
13 minute read
Dal Fa i ti-Kri b ad Oberlaibach
Nella notte fr a il 15 e il 16 ottobre il mio Reggimento, da Sdraussina, dove era a riposo, s i recò in linea sul Faiti - Krib 1 (Carso), sotto il consue to fuoco delle artiglierie nemic he e sotto una pioggia torrenziale, in mezzo a camminamenti e trincee piene di acqua e fanghiglia, che con l'oscurità s pesso facevano perdere i collegamenti tra i diversi repa rti in marcia.
Il mio battaglione occupò la linea mediana del settore, avendo il 1° alla sua dcsh·a, ed il 2° di rincalzo . Ai lati aveva no preso p osiz ione il 69°Reggimen to ed altri reparti di cui non ricordo i nominativi. Il 3 novembre s aremmo dovuti sce ndere a rip oso. li Faiti, brullo e pietroso, è una modes ta quota carsica su c u i si e rge " il dentino", occ upat o sa ld amen t e dal nemico; noi ce ne stavamo al disotto con '1 il naso all'insù". Già m ol te e valorose Brigate erano sta te inutilmente sacr i ficate per occupare il m a le dett o dentino, ora toccava alla nostra!
Advertisement
Il mio posto di medicazione, rigurgitante di acqua e di orripilanti topi del Carso, fu impiantato in una caverna della "Dolin a Due Co mandi" in prossimità del la linea del fuoco. • ei primi giorni il nemico si m os trò re la tivam ente calmo, se si ecce ttu a no i sol iti duelli di artig li erie, ma improvvi samen te la mattina del 24 iniziò un violento bombardamento, con inaudita insistenza e con tutti i calibri, sulla prim a linea e sui ripari poco più indietro.
Ve r so le 18 aumentò in maniera impressionante, tanto che le vede tte erano spazzate come p ag liu c h e al vento e le trinc ee già rise nti va no delle offese nemiche. Ad aumentare i danni inferti dai proiettili nemici, si aggiungevano le piogge di pietra carsica che ve ni van o catapu ltate ovw1que a d ogni esp lo sione!
Poco tempo dopo truppe nemiche m ossero all'attacco sulla no st ra de stra, attacco prontamente respinto anche per il te mpe stivo intervento delle nostre artig lie rie. ·el mi o battaglione ebbi alcuni morti e numerosi feriti che ben pres to riempirono l'angusto pos to di medicazione.
Mai fino a qu e l mom en to m i ero ritrovato in me zzo a q uella temp es ta di proiettili, resa ancor più apocalittica dal fragore dei colpi in par tenza e in arrivo . Confesso di esserne rimasto sc osso anche per i la menti e i gemiti dei feriti c h e invocavano il mio aiuto, e sentii imperioso il bisogno spirituale di scrivere alla mamma p er farle co n os ce re, se pur velatamente, l'asprezza del co mbattimen to, tanto più che nella mia mente si agitava, sinistro, il pensiero della cattura, an z iché quello della mi a incolumità 2 Liberato mi d a tale incubo e fatta co n segna re la le tte ra al lon è il momento che io posso s tare a descriverti tutto quello che avviene e che si sta scatenando anche perché non vorrei ch e la presente venisse in mani di chi non vorre i! [Sic] Ti basti che da s tamani a ll e due, preceduto dn gas asfissian ti , gli au s triaci scaraventano un uraga n o di pro iettili s ulle no<;tre lince e specialmente s ulla prima, do\·e io mi trovo. Certamente cessato il bombardamento le fante r ie nemiche usciranno all'attacco, che si prevede nelle prime ore di domattina. Fortuna tamente per ora le n os tre perdite sono liev issime, vedremo cosa ci sta preparando il domani, ma qualunque cosa sia troverà tuo figlio impavido , p ronto a q ua lsiasi sorte gli preparerà il d es tino, con il vostro dolci ss imo nome sulle labbra, e d ' Italia! Stringendomi forte forte a tutti voialtri in questa notte terribile vi bacio con l'affetto im m enso d i cui è ca p ace i l vostro figlio e fratello". pos tino - senza eccessiva speranza che giw1gesse a destinazione - ripresi a medica re i nuovi feriti, che con grave difficoltà pote v o sgombrare a tergo a causa dei tiri di artiglieria .
2 CG, Dino Giannotti, lettera manoscritta, 24 Ottobre 1917, ore 19:30. " Mammina cara, n o n so se la presente ti giungerà né come né quando. n mio pensiero in questo momento è rivolto a tutti vo i altri, ma con il cuore saldo e l'an imo fo rte, tanto che la m a no non mi trema in me zzo all'inferno diabolico, devas tatore, micidiale, terribile, che si scatena da stama t tina su di noialtri. Un continuo bombardamento, intenso, ,·iolento che tutto distrugge e dove arriva porta lutti e sventure. In mezzo ad un tempo o rribil e, fra freddo ed acqua, le artiglierie non cessa n o per un mom e nto di co l pirci, fan n o fuoco e morti!
