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IL TRENTINO VEDUTO DA UN SOCIALISTA

(NOTE E NOTIZIE)

Prefazione

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Molti ssimi italiani del regno, non esclusj coloro che fan pcofessione d'irredentismo (professione oggi abbastanza comoda e forse · anche sufficentemcr.ce lucrosa), conosco no assai vagamente la reale situazione cli quelle tcr.re ch'essi vorrebbero redimere. Molti italiani, anche colti, quando parlano del T rentino, 'danno prova di una grande ignor anza politica, linguist ica, geografica, Non si sa distinguere, ad esempio, il Trentino dal Tirolo Si crede che a Trento si pa rli tedesco Qualcuno candidamente :si doman da se Trento è bagnata dal mare ·come Trieste. Non c'è da meravigliarsene. Si fa presto a dimenticare la geografia appresa nelle scuole e gli italiani adulti viagg ia no poco.

l giornalisti poi che si occupano del Trentino lo fan no quasi sempre d o po un fugace soggiorno di ventiquattro o quarant'otto o re, tempo insufficente a con oscere un paese e a farlo conoscere a un pubblico lontano.

L'autore delle p agine che seguono ha d imo rato nel Tre ntino quasi tutto l'anno 1909. H a osse rvato, n otato, raccolto. Suo compito era que llo d i descrivere i l Trentino qu al'è oggi nella su a s itua zione ling uistica, economica, polìtka ; di informare il gran pubblico che ha ìd!;e false o ignora o si culla di beate illusioni che la realtà purtroppo smentisce.

Parte de11o studio sulJa lotta linguistica venne pubblicato nella V oce del gennaio 1910 e ottenne lodi da competenti. Lo si _tr overà qu i riprodotto in appendice.

Il riassunto delle d ott ri ne pangennaniste parve all'au tore necessa rio onde famigliarizza re il lettore col pangermanismo linguist.ico che ha il suo particolar campo d 'azione nel Trentino. B.

M .

Il Pangerman Ismo Teorico

Il pange rmanismo conscio deg li i ntellettuali no n è che la spiegazione e la giustificazione e l'apologia del pangermanismo pratic o che conquista i mercati del mondo e ru ba le clientele colon.iati all'Joghilteua. È notevòle t uttavia il fatto che i precursori del pangerma nismo « tedesco » e i dottrinari principali del medesimo siano s bocciati dapptJma sul suolo di Francia. Già in Ernesto Rcnan prima deUa «cr isi» del '70 troviamo accentuate simpat ie per il pangermanismo ariano e il Seillère le ha diligentemente rileva te. Ma il vero dottrinari o del pangermanismo è Gobineau. Jl suo Esiai sur l'inégalité des r aces è il vangelo del germanismo. Il pangermanismo è per lui « la manifestaz ione dell'arianismo imperialista » e l 'ariana è la razza che porta n el suo grembo le forme superiori della civiltà. Due razze sono oggi sul suolo dì Europa: l'indo-ariana superiore, dimorante al nord, e la latina o <(caotica», incrcx:iata co lla semita, brulicante al sud. Quest'ultima è un'jnsidia continua, un pericolo permanente per la prima. Il germanesimo d eve quindi puruicare l'Europa, riduce ndo in schiavitù · e gradata meflte eliminando l a ra zza i nferiore, la razza caot ica o mediterranea i ncapace di un tenore elevato di vita. N at uralmente tut to c iò c he è st ato fatto di nobile, di gran de, d i eroico è opera della razza ariana ; tutto quanto è vile è certo prodotto dalla razza «caotica » Il prevalere accidentale dì q uest a razza ci dà le epoche tenebrose della s toria ; l'egemonia ariana, quelle luminose. Il colore d ella pelle è il co lore dell'anima. Cosi, secondo Gobineau, abbiamo un a psicologia nera, una gialla, una bianca. La psicologia nera è quella dei popoli mediterra nei superstiti d ella corruzione imperiale e rinchius i. nelle ant iche fr o n tiere dell'impero. So no i p opoli che durante la lunga p ace r o mana si fusero e si confusero mischiando il sang ue siriaco e l'abis. sino, il numida e quello d élle Baleari, nel suolo de lla Francia e della Sp ag-na. Q uest o miscugli o trattenuto e contenu to dai rap present anti ultimi delle an tiche aristocratiche schiatte umane ·sino all'epoca dei

