Prealpi iEdition 11

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TURISMO EDIZIONI & officinadanova

iEdition n. 11


Sommario Benvenuto nel mondo di PREALPI iEdition ibook magazine multimediale Sfogliando queste pagine potrai trovare interessanti spunti e informazioni su nuovi itinerari scelti per il tuo sport preferito. Per una migliore visualizzazione dei testi, orientare l’iPad in verticale; questa modalità limita l’utilizzo di gallery, immagini e altre funzioni multimediali. Versione formato PDF. Gallery fotografiche, video e altre funzioni multimediali saranno visualizzabili attraverso link che necessitano l’apertura di un browser e il collegamento alla rete internet. Potrai riconoscere i link e i collegamenti ipertestuali da cliccare dal colore rosso, per accedere alle gallery fotografiche , ai filmati e per visualizzare altri elementi multimediali, (identificabili anche dall’icona

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Click e


EDITORIALE

Un’altra estate sta per terminare... O forse no. La meteo, tutto sommato, ci sta regalando ancora splendide giornate di sole e clima temperato, per farci godere qualche altra bella giornata in montagna. Senza però dimenticare di essere sempre prudenti e sempre ben attrezzati. Le cronache ci hanno, purtroppo, raccontato di fatali incidenti occorsi ad alpinisti esperti vittime di quella montagna che hanno sempre amato, ma ci hanno anche descritto altrettanti incidenti causati dalla superficialità di chi affronta “semplici” escursioni in modo assolutamente imprudente. E in molti casi si é anche aperto un dibattito sulla necessità di far pagare l’intervento dei soccorritori e dell’elicottero a chi, proprio per imprudenza, impegna i mezzi di soccorso a discapito della comunità e di chi, purtroppo, ne ha veramente bisogno. In molte aree alpine, infatti, l’elisoccorso è un servizio a pagamento mentre in altre, per esempio in Lombardia, è gratuito per l’utente ma a carico delle locali ASL. Qualcuno ha proposto una sorta di tariffario legato al grado di urgenza (tipo i codici applicati nella triage dei pronto soccorso). La discussione resta aperta. In ogni caso, e non ci stancheremo mai di ripeterlo, la montagna va rispettata e affrontata con criterio. Dopo la pausa di Agosto, vi proponiamo il nuovo numero di PREALPI, sempre ricco di proposte e suggerimenti utili a sfruttare questi ultimi scorci di stagione. Buona lettura Marco Spampinato

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NOTIZIE E CURIOSITÀ

NEWS

A cura della Redazione 5


I CAMPIONI DEL TOR DES GEANTS® Sarà una sfida tutta europea quella per il podio della quarta edizione del Tor des Géants®, l’endurance trail più duro al mondo che prenderà il via l’8 settembre da Courmayeur. Dopo una stagione di successi, i campionissimi di specialità si danno appuntamento in Valle d’Aosta per la sfida delle sfide, quella sull’anello naturale più duro al mondo. Nella gara maschile, tutti in attesa dell’impresa di Iker Karrera, spagnolo del team Salomon. A lottare per il gradino più alto del podio anche i connazionali Oscar Perez, vincitore dell’edizione 2012 e Pablo Criado Toca, già protagonista in Valle d’Aosta, ma anche un dream team tutto valdostano, guidato da Bruno Brunod e Franco Collé. Tra le donne invece, la campionessa in carica Francesca Canepa è pronta a difendere il titolo contro la spagnola Nerea Martinez. Completano il quadro gli altri grandi Big, Grégoire, Millet, Christophe Le Saux e Marco Gazzola, e gli outsider Nickademus Hollon e Federica Boifava. Ma non chiamateli “favoriti”: per loro il Tor è una sfida personale prima di essere una vera e propria gara. Ma ogni grande avventura è un’incognita, e i pronostici della vigilia spesso vengono disattesi. Il fascino dell’ultratrail, e di una gara eccezionale come il Tor, risiede anche negli outsider, i volti che si affacciano imprevedibilmente alla ribalta grazie a prestazioni incredibili, che li elevano improvvisamente al rango dei grandi. Molti grandi atleti partecipano per la prima volta a

Oscar Perez, vincitore dell’edizione 2012 6


questa gara, e potrebbero riservare più di una sorpresa. Tra le

Nel mese di settembre la giuria selezionerà i tre post migliori, in

persone da tenere d’occhio, vanno annoverati certamente

base a 5 criteri di giudizio inerenti la capacità del post o del video

l’americano Nickademus Hollon, autore di grandi exploit, che a

di attirare e trattenere i lettori. I vincitori saranno premiati con

soli 22 anni potrebbe mettere in ombra i campioni più blasonati, e

materiali tecnici e soggiorni in quota offerti da aziende sponsor e

Federica Boifava, una delle più forti italiane, una tenace vicentina

inoltre le opere verranno pubblicate sulla rivista Le Dolomiti

che quasi sempre, in gara, non ha rivali. Follow on Twitter #Tor13

Bellunesi. La giuria è composta da: Sara Sottocornola (direttore responsabile di montagna.tv), Silvano Cavallet (direttore

BLOG CONTEST “la mia montagna in 1 post”

responsabile de Le Dolomiti Bellunesi), Andrea Zannini (storico e alpinista), Fredo Valla (regista e sceneggiatore di film e documentari), Marco Albino Ferrari (direttore editoriale della rivista Meridiani Montagne), Daria Rabbia (redattrice del webmagazine Dislivelli.eu). Blogger Contest.2013 PARACLIMBING PROTAGONISTA AD ARCO La 27esima edizione di Rock Master, in calendario da giovedì 5 a domenica 8 settembre, darà voce a tre discipline: lead, boulder e speed. Da segnalare il ricco programma del 6 settembre, giornata dedicata al paraclimbing. Dopo aver ospitato per la prima volta in assoluto il Mondiale Paraclimbing nel 2011, nonché la Paraclimbing Cup nel 2012, Arco rinnova il suo sostegno all’arrampicata per persone affette da disabilità ospitando all’interno del Climbing Stadium (alle ore 10.00) l’International Paraclimbing Cup. Da anni sempre più persone disabili si

Sono disponibili sul blog-magazine altitudini.it le prime opere

confrontano con l’arrampicata: spesso si tratta di climbers che, a

ammesse al concorso Blogger Contest.2013 “la mia montagna in

seguito di un incidente dove hanno subito danni fisici permanenti,

1 post” e chiunque può lasciare un proprio commento di giudizio.

non smettono di scalare. Altre volte si tratta di disabili che hanno 7


scoperto il mondo verticale grazie alla passione delle persone e

IL CALDO AUTUNNO DI INNSBRUCK

degli amici che li circondano. Proprio per queste ragioni da anni si assiste a un sensibile aumento di atleti tanto che sono sempre di

