici, i membri della Piattaforma Tecnologica Nazionale Biometano hanno portato il loro contributo alla consultazione pubblica lanciata dalla Commissione europea per raccogliere spunti e osservazioni da imprese, autorità e società civile sul tema delle politiche energetiche del futuro. I contenuti della proposta, indirizzati a ribadire il ruolo fondamentale del gas rinnovabile nella transizione energetica, sono stati oggetto di dibattito nel corso dell’incontro riminese dell’8 novembre scorso.”Siamo convinti che la produzione del biometano e di idrogeno rinnovabili possa raggiungere livelli molto elevati in Italia e in Europa - ha sostenuto con

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forza e convinzione Piero Gattoni, presidente del CIB - Questi livelli sono tali da contribuire, grazie a un utilizzo dell’infrastruttura gas esistente e in combinazione con l’elettricità rinnovabile, al fabbisogno energetico dei Paesi membri e alla decarbonizzazione dell’economia e dei trasporti, il tutto conseguendo sensibili risparmi rispetto a uno scenario futuro senza gas. Se vogliamo conseguire il traguardo di un’economia a zero emissioni nette entro il 2050, dobbiamo considerare il biometano come un elemento chiave anche in termini di sostenibilità economica: a livello europeo, infatti, potremmo arrivare a produrre oltre 122 miliardi di metri cubi di gas rinnovabile entro trent’anni; tale produzione ci permetterebbe di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione risparmiando fino a138 miliardi di euro”. Filiera virtuosa Guardando alla filiera del gas rinnovabile, la ricaduta positiva sull’economia e sulla società è evidente. La produzione di biometano derivata da un’agricoltura sostenibile permette, ad esempio, di rilanciare l’occupazione nelle campagne italiane e di adottare pratiche diffuse di sequestro del carbonio nel terreno, con la conseguenza di abbattere le emissioni nette delle aziende agricole e di arricchire e proteggere il suolo coltivato grazie all’uso della fertilizzazione con il digestato e all’utilizzo dei doppi raccolti. “A questo proposito, riterremo utile un coinvolgimento diretto anche del Ministero delle politiche agricole - ha dichiarato ancora Gattoni - Su


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questo dossier si può costruire un’occasione di rilancio per l’agricoltura italiana, oltre che costituire un elemento di accelerazione sul fronte dell’innovazione tecnologica e della sostenibilità ambientale. Proprio nell’ottobre scorso ho illustrato ampiamente ai membri della Commissione Agricoltura del Senato il ruolo fondamentale che la dige-

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FOCUS ON

stione anaerobica riveste nella promozione di un modello di agricoltura circolare e innovativa, che permetta alle nostre aziende di essere più competitive e sostenibili. La produzione di gas rinnovabile non è una bioenergia come le altre, perché consente al settore primario di diventare da parte del problema del cambiamento climatico a parte im-

prescindibile della sua soluzione. Vanno però superati alcuni ostacoli per permettere a un settore vitale e particolarmente promettente di dispiegare appieno le proprie potenzialità. Dopo i recenti progressi sul fronte del quadro normativo, infatti, la filiera del biogas agricolo attende dei chiarimenti su alcune procedure per la riconversione di parte della

Da 30 anni il geniale sistema BIVITEC è sinonimo di efficiente vagliatura di materiali difficilmente vagliabili nei piÚ diversi settori. I suoi piani di vagliatura dinamici permettono un trattamento semplice ed efficiente di materiali come compost, legname, materie plastiche, metalli, RAEE, ceneri, inerti e tanti altri.

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Gennaio Marzo 2019


FOCUS ON

produzione di energia elettrica in biometano, primo passo per permettere un efficientamento delle infrastrutture esistenti che potranno essere collegate alla rete elettrica e a quella del gas naturale”. Fondamenta FORSU Al centro del dibattito anche il biometano da FORSU che “rappresen-

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ta uno degli assi portanti del futuro dell’economia circolare secondo Massimo Centemero, direttore del CIC - L’Italia è pronta a cogliere questa innovazione con otto impianti consorziati CIC in grado di produrre biometano a partire dai rifiuti organici”. Il decreto legge, varato a marzo 2018, per la promozione dell’uso del biometano nel settore dei trasporti ha segnato una svolta importante, insieme all’approvazione del nuovo pacchetto di direttive eu-

ropee sull’economia circolare che punta a valorizzare il rifiuto organico in Italia. “La rivoluzione del biowaste è pronta a coinvolgere tutto il Paese, come dimostra il primo impianto a biometano da FORSU del Centro-Sud, inaugurato a settembre 2018 a Rende, in Calabria - ha aggiunto Centemero - Grazie all’upgrading del biogas a biometano, nel prossimo biennio si potrebbero avere circa 200 mln di Nm3/anno di biocarburante avanzato da FORSU".

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NEWS

A cura di Eliana Puccio

L’energia viene dalle cialde

Una casa “speciale”, al sapore di caffè. Esteticamente ispirata al logo rosa e arancione di Dunkin’ Donuts, è frutto della collaborazione tra la multinazionale e il costruttore New Frontier Tiny Home. Si estende in 25 metri ed è costruita su un rimorchio, così da agevolare gli spostamenti. Al suo interno troviamo una camera da letto matrimoniale, un bagno, una cucina e una

Stop ai fertilizzanti chimici Lo scorso 13 dicembre è stato raggiunto un primo accordo europeo sui fertilizzanti riciclati con l’obiettivo di ridurre quelli chimici in Europa. La nuova legislazione è stata proposta dalla Commissione europea nel marzo 2016 nell'ambito del pacchetto sull'economia circolare. Secondo le stime della Commissione europea, i rifiuti

zona pranzo sopraelevata con grandi finestre e un portico di cedro all’aperto che richiama il colore del caffè. L’abitazione sfrutta efficientemente l’energia: per ogni 77 chilogrammi di fondi di caffè sono prodotti circa quattro litri di biocarburante. Partner del progetto è l’attrice statunitense Olivia Wilde che ne ha firmato il design contribuendo a creare un ambiente caldo con rivestimenti in legno

organici - aggiunti ai fanghi di depurazione, alla farina di carne e ossa o al letame potrebbero sostituire il 30 per cento di fertilizzanti non organici, mentre l'UE importa circa 6 milioni di tonnellate di fosfati all’anno. L’accordo deve ancora essere ufficialmente approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio, dovrebbe entrare in vigore dal 1° gennaio 2022, in un primo momento nell UE.

