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Nasce a Vigna di Valle il dirigibile militare
NASCE A VIGNA DI VALLE IL DIRIGIBILE MILITARE
Sul lago di Bracciano l'idroplano volava sull'acqua a 70 chilometri all'ora e dimostrava una perfetta stabilità laterale; non vi erano più segreti da svelare ed era quindi giunto il momento di proseguire oltre nelle sperimentazioni aeronautiche; già dal 1905 un dirigibile floscio aveva volato a Schio ad opera del Conte Almerigo e con l'assistenza del Tenente Cianetti.
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Si trattava quindi di concretizzare lo studio già fatto da Croceo e Ricaldoni per la costruzione di un dirigibile militare di tipo semi-rigido, con caratteristiche completamente nuove; il pallone dirigibile sarebbe stato mantenuto in forma da una trave reticolare metallica di irrigidimento posta all'interno del dirigibile, in corrispondenza della chiglia.
Moris da tempo voleva dare inizio alla costruzione del dirigibile, ma le pratiche, inoltrate tramite i canali gerarchici al Ministero della Guerra, continuavano a rimanere senza risposta.
Moris non si perse d'animo ed approfittando della conoscenza che aveva fatto del Sovrano e del suo entusiasmo per l'aeronautica, si rivolse direttamente a lui per ottenere i finanziamenti necessari.
Vittorio Emanuele interpose i suoi buoni uffici e fece assegnare 400.000 lire per l'acquisto del terreno a Vigna di Valle e per la costruzione dell'hangar; restavano ancora fondi sufficienti per dare inizio alla realizzazione del dirigibile.
Le parti in stoffa del dirigibile furono costruite nello Stabilimento Costruzioni Aeronautiche della caserma Cavour; la trave metallica fu costruita dalla ditta Savigliano.
Il 26 luglio 1908 il dirigibile, finito di montare, fu gonfiato ad aria nel cortile interno della caserma per controllare la tenuta dei compartimenti a gas; l'involucro fu quindi smontato e portato a Vigna di Valle.
L'N.l, (così fu denominato il primo dirigibile militare italiano) fu rimontato e gonfiato ad idrogeno; il 29 settembre 1908 esso fu sottoposto alla prova di rimorchio sotto il controllo vigile di Moris.
Il primo volo dell'N.1 a Vigna di Valle avvenne il 3 ottobre 1908; nella navicella, che era molto simile allo scafo dell'idroplano, presero posto Croceo, Ricaldoni ed il meccanico Laghi; Moris, rimasto a terra, seguì il dirigibile nel suo volo da Vigna di Valle a Bracciano e viceversa, correndo con la sua automobile lungo la strada circumlacuale.
A Vigna di Valle Moris fu il primo ad accorrere per congratularsi con i suoi ufficiali; egli pretese immediatamente di avere un posto a bordo del dirigibile per l'uscita successiva.
Il 5 ottobre l'N.1 effettuò due uscite; alla prima uscita Moris effettuò un volo di circa un'ora con Croceo e Ricaldoni e si diresse su Anguillara; la seconda uscita della giornata si svolse in presenza del Ministro della Guerra, accorso ad ammirare l'opera straordinaria della Brigata Specialisti.
Moris partecipò anche alla quinta sortita, 1'11 ottobre, con Croceo, Ricaldoni e Munari ed alla sesta, il 18 ottobre, con Croceo, Ricaldoni ed il meccanico Contin.
Alla settima sortita, il 19 ottobre, partecipò anche il Ministro della Guerra ed all'undicesima volarono il Duca di Genova ed il Maggiore Moris.
1131 ottobre, alla sua quattordicesima uscita, l'N.l effettuò un volo ricordato dalla cronaca del tempo come il primo sorvolo della Capitale.
Il giorno dopo, domenica 1 ° novembre, festa di tutti i Santi, il quotidiano "11 Messaggero", uscì con un titolo a tutta pagina: "Un'altra vittoria del genio italiano"; nell'articolo che seguiva era scritto: " ... Il dirigibile militare è venuto da Bracciano a Roma ed è tornato a Bracciano dopo un giro sulla città ... " Una colonna della prima pagina era dedicata al maggiore Maurizio Mario Moris, l'artefice principale e silenzioso di quella vittoria, ed era intitolata "Un colloquio con il maggiore Moris". Eccone il testo: "Uno dei principali cooperatori a questa gloria italiana che è il nostro dirigibile è stato il maggiore Maurizio Mario Moris, comandante il distaccamento del 3° Reggimento Genio - Brigata Specialisti. È il tipo dell'ufficiale moderno, non solamente valoroso e leale, ma studiosissimo. Alto, magro, dalla fronte spaziosa, gli occhi rilevanti una intelligenza sveglissima e grande energia, la barbetta fra il biondo ed il grigio precoce, appare uomo abituato a comandare agli altri ed a se stesso; è nativo del Piemonte, la forte terra a cui l'Italia deve molte fra le più belle pagine del suo Risorgimento.
Abita in un villino di via degli Scipioni n. 72.