I colori di moda per quest’autunno? Un morbido castano con

più le Federazioni Nazionali (leader storici Italia, Russia, Giappone

riflessi rossi e striature dorate, ravvivato dal fiammante color

e Spagna) che hanno costituito vere e proprie strutture dedicate,

porpora dei maestosi larici. Sull’altopiano di Mieming, le colline

scoprendo nell’arrampicata un potente mezzo di recupero,

che si affacciano sulla Capitale delle Alpi, l’autunno si pavoneggia

sviluppo ed integrazione dei disabili stessi. rockmasterfestival.it

in tutti i suoi sfarzosi colori, e mostra, fino a ottobre inoltrato, il lato migliore della stagione autunnale nelle Alpi. L’azzurro luminoso del cielo, l’aria tersa, le maestose montagne che sembrano tanto vicine da poterle toccare, e il sole che scalda ancora le giornate con tutta la sua forza, mentre le notti diventano più fresche e ricordano che l’inverno si sta avvicinando. Prende il nome da una delle serie televisive più famose in Austria, Der Bergdoktor - Dottore tra le nuvole, una delle ciclabili più amate dagli appassionati delle due ruote. Il percorso parte dal laghetto balneabile di Mieming e porta a conoscere le località più belle dell’altopiano: Fiecht, Telfs, Wildermieming e Barwies. Un tragitto della durata di poco più di due ore, che si snoda tra prati e campi su sentieri sempre soleggiati. Per chi invece preferisce un tour più breve, partendo sempre dal laghetto, può scegliere il circuito che porta alla cima Fiechter Köpfl. Un percorso circolare, con una magnifica vista sull'altopiano, che dura solo un’ora e 15 minuti. Cima Arzberg è una meta adatta sia a famiglie che a biker allenati. Partendo dall’impianto di tennis di Birkenberg/Telfs e costeggiando il bosco di Telfs si arriva al santuario di Birkenberg per poi proseguire verso la cima Arzberg. Dalla località di Obsteig

Silvia Parente, vincitrice nella categoria B1 alla Paraclimbing Cup 2012

parte un altro percorso semplice che porta a Maria Locherboden. 8


Il sentiero, che passa da Mötz e Stams, località quest'ultima di

BANFF MOUNTAIN FILM FESTIVAL ITALY WORLD TOUR

cui vale la pena visitare anche il celebre convento, porta a Telfs, alla trattoria Gasthof Gerhardhof dove si può fare una bella sosta

Dopo le tappe di Milano, Genova, Crema e Champoluc, grande

e, infine, a Wildermieming e Barwies prima di ricondurre a

attesa il 26 settembre ai piedi delle Orobie per la celebre

Obsteig. Il pacchetto City break valido fino al 3 novembre 2

rassegna cinematografica, che ha esordito con grande successo

pernottamenti con prima colazione a partire da 139 euro a

in Italia. Bergamo si prepara con trepidante attesa per accogliere

persona in camera doppia. L’offerta comprende: Innsbruck card

l’edizione italiana del Banff Mountain Film Festival – la rassegna

di 48 ore, un caffè e una fetta di torta nella Alpenlounge Seegrube

canadese considerata uno dei più importanti appuntamenti

a 2.000 m, che si può raggiungere in meno di 20 minuti con la

mondiali dedicati a film di avventura, alpinismo e sport outdoor –

funicolare realizzata da Zaha Hadid. innsbruck.info

un evento sponsorizzato da Patagonia, Garmin e CMH ITALY e realizzato in collaborazione con La Gazzetta dello Sport, National Geographic, Pointbreak Magazine, Outdoor Magazine, Mountainblog. A Bergamo il Banff Mountain Film Festival World Tour Italy si avvale anche del contributo di Sport Specialist in qualità di sponsor e del patrocinio e della collaborazione dellaUnione Bergamasca delle Sezioni e Sottosezioni del Club Alpino Italiano (Bergamo tra l’altro è la sezione del CAI con più iscritti in Italia, oltre 14mila nel 2012). L’appuntamento è al Cinema Conca Verde alle ore 20.30: una sede con due sale in grado di ospitare oltre 500 persone, per due entusiasmanti ore di proiezione con 12 film selezionati tra i migliori filmati del Festival. I film spazieranno da quelli dedicati all’alpinismo fino a quelli estratti dall’adrenalinico programma Radical Reels, che raggruppa i video più intensi di Banff in un concentrato di emozionanti e coinvolgenti video mozzafiato. L’elenco completo della programmazione è consultabile sul sito banff.it/film/. Gran finale con due serate all’ombra delle alpi lombarde: precisamente 9


a Lecco, in un doppio e conclusivo appuntamento previsto l’8 e 9

DOLOMITI SUPERSUMMER, L’ESTATE NON FINISCE MAI

ottobre. Giusto in tempo per lasciare agli organizzatori il tempo di “volare” a Banff per la 38ma edizione del Film Festival (dal 26 ottobre al 3 novembre 2013) per selezionare il programma del prossimo anno e pianificare le tappe dell’edizione 2014.

Il fascino dell’estate…in alta quota. Anche a settembre, quando l’aria più pulita rende i colori più nitidi e le luci più vive, ed è un piacere godere delle innumerevoli bellezze delle Dolomiti, e ammirare i paesaggi mozzafiato delle montagne patrimonio Naturale dell’Umanità UNESCO. Da questa estate è anche più facile, grazie ad una speciale “card” che, nelle undici aree dolomitiche del Dolomiti Superski, il carosello sciistico più esteso al mondo accessibile con un unico skipass, permette l’accesso a 90 impianti di risalita. É quella del Dolomiti Supersummer, versione estiva del Dolomiti Superski, ed è disponibile in due 10


versioni, individuale e trasferibile per le famiglie. Le card hanno

parte della locale Sezione SAT del Primiero, San Martino, Vanoi e

validità fino al 20 ottobre 2013 e dunque grazie a questa rete di

Sagron Mis, la quale ha inserito la salita al Piz Sagron lungo la via

impianti di risalita si potrà salire in quota in poco tempo e

Detassis sul versante est quale prima uscita del proprio

svolgere le attività di proprio gradimento nel periodo in cui la

programma estivo. La salita si è svolta lo scorso 4 agosto ed ha

montagna offre il meglio di sé: camminare lungo facili sentieri che

avuto per protagonisti 19 alpinisti accompagnati dal Presidente

portano a belvedere mozzafiato, fare hike, trekking, running,

della Sezione SAT Johnny Zagonel e dal Sindaco di Sagron Mis

scalare una parete, pedalare in alta montagna anche senza

Luca Gadenz, oltre alle Guide Alpine Rocco Romagna e Antonio

essere bikers super allenati,e vivere l’emozione di adrenaliniche

Zagonel che hanno raggiunto la vetta del “Piz” dopo 5 ore di

discese in uno dei tanti freeride park. O semplicemente

entusiasmante scalata, dedicandola alla mitica guida alpina locale

immergersi nella bellezza di queste montagne per godere di

Mariano Bernardin, per tutti “El Gabian.

esperienze davvero uniche ed esaltanti come albe e tramonti dai rifugi in quota. A SAGRON MIS SI RISCOPRE L’ALPINISMO Il Gruppo del Cimonega si innalza imponente sopra l’abitato di Sagron Mis, ed è compreso, assieme alle Pale di San Martino e ad altri importanti gruppi dolomitici, nel Sistema 3 Dolomiti Patrimonio Mondiale UNESCO. La montagna simbolo del gruppo è il Piz di Sagron, il “Piz”, come semplicemente viene chiamato dagli abitanti del luogo. Una via di arrampicata che non è divenuta celebre come tante altre vie firmate da Detassis, dimenticata dagli alpinisti, ma che è stata recentemente riscoperta grazie alla volontà dell’amministrazione comunale di rilanciare l’alpinismo classico, dando così significato al recente riconoscimento ottenuto dalla Fondazione, di Primo Portale delle Dolomiti UNESCO. Volontà che ha trovato subito accoglienza da 11