di recupero, materiali per imballaggio e con arredi multifunzionali così da valorizzare al massimo gli spazi a disposizione. Come si crea il combustibile bio? Vengono estratti gli oli in eccesso nei fondi di caffè, poi miscelati con alcool per subire una reazione chimica nota tecnicamente come “transesterificazione”. Si tratta di un processo che genera un biodiesel. Questo

viene lavato e raffinato, e utilizzato come combustibile attraverso l’uso di un generatore di biocarburante. In questa casa è inoltre possibile pernottare qualche giorno. Per chi fosse interessato può infatti prenotare soggiorni di due notti su Airbnb a Nahant, nel Massachusetts. Un’idea geniale ed esemplare di riciclaggio dei rifiuti. L’edificio in questione mostra quanto è fondamentale creare un sistema energetico sostenibile per le case del futuro. Motivo per cui Dunkin’ Donuts ha deciso di accrescere costantemente il proprio impegno a supporto dell’ambiente e della sostenibilità. Non è infatti la sua prima volta. L’azienda nei mesi scorsi aveva annunciato il passaggio entro il 2020 dei bicchieri in polistirene. Sistema che dovrebbe aiutare a evitare il conferimento in discarica di un miliardo di bicchieri all’anno.

Bioplastica dalla CO2 Produrre bioplastica dall’anidride carbonica è possibile. Il primo impianto Lux-on (società nata dalla collaborazione tra Bio-on e Gruppo Hera) sarà costruito

in Italia entro il 2019 produttivo e si avvale della tecnologia che produce bioplastica biodegradabile al 100 per cento dalla CO2 presente in atmosfera come “materia prima” e a costo zero. Gennaio Marzo 2019


NEWS

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Salviamo le foreste asiatiche La Norvegia dirà basta all’olio di palma come biocombustibile. Un divieto importante che aiuterà a contrastare i cambiamenti climatici e a tutelare l’ecosistema. L’uso, infatti, oltre che compromettere l’esistenza delle foreste pluviali, mette a rischio la vita di animali in via di estinzione come gli oranghi. Per scongiurare ciò, il parlamento norvegese ne ha vietato l’utilizzo sull’intero territorio e sarà il primo paese al mondo a farlo, ma nei prossimi tre anni il piano potrebbe coinvolgere altre nazioni, o almeno è ciò che

si spera. “La decisione del parlamento norvegese rappresenta un importante esempio per gli altri paesi e sottolinea la necessità di una seria riforma dell’industria mondiale dell’olio di palma”, spiega Nils Hermann Ranum, della ong per la conservazione della natura Rainforest foundation Norway (Rfn). “Numerose prove testimoniano che il biocarburante ricavato dall’olio di palma è peggiore per il clima rispetto ai combustibili fossili che sostituisce”, commenta Chris Malins, l’autore del rapporto. Un voto che ha destato pre-

occupazione in Indonesia, paese con maggiore produzione mondiale di olio di palma. Le nuove disposizioni dovranno entrare in vigore entro il 2020.

La svolta ecologica di Eni

Biosolarizzazione I ricercatori della University of California a Davis, hanno scoperto un nuovo modo per aiutare gli agricoltori a migliorare i raccolti e ridurre i parassiti sfruttando semplicemente i raggi del sole e i rifiuti agricoli. Il processo si chiama biosolarizzazione. In una dichiarazione, il team ha affermato che questa innovazione aiuterĂ  a rinunciare ai fumiganti chimici e rendere Gennaio Marzo 2019

l'agricoltura piÚ produttiva, redditizia e rispettosa dell'ambiente. Spesso, infatti, gli agricoltori perdono tempo e denaro per scongiurare erbe infestanti e altri parassiti, qualche volta ricorrendo a fumiganti chimici. In realtà, quello della biosolarizzazione è un sistema vecchio. Molti giardinieri lo utilizzavano per liberarsi delle erbacce. È efficace, ma può durare da quattro a sei settimane.

Si trova nel sito della raffineria di Gela (Sicilia) il primo impianto pilota per il recupero e la trasformazione della frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU) in un bio olio. Ad avviarlo è Syndial, società ambientale di Eni. Quanto olio bio è è possibile produrre da una tonnellata di umido dei nostri sacchetti? 150 gr. Il processo in questione si chiama liquefazione. Il pilota di Gela ha una capacità produttiva di bio olio stimata in circa 70 chilogrammi al giorno e viene alimentato con 700 kg al giorno di rifiuti organici forniti dalla Società per la regolamentazione del servizio di gestione rifiuti SRR di Ragusa. Si prevede già un nuovo impianto a Ravenna e che non interesserebbe soltanto i rifiuti organici ma anche la plastica. Il progetto waste to fuel è un esempio concreto del modello di economia circolare della multinazionale, secondo la quale potrebbe essere un buon piano d’azione che servire a risolvere il problema dell’inquinamento. Dire addio ai rifiuti trasformandoli in un bene prezioso come l’energia.


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NEWS

Modello di sostenibilitĂ 

Che fibra! Ridurre gli sprechi riciclando la canapa. La canapa industriale è ora completamente legale negli Stati Uniti grazie al Farm Bill del 2018. Di conseguenza, possiamo aspettarci che l'industria della canapa cresca e produca sempre piÚ rifiuti. Startup come 9Fiber, società di tecnologia agricola focalizzata sul riciclaggio del gambo di canapa e dei rifiuti di fusto, e Kindness 3D, società impegnata nella progettazione di arti protesici, ne vedono un'importante opportunità. 9Fiber decontamina qualsiasi rifiuto biodegradabile da sostanze federali illegali, rimuovendo il THC (uno dei maggiori e piÚ noti principi attivi della cannabis). Successivamente viene rimosso il nucleo legnoso della pianta di

canapa. La fibra poi subisce la trasformazione finale prima che diventi utilizzabile per la produzione. Con la fibra riciclata, 9Fiber produce carta, corde, tessuti, carburante,fibra di vetro. Kindness 3D, invece, trasforma gli imballaggi in plastica dai prodotti di cannabis psicoattivi in arti protesici. L’azienda ha infatti l'obiettivo non solo di riciclare i rifiuti di plastica riutilizzabili, ma anche di progettare e produrre arti protesici a un prezzo accessibile a tutti. Mentre la legalizzazione della canapa industriale e della cannabis continua a diffondersi in tutto il mondo, le due realtà rappresentano una nicchia importante. Studi come questi sono fondamentali sia per ridurre i rifiuti di canapa e sia per aumentare l'utilità della pianta stessa.

