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GIOVANNI HUSS IL VERIDICO

Prefazione

Narrare la vita di Giovanni Huss non è certo, almeno in Italia e coi mezzi di cui si dispone qui, la più agevole delle imprese. Le ope re latine dell'eretico boemo sono irrcfÌeribili nelle n ostre b ibli oteche, le opere czeche o voltate in czeco non sono state anco r a trado tte in italiano, né chi scrive queste righe ha la fortuna di appartenere al gru p po minusco lo degli italiani che sanno leggere correntemente lo czcco Malgrado queste abbastanza grnvi difficoltà, ritengo di · aver fatto opera non inutile. Io spero che la lettura di queste pagine familiarizzerà il pubblico dei liberi pensatori, coll'epoca, la vita, l'opera del pi ù ig norato degli eretici d'oltre Alpe. A titolo bibliografico dirò che assai nelle mie ricerche mi sono g iovato degli scritti di Luigi L oger, pubblicati nella Rtvfle Suisse (1879), Huu et fu huuiles; del Bezhold, Storia ddla rifor,114 in G ermania; del Cantù, Racronti di storia llflivt na!t ; della Biografia universale; del cardinale H ergcnr6ther, Storia universale della . Chiesa; e di qualche altro minore.

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Consegnando questo libretto alle stampe, formulo l'augurio ch'esso susciti nell'animo dei lettori l'odio · per qualunque forma di tirannia Spi rituale e profana, sia essa teocratica o giacobina.

L' EPOCA E I PRECURSORI DI HUSS

L1 g rande corruzi one della Chiesa di Ro ma nei secoli XIII ·e XI V e successivi è ort;nai pienamente docu mentata e messa nella debita luce. Nessun paese d'Europ a può dirsi immune dallo scandalo morale d egli eccJesiastici

I cronisti d'Italia, d i Francia, d i Germa nia, di Aus tria, ci offrono un materiale immenso. Le invettive dei poet i italiani - Dante , Petrarca - sono il grido di anime esacerbate dallo spettacolo d i u na degenerazione irresistibile. I movi menti ereticali che :fiorirono i n Ita lia, in Franda, in Boemia rappresentano tentativi d'opposizio ne alla Chiesa di Roma decaduta dal suo minis terio antico, schiava del metcantilismo profano, legata al Dio Mammone, al denaro che umilia tutte le fed i. Nel XIV secolo la Chiesa cattolica era diventata una colossale agenzia d'affa ri spirituali e materiali; i primi serviv:ano di pretesto e di maschera pei secondi. Roma era la sede centrale della ditta, ma le filiali erano disseminat e per t utta Eur opa. Commessi v iagg iat o ri, in ves t e talare o laici~ passavano da convento in convento, da città a città., da n azio ne a nazione, intenti sempre a rinsaldar e le trame e ad assicurare i p rofitti commerciali della Cu ria. Fede rico van Bezhold, professore all' Università cli Erlange n, nella sua magn ifica Storia della rifor111a in Germania (opera tradotta dal Valbusa e pubblicata nel 1901 dalla Società &litrice Libraria di Milano) scrive:

« La Curia fu definita una macchina g igantesca per far denaro; il proverbio ch e in Roma era tutto venale non era pun to un'esagerazione, poiché col dena ro si poteva aver tutto, dalla più piccola prebenda al cappello cardin aliz io e dal permesso di usare il burro m~ i ,giorni di digiuno sino all'assoluzione de ll' assass inio e d ell'incesto ». (Pag. 8).

I conve~ti che, secondo i primitivi fondatori, avrebbero dovu to costituire un asilo di uo mi ni puri, erano diventati il ricettacolo di tutti i parassiti, adoranti il Signore, con letizia di sensì e dl piaceri viziosi.

