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Cl.ìUBSPO~T

lUON'fEP ULC IANO Montepulciano li 9 1101:embre 1911.

Preg.mo Signore,

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Mentre l'Italia tutta con mirabi le slancio viene 111 ainto delle fa m iglie dei prodi soldati cbe con ardore combatto no n elle terre affricao e, .:\Ioutepulciaoo che oou fu mai seconda alle nobili e be ll e iniziative, deve ancora una volta affermarsi nella sua tradizionale . ge n erosità. Ed è per questo c he ho Ì'onore di invitare la S. V. III.ma ad nu trattenimento priv a to a be nefic io delle famig li e dei so ldati morti sul campo di battagl ia, che avrà lu ogo nellfl sala dell'ex Corte d'Assise, ge ntilmente con/ cessa, il g iorno 11 corr., sab ato acl ore 20,30

Il Consiglio Direttivo

CG, FC l, Inv i to al concerto di beneficienza, Montepulciano, 9 nov e mbre 1911 .

Nonostante questa mia negat ività, h1ttavia fondai a Montepulciano il "Club Sport". Andò così.

Tra gli amici carissimi della mia infanzia e g iov ine zza avevo Oreste Gelli, che fiorentino di na sc ita, fin da piccolo viveva a Montepulciano con sua zia, la sora Angio li na. F requentate le scuo le tecniche, ritornò presso la madre a Firenze , e lì più vo lte fui da lui ospitato allorché studente a Siena mi recavo a Firenze, dove l'amico mi illustrava le bellezze più o meno misteriose e tentatrici della città, che ai miei occh i assurgevano ad una di quelle da Mille e una No tte.

Una volta lo trovai tutto affaccendato ed entusiasta per una partita di calcio che doveva disputar e assieme ad altri. Lo accom pagnai ma non ritras s i alcun entusiasmo né apprezzai que l gioco fatto con i piedi, mentre Oreste mi magnificava con la sua loquela fiorentina la bellezza e la signorilità di quello sport.

In seg u ito mi venne p erò l'id ea di introdurre tale gioco a Montepulciano, dove durante le vacanze gli svaghi erano ben pochi e monotamen te sempre uguali. O res te mi riempì di manuali e di trattati sul modo di giocare e così, con il valido aiuto di Pietro Duchini e di Oscar Vincenti, che formavano con me il triumvirato poliziano si dette vita al ''C l ub Sport", di cui fui presidente e per il quale dal Sindaco ottenni due locali nell'ex co n ven to di San Francesco, e per giocare il piazzale dello Sterro.

Poiché nella stag ion e invernale l'attivi tà del Club stagna va, il triumvirato p ensò d i dare delle feste da ballo domenicali in quel locale oramai sconsacrato, invitando le più belle serve e sartine po i iziane, avendo per musici g li "Americani", due fratelli che ritornati con un certo gruzzolo in pat ria, suonavano uno l'armonica e l'altro il piffero! Ma i fidanzati delle balle rine la p ensavano diversamente e non poche volte avvennero in cidenti spiacevoli sia durante il ballo, dove entravano a forza, o a ballo terminato, appostandos i per aspettare la no s tr a uscita.

Ben inteso che il pallone non ebbe mai l'onore di un mio calcio!

Ricevo una lettera di Metella del 9 Febbraio . Cerca di infondermi coraggio e speranza, ma nelle sue parole ben mi avvedo della sua sofferenza e della sua trepidazione. Le sue preci, mi scrive, sono rivolte ad una Sacra Immagine miracolosa che esiste in un a piccola chiesa di Bresc ia. Le rispondo rassicurandola del mio sta to di salute e le comunico "il miracolo in tema musicale"!

Da casa mi giunge un pacco come al so li to mezzo svaligiato, mancano burro, la tte, carne, sapone e un asciugamano. Il tutto s i è rido t to ad una sca tola di tali prodotti e a qualche fazzoletto.

Al tea tro Manzoni serata in onore della "prima donna" soldato D. Dar i con "Anime Allegre" È davvero stupefacente la sua interpretazione priva anche di qualsiasi p arola o inflessione dialettale. Le abbiamo offer to un cofanetto in stile antico eseg uito da un nostro provetto intagliatore di Firenze.

11) Un mort o per meningite purul en ta .17 (96) Scritto a Delia.

Gran nervo sismo nel Lager! Contrariamente a quanto il Comando aveva a suo tempo comunicato, oggi non sono partiti per il rimpatrio gli in va lidi e alcuni ufficiali medici; dei primi ve ne sono alcuni che da circa due anni attendono il sospira to ritorno in Italia!

17 Meningi t e causata da b atte ri piogeni e ca ratter izza ta da l iquor purulento.

tti, G.

Passeggiando dopo pranz o per il campo, trovo w, soldato che scaldandosi a l so le, mi s aluta co n un accento prettamente tosc ano Non lo riconosco, è Vanno zz i di Acquaviva18, ap p ar tenen te al mio battaglione

«Un ce la faccio più signor Tenente >>mi dice con aria sconfor tata e avvilita. «Di qui si e s ce co' piedi innanzi e con la banda del ca mpo! ».

Mi descri ve l a triste vi ta che conducono, i patimenti, la fame , la sporcizia che regna s o vra na in mezzo a loro. Così chiacchierando, e quasi rimproverandosene, mi conferma un ben triste episodio che già conos cevo, quello che all'apparizione di non più di 4 o 5 soldati nemici ne ll a loro cav erna, qu es t i furono accolti con il gr ido "evviva l 'A ustria" . Nemme n o un colpo di fucile! I s acrileghi discorsi dell'On . Treves19 e degl i "sporcaccioni" s uoi compagni ave-

18 Fraz io ne d el Com un e d i Mon tep ulc iano .

19 Cla udio Treve s (1869- 1933), p c)litico ita lia n o, fu d e pu tato a ll a C am e ra dal la XXII a ll a XXVII legislat u ra. Decisamente con trario a ll ' intervento d e ll ' Italia in gue rr a, a n che dopo il 1915 s i mantenne fortemente c r it ico sulla ne cessità della gue rr a Cfr A Ci\SALI, Socialismo e internazionalismo nella storia d'Italia. Claudio Treves 1869-1933, Napo li , Gui d a Edito ri , 1985 va n o dato i loro fru t ti! "Un altro anno non più in trincea!" 20 andavano b laterando per l'Italia!

Concerto all'ospedale

12) Due morti, uno per peritonite t.b .c. e l'altro per meningite della stessa natura . (98)

A soli 8 chilometri dal confine svizzero sono stati arres tati gli ufficiali evasi i l giorno 7. Quale amara beffa del destin o! Abb ia m o appreso i par ticolari della fuga da un ufficiale austriaco che ne era a conoscenza. Da tempo era sta ta premeditata, stu diata ed organiz zata nei più minuti particolari e messa in esecuzione nelle prime ore del mattino.

In compagnia dei tre u fficiali fuggiaschi vi era pure un nostro sergente che conosceva alla perfezione il tedesco, essendo stato per lunghi anni a lavorare i n Austria . Q u esto sergente si era procurato, non si sa come, una divisa austriaca, mentre gli ufficiali quel la dei nostri solda ti. C osì tr avestiti s i erano presenta ti al corpo di guardia all'uscita del Campo e il nostro sottufficiale, in ottimo tedesco, disse c h e accompagnava i tre pri gion ier i a i lavori. Ciò mi ricorda la fuga "dei tre ladro n i" d ella "Gran Via"!

Il seguito dell'avvent u ra l 'abb ia m o a ppr eso - per via indiretta - dal comando del Lager Usciti da l campo si recarono alla stazione e con d oc u menti mirabilmente falsificati presero pos to in treno e, dopo aver cambiato vari convogli, giunsero indisturb ati fino ad una p iccola stazione di co nfin e co n la Svizz era. Quivi se nza dubbio la so rveglianza era p i ù accorta, ché due gendarmi, dopo averli ferm ati e interrogati, si fecero mostrare i documenti. Uno di ess i sembrò de l tutto persuaso, ma l'altro non fu del medesimo parere e furono accompagna ti al vic ino Comando.

20 Le posizioni pacifiste di Treves favo ri rono la d iffusione di uno sloga n fra i soldati, che in rea l tà, a d iffe renza di quanto riporta l'autore de l diario, recitava : "Non più un inverno in tr incea" .

