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LA za GUERRA MONDIALE

1. 1940: l 'intervento italiano in guerra.

La crisi internazionale del 1938, che ebbe il suo momentaneo epilogo nella Conferenza di Monaco nel settembre dello stesso anno, rappresentò il campanello d'aJlarme della nuova tragedia che si stava affacciando alle porte dell'Europa.

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Se in Germania c'era ormai la determinazione a perseguire i propri scopi ricorrendo anche alle armi, in Francia ed Inghilterra si stava facendo sempre più strada la convinzione che i vari sforzi fino allora sostenuti per salvare la pace erano stati inutili.

Tra queste due posizioni si venne a trovare il Governo Italiano che, aspirando a svolgere un ruolo fondamentale sulla scena europea, decise di dare un preciso segnale politico ordinando una mobilitazione parziale.

Lo scopo dichiarato era quello di rinforzare, oltre ai presidi d'oltremare e le grandi unità de ll 'Armata del Po, il I ed il II Corpo d'Armata, stanziati nei press i del confine occidentale, i reparti della Guardia alla Frontiera, di recente costituzione per il presidio delle opere fortificate, e tre Divisioni Alpine.

Queste misure erano in linea con lo schieramento internazionale del Paese che si era onnai orientato verso un 'a lleanza poUtico-militare con la Germania, pur non avendo ancora sancito la propria posizione ufficiale con un trattato internazionale 100

D 'a ltra parte le condizioni di inferiorità ne . i confronti della Francia, in termini cli uomini e di armamento, e la situazione generale dell 'Esercito, logorato dalle recenti campagne africane e spagnole ed impegnato nell'assimilazione dell'ordinamento

10°L'a1leanza con la Germania viene firmara il 22 maggio 1939 a Berlino dai Ministri degli EsLeri, Galeazzo Ciano e Joa chim von Ribbenlrop. L'accordo, deLto PatLo d'Acciaio, impegna i contraenti ad intervenire automaticamente in un conflirro che veda coinvolLo l'all eato.

Pariani101 , erano tali che la mobilitazione non permeneva altro atteggiamento che non quello esclusivamente difensivo.

Ma a consigliare un aueggiamento prudente, oltre alla consapevolezza della propria precaria situazione militare, giocavano altri due fattori altrettanto importanti e, per il momento, decisivi: il dubbio sulla reale capacità tedesca di travolgere i Francesi in tempi brevi ed il teJTeno alpino.

Tralasciando per un momento quest 'ultimo aspetto, è qui importante sonolineare il fatto che tutta la radunata e lo schieramento dell'Esercito sul fronte francese avvenisse in funzione prettamente difensiva e con la possibilità di limitate azioni offensive tendenti esclusivamente al miglioramento della linea di resistenza.

Con queste premesse, di per sé limitative e penalizzanti che al momento opportuno crearono improvvisazione e difficoltà di varia natura, il 10 giugno 1940 l'Italia entrava in guerra al fianco della Germania.

2. Il fronte occidentale.

Prima di narrare le operazioni che videro impegnati i reparti sciatori è opportuno dare un breve accenno alle caratteristiche del terreno, limitando la descrizione a l solo settore che vide impegnate queste unità.

Ne l 1940 il confine era quello stabilito il 21 luglio 1860 a Plombières , con la cessione alla Francia della Savoia e della Contea di Nizza da parte del Regno di Sardegna, come contropartita all'aiuto militare francese in chiave ant i austriaca.

In particolare, seguendo criteri geografici ed etnici, il confine correva sempre lungo la dìspluviale alpina tra il bacino del Po e quello del Rodano102 .

101 Ordinamento Pariani: con questa dicirura si intende la riforma ordinativa dell'Esercito, arruaca nel 1939 dal Sottosegretario alla Guerrn e Capo di Stato Maggiore dell'Esercito generale Alberto Pariani. In essa si prevedeva il passaggio dalla classica Divisione ternaria, basata cioè su ere reggimenti, a quella binaria, su due reggimenti.

102Ne l 1940 il confine, pur seguendo pressochè costantemente la displuviate, talvolta se ne distaccava a vantaggio dell 'I talia. Dopo il trattato di pace di Parigi nel 1947, tutti questi salienti non solo sono stati eliminali, ma ne sono stati istituiti altri, a vantaggio francese, come l'alta Val Cenischia, il Colle del Moncenisio e la Val Fredda vicino a Bardonecchia.

Ai fini militari, la caratteristica principale delle Alpi occidentali è rappresentata dalla mancanza delle Prealpi sul versante interno o italiano, sistema montuoso invece ampiamente presente sul lato esterno della catena.

Questa particolarità orografica permetteva alla Francia di organizzare una difesa in profondità, articolata sui due o tre contrafforti montuosi che separano il confine dalla valle del Rodano; al contrario il versante italiano , superata la cresta cli confine , non presenta più ostacoli naturali allo sbocco in Val Padana.

Lo stesso andamento delle valli che, in Italia, da Torino si aprono a ventaglio verso il confine senza vie di comunicazione tra cli loro, se da una parte favorisce l'afflusso dei rifornimenti, dall'altra impedisce la possibilità di travasi di forze da una valle all'altra precludendo ogni possibilità cli manovra per linee interne.

Inoltre la parte settentrionale del confine tra i due Paesi coincideva con il tratto più elevato ed imponente dell'intero arco alpino comprendente il Monte Dolent (3823 m.), punto triconfinale tra Italia Francia e Svizzera ed il massiccio del Monte Bianco (4810 m.) 103

Questo tratto di frontiera, privo di vie di comunicazione e quasi integralmente ricoperto da ghiacciai perenni , era praticabile solo da piccoli gruppi di uomini particolarmente addestrati ed equipaggiati ed impediva ogni operazione di qualche importanza.

Il Corpo d'Armata Alpino, che aveva la responsabilità cli questo settore, vi impiegava la Divisione Alpina Tridentina a cui aveva dato in rinforzo, per il pa1ticolare terreno in cui era chiamata ad operare, il battaglione Alpini Duca degli Abruzzi ed il reparto Arditi Alpieri; in questa zona, inoltre, operava sin dalla mobilitazione del 1939 il reparto autonomo Monte Bianco.