SPEEDGOAT 2013

Corsica (105Km, 7500mt D+) che lo ha visto conquistare un combattuto bronzo, Nicola Bassi ha tagliato il traguardo 20 minuti

Quarta tappa del circuito di Coppa del Mondo di Skyrunning, la

dopo Sébastien, commentando: “oggi ho provato sendazioni

SpeedGoat (Snowbird, Utah) è la gara statunitense più dura per la

indescrivibili… Grazie alle mie Saucony Xodus 3 mi sono sentito

categoria Ultra con distanza 50 Km (3.360 mt D+). Sui 275

sempre sicuro: la costruzione aggressiva della suola Vibram® è

partecipanti la vittoria è andata a Sage Canaday (5:08:07), mentre

davvero una garanzia di trazione impareggiabile”

per le donne l’oro è stato vinto da Stephanie Howe (6:17:02). Francesca Canepa si aggiudica il 10° posto alla SpeedGoat con il tempo 7:05:14:, un altro importante risultato per l’atleta Montura / Vibram®, impegnata in una stagione trail a dir poco elettrizzante. Oro all’Eiger Trail e alla Ronda dels Cims, terza all’Ice Trail Tarantaise, con questo piazzamento l’atleta valdostana supera, in classifica generale di Coppa del Mondo, la svedese Emile Forsberg e si trova al comando ad una gara dal termine del circuito. A caldo l’atleta ha commentato: “La gara è iniziata subito molto veloce. Non mi sentivo al meglio delle mie possibilità, poi, verso la metà, ho cominciato a provare sensazioni meravigliose, come sempre mi accade quando corro. Ho raggiunto il mio obiettivo, e sono soddisfatta”. La competizione ha visto anche la partecipazione di Sébastien Nain e Nicola Bassi, entrambi atleti del Team Vibram® ripettivamente piazzatisi al 18esimo e 28esimo posto (6:15:34 e 6:35:30). Notevole anche la loro prova, con un Sébastian Nain letteralmente in grado di volare sui tratti più tecnici: “La precisione della suola Vibram® montata sulle mie NB Leadville 1210 mi ha permesso di controllare in modo sicuro ogni singolo passo, anche sui tratti rocciosi più instabili”, ha sottolineato. Reduce da una eccellente prova all’Ultra Trail di 12


CONVENZIONE TRA PREALPI E PRIMADANOI PREALPI ha pensato a una grande opportunità da offrire agli affezionati lettori. Grazie alla convenzione stipulata con PrimaDaNoi, una società commerciale specializzata nella vendita diretta di prodotti in barter pubblicitario e surplus aziendali, i lettori potranno approfittare delle grandi occasioni che potranno trovare nello shop di Bergamo, a due passi dal centro (Via Moretti, 32 - Quarto Verde). A breve la piacevole e conveniente esperienza di acquisto potrà essere vissuta comodamente anche a casa accedendo al sito primadanoishop.it. Nell’innovativo shop di Bergamo, si possono trovare prodotti di qualità e di marca a prezzi unici, appartenenti a diverse categorie merceologiche: dagli alimentari alla cosmetica, dall’abbigliamento alle calzature, dall’elettronica ai motori. Per poter accedere allo shop, però, è necessario possedere la primadanoicard, una tessera personale

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TREKKING

SALITA AL PIZZO STRINATO

di Marco Moratti

LUNGO (QUASI TUTTA) LA CRESTA DI PILA

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Primi giorni di ferie, caldo opprimente, tempo bello, voglia di

cresta si vede il passaggio e l'anello di calata, messo dal rifugista

montagna. Pensando alla destinazione di oggi, la scelta cade per

Maurizio Piffari (Rif. Barbellino). Ciò significa che con una

la salita al pizzo Strinato, bella montagna piramidale che svetta

semplice e sicura doppia da 10 metri il salto è bello che fatto e

imponente presso il lago naturale del Barbellino, sulle Orobie

ogni dubbio cancellato. In conclusione, per chi non volesse

bergamasche, in alta valle Seriana. E fino qui nulla di

troppo incasinarsi, la cresta fatela dallo Strinato a Pila, con uno

particolarmente frizzante, la cosa interessante è che decidiamo di

spezzone di corda di almeno 20 metri, per una sola calata,

salirlo percorrendo la cresta di Pila, ovvero tutto l'itinerario che permette di toccare la vetta partendo, per l'appunto, dal Passo Grasso di Pila e cavalcando lo spartiacque tra valle Seriana e val di Belviso. Per questa giornata, il mio compagno di escursione è l’amico Fabio; partiamo tranquilli alle 8 dai Grumetti e in un'ora e cinque siamo al rifugio Curò. La giornata è incredibilmente tersa, il cielo azzurro senza nemmeno una nuvola e al rifugio il clima è assai gradevole. Scambiamo due chiacchiere con Fabio, il rifugista, che ci consiglia il percorso in senso inverso al nostro, ma non essendo attrezzati (né imbraghi, né corde) non potremmo farlo così e quindi andiamo ugualmente seguendo il nostro progetto. Quanto suggerito è il percorso opposto cioè scendendo dalla vetta (magari raggiunta tramite la via ferrata Guerino Rossi) e andando verso Pila risultata altrettanto divertente e il passo più ostico viene annullato. Cosa significa ciò? Il passo chiave è costituito da un intaglio profondo, un salto complessivo di circa una decina di metri. Percorrendo la cresta da Pila allo Strinato, quindi come fatta da noi, arrivati all'intaglio e da li disceso, ci si trova davanti una paretina di 5-6 metri, con uno spit a circa 3-4

Si parte da qui

metri. Gli appoggi per i piedi sono sicuri, ma l'uscita va un po’ studiata. Dopo aver aggirato l’impervio passaggio e rimontanti in 16


semplice e sicura in quanto attrezzata. Torniamo all’itinerario. La

verso lo spit poi mi sposto poco a destra per raggiungere il

salita verso il Passo Grasso di Pila è lunghetta, circa due ore e

piccolo terrazzino, ma se i piedi sono ben poggiati le mani

trenta, pause foto comprese. La giornata è meravigliosa, rare

tastano roccia che non è per nulla solida, si sfalda o esce dal

volte si riesce ad azzeccare una meteo del genere. Sono proprio

terreno... Forse troppo ingenuamente decidiamo di aggirare. Il

queste le giornate che ti fanno godere di questi paesaggi. Così,

versante seriano è impossibile, quello verso Pila fa schifo, è

tra qualche battuta, un po' di foto e molti passi, arriviamo al

infido, insicuro, ma sembra fattibile. Così perdiamo metri,

passo Pila. Alla nostra sinistra parte il costolone che porta al Torena, montagna massiccia e bonacciona, a destra invece parte la cresta che vogliamo percorrere. Sembra corta da qui! Sembra... Partiamo: il primo pezzo, da definizione di Fabio, è “muscolare” cioè una rampa ripida tra erba e roccette. Conviene salire stando a sinistra, evitando il ghiaione. Così zigzagando sul terreno reso compatto dall'erba si sale un po’ meglio. Dopo questo primo ripido strappo, si arriva “in quota”: la vista è fantastica. Non una nuvola, non un filo di umidità, nemmeno un poco di foschia. Nulla che possa occludere la vista sia sulle cime vicine, sia all'orizzonte. Già qui si legge sul volto di Fabio e sul imo una certa soddisfazione. Sedersi un po' per rifiatare e godersi il paesaggio, è una goduria immensa. Poca sosta e via, qualche saliscendi e ci si presenta davanti il tratto chiave: un profondo intaglio che a sinistra divalla ripido verso malga Pila su erba e rocce mica tanto invitanti. A destra pure peggio perché lo sfasciume arriva dritto al lago naturale, su un pendio franoso. Che fare? A circa 4 metri c'è infisso uno spit, dunque la via è attaccare la paretina. Parte Fabio, prima dritto poi si sposta a destra “sono quasi fuori, per i piedi

