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47. Le altre minori componenti della politica internazionale meJiterranea
Premuri dalle ambizioni di Parigi, gli inglesi sopravvalutarono probabilmente la potenza reale della Francia - lo spettro <lel primo Napoleone dovette in qualche modo influire - ed optarono per la nascita della nuova potenza mediterranea italiana, convinti che questa, per vivere ed affermarsi, avrebbe dovuto frenare l'ambiziosa invadenza francese.
Da questo punto <li vista deve essere interpretato il famoso telegramma di lord Russcl all'Hudson, ambasciatore inglese a Torino, del 27 ottobre 1860, che nella difficile congiuntura fu di massimo aiuto al governo sardo: « ... Il Governo di S.M. britannica è costretto a riconoscere che gli Italiani sono i migliori giudici dei propri interwi ... D(JjJ(J !!,li eventi Jbalurditivi ati abbia1110 aSJistitu è dijfìcilt: t'redere dJe il Papa e il J<e delle Due Sicilie po.rsiedano il cuore dei loro popoli. Il Governo di S.M. britannica non vede ragione mlficiente a giustificare il severo biasimo con cui l'Austria, la Prancia, la Prussia e la Russia hanno bollato gli atti del Re di Sardevztt. Il Governo di S.M. preferisce guardare verso la lieta prospettiva di un popolo inteso a costrttirsi l'edificio delle proprie libertà ed a consolidare la propria indipendenza» <2<>>. Questa indipendenza significava, naturalmente, un nuovo grande problema lungo le frontiere maritri111e ou.,i<lentali Jdla Fra111 _ ia, d,t: avrt:OOt: <l<>vuln Lt::llt::l' J'u<..dtio la nuov a vicina perché non diventasse troppo incomoda, e rallentare quindi la pressione in altre direzioni. Quanto alle prevedibili ambizioni del nuovo Stato, purché non arrivasse ad insediarsi a Tunisi, potevano essere incoraggiate dall'Inghilterra perché avrebbero urtato fatalmente la Francia e ne avrebbero stimolato la diffidenza <30> .
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47. Se si eccettua il tentativo di convincere i franco-inglesi a sbarrare lo Stretto di Messina, la tradizionale amicizia russa per i Borbone non pesò direttamente sugli avvenimenti siciliani e mediterranei del 1860, sia perché il governo zarista fu regolarmente sorpreso dagli eventi, sia perché ogni movimento nel Medirerraneo restava inibito alla Russia dalla pace di Parigi del 1856. Essa aveva san:1. ionato la sconfirra russa nella guerra di Crimea, con clausole pesanti: non
(29) Cfr. Ac;RATI, Dtt P,dermo ttl Volt11mo. cit., pag. 533. (30) A<l influenzare questo punto <li vista concorse certamente la psicosi antifrancese che era in quel rempo diffusa in Inghilterra. Un noto esempio che si puii citare in proposito fu la lunga questione della Sardegna, che la nostra diplomazia dovette affrontare nel 1862: Londra temeva che si volesse cedere al Papa l'isola in camhio di Roma, e poiché il Pontefice appariva allora troppo legato alla Francia, il governo inglese si oppose fieramente; vale la pena di ricordare che le reazioni britanniche furono assai decise in quella occasione e che lord Palmersron proclamò: «L 'lnghilterrtt .ri opporrebbe .rtren11011.rly ad 1m,1 sì111ìle estemione dell'injl11enza /ranreJ·e in quesJo man'>> . Anche in altre occasioni era stata confermata la ferma intenzione del governo inglese «di impedire ad ognì co.rto un .ri111ile aumento della potenz,1 mttrittìma delltt F,·,incia nel Mediterraneo», cfr. lettern del D' Azeglio al Cavour del 4 marzo 1861, in Dowmenti Diplomatici italiani, Serie 1, voi. 1, pag. 26; vedi pure, ivi, pagg. 189 e 503-5; Atti Pt1rla111entari, Camertt, 1861-2, 3° periodo, voi. V, Roma 1881, pag. 2 78 7; SIOTTO-PlNTOR, Intorno alle voci di cmione della isola di Sardeina, Mila no 1861. · ·
solo era stata riconfermata la precedente Convenzione di Londra del 1841, che chiudeva le porte del Mediterraneo in faccia al colosso russo, ma in più era vietato al governo dello zar di tenere una flotta nel Mar Nero. Malgrado tutto ciò, pere>, un qualche effetto la posizione russa produsse sulla questione italiana, attraverso la congiuntura internazionale del 1860, ma in senso opposto a quello che Mosca avrebbe voluto. In quell'anno infatti si manifestarono reiterate irrequietezze russe intorno alla zona nevralgica degli Stretti, con un'eco internazionale rilevante. L'azione diplomatica del principe Gorciakov, diretta contro la Turchia, costituì un notevole elemento di tensione e di confusione, che preoccupi> le capitali europee e giocc> , in definitiva, a favore dell'impresa garibaldina, distraendo altrove l'interesse delle Potenze.