Cesari. divenne irresistibile con Caracalla, che allargò il diritto di cittadinanza a tutti i sudditi da R oma d ominaci nel bacino sudeuropeo. Non già ·il cambiamento delle fo rme politiche, da repubblicane a monarchiche, che segna l'inizio della decadenza di Roma, ma è la corruzione delle stirpi dominatrici al contatto troppo frequente e prolungato coi popoli inferiori. È questo un motivo nietzschiano, L'epoca tenebrosa che prende inizio dal nùscuglio delle stirpi nella Roma postcesarea, è rotta solo dai padri della Chiesa, davanti ai quali G obineau s'inchina. Poi, buio fitto, sino alla Riforma, opera del germanismo, 'il quale d 'allora non ha avuto più soste nella sua marcia v erso forme di vita superiore e non le avrà in seguito, se saprà tenersi irrunune dal contagio del brachicefalo a lpino.

Dopo il francese Gobineau, ecco un altro francese, Lapouge, egualII1ente saccheggiato dai pan germanisti. Il Lapouge, professore all'Università dj Montpd!ier, ammette, come il Gobineau, l'esistenza di due razze in tutti i paesi d'Europa: una di conquistato ri e di padroni per diritto d'origine, gli ariani o europei (homo turopanu) e u no d i vinti e di schiavi (i celti o alpini). Le differe nze fra le due razze sono profondissime, tanto dal punto di v ista 6sico come da quello morale L'indi v iduo appartenente alla razza ariana è alto, con capelli b iondi, occhi chiari, carnagione bianca, colla forma del cranio allungata, L'alpino è brachicefalo (cranio a base larga-piatta), è basso di statura, ha occhi e capelli bruni. Cosl la tinta del v olto. Le differenze morali non sono meno profonde. L'arfano è audace, l'alpino è timido; il primo è protestan te, il secondo è cattolico; l 'ariano ha il concetto di patria, l'alpino non hà che quello di famiglia : l'ariano è ·cercatore d'idee, l'alpino è invece accumula to re; l'aria no è nato per comandare, l'alpino per servire. Gli alpini autoctoni vivevano, secondo il Lapoug e, nelle montagne e nelle foreste allo stato quasi scimmiesco durante l 'epoca della pietra. Gli ariani se ne servirono da bestie da soma. Poì nel corso dei secoli il miscug lio fra le due razze confuse i .10[0 ca ratteri diffe. renti, tanto che oggi la razza inferiore, la brachicefala alpina o quella del caos,·minaccia seriament e la purità della razza bìonda. Guai se questa purità minacciata oggi andasse perduta domani. L'avvenire della civiltà sarebbe irrimediabilmente compromesso._ Orid'è che il L apouge, preoccupato delJe conseguenze di questo incrocio, propone, per conservare la purezza della razza bionda, l'applicazione, con t enacia e coraggio, di radicali prinCipi selettivi. Egli propone l'impiego della selezio ne artificiale positiva e n egativa: positiva favorendo la riproduzione d egli individui atti, con p rocreatori « eugenici », cioè scelt i i negativa distruggendo · senza pietà gli elementi parassiti, ristabilendo d ovunque la pena di morte e facilita ndo ai degenerat i, agli avariés et débanchls, l'appagamento sfrenato del lorò vizio, perché ciò gioverebbe rapidamente a eliminarli, Una città~ dice Lapouge, dove si vendessero vino e liquori gratis, diventerebbe subito la Mecca di tutti quanti gli alcoolizzati, i quali libererebbero i luoghi sani dalla loro molesta presenza, non rovinerebbero altri individui col. loro esempio e uccisi dal vizio scomparirebbero in breve. Questi principi ritroveremo negli autori del pangermanismo tedesco, Riassumendo: il Lapouge, come Gobineau, dichiara «eletta» la razza ariana oggi rappresentata in gran parte dal germanismo, non contenuto però solo nei limiti dell'im· pero tedesco attual e. (Secondo i pangermanisti, anche dodici milioni di francesi appartengono alla razza eletta). La razza inferiore- è la brachicefala dispersa sui territori dell'antico impero romano. La prima è fattrice, la seconda negatrice di civiltà. Quest 'ultima deve scomparire o essere ridotta ai servigi più umili e necessari, per n on ostacolare la razza ariana nel suo ascendente cammino. Per far scomparire la razza caotica e per trarre dal suo seno tutto quanto vi si racchiude ùi germano, le classi dirigenti applicheranno la selezione artificiale. Questa, nel breve giro di poche generazioni, ci darà un'umanità di uo. mini eletti, che potranno realizzare quelle forme _ di convivenza sociale oggi propugnate dalle diverse scuole socialiste, Senza una purificazione delle razze, colla g rad uale eliminazione della inferiore, non sarà mai realizzabile il socialismo I

Dopo i precursori francesi, il pangermanista più convinto, più entusiasta e più discusso è stato Houston Stewart Chamberlain. Il suo libro Dù Grundlagen da neunzehnten Jahrhunderl.r costituisce il vero vangelo del pangermanismo.