Expo 2020 Dubai svela un importante piano di riciclaggio. L’attesa esposizione universale non mira solo a una spinta economica importante per l'emirato, ma anche a migliorare l'ambiente. I rifiuti organici provenienti dal vasto spazio di Expo 2020 a Dubai Sud saranno convertiti in fertilizzanti, il materiale da costruzione sarà riutilizzato nelle strade e la plastica e il vetro saranno

trasformati in oggetti per i visitatori come parte di un’iniziativa di riciclaggio eco-compatibile. Una partnership tra Expo 2020 Dubai e Dulsco negli Emirati Arabi Uniti garantirà che l’85% dei rifiuti del sito sarà deviato dalla discarica.

Natale è sempre Ogni anno, gli alberi di Natale che ci accompagnano per tutto il periodo festivo finiscono in discarica. Ma una ricerca dell’Università di Sheffield ha dimostrato che i nostri cari abeti possono avere una seconda vita. Cynthia Kartey, ricercatrice dell’università di Sheffield, ha scoperto che è possibile produrre prodotti utili dalle sostanze chimiche estratte dagli aghi di pino: “Il componente principale degli aghi di pino è un polimero complesso noto come lignocellulosa. La ricerca si è concentrata sulla

scomposizione di questa complessa struttura in semplici prodotti chimici industriali come gli zuccheri e i fenolici, che vengono utilizzati in prodotti come detergenti domestici. In futuro, il nostro albero di Natale potrebbe essere trasformato in vernice per decorare ancora una volta la nostra casa. Gennaio Marzo 2019


NEWS

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Imballaggio etico L’ecologia arriva in cucina. Si chiama Apepak l’alternativa naturale agli imballaggi di plastica. La buona notizia, in arrivo da Castelfranco Veneto, è che potremo finalmente consumare il nostro cibo senza sentirci in colpa. L’involucro amico dell’ambiente è composto infatti da fibra di cotone e lavorato con cera d’api, resina di pino e olio di jojoba (forniti da apicoltori e aziende italiane): 100 per cento naturale multiuso e biodegradabile. È naturale durevole, sigillante, antisettico, lavabile, riutilizzabile, e traspirante (ciò permette che il contenuto avvolto respiri). Ma soprattutto, caratteristica fondamentale: risparmia ai nostri oceani 9 km di pellicola di

plastica all'anno. A differenza della sua antagonista, infatti, non inquina. Il cotone di Apepak è certificato Global Organic Textile Standard, o riciclato dagli avanzi dei laboratori tessili italiani. A occuparsi della sua realizzazione ci pensa Sonda Società Cooperativa Sociale Onlus. È senz’altro l’ideale per i pranzi veloci

a scuola o in ufficio, o anche per sigillare i piatti avanzati. Lo spirito era proprio quello di creare un prodotto completamente ecologico che sostituisse gli imballaggi usa e getta di carta, plastica e alluminio e cercare di sbarazzarsi una volta per tutte dal peggior nemico del mare.

Per fare la plastica, ci vuole un seme

Panzerotto bio A tavola con l’ambiente. L’olio da frittura dei buonissimi panzerotti potrebbe diventare parte del combustibile destinato ai mezzi pubblici circolanti nella città di Taranto. L’iniziativa green che prende piede nel capoluogo pugliese potrebbe interessare (o almeno si spera) altre città. Gennaio Marzo 2019

Nell’attesa che il mondo si sbarazzi definitivamente di cannucce e posate di plastica, c’è chi fa di tutto per attenuare le conseguenze dei danni ambientali che pian piano stanno saturando l’ecosistema. Si tratta di Biofase, azienda con sede in Messico, ideata da Scott Mungía, studente di ingegneria chimica. La vera scoperta è che dai semi di avocado non si possa semplicemente ricavare la salsa guacamole, ma anche la bioplastica. Come? Estraendo dai semi un composto molecolare ed ottenere un biopolimero modellabile in tutte le sue forme.


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RIFIUTI SOLIDI

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Sarà sempre all’altezza Sennebogen innova ancora presentando il movimentatore telescopico 355 E con cabina elevabile, grande forza di strappo grazie alla cinematica a Z in testa al braccio e raggio di sterzata ultracompatto Matthieu Colombo

errore più grande è scambiare il nuovo Sennebogen 355 E per un sollevatore telescopico tradizionale. È più corretto dire che ha un’indole di movimentatore con braccio telescopico, ma tecnicamente è ancora riduttivo perchè in testa al braccio si scopre una cinematica a Z

L’

che, unita alla struttura sovradimensionata di tutta la macchina, cambia totalmente le carte in tavola, assicurando una notevole forza di strappo. La caratteristica piĂš innovativa, quella che velocizza i cicli di lavoro elevando al contempo la produttivitĂ  e la sicurezza operativa in un sito industriale

come un impianto di riciclaggio, è senza dubbio la cabina elevabile battezzata MultiCab. Un terzo asso nella manica, che non si vede a macchina statica, è il raggio di sterzata inferiore ai 4 metri di raggio (misura alle ruote). Altra dotazione, disponibile però a richiesta, è l’assale anteriore che recu-

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Carta canta Le immagini del nuovo Sennebogen 355 E sono state scattate all’Hamburger Hungaria, una azienda dell’Est Europa specializzata nel riciclaggio e produzione di carta. Il concessionario locale Kuhn Rakodógép Kft ha consigliato il nuovo movimentatore 355 E per velocizzare i tempi di carico e scarico dei camion e movimentare materiali sfusi con benna. “Il 355 E è un vero e proprio concentrato di forza ha dichiarato Kázmér Csorba, amministratore delegato della Kuhn Rakodógép Kft. Riesce a unire i vantaggi delle pale gommate e dei carrelli elevatori classici, dimostrandosi la soluzione ideale per innumerevoli tipologie di utilizzo nel campo della movimentazione dei materiali.”

pera l’inclinazione del telaio fino a più o meno 9°. Veniamo ai numeri chiave. Il 355 E solleva fino a 5.500 kg alla massima altezza di 8.450 mm, 2.250 kg al massimo sbraccio di 4.350 mm. Affidabile e veloce La vocazione industriale del Sennebogen 355 E è chiara. Caratterizzato da una struttura particolarmente robusta e da componenti di alta qualità, è progettato per un utilizzo continuativo in condizioni impegnative. “Tutti i componenti sono ottiGennaio Marzo 2019

mizzati al fine di garantire una durata eccezionale” - precisa il costruttore. Si va dal motore FPT Industrial da 4,5 litri tarato a 103 kW che lavora sempre al meglio delle condizioni termodinamiche grazie a scambiatori a maglia larga e ventola con rotazione reversibile di serie in modo che l’affidabilità sia massima anche in condizioni operative polverose e sfavorevoli. La trasmissione idostatica a variazione continua che, in modalità standard, porta il 355 E a 20 km/h, ma per i trasferimenti lo può spingere fino a 40 km/h.