La notte del 24 fu relati va mente calma, ma verso le sette del mattino success ivo cominc iò nuo v amente il bombardamento, co n la stessa intensità e veemenza del gio rno precedente. Durò tutta la giornata, senza un minuto di tregua , rallentando so lo tra le 11 e le 14. Ancora mor ti e feriti.
Alle 18 un fulmineo attacco nemico, più violen to e deciso di quello compiuto ieri, venne anche questa volta valorosamente res pinto sotto la guida dello s tess o co mandante del Reggimento 3
Del mio Battaglione rimasero feriti l'a sp irante4 Graziani, il tenente Allemandi, il capitano Pennati e il sottotene nte Basso, questi ultimi du e molto gravemente; sepp i in seguito che erano deceduti al posto di medicazione reggimentale.
Stoicissima la fine del Basso, caro compagno con il quale a riposo ci pizzicava mo a poker, sfo ttendoci per l a nostra differente loquela, e per il mio detto "non poss umu s" allorché non stavo al gioco. Era ferito mortalmente all'addome, con fu oriusc ita di buona p arte della matass a intestinale e, mentre lo me dicavo, cercavo di co nfortarlo, assicurandogli che la ferita non era grave. In piena lucidità di mente mi mostrò la carne martoriata e gli intestini che lui stesso si palpava, scongiurandom i di affrettare la s ua fine con una uùezione.
A me e al s uo attendente affidò le sue vo lontà da riportare a lla famiglia, e all'a ttenden te consegnò l'anello da restituire alla fidanzata. U n'iniezione di morfina mise termine a quella tragica scena
Le nostre perdite furono ma ggio ri di quelle di ie ri : le trmcee, ormai tutte sconvolte, più non esis tevan o, p er cui gran parte d e lla truppa venne ritirata in caverna, lasciando so lo pochi uomini di v edetta, destinati immancabilmen te alla morte. La disciplma era ancora s a ld a, e cos ì il senso de l dovere e dell'onore: il vecc hio fante bron tolone a ffront ava con rassegnazione la dura prova!
Trasco rs i tutta la notte medicando i feriti, mentre il mio mseparabile attenden te, il già r icorda to Gino Marzuoli di Montepulciano, cercava in ogru modo di esse rmi utile e di far sentire intorno a me la sua presenza come un nume tutelare!
All'alba del 26 un nu ovo bombardamento di eccezional e intensità con calibri da 305 e 420 (i famosi 420); durant e questo fuoco infernale mi fu trasporta to un so ldato ung h e rese, un "Honv ed" 5 con le gambe maciullate, ritrova to a pochi passi dal posto di medicazione.
3 li Ten. Co l. S u sann a
4 Asp irante ufficia le, un all ievo no n a nc ora in p ossesso d e i req u is iti p er la n o mi na a sotto te nente.
' No me colloquiale per il Mngya r kiralyi ho 11 védség, il Regio Ese rcito Ung h erese, una delle quattro forze arma te d e ll' eserc ito aus t riaco assieme alla Cemeinsame Armee (Eserc ito Comune, cioè l'esercito regolare aus h·iaco), alla Kai serlic/1 -konigliche Lm1dwehr (Mili zia Territor ia ie) e a ll a K u K Kriegsrnarine (Ma rina da Gue r ra).
Lo tolsi dallo sguardo di curiosità, e forse di odio che lo circondava e, adagiatolo in un ango lo, lo medicai in silenzio; non un gemito o una parola da parte del feri to.
Per ben tre volte l'ingresso al po s to di medicazione fu ostruito per i proiettili caduti in vicinanza e solo a fatica i portaferiti riu scirono a riaprire il varco. Il terreno antis tante era del tutto sconvolto e le pietraie carsiche frullavano micidialmente come tanti bolidi; un vicino deposito di rifornimento d'acqua in cemento armato si sfasciò con uno schianto indescrivibile. Così veniva a mancare un elemento v itale per n oi tutti! • on era il caso di tergiversare, e così, seguito vo lon tariamente dall'attendente, rivolgendo una preghiera a Dio in tutta fretta, e "facendo civetta"7 mi diressi al Comando di Reggimento.
Verso le 10 mi venne comunicato che il maggiore Fiorito6 era stato ferito gravemente sulla linea del fuoco, e che era impossibile trasportarlo a l po s to di medicazione per via del tiro nemico, che si era fatto sempre più intenso e che avrebbe messo in serio per icolo il ferito e i portaferiti.