Quivi il falso ufficiale aus triaco fu sottoposto ad un lungo e snervante interrogatorio, e forse tutto sarebbe an dato per il megl io se richiesto delle sue generalità, non avesse, per l'emozione, pronunciato non troppo correttamen te il suo falso cognome tedesco e quello dei pres unti genitori! L'ufficiale inquirente ebbe i pri mi sospetti e cercava di fa r cadere in qualche astu to t ranello l'in terroga to , quando si ricordò di un precedente telegramma circolare riguardo alla fuga di tre prigionieri italiani. Allora ebbe la sicurezza di trova rsi proprio dinnanzi a cos toro e li minacciò delle più seve re punizioni se non avessero detto tutta la veri tà.

Tnostri però ebbero agio di arguire come l'ufficiale austriaco non si raccapezzasse nel vede re dinnanzi a sé t re prigionieri italiani ed u n sottufficiale austriaco, poiché la comunicazione ricevuta segnalava la scomparsa di tre ufficiali. Ciò pur tropp o non fu sufficiente ad allontanare i suoi sospetti, e dopo un duro e minaccioso in terrogatorio, vista oramai svan ita la loro speranza e per non incorrere in maggiori guai, finirono per confessare tutto qua nto . Intanto il comando del Lager non si era acco rt o della fuga del sergente e fu un a sorpresa quando venne a conoscenza che i fuggitivi erano quattro anzi che tre.

Ed ora voglio parlare di un a circostanza ch e mi riguarda e c he mi tiene in viva agi tazione, sono talmente eccita to che non so come calm are l a mia inquietudine! Potrei avere l'insperata fortuna di rivedere l'Italia, anche se "sotto il bas tone tedesco" . Un' infinità di dubbi, di incertezze, d i speranze e di desideri affo llano da due giorni l'animo mio, ma oggi ho preso una definitiva risoluzione, sempre che ne sia favorito dalla sor te, e se questa me la negherà l'accetterò senza rimpianti.

Dal ministero della Guerra austriaco è giunto l 'ordine che i capitani medici Anniba ldi e Bertiiù, e il tenente medico Campagna, siano pronti a partire per i l terri torio italiano occupa to . Campagna è addiri t tura terrorizzato al pensiero di andare verso l'incogni to e lasciare i suoi compagni e l'ospeda le. Senza far palese a nessuno il mio pensiero ho preso la decisione di sostituire Campagna, qualora egli insista nella s ua idea, ed il Comando me lo consen ta.

Affron to il collega e gli espongo la mia idea, egli ne è felice ed insieme ci rech iamo dallo Chefartz per sentire se sia possibi le che io lo possa sos tituire. Non ci ha potuto dare nessuna assicurazione perché non ha ancora preso visione dell'ordine ministeriale, domani perciò torneremo da lui.

CG, FC2, Prospettiva del campo di concentramento.

13) Ho presentato 19 invalidi alla commissione per il rimpatrio, di cui uno soltanto non è stato riconosciuto tale.

Con comprensibile agitazione mi reco dallo Chefartz. Non conosco ancora dove e come saranno utilizzate le nostre competenze, tuttavia l'idea di tornare in Italia è fissa e perentoria in me. Ed ecco la p rima delusione . Lo Chefartz mi ha detto che non è possibile alcuna sostituzione essendo i nominativi stati sce lti dal competente ufficio del Mini stero della Guerra, soggiungendo però che la mia domanda potrebbe essere presa in considerazione soltanto nel caso che il capitano medico Bertini, proposto per il rimpatrio come invalido, fosse riconosciuto tale.

Se ciò avvenisse, data l'urgenza della disposizione, avrebbe telegrafato al Ministero.

Bertini, medico libero in Pisa, è malandato in sa lute per mancanza e carie estesa di quasi tutti i denti, sofferente di gastrite e notevole deperim en to organico, è sulle spine per conoscere quale sarà la sua pross ima sorte, e ci facciamo reciprocamente i più fervidi auguri .

Campagna è sempre tetro e imbronciato. «Ma non hai indosso» gli dico «il mal dei reticolati? ». «Cà sto bene! », mi risponde, quasi con ira.

Tea tro al 1° grupp o.

14) Vento, freddo, n evischio.

La Pro vvidenza ha esaudito il mio vivo desiderio, partirò per l'Italia! Nessun rimpianto n e l lasciare questo luogo da se polti vivi, unico pensiero grave e triste è quello per la corrispondenza, come farò co n la mia famiglia e con Metella, se non potrò comunicare con loro? E quella che mi giungerà al Lager dove andrà mai a finire?

Questa è la mia sola preoccupazione, quella cioè di essere isolato, chissà mai per quanto tempo, dagli affetti a me più car i, mentre per Campagna l 'incognita dell'avveni re lo spaventa e lo terrorizza.

Co ntemporaneam e nte alla ricon osciuta invalidità d ei capitani medici Bertini, Reghezza e Manfredi e del tenente Sessa, da Vienna è giunta l'autorizzazione che io posso sos titui re Bertini. Li invidio in cuor mio, e penso alla loro felicità e a lla beffa che Manfredi ha giocato al comando proprio all'ultimo momen to !

Dallo Chefartz h o saputo che molto faci lm ente domani l'altro partiremo alla vol ta di Gemona, cioè per l' Italia! In previsione del viaggio faccio miserrimi acquis ti a Sigmundsherberg e a Rod ingersdorf. Prima di andare a let to scrivo a casa e rispondo ad una lettera di Metella, informandoli di non stare in pensiero se per qualche tempo saranno privi di mie notizie, giacché sarò inviato ad esplicare la mia professione "là dove c'è il sole", speriamo che comprendano il s ign ificato di questa frase e che soprattutto la censura austriaca non la cancelli!

15) Ci siamo alza ti con una bella nevica ta e freddo intenso.

Alle 11 e 30 veniamo convocati dal capitano Spiller, ufficiale addetto al Comando, che ci comunica che domattina alle 7 partiremo assieme a lui per Gemona. Sgomento di Campagna, indifferenza di Annibaldi, esultanza da parte mia. Come Mimì raduno l e mie poche cose, che rinchiudo in una cassetta da portarmi dietro.

Ricevo p er la prima v olta un a cartolina dalla signorina Mendel di Milano, datata 21 Febbra io 21 , a cui rispondo, e per mia tranquillità telegrafo a casa annuncia ndo la mi a partenza dal Lager.

A degli ufficiali rimpatriandi consegno delle lettere per la mia famig lia e pe r Metella, da impostare appena gi unti in Italia. Al capitano Manabuoni di Firenze ne do una per lo zio Orlando, pregandolo di consegnarla personalmente; prego inoltre Bertini di scrivere direttamente a casa mia in forma ndo della mia buona sa lut e e de ll a mia nu ova de s tin az ione. En trambi me n e danno le più ampi e assicurazioni. otte insonne, mi si accavallano pensier i su pensieri, mi sento inquie t o e nello stesso t empo, felice!!

21 CG, FCl, Enrica Mende l, cartolina p.g , 21 Febbra io 19 18, "Gent il issimo, ieri le prime n otizie sue da parte della co rtese s ua sig.na sore lla, e può imm ag in are quanto, quanto gradi te! Dopo tanto tempo' Non speravo quasi più d i poter riprend e r e a sc riv e rle come usavo! Vorrei esserle utile in qualche modo e le i farebbe molto male se, des iderando qualcosa che anche io le posso mandare, n on me la ch iedesse! Grazie infin ite intanto d i aver pensato a m e, grazie d e l ricordo ch'ella mi se rba! Io ho pensato s pesso a lei e ora più che mai, non spero e non spero che per lei 1 Le scriverò spesso, non potendo scrive rle a lungo. Mi sen ta vicina nel pensiero, un ita nel do lore ch'ella soffre, pieno di fede in non lon tan i giorni rad iosi. Con ognj affettuo sità, Enr ica M .".

16) Sveglia austriaca alle 4 e 30, mentre dall a staz ione di Sigmundshe rb erg si parte alle 8, con circ a un 'o ra di ritardo.

Ci accompagna il capit a no Spiller, di Triest e, e due soldati di sco rta armati di vecchi fucili rimodernati. Ci è ri servato w1 0 sco mpartimento di prima classe con tanto di cartello "transport", il che significa c he è riservatissimo agli occupanti. In ogni caso la scorta scaccia in modo rud e chi s i az za rda ad avv ic inar si . Ved o scorrere so tto il mio sgu ardo le gelide e te tre b aracc he d el Lager, sorretto dalla speranza e dall a fiducia che and remo verso un a migliore vita . I miei colleghi so no invece t aciturni e accigliati, specie Campagna, che di tanto in tanto s i lancia n e ll e più strane e terrifi ca nti conge tture.