Veloce e versatile Uno dei primi clienti in Europa a provare il nuovo Sennebogen 355 E è stata l’azienda ungherese di riciclaggio e produzione carta Hamburger Hungaria. In questo sito il 355 E ha dimostrato di riuscire a caricare e scaricare i camion più rapidamente delle macchine tradizionali e, grazie alla nuova cinematica, di riuscire anche ad alimentare a carbone la centrale elettrica dell’azienda stessa. Dopo Ifat 2018, il nuovo movimentatore tedesco sarà anche esposto al Bauma.


64 Per il nostro gruppo i movimentatori industriali sono un anello essenziale della catena produttiva. La loro affidabilità è fondamentale almeno quanto la produttività. Al riguardo, l’utilizzo della stessa macchina da parte di più operatori non è sempre la soluzione migliore, ma è il nostro metodo di lavoro e le Liebherr non ci danno pensieri. Per noi Liebherr non è un semplice fornitore ma un partner di business.

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Andrew Kummer manager AIM Recycling Hamilton

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Tra i primi 20 al mondo Abbiamo visitato uno dei 70 impianti della AIM Recycling, uno dei leader al mondo nel riciclaggio di metalli, che ha differenziato con demolizioni e saldatura dello stagno Matthieu Colombo

rganizzazione e programmazione del lavoro, attenzione per la sicurezza, spirito di squadra. Sono queste le prime impressioni che abbiamo avuto entrando nel sito di riciclaggio di metalli della AIM Recycling a Hamilton, Ontario, Canada. Il sito, non lontano da Toronto, è quello che vedete in foto ed è solo uno dei 70 impianti gestiti da questo gruppo fondato dalla famiglia Black negli anni

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Trenta quando Peter Black ha cominciato l’attività con un piccolo scrapyard, tanta selezione manuale e una gru idraulica. Dopo 80 anni di attività, AIM Recycling è un leader mondiale nel riciclaggio dei metalli. Primo assoluto in Canada, quarto in Nord America e tra i primi venti al mondo, questa realtà a conduzione familiare conta oltre 2.500 dipendenti in cinque continenti, smantella oltre 20.000 auto all’anno, possiede oltre 300 camion, 500 rimorchi container e ben 900 vagoni ferroviari. Numeri da capogiro che si riflettono anche nelle tecnologie per il trattamento e la mo-


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RIFIUTI SOLIDI

FOCUS ON La AIM Recycling ha tre volte piĂš vagoni ferroviari che camion. Molto spesso il conferimento in discarica avviene quindi su rotaia.

vimentazione dei materiali come i movimentatori idraulici. Gli esemplari della flotta AIM Recycling attivi nel mondo sono, malcontati, oltre 115 e Liebherr è considerato un partner strategico. Siamo stati invitati a visitare il sito di Hamilton proprio da Liebherr, per vedere al lavoro tre dei dieci esemplari di LH 80 Industry acquistati negli ultimi anni. Il sito ci è stato presentato sul campo da Andrew Kummer, manager AIM Recycling del sito di

Hamilton. L’impianto è più grande di otto campi da calcio regolamentari messi assieme. All’ingresso campeggia in grande la scritta Get paid cash for your metal! Gli uffici sono degni di uno stabilimento produttivo e da poco è stata costruita una struttura coperta e riscaldata, con altezza interna di oltre venti metri, per eseguire in loco la manutenzione delle macchine, soprattutto quanto le condizioni meteorologiche sono più avverse. “Da piccola impresa a conduzione fa-

miliare - ci ha spiegato il giovane Kummer come se lavorasse in AIM da un’intera vita - ci siamo evoluti in una multinazionale di successo, con differenti divisioni che si completano a vicenda. Negli anni AIM Recycling ha diversificato il proprio modello di business ideando il format EcoCenter, specializzato nel riciclaggio di rifiuti da costruzione e demolizione, e ha fondato la AIM Global Solder Solutions, la seconda più grande azienda di saldatura di stagno al Gennaio Marzo 2019


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RIFIUTI SOLIDI

Umiltà da leader “AIM Recycling offre solo prodotti di alta qualità e un servizio che si adatta alla vasta gamma di esigenze della crescente clientela. Chiave del nostro successo è la lealtà con i nostri dipendenti e partner. Questa sinergia è abbinata alle nostre attrezzature e ai nostri processi all’avanguardia per aiutare AIM Recycling ad essere protagonista nel mercato internazionale”. Queste sono le parole con cui si presenta AIM Recycling sulla sua pagina web. Buttateci un occhio! aim-recycling.com

mondo. Fa parte del gruppo anche la Kenny U-Pull, una società di autodemolizione con più di 14 sedi distribuite nel Nord America. Qualche anno fa abbiamo anche acquisito la società di demolizioni Delsan e integrato la sua attività di riciclaggio, smantellamento e demolizione”. Recupera energia e consuma meno Nel sito di Hamilton i nuovi Liebherr LH 80 Industry, da circa 75 t di peso operativo e 22 m d’altezza operativa, Gennaio Marzo 2019

sono utilizzati per alimentare le presse e i trituratori. Sotto al loro cofano gira un motore Liebherr da 230 kW a fronte di una potenza di picco della macchina dichiarata dal costruttore di ben 437 kW. Il segreto è la tecnologia brevettata Liebherr ERC (sistema di recupero di energia), che conferisce alla macchina una spinta in termini di prestazioni, a fronte di consumi particolarmente contenuti. Al riguardo, le macchine prodotte a Kirchdorf adottano il siste-

ma idraulico LUDV a doppio circuito che assicura movimenti di lavoro più rapidi nonostante la riduzione fino al 20% del consumo di carburante rispetto ai modelli precedenti. Gli operatori che abbiamo incontrato, ai quali dei consumi poco interessa, ci hanno detto di apprezzare la stabilità operativa e la capacità idraulica dell’LH 80 Industry di rispondere a più comandi idraulici in contemporanea assicurando sempre prestazioni elevate e uniformi.