Dalla s~nsualità e d alla rapacità dei monaci, n essu ~o - maschio o fe mmina - si salvava. Fed e rico vo n Bezhold a pag . 101 naHa i seguenti episodi:

« Al pro bo benedettino (rara avisl) Nicolò von Stegen una volta le donne de lla sua . p a tr ia narrarono tra molte risa ; "Oh imè , i [ nost ro q uest uan te dell'Ordi ne di San Agos tino abbraccia tutte le fanciulle che incont ra, ed è ben diffici le che una fantesca g li passi d 'accanto senza essere da lui baciata· . G eiler vo n Kaisersberg (un u onista tedesco) d ichiara che "tutti i conven ti non rifor mati sono ricettacoli di malfatto ri . Le monachelle e i novizi che enlr:ino g iovine tti, diventera nno bagasce e furfan ti" Una libertà s candalosa - continu:i Bezhold - segnalava innanzitutto i conventi femminili Gli amanti and;ivano e veniva no a lo ro piacere. Le mona che andavano attorno in abbig liame nto cive tt uolo e bene attillato, ballavano e frequentavano per6no i bag ni pubblici. Dal convento di Mariensec nel Brunswick fuggì una mon;1ca, la fi,s:liil del duca G uglielmo, ves tita da uomo, e q uando il suo amante, u n cappellano, si rifiutò di fuggire con lei, se ne anJò sola Pel mondo in cerca di nuo\·e avvent u~ amorose. Q uarlto non è commo11ente un raccon to del Tri temio di un convento di monache nella Frisia, al q uale i d iavoli non lasciavano un momento di pace: "Si vede vano 10110 for ma di giova ni entrare per l e fines Jre, salt(!re nel dormiIorio e nirrere nelle re/le .. », (Bezhold, pag. 102).

La venalità della gerarchia ecclesiastica non conosceva limiti , né ostaco li. Le cariche s i comprav ano e si vendevano. Col denaro si g iungeva 6.nanco alla sedia di Pietro. L a compravendita delle cariche nella gerarchia ecclesiastica era uno d ei maggiori cespiti d'e ntrata per la Curia roman a. E Andrea di Cescky Brod, cronista boemo , con fras e concisa, lapidaria afferma:

« Fra g li ecclesias tici nessuna d isciplina, fra i vescovi pubbl ica simonia, t ra i monaci d isordini senza fine, tra i laici nessun abuso che gli ecclesiastici non abbiano già pra ticato :t

Il celibato ob b ligato rio aveva d eter minato tra i preti il concubinagg io pubblico, permanente e legalizzato, previo pagame nto di co ngrua tassa.ai vescovi. Le cerimonie del culto avevano assunto uno spiccato carattere carnevalesco.

Ora !i va ,on motti e ,011 ù a d~ a preditar, t pur che ben 1i rùla gonfia il cappuccio e più mm Ji richitdt dice Dante. La comicità, lo s cherzo, il lazzo, qualche volta tu r pe, infiorano i ser moni dei predica tori d ell'ep oca. . Be nvenuto da I mola ci narra di un Andrea, vescovo di F irenze, ch e portava in pulpito un granello d i seme di rapa, poi traevasi di sotto la tuni~a -una grossissima rapa e diceva:

« Ecco, quanto è mirabile la potenza di Dio, che da sì piccol seme trae sì gran frutto!».

La qual constatazione p ro vocava uno scoppio di sonore risate nel pubblico dei fedeli. Assai di frequente i goliardi occupavano le chiese e vi facevan baldoria. Huss stesso, con accento savonaroliano, ci desc rive una di queste scene:

« Ahimè, nella mia giovinez:t.1 h o partecipato una volta a una ma schera ta. Uno studente infame fu nominato vescovo, lo si mise a cavalcioni di un as ino colla faccia voltata verso la cod a, lo si condusse alla messa. D avanti a lui veniva recato un piatto di mi nestra e un boccale di birra e anche nella Chiesa veniva no tenuti dinanzi a lui. Lo vidi da r l'incenso al["altare, a lzare i l piede in aria e. gridare a voce alta: "Bevuto!". E gli student i porta vano dav.:inti a lui d elle grandi tor ce a guisa di ceri, egli andava incens.:indo da a lta re ad alta re. Poi gli studenti voltarono a rovescio i loro berretti. e si misero·a ballare ne lla Chiesa e: il popolo guardava e rideva e s"immaginava che si tratta sse di riti sani.i e legìttimi. Infamia! Abboininazionc! ~. ·

Si vede, dal contegno del popolo, che le messe e le funzioni praticate dai ministri di D io non dovevano differire di molto da q uelle dei giocondi goliardi di Praga

Questi episodi ci dimostrano che, tanto in Italia come in Boemia, la Chiesa cattolica presentava g li stessi fenomeni d ege nerativi.