Il viaggi o fino a Vienna non offre alc un a att ra ttiva. A lt opiani co n boschi, alternati a pianure desolate senza un filo di verde. Il capitano Spiller ci tiene buon a co mp agnia con il s uo dialett o ve neto co n un a ccen to un p o' tedesco. Alle re iterate domande d e i mi e i colleghi circa la nostra destinazione risponde invariabilmente, e forse sarà ve ro, che non ne è a conosce n za . Ha avuto sol tant o l'ordine di a ccompagnarci fino a Gemona e lì soltanto potremo sapere quale sarà il nostro compito e dove saremo destinati. In ogni cas o ci informa che il pro ssi mo treno di invalidi e di medi ci partirà d a l Lage r il 22 di ques t o mese, e ciò mi rallegra, pensando che le mi e le ttere tra non molto sa rann o a destinazione.

Alle 10 e 30 giungiamo alla stazione Franz Josef di Vienna, che non offre nulla di speciale, quasi simile al capannone di quella di Firenze22 Pochi civili, gran numero di militari, noto una sorveglianza particol.are della Polizei su tutto e su tutti.

Casualmente troviamo in stazione il tenente Paraskowich, ufficiale addetto alla s u ssistenza nel Lager, e molto ben considerato da tutti noi perché, nei limiti delle sue possibilità, veniva incontro ai no s tri desideri . Oriundo polacco, non possedeva quella burbanza e qu ell'altezzosi tà dell'ufficiale austriaco, specie se croa to, ma aveva tratti signorili e, direi, quasi familiari. Ci confida che fa parte della scorta che riconduce a l Lager i quattro prigionieri evasi che si trovavano rinchiusi e sorvegliati in un loca l e della stazione.

Intanto le nostre cassette, che devono raggiun gere un'altra stazione di Vienna, vengono caricate su di una vecch ia vettura di cui non si comprende se sia in migliori condizioni il decrepito ronzino o il ve tu sto automedonte dagli abiti laceri e sporchi. Un soldato della nostra scorta segue la ve ttura, mentre noialtri prendiamo un tram per raggiungere la Sudbanhof23 dove sono stati inviati i n os tri baga gli .

22 L'a utore si riferisce alla s tazio n e Maria An tonia, che deve il suo n ome alla seconda consorte di Leopoldo II d i Toscana, Maria An tonia di Borbone. Fu la seco nda stazione costruita a Firenze, dopo la stazio ne Leopold a, e fu i.n augur a ta n el 1848 Fu abbattuta all 'i nj z io degli anni Trenta del ovecento per far spazio alla più moderna staz ione d i San ta Maria evelia

23 Una de ll e piL1grand i stazioni d i Vieru1a.

Il tram è affollato di militari e pochi so no i borghesi, che ci osserv a no insis tent emente con aria s tup ita. Io li osservo più s tupito di loro, leggo nei v olti i segn i delle sofferenze e privazioni fisiche e mora li, i loro abiti e le calzature ben dimostrano le pietose condizioni in cui è ridot ta la Felix Austria e la spensierata Vienna. Anche il tram mostra i segni del tempo, sporco e lurido, manca pure qualche vetro. At tr aversiamo la città quasi diagonalmente, passando anche per la meravigliosa Ringstra sse24 dove il Pa rl a m e nto, il Palazzo del Comune e il Burgteater sp ic cano nei loro imp onenti edifici .

Sotto indicazione del capitano Spiller e non senza emozione scorgo l'Hofburg, la residenz a imperiale. Dico con emozione perché quella vista mi riporta a quando ero ragazzo, all'epoca in cui, studiando la nostra storia, mi imbattevo nella figura degli Asburgo e in specia l modo di Francesco Giuseppe. A lui erano dirette tutte l e mie invettive di stud en te, unitamente a quelle degli altri compagni d i lic eo ed università, mentre s i reclamavano Trento e Trieste!

Il palazzo imperia le, ammanta to di tante l egge nde e tragedie, mi fece sovvenire quella della Dama Bianca, che s i aggirava nel p alazzo nelle s u e ves ti diafane ogni qual vol ta un lu tto o un tragico evento stava p er co lpire la fam iglia imperiale. Si dice che l'ultima vo lta sia comparsa n e l 1898 allorché l'lmpe-

24 Grand i v iali costr uiti fra il 1859 ed il 1865, nello spaz io ricavato dall'abbatt imento delle vecchie mura medievali della c ittà ratrice Elisabetta, moglie di Francesco Giuseppe, fu assassina ta dall'anarchico italiano Lucheni.

Ma ecco l'imprevedibile avventura viennese! Durante queste mie elucubrazioni asburgiche il tram si ferma , gente che scende, gente che sa le, rimanendo liberi due posti accanto a me. Due giova ni ragazze salgono e si avviano per se dersi di fianco a me, dapprima hanno un attimo di indecisione, vedendoci con queste strane uniformi, poi si seggono

Una di esse, di normale statura, capelli biondi, occhi a lla Metella, color pervinca, è il classico tipo della 11Gre tchen" 25 , che mi ricorda nosta lg icarne nte le dame viennes i dell'orchestra di quel caravanserraglio che è il Gambrinus di Firenze. L'altra, più piccola di s tatura, con forme più marcate, capelli corvini, occhi neri lampeggianti e irrequi eti, naso tend ente all'aquilino, labbra tumide, ha forse nelle s u e vene sangue "judeus", appellativo che i tedeschi danno agli ebrei.

Continuo a scrutarle con la coda dell'occhio. Ciascuna ha la sporta della spesa di dove fuoriescono delle fog li e di cavolo . Sono vestite sufficientemente con proprietà e, a loro modo, elegantemen te. Mi colpisce la qualità della s toffa, che non comprendo da quale t ess uto sia formata, forse sarà un o dei tanti surrogati tedeschi. Le scarpe a st ivaletto risentono delle insidie del tempo, in testa una "cloche" me ssa alla sbarazzina.

Sembrano allegre, cinguettano senza posa e, a quanto mi è dato comprendere, ripr endono un discorso già iniziato prima di salire in tram. Mi interessa la loro conversazione e con quel poco di tedesco che conosco co mprendo che parlano dei loro "Pe ter " e "Fran z", che si trovano al fronte, della lor o preoccupa z ione per i fidanzati o amanti che siano. Posso afferrare che "occhi di pervinca" è di Peter, e che si chiama Hema , mentre la giudea, Sarah, è di Franz.

Mentre mi god ev o questa con versazione che mi di straeva e mi astraeva da tutti e da tutto, il funereo e triste Campagna, che e ra seduto dall 'a ltro lato della vettura, improvvi same nte mi dice: «E se ci mandassero in un lazzaretto?» . Stizzito rispo s i: «Got mit uns! », frase che gli orgog li osi e superb i teutonici hanno inciso nella fibbia del loro cinturone di guerra, "Iddio è con noi !" Senza dubbio t ale frase uscì dalla mia bocca automa tic amente in lingua tede sca, intento come ero alla conversazione delle due viennesi.

Di colpo Hema si voltò verso di me e con c uriosità e grazia del tutto femminile mi disse: « Bitte von wo Sind sie? », "Prego, di dov'è lei?".

Lì per lì non seppi cosa rispondere, mi guardai intorno, mi voltai verso il capitano Spiller, i miei compagni, finch é, per non sembrare scor tese, ma ricordandomi di trovarmi dinnanzi ad una persona a me certamente nemica, come del pari io ero p er lei, affrettatamente le rispo s i: « Itali enic h offizier kriegsgefangen!», "Ufficiale it aliano prigioniero di guerra!" .

«Ach so! » - espressione che deno t a meraviglia, stupore - disse Berna rivolgendosi a Sarah, dandomi uno sg uardo non so se di mest izia o di odio, forse sarà s tato di compassione, o almeno volli sperarlo.

Ripre sero gaie e sorridenti a chiacchierare ed io più non mi curai di loro, finché poco dopo le vidi sce ndere, e soltanto Sara h, chissà p erché, abbozzò un lie ve cenno di saluto. Immediatamente Campagna insistette per conoscere il perché avevo scambiato qualche parola con "chille fe t enti", ma tenni per me il mio inno cente segreto.