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Inno alla tradizione Fuchs non dorme sugli allori e fa valere un’esperienza lunga 130 anni presentando tre nuovi modelli li albori della movimentazione industriale, ben prima della fine dell’Ottocento sono marchiati Fuchs. Da allora l’azienda tedesca, ora parte di Terex Corporation, ha innovato nel segno della continuità facendo evolvere le proprie tecnologie per rispondere alle richieste della clientela. Oggi nulla è cambiato e Fuchs vede nel Bauma un momento importante dove avere un riscontro puntuale dei clienti internazionali. Le novità che saranno presentate in fiera sono tre, a partire dal nuovo movimentatore industriale MHL375F HD (qui rappresentato nei rendering) che punta a colmare la mancanza d’offerta nella categoria delle macchine da 60 a 70 tonnellate. Il neonato è stato sviluppato con una concezione modulare che permetterà alla clientela di ritagliarsi una macchina su misura variando, carro, tipologia e dimensione dei bracci e diffe-

Al Bauma Fuchs svela in anteprima mondiale il nuovo MHL375F HD per movimentazione rottami e applicazioni portuali.

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renti modelli di cabine elevabili. A detta del costruttore, il MHL375F HD copierà le esigenze di movimentazione rottami e applicazioni portuali anche grazie alla duplice alimentazione a scelta tra il tradizionale diesel o elettrica plug in. Le altre due evoluzioni Sarà inoltre esposto l’MHL320 in versione compatta per soddisfare le esigenze della filiera del riciclaggio che opera in spazi ristretti o chiusi, ai bordi del tessuto urbano. Grazie a una cinematica ridisegnata, l’MHL320, in allestimento compact, potrà caricare un camion velocemente anche all’interno di strutture industriali. La terza macchina che Fuchs presenterà al Bauma 2019 è la RHL350F. In sostanza si tratta di una MHL350F ma dotata di un carro cingolato per operare su terreni morbidi che richiedono una bassa pressione al suolo. www.scaispa.com Gennaio Marzo 2019


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Il recupero polimaterico che viene dal... freddo

Per il trattamento dei frigoriferi si fa largo l’innovazione firmata For Rec. L’azienda veneta di Santa Giustina in Colle (Padova) è all’avanguardia con impianti di riciclaggio avanzati installabili direttamente in fabbrica Eliana Puccio

maltire e riciclare i rifiuti elettrodomestici (i cosiddetti RAEE) diventa sempre più facile. È il caso di For Rec, azienda veneta all’attivo nella progettazione, produzione e realizzazione di macchine singole e impianti per il trattamento e la trasformazione dei rifiuti. Di recente, la normativa Weeelabex ha definito i limiti di emissioni, la registrazione dei trattamenti, e la qualità di pulizia del prodotto in uscita, ovvero una serie di nuove leggi che prevedono i processi di smaltimento dei frigoriferi. Quest’ultimo è legato a quello dei gas dannosi per l’ambiente. For Rec ha deciso di rispondere alle richieste dei propri clienti progettando e installando un impianto caratterizzato da serie di plus che aderiscono al 100 per cento alle nuove normative, ma con un valore aggiunto: trattare fino a 120

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unità in un’ora con un’unica linea, riducendo anche l’area richiesta per il posizionamento dell’impianto. Il progetto prevede la possibilità di distruggere il gas direttamente in cantiere. Sempre più frigoriferi contengono gas pentano con un’alta capacità infiammante. Questo gas, grazie a un combustore, può essere distrutto direttamente in fabbrica, evitando successivi passaggi e trattamenti e realizzando una sensibile riduzione dei costi di gestione; un risparmio che si manifesta anche in termini di emissioni e qualità del prodotto in uscita: plastica, ferro, alluminio, rame e poliuretano. For Rec sta già raccogliendo i primi frutti: eccellenti risultati dai test confermano l’efficienza di questo innovativo e pionieristico trattamento, con nuove commesse all’orizzonte e progetti sempre più ambiziosi.


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NEWS

A cura di Eliana Puccio

Porta 20 bottiglie e corri gratis Vuoi un caffè gratis? “Pagalo” con cinque bottiglie di plastica. Non è uno scherzo. A Praga è possibile grazie all’iniziativa sposata da RunCzech, società che organizza la maratona nella città dalle cento torri.

Questa ha infatti lanciato un nuovo progetto che mira a unire l’amore per lo sport, ponendo anche la giusta attenzione sulla questione “salute”, e a rispettare l’ambiente che ci circonda. Come accennato prima, il metodo di pagamento è il seguente e non richiede tanto impegno: nessun denaro ma semplicemente bottiglie (PET).

Una svolta green Adidas si converte del tutto. Il noto marchio tedesco dello sportwear ha comunicato la deadline: entro il 2024 verrà impiegato solo poliestere riciclato per produrre scarpe e indumenti. Il primo passo a favore dell’ambiente era avvenuto già nel 2012, in occasione dei Giochi Olimpici di Londra. Le divise dei volontari, infatti, furono realizzate con bottiglie d’acqua. Nel 2016, Adidas ha poi lanciato la prima linea di scarpe “eco” in collaborazione con Parley for the Oceans. “Il nostro obiettivo è sbarazzarci del poliestere vergine entro il 2024”, ha detto al Financial Times Eric Liedtke, responsabile del marchio.

Gli interessati avranno a disposizione le seguenti opzioni: cinque bottiglie per un caffè, 12 per una t-shirt da running e 20 per una lezione di corsa con la supervisione di un istruttore professionista. Un progetto che consentirà, dunque, a chi avrà voglia di usufruirne, di gustarsi un bel caffè espresso e allo stesso tempo di mantenersi in forma.

Fashion from nature La natura fa la designer. Stiamo parlando di un brand emergente, Anikena, ideato da un gruppo di stilisti del Paraguay che propone una linea couture 100 per cento sostenibile, sfidando le regole dell’alta moda e celebrando la bellezza. Fonte d’ispirazione è, infatti, la suggestiva penisola dello Yucatan che si caratterizza per l’affascinante oceano cristallino e le infinite spiagge di sabbia bianca. Tra l’altro, lo Yucatan è noto per il macramè e la tessitura artigianale. I capi di Anikena sono modelli unici decorati con conchiglie, pietre semi preziose, cristalli e plastica riciclata raccolta sulla costa. Dietro la sua estetica si celano credenze spirituali tribali che valorizzano lo spirito selvaggio del corpo femminile. Vengono, inoltre, recuperati tutti i fiori e le piante usate nel resort Azulik e impiegate per le tinture naturali con cui colorano i loro

tessuti. Pertanto, niente viene sprecato. “L’unicità è vero lusso", spiega Betania Estragò, direttrice creativa del marchio, “Dobbiamo creare bellezza senza danneggiare le risorse offerte da questo incredibile pianeta”. Il lancio di Anikena è avvenuto ufficialmente lo scorso anno, a novembre, con una sfilata di moda ispirata al culto Maya della luna.