Il popolo, che reggeva col suo lavoro, col suo sangue, l'impalcatura della società ecclesiastica e civile, era immerso in una spave nte• vole ignoranza, veniva depauperato, da monaci e profani, si no all'esaurimento, taglieggiato e massacra~o non appena accennasse ad insor• gere. E ra l'unico che portasse la eroe~ in quel mondo di gaudenti seg uaci del Cristo. Dalla corruzione della Chiesa e dalla miserevole situazione del popolo traevano le eresie alime nto di idee e di proseliti. E ogni eresia ci presenta infat ti un qualche contenuto sociale, talvolta socialistico. Gli eretici padano in nome del popolo e al popolo. È un ritorno al Vangelo ch'essi vogliono; un ritorno alla vita povera, ma solidale delle prime comunità cristiane. Questa invocazione s'accompagna di fr equente C<?n u n grido di rivolta e di guerra. Vi sono, tra gli eretici, gli ottimisti che sperano e i pessimisti che negano. Vi sono i peosatòri che danno un contenuto ideologico all'eresia e i propagandisti infiammati che la diffondono, da paese a paese, fra le turbe dei delusi, dei poveri, degli aspettanti. La p redicazione è pubblica o segre ta a seconda dei luoghi e delle circostanze, Efficace e so mmovitricc sempre, a nche q uando non sia coronata dal martirio I

Noi dobbiamo occuparci di u n eretico, G iovanni Huss, e di una eresia che da lui p~cnde il nome di hussismo. Ma per l'in te lligenza del lettore i~aliano è forse necessario dare anzitutto alcune indicazioni del paese dove l'eresia naccjue e dei p recursori che la elaborarono. Ì nclicazio ni geografiche e storiche, che aiutano a comprendere il carattere peculiarmente. nazionale, cioè boemo, dell'eresia hussita

La Boemia è una penisola slava circondata dalla Germania. La catena degli Erzgebi-rge la separa al nord dalla Sassonia, i · Riese ngebirge la divido no al nord-est dalla Slesia prussian-a. All'ovest la Boemia , ·onfina con la Baviera, al sud coll'Austria p ropriamen te tedesca. La Boemia è czcca, cioè unilingue, la Moravia è mistilingue, ma l'elemento preponderante è lo slavo. Il territorio della Boemia è formato da un altipiano di media altezza traversato da due g randi fi umi: fa Moldau, che bagna Budweis, Praga e si getta, a Mclnik, nell' Elba, il grande fiume che dopo aver percorso la Boemia passa in Germa nia, tocca Dresda e si getta nel mar del Nord. La superficie de lla Boemia è di circa cinquantatremila cb ilometc i quad rati. La popolazione oscilla fl'.a gl i otto e nove milioni. La capitale è Praga con cinquece ntomila ahi- l1 cristianesimo cattolico, che era stato predicato in Boemia fra 1'850 e il '900, soffriva tre secoli dopo delle stesse ta re degenerative che affiiggcvan6 tutto intero il corpo della Chiesa di Roma. No n i nsistiamo qui a documentare la nostra affermazione; lo faremo tracciando la storia di Huss e dell'bussismo, Risulta intanto da una delle lettere dell'impe ratore Carlo IV che tra il 1346 e il 1378 « c'erano in Boem ia e nei paesi limitrofi molti scismatici e infedeli che rifiutava no di ascolta re le p rediche in latino e che non si potevano convertire al cristian esimo». È certo che i valdesi del dclfinat o e i bogomili bulgari avevano prose liti anche in Boem ia. l1 mo vimento ereticale boemo sorge con carattere na2ionale, prima di tutto perché la storia delJa Boemia non è che una sto ria di guerre contro i tedeschi, poi perché i pi ù scan- d:ilosi prelati del clero boemo erano appunto quelli .di nazio nalità t edesca dimo ranti al vicus l eulon frorum di Praga. E sorge il p rimo riformatore : un mon aco austriaco, Corrado Waldhauser, chiamato a Prag a dall'imperatore Carlo IV.

Praga fu appunto il focolare più ardente dell'eresia hussitica.

Nel XIV secolo, la Boemia no n era u nita all'Austria, come oggi, ma formava u n reg no autonomo. Già nel rn9z i discendenti di Boczigov I ottennero da Enrico JV la trasformazione del loro ducato i n r egno . L a monarchia fu elettiva sino al u3 0, poi e reditaria.