Chamberlain nacque a Portsmouth nel 1855, passò l'infanzia a Versailles e studiò in Inghilterra, segul i corsi universitari nelle università tedesche nella Svizzera. Chamberlain comincia botanico, poi non permettendogli la salute di applicarsi alle esperienze di labor;itorio, si tramuta in critico wagneriano, finisce predicatore dell'imperialismo germanico con un'opera di grande mole, se non proprio cli profonda dottrina,

11 criterio ch'egli introduce per distinguere le ra1:ze non è soltanto fisico, ma spirituale, anzi prevalentemente spirituale. Il colore dei ca· pelli, la forma del viso, la forma e la capacità dei crant, non sono elementi in modo assoluto necessad per distinguere l'una dall'altra razza. I capelli biondi; gli occhi chiari, la statura elevata, il color bianco valgono poco, se mancano nell'individuo le qualità « germane» dell'anima. I connotati spirituali dunque sono gli essenziali e quelli dobbiamo ricercare e fissare per non sbagliarci e confon dere germani con alpini. Per trovare con prontezza C sicurezza questi connotati psichici differenziatori, bisogna avere quello speciale innato colpo di occhiO degli allevatori professionali. Qui l'influenn di Darwin, di Gobineau e di Lapouge si fa sentire, poiché anche il Chamberlain vuole la fabb ricazione di una raz.z?, eletta. Meta no n irraggiungibile quando si applichino i principi della selezione artificiale positiva e negativa, magari favorendo l 'incrocio del sangui, che non deve però essere né lungo, né troppo diverso. Con questo criterio puramente personale, Chamberlain trova che Davide, Golia e forse _ Salomone erano germani, che Dante era germano, che tutta la Rinascenza era opera del germanesimo.

« Bas ta - dice Chamberlain - una sola passeggiata al museo di Berlino, nella galleria dei busti della Rinascenza, per convincersi che il tipo dei grandi italiani d i quel tempò è totalmente scomparso ..• »

È un naufragio completo che il .«germanismo italiano)> ha subito d al 400, Per Chambedain, L ute ro è il germano, Loyola è H latino-mediterraneo; Napoleone, sempre per Chamberlain, è « il g rande capita no del caos dei popoli», Goethe invece è il pwtotipo perfet to dell'ariano, l'uomo nella sua eccellenza. Per il discepolo di Chamberlain, il dottor Wellmann, Napoleone e Goethe sono entrambe meravigliose produzioni del germanesimo. Comunque il caos dei popoli esjste e d è una tara della civiltà.

« Chi viaggia - dice Chamberlai n - da Londra a Roma, va dalla nebbia verso il sole, ma nello stesso tem p-o d a una civiltà raffinata e da u n' alta cultura va ve rso la barbarie, la sporcizia, la brutalità, l'ignoranz:1, la menzogna, la miseria . N on è uno spettacolo d i decadenza quello che contempliamo al mezzogiorno: è un semplice arresto di sviluppo; quelle popolazioni sono rimaste alla civilt3 imperia le romana, mentre il mondo camminava in avanti Oggi, è vero, comincia no ad imitare goffamente il nord, ma invece di assimilarsene la superiore cultura, fini scono per perdere le vestigia pittoresd1c della loro originalità passata. Il "medi terraneo" è ·così in basso n ella scala culturale che Siviglia e Ate ne sono oggi città "meno europee'' di New-Yo r k e Melbourne. Fra i germani e i "caotid" e' è un abisso sul quale n on è p ossibile gettar ponti »-,