Il battaglione Alpini Duca degli Abruzzi era il battaglione della Scuola Centrale Militare di Alpinismo che, all'atto della mobi- litaz ione, aveva modificato la sua particolare struttura organica, per assumere quella di un no rmale battaglione Alpini; in segujto a tale ristrutturazione aveva ceduto la compagnia Alpieri perché destinata a costituire una nuova unità, altamente specializzata, denominata reparto Arditi Alpieri.

103n massiccio del Monte Bianco, sul versante italiano, dal Monte Dolent (3819 m. ) al Col de la Seigne (2514 111.) è un'autentica barriera naturale che si erge quasi verticalmente sulle Valli Ferrel e Veny ed è formata dalle Grandes Jorasses (4206 m.), dal Dente del Gigante (4014 m. ). da Punta Helhronner (3470 m.), dal Monte Maudit (4468 m.), dal Monrc Bianco (4810 m ), dall'Aigulles de Bionnassay (4051 m.) e dal Tré la Tece (3920 m.).

Il comando di quest'ultima unità venne affidato al Capitano Pietro Barbieri con i Tenenti Giuseppe Fabre e Giuseppe Lamberti quali subalterni.

Il reparto autonomo Monte Bianco, costituitosi presso la Scuola di Alpinismo a cura del Capitano Giuseppe Inaudi che ne assunse anche il comando, era operativo in zona già dal 1939 ed era costituito da guide e portatori del posto inquadrati da Ufficiali degli Alpini scelti fra i m igliori alpinisti italiani.

Questa unità aveva la responsabilità della catena del Bianco dal Monte Dolent al Col de la Seigne e, per assolvere al compito, era stato articolata in tre sottosettori: Ferret, Gigante e Miage; Comandante dell'intero settore era il Tenente Colonnello Arnaldo Voila.

Alla vigilia della guerra con la Francia il reparto cambiò denominazione assumendo quella di reparto Valligiani Monte Bianco e risultando costituito con il personale della precedente unità completato dagli elementi valligiani, da richiamare, già predesignati per tale repa1to 104

Durante il breve ciclo di operazioni sul fronte occidentale, 2125 giugno, il reparto Valligiani Monte Bianco svolse prevalentemente azioni di pattuglie, con lo scopo di prevenire eventuali aggiramenti, per l'alto, delle unità della Tridentina orientate, come da ordine di operazione n. 1 del Comando del Corpo d'Armata Alpino, lungo la direzione d'attacco: Col de la Seigne - Col Cormet de Roselend, per acquisire i coll i du Bonhomme e del Cormet de Roseland ed assicurarsi lo sbocco verso Beaufort105

Il battaglione Alpini Duca degli Abruzzi ed il reparto Arditi

Alpieri vennero, invece, inseriti nel dispositivo della Divisione come colonna di destra con due battaglioni del 5° Alpini, agli ordini del Colonnello Carlo Fassi.

104cfr. Documento n. 30: circolare n. 14500 in data 28 maggio 1940 (U.O.M. Sezione MobiliLazione) Approntamento del Reparto Valligiani Monte Bianco e circolare n. 00320 in data 7 giugno 1940 (U.O.M. Sezione Ord inamento) reparto valligiani Monte Bianco.

105Cfr. Documento n. 31: Ordine di operazioni n. 1 in data 21 giugno 1940 del Comando del Corpo d'Armata Alpino, Ufficio Operazioni.

Questi, alle 8 del 21 giugno, raggiunto il Comando del battaglione sciatori, venne ragguagliato sull'esatto schieramento dei reparti dipendenti sulle pos izio n i di confine in quel momento.

La 133" compagnia , destinata ad operare al Col d'Oneillon, si trovava a q. 2713, a sud di Col de la Seigne; la 103" a q. 2760, a nord -ovest di Les Piramides Ca lcarées; il reparto Alpieri a q: 3012, nord di Col de la Seigne; 1'87" di rincalzo a q. 2760.

Il Colonnello Fassi illustrò, quindi, al Comandante del battaglione i compiti particolari assegnati alla sua unità: la 103" e 1'87" cp. ed il reparto Alpieri avrebbero svolto un'azione sulla destra e per l'alto in direzione cli Monte Tondu - Col d'Enclave, con gli Alpieri che sarebbero avanzati per la linea di cresta ciel Glacieres des Glacieres in direzione degli obiettivi assegnati dal Comando Divisione alla co lonna di destra (carta n. 6).

Inoltre , essendo ormai prossima l'ora stabilita per l'inizio delle operazioni , fissata per le 09,30, il Comandante del reggimento ordinò di far sconfinare i primi elementi esploranti del battaglione e del reparto Alpieri.

La sera del p1imo giorno di combattimenti , nonostante il tempo in peggioramento , vide il battaglione Alpini Duca degli Abruzzi e gli Alpieri giungere sul Combe Noire, mentre la 133·· cp. occupava il Col d'Oneillon.

Il 22 il battaglione sciatori proseguì la sua az ione fiancheggiante ed alla sera si attestò, con alcuni elementi, sul costone del Monte Tondu, con altri di fronte al Col d ' Enclave e con altri ancora sulla destra dell 'alta Valle des Glacieres.

La giornata del 23 giugno ebbe inizio, per il battaglione sciatori, con un tentativo di sorprendere , nottetempo, le posizioni nemiche di Col d'Enclave , ma la pronta ed efficace reazione francese ne impedì la rea lizzazione, costringendo il battaglione ad attestarsi sulle posizioni raggiunte.

La par ziale battuta d 'arresto venne sfmttata dal Col. Fassi per provvedere all 'alimentazione logistica del Duca degli Abruzzi e degli Alpieri, divenuta particolarmente impellente per le catt ive condizioni ambientali che, rese ancora più dure dal maltempo e dal freddo, avevano provocalo i p1imi casi di affaticamento e di congelamento.

Il giorno successivo il battaglione era ancora attestato sulle linee raggiunte, pronto a sostenere, appena le condizioni meteorologiche lo avessero permesso, l'azione dei battaglioni Tirano ed Edolo quando, alla sera, venne raggiunto dalla notizia dell'armistizio tra l'Italia e la Francia e della cessazione delle ostilità.