Del resto, la congiuntura internazionale della primavera e della estate 1860 era caratterizzata proprio dalla grande varietà dei focolai d'interesse politico, dalla Cina alla Siria, dagli Stretti alla frontiera del Reno, dalla questione siciliana solo dopo diventi> la questione italiana - a quella della cessione alla Francia della Savoia, contro cui si scagliavano Inghilterra e Svizzera <3I)_ In questo confuso panorama internazionale l'impresa di Garibaldi troY c> ccndizioni favnrcYo li per potersi realinare senza che le potenze avessero la possibilità di concentrare tutta la loro attenzione su quanto accadeva in Sicilia. l a scelta felice del momento storico, nel complicato evolvere dei rapporti internazionali, fu dovuta soprattutto al caso; ciò non toglie però che sia da riconoscere a Garihaldi lo sfruttamento rapido della contingenza favorevole, indice di sicuro intuito politico, certo maggiore di quello che la storiografia tradizionale del nostro Paese gli abbia attribuito (32l.
Il banco di prova più convincente fu il momento del passaggio dello Stretto di Messina: mentre da molte parti si gridava allo scandalo, quando la Marina del Re di Sardegna temeva di spingersi troppo innanzi nel rischio, il Generale era decisissimo ad attuare la propria linea politica unitaria. La sua valutazione della situazione politica risultc> sostanzialmente esatta: con buona pace de " La Gazzetta di Augsburg", il passaggio dello Stretto non fu un casm belli 0 1>.

(31) L'Inghilterra per principio, la Svizzera per ragioni più concrete, amministrative ed economiche. Si può ricordare che 1'1 1 maggio 1860 il cardinal Sacconi, Nunzio Aposcolico a Parigi, scrivemlo a Roma al Segretario <li Stato, cardinal Antondli, affermava: « . . . Ma queJ/o Sovrano (Napoleone III) più che dell',iffi,re Garib,ddi ora .ri occupa del voto che deve essere dato dal Parlamento s,trdo per l'annmione della Savoia e del Nizzardo alla Franàa. È per questo che protura di sostenere il Cavour ... », A.S.R., Mi.rce/1,mea di Carte Politiche Ri.rervate, h. 136, fase. 4895 c. (32) Ma cerro inferiore a quello che crede Mack Smirh, perché certe enunciazioni pubbliche di programmi aggressivi, per non parlar d'altro, dimostrerebbero una cerca·carenza di senso dell'ÒpJiorru n ità. (33) Cfr. " li Giom,zle di Roma" del 21 agosto 1860.
La flotta austriaca rimase a Pola, e l'attività intensa che taluni avevano creduto di riconoscere in quei giorni <34> alla Base istriana lentamente ritornò normale, mentre Garibaldi avanzava sul continente. Anche l'azione di cui si era vociferato contro le Romagne, da eseguirsi da parte deJJe truppe austriache e pontificie, rientrò e il resro è noto. Fra gli strilli della diplomazia delle grandi Potenze aveva probabilmente visto chiaro più presto di altri, malgrado gli errori iniziali, l'ormai disincantato e pessimista cardinal Antonelli, il quale dallo svolgimento degli avvenimenti siciliani non si faceva più illusioni 0 5>, come del resto poche illusioni si facevano a Roma esponenti della classe dirigente pontificia davanti alla piega presa dalle cose di Sicilia O<\ ormai era ritenuto possibile, nd luglio, anche uno sbarco ad Ancona 0 7> .
(34) C.fr.