Salendo lungo il sentiero verso Pila, ai piedi delle cime di Caronella

c'è tutto, devo capire dove mettere le mani”; “Non trovo niente!”, “Riprovo di qui”, niente, “Prova tu se riesci”. Io attacco diritto, sto 17


dislivello, si scende per erba scivolosa e sassi che stanno lì per miracolo divino; attraversiamo il canale e riprendiamo l'erta china fino alla cresta. La salita va fatta spedita, perché anche qui tutto è insicuro, per il primo tratto, poi verso cresta si ricompatta. Una volta lì, torniamo indietro 3 metri e vediamo finalmente il passaggio dall'alto. Notiamo l'anello di calata e anche dove salendo liberi avremmo dovuto trovare gli appigli. Passato questo tratto, la cresta prosegue area, mai difficile. Solo che è lunga, incredibilmente lunga. Non l'avrei detto. Però, con la giornata che abbiamo trovato, non pesa per nulla. Ogni momento è buono per goderci la natura. Il primo tratto si svolge su un terreno un poco instabile, le rocce sono nere, malferme in certi punti, ma si passa

La linea della cresta di Pila

tutto con tranquillità una volta che si pone la giusta e dovuta attenzione. A tre quarti, forse meno, di cammino di colpo anche la qualità della roccia cambia. Si fa più chiara e compatta, solida e ferma, questo agevola il cammino che si fa anche divertente. Arriviamo così in vista della vetta. Ci teniamo sul filo, dove tutto è ben saldo e giungiamo così all'ultimo passaggio un poco tecnico, un canalino che a voler dargli un grado si arriva al I°, esagerando II°. A metà c'è uno spit, perché facendo la cresta in senso opposto la discesa può non essere così facile, rischiando magari di trovare roccia umida essendo il caminetto piuttosto chiuso. Superato, siamo in vetta, giusto giusto all'omino di sassi che segna il punto più alto, anche se la cima Nord, quella prima della croce pare un poco più alta. Da qui per pochi metri in cresta si arriva alla croce. Non riesco a descrivere quanto sia bello oggi. Sosta prolungata, tanto oggi non abbiamo fretta per nulla. Si

scherza, ci rifocilliamo, qualche altra foto e poi giù, lungo la via normale. Bollata, segni bianco rossi ovunque, prima in cresta facile, poi giù nella bella valle del Lago. Vallata brulla, ma incantevole. Il percorso conduce dritti al rifugio Barbellino, e poi via verso il Curò. Un’altra sosta obbligata, visto che anche in quota il sole picchiava, al ponticello presso le cascate di val Cerivera. Via le scarpe e tutti in ammollo. Bagno ristoratore e rigenerante. Dopo una buona mezz'ora passata a bighellonare nel più totale relax, ci avviamo calmi verso il Curò, per una buona e fresca birra, in attesa della lauta cena e poi di un sano riposo. L'indomani altre mete ci attendono, chissà dove andremo a cacciarci questa volta..

Gallery 18


ARRAMPICATA

EL CAN DE TRIESTE

di Luca Barberis

ARRAMPICARE SULLA VIA NAPOLEONICA

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Di professione faccio lavori in quota e mentre stiamo facendo la manutenzione del Big Bambù, incredibile opera esposta al MACRO di Roma, Antonella, tra un cordino e un nodino, mi chiede se ho voglia di andare a Trieste per scrivere un articolo sulla «nascita di una via di arrampicata» per Falesia.it, il sito di arrampicata con cui collaboriamo. Quest’idea rimane nel limbo per un po’ di giorni ma poi, con raffiche di mail e brain storming, riusciamo a incastrare la salita a Trieste, tra uno smontaggio di Ramazzotti a Roma il montaggio di Vasco a Bologna, il concerto di Alicia Keys a Torino e i delay di Jovanotti di nuovo a Roma. Ce la posso fare…! (?) Roma, 23 giugno: ho passato l’ultima giornata utile per preparare la borsa, facendo il check di tutti i media che potevo portarmi dietro, qualche vestito e lo spazzolino da denti. Quindi nella borsa infilo nell’ordine: Canon EOS 500D con tele, macro, grandangolo e duplicatore (ma che ci farò mai col duplicatore?); Nikon coolpix L20; Toshiba Camileo (mi hanno detto che non funziona, ho fatto le prove e pare che invece sia tutto ok.); Go-pro Hero 2 (rubata al figliolo); netbook samsung con xubuntu 12.10; un paio di pantaloni lunghi; un paio di pantaloni corti; 4 magliette; un pile; un guscio di goretex cinese (speriamo che non piova che si sta letteralmente smontando). Nello zaino, poi, ho il minimo indispensabile per arrampicare: casco, imbrago, grigri 2, qualche ghiera, daisy chain. A tutto il resto ci ha pensato Aldo, la Guida Alpina che mi aspetta a Trieste per aprire la nuova via. Dopo la tempesta di cervelli, ho preso la decisione di partire

Luca e Aldo ispezionano la parete

in treno invece che con l’aereo. In treno si incontra un sacco di gente, poi si ha tempo di capire dove si sta andando, cosa si sta 20


attraversando, non fosse altro che tra una stazione e l’altra sale

giorni; dicono che si mangi bene da queste parti, e siccome si è

gente che parla di volta in volta con accenti diversi,

fatta l’ora di cena vado mangiare. 23 giugno - ore 23.36: non si

sdrucciolando vocali o aspirando consonanti. E poi è bello vedere

mangia solo bene a Trieste, si beve altrettanto… spero di riuscire

come cambia il paesaggio intorno alle rotaie. Insieme a me, nello

a smaltire il Tocai per domani mattina, la pasta con i calamari e i

scompartimento tra una stazione

salti in bocca al branzino li ho già

e l’altra, un via vai di gente, una

digeriti da tempo con la fame che

signora chiacchierona che non fa

avevo. Aldo mi aspetta in

che lamentarsi di come si stia

Napoleonica alle otto e mezza e

meglio in vacanza (e vedi un po’),

non vorrei fare tardi; riesco giusto

l’altro signore che racconta di

a buttare un occhio al meteo, che

quanto costi la manodopera

non promette nulla di buono, ma

specializzata, due amiche che

ci penserò domani mattina.

non appena si siedono iniziano a

Buona notte. Trieste, 24 giugno:

scambiarsi messaggi su

riassumendo semplicisticamente

Facebook invece di parlarsi, una

quello che scriveva Motti,

signora anziana che, vedendo lo

l’arrampicata è tutto quello che

zaino e la borsona, mi chiede che

c’è intorno. Qui si mangia bene, si

mestiere faccio; le rispondo ma

beve meglio e la gente,

riesco solo a confonderle di più le Inizia la chiodatura idee, lavoro su corda, facevo

nonostante sembri a un primo

l’informatico, ora sto andando a

è in realtà solo sincera e riservata.