Si concludeva così la campagna sul fronte occidentale nella quale la smania di un concreto successo più politico che strategico si era venuta a scontrare con le difficoltà rappresentate da un terreno particolarmente ostile e da un'organizzazione difensiva altamente efficace; difficoltà che solo le capacità dei Comandanti e la dedizione dei subordinati erano riuscite. in parte, a mitigare.

3. I nuovi ordinamenti dei reparti sciatori.

Terminate le operazioni contro la Francia, mentre alcune Divisioni Alpine venivano spostate in zona di mobilitazione, la Tridentina si era portata a i confini con la Jugoslavia per una possibile azione offensiva in quel teatro.

Caduta tuttavia l'opzione operativa nei confronti di quel Paese, ai primi di ottobre Mussolini, che pure già aveva in mente di attaccare la Grecia, ordinò la parziale smobilitazione delle truppe .

A seguito di questa direttiva anche i repa1ti sciatori furono oggetto di un ridimensionamento organico, in particolare: il battaglione Duca degli Abruzzi, tornato alle dipendenze della Scuola Centrale di Alpinismo, venne smobilitaco e definito non più mobilitabile mentre il reparto Arditi Alpieri ed il reparto Valligiani M~onte Bianco vennero soppressi 106.

Rientrato in sede, il battaglione Duca degli Abruzzi riassunse i compiti e la struttura che aveva in tempo cli pace, riassimilando quel personaJe altamente specializzato che aveva dato vita al reparto Arditi Alpieri ed il reparto Valligiani Monte Bianco scioltL come abbiamo già accennato, a segujto della parziale smobilitazione ordinata dal Capo del Governo ed iniziata il 25 ottobre.

106cfr. Documento n. 32: circolare n. 14320 in data 8 agosto 1940 (U.O.M.)

Smob ilitazione Reparto Valligiani Monte Bianco e Reparto Guide Valli di Lanzo e circolare n. 24530 in daLa 18 ottobre 1940 (U.O.NI.) Smobilitazione del btg. alpini Duca degli Abruzzi.

Nel frattempo, ad Aosta, la Scuola aveva continuato la propria attività di Ente addestrativo con un impegno ed una dedizione tali che, al successivo ordine di mobilitazione dell'inverno 1940, fu in grado di costituire in rapida successione i battaglioni sciatori Jvfonte Cervino e Monte Rosa utilizzando, in particolare per il primo, il personale del battaglione Duca degli Abntzzi e quello in esubero della Scuola stessa.

La necessità di ricostituire almeno un battaglione sciatori, in grado di condurre atti tattici che richiedessero una grande mobilità e capacità in terreni innevati o comunque difficili, era stata avve1tita in Grecia.

In quel teatro operativo, infatti, il fronte si era stabilizzato sul massiccio albanese del Tomo1i a seguito del decisivo intervento delle Divisioni Alpine inviate , in tutta fretta , a tamponare le falle che i Greci, con la controffensiva del novembre '40, avevano aperto nell 'intero dispositivo italiano con l ' intento di tibuttarci a mare privandoci dell'Albania.

Contemporaneamente anche la Scuola Centrale Militare di Alpinismo, sulla sco1ta delle esperienze maturate sul fronte francese, aveva proposto un analogo provvedimento con il fine di costituire un reparto in grado di svolgere servizi di ricognizione veloce su terreni montuosi.

Per fronteggiare questa esigenza la Stato Maggiore dell 'Esercito stabilì, con il foglio n. 008630 (U.0.M.) in data 14 dicembre 1940 , di dare corso alla costituzione, presso il deposito del 4° reggimento Alpini, del battaglione sciatori Monte Cervina1°7 che, a differenza degli altri battaglioni Alpini, aveva due sole compagnie , non numerate progressivamente come da tradizione, ma con l'anomalo numerico di 1• e 2•.

107n battaglione Monte Ceroino venne costituito nell 'inverno del 1915 dal deposito del 4° Alpini , come battaglione di Milizia Mobile. Inquadrava la 133" compagnia e, dal 1916, la 87' e la 103• compagnia , avute dal battaglione Alpini Aosta. Operò a Passo della Borcola, s ul Pasubio , sul Monte Vodice ed in zona del Monte Grappa. Venne dccof'J.to con una M.A.V.M Nel 1919 venne sciolto.

Il tempo stringeva e con il foglio n. 33220 (U.0.M.) del 25 dicembre lo Stato Maggiore ne definì formazione ed organici, data ed ora di approntamento e dotazion i di mobi litazione 108 Comandante di battaglione venne nominato il Maggiore Gustavo Zanelli ed a capo delle due compagn ie furono posti i Tenenti Carlo Maurino e Alessandro Brillarelli, impegnati in que l momento a Cervinia quali istruttori al 4° corso di specializzazione sciistica per Ufficiali subalterni delle Trnppe Alpine, mentre il personale proveniva, in gran parte, da l battaglione Duca degli Abruzzi.

I materiali rappresentarono un'aurentica chicca per quel tempo; al Cervino infatti venne assegnata, o ltre alle normali dotazioni in distribuzione alla Truppe Alpine, una serie di materiali individuali e di reparto cli prima qualità ed in gran parte in corso di sperimentazione e valutazione presso la Scuola di Alp inismo ed un'altra acquistata direttamente dal libero commercio.

In pa1ticolare l'e lemento più di spicco era rappresentato dagli scarponi con s u ole Vibram la cui acquisizione era stata in1rnecliatamente sollecitata dal Comandante di battaglione, il Magg. Zane lli, come si legge sui fogli n. 6 e n. 17 rispettivamente del 26 dicembre 1940 e 12 gennaio 1941 del Comando battaglione Monte Cervino, con oggetto: Materiali speciali per reparti sciatori.