Ieri sera, quando sapemmo che era tornato nella sua automobile da Bracciano, ci recammo a visitarlo, desiderosi di conoscere l'impressione sua sull'avvenimento del giorno che viene ad aggiungere una nuova gloria al nome italiano. "Nessuna intervista" egli disse subito, "non mi piace che il mio nome vada sui giornali; c'è già andato troppo contro il mio volere". "No Maggiore, nessuna intervista: desidererei solamente sapere le sue impressioni sulla superba vittoria di oggi poiché ella ha seguito in automobile il volo trionfale del dirigibile". "Eccole qualche notizia riassuntiva: il dirigibile partì a mezzogiorno preciso da Vigna di Valle, fece un giro attorno al lago di Bracciano e per Anguillara, tenendosi a sinistra della via Cassia, si diresse su Roma procedendo ad una velocità di 45 chilometri all'ora, senza adoperare tutta l'energia del gruppo propulsore, all'altezza di circa 400 metri dal suolo, con vento in poppa. Giunse a Roma in trentacinque minuti. Al ritorno ebbe vento contrario e quindi rallentò alquanto la sua corsa ed impiegò un tempo molto maggiore. TI dirigibile, nel lottare contro la tramontana, si portò benissimo; non ebbe mai a subire scosse, mai beccheggiò; proseguì tranquillo e maestoso la sua marcia ed andò a scendere tranquillamente presso l'hangar di Vigna di Valle. Domani si procederà al suo sgonfiamento per metterlo in condizioni di riprendere piu tardi le esperienze".
Moris era soddisfatto; sapeva di avere dato al pallone la possibilità di dirigersi e di navigare secondo la volontà del pilota, in altri termini di averlo trasformato in una aeronave e, come più semplicemente si chiamò, in un dirigibile.
Secondo la programmazione fatta da Moris ed approvata dal Ministero della Guerra, all'N.1 seguì l'N.1 bis, l'N.2, l'N.3 e tutta una serie di dirigibili semi rigidi che saranno impiegati con successo nella guerra in Libia (1911-1912) e nella prima guerra mondiale.
Fino al 1919 la filosofia costruttiva dei semirigidi italiani sarà quella voluta da Croceo; successivamente l'ing. Umberto Nobile, diventato direttore dello Stabilimento Costruzioni Aeronautiche, apporterà modifiche sostanziali ai criteri costruttivi del semirigido italiano, tanto da farlo apprezzare in tutto il mondo.
Moris, che fu superiore di Croceo e che poi sarà amico di Nobile, conserverà sempre una predilizione per il dirigibile rispetto all'aeroplano, a ragione del fatto che nella costruzione dei dirigibili avevamo raggiunto un livello internazionale usando ingegneri e manodopera militare, mentre per quanto riguarda gli aeroplani, abbiamo raggiunto una

Vigna di Valle, anno 1909 Il dirigibile N.1 bis poco prima de/In partenza.

certa originalità costruttiva solo alla fine della prima guerra mondiale, restando quasi sempre dipendenti dall'industria aeronautica francese.
Questa predilezione fu causa di dispiaceri per Moris, ingiustamente accusato da alcuni detrattori di avere trascurato l'aviazione, cioè l'insieme degli aeroplani, a vantaggio dell'aeronutica, cioè dei dirigibili.
In effetti Moris diede il suo massimo appoggio a Croceo e Ricaldoni che progettarono e costruirono nello Stabilimento Costruzioni Aeronautiche tutta la serie dei dirigibili P (Piccolo) ed M (Medio) che presero parte, i primi alla guerra di Libia, ed i secondi, alla prima guerra mondiale.
Moris prevedeva un grande avvenire per i dirigibili nell'aviazione civile; quando, nel primo dopoguerra, egli divenne nuovamente Direttore Generale per l'Aeronautica, la sua grande aspirazione fu quella di fare costruire grandi dirigibili per collegare l'Italia con l'America del sud attraverso regolari vie aeree.
Nel 1919 Celestino Usuelli aveva lanciato l'idea per la costruzione di un grande dirigibile semirigido da trasporto da 34.000 metri cubi di volume ed aveva riunito nel suo studio privato altri tre famosi ingegneri progettisti: Croceo, Nobile e Prassone. Ma il progetto sarebbe rimasto lettera morta senza l'intervento del Direttore Generale per l'Aeronautica, Generale Moris. li T.34, come fu chiamato il più grande dirigibile semirigido costruito fino allora, fu venduto all'Esercito degli Stati Unili con il nome di "Roma".