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NEWS

Fortunatamente aumentano giornalmente le città che hanno a cuore il problema dell’inquinamento ambientale e dal nostro canto non resta che augurarci che un’iniziativa simile faccia in fretta a raggiungere il resto del mondo. Il pianeta ha bisogno del nostro impegno quotidiano per essere salvato. Un impegno in primis morale.

Fair Harbour Anche i costumi da bagno diventano ecologici. Fair Harbour, società con sede negli Stati Uniti, dove un fratello e una sorella, Jake e Caroline Danehysi, si sono inventati un modo per combattere l’inquinamento del mare, ovvero

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riciclare le bottiglie di plastica e trasformarle in boxer. Ogni paio di pantaloncini utilizza 11 bottiglie, che vengono triturate, filate e tessute, mescolate con cotone organico e spandex, e poi cucite come boxer resistenti. Gli indumenti sono venduti online.

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RIFIUTI SOLIDI

Eco-design Al giorno d’oggi anche i designer devono fare i conti con l’impatto ambientale. Nikolaj Thrane Carlsen, noto architetto di Copenhagen l‘ha fatto con una sedia “speciale”. Speciale in realtà è il materiale utilizzato per realizzarla; la sedia infatti è prodotta con... alghe. Il progetto gli ha meritato la vittoria al concorso “Nordic Design Competition: Sustainable Chairs” per la promozione dell’arredamento sostenibile in Scandinavia. La tradizione delle alghe ha origine nel Medio Evo, quando gli abitanti utilizzavano la legna per i forni e le alghe per costruire i tetti delle loro case. Anche voi vorreste tornare al fascino vintage sostenibile?

La macchina amica della Coca-Cola L’azienda distributrice della nota e affezionata lattina rossa ha presentato in Cina un distributore automatico di bevande che consente di riciclare bottiglie e lattine di plastica. “VenCycling” - nome della macchina eroga bevande - accetta anche le confezioni usate. In cambio crediti, tramite dispositivi mobili, per bevande o prodotti in plastica riciclata. VenCycling supporta la visione “World Without Waste” di Coca-Cola con l’obiettivo di raccogliere e riciclare l’equivalente del 100 per cento del suo imballaggio entro il 2030.


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NEWS

L’igiene orale che vale doppio Colgate lancia un nuovo programma. Si tratta di Colgate Oral Care Recycling che consente ai propri consumatori di riciclare gratuitamente ogni prodotto della linea. Il ricavato andrà in beneficienza alle scuole e agli enti benefici. Parliamo di prodotti realizzati con materiali differenti e quindi difficili da riciclare avvalendosi dei sistemi tradizionali. Come funziona? Colgate conferisce spazzolini, tubi e tappi da dentifricio, scatole di cartone in impianti speciali dove i rifiuti vengono separati in base al materiale che li compone. Successivamente,

Confezioni riciclabili Pladis UK & I ha annunciato che nel 2019 saranno riciclati, in partnership con TerraCycle gli involucri dei biscotti McVitie’s. I consumatori possono consegnare gli involucri dei loro snackes agli esperti nel settore in uno dei quasi 500 punti di raccolta sparsi per il paese. Da quando è iniziata la partnership nel 2012, milioni di biscotti e involucri per dolci sono stati riciclati e trasformati in oggetti

ogni prodotto viene tritato e poi fuso in pellet di plastica dura, che potranno essere rimodellati e quindi riutilizzati senza dover ricorrere a una plastica vergine. “Il programma Colgate Oral Care Recycling promuove la sostenibilità. - spiega Philip

come panchine e attrezzature da giardino. Pladis UK & I ha ora esteso la collaborazione all’intera gamma di snack, inclusi Jacob’s Cream Crackers e Mini Cheddar, molto diffusi durante le feste. L’azienda ha aderito al Plastics Pact del Regno Unito e si impegna a rendere tutti i suoi imballaggi in plastica riciclabili, riutilizzabili o compostabili entro il 2025. Tom Szaky, CEO e fondatore di TerraCycle: “Vogliamo diffondere il messaggio ad amici e parenti che possono riciclare i loro biscotti, cracker e imballaggi per dolci”.

Durocher, direttore generale di Colgate UK - Invitiamo le persone ad approfittare del programma e riciclare i loro prodotti per l’igiene orale tramite il programma e a spargere la voce con i loro amici e familiari”.

Il rifiuto acquista valore Qualche volta può succedere che la cultura e il buon senso vadano a braccetto. A Polla (Vallo di Diano), Michele Gentile, un libraio appassionato ha un’idea geniale: trasformare i rifiuti plastici o di alluminio in libri. Basta portare lattine e bottiglie nei centri di raccolta e farli pesare. Il corrispettivo riconosciuto sarà reinvestito in libri.

Un’iniziativa intelligente ed educativa che potrebbe avvicinare molte persone alla lettura e, al contempo, contribuire alla soluzione di un problema abbastanza grave come quello dei rifiuti.

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NEWS

Italia, Paese virtuoso Gli italiani hanno un’anima verde e sono pronti ad accogliere un futuro sempre più ecosostenibile. Il riciclo dei rifiuti, infatti, si riconferma un’eccellenza italiana. A dirlo non è Lercio, ma lo studio annuale “L’Italia del Riciclo”, la nona edizione del rapporto realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e FISE UNICIRCULAR, (Unione Imprese Economia Circolare) tenutosi lo scorso 19 dicembre a Roma. Ebbene sì, noi italiani siamo sempre più sensibili al problema riciclo. Bilancio positivo per quanto riguarda la raccolta differenziata: 55,5%, con un +3%

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RIFIUTI SOLIDI

rispetto al 2016, e il riciclo dei rifiuti urbani, che raggiunge il 44% (+2% rispetto all’anno precedente). Le sorprese non finiscono qui. Anche il riciclo delle singole filiere dei rifiuti d’imballaggio è in crescita: sono stati ben 8,8 i milioni di tonnellate di rifiuti nel 2017, ben il +3,7% rispetto al 2016. Quali sono le regioni dove si ricicla di più? Principalmente il Nord-Italia dove sono presenti impianti di riciclo che trasformano i rifiuti in materia prima seconda. Parliamo quindi della Lombardia (11,7 milioni di

tonnellate), seguita da Emilia (4,3), Veneto (4), Piemonte (3,1), Friuli Venezia-Giulia (2,8) e Toscana (2,4).