Era un vero inferno che metteva a dura prova il nostro sistema nervoso; un ufficiale d'artig li eria che, feri to, s i tro vava al posto di med icazione, calcolò c he e ravamo sottoposti ad una media di cinquanta e più colpi di grosso calibro al minuto. ln quell'istante un portaordini reggimentale venne a dirmi che mi dovevo presentare al Comando per comunicazioni. on ho ritegno di confessare che ero non poco preoccupato di uscire a llo sc op e rto, sotto qu e ll ' in ferna le fuoco dal quale nessuno si sa lvava.
Avevo appena imboccato la caverna del Comando quando una granata ci fece ruzzo lare là dentro, e la nostra vi ta , e quella del po rtaordini, fu mes sa in se rio pericolo per una comunicazi one di non eccezionale importanza che voleva personalmente dirmi il colonnello comandante Su sanna. Tipo au tor i tario e irascibile, qu as i violento, non era ben visto dalla truppa, che in sordina gli cantava il noto motivo dell'operetta La casta Susnnna8 : "S usanna . . .S u sanna h a i p erso la virtù ... Susanna non ci fregar mai più!". Voleva egli aver notizie del Maggiore Fiorito, dandomi il tassativo ordine di inviare presso il Maggiore l'a iutan te di sanità. Mi ero appena congedato quando una granata ci risospinse in caverna, ma dovevamo pur ritornare al nosh·o posto e, come Dio volle, ci riuscì di raggiungerlo sani e salv i.
Vengo subito avvertito che una granata aveva colpito in pieno una gall e ria dove si trov ava della truppa uccidendo e ferendo un numero imprecisato di militari. Da ti ordini in proposito ai portaferiti, ben presto il posto di medicazione rigurgitò di carni doloranti e straziate, di mor ti e di moribondi. A mala pena mi rigiravo nella angusta caverna e addirittura improbo era il mio lavoro di assistenza e di me dicature, né era possibile sgombrare i feriti, per la sempre maggiore intensità del fuoco nemico che batteva palmo a palmo il terreno.
" Luigi Fiorito (1881-1917) comandante del 3° battaglione dal lu glio del 1916. Già deco rato con la medaglia di bronzo al va lore durante la guerra italo-turca, fu decorato con la medaglia d'argento alla memoria per l'erni,;mo dimostrato sul monte Faiti.
7 li modo di dire, oggi desueto, signifi ca " abbMsare la testa verso il basso, incassando la fra le spa lle, per scansare un co lpo".
La casta S11san11a, o peretta in tre atti composta da Jean Gilbert nel 1910 e rappresentata per la prima volta in Italia al Teatro Rcinach di Parma ne l 1912. Div e m1e particolarmente famosa e ne erano state fatte varia z ioni anche mollo licen ziose, a cui l'autore fa riferimento.
Verso le 11 e 30 alcuni volenterosi, unitamente al mio aiutan te di sanità, mi portano il Maggiore Fiorito colpito alla tes ta da una scheggia di granata . Mi ri co nosce, mi sorr ide e mi str in ge la mano, compiendo w1 gesto che interpreto come quello di un uomo che abbia fatto il suo dovere ed ora si affidi alle mie cure. Era molto sofferente, pallido ed impossibilitato a parlare per una frattura della mandibola e de ll' osso zigoma tico sinistro, e forse anche del parie t ale omonimo di cui non rite nni, per il momento, accertarmi, per non aumentare le sue sofferenze con doloros e manovre . Mi ]jmi t ai alla disinfezione e alla medicatura delle ferite praticandogli delle iniezioni; il polso, se non ottimo, era buono, né presentava fenomeni di cho c o di dissanguamento. Affida t ol o a portaferiti e al s uo attendente, prodigai le mie cure ad a ltri che si trova vano in condizioni ancor più gravi.
A mezzogiorno mi fu possibile mangiare un po' di "mensa" avanzatami il gio rno precedente - visto che i viveri non giungevano più in linea. Poi mi feci r adere - da molti giorni la barba era cresciuta rigogliosamente - dicendo al figaro po rtaferi ti che "volevo andare in Aus tria con il viso puli t o". L'idea della catt ura to rnava ad affacciarsi di nuovo nell 'animo mio.
Era mia intenzione di sgo mberare il maggiore e gli altri feriti che si lamentavano disumanamente e che non desideravano altro che essere allontanati da quell' inferno, ma non mi fu assolutamente possibile per l'intensità del fuoco nemico, che si era fatto sempre più violento e micidiale. on esistevano più né trincee né ca mminamen ti e avrei quindi espos to ad inutile sacrificio feriti e portaferiti, che da più giorni compivano un se rv izio gravoso e pieno di pericoli.