fare il “giornalista”, poi parto in

La città è piacevole e vivibile, il

approccio introversa e diffidente,

tournee con Jovanotti… Mi guarda come se fossi matto (e magari

suo lungomare è imponente; ieri sera ho fatto un giro nel centro: è

non ha tutti i torti). Insomma, dopo tante chiacchiere, un pisolino,

pieno di locali, localini, ristoranti con tanta gente che li frequenta

un panino e qualche ora di viaggio arrivo a Trieste, città di

e i prezzi sono contenuti rispettando sempre la qualità. Mi

frontiera, porto di mare e di terra senza paragoni in Italia; un golfo

affaccio e noto che il golfo è sovrastato da minacciose nuvole,

bellissimo e tanto, tanto verde intorno. Dormirò in centro per due

ma l’ottimismo non manca. Andiamo a chiodare! La Napoleonica, 21


come mi spiegava il tassista, era una delle tante strade costruite da uno dei vari Napoleone, in realtà si chiama strada Vicentina, in onore del suo progettista (1821) Giacono Vicentini. Quando arrivo Aldo sta già scaricando la macchina; salutandoci, ci chiediamo tutti e due come andrà a finire e ci avviamo verso la zona dove preventivamente Aldo ha visto una nuova linea di arrampicata; accesso dall’alto, semplice, proprio quello che ci serve per poter scrivere qualche consiglio su come si dovrebbe chiodare o comunque quale sia l’approccio giusto per farlo. Mentre io traffico con le macchine fotografiche e Aldo fora rocce, soffia polveri, infila resine e fittoni, mi accorgo che la Napoleonica è una strada “viva”: c’è gente che passeggia, gente che porta a spasso il cane, gente che corre, va in bici, va ad arrampicare, insomma una

Sulla parete, in corda doppia

strada (chiusa alle macchine) che offre, oltre a uno splendido panorama sulla città, un’alternativa piacevole alle palestre al chiuso; non mi sembra vero che accanto a una città ci sia un posto così. Qualche frequentatore della Napoleonica si ferma e ci

spiova, ci sediamo ad un bar e tra una radler e un succo di frutta,

chiede notizie incuriosito dal nostro lavoro; mi fermo a parlare con

stendiamo quello che ci piacerebbe fosse un ipotetico decalogo

alcuni e distratto anche dal lavoro di Aldo e dalle macchine

che servirà per valutare le future chiodature che faremo, come lo

fotografiche, quasi non mi accorgo che il tempo sta rapidamente

faremo e soprattutto se lo faremo. Abbiamo dunque diviso

cambiando, tanto che una tromba d’aria fa un bel giretto in mezzo

l’attività in due distinte parti, una più “teorica e burocratica”,

al golfo. Se piovesse ora, non potremmo resinare i fittoni nei

l’altra sicuramente più pratica. La parte burocratica:

buchi appena fatti e non potremmo finire la via per poterla

1) Valutazione generale: ha un senso il lavoro che stiamo per fare?

provare domani mattina. Piove in Slovenia, piove in mezzo al

2) Ambiente naturale: a prescindere dal luogo e dai vincoli del

mare, facciamo in tempo a resinare l’ultimo buco e a rifare gli

posto, stiamo andando ad impattare con l’ambiente? 3)

zaini che si mette a piovere anche sulla Napoleonica, ma ormai la

Sicurezza: è il luogo adatto per chiodare una via? 4) Il luogo: di

via è salva, la via è nata, evviva la via! Mentre aspettiamo che

chi è la parete e che vincoli insistono su di essa, abbiamo tutti i 22


permessi che servono per chiodare a casa altrui? 5) Il materiale:

maschera quasi severa ma che, come il cane di Luttazzi, fanno

utilizzeremo sempre materiale certificato? Se a queste prime 5

festa appena si tira fuori il fiasco! Le impressioni sono buone, la

domande possiamo rispondere positivamente, allora si passa alla

via non è difficile ma sicuramente è una via per principianti

seconda fase. La parte pratica: 6) Tipo chiodatura: dal basso,

avanzati; siamo soddisfatti del lavoro fatto e di quanto ci siamo

dall’alto o ibrida? 7) Posa e scelta del materiale: resinati o fix a

raccontati in queste due giornate. Riparto per Roma contento di

espansione a seconda del luogo e del tipo di chiodatura.

aver conosciuto una persona come Aldo e contento di essere

8) Destinazione della via per la scelta della chiodatura: bambini,

riuscito a dare uno sguardo alla città di Trieste, vista

principianti, propedeutica per il grado, selettiva per esperti.

precedentemente solo dall’autostrada; parto soprattutto sicuro di

9) Posizionamento delle protezioni: la sicurezza di chi arrampica

tornare per andare magari a fare qualche bella scalata nelle

viene prima di tutto, non si protegge, quando possibile, al metro.

selvagge Giulie o a fare qualche via di ghiaccio in qualche

10) Pulizia della via: erba, terra, sassi, arbusti, materiale instabile

freddissima valle del nord del Friuli o magari fare un bel giro in

intorno alla linea, lame affilate; va pulito tutto. Appena spiovuto, in

barca a vela lungo le coste Dalmate. Qui si può fare veramente

attesa che la resina tiri, Aldo mi fa vedere altri settori della

tutto all’aria aperta.

Gallery e filmati su golivefvg

Napoleonica, il calcare si asciuga in fretta. Oh! Ma qui ci sono veramente un sacco di settori per poter arrampicare vista mare, durissimi, per principianti, storici come la famosissima X di Casarotto. Aldo mi fa provare anche dei tiri facili… qui se non mi alleno un pochino mi toccherà scalare sulle vie per bambini. Una grande giornata, adesso veloci in albergo per una doccetta e poi via, al ristorante. Tanto per farvi capire, come si fa a dire no a antipastomistodimare, polentaemoscardini, strudeldipesche, tuttoinnaffiatocontocaifreddo? Non si può! Trieste, 25 giugno: è una bella giornata, peccato che abbia il treno all’ora di pranzo. Aldo mi passa a prendere per andare a provare la via: prendiamo caschetti, rinvii e altro materiale e così ci apprestiamo a fare la prima ripetizione de “El can de Trieste”. Eh si, la via la dedichiamo a tutti i triestini, al loro spirito ironico, nascosto sotto una 23


