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XII BISOGNA DEMOCRATIZZARE LE FORZE ARMATE? ("Rivista Aeronautica", n. 10, ottobre 1946; pseudonimo ARTURO MOSCHINI)

/_;eredità morale della sconfitta è, forse, ancor più pesante delle rovine materiali causate dalla guerra. Dopo il 194 5 il prestigio della leadership militare italiana, fondamento indispensabile del morale e dell'efficienza, è assai basso, con negativi rifiessi in ogni settore. Nei riguardi dei Quadri circolano a torto o a ragione, dentro e fuori le J,orze Armate, risentimenti e accuse che non di rado si trasformano in pregiudizi, e che comunque minano gravemente la coesione dell'organismo e la disciplina.

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Il confronto con le Forze Armate americane, che dal 1943 in poi percorrono la penisola, non è favorevole. L'italiano medio - in divisa e non -le ritiene, non sempre a ragione, un modello di democrazia e di efficienza, e ne apprezza anche oltre il dovuto talune manifestazioni esteriori, come il vitto abbondante e vario consumato in comune tra ufficiali e soldati dei reparti in mense già allora tipo self service, la mqncanza di vistose differenze tra le divise della truppa e quelle dei Quadri, una certa rilassatezza formale, l'apparente assenza di distanze tra Quadri e truppa, ecc .. Anche per queste ragioni subito dopo il 1945 ha inizio, in Italia, un dibattito sulla "democratizzazione" delle Forze Armate che coinvolge in primis il mondo politico ma viene promosso da tutte e tre le riviste di Forza Armata, trovando un primo sbocco nell'Art. 52 della Costituzione, là ove si afferma che "l'ordinamento delle Forze Armate si informa allo spirito democratico della Repubblica". Su che cosa si intenda per "spirito democratico", però, anche sulle riviste militari i pareri sono assai diversi ... 1n questo articolo, che rifiette le sue idee su un argomento così delicato e controverso, M. fa riferimento a un articolo apparso sulla rivista americana "Life" (riportato sullo stesso numero 10/1946 della Rivista) nel quale la realtà dei rapporti tra Quadri e truppa nelle Forze Armate americane è dipinta in modo assai diverso da quanto allora comunemente si credeva in Italia: in effetti l'articolo potrebbe essere stato scritto anche in Italia, perché riassume le più o meno giustificate o fondate critiche e lamentele per i "privilegi" degli ufficiali, che non solo a quel tempo circolavano anche da noi all'interno e all'esterno delle caserme.

Preso atto che "il prestigio [dei Quadri] si è ridotto man mano che le distanze si sono accorciate" e che esiste al momento una frattura tra Quadri e truppa, M,. indica come rimedio non tanto la revisione delle norme disciplinari di base (come propongono alcuni) ma il miglioramento, senza pregiudizi di classe e di casta, del reclutamento e della selezione dei Quadri, facendo emergere i migliori sia per doti morali e di carattere che per cultura e capacità professionale.

M. indica l'esercito sovietico come l'unico nel quale la coesione tra Quadri e truppa si mantiene elevata. Da questa affermazione prende spunto il Comandante Carlo De Grossi Mazzorin ("Rivista Aeronautica" del. gennaio 1947), il quale citando il giornale "Flotta Rossa" e un lungo brano del celebre generale sovietico Frunze, precisa che "ciò si è verificato in Russia non perché si sia creato 'un nuovo spirito militare idoneo ai nuovi tempi' [così scrive M. - N.d.C.], ma perché anziché andare avanti si è saputo tornare indietro, ossia tornare al vecchio spirito militare che è idoneo a tutti i tempi, a tutte le Forze Armate e in tutto il mondo, quando e laddove la sana vecchia disciplina è intesa nel suo giusto valore". Per il De Grossi perciò, bisogna se mai tornare alla disciplina piemontese.

Le sue affermazioni sono giudicate "strabilianti" dal Maresciallo pilota Luigi Poli, che sul n. 6/1947 della Rivista interpreta in modo opposto quanto scrive il giornale "Flotta Rossa", nel quale, a suo giudizio, si vuol dimostrare che nella Marina sovietica la disciplina è ferrea, proprio perchè basata su un 'assoluta giu stizia per tutti: "or da questo si deve dedurre che i so. vietici, adottando per primi uno spirito di giustizia ed accorgendosi che anche gli inferiori degli ufficiali hanno dei bisogni, dei diritti e delle prerogative, non sono affatto andati indietro, ma molto avanti;

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