A tal proposito cito il soldato Merelli, bergamasco, che di giorno e di notte mai si risparmiò per soccorrere e trasportare i feriti.
Pensai quind i d i provvedere al loro sgombero sul far della sera o durante la n otte, quando presumibilmente, come già era avvenuto precedentemente, il fuoco foss e rallenta to.
In mezzo a tanta tragicità, una nota comica. Si pre sentò un soldato sfigurato n e l volto con il naso enormemen t e tumefatto e sanguinante. Ripeto quanto mi disse: «Addormentatomi verso l'alba, sognai di essere u sci to all'attacco delle linee n emiche, quando d'tm tratto mi trovai impigliato con la faccia in un reticolato di filo spinato. Un violento dolore al naso mi fece sveg li are e feci appena in tempo ad accorgermi che un grosso topo stava mangiandomi il naso!».
Verso le 14 mi gettai s ul pagliericcio, un poco esausto per il gran lavoro comp iuto e perché da diversi giorni non avevo chiuso occhio. li bombardamento, intanto, cresceva sempre di intensità e di violenza e scuoteva ancor più il nostro s is tema nervoso, già da tempo messo a dura prova. Non mi fu possibile assopirmi.
Al mio "inistirnabile" attendente, come direbbe Cellini, avevo dato incarico di mettere in ordine le mje poche cose personali, giacché non si sa come era corsa la voce che, per le gravi perdite subite, la nostra Brigata dura n te l a notte avrebbe avuto il cambio, "sce ndendo a ripo so" Ma " l'irustimabile" per non disturbarmi, credendo che do r m issi, n on s i curò di q uanto gli avevo d e t to e ciò m i fu d i grave danno per gli ulteriori eventi che mi accaddero.
Me ne stavo così dis teso sul pagliericcio quando poco dopo le 16 un p orta!eriti gr idò con voce strozzata : «c i so n o gli A ustriaci!» .
Non gli prestai fede, anche perché non potevo capacitarmi di come le truppe nemiche avreb bero potu to uscire all'a ttac co, in q uel se ttore falciato dalle op p os te artiglierie e dalle mitragliatrici! Con tale convinzione gridai, alzandomi dal pagliericcio: «non è questo il momento di far "casino"!» (gergo ben scu ltoreo de l combatte nte).
Mi affacciai comunque all'ingresso della caverna ed udii ben distinto il grido, quasi d i terrore, «gli Austriac i.!» ed un altro ch e pi ù m i a dd olo rò : «Viva gl i Austriac i!» che veniva dalla com pagnia vicina alla mia caverna, comandata dal Ten. S. [Sic].
Co ntempora nea me nte ri s uo n a va d a pi ù pa rti lo sco p p io d i bombe a mano, il cm fragore si avvicinava sempre alla mia posizione. Un sudor freddo invase tutto il mio co rpo, il che non m i imp e d ì d i es porre, con mol ta in ge nuità, la ba ndie ra d i neutralìtà9 dinanzi a l posto di medicazione.
I miei uomini si mostrano abbastanza calmi, non così i feriti che imprecano e si agita n o; alc u ni g rid ano «a mm azza temi, amm azza te mi! ». I pochi ch e po tevano reggersi in piedi tentarono di uscire dalla caverna, ma fu vana impre a!
In mezzo a qu esta bolgia di d oloranti , di disperati la m en ti , cerco d i r istab il ire un po' la ca l ma, ma inu tilm en te . on eb bi nemmeno il tempo di introm ettermi in mezzo a loro che indemoniati e selvaggi "urrah" ri s uonano alle nostre orecchie e d'tm tr a tto la mia cave rna fu circo n da ta da sol d ati nemi ci! Q u a s i e rano rifu g i a ti a nche degli ufficiali del mio battaglione, e alle loro insis tenze di rimanere lì con loro, per non espormi a sicura morte, risposi che avrei tentato di raggiunge re la seco nd a linea . E così feci .
Con il fido attendente, tutto sfidando, mi slanciai fuori dal ricovero, ma, attimo spave ntoso, mi si pa ra irmanz i un so ld a to ne m ico ch e, te nendo con la des tra il fu ci le e roteando con la sinistra una bomba a mano, mi fece cenno di retrocedere , indicandomi con l'ordigno di morte dove mi d ovevo dirigere, cioè verso le lo ro pos iz io ru , d ove g ià a ltri pri gionier i si erano diretti. Q ue l solda t o portava sulla giubba un nastrino tricolore, simbolo del Regno ungherese, non della mia Patria!