LA TUA FOTO

Davide Novali - Incontri 24


MOUNTAIN BIKE

LA TORNANTISSIMA

di Gianpietro Giupponi

MTB IN VALTELLINA

25


Paesaggi mozzafiato e adrenalina pura, sono questi i due ingredienti essenziali per chi vuole letteralmente tuffarsi dai 2.500 m del Monte Varadega, ai 650 m di Grosio. “La Tornantissima”: dopo la faticosa scalata al mitico Passo del Mortirolo e la successiva arrampicata su strada militare, un numero interminabile di curve strette disegna una cerniera immaginaria, incisa sui ripidi versanti dei monti valtellinesi. Dalla Strada Statale n. 38 del Passo Stelvio imbocchiamo l’uscita per Grosio, percorriamo il rettilineo che taglia il paese, andando a parcheggiare nel piazzale sulla sinistra, poco prima di una grande fontana. Iniziamo a pedalare in direzione Bormio ma, appena dopo una curva, prima di un deposito di materiale edile, scendiamo a destra lungo la stradina sterrata che, passando per i campi, porta sulla via sottostante. Giriamo per poco a destra e poi subito a sinistra, andando ad attraversare il ponte sull’Adda che si infila sotto la superstrada. La bella stradina tagliata nel bosco che, da subito, presenta pendenze molto impegnative, raggiunge il Santuario della Madonna di Pompei, da dove si ha una splendida vista sul versante retico di Grosio, Grosotto, sulla Val Grosina e sul corso del fiume Adda. Giunti a un bivio, ci colleghiamo con l’altro tragitto che parte da Mazzo in Valtellina; la leggendaria salita del Giro d’Italia, con una serie di tornanti, conduce al Passo del Mortirolo, a 1.852 m di quota (km 14,1 - ore 26


2,05 - 1.171 m di dislivello). Superato il valico, scendiamo per

cautela, ci buttiamo verso l’entusiasmante picchiata, lungo il

meno di un chilometro in direzione Monno e, subito dopo la

veloce zizzagare disegnato sul ripido pendio erboso del Monte

Malga Agriturismo Mortirolo, al bivio giriamo a sinistra in piano,

Varadega (in direzione Grosio, segnavia CAI n. 450). Per affrontare

verso Pianaccio e Malghe Varadega. Dopo circa 1,5 km, in

la vertiginosa discesa, in sicurezza, sono indispensabili: un’ottima

concomitanza di un cartello di legno con la scritta Malga

preparazione tecnica, capacità e abilità nella conduzione della

Varadega e di una freccia indicante Baitello Varadega, giriamo a

mountain bike. Prima di una grossa croce, (Cros de l’Alp) a una

sinistra in salita, abbandonando l’asfalto. Al termine della facile sterrata, (circa 700 m) prende il via una stradina militare; con pendenze molto impegnative, affrontiamo la lunga salita, dove il fondo in parte sconnesso rende faticosa la progressione. Solamente chi ha gambe ben allenate riesce a stare in sella: a questo punto possiamo pensare che il Mortirolo sia servito solamente come riscaldamento. Oltre un breve tratto pianeggiante, proseguiamo riportandoci sul versante valtellinese della montagna. Poco dopo un bivio, dove curviamo a destra verso Monte Varadega, ha inizio l’ultimo pezzo che si sviluppa fra pietraie, dove non ci sono altre possibilità che spingere la MTB, per circa 15 minuti. Raggiunta la quota massima dell’itinerario, (km 21 - ore 3,45 - 1.820 m di dislivello) di poco sotto i 2.500 metri, riconoscibile da una serie di frecce direzionali e da una targhetta indicante “La Tornantissima Trail”, possiamo ammirare l’incredibile panorama: le Alpi della Valtellina dominate dal Pizzo Bernina e, ai nostri piedi, con una vista quasi aerea, Grosio adagiato sul fondovalle. Con molta prudenza e 27


biforcazione, abbandoniamo la traccia principale, piegando

NOTE: Consigliata una full - Specialmente nella seconda parte del

decisamente a destra e infilandoci nel bosco. Perdiamo

percorso, è molto utile la traccia GPS.

velocemente quota, seguendo una serie interminabile di tornanti, guarniti da innumerevoli ostacoli naturali: sassi smossi, gradoni, radici e salti, tutti elementi che rendono esaltante e divertente la guida della MTB. L’ultimo tratto si sviluppa lungo una difficile mulattiera che, se bagnata, può diventare molto insidiosa. Giunti sul piano nella valle dell’Adda, seguiamo la strada asfaltata che, passando sotto il viadotto, riporta rapidamente a Grosio, punto di partenza.

Gallery

LUOGO PARTENZA E ARRIVO: Grosio (SO) TEMPO DI PERCORRENZA: 5,30 ore effettive LUNGHEZZA PERCORSO: 33 km DISLIVELLO: 1.826 m GRADO DI DIFFICOLTÀ: MOLTO IMPEGNATIVO

Guarda il video su YouTube

CICLABILITÀ: nell'ultimo km. di salta 5% - nel restante percorso 100% STAGIONI CONSIGLIATE: fine primavera - estate - inizio autunno RIFUGI D'APPOGGIO: Albergo Passo Mortirolo ACQUA LUNGO IL PERCORSO: Grosio - poco prima del Passo Mortirolo CARTINE: KOMPASS N° 96 - Bormio, Livigno, Corna di Campo PERCORSI ALTERNATIVI: nessuno

28


TREKKING

SENTIERO DEGLI ALPINI

di Alfredo Bruzzone

ESCURSIONE SULLE ALPI LIGURI

29


Un percorso ad anello vario e panoramico, l'itinerario piÚ classico e frequentato della zona. Fu costruito, tra il 1936 e il 1938, per scopi militari al fine di evitare l'artiglieria francese appostata sul versante occidentale della Val Roja. Dal Rifugio Allavena (1.545 m) si segue la sterrata che sale verso il Monte Grai per circa 1 km e 500 metri fino ad arrivare alla Fontana Italo (non sempre presente acqua). Lasciando la fontana alla propria destra, si attraversano delle roccette, parte dell'alveo di un ruscello e, dopo circa 50 metri, inizia il sentiero vero e proprio. La traccia taglia in piano. Dopo un tratto in salita si attraversa un altro ruscello e si prosegue fino ad arrivare a un bivio dove si prende a sinistra, scendendo verso il Sentiero degli Alpini (cartello che indica Gola dell'Incisa). Si passa davanti a una fonte sotto le prime bastionate rocciose e si continua in piano attraversando una piccola galleria. Il sentiero prosegue tagliando le bastionate inferiori del

Il rifugio Allavena

Pietravecchia con saliscendi, tratti scavati nella roccia e altri franati, attrezzati con cavi metallici. Con una serie di tornantini si raggiunge la Gola dell'Incisa (1.685 m), stretto intaglio sulla cresta di confine tra il Toraggio e il Monte Pietravecchia. Rimanendo

ripida traccia si entra in un vago canale che si apre tra le rocce

sempre sul versante italiano si prosegue sul sentiero pianeggiante

terminali, si superano alcuni gradini rocciosi e si guadagna la

che taglia i fianchi orientali del Toraggio (passaggi esposti

vetta. Ritornati al Passo di Fonte Dragurina si prende verso destra

attrezzati con cavi d'acciaio). Giunti ai prati del versante sud si

l'Alta dei Monti Liguri che ci porta sul versante francese. La

scende leggermente per poi prende a sinistra un sentiero che sale

mulattiera passa vicino alla Fonte Dragurina (non perenne) e poi

a tornanti (segnavia bianco e rosso dell'Alta Via dei Monti Liguri).

taglia in lieve discesa i fianchi nord-occidentali del Toraggio.