In essi il Magg. Zanelli scriveva: "Il tipo attuale di scarpa da sci a suola di cuoio senza chiodature obbliga lo sciatore a portare nel sacco un secondo paio di scarpe chiodate per terreni non percorribili con gli sci. Questo notevole inconveniente dal punto di vista del peso e dell'ingombro può essere facilmente eliminato adottando scarpe da sci con suole di gomma Pirelli tipo militare (tipo di suola già usata in e:,perimenti per sca,pe da montagna, con ottimo esito). Le sca,pe con suola di gomma possono essere usate senza sci su qualsiasi terreno. Con gli sci presentano il vantaggio che la suola di gomma evita la formazione di ghiaccio sotto la scarpa. fatto frequentissimo con suole di cuoio. Sono inoltre più impermeabili all'umidità, e questa qualità potrebbe essere ancora migliorata con l'ado;zione di conce oleose per la tomaia".

108Cfr. Documento n . 33: foglio n. 33220 in data 25 dicembre 1940 (U.0.M.) Mobilitazione del battaglione sciatori Monte Cervino.

Per l'acquisizione si suggeriva di adottare una procedura snella con l'invio dell'ingente quantitativo di suole Vibram, giacenti presso la PireJli, ad un calzaturificio nel Veneto, specializzato nel confezionamento di scarpe da sci, per approntare il numero di paia ritenuto necessario.

Gli sci erano di frassino muniti di lamine laterali ed erano della ditta Persenico di Chiavenna; questi, sottoposti a prove valutative da parte della Scuola Centrale Militare di Alpinismo, offrivano, rispetto ad altri modelli, il vantaggio di una migliore tenuta a mezza costa su neve dura o ghiacciata, una maggiore scorrevolezza ed un minore deterioramento specie sugli spigoli; nella dotazione degli sci erano compresi, oltre agli attacchi ed ai bastoncini, anche gli adesivi in tessi! foca.

Per il trasporto dei materiali e delle mitragliatrici venivano utilizzati i pratici accoppiatori Staderini costituiti da un telaio metallico scomponibile ed adattabile ad un paio di sci.

Questo sforzo di dotare un repaito speciale di equipaggiamenti speciali fu inutile; il Cervino giunse in Albania il 18 gennaio 1941 ed il 21 era già in linea sul Mali Trebeshines, ma più che la neve trovò il fango e gli sci divennero inutili su quel terreno in cui fango, neve e roccia si mescolavano per rendere ancora più duro ed infido quell ' inverno sulle Alpi alhanesi, ed il Cervino non fu più sci-munito come sostenevano, non senza ironia, gli Alpini.

Nel frattempo in Italia , con il foglio n. 39850 del 13 febbraio 1941, lo Stato Maggiore dell'Esercito stabiliva l'immediata costituzione e mobilitazione di un nuovo battaglione sciatori: il Monte Rosa.

Il Monte Rosa doveva avere formazione ed organici identici a quelli del Cervino : gli Ufficiali, i Sottufficiali e gli Alpini dovevano essere prelevati, inizialmente dalla Scuola Centrale Militare di Alpinismo, quindi dai vari reparti della Divisione Alpina Taurinense, per ultimo dai centri di mobilitazione del I Corpo d'Armata.

In marzo il Monte Rosa giunse in Albania e venne assegnato al XXVI Corpo d'Armata.

La vita dei due battaglioni sciatori fu breve, entrambi, duramente provati dai combattimenti sostenuti, vennero rimpatriati e smobilitati nel maggio di quell ' anno, a seguito del foglio n. 53580 del 16 maggio 1941 di Ufficio Ordinamento e Mobilitazione.

Gli Ufficiali, i Sottufficiali ed i militari di Truppa superstiti vennero fatti rientrare ai reparti di provenienza, se questi si trovavano in madre Patria o. in caso conrrario, ai rbpettivi centri di mobilitazione; alla Scuola Centrale Militare di Alpinismo rientrò il personale ceduto da quell'Ente.

Gli sci e gli altri materiali speciali furono accantonati presso il centro di mobilitazione dei due bauaglioni che era in comune con il magazzino di mobilitazione del battaglione Aosta ad Aosta.

Per ironia della sorte l'entrata in guerra <lell'Ita lia rappresentò, per la Scuola Centrale ~1ilitare di Alpinismo, una vera fortuna poiché, per effeuo della mobilitazione, il Nucleo Pauuglie Veloci si arricchì di molti fra i più noti sciatori che, richiamati alle armi, venivano assegnati alla Scuola di Aosta.

Questo fatto permetteva e.li continuare, anche se in forma ridotta, l'attiv ità agonistica e promozionale della Scuola, nonché gli studi e le sperimentazioni dei nuovi materiali da adottare non solo in ambito Truppe Alpine, ma per tutte quelle Unità che fossero state chiamate ad operare in terreni montani o particolarmente difficili per le rigide condizioni ambientali.

Nel febbraio 1941, nonostante la guerra in corso, si svolsero a Cortina d'Ampezzo i Campionati Mondiali di Sci ed il Colonnello Carlo Baudino, Comandante della Scuola di Alpinismo, venne nominato Presidente del Comitato organizzatore.

Nella gara di corsa e tiro per pattuglie militari l'Italia, con il Sottotenente Luigi Perenni e gli Alpini Achille Compagnoni, Celeste Maurizio e Giovanni Famon, fu terza dietro Svezia e Germania

Anche i Campionati nazionali ebbero il loro annuale svolgimento: nel 19-±1 a Selva di val Gardena, nel 19'¼2 a Cortina d'Ampezzo e. ne l 1943 all'Abetone; per interrompersi con il precipitare degli eventi dopo 1'8 settembre.

4. La campagna di Russia.

Mentre i superstiti ciel .iv!onte Ceruino e del Monte Rosa rimpatriavano ed i materiali venh·ano riordinati nei magazzini del battaglione Aosta, .Mussolini, desideroso di sdebitarsi con l' Al- leato tedesco per l'aiuto ricevuto in Grecia, dispose la costituzione e l'invio in Russia di un Corpo di Spedizione, il C.S.l.R., da impiegare al fianco delle forze tedesche 109

Con il sopraggiungere dell'autunno si ebbero le prime awisaglie di quello che sarebbe stato l'inverno in quelle latitudini ed il Generale Messe, Comandante del C.S.I.R., rappresentò allo Stato Maggiore la necessità di poter disporre di un reparto alpino, di natura del tutto particolare, in grado di assolvere compiti di pronto intervento spostandosi ed operando, con gli sci, su terreni nei quali questo mezzo di traspo1to trovava la sua collocazione ottimale.