Alla fine del 1919, mentre iniziavano i primi lavori del T.34, Usuelli iniziò lo studio del T.120; ma non vi fu molto accordo sulla filosofia del progetto fra Croceo e Nobile ed il T.120 rimase solo sulla carta.
Nobile non credeva nel semirigido da 120.000 metri cubi, perché loriteneva di dimensioni eccessive per quel tipo di costruzione, e pertanto lanciò un suo progetto per un semirigido da 55.000 metri cubi, ritenendolo più adatto ai mezzi ed alle conoscenze che allora si avevano in Italia.
Moris, dopo avere aiutato Nobile a diventare direttore dello Stabilimento di Costruzioni Aeronautiche e dopo avere salvato quest'ultimo dalla liquidazione, si era dimesso dall'incarico di Direttore Generale e si era ritirato a vita privata.
Ma continuava ad entusiasmarsi per i problemi aeronautici; il 15 luglio 1921 Moris da Lugano scriveva a Nobile: " ... .Intanto però perdiamo tempo prezioso. Come Ella saprà meglio di me la Zeppelin ha trovato la via giusta. Si sta installando grandiosamente in Spagna ed ormai tutto è

pronto per organizzare al più presto la linea da noi vagheggiata, la linea Cadice, isola Capo Verde, Pernambuco, Rio de Janeiro, Montevideo, Buenos Aires, ecc .... Un avvenire immenso, un traffico inaudito ... l'avvenire il più grandioso che si possa immaginare per la Spagna. Io vedo qui a Lugano parecchi argentini che mi dicono cose molto interessanti circa la ricchezza inesplorata dell'immensa regione che si estende verso Sud e che considerano l'evento di linee aeree con potenti dirigibili come il principio di una nuova era di prosperità per il loro paese e per l'Europa. Beata Spagna!".
Quando poi ·obile con il dirigibile .1 di sua costruzione, denominato "Norge" dopo l'acquisto da parte dell' Aeroclub di Norvegia, sorvolò il Polo Nord, l'entusiasmo di Moris giunse alle stelle. In data 14 giugno 1926 Moris così scriveva dalla sua villa di Monte Mario: "Mio carissimo e bravo Nobile, oggi ho saputo dallo Stabilimento che le inviano il materiale a New York ed io prendo questa occasione per inviarle il più affettuoso, il più intenso, il più paterno saluto. Dico proprio paterno, giacché se avessi avuto un figlio non avrei certo trovato in lui l'affezione, l'unione di anima e di cuore che ho trovato in Nobile .... La notizia della sua nomina a generale mi ha fatto piacere, non per la cosa in se, giacché ben altra cosa io avrei fatto per Nobile se fossi stato in condizioni di imporre la mia volontà, ma perché essa mette nelle sue mani per ora tutto quanto riguarda i dirigibili ed in seguito, io spero, tutta quanta la nostra aviazione .... Ciampino deve essere il più grande cantiere di dirigibili N (cioé tipo Nobile - n.d.A.) sempre più perfetti.
Dobbiamo avere al più presto N. 54 e poi N. 150 e per ottenere risultati grandiosi è indispensabile che Nobile sia padrone assoluto epossa spezzare i vecchi antagonismi e le nuove invidie .... Io sento che Ella non ha perduto un momento e che la grandiosa esperienza compiuta ha certamente fatto germogliare nel suo cervello tutto un programma d~ studio, di creazione e di azione. Quel programma sarà il grande trionfo della nostra aeronautica se la Superiore Autorità saprà comprendere, saprà dare a Lei il più grande appoggio e saprà mettere lo Stabilimento in condizioni di produrre. Per questo io conto specialmente sulla sua influenza personale su Mussolini .... ".
In effetti Nobile, con l'approvazione di Mussolini, tornerà al Polo Nord con il dirigibile "Italia", ma la sua avventura si chiuderà tragicamente sul pack; ne approfitteranno i detrattori del dirigibile per abolire definitivamente la specialità dirigibilisti dalla Regia Aeronautica; eravamo nel 1928 ed il generale a Monte Mario deve avere subito un contraccolpo terribile.


Nove anni dopo, Moris, ormai invecchiato e distrutto moralmente dalla recente perdita della sua cara moglie "Mimì", vide tramontare definitivamente il suo grande sogno, quello di vedere l'Atlantico attraversato da grandi aeronavi passeggeri; infatti anche il sogno di Zeppelin andò in fumo; l'ultima grande aeronave ad attraversare l'Atlantico fu l"'Hindenburg" che nel 1937 fu distrutto da un incendio all'arrivo negli Stati Uniti.
Moris morirà a Roma nel 1944, sette anni dopo aver visto crollare ogni sua illusione sui dirigibili, ma comunque dopo avere anche visto nascere compagnie di navigazione aerea, come egli sognava, dotate di potenti aeroplani anziché di grossi dirigibili.