Nuova vita del packaging per petfood

Il colosso dell’alimentazione degli animali domestici, Mars Petcare, che cura i famosi marchi Whiskas, Cesar e Pedigree, ha annunciato un accordo con Terracycle (vedi anche l’articolo sulle confezioni McVitie’s nella pagina accanto) per il riciclo degli imballaggi degli alimenti per animali domestici. Gennaio Marzo 2019

I sacchetti del cibo vengono raccolti e selezionati, poi puliti e triturati. I residui di cibo saranno compostati e il materiale di imballaggio trasformato in piccole palline di plastica che potranno esser convertite in oggetti di plastica utili, come panchine da giardino, o mobili vari. Deri Watkins, amministratore delegato di Mars Petcare in Inghilterra, commenta: “La nostra partnership con TerraCycle è importante. Se vogliamo un cambiamento duraturo, dobbiamo lavorare insieme per affrontare problemi comuni”. Nel frattempo, Mars Petcare ha annunciato che entro il 2025 l’azienda riciclerà il 100 per cento del suo imballaggio.

Baratto differenziato Rifiuti in cambio di biglietti dei bus. In realtà sarebbe meglio venisse spontaneo fare la raccolta differenziata anzichÊ ricorrere a forme di baratto. La Rap (Risorse Ambiente Palermo) ha però escogitato un modo per incentivarla. Basta portarli all'isola ecologica di viale dei Picciotti (centro di raccolta comunale di Brancaccio), lÏ verranno pesati per ottenere uno scontrino che sarà poi convertito in biglietti Amat. Non è ancora chiaro quanti kg di rifiuti si dovranno conferire per lo lo scambio in ticket, ma intanto è consigliabile conservare gli scontrini. Ad oggi sono circa 600 cittadini recarsi al centro.


74 Un turno di lavoro a bordo di un Iveco Eurocargo 120EL21 Cng con motorizzazione a gas naturale dell’Amsa di Milano, adibito alla raccolta differenziata dei rifiuti urbani. Le difficoltà di questa missione di trasporto

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Raccolta eco a tutto gas a Milano

Gianenrico Griffini

BOMBOLE A DESTRA E A SINISTRA In alto e sopra, i due pacchi di tre bombole ciascuno per lo stoccaggio del gas naturale compresso alla pressione di 200 bar. I contenitori sono posizionati, in modo simmetrico, ai lati dei longheroni del telaio.

e missioni di raccolta porta a porta e di trasporto dei rifiuti in ambito urbano sono fra le piĂš impegnative in assoluto per i camion e per le attrezzature di compattazione. I vecoli devono, infatti, viaggiare a basse velocitĂ  per oltre il 90-95 per cento della percorrenza giornaliera (di circa 50 chilo-

L

metri), sono soggetti a frequenti stop and go (in pratica, anche 150 in una giornata lavorativa standard, con una fermata e una ripartenza ogni 200-300 metri) e altrettanto frequente è l’utilizzo della presa di forza per azionare il compattatore a carico posteriore. Sono queste le prevalenti condizioni d’impiego dei mezzi per i servizi ecologici utilizzati in città, come ha potuto verificare Gennaio Marzo 2019


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75 L’Iveco Eurocargo 120EL21 Cng con motorizzazione a gas naturale, durante un turno di raccolta dei rifiuti a Milano. Le ridotte dimensioni, a fronte di un peso totale a terra di 12 ton, permettono al veicolo di accedere anche alle strade di ridotte dimensioni.

Waste, seguendo un Iveco Eurocargo 120EL21 Cng dell’Azienda Milanese Servizi Ambientali (Amsa, società del gruppo A2A) in un turno di lavoro lungo le strade del capoluogo lombardo. Compattatore a carico posteriore L’Eurocargo 120EL21 fotografato in queste pagine è un camion di 12 tonnellate di massa totale a terra, dotato Gennaio Marzo 2019

di motorizzazione Tector 6 a gas naturale compresso (Cng) e di compattatore Farid Pnsf 10 a carico posteriore di 10 metri cubi di capacità. La versione Sf del compattatore della serie Pn del costruttore di Vinovo (Torino) è stata concepita per massimizzare la portata su autotelai a due assi a partire dalle 10 tonnellate di massa totale a terra. Quello dei mezzi per l’igiene urbana

dalle 10 alle 12 tonnellate è un segmento strategico per il mercato italiano, poiché la raccolta dei rifiuti in ambito urbano richiede spesso veicoli agili, in grado di districarsi fra il traffico in strade di ridotte dimensioni. Rispetto alla serie Pn, il compattatore Pnsf 10 presenta due differenze di rilievo: il profilo esterno del cassone, con struttura alleggerita, e il raschiatore, anch’esso alleggerito


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Sopra, da sinistra a destra, l’abitacolo dell’Eurocargo, la sigla del modello e la pulsantiera del compattatore Farid, collocata sul lato destro del veicolo. A fianco, l’Eurocargo dell’Amsa in piazza Castello a Milano.

e semplificato. Rimangono, invece, invariati (in confronto ai Pn) il sistema di compattazione, il dispositivo di svincolo, l’elevatore, l’elettronica, i comandi di bordo e l’offerta di optional. Raschiatore concavo Il compattatore Pnsf, in particolare, è dotato, in corrispondenza della sezione terminale della paratia di espulsione, di un profilo mobile concavo, che funge da raschiatore. Nella prima fase dell’operazione di espulsione, il raschiatore rimane inattivo. Entra, poi, automaticamente in funzione, a causa del peso

proprio dei rifiuti trasportati e della particolare conformazione dell’alveolo. In questo modo, senza il ricorso a sistemi idraulici o pneumatici, è possibile raschiare accuratamente il fondo dell’alveolo, espellendo tutti i residui dei rifiuti conferiti. Il Pnsf 10 può essere montato sia su autotelai tradizionali con motorizzazione diesel, sia su cabinati, come l’Eurocargo Cng, dotati di propulsore a metano. Farid produce anche una speciale versione del compattatore, dotata di presa di forza elettrica. Con questa soluzione, sul veicolo è montato un battery pack, collocato sul tetto del casso-

ne. Nel caso del mezzo descritto in queste pagine, il motore è un Tector 6 a metano di 5,9 litri di cilindrata, tarato a 204 Cv a 2.700 giri al minuto (e 750 Newtonmetro di coppia massima nell’intervallo da 1.400 a 1.800 giri al minuto), abbinato a un cambio automatico Allison S2500 a cinque rapporti con rallentatore idraulico integrato. Meno stress con l’automatico Sugli Eurocargo di peso totale a terra superiore (di 16 tonnellate, anziché di 12 ton) è, invece, previsto un cambio Allison della serie 3000, sempre a cinGennaio Marzo 2019


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In basso, alcuni particolari del compattatore a carico posteriore Farid Pnsf 10 di 10 metri cubi di capacità. È azionato da una presa di forza collegata al motore.