Il re d i Boemia era uno· dei sette elettori dell'impero ger manico. Sovra ni di Boemia ai tempi di cui ci occupiamo furono Carlo )V, Ve nceslao VI, Sigismondo, che abbracciano il periodo che corre fra il 1346 e il 1419. Fu alla battaglia d i Mohacz nel 1p6 che Ja Boemia perdette la sua ind ipende nza e d 'allora, malg rado diversi tentativi insurrezio nali, no n poté p iù li berarsi dal giogo austri aco.

Waldhauser, come tutti i rifor matori, comincia col denuncia re le piaghe della Chiesa e indica in part icolar modo, forse perch'egli era in grado di meglio conoscerli, gli ordini monacali. In questi « si v iolava - secondo il Waldhauser - palesemente e regolar mente la reg o la>>, Ora si chiede il Waldhauser :

« Q ual'è il viagg iatore che per att raversare il Danubio scegl ie u na barca rovinala e si es pone alla morte ? ».

I m onaci rispondo no ag li attacchi. Gli agostinia ni trovano nei disco rsi del Waldhauser sei proposizioÒi eretiche, i d o menicani n e trovano, a lo r volta, dicio tto. Ma Waldhauser insiste e precisa :

« I monaci - eg li dice - non vogliono che si rinfacci loro la d ecadenza del loro costume V'è un pun to tuttavia in cui sono mig l iora ti: a ltra vo lta litigavano sempre, si d isputava no cad averi dei ricchi per le loro chiese, come uccel li d a p reda; oggi sono tutti d' accordo contro Ji me».

Il Waldhauser non può chiamarsi un eretico nel senso p rofo ndo della parola. Egli non pone i n d ubbio i dogmi religiosi, né attacca le ist ituzioni ecclesiastiche , sibbene denuncia gli individui che no n sono all'altezza della missione religiosa e profanano la fede.

Il Waldhauser, malgrado le insidie dei monaci, non s ub! per secuzio ni di sorta. Fu pro tetto dall'arcivescovo ·e dal re. Mod a Praga tranquill amente nel 1369.

La predicazione del Waldhauser non av ev a lasciato g ra nd i tracce nel popolo. F o rse p erché egli era austriaco-tedesco, forse pe rché fu troppo visibilme nte p rotetto. Ma il suo successore, il mo r avo M ilicz di Kremsier, canonico e vicar io della cattedr ale di Praga, d iscese e portò l a sua parola fra gli umili. Come g ià Francesco, il poverello d'Assisi, anche Milicz cominciò dal rinunciare a privilegi, dignità, ricchezze. Quest o esempio gli valse u na grande p opolarità e gli cattivò l ' animo delle folle, che accorrevano da tutte le parti ad ascoltarlo e lo costri ngeva no a predicare fin tre volte al g iorno. irnicz era un mistico, u n apocalittico che pred iceva immi nen te la venuta dell'Anticristo e 1a fine del mo ndo tra il 1365 e il 1367 dell'èra cristiana. Le sue tendenze apocalittiche <e trovansi riprod otte perfino nelle o pere dei p ittori>) , Fu, n aturalmente, accusat o di e resia ed egli, munito di un s.ilvacondotto, rilasciatogli d a Carlo I V, si recò a Ro ma per g iusd 6ca rs i. Ma il P apa Urbano V si trovava ad Avignone. Nell'attesa, Milicz co- minciò a. predicare entro R oma stessa, ma il grande inquisito re, insospettito, lo fece arres tare. Però Ut b ano V, non ap pena ebbe p resa visio ne del salvacondotto impeciale, ordinò la scarcer azione di l\Wicz e lo chiamò a sé. Reduce da R oma, la p redicazione di Milicz assunse Un nuovo indirizzo. No n p i ù la minaccia dell'Apocalisse, ma la denuncia della corruzio ne eccles iastica e profana. Matteo de J an ow, disce polo di Wlicz, cosi ci descrive . il maestro:

« Tutti coloro che gli si avvicinavano app rendevano dai suoi discorsi l'amo re, la riconoscenza, la dolcezza; tutti venivano consolati. Era un nuovo Elia Egli castigava, senza posa, il suo corpo coi digi uni, le mace razioni, la peniten za; la sua passione ~r il b<:ne del popolo, la sua attività senza tregua, né riposo, SU· peravano di molto la na tura umana, e le forze della carne. Confossava di continuo, visitava gli ammalati e i prig ionieri e convertiva i tepidi e i peccatori ».