Alle 11 e 30 giungiamo alla Sudbanhof, stazione che congiunge l'Austria con l'Italia, via Tarwis. Anche qui pochi borghe s i ed un'infinità di militari. TI capitano Spiller ci conduce al restaurant della s tazion e, dove abbiamo felic emente pranzato a spese del governo austriaco, con il seg uente menù: minestra con una specie di pane grattugiato, lesso con rape, un dolce ind eci frabile e SO gr. di pan di g ranturco. Siccome ci eravamo alzati alle quattro e mezzo del mattino avevamo un appetito formidabile, così con 6 kr. e 30 ab biam o potuto mangiare anche una pic col a bistecca di mai ale con un po ' di pane. Questo sarebbe stato razionato, ma noi facevamo ecce zio ne in quanto facenti parte di un " tran sp ort".

TI locale è abbastanza affollato da persone distinte e di portamento signorile , le donne ben vestite sfoggiando, sia pure in tempo di guerra, i loro abiti mi g liori, né erano prive di gioielli e di m onili. Ciò nono s tante ognuna di queste dame, al pari dei cavalieri, si era d ov uta p ortare al ristoran te il suo personal e pacchetto di p ane.

Fi nito il pran zo abbiamo insist enteme nte pregato il cap itan o Spillcr di condurci un po' p er Vienna , in attesa della nostra partenza che avverrà ques ta sera. Gli abbiamo anc he dato la nostra parola d 'onore c he nulla avremmo fatto che pot esse arrecarg .li danno, ma, sebbene s i mo s tri con noi p iù co me un compagno che come un ca rce riere, n o n si è voluto assumere questa responsabilità proprio nella capi tale dell'Impero.

Spille r, uomo di circa quarantacinque anni, nato e dimorante a Trieste dov e imp or ta a ll'in grosso verdure e agrumi dall'Itali a, non avrebbe a v uto personalmente nessuna difficoltà a fa rci vis itare la città, ma , come ci di sse, temeva " la grana" nel farsi vedere p e r Vienna co n pri gion ieri, "grana" che avrebbe forse potuto inviarl o a l fronte.

Così, di spiaciuti della b e lla occas io ne perdut a s iamo rimas ti in un a salett a vicino al ristor ante, v ig il ati dai due bonari territo riali , che a Vienna dovevano aver trovato il modo di accaparrarsi il tabacco, giacc h é vertiginosamente arrotolavano e fumavano s iga re tte. Intan to Spille r se ne e ra anda to p e r Vienna a "scapr icciarsi", m e ntre n o i, se duti su un divano, s i sonn ecchiava.

Appena tornato Spiller, ve rso le 20 e 30, abbiamo ce n ato e alle 21 e 55 siamo montati in un o sc ompartimento di prima cla sse con la s olita dicitura "transport". Ho dormito saporitissimamen t e sogn a ndo l'Italia.

Alle 5 e 30 gi ungiam o alla s ta zione di Bru ch, dov e sia m o sce i, vis to c h e Spiller riteneva c h e do vess imo cambiar tren o. Per buon a so rte si fece appena in tempo a rimontare nel no s tro vagone. In qu es ta s t azione fa be ll a pompa di sé un g ran cartello scritto a caratteri cubitali: "A ttenzion e a i porta fogli! I ladri vi spiano!" .

Attraversata così l'Aus tria inferiore e ntri amo in Stiria e alle 8 giungia m o a Graz dove, in tutta frett a, s i prend e un caffè latte. Camp a gna e Annibaldi , immusoniti e semp re preocc upati , se ne s tann o rannicchiati in un ango lo, mentre io chi acchiero co n Spiller. Ritorn o s ul vecchio argomento della n os tra destin azio ne, ma mi ripete ancora un a vo l ta di nul la sa pere. L'ordine c h e ha ri cevu t o è quello di acco mp ag narci al co mando di Ge mon a, e non mi na s cond e il desiderio di giunge r v i al più presto, poiché, app rofi ttand o di questa occasi one, vuole fare un a scap pat a a Trieste. Mi confessa c he la gue rra gli ha del tutt o rov in a to i l suo co mm ercio di imp orta tore. N e traeva un notevo le g uadagn o, avviando i prodo tti ortofrutticoli e g li agrumi nei principali centri dell'Austria.

Alle 10 e 45 s iamo a Macb urg , dove cambiamo treno. Osservando gli scompartimenti ho s ub.ito l ' impress ione di essere ne ll e immedi a te retrovie del front e .

Tutt e le classi, oltre ad essere di un a s porcizia rib uttante, mancano d i tiranti ai finestrini, asportati pure i ri ves timenti dei sed i li , le placche di ottone e di ferro, le lampadine . I ve tri sono rotti o man ca nti. Pochi e lerci i borghesi c h e viaggiano, numeros i i militari di ogni parte dell'Tmpero austro -ungarico, che fanno un chiasso indiavolato, specie con delle piccol e armoniche che suonano con la bocca.

Q u asi affondati nei sedili s i chiacchiera svogliatamente, quando due ufficiali chjedono a Spìller di occupare due post i liberi. Una volta avuto il permesso offrono sigarette e scambiano qualche parola con Spiller. Si mostrano alquanto gentili anche con noi, e il più loquace fra i due, dopo averm i detto di provenire da una piccola cittadina ungherese, mi dice che sono di rett i ad Udine, dove quel Comando li destin e r à a qualche reparto combattente . L'altro, boemo, è d i poche parole e mi sembra alqu anto pensieroso. So n o abbastanza giovani e senza dubbio, specie [! u l timo, non sono molto sorridenti all' idea di andare al fronte. Poi cavano da un tascapane del salame e del pane e, dopo averne offerto anche a noi, si mettono a mangiare e ritorna il silenzio.

Mi accorgo ora che la conversazione in tedesco non è tanto semp lice per me come lo è invece la lettura. Noto come la vera pronuncia e l a co rr ettezza della ling u a si riscon tri so lta nt o negli austr iaci. Il più delle volte i popoli di altre nazionali t à dell'Impero a s burgico pronunciano in tu t t'a l tro modo anche le parole e le frasi più usuali. E d i ciò n e ho la riprova quando il triestino, l'ung h erese e il boemo riprendono a parlare . Non avevo ben capito per qual motivo la parola " funf", "cinq u e", ricorresse nella loro co n ve rsazione più vol t e, sebbene pronuncia t a in modo alquanto differen t e da ognun o di l oro.

Alle 15 g iungiamo a Klagenfurt e ci separiamo dagli altri ufficiali. Sp ill er ci dice che anticame nte questa città si chlamava "Fur de Kl agen" - Ponte dei Sospiri - però il commerci an te d i limoni non sa darci la spiegazione de l perché.

Il ponte si riferisce a quello sulla maes t osa D rava, i lamenti, penso, a qualche l eggenda dell' epoca 26 Facciamo appena in tempo a mangiare qualcosa che subito ripartiamo . Il paesagg io è invero s pl endido, per circa un'ora costeggiamo il famoso lago Worthersee ch e in seguito prende l'aspet t o d i u n fiume, essendo formato dalla confluenza di due corsi d'acqua. Nella riva noto delle cadenti cab in e per bagno.

Alle 17 e 40 si giunge a Willach27 e alla strada che mena in I t a l ia. Così, en trato in Ottobre in Austr ia dalla Slovenia ne esco ora dalla Ca rinzia, avendo compiuto una specie di peri p lo dell'Austria inferiore e delle regioni ad essa confinan ti

26 In effe tti l' et imologia di Klagenfur tè tuttora un tema di dibattito fra i lin gu isti. Lacittà,capita le della Carinzia, so rge s u l lago Worthersee, cd una de lle spiegazionj per il suo nome sa rebbe l'antica credenza che dcmoru e spiriti malvagi abitassero presso fi unù o laghi (del resto attraversar!i comportava un ce rto rischio). Un altra spiegazione del nome, citata anche da Pio Il nei s u oi Comm entar i, ha come protagonista un fornaio della città accusato d i furto e qu indi g iustiziato. Qualche giorno più tardi venne proclamata la sua inn ocenza ed i cittadini compiansero (Klagen) l' amaro fato d el loro conci ttadino per mo lto tempo . Cfr. JAf\lDL D., A Brief History_ of KlaKenfurt, Klagenfurt, Heyn, 2000.

27 Più corre tt amente sc r itto Villa c11, è attua l mente1a seconda città p iù popo losa della Cari.nz.ia dopo Klagcnfur.t.