Inoltre avanzava l'idea di costituire dei centri di addestramento sciistici per abilitare rutto il C.S.I.R. ad operare sugli sci.

Del problema venne investita la Scuola Centrale Militare di Alpinismo sia per la costituzione del battaglione sia per !"organizzazione dei centri.

Ne nacque un interessante dibattito tra i tecnici, i responsabili della Scuola e l'Ispettorato delle Truppe Alpine, da una parte e lo Stato Maggiore dall'altra; quest'ultimo, in particolare, sospinto dalla preoccupazione di fare presto chiedeva l'immediata ricostituzione e mobilitazione del battaglione Monte Cervino con i medesimi organici del reparto mobilitato alla fine del dicembre 1940.

A questa so luzione si opposero sia il Comandante della Scuola, il Ten.Col. Carlo Baudino, che l"Ispertorato stesso con acute osservazioni di natura tanica e pratica.

Il primo, tra l'altro, scrisse un'accorata lettera 110 a l Colonne]-

109 corpo di Spedizione Italiano in Russia (C.S.I.R.): fermamente voluto da Mussolini sin dal 1940 per fiancheggiare i Tedeschi in eventuali operazioni contro la Russia, prese corpo nell'estate del 1941, assumendo il 9 luglio la denominazione di Corpo di Spedizione Italiano in Russia (C.S.I.R.). Era a livello di Corpo d'Armata ed era composto da: Unità di Corpo d'Armata, Divisione Pasubio, Divisione Torino e 3" Divisione Celere Principe Amedeo Duca d'Aosta, per un totale di: 62.000 uomini. U trasferimento in Russia iniziò il 10 lu glio e si concluse il 5 agosto. L'll agosto i primi element i italiani avevano U battesimo del fuoco nei pressi del fiume Dniester.

110Cfr. Documento n. 34: lettera in data 1° ottobre 1941 del Comandante della Scuola Centrale Militare di Alpinismo al Colonnello Emilio Magliano

Capo di Gabinetto - Ministero della Guerra - Roma.

141 lo Emilio Magliano, Capo di Gabinetto al Ministero della Guerra. nella quale, allegando anche il foglio n. 24 di prot. in data

1° ottobre 19--!l di oggetto: Battaglione alpino sciatori per il C.S.J.R. indirizzato al Comando Superiore delle Truppe Alpine quale risposta al problema postogli da questi, sosteneva che 'per la guerra inl'ernale debbono essere irnpiegate le truppe create, addestrale ed allenate per la neve ed il freddo. Le truppe del C.S.I.R. anche dopo tre mesi di istruzione non potranno assolutamente muoversi cun gli scr.

Per l'impiego del battaglione era poi convinto che sarebbe staro destinato a far la fine del primo Cervino, utilizzato a compagnie se non a plotoni alle dipendenze di reparti di Bersaglieri e di Fanteria o, come il Monte Rosa. a ricevere plotoni mitraglieri e mortai dai reggimenti di Fanteria, con quei frammischiamenti cbe a livello cli comandahilità creano più problemi che risultati positivi.

Di queste osservazioni si fece carico ed acceso sostenicore anche l'Ispettorato delle Truppe Alrine, tuttavia lo Stato Maggiore. con la circolare n. 74010 de l 6 ottobre 1941 111 , stabiliva la ricm,tituzione e mobilitazione del battaglione sciatori Jfonte Cervino da effettuarsi, a cura del Comando del I Corpo d"Armata, enrro il 30 ottobre con organici pari a quelli del precedente ed aningenclo, per quanto riguarda il personale. alla Scuola Centrale Militare di Alpinismo ed alle unità Alpini cli tutte le Divisioni in territorio purché ahili sciatori; per i materiali e le dotazioni si rimandava a disposizioni a parte dell'Ufficio Servizi ed ad integrazioni ritenute opportune.dall'Ispettora to TT.AA..

Rinasceva quindi il Monte Cerl'inu con personale che. a differenza di quello d'Albania, non era solo del q 0 reggimento. ma proveniva da tutt i i repa rti Alpini ed era per un 30% volontario.

Come Comandante fu .scelto il Tenente Colonnello Mario d'Adda, di origine piemontese.

Nel campo dei mate riali, sulla ba.se dell'esperienze maturate in Albania. si fece un notevole sforzo per permettere al battaglione di panire per il fronte russo nelle migliori condizioni poss ibili e con tutte le dotazioni prev iste.

111 Cfr. Documento n. 35: circolare n. 74010 in data 6 o ttobre 19 11 (L .O.r-.t.) Ricoslìluzione e mobililaz ione del battaglione scia/ori /VI011te Ceruino.

In particolare ad ogni Alpino furono distribuiti. oltre al normale equipaggiamento, una mantellina bianca per favorire il mimetismo sulla neve, un giubbotto senza maniche foderato di pelo d'agnello da indossarsi sotto la giacca a vento, due paia di guanti, due paia di scarponj Vibram e, novità assoluta, un paio di pedule da riposo con suola di cuoio e rivestimento interno di pelo d"agnello.

Le dotazioni del battaglione rappresentavano un'autentica sciccheria in un contesto quale quello dei reparti del C.S.I.R. dove le notevoli distanze dalle basi logistiche, le condizioni delle piste e le temperature rigide che bloccavano gli organi meccanici di quei pochi automezzi disponibili, costringevano il Comando della Grande Unità a soluzioni di ripiego e, talvolta, d'emergenza.

Solo con grossi sforzi e superando notevoli difficoltà si era riuscito. verso la fine del mese di novembre, a distribuire a tutti i reparti in linea una dotazione completa di indumenti invernali limitata, però, aJ!a sola aliquota delle sentinelle. pattuglie e vedette ed a tutto quel personale che, per esigenze varie, era maggiormente esposto alle intemperie.

Anche l'armamento presentava alcune novità; ai Cervinotti, oltre il glorioso ma obsoleto moschetto 91, vennero distribuiti una quarantina di mitra M.A.B. 38 (Moschetto Automatico Beretta mod. :$8)112 destinati agli Lfficiali, ai Sottufficiali ed agli Alpini delle pattuglie che uscivano in perlustrazione; in più ognuna delle due compagnie disponeva di una squadra mitraglieri.