Contro al mal costume, soprattutt o eg]i insorgeva. Milicz rassomiglia in ciò grandemente all' italiano Savonaro la. E pace che la sua predicazione fos se efficace e che i malviziati costumi m igliorassero.

Fatto si è che la Bella Venezia, u n quartiere di postriboli a Praga, fo abbandonato, purificato, ribattezzato col nome di Gerusalemme e trasformato in luogo di rifugi o per le femmine perdute e pentite:

I successi di Milicz acuivano l'acredine dei monaci fust igati. Costoro continuavano ad accusarlo di eresia. Il Papa porse orecchio alle accuse. Milicz. dovette infatti recarsi ad Avignone per discolparsi e in Avignone morl.

M ilicz, di scritto, non ci h a lasciato che pochi C ommmlarl degli E vangeli e un Trattato sulle differenze della Chiesa durante gli J1ltimi giorni ddl'A11t icrùto

Ma i discepoli immediati di Milicz furono scrittoci.

Mathias de Janow aveva st udia to sei anni a Parigi . Era un teologo. La sua predicazione è quindi più d o ttrinale e ad un tempo più ereticale. Janow non si li mita a denunciare, come i suoi precutsorì ave van fatt o, g li abusi del clero; egli va oltre, Non combatte solo i fili stei che osseivavano rigidamente la 1< lettera», ma ignorava no lo «spirito>> d el «testo», che credev ano, insomma , come dice egli stesso, più alle intenzio ni degli uomfoi che alla verità della vita e alla carità d el « prossimo » i ma combatte anche il <( cerimoniale>) quando invece di essere un «mezzo» diventi uno ((scopo)) e impedisca la comunione di retta de lle anime con Dio,

La parte rhuale della religione è un elemento di secondaria impor• tanza. Il prete è, fors e, un inutile i ntermediario fra l'uomo e la d ivinità. Queste idee precorrono il protest a ntesimo luterano. Esse sono riprese e sviluppate dal laico T ommaso dc Stitny, vissuto ira il 1,21 e il 1400 e autore di molte oper e pregevoli,

.r .e b fede -che salva Ie anime - ammo nisce Stitny - non la pratica meccanica, abit udinale, distratta del cerimoniale relig ioso La Scrittura - continua Stitny - dice : senza la fede è impossibile d'essere graditi a Dio, come è im· possibile di costituire una casa senza fondamenta. Se un frutto matu ra , lo deve alle sue radici; la rad ice non è belb. in s~. ma da lei viene tutta la bellezza del frutto dell'albero. Cosl senza la fede non si giunge aUa salvezza . Non si tratta - conclude Stitny - di digiunare, di fare dei pellegrinagsi, ma d i vi vere nel suo proprio stato ».

Nel libro La Repubblica <rùlùma sono concentrate le idee di Stitny, nella lor o essenza. Forse perché laico, egli non subi persecuz ioni. Solo i contemporanei ortodossi e pedanti gli rimproverarono di scrivere il czeco e di non essere baccelliere. Alle.quali stoltezze, Stitny rispondeva:

« Ogni lingua deve lodare Iddio. La Scrittura c'insegna che i l re Assuero aveva <!egli scribi di diverse ling ue per i differenti popoli. Poiché la Scrittura rico,Ja quest o fatto, perché Dio non puù scrivere agli czc:chi nella loro lingua? Mi si rimprovera di non essere b:iccellie1·e Ma se io volessi, sebbene indegno, p:iragonarmi a un gran genio, .San Bernardo era forse b:iccelliere? Piacesse a Dio (ne si ponesse attenzione al senso d elle mie parole e non a colui che le dice: qualche volta un miserabile cana le porta un'acqua pura».

Come tutti gli altri precursori dell'hussismo anche Stitny non esce dai confini della Chiesa ufficiale,

« rn tutto ciò che scrivo mi sottometto alla Chiesa e alla scuola» _(cioè al· l'Unive rsità di Praga).

La riforma, si, ma non lo scisma. Ecco il segno che accomuna tutta la predicazione ereticale an teriore al luteranesimo , Huss stesso , come ved remo, n on pensò m ai a creare 'un movimento scismatico i volle solo un movimento riformatore, sempre nel seno della Chiesa.

Waldhauser, Milicz, Janow, Stitn y e g li altri o scuri di cui la storia non ci ha tramandato i nomi, sono gli aratori che dissodano il terreno. Huss trova il solco g ià aperto, pron to ad accogliere e · a fecondare l'imminente seminagione.

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