Poiché il treno che parte alle 18 è un "militar trans port" diretto al fronte, ci conviene attendere purtropp o fino alle 24. La posizione è comunque da vvero incantevo le. La c ittà, attraversa ta dalla Dra v a, è circondata dalle Al pi e da s uperbe fores te d i a beti.

Ne lla l unga attesa in ques ta staz io ne, quasi di confine con l 'I tali a, nell'andirivie ni d i borghes i di ambo i sessi noto, ancora una volta, i segni della denutriz ione e d ella miseria . Volti emaciati, scarni, indumenti rattoppati , laceri, stinti, scarpe rido t te a mis ere ciabatte. Ciò m i s piega in parte il motivo per cui fanno languire i prigi onieri nei campi di concentramento . Solta nt o i militari sembrano in migliori condizioni fisiche e così di cas i delle loro divise e degli stivali che indossano . Gli ufficiali sono gli unici, credo, ch e possano va ntarsi di vestire decente mente.

Mi ri esce di dare un' occh iata fuori della stazione e, sebbene oscuro, ammiro un gra nde albergo co n un ampio parco, che s enza dubbio dovev a servire ai vi lleggia nti.

Per la v ici nan za del fronte la s tazi o ne è sa tu ra d i vagoni e di materiale b ellico in part e caricato ed in parte d a caricare, ben so rvegliato da un buon numero di "polizei", che domandano documenti a borgh esi e m ilitari.

I miei co mpagni sono sempre assenti, né se mbra c he l a vicinan za dell'Italia procuri loro alcun sentimen t o. Forse per Camp agna l'Ita l ia è racchiusa nel go lfo di Napoli e di Posillipo. A nnibaldi è in vece chi uso nel pensiero della moglie e dei figli Pe r conto mio sono lieto e pregusto la gioia di ritrovarmi in m e zzo ai miei fratelli e non riesco ad amme tt e re o a s upporre chissà mai quali inga nni da parte del gov erno austri aco, come temo no gli altri.

Alle 20 andiamo a mangiar e nel buffe t della s tazione, un po' di lesso co n pa tate e pane. Il locale è sob riamente arredato, ma mostra le trac ce del continuo afflusso e reflus so di armati.

Vi si beve anc h e una discr e ta birra e, con l' ai uto di uno dei nostri guardiani, mi riesce di comprare un paio di pacc h etti di sigaret te. Forse me le avrà rivendute lui stesso ad un prezzo decis ame nte maggiorato, ma cosa farci?

Oramai è qua si mezzanotte e c i avviamo ve rso il nostro s compartimento sul treno quando un solda to dell a scorta sa lva Campagna da un borseggio. Cos tui aveva infa tti no tato che in q u el pigia pigia di militari ch e affollavano la stazione, uno era riuscito a d infilare la mano in una tasca del cappotto di Campagna, dove teneva il po rtafogli che poco pr im a aveva tirato fuori per pagare l a cena . La scorta con un rapido gesto g l i fu addosso, ma il l adro con fantomatica sve lt ezza s i era subito svincola to, perdendos i nell'oscuri tà e nella massa.

Mentr e Spiller, accortosi della sce na, se la ridacchiava, io, chissà perché, dissi a Campagna: «C onviene rendere onore a l nostro nemico che ti h a salvato il po rtafogli ». Ed infatti Ca m pagna gli s trinse vigorosamente la mano, ringraziando lo . L'altro sorrise compiaciuto.

Ci sistemiamo in un lurido scompartimento, ma partiamo solo alle 1 e 45, dopo aver dato la precedenza ad un convoglio militare.

Anche in questo treno si notano i segni della devastazione nei divani, nei finestrini, nell'illuminazio n e, viaggiamo infatti completamente al buio. Mi addormento profondamente e alle 6 una forza occulta mi sveg li.a in terra italiana. Siamo a Pontebba (Pontafel), la c ittadina di visa in due set tori uno itali ano e l'altro aus triaco28 , ma ora nuovamente in mano nemic a.

Odo le prime parole nella mia lingua e ne sono felice!

Alle 8 e 30 giungiamo a Gemona nostra meta , ove S pill er ci conduce al Comando di Tappa. In s tazione incontriamo una forte squadra dei nostri prigionieri, che so tto sorveglianza si recano ai lavori. Non uno di loro si degna di salu t are i propri ufficiali, e nella mia ingenui t à e stizza apostrofo violentemente un nostro graduato che fa parte della squadra. Lui non se ne cura, mi sorride beffardo, alza le spalle e t ira avanti, ma non posso fare a meno di scagliargli addosso l'invetti va: «Il basto n e t edesco vi farà rimpiangere i vostri ufficiali!» .

Giunti al comando, Spiller ci presenta e ci consegna ad un capi t ano rude e vecchiotto, la cui vis ta ci fa subito rimp iangere la cortesia e la cordialità di Spil- · ler. In pessimo italiano, imparato sen za dubbio sul luogo, ci avverte che è sta t a approntata per noi una stanza in attesa che giungano ord in i s uperiori. Ci guardiamo stupefatti e preocc u pa t i, e Ca mpa gna mostra sub it o i segni del suo spavento . Veramente noi tutti si riteneva che si dovesse rimanere a Gemona, dove il Comando ci avrebbe dato istruzioni. Così, ancor più addolorati, ci accomiatiamo da Spiller, ch e non esita davanti al collega prettamente tedesco a farci gli auguri di stare sempre in buona salute.

Un tenente ci accompag n a in una v illetta poc o distante adibita per gli ufficia l i di passaggio, entro la quale vi sono alcuni soldati austriaci con un graduato. L'ufficiale ci introduce in una stanza il cui arredamento consiste in tre letti in ferro sprovvisti di materasso e di lenzuola, un tavolo e alcune sedie. Dopo aver de tto qualcosa ad un graduato, l'ufficiale se ne parte. Senza dubbio aveva impart ito degli ordini, giacché il graduato, un caporale, non so lo mette una se ntin ella alla p orta, ma ne colloca una seconda nella nostra stanza. Ci guardiamo sbigottiti e perplessi, neanche si dovesse trattare de ll a sorveglianza di d elinq u en ti o di condannati a morte! Pensai però nel mio intimo che eravamo prigionieri e per di più in zone d'operazioni e quindi, pur rattristato, non detti eccessiva importanza a tale precauzione. Questa però si dimostrava del tutto assurda e grottesca in alcune circos tanz e, allorché uno di noi aveva necessità di recarsi al gabinetto. La sentinella in stanza ne dava avviso a quella es terna, che non solo ci accompagnava sul luogo, ma pretendeva di assistere alle "nos tre facce nd e"! Io, che per ultimo ebbi neces si tà di usufruire del bagno, li giocai astutamen te . Appena giunto s ul "luogo" non detti tempo al cerbero di va rcare la soglia, che su bit o mi rinchiusi con i l paletto, lascian d o lo gridare e picchiare alla porta! Me ne uscii tut to inorgoglito, mentre il soldato mi squadrò con faccia trnce, scagliandomi un'infinità di male parole in una lin gua a me sconosciuta. Questo episodio fece sorridere anche i mi ei mesti com p agni.

28 La cittad ina di Ponte bba , per la sua po sizion e lun go il corso del torrente Pontebbana, fu frontiera fra i te rritor i ita liani e quell i a u striac i fino dal 1420. Rimase fino al 1797 sotto il dom inio della Rep ubblica di Venezia, per essere po i annessa all'Austria con tutti i te rrit ori de ll a Sere niss ima Dopo la Te rza Gue rra d'Ind ipendenza (1866) e la cessio n e de l Veneto all ' Ita lia la frontiera fu nuovamente stabilita a Pontebba, che venne divisa in due e la parte aus triaca prese il nome d i PontafeL Questa fu annessa all'Italia nel 1918 ed oggi la cittadina s i trova completamente in ter ritorio ita lia no c irca a 12 Km a Sud del confine con l'Austria. Cfr B. CrNAUSERO, La to ponomast ica di Pon tebba - Un territorio di confine romanzo -slavo -germa nico, Soc ietà Fil o logica Fr iu la n a, Udine, 2003.

Fungeva da capoposto un capora le triestino al quale in tono energico pro tes tai dell'inaudita pretesa, ricordandogli che, se pur prigionie ri , non eravamo delinquenti da sorvegliare in quel modo indegno. Con aria seccata e distaccata mi rispose che tali erano gli ordini, ingiungendomi di rientrare in camera . Campagna e Annibaldi erano rimasti sorpresi da questi miei gesti e m i accolsero con un sorriso di compiacenza.