Dunque il Cervino partì il 13 gennaio 1942 dalla stazione di Aosta con destinazione Jassinowataja ìn Russia.

Con il battaglione era partito anche il personale per la costituzione di centri di addestramento sciistico presso il C.S.I.R. come aveva richiesto il Gen. Messe ed avvallato Lo Stato Maggiore dell'Esercito.

Si trattava cli 70 elementi (11 Ufficiali, 21 Sottufficiali e 47 Alpi-

112 Moschelto Automatico Bere/La mod.38 (M.A.B.): deriva dall"omologo mod.18 di cui corn,erva lo stesso meccanismo di scatto a doppio grilletto. E' un'arma automatica individuale a chiusura labile che spara cartucce cal. 9 ltingo. Venne progettata presso la Berctta di Brescia dall'ingegnere Tullio

Marengoni ni) che, al comando del Tenente Colonnello Augusto Gardini, dovevano costituire 8 centri di addestramento alla guerra invernale presso le Grandi Unità del C.S.I.R.. al fine di pro,Tedere alla formazione di elementi . di Fanteria e di Artiglieria, idonei al collegamento tra i reparti ed i Comandi nel campo tattico in quel particolare ambiente operativo.

Il personale dm·e,·a essere in possesso di piena capacità tecnica, piena idoneità fisica, avere autorevolezza ed essere possibilmente volontario; la scelta era a cura della Scuola Centrale ~lilitare di Alpinismo che. non appena il personale era affluito ad Aosta, do,eva sottoporlo ad un'accurata visita medica, svolgere degli esami cli tecnica sciistica individuale e e.lare. al person~tle prescelto. tutte le indicazioni necessarie per l'organizzazione e lo sviluppo di un corso sciatori svolro in circostanze e con finalità particolari e le norm e per la guerra invernale.

Nella realtà dei fatti poi. il CAS (Centro Addestramento Sciatori). come \'l?nne chiamato, più che dedicarsi all"addestramento del personale del C.S.I.R. \ enne utilmente impiegato in attività di esplorazione e collegamento fino alla prima decade di aprile quando. ad eccezione di alcuni uomini che a\Tebhero continuato a partecipare alle operazioni con il Cerl'ino. fece ritorno in Italia per provvedere all'addestramento di un altro battaglione sciatori in fase di avanzato approntamento ad Aosta: il J.'\.1onte Rosa.

In queff inverno l'attività bellica del 1l1onte Cervino con gli sci nei piedi fu rivolta principalmente a servizi di pattuglia intorno all'abitato di Jassinowataja per controllare e contrastare l'atti\·ità delle formazioni partigiane russe che svolgevano un'incessante azione di sabotaggio e disturbo nei confronti delle autocolonne italo-tedesche. o lt re che collegamento informativo con i propri Comandi.

Gli sci furono usati anche nei Lrasferimenti, infatti il 2 marzo il battaglione venne inviato, con gli automezzi. a Nowo Gorlowka e da qui. con gli sci ai piedi, a Ploskij, nel settore della Divisione di Fanteria Pasubio. a disposizione del Comando <lei C.S.I.R ..

L'impiego del reparto ne delineò subito l"inadeguatezza organica, infatti ogni qual , olta agirn per nuclei o pattuglie in azioni rapide e di sorpresa che richiedevano snellezza ed arma- mento leggero i risultati erano soddisfacenti, mentre ogni qualvolta veniva impiegato come battaglione, alla stregua di un normale reparto di pali rango, le sue deficienze organiche in materia di armamento di reparto si evidenziavano in maniera palese costando a l Cervino gravi _e dolorose perdite in termini di vite umane.

Se poi si considera la qualità del persona le che costituiva il battaglione e le difficoltà oggettive cli reperire , in tempi brevi, dei complementi con le medesime caratteristiche, si ha un quadro esatto dei sacrifici che fu chiamato a sopportare.

Con l'afflusso di nuove unità dall'Italia e fra cli esse anche il Corpo d'Armata Alpino con le Divisioni Tridentina, Julia e Cuneense, il C.S.I.R. venne inglobaco nell'8" Armata 113 detta anche ARMIR e, con esso, anche il battaglione sciatori Monte Cervino .

D'ora in poi il Cervino seguì la sorte delle varie Grandi Unità dell'ARMIR a cui veniva dato, a seconda delle circostanze tattiche del momento, temporaneamente in rinforzo, fino al gennaio 1943 quando, dopo aver contributo, con pochi superstiti, alla difesa dell 'abitato di Rossosch, sede del Comando de l Corpo d'Armata Alpino, iniziò quella ritirata che, iniziata il 16 gennaio, si concluse, per ciò che rimaneva del battaglione. il 19 nei pressi dell'abitato di Varvarovka con la cattura da parte russa.

Partito dunque il i'll.onte Cervino per il fronte russo, lo Stato Maggiore dell'Esercito decise di ridare vita anche al battaglione sciatori Monte Rosa.

Con la circolare n. 0024180/ 3 del 15 gennaio si ordinò quindi la ricostituzione e la mobilitazione del Monte Rosa, che doveva aver luogo sotro la data del 1° febbraio ed attuarsi con moda- lità. organici, personale e materiali analoghi a quelli del Cervino, essendo, anche questo reparto, destinato al fronte ru::,so. rl 14 novembre, dopo aver riesaminato in senso favorevole il problema, l'Ispettorato dell'Arma di Fanteria assegnò al Tenente Colonnello Francesco Vida il difficilissimo incarico cl i organizzare la partecipazione ita liana all'Olimpiade. l\·onosranre l'impegno e l'enn1siasmo profuso non fu tullavia possibile ottenere un ottimo rbultato anche se, in considerazione dei limili della preparazione. la panuglia composta dal Tenente Costanzo Picco. dal Sergenle Aristide Compagnoni, dal Caporale Giacinto De Cassan e dall'Alpino Antenore Cuel fu proragonbta di una gar:1 più che dignitosa clas~ificandosi al quarto posto dietro a Svizzera. Fin landia e Svezia e lasciandosi alle spalle nazioni quali la Francia. la Cecoslovacchia. la l{omania e gli ~lati lJniti.