Naturalmente tutte le epoc bè che segnano un tournanl della storia sono dovute all'elemento germanico. La Rinascenza italiana o latina fo genere è opera di element i germani. Raffaello era biondo, Michelang elo non volle imparare le lingue classiche (le lingue del caos). Gio tto era tedesco. La rivolu zione francese è un prodotto dei germani. Di~ fatti tutti o quasi gli enciclopedisti era no germani. Le rivolte poi dei contadini « scopp iavano - dice Chambcrlain - col ~urore proverbiale del germano che ha troppo lungamente pazientato» Ma la razza caotica riprende il sopravve nto con quella Dichiarazione dei dirilli de/I'11on10 negazione dell'imperfalismo, che ha bisogno per affermarsi di una rigida divisione delle caste. .Oggi l'Europa grande è la germana. Là c'è l'equilibrio. Nell' E uropa mediterranea c'è disquilibrio e dissoluzione. La futura unità europea avrà il sigil/11m germanico. Chamberlain prepara già un nuovo verbo religioso per questa Europa di uomini eletti. La sua religione non ha nulla di comune con ciò ch'egli chiama la « monolatria )) giudaica, incapace di far assurgere le anime ai rapimenti del misticismo. Né ha punti di contatto col monoteismo mediterraneo, divenuto « una idolatria». Chambcrlain è ostile all'universalismo della chiesa di Roma. Gli sembra pericoloso per uomini che te ndono alla conquista del mondo e hanno bisogno di una religione perfetta, Propone invece un ritorno al Vangelo, liberato da tutte le maschere contraddittorie di cui l'hanno ricoperto i preci di Roma. Una religione ·cristista che abbia qual punto di origine Cristo, ecco l'ideale del Chamberlain. Per lui Cristo è probabilmente un ariano; certo il suo temperamento era germanico. Cristo non è, .per Chamberlain, il profeta della rassegnazione, ma il profeta della conquista; non si rivolge agli umili, ma ai guerrieri. Lo scoppio d'ira che gli pose in mano le fruste per cacciare i mercatori · dal tempio, è una rivelazione di qualità germana dell'animo: - la negazione palese del fariseismo usuraio degli ebrei. Cristo è un imperialista. ·

Il suo vangelismo conve nientemente rimodernato e purificato può servire di base al cristianesimo germanico di Chamberlain. Preparatori della nuova religione sono stati Kant e Schopenhauer. Ora il suo trionfo è questione di vita o di morte per il germanesimo: l?er mezzo dell'arte, questo filo d'oro che mette, secondo Chamber~ lain, in comunicazione il mondo della natura col mondo dello spirito.

(( Se - dice Chamberlain - una vigorosa rinascita di id ealismo, creatrice e ·specificatamente religiosa ad un tempo, non si produce fra noi germani, se noi non possediamo più la forza plastica necessaria per trarre dalle parole e dall'aspetto del Figlio dell'Uomo crocifisso, una religione compl eta , vivente, adattata al nostro carattere, alle nostre disposizioni, allo stato attual e de lla nostra cultura, una religione cosi immed iata mente convincente, di una bellezza così fa. scinatrice, presente, plasticamente mobile, e ternamente vera e tuttavia cosi nuova che n oi dovremmo abbandonarci ad essa senza resistenza, come l'amata fra le br accia dell'amante, senza parole, senza esitazione, col cuore pieno di entusiasmo, una relig ione ~rfeuamente modellata sulla nostra essenza getman ìca particolare (che noi sappiamo ben dotata, ma facile alla caduta} da renderci capaci di impadronirci di noi stessi, di nobilitarci e di fortificarci sino in fondo all'anima, se noi mancheremo a questo compito, falliremo anche nella conquista del mondo».

Le sensazioni della semiestasi sono dunque elementi essenziali del cristismo germanico del Chamberlain. In qual modo eccitarle?

E quale delle arti ecciterà più rapidamente e più profondamente l'animo alle intuizioni mistiche del cristismo germanico ? ·La musica. Wagner è il cantore del nuovo verbo. Senza Wagner, Chamberlain non avrebbe voluto vivere e certo non avrebbe potuto produrre. Per Chamberlain l'arte di Wagner è religiosa È « una rivelazione ì stantànea e vivente dell'inconoscibile». Senza la musica .dunque o l'arte in g enere, il cristismo germanico di Chamberlain rimarrebbe lettèra morta. E senza l'aiuto di questa nuova religione è impossibile vincere in noi gli a vanzi del caos, per condurre al trionfo le qualità germane che at tendono di essere risvegliate.