Anche la guardia interna abbozzò un sorriso e ciò mi valse per scamb iare qualche parola . Di origine boema ben poco conosceva la lingua tedesca e così la nostra conversazione fu alquanto difficile ed arruffata. Seppi da costui che i germanici, giunti per primi in Italia, avevano saccheggia to ed asportato tutto quello che avevano trova to, così che quando secon di arrivarono gli austriaci non rimase loro che gli occhi per piangere. I ge rmanici a lte zzosi e superb i erano e sono malvisti dai loro alleati, la storia si ripeteva!

Ci fu dato un caffè latte, accompagnato con nostra so mm a meraviglia da del pane bianco. A mezzogiorno un abbondan te e ben confezionato pra n zo, che ci dimostrò c he le truppe nemiche si erano ben rifornite delle risorse loc a li. Mangia mmo di buon appe ti to, ma anche io non avevo più quella visione ottimistica che mi aveva sorretto fino ad allora, ed i miei colleg hi , che si erano accor ti del mio stato d'animo, beffeggiavano le mie rosee profezie.

Si attendeva con spasmodica ansietà il momento in cui finalmente si potesse conoscere la nostra sorte. Eravamo in questo s tato d'animo quando, accompagna to dal caporale, entrò nella s tan z a un misero sottotenente, venu to senza dubbio per curiosare. Dopo averci sq u adrato questo lurido ceffo, in pessimo italia no, ci fece la stupidissima domanda del perché l'Italia fosse entrata in g u erra, tradendo l'alleata Austria che nulla aveva fatto contro di essa. l miei colleghi tacevano ed io ben rimuginando la risposta in tede sco, dissi: «Avevamo dei conti da regolare con l'Alleata, specie d a quando il suo Stato Maggiore e von Conrad avevano in animo di saltare addosso all'Italia dopo la sciagura del terremoto di Reggio e Messina» . Non volle né seppe confutarmi e rigirando l'argomento soggiunse che la disfat ta dell'Ita li a era certa visto che le truppe austr iache che comba t tevano su l fronte russo si trovavano adesso in quello italian o, unitamente ai numerosi prigi01ùeri che erano s tati rest i tu iti. La s ua pres enza ci sconcertava, come le s ue parole, e cominciammo a p a rlare tr a n oi, mentre costui chiacchierava con il graduato. Dal lo ro collo qui o udim mo più volte la p arola "lazzarett" e "Spilimbergo", che ci fecero dr izz are le orecchie, come pure la parola "tifus" Credemmo quindi che noialtri si fosse destin ati in quella località, con grave sgomen to di Campagna, sebbene io ce rcas si di rassicurarlo che il " lazzarett" n on ha il medesimo significa to che ha nella nostra lingua, m a q u ello di un'inferme ria di un a certa capacità, più piccola e ITteno a ttrezzata di un os p e dal e .

Confesso che ne eravamo un po' sgo m enti e d uscito l 'ufficiale in terrogammo la guardia triestina, che confermò il nos tro sospetto aggiungendo sadicamente, senza ch e g li fosse sta to chi es to, che anch e durante la n o tte sa rem mo stati vigi lati da una sentinella in came r a e che dovevamo dormire ves titi sulle reti de l l e tto.

Ad ogni modo non mi turbai come g li altri e mi avv icin a i a lla fine s tra, udendo una conversazione in uno strano linguaggio. Questa dava sulla strada che dalla stazione p or ta in paese, e dinnanzi a ll a casa che ci os pitava ve n e era un 'al t ra alla cui finestra era a pp oggiata una prosperosa ragazza bruna che clùacchierava a voce alta con un uomo che era in st rada. Allora mi ricordai di trovarmi ne l Friu li, dove quasi n ess una parola ricorda l 'i taliano , tanto che il friulano viene r itenuto una ling ua a parte, con la sua grammatica ed il s uo voca bol ar io . La ragazza si accorse della mia pr esenza, mi fece un cenno di sa luto con la mano e mi sorrise Avrei voluto aprir e l a finestra e scambiare con lei qualche p aro la, ma i l triestino vigilava, così rica mbiai il sa luto e presi per buon augurio quel fort u ito in con tro.

Alle 20 ci se rvirono una buona cena e poco d opo ci sdraiammo ves titi sui letti, con la sentinella in cam e ra e la luce accesa. Per me, a cui anche il più impercettibile fi lo di lu ce impedisce di dormire, fu una vera tor tura quella lampada acc es a che mi si posava proprio sug li o cclù Così p assarono le 22 e poi le 23, che già da un pezzo i. miei colleghi e la stessa sentinella dormivano, mentre a m e non rius ci va prender so nno; finché ad un cer to momento, co n infinita ca ut ela, svi tai la lampadina . Non avevo fatto però i. con ti con il caporal e tr ie s tino, che già più volte e ra ve nuto in ispezione. Qu es ti, venuto in camera, svegliò la sentinella e invano tentò sacramentando di gi rare l'interru tto re. Nessu no d ei due ebbe l'accor tezza di acc er ta rsi della lampadina e così, una vo lt a che fu uscito, mi addormentai profondamen te. Fu i sv egliato circa le 5 dal caporale al grido di <<Schennel! Schennel! »29 che poco dopo ci fece p or tare caffè la tt e con pane bianco.

Alle 6 venne a prelevarci un tenen te che, a s u o dir e, ci doveva accompagnare a S. Daniele del Fri uli . L'ombra di Spilimbergo semb rava così fugata, ma nulla vo lle dirci su cosa andavamo a fare in quel paese, era duro e impettito come un palo, alla guisa dei croati del Giusti30

Alle 6 e 30 partiamo dalla stazione di Gemona alla vo lta di P inzano, dove si giunge alle 7 e 30 e quel "coso" domanda ad un gendarme se era a rr ivata "ein w agen" - una carrozza - che ci avrebbe dovuto por t are a S. Daniele. Alla rispos ta negativa si mostrò appare n temente sorpreso ed irritato e ci convenne iniz iare il viaggio a piedi, at trav ersando su di una passerella il Tagliamento, essendo s tato fatto sal t are dai nostri il ponte.

Campagne quasi deser te, rare le persone che incontriamo nel no s tro cammino, in una sosta avvicino un contadino il quale mi narra le misere condizioni della popolazioni, dopo il sacchegg io fatto prima dai germanici e poi dagli austriaci . Att u almente vengono distrib uiti soltan to 150 gr. di farina di granturco al giorno a persona! Mi dà la notizia che proprio oggi il Comando aust riaco è s ubentrato a quello germanico e co n un gesto accorato m i dice: «speriamo di stare un po' meg lio ». Alla distanza di oltre quattro m esi, lungo la strada s i notano ancora le tracce della nostra precipitosa ritirata. Ai margini delle strade ed in mezzo ai campi si scorgono maschere antigas, caricatori, cartucce, teli da tenda, ta scapani e via dicendo. Ogni t anto una croce sulla tomba di un nostro soldato o del nemico.

Dopo aver a ttraversato alcuni passi e borga te, alle 10 giungiamo un po' affaticati a S. Daniele. "Coso" che duran te la scarpinata non aveva mai proferito parola, alle por te del paese ci disse che ci si dirigeva verso quell'ospedale civile, dove è impiantata la "Mobile Kranken-Alte Station N.4/9" che corrisponde alla nostra sez ione di sanità. Quivi g iunti ci p resen ta e c i consegna al direttore di quella unità sanitaria, Oberartz (tenente medico) Czabo, un g h erese, e breo e strabico per giunta. Ha un ci piglio ed un aspetto poco simpatico, ad ogni modo ci riserva un'accoglienza formale e gentile, ed a mez zo di un interprete, il suo attende nte, di origine trentina, ci porge il suo salu to e ci fa dire che ci considera come colleghi .

Lo sarà? Timeo Danaos ... 31

Svanisce così l'incubo del Lazza retto e de l t ifo, poic h é il nostro serviz io sarà per il momento limitato ai civili ricoverati nell ' ospedale e nel manicomio che vi è annesso . Abbiamo una s t anza per consumare i nostr i pasti, e due camere, Lma per Annibaldi e l'altra con due letti per me e Campagna. Finalmente si rivede un buon letto, con materassi, lenzuola e coperte. È già qualcosa! Ci aggiriamo subito per l'ospedale dove, essendo giorno di passo, vi sono molte persone venute a visitare i congiunti .