" li (7iorn,,le di Verona" del l5 agosto 1860 e "li G"iornalt, di Uoma" del 20 agosto. (35) Cfr. il carteggio Anronelli-Sacconi. specie dalla meri, di giugno in poi, in ASR, /Hùcella11ea di Ctu·te Politiche Rim·vate, b. l36, fase. 4895 c. Il Thouvenel aveva chiesto, scherzando, al Sacconi, perché non si alleava anche il Papa con Garibaldi e non mandava 1.amoriciére con le sue truppe davanc1 a Venezia, cfr. rapporto del Sacconi alrAntonelli del .'I luglio. Ma il Segretario di Staro rispondeva amaramente il 14, constatando '<(he la rivo/la va in arca di preteJti. e che all(I wa ,md,tcùi non si pone 1111 freno .-on offici diplomaliri», e il 17, sempre scrivendo al Sacconi, affermava
p~!i~i;ni:;tiGtITlt'r!te: <( P,# :r . 'roj,·po, il p.-1 r!i!a ::.'ti h:: s!:.'l.'a!o ::/}pigliarsi i! S01 1~·:1~!1 di N:1p1!i !1 r1nd!!!'!"tÌ :!d
11na quasi inevilabile rovina ... rnmro 1111 diJef!. 170 rivo/11 :io11(lrio preJtt1hi!ito e jétvoreggidto dit Potenti, q11itlsivo-

glia dt:it:rminakiom.: ttVt!J.lt: j1r-e.111 ym:l 1'\-fo,u, 1ut ., ~,,ebbe .11:injì,e 11dr,11t/a:t,1 ,1, j/ifJ d1J.1Jllu ... n .
',/eJi pure tdtrc-
lctt. sullo stesso cono, ibidem, e anche BLAKISTON, Con Odo R,metl la l?oma nel !R60, in "NaHe.~na Storicd del Ri.rorgi111ento", gennaio-marzo 1960, pagg. 65-6. (36) L'anonimo corrispondente romano di monsignor Randi doveva essere ahhasranza addentro alle segrete cose. Spigolando dal suo carteggio col dclcgat0 apostolico di Ancona si legge: « ... I.a notizia della pre.ra di Palermo per parte degli i morti, jeri h,t fittto una tristissima imprenione s11tl'animo dei b11011i ... Si dice che nel circolo privato di famiglia dell'Impera/ore d' Amtria vi sieno stati dei diJJemi in riguardo ,il/a politica da Jenersi. Come finiremo'» (Lett. 456 del 1 ° giugno 1860); «T Regii hitm10 evact1ilto wgli onori mi/ilari da /'a/ermo. ficco che siamo hel/i e fritti. 1 ••• » (l-ecc. 459 del 9 giugno); «A N,1poli la
tosa pubh!ica i:.:;, .:. fiamme e f1,acr:; ::ci ci sn.rte:-rcn:..1?:, (Le:::r. -18-1 del 16 luglio); <~Q.~ti tutti siintJ f.,•r:;o::r:uj..•.:zti
per gli ,wvenimenti di Nt1po!i, ché ogni giom o si pt·epar(l1/0 e si avvicinano 1;iomi per noi lrisJùsimi» (Lett. 505 del 18 agosto); ecc. ASR, Mis1:ellanea di Carte l'olitiche R.iserv(lfe, b. 132, fase. 4693. (3 7) «In Anco11a si temeva 11110 Jbarco di tmppe di G,,rih,ddi perché si vedev,i i11 ,1/to mare dà legni ... », lert. 487 del 21 luglio I 860 del solito anonimo a monsignor Raneli. Nella !etc. 495 del 3 agosto dava notizia di analoghe apprensioni per Civitavecchia: « ... Mercoledì swrso erano a veduta di tutti a Civitavecchia st1! 1/lttre vari legni che si disse pieni di volontari che parwa ttverrern i11tenzin11e di .1harcare. I francesi di f!.llarnigio11e 11Jciro110 tosto d,tl Porte cni ca1111oni, essi misero i11 tltto di b,Jller!i se fossero sbaffali: ma i legni o Ji ttvvidero dei prepart1tivi dei fr,111ceJi o 11011 dovev,mo sbarcare, il fallo fu rhe di lì a poco tempo Ji perdettero di vista». I francesi di Civica vecchia sapevano essere talvolta maestri di cortesia: «T. · al/1'0 jeri 1m Vapore Sardo j,aSJÒ avartli Civitavecchia dove erano molti e111igrt1ti N(lpoletani che ritornava110 in palria, e .fra qr,esti vi si trovava il f!.erterttle Mezzoc"po che volevd rharcare a term; Id nostra polizia glielo i111pedì; di/ora q1Je.1ti .rcri.r.1e 1111tt !ettertl ili Com,mdante la Piazztt francese. e non wlamente sbarcò, 111a f,, invitato a pr,mz,tre nel forte dal comandante franwse; dopo pranzo passef!.1!,iÒ per la città e ritornò alle 4 p.111. ,i bordo del Vapore» (iett. 486 del 20 luglio) ASR, Miscellanea di Ct1rte Politiche Riserv,,te, h. 132, fase. 4693.