Come tutte le opere paradossali, anche quella del Chambulain è irta di contraddizioni. Qualche volta s'incontrano nella stessa pagina. Egli flagella e carezza, indifferenteme nte, colla steSsa mano. E a v olta a volta è tirannico e indulgente. Per il criterio del riconoscimento psicologico o delle affinità elettive ch'egli introduce ne lla sua concezione d el germanesimo, cadono gli esclusivismi che condannava no a vegetare fuori dell'orbita luminosa della civiltà i no n ariani. Chiu nque si mostra e si prova germano co i suoi atti, è germano qualunque sia il suo albero genealogico. Tutti dunque, anche gli afr:cani, p urché facciano professione di fede g ermanica, potranno far parte della grande futura dvilas germanica. Ciò consoli tutti coloro che dietro ai teorici del pangermanismo scorgonO i pericoli della conquista .guerriera e della conseguente schiavitù personale.

Ludwig Woltmann ha ripreso ìl motivo di ChamberJain, pur non arrecandovi molte variazioni. E gli, del resto, visse t~oppo brevemente per darci il «sistema» completo qual'è nei gusti dei pensatori tedeschi. Morl annegato nel Tirreno al principio del 1907. Woltmann comincia socialista sotto l'influenza di Marx e partecipa al movimento. Anch'egli è revhionista Tenta, insieme col Bernstein, di svecchiare Marx Non ci riesce e abbandona la politica per passare, grazie al}'jnfluenza di Nietzsche, sotto l e bandiere d ell'imperiali smo. Anche per Woltmann la Rinascenza italiana è una tappa intellettuale della razza germanica sottomessa a certe influenze locali di ambiente e di tradizione. I grandi italiani e· latini dell'epo~a furono t ed eschi. I loro nomi trad iscono le origini germane. Cosi Donatello Bardi viene da Barth; Gi otto è il tedesco Jotte: Alighieri è Aigler; Bruno è Braun; Ghiberti è \Vilbert; Santi è Sandt; Vinci è Winke; Vccellio è Wetzel; Tasso è Tasse; Buonarroti è Bohnrodt. E gli spagnuoli Vclasquez e !v[urillo furon o VelaJrisch e Moerl. La storpiatura di questi nomi è cosi evidente nella sua artificiosità che non v 'è bisogno di perder tempo a confutare.

P er il Seillère, « Woltmann fu un germanista nel senso puramente filos ofico della parola, un arianista, un profeta mistico dei destini della r azza b ionda dispersa sul globo intero e non veramente un pangermanista nel senso attuale e politico della parola». Tanto poco pangermanista i n quest'ultimo sigoi6cato che prima di finire cosi tragicamente la vita dubitava della missione civilizzatrice della razza tedesca.

« Io dubito - diceva - che la forma dello spirito tedesco e quella del la politica prussiana sia la più cara lleristica dell'anima germanica e I~ più degna della razza bionda »

Vero pangermanista nel ·senso politico e pericoloso della parola è l'austriaco L. Reimer, Egli , come gran parte dei panger manisti austriaci> è germanico d'adozio ne e suddit o spirituale degli H ohenzollern.

Il Reime r è figli o legittimo del G o bineau, di Chamberl ain, di Lapouge, di \X'olt mann Pe r Re ime r, a differenza di Gobineau e di Chamberlain, non è il semiti smo o la latinità il nemico del germanesimo, ma è il germano l'u nico nemico del germano e l'egemonia del globo si è disputata da quindici secoli fra potenze germaniche no n sempre conscie del loro essere e della loro origine. Per il Reimer, tanto nella prima quanto nella seco nda epopea ~apoleonica, è l'anima ger manica che sotto l'etichetta francese tenta·realizzare il suo sogno: l'impero universale. La nazione che più racchiude in sé di elementi germanici, la Prussia, è destinata a compirlo, malgrado la resistenza attiva e passiva dell' alpi no brachicefalo, razza inferiore di schiavi. D'accordo col Woltmann anche il Reimer r iconosce che il movime nto operaio attuale, conside rato dal pu nto di vista a ntropologico, non è che lo sforzo d'ascensio ne della couthe superiore o germanica d ella classe operaia verso il potere e verso la libe rtà. h un'altra facc ia dell'imperialismo. Q uesto si combatte fr a classe e classe; l'altro fra [azza e razza. I rivoluzionari dell'oggi, come i ri voluzionari dell'89, appar tengo no al germani smo. Saint Just, Robespierre, Siéyès non erano certo dei « brachicefali mongoloidi». Non avrebbero fatto la rivoluzione.