Si raggiunge velocemente il Passo di Fonte Dragurina (1.810 m)

Costeggiando la cresta nord si ritorna alla Gola dell'Incisa e da

dove si lascia l'Alta Via dei Monti Liguri, per salire direttamente

qui si prosegue in salita lungo l'Alta Via dei Monti Liguri che

verso la cima occidentale del Monte Toraggio. Salendo per una

aggira a ovest il Monte Pietravecchia. Giunti al Passo della 30


Valletta (1.918 m) si scende sul versante opposto e si ritorna al Rifugio Allavena sulla vecchia strada militare. Il Sentiero non è percorribile d’inverno con neve o ghiaccio perché risulta molto pericoloso. DISLIVELLO: 600 metri circa all'andata, 230 metri circa al ritorno TEMPO COMPLESSIVO: 5-6 ore, 7-8 con salita al Monte Toraggio DIFFICOLTÀ: per escursionisti esperti MATERIALE UTILE: anche se non sono necessari, ci si può munire di cordini e moschettoni (o kit da ferrata) per assicurarsi ai cavi d'acciaio presenti Il Rifugio Allavena, del Cai di Bordighera, è aperto tutto l'anno (escluse alcune settimane in novembre). Situato in località Colla Melosa (comune di Pigna, Imperia), raggiungibile tutto l’anno in automobile su strada asfaltata, il rifugio è dotato di 70 posti in letti a castello, suddivisi in 2 camere da 6 letti, 3 camere da 10 letti ed 1 camerone da 28 letti. Il rifugio ha un ristorante con 80 coperti e offre un’ottima cucina casalinga regionale, aperto al pubblico tutti i giorni. P e r i n f o r m a z i o n i : Te l e f o n o 0 1 8 4 . 2 4 1 1 5 5 www.rifugioallavena.it - info@rifugioallavena.it

Caratteristica bastionata del sentiero degli Alpini

Contributo fotografico: Cai Bordighera - internet

Gallery 31


LA TUA FOTO

Davide Novali - Forza della Natura 32


TREKKING

SPLENDIDA TENERIFE

di Enea Campedelli

SENDERISMO EN EL VOLCÁN

33


Le Canarie sono note al turismo come le isole dove trascorrere splendide vacanze, grazie al clima temperato presente per diversi mesi dell’anno. L’arcipelago spagnolo, situato nell'Oceano Atlantico, davanti alla costa dell'Africa e al deserto del Sahara, è composto da sette isole maggiori e due isole minori, tutte di origine vulcanica. Sull’isola di Tenerife, proprio per queste particolari caratteristiche, si possono effettuare un gran numero di escursioni lungo diversi sentieri che risalgono le pendici del vulcano Teide. La Caldera del Teide Andiamo alla scoperta de "la Caldera del Teide" patrimonio dell'Unesco dal 2007, un cratere che misura 16 km di diametro che si è creato 170 mila anni fa. Una volta raggiunta la quota di 2.000 m ci troviamo in un territorio vulcanico dove l'energia é molto forte; qui hanno girato numerosi film come i "10 Comandamenti” e alcune scene di "Il pianeta delle scimmie" e altri ancora. In pullman possiamo apprezzare numerosi scorci spettacolari e proseguiamo fino a raggiungere il sito denominato "Roque de Garcia", il cuore di questa Caldera, con dicchi e camini vulcanici dalle forme estremamente bizzarre; di fronte a noi il vulcano Teide, la montagna più alta di Spagna con i suoi 3.718 m di altezza. Il nostro sentiero inizia proprio di fianco alla roccia più famosa chiamata il "dito di Dio". Il comodo sentiero attraversa numerose piante endemiche di alta montagna dove spicca

Il vulcano Teide

per bellezza la "Viperina del Teide" un grande fiore a punta rosso, e per grandezza la ginestra bianca; la lunga primavera

34


di Tenerife ci regala altri fiori di tutti i colori. Cammineremo, a un

acque cristalline; infine, raggiungeremo il porto di "Los Gigantes",

certo punto, su delle colate laviche di epoca medioevale, ultime

dove termina questa avventurosa escursione a Masca.

del grande vulcano, una lava abbastanza densa e, scendendo, vedremo una cascata di lava di questa colata. Continuiamo ammirando questo paesaggio immenso raggiungendo la "Cattedrale", un gigantesco camino vulcanico dalla forma unica, scalabile da mani esperte. Da qui in poi si risale per raggiungere il punto d'inizio e lungo una breve salita che ci permette di vedere panorami mozzafiato. Al rientro, prima di salutare questo

Eneatrekking organizza escursioni, anche di più giorni, alla scoperta di questo affascinante territorio, circondato dall’oceano Atlantico. I trek sono organizzati per gruppi di escursionisti, con un minimo di 4 persone nell’isola di Tenerife, di 7 per le altre isole dell'arcipelago e di 12 per l'isola di Madera. Per info e per conoscere i programmi: eneatrekking.com - tagua72@yahoo.it Gallery

territorio, è opportuno effettuare varie soste per immortalare i diversi punti di interesse naturalistico. La gola di Masca Con il bus privato raggiungiamo il paese di Masca, villaggio antico e pittoresco arroccato tra le rocce del massiccio del Teno a 600 m di altezza. L'escursione inizia proprio dal villaggio tra le casine in pietra e scende in un labirinto di rocce e ruscelli, dove lo spettacolo é assicurato dai dicchi, camini vulcanici e colate laviche antiche che ci accompagneranno lungo il cammino per tutto il tragitto, e ammirare piccole cascatelle e piscine naturali che, soprattutto d’inverno, faranno da cornice. La vegetazione é abbondante e varia, dove si potranno conoscere interessanti piante endemiche del territorio. Il sentiero é sempre in discesa e ci porta fino alla spiaggia di Masca dove, immancabile, sarà un bagno rinfrescante sotto imponenti falesie dritte sul mare, alte 600 m. Da un piccolo molo prenderemo una barca a motore che ci porterà alla ricerca di delfini e piccole balene residenti in queste

Il vulcano Chinyero, ultima eruzione di Tenerife datata 1909

35


L’imponente Teide, con I suoi 3.718 m.s.l.m. 36


TREKKING

GRAN SASSO

di Paolo Erba - AmM

ITINERARI SUL GIGANTE DEGLI APPENNINI

Campo Pericoli

37


Andiamo alla scoperta del Parco del Gran Sasso salendo le cime più alte. Con questi percorsi straordinari scopriremo le bellezze di una zona poco conosciuta, in terra d’Abruzzo. L’anello del Corno Piccolo Partenza da Prati di Tivo, dove si arriva in automobile risalendo la Valle del Vomane e quindi seguendo i cartelli stradali che segnalano la strada. Prima di arrivare merita una breve sosta il paese di Pietracamela dove nacque il celebre gruppo degli Aquilotti del Gran Sasso, giovani alpinisti che contribuirono alla ascensione di tutte le principali pareti del massiccio. Da Prati di Tivo proseguiamo verso sinistra per la bella strada, prima asfaltata e poi sterrata, fino al valico a quota 1.650 metri, dove lasciamo l’automobile. Parte da qui uno dei più interessanti itinerari dell’Appennino, per escursionisti esperti che si sanno