113 8' Armata: L'8" Armala TLaliana in Russia (ARivfIR), nasce il 1° maggio con la costituzione, a Bologna, del Comando di Armata. E' composta dal il Corpo d'Armata, dal C.S.I.R. , che assumerà la denominazione di XXXV Corpo d'Armata, e dal Corpo d'Annata Alpino ed e posta sono il comando del Generale designato d'Armata Italo Gariboldi. Si scioglie nella primavera del 1943 con il rielro in Patria dei superstiti della Campagna di Russia.

Inoltre. per dare maggiore organicità cli comando ai reparti sciatori e per accogliere in parte le osservazioni a suo tempo fatte. tramite l'Ispettorato delle IT.AA .. dal Comando della Scuola Centrale Militare di Alpinismo, lo Stato Maggiore dell'Esercito, con la circolare n. 0024840/:3 del 24 gennaio 1942. dispose la costituzione e la mobilitazione del 20° gruppo Alpini sciatori 11 --i.

Con essa si disponeva la costituzione e la mobilitazione. per il 15 febbraio 19·-!2, del Comando del 20° gruppo Alpini sciatori. dell'80 · compagnia armi d'accompagnamento per gruppo Alpini sciatori, 2 Comandi di compagnia comando di battaglione sciatori e 2 plotoni mitraglieri sciatori.

Con la costituzione di questi reparti ::,i sarebbe completato il Cerrino, che mancava della Compagnia comando e di un reparto di mitraglieri. e si sarebhe dotato il gruppo di 2 plotoni cli cannoni controcarro e.la "¼7 32 11 5. arma indispensabile nel teatro operativo in cui .sarebbero stati destinati ad operare gli Alpini: la steppa russa.

Il 20° gruppo, pertanto, doveva essere costituito dal battaglione 1\Io11te Cervino, dal battaglione tlonte Rosa e dall'80' compagni.:, armi d'accompagnamento.

Tuttavia la situazione che si era venuta a creare su altri fronti, con la necessità cli avere a disposizione delle unità nei territori francesi rimasti sotto la giurbdizione del Gm·erno di Vichy, indusse lo Stato Maggiore delrEserciro a prendere la deci~ione di inviare in Rus-;ia il Corpo d'Armata Alpino su 3 Dh, isioni con l'esclusione, tra l'altro, del 20° gruppo che venne destinato al settore francese insieme al I Gruppo Alpini Valle cd alla Divisione Alpina Pusteria.

111Cfr. Documento n. 36: circolar<: n. 002'-l8-'10 3 in data 2-~ gennaio 19-12 CU.O.J\1.) Costituzione e mobilitazio ne di unità sciatori.

115 Ccmnom! controcarro da 4732: Chiamato anche elefantino, era un pez;,o leggero controcam) e d':.iccompagnamenro privo di scudi protettivi. Aveva una gittata massima di 3500 m. e '>parav:1 granare in grado di perforare. ad una disranz::t di 500 m., corazze di -13 mm. con inpatto a 90° e di 32 con un angolo e.li 60° (era pre..,soché inefficace contro la corazzaLUra dei carri T 34 russi). In zona di combanim1..·nto l.1 sua mobilità era assicurata dal traino dei se rYenti o dal trasporto a braccia.

Con la circolare n. 0037850/ 3 del 19 giugno 1942 116 , lo Stato Maggiore determinò una nuova strnttura organica del 20° gruppo trasformandolo in 20° raggruppamento Alpini sciatori che comprendeva: il Comando di raggruppamento, i battaglioni Alpini sciatori 1l1onte Rosa, Val Toce e Val Cenischia, 1'85'' compagnia cannoni da 47/ 35 e.e., il gruppo Artiglieria Alpina sciatori Val d'Orco, la 1• compagnia mista Genio sciatori, una sezione di sanità, un nucleo misto e la l'' colonna slitte.

Pur formato con unit à chiamate sciatori, il 20° raggruppamento, nella realtà, non ebbe mai modo di mettere in pratica questa sua denominazione, limitandosi ad azioni di difesa del territorio fino all'8 settembre 1943 quando, con alcuni battaglioni che nel frattempo avevano cambiato denominazione come il Val Toce trasformato in Monte Cervino ed il Val Cenischia ribattezzato Moncenisio, venne catturato dalle forze tedesche.

Si concludeva così la partecipazione delle unirà sciatori alla seconda guerra mondiale dove errori di valutazione dell'ambiente operativo oltre che modalità d'impiego non perfettamente consoni a questo tipo di unità ne condizionarono spesso l'efficacia operativa, rendendo vana l'enorme possibilità di mobilità che gli sci offrivano sui terreni innevati.

116Cfr. Documento n.37: circo lare n. 0037850/3 in data 19 giugno 1942 (U.0.M.) Costituzione e mobilitazione del 20° raggruppamento alpini sciatori. Scioglimento di unità alpine.

1. L'attività addestrativa, agonistica e normativa dalla guerra ad oggi.

Nel 1946 insieme all'attività addestrativa, peraltro limitata a quei pochi repa1ti esistenti 117 , riprese anche quella sportiva ed ancora una volta, nel campo alpino, la ripresa era il frutto della lodevole iniziativa dei singoli Comandanti che volevano così sottolineare il ritorno alla normale vita di pace dopo i lutti e le distruzioni della guerra.

Si ricominciò quindi con le competizioni alle quali presero parte i superstiti del Nucleo Pattuglie Veloci sci-alpine e quei pochi elementi che, scampati alla prigionia in Russia od alla cattura da parte dei Tedeschi 1'8 settembre. erano in grado di ben figurare nelle varie discipline sciistiche.

I primi risultati positivi , tra cui spiccava il secondo posto di Edy Bibbia del battaglione l'Aquila. si ebbero già ai Campionati Nazionali del 1946 che si disputarono, per quanto riguardava il salto, a Ponte di Legno.