:io L'auto re fa riferim e nto a ll o sch e rzo poetico "S .l\mbrog.io" d e l poeta risorgimentale tosca n o Giuseppe G iu s ti (1809 -1850) La terza strofa recita:"[ ]Entro, e ti trovo un pi e no d i so ldati / di que' so ldat i se ttentrionali / come sarebbe Boemi e Croati / messi qui nella vign a a far da pali / difatto, se ne stavano impal a ti/ come sog li ono in facc ia a' General i / co' baffi di capecchio e co n que' mus i/ davanti a Dio d iritti co m e fu s i".

1 1 L'auto r e cita il libro 11 dell'Eneide di Virg il io e l'e p isodio in cu i il veggente Lacoonte ten ta di mettere in guar dia i troian i dall'acce t tare il dono del cav allo dicendo: "Timeo Danaos et dona ferentes", tradotto le ttera l mente " Temo i Grec i che portano doni " Qu es ta fr ase è comunemente us ata in tono leggero pe r mettere in guardia dagl i atteggiamenti am ich evoli d i co lor o c h e sono nemici.

Tutti ci fanno una festosa accoglienza e ne rimaniamo commossi, finalmente vedono un ufficiale e un medico italiano ché fino ad ora erano costretti a ricorrere all'opera di quelli austriaci, e, a quanto sembra, con poca soddisfazione.

«Benedetti da Dio! », esclama una ve cchietta, che subi to mi s i avvicin a per mettermi al corrente di una sua dolorosa artrite. Quasi in coro ci descrivono le angherie, i soprusi a cui furono sottoposti dai comandi e dalle truppe germaniche, mentre ri co noscono che, almeno in questi primi giorni, gli austriaci s i comportano un po' meglio.

Tra le tante veniamo a sapere che per scaldarsi durante l'inverno bruciarono gli infissi delle case e i pavimenti di legno e, in qualche caso, anche la mobilia di coloro che avevano abbandonato la casa al momento dell'invasione. Avevo in effe tti già notato la mancanza di infissi pass ando davanti all'Albergo del Ponte e all'asilo infantile .

Raccontarono poi che le cantine furono letteralmente prese d'assa lto dagli invasori che, non abituati a tale bevanda, sotto l'influenza dell'alcol commisero atti incresciosi e spesso drammatici. Furono razziati i suini, come pure i "pitt", le galline, e qualunque altro commestibile fosse a portata d i mano! La popolazione fu costretta con infinite astuzie a na sconde re le uova per darle ai bambini e agli ammala ti. Con i prigionieri furono addirittura bestiali. Non solo proibivano che fosse portato loro da mangiare, ma bastonavano a sangue chiunque tentasse di avvicinars i a loro .

La so lita vecc hietta loquace mi narra che un alpino del luogo, trovato in possesso di cibo portato dai famigliari fu lascia to agonizzante per le percosse ricevute. Debbo crederci? Ma il "furor teutonicus" e la sua "kultur" sono ben capaci di simili azioni!

Era tassativamente prescrit to che ogni individuo d'ambo i sessi dai sei a i cinquant'anni dovesse ogiù mattina, sotto la guida e la scorta tedesca, recarsi a far pulizia delle strade, per sgom brarle dall'immenso materia le abbandonato dai nostri. Mi raccontarono ancora di un vecchio di 70 anni che aveva fatto resistenza a dei soldati che vo levano entrare nella sua cantina e che era stato ucciso sul colpo. Dopo tutti i sacc heggi compiuti i l Comando pretese dal sindaco w1a dichiarazione in cui affermasse che il saccheggio dei negozi e dell e abitazioni era stato opera dei nostri so ldati in ritirata.

Onestamente conviene riconoscere che avvennero davvero episodi del genere, in quanto i soldati sban dati non ebbero ritegno a far bottino, come potei notare in quel convoglio di nostri prigionieri diretti in Germania. Tuttavia ritengo che i popolani e i contad ini non s iano stati da meno, poiché ho notato come i loro vestiti e la biancheria che hanno indosso non si addicano alle loro co ndi zi oni soc iali.

N on mi si parla di vio lenze alle donne, sarà vero? Ma esse sono parte in causa e la maggior parte delle persone che conversano con noi appartengono a quel sesso .

Per ultima cosa mi viene raccontato che il comune è s tato multato di 20.000(!!) ma rchi per non aver consegnato al Comando la quantità di farina richies ta, ed un'a ltra vo lta il si nda co e i capiborgo furono imprigionati perché si erano recati al comando a pietire un aumento del.la ra zione di farina. Tale atto venne interpreta to come una sollevazione e non come una necessità fisiologica!

Venuto a conoscenza de l nostro arrivo ci ha fatto visita monsignor Grillo, arci prete del paese, lieto che s i s ia venuti a fare d el b ene a questa di s graziata popo la z ione. C i ha conferma to sommariame nte quello che avev amo già app reso.

A San Daniele è rimas ta so ltant o la pove ra gente, gli ar tigiani ed i co n tadin i che ce rcano di difendere i loro prodotti ed averi dalla rapacità dell'invasore. Vecchi, donne e bambini forma n o l'insi eme della popolazione, gli abbienti e i professionisti scapparono non appena e bbero se ntore dell' invasione . Fuggirono, fatto per me indegno, anche i medici condotti e ospedal ieri.

I degenti dell'ospedale e del manicomio r imasero nelle mani degli infermieri e dell e s uore, che diffidavano dei medici nemici, chiamandoli solo quando proprio non se ne pot eva fare a meno .

Dopo queste chiacchere e lieti di po ter assist ere i nostri fratelli, siamo andati a pranzo, che v iene confe z ionato dalle suore della cucina dell'o spedale . Mangiamo benissimo e abbiamo a nche il vino. L'unica contrarietà, almeno per me, è la polenta, che tradizionalmente in Friuli sos tituisce il pane. Ho la fo r tuna di posse dere ancora una piccola scor ta di pane portata dal Lager, e poi mi adatterò agli usi locali.

A tal proposi to devo riconoscere la cura che è sta ta presa per far giungere insie m e a noi il nostro bagaglio, che ci ha sempre segu i to n ella lunga e tor tuosa strada senza smarrirsi o essere manomess o, di ciò va data lod e ai due soldati del la Landsturm che lo avevano in consegna .

Anche a cena ci vengono servi te sapori te ed abbond anti pietanze, ciò l o s i deve a l fatto ch e l'ospedale ha tu tt ' ora n on solo delle r ise rve, ma possiede pure dei terreni agricoli i cui prodotti non sono s tati requisiti. Ne l meraviglioso letto, sprofo ndato nelle lenz uo la fresche d i bucato, faccio una saporitissima dormita , lieto di aver ben presagito .

20) Al mattino caffè e latte con vero caffè!

Alle 9 ci rech ia m o dall'Oberartz che ci assegna i nos tri compiti. I suoi modi sono abbasta n z a co rdiali, a d iffe renza del s u o a t tendente che ci traduce quanto gli dice il suo superiore con un a certa altezzosità e albagia. Di origine trentina, parla un italiano imbastardito da l tedesco.

Mi viene assegna to il 6° reparto del manicomio - cosa farò mai con i pa zzi?

Il mio professore di psichiatria inorridirebbe a tale vis ta! - e l'ambulatorio medico chirurgico per la popolazione diviso a giorni alterni con Campagna.

L'Oberar t z ha promesso di interessarsi a farci concedere il permesso di uscire dall'ospedale e, a nostra richiesta, di farci respingere la corrispondenza dal Lager. Mi r eco in reparto ed osservo con disappunto ch e vi so n o n on poch i agitati rinchiusi in segregazione, mentre gli altri, circa una sessantina, sono relativamente ca lm i con qualche spunto fobico ed ossessivo.

P er costoro è più necessaria la presenza di un robusto infermiere, di cui ho g ià visto qualche campione, che l'opera mia, che potrà essere utile solo nel caso intercorresse qualche malattia . Vi sono ancora alcuni alienati provenienti dalla Dalmazia e dall'Istria, qui ricoverati per il minor costo della retta .

In ospedale vi è pure un reparto per mili tari austriaci nel quale sono ricoverati anche dei nostri prigionieri ed alcuni russi. Annibaldi invece si occuperà dei civili, fra cui sono ricoverati diversi bambilù feriti più o meno gravemen te dallo scoppio di ordigni bellici co n i quali inconsc iamente si erano trastullati fino a farli esplodere .