Il corno Piccolo

muovere su terreni esposti su ghiaioni e prati. L’intero periplo della seconda cima del gruppo ci attende, e decidiamo di percorrerlo in senso anti orario salendo per la ferrata Ventricini,

rudere oggi utilizzato come ricovero per pecore e quindi la

passando quindi per il rifugio Franchetti e quindi per la bella e

stazione a monte della funivia che sale da Prati di Tivo e che può

comoda discesa nel vallone delle Cornacchie. Dal parcheggio

essere utilizzata da chi vuole abbreviare il percorso evitando

saliamo per i prati in direzione dello spigolo nord-est del Corno

questo primo tratto. Poco sopra troviamo la statua della

Piccolo, con una piccola deviazione arriviamo alla grande croce

Madonnina e quindi il bivio da cui inizia il nostro percorso ad

dell’Arapietra da cui il panorama si apre verso il mare e sugli

anello. Giriamo quindi verso destra seguendo una debole traccia

impressionanti viadotti dell’autostrada di cui si vede l’ingresso

che traversa in quota sopra i vasti pendii che sovrastano Prati di

nella lunga, famosa, famigerata galleria del Gran Sasso dove si

Tivo. Ci dirigiamo così verso quelle che vengono chiamate “le

trova anche il laboratorio di fisica nucleare. Con un’evidente

spalle del Corno Piccolo”, tre evidenti contrafforti che

traccia si guadagna quota risalendo i pascoli e superando un

caratterizzano l’intero versante nord-ovest. La ferrata Ventricini, il 38


cui inizio incontreremo circa mezz’ora dopo la Madonnina,

che si scende verso il vicino rifugio Franchetti, visibile dalla sella.

costeggia tutte le spalle in un su e giù per canali, risalti, pietraie e

Scesi al rifugio e dopo aver goduto una meritata birra, per

spettacolari balconi panoramici sulle cime dell’Intermesoli, la val

concludere il nostro anello non ci resta che scendere per il

Maone e l’intera provincia teramana. Arriviamo così alle prime

sottostante vallone delle Cornacchie. Il sentiero, che è comune

catene; anche se non ci sono tratti di vera e propria arrampicata,

alla salita al Fianchetti, è segnato e ben evidente come traccia.

il percorso richiede sempre attenzione e un’adeguata

Dopo un primo tratto che si insinua tra grossi blocchi di roccia, ci

preparazione e attrezzatura. Si inizia con un tratto breve ma

abbassiamo fino a toccare le pareti che formano il versante sud

decisamente ripido per superare la forcella del Canale del Tesoro

del Corno Piccolo. In breve torniamo alla Madonnina, dove finisce

nascosto (2.180 m) da cui si scende nel canale vero e proprio che

il nostro anello; da qui seguendo il percorso dell’andata

si risale in direzione della seconda spalla con un altro tratto ripido

raggiungiamo l’automobile.

attrezzato e una scaletta. Si arriva quindi alla seconda forcella, quella del Belvedere (2.230 m), da qui si segue una cengia

Il giorno delle Cime

esposta aggirando l’intera seconda spalla e le sue belle

Si consiglia di dormire al rifugio Fianchetti, da dove si possono

placconate lisce. Un’ultima scaletta con dei cavi metallici

agevolmente salire in giornata le vie normali del Corno Piccolo e

consente di uscire fuori dall’intricato saliscendi in prossimità del

della Vetta Occidentale, la più alta, del Corno Grande. Con

vallone dei Ginepri. Si intravede ora la Sella dei Due Corni dietro

un’adeguata preparazione fisica e tecnica si può effettuare anche

cui troveremo il rifugio Franchetti. Poco prima della sella alla

la salita alla Vetta Orientale del Corno Grande utilizzando la via

sinistra in salita troviamo i bolli che indicano la via normale per la

ferrata Ricci. Iniziamo con il Corno Piccolo. Dal rifugio si risale

vetta (vedi itinerario 2). Con un breve e ripido tratto su pietraia

velocemente l’evidente Sella dei due corni. Da qui ci si abbassa

guadagniamo faticosamente la sella. Davanti a noi si intuisce la

per pochi minuti sul versante ovest con un bel panorama sul

conca del Calderone, il più meridionale ghiacciaio d’Europa, che

sottostante vallone dei Ginepri. Ignorando le indicazioni per la

ancora resiste alle pendici del Corno Grande con alle spalle tutte

ferrata Danesi continuiamo a scendere fino ad incontrare un

le cime più alte del massiccio; alla nostra sinistra svetta invece il

evidente bollo sulla destra che indica la nostra via. Si sale ora per

Campanile Livia, lo spigolo sud del Corno Piccolo, e soprattutto il

pietraie e blocchi rocciosi scavalcando con una certa cautela dei

Monolite, un vero e proprio muro di calcare di circa 400 metri

brevi risalti dove conviene aiutarsi anche con le mani. Il percorso

liscio su cui sono state aperte tante impegnative vie alpinistiche,

non è ben segnato come traccia ma i segnavia mostrano

che apparirà sempre più in tutta la sua magnificenza man mano

chiaramente qual è l’itinerario migliore da seguire. Con una 39


leggera pendenza si guadagna quota fino ad un caratteristico

aspetta una bella sorpresa: sotto di noi appare in tutta la sua

masso incastrato; passandoci sotto oppure aggirandolo a

“maestosità” il Calderone, una specie di panda glaciologico da

sinistra, poco dopo usciamo sulla grossa cresta terminale dove il

ammirare prima che scompaia del tutto. La meta appare vicina in

panorama si apre in tutta la sua ampiezza, dal mare fino alle cime.

linea d’aria, ma in realtà bisogna ancora effettuare tutto il giro

Proseguiamo quindi verso destra, in direzione dell’evidente croce

della cresta finale, dove si incontrano i bolli della vicina via che

di vetta, per blocchi rocciosi lisci; qui si raccomanda attenzione in

sale per la cresta e quindi la croce. Non c’è nulla di più alto

caso di pioggia per evitare scivolate pericolose e in caso di

intorno a noi dall’Etna alle Dolomiti! Il ritorno avviene per la stessa

nebbia per ritrovare al ritorno il punto esatto dove il sentiero

via di salita

abbandona la cresta in discesa. Il ritorno avviene per la stessa via

Gallery

di salita. Tornati alla Sella dei due Corni è la volta della cima degli Appennini, la vetta Occidentale del Corno Grande con i suoi 2.912 metri. Dalla sella proseguiamo verso destra in direzione del Passo del Cannone (2.679 m); da notare che il sentiero qui non sempre è evidente, in quanto è ricavato nella pietraia fine che con la neve e l’acqua tende a scomparire. Seguendo comunque i bolli si arriva al bivio che a sinistra porta al Calderone e quindi alla vetta Centrale e al Torrione Cambi (le altre due cime del Corno Grande) e a destra verso il nostro obiettivo. Subito dopo, un breve tratto di pochi metri di catene ci aiuta a superare un risalto esposto, quindi si traversa sempre verso destra; il sentiero qui appare più chiaramente, ma si raccomanda di prestare attenzione soprattutto a inizio stagione, nel caso si incontrino pendii di neve gelata. Aggirato uno sperone e quindi cambiato versante, a destra iniziano ad apparire sotto di noi la Val Maone e Campo Pericoli, mentre a sinistra troviamo dei segnavia che salgono su

Il corno Grande

per una ghiaietta insidiosa. È questa la nostra via, iniziamo quindi a salire guadagnando la dorsale che ci porterà in vetta, dove ci 40


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Colophon Direttore Responsabile: Marco Spampinato Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Luca Barberis, Alfredo Bruzzone, Enea Campedelli, Paolo Erba, Gianpietro Giupponi, Marco Moratti, Davide Novali Rivista bimestrale
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