Il Reimer stima che la rivol uzione operaia non sarà possibile se il proletariato, in particolar modo il tedesco, no n r inuncerà all'inter~ nai.ionalismo uni versale, pericolosa eredità dell'ideale catto lico che abbraccia anche le raz ze inferiori corruttrici delle superiori. Come g li operai bianchi si difendono dalla concorrenza dei gialli o dei neri, cosl i germani dolicocefali d evono esse re garantiti d alla concorrenza dei brachicefali alpini. Al motto marxista <e Proletari di tutti i paesi unitevi I >> , è necessario sostitu ire questo: « Proletari germani di tutti j paesi unitevi I». Sòlo cosl sarà possibi le la rivoluzione.

Il concetto delle élite, che il Pareto ha int rodotto ne lla su a sociologia per spieg are la su ccessfone delle diverse classi al potere economico e politico deUe società, quel concetto fa la sua comparsa nell'antropologia -pangermanista del Reimer. La Hilt germanica del proletariato arriverà al sommo grado della piramide sociale, purché sappia scindersi d all a massa caotica e sappia respin gerla. Che il proletariato tedesco vada liberandosi dell'internazionalismo vecchia maniera è verità. Non cì p.ire ché gran parte vi abbiano il Rcimer e compagni Ma è un fatto che l'internazionalismo dei socialisti tedeschi è ben diverso dall'internazionalismo dei socialisti latini, specie francesi. I socialJsti tedeschi, come tutti gli altri cittadini, vogliono una Germania forte, agguerrita, capace di vincere n on solo nelle lotte industriali, ma anche in una guerra. Lo sciovinismo è malattia più diffusa in Germania che in Fran• e ia. ·Questa malattia ha in Germania delle esplosioni sintomatiche, Esempio recenti ssimo la discesa del Mayer bavarese nel Trentino per conquistarvi il castello di P ergine. Mayer e la sua banda furono respin ti a sassate, ma il castello di Pergine, sito in uno dei luoghi p iù panoramicamente deliziosi della Valsugana, oggi è tedesco, perché i pangermanisti l'hanno comperato dall'italiano vescovo di Trento; e mediatore del contratto è stato uno dei membri più influenti della Lega nazionale, che, come t ~tti sanno, ha lo scopo di serbare intatta l'italianità linguistica e territoriale dei paesi italiani sottomessi ali'Austria.

Secondo il Reimer, programma del pangermanismo d ev'essere la conquista pacifica o violenta dei paesi meno germanici, annettendo alla Germania i territori dell'Italia settentrionale, della Francia orien· ta le, dell'Austria tedesca e di t utte le piccole nazioni del nord dove l'ele· mento germanico è prevalente. Questo sogno di conquista europea (la Germania t venuta trop po tardi per crearsi un impero coloniale) è il sogno che scalda 1a g ioventù tedesca, I comitati pangermanisti che reclutano tante forze tra la gioventù accademica hanno già pubbli· c~to e abbondantemente diffuso una carta geog rafica raffigurante l'Eu~ topa verso il 1950. Tutto il centro d'Europa è divenuto tedesco. Le pjccole nazioni che oggi inquadrano la Germania sono scomparse inghiottite dall'impero. L'Italia ha ridotto i suoi contini a Udine. Trieste è tedesca. Questa cat_ta geografica non è un'anticipazio ne alla Wells. Assai difficilmente Trie ste pottà mai diventare politicamente italiana. È la Germania che tende a Trieste. Se domani la Germania possedesse Trieste, l'Inghilte rra vedrebbe irrimediabilmente minata la sua egemonia mediterranea e Malta diventerebbe forse un fortilizio tedesco.

Né basta ai ·pangermanisti indicare con tali piani le mete ideali d ella razza bi.onda; essi indicano anche i mezzi onde preservarla da ibridismi che turbandone la purità, ne Còmprometterebbero i destini.

E il Reimer prende dal I...apouge il metodo della selezione artificiale, tanto negativa quanto posit iva. La civitas ger manica avrebbe divisioni rigidamente castali come neUe società d'oriente. In alto ci sarebbe il gruppo dei germani pu rì, che dirigerebbero politicamente e spiritualmente la società ; in mezzo i semigermani tollerati; in basso, al piedistallo, i non-germani, spinti alla sterilità e alla morte. Il brachicefalo alpino sarebbe adibi to ai lavori più pesanti e malsani, vera bestia da soma, senza diritti e senza avvenire. Tale il quadro de1la società ger• manica quale ci vien prospettato dal Bellamy del pangermanismo, il do ttor Reimer.

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