Chi è Amsa L’Amsa, Azienda Milanese Servizi Ambientali, è una società del Gruppo A2A che si occupa della raccolta dei rifiuti e dei servizi ambientali nel Comune di Milano e in tredici comuni della provincia. Nel complesso, gestisce un’area di 315 chilometri quadrati, nella quale sono presenti oltre 2,4 milioni di persone. Di queste, 1,3 milioni abitano a Milano, 800mila sono city user e 350mila sono residenti nei comuni della provincia. Amsa ha oltre 3.000 dipendenti, un parco mezzi di 1.350 veicoli e gestisce 12 piattaforme ecologiche per il conferimento dei rifiuti non soggetti alla raccolta porta a porta. Il 30% degli automezzi della società è alimentato a metano, mentre il 54% è a norma Euro V o Euro VI. Nel 2018 Amsa ha gestito a Milano circa 695mila tonnellate di rifiuti urbani, raggiungendo una percentuale di raccolta differenziata di rifiuti riciclabili pari al 59,7%. Questo valore colloca il capoluogo lombardo ai primi posti fra le città europee con oltre un milione di abitanti. La principale frazione di rifiuti riguarda gli scarti organici (21,4% del totale).

que rapporti in alternativa all’unità Zf a nove marce (9S-75TO) a innesto meccanico. L’automatico consente al conducente di concentrarsi maggiormente sulla guida del camion, fattore di cruGennaio Marzo 2019

PER MILANO In alto, una spazzatrice con getto ad alta pressione in azione nelle vie del capoluogo.Il getto permette di effettuare la pulizia anche in presenza di auto parcheggiate. Sopra, un spazzatrice in piazza del Duomo.

ciale importanza quando il veicolo, come nel caso dell’Iveco Eurocargo dell’Amsa, deve operare in aree densamente abitate, caratterizzate da un elevato flusso di veicolare. I mezzi con

motorizzazione a metano offrono molteplici vantaggi, rispetto ai modelli a gasolio, nelle operazioni nei centri urbani. Come per tutti i camion a basso impatto ambientale (ibridi, elettrici) , anche per


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l’Eurocargo Cng valgono le prescrizione dell’articolo 167 del Codice della strada. La disposizione prevede la possibilità di viaggiare con una massa comples-

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siva a pieno carico che supera fino al 15 per cento quella riportata sulla Carta di circolazione. Nel caso dei diesel, invece, è tollerata un’eccedenza del 5 per cento oltre il limite standard. Lavora in città in silenzio Un altro vantaggio dei camion Cng è rappresentato dalla silenziosità di marcia, determinata dal minor rapporto di compressione del motore a metano rispetto a quello a gasolio. Questa caratteristica permette al veicolo di operare anche di notte in aree urbane. Infine, il minor impatto ambientale sia dal punto di vista del particolato, sia sotto il profilo delle emissioni di CO2.

Rinnovo del parco L’Iveco Eurocargo 120EL21 Cng a metano fotografato in queste pagine fa parte di un lotto di 43 camion alimentati gas naturale, consegnati all’Amsa di Milano a ottobre 2018. La fornitura è stata curata dalla concessionaria Iveco Milano Industrial del gruppo Lombardia Truck, nel quale sono presenti anche la Tentori Veicoli Industriali e la Atl. L’investimento in camion a basso impatto ambientale da parte di Amsa è uno dei principali obiettivi del piano di sostenibilità del gruppo A2A. L’attenzione verso le motorizzazioni alternative al gasolio si è concretizzata, nel 2016, nella gara indetta da Amsa, vinta da Iveco con i Daily Cng, per la fornitura di mezzi ecologici da 3,5 ton.

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L’AUTOMATICO A fianco, l’automatico Allison S2500 a cinque rapporti con convertitore di coppia. Il cambio è dotato di retarder idraulico integrato.

Com’è fatto l’Eurocargo Cng La catena cinematica dell’Iveco Eurocargo Natural Power è basata sul propulsore Tector 6 a sei cilindri in linea di 5,9 litri di cilindrata, alimentato dal gas naturale compresso (a 200 bar) contenuto in sei bombole d’acciaio. Che hanno una capacità di 80 litri ciascuna, pari a circa 12 kg di metano. In alternativa, sui cabinati 110-120E21 di 3.105 millimetri d’interasse, il carburante gassoso è stivato in 4 contenitori d’acciaio (due per ciascun lato del telaio) di 80 litri e due da 70 litri. La capienza dei serbatoi consente un’autonomia operativa di 350-400 chilometri, adeguata a qualsiasi missione di trasporto, dalla raccolta e compattazione dei rifiuti solidi ai compiti di distribuzione multi-drop in ambito urbano. Il rifornimento del carburante gassoso, che può essere effettuato presso le oltre 1.000 stazioni di distribuzione del metano per autotrazione esistenti in Italia, richiede in media 14-18 minuti. Il Tector 6 Cng Euro VI, che sviluppa una potenza massima di 204 Cv a 2.700 giri al minuto, è caratterizzato da una coppia di picco di 750 Newtonmetro da 1.400 a 1.800 giri al minuto. Il propulsore può essere abbinato a un cambio Zf meccanico a 9 marce, oppure a un automatico Allison. L’AUTOTELAIO Sopra, lo scarico verticale di un Eurocargo Cng. Questa soluzione consente di massimizzare lo spazio carrozzabile. Sotto, le bombole di gas naturale compresso.

SEI CILINDRI IN LINEA A METANO Sopra, il Tector 6 Cng di 5,9 litri di cilindrata, alimentato a gas naturale compresso. Il motore, a due valvole per cilindro, funziona a ciclo Otto, cioè ad accensione comandata mediante bobine.

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IN OGNI NUMERO • Rifiuti solidi • Trattamento acque e acque reflue • Biowaste • News • Focus on • Mercato • Case History

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