21) Mi sono state date due cartoline e ne invio una a casa e l'altra a Metella, ma dubito molto che vengano inoltrate . Campagna, che era di guardia, si è recato al Tagliamento, dove sono annegate due persone che tentavano il guado. Non ha potuto far altro che cons tatarne la morte .

22) Ci è stato assegnato come attendente il so ldato Leonardo Ghillino della prov i ncia di Genova, convalescente da un congelamento contratto durante i lavori di prigionia .

23) Czabo non ha mentito e ci ha consegnato, con nos tro gran piacere, il "passirchein", lasciapassare, che ci permette d i uscire e ci rco lare liberamente nell'ambito e nella giurisdizione del Comando di Distretto di San Dani e le. Ne ho subito approfittato per recarmi a fare delle visite nella piccola borgata di Murria. Dovunque sono sta to accolto con una cordialità e un'affettuosità davvero commoventi, ed ho fatto del m io meglio per lenire i dolori fisici e morali. È stata una passeggiata paradisiaca, solo, libero di me stesso, anche se in mezzo ai "Much", termine con il qua le i sandanielesi chiamano i tedeschi, ma di cui nessuno ha sapu to dirmi l'esat to sign ificato in italiano32

24) Avevo già promesso a me stesso di togl ierm i la barba non appena tornato in Italia e così h o fa tto oggi, lasciando mi però i baffi ch e scompariranno allo rché la libert à non sarà più vigi lata . Ed è questa libertà vigila ta che ancora mi angustia, specie per l'incognita delle mie relazioni epistolari con gli affetti che h o in Tos cana e in Lombardia .

All'ambula torio d isc r eto num ero di visite, per la magg ior parte, almeno p er ora, si tratta di persone anziane con le loro infermità cro niche, alle quali possia mo por ta re scarso g iov am ento, per via della deficienza di medicinali.

Una farmacia è ancora aperta, ma le s corte si va nn o sempre più esaurendo e ma l possiamo ricettare. Chi di noi non è di guardia s i reca per le visi te in paese e nei din tonù, mentre gli al t r i ri mangono in ospedale per i soccorsi d'urgenza e per le necessi tà ospedaliere.

Così oggi, con una vecchia carretta fr iu lan a da contadini traina ta da un vetusto e piagato somarello, s ed u to s u della paglia coperta da un te lo, mi sono recato a S. Tomaso e a Susans per delle visite . M ig l ior i mezzi di trasporto non esis tono giacché il buono e il meglio è stato requisito dai germanici .

Neg li ammalati riscont ro le so l ite febbri gas troreumatiche e qualche caso di disse nteria . App re ndo che in quella z ona, come in a ltre, s i t rovano nascosti nost r i solda ti s fu ggiti alla p r igionia, di cui non pochi di qu est i l uoghi. Tutti vengo no assistiti e ricovera ti con fraterna carità, nonostante le pene gra vissime comm ina te dal coma ndo tedesco.

Mi v iene assegna ta la "Villa dei P e n sionati" del manico m io, cioè de i "paganti " Ve ne sono una quindicina , di cui tre deliranti, il p iù agitato è un vecclùo ca nc e lliere di tribuna le d i Pisino, certo Visentin, suddito a u stro -ungarico, che va soggetto ad a llucinazioni terrificanti e le s u e urla in tedesco ed in i taliano ap prossimativo s i odono anche fuo r i dall'osp edale . Nei periodi d i relativa calma psi clùca è un faceto conversatore e lo si .r it errebbe un sogge tto n ormale.

Un al tro ricovera to che fa risa lto è il conte Della Torre, con una barba biblica, che, pur ca lm o e do ci le in apparenza, è affet to da una forma di super misticismo È in continu o con tatto co n la Divinità e con la Madonna, i Santi so no i suoi consigl ieri e diventa aggressivo s e qualc uno osa mettere in dubbio queste sue ass erzioni ! Serve la Messa in modo perfetto e con gran raccoglimento sc ruta acc ig liato, pronto a s cagliarsi furente se qualcuno non s ta raccolto e non preg a!

25) Per la p rim a volta udiamo tuonare il cannone dalla parte del Piave s ia d i giorno che di not te .

Da l Lager avevo portato dive rse lettere di no s tri pr ig ion ie ri or iundi di qu esti post i per i propri familiari, ed oggi alcuni di ques ti, avve rtiti da Monsignore, sono v en uti a ri t irarle . A tutti ho dov u to dar e ra gg ua g l i s ulla sal ute dei loro cari, s ull a vi ta nel cam po, nascondendo in gran parte la ve rità .

26) Pioggia continua e notevole abbassamento della temperatura Visite a S. Daniele, ovunque accolto con affettuosa cordialità e con infini ta deferenza. Ogni casa ha il suo dramma e il suo tormento. Madri, spose che nulla sanno dei l oro figli, del marito e dei loro congiunti, da mes i v ivono in q u esta a n goscia che purtroppo terminerà, e non si sa come, con la fine della guerra . Mi trovo un p o' a disagio n e l co n versare g iacché a ncora non mi riesce di comprendere questo strano linguaggio friulano e d'altro canto il mio toscano non è dalla magg ior parte compre ns ibile. In ambula tori o è la suora che mi serve perlopiù da interprete, come in Sardegna la levatrice, e in tal modo acquisto un po' di familiarità con ques to dial etto.

27) A Udine, so t to l'occhio vigile del Comando austriaco, viene stampato il giornale "La gaz7-~tta del Veneto" di cui è redattore responsabile un cer to Rossi Giuseppe . In tale l u rido foglio leggo di una strepitosa vittoria r iportata in Francia dalle truppe germaniche con la cattura d i 45 .000 p ri g i onieri e 600 cannoni. È anche riportata una smentita ad una notizia diffusa dall'Agenzia Volta d'Italia, che sos teneva che i n os tri p r ig ionie r i pe r sfa m arsi si get tava n o s u lle ca rogne dei cavalli r invenute per strada.

Sarei io stesso, se po tess i parla re, a d a re u na smentita a q u esta ridicola affermazione, e la mia sarebbe clamorosa, potendo dimos t rare di aver visto i nostri prigion ieri d issotterrare al Lager i rifiuti e le in teriora dei cavalli!

28) Visi ta in paese. Nel piazzale della ferrovia S. Danie le-Udine, che att u almente non funzio n a, ho notato una gran qua n ti tà di nostri carriaggi, carret te, automezzi ed una ventina di carri per feriti, accantonati dal nem ico Nell'osserva re quel "cimitero" un vecchiet to mi dice ch e a l mo m en to de ll a nostra ritirata tutta la stra d a che da S. Da niele porta a P inzano era talmente ingombra di veicoli e di al tri im p edimen ti che a m olte p erso n e c h e voleva n o abbandonare i loro paesi no n fu possibile raggiungere il ponte, che poco dopo fu fat to sal tare .

Seb bene S. Daniele sia nelle re trovie del fronte, tut tavia esigua è la truppa che vi s tazion a, ol tre al Co m and o d i Tapp a e a quello di Dis tre tt o vi è un ba ttaglio ne di uomini anziani, se pur di prima linea, e soldati della "Kranken", di sani tà.

I loro seg n al i di tromba ormai li conosco perfe t tame n te, quello che magg iorm en te m i è rim as to i m presso è "il silenzio", con un motivo nosta lgico, ispirato, quasi un brano musicale di qualche noto compositore tedesco .

29) Anche se non ho occasione di uscire dall'ospeda le vi è qui un ampio giard ino e d un orto d ove trascorro varie ore . L'orto è coltiva to dalla colonia agricola del manicomio e mi diverto a conversare con alcuni d i questi pazienti, e mi diletto a sentire i loro discorsi illogici, pronunc iati tuttavia con profonda conv inzione e ser iet à

Visite a S. Daniele e a S. Tomaso Noto come una gran quantità di ra ga zzi siano ves titi con le nostre uniformi militari. Poch i i negozi e le botteghe aper te, un ciabat tino, un sarto e un barbiere, mentre l'unica farmacia sta per finire le sc orte di medicin a li.

30) SABATO SANTO !

31) PAS QUA! Ma non di Res urrezione per n oi! Mi comunico in Duomo .

A l mio r itorno pranzo di eccezione. Suor Dorot ea ci elargisce pollo, uova benede tte e dolce. Cerchiamo di dimenticare tal e so le nni tà ed ognuno di noi è rinchiuso in se s tesso.

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