Dal punto di vista dottrinale, poi, in un momento estremamente difficile per il Paese e per l'Esercito , quando i pochi reparti riprendevano faticosamente la normale attività addestrativa, la base normativa a cui riferirsi per condurre le istruzioni era rappresentata dalla pubblicazione Istruzione sull'uso dello sci fatta dalla Scuola Centrale Militare di Alpinismo nel 1941 che. come abbiamo visto, rappresentava una tappa fondamentale nella metodica dell'insegnamento e, in quei tempi, era più che attuale.

117 L'Esercito Italiano nel 1946 era il così detto Esercito di Transizione. i cui org:inici erano stat i stab ilili ne l maggio 1945 tra i rappresentanti del M.M.I.A. (Military Miss ion lraly Army) ed iJ Ministro della Guerra italiano Casati. ln esso erano presemi, tra l'altro, 2 gnippi Alpini.

Nel febbraio del 1947, a Misurina, ripresero vita le Gare Interregimentali di Sci della Truppe Alpine che, se da una parte rappresentarono una prova di coraggio e di volontà dei Comandanti a superare tutte le djfficoltà di quegli anni, dall'altra segnarono la conclusione del primo ciclo addestrativo invernale ciel dopoguerra delle Truppe Alpine.

L'evento, al di là della mera _manifestazione sponivo-addestrativa, rappresentò anche la felice occasione cl i ritrovarsi da parte degli scampati dalle terribili campagne cli Grecia, d'Albania, di Russia e della Guerra d i Liberazione.

Non solo in Italia, ma anche in campo internazionale c'era un fiorire di iniziative sportive ad alto I ivello; alla Svizzera, infatti, era stata affidata l'organizzazione dei V Giochi Olimpici Invernali, il cui programma comprendeva ancora una volta la gara di corsa e tiro per pattuglie militari, che tanta soddisfazione aveva dato ai colori azzurri nella precedente edizione di Garmisch, con la conquista dell'oro.

E per difendere quel titolo olimpico, che, sin dall'ottobre ciel 1946, erano stati fatti dei passi presso lo Stato Maggiore cleJl'Esercito per organizzare e preparare una rappresentativa mil itare italiana in grado cli ben figurare ai Giochi. tuttavia la grave elis i economica in cui versava il Paese e la conseguente ristrettezza dei bilanc i si 1ivelò un ostacolo pressoché insormontabile.

Ancora una volta fu l' ambiente civile a dare un conr1ibuto decisjvo alla causa, nell ' ottobre 1947 infatti i principali quotidiani nazionali diedero vita ad un·accesa campagna stampa per ottenere dal Ministero della Difesa che anche a San Moritz l'Italia fosse presente con una pattuglia militare.

Il compito si presentò subito estremamente arduo perché in tempi assai ristretti, la gara era infatti prevista per 1'8 febbraio 1948, bisognava individuare g li elementi, Ufficiali. Sottufficiali e Militari di Truppa, idonei per la formazione della pattuglia, scegliere le armi per il tiro, allenare tutto il personale ed infine selezionare i tito lari da comunicare, entro 1'8 gennaio, al Comitato Organizzatore per l'iscrizione alla gara.

L'attività si sviluppava poi in un contesto in cui, ad ogni pas'>O, si do\·evano affrontare situazioni che parevano di difficile soluzione, difficoltà che grazie alla collaborazione di tutti, ad iniziare dalhl Federazione Italiana Sport Invernali e dal Comitato Olimpico azionale Italiano per finire atrl fficio Tnippe Alpine clell'lspettorato dell'Arma di Fanteria ed alle Autorità militari periferiche, furono risolte in maniera soddisfacente anche se non ottimale.

Mentre l'attività addcstrativa sciistica dei reparti prendeva di anno in anno sempre più conshtenza, lo Stato Maggiore dell'Esercito per <;oddbfare cui una necessitò profo11dame111e sentita e inderogabile ai.fini della preparazione e del/àp,gionzamento dei Quadri giocani delle Truppe Alpine ..." dispone\ a. il 1° luglio 19-18. la ricostituzione della Scuola Centrale Miliwre di Alpinismo di Aosta che, per sottolineare anche con il nome la sua essenziale ed unica funzione che deve essere rivolta a scopi ed attività esclusi,'amenre militari, assunse la denominazione di Scuola Militare Alpina.

L'attività della Scuola doveva quindi c'>sere tutta dedicara allo svolgimento dei corsi sciistici ed alpinistici tralasciando l'atcività sportiva; il proposito ebhe vila breve perché già dal gennaio 19-½9, a seguito di un invito delle l\utorità militari francesi per la partecipazione di una rappresentanza alpina ad un grande concorso militare internazionale di sci a Briançon, lo Stato Maggiore dell'Esercito diede disposizione alla Scuola di preparare. con la massima urgenza, una squadra per una gara di corsa e di tiro per pattuglie ed alcuni elementi idonei a partecipare ad una gara di combinata fondo -discesa.

La fornma ci mise lo zampino poiché, per mancanza cli neve a Briançon, gli Organizzatori furono costretti ad annullare la gara risparmiandoci risultati che, per l'improvvisazione e la fretta imposta. non sarebbero stati certo lu,;inghieri.

L'esperienza servì tuttavia ad aprire gli occhi delle Autorità Centrali inducendole a riesaminare i compiti e gli organici della Scuola ed ad introdurvi, il 5 maggio 1949, un nucleo di sciatori da preparare per l'eventuale partecipazione. quale rappresentanza delrfaercito, a gare internazionali.

Oltre alle competizioni, rattenzione era rin>lta anche al campo normativo e, pur essendo in vigore la pubblicazione Istruzione sull'uso dello sci del 19<-11. la Scuola, in stretta collaborazione con l"Ufficio Tr.AA. delrlspenorato delrArma di Fanteria, ritenne opportuno procedere all'elaborazione di un nuovo manuale, denominato Appunti sull'addestrame1lLo sciistico militare, per adeguare le nuove necessità militari alla tecnica sciistica civile in voga in quegli anni.

Il manuale vide la luce nel 1953 e, in atccsa di una nuova ed aggiornata edizione dell'Istruzione sulruso dello sci, !>i proponeva di dare un indirizzo unitario sul metodo e.li addestramento, di fissare le linee principali entro le quali insegnare la tecnica durante i corsi e di fornire alcune notizie, a puro titolo di memoria, sull'organizzazione elci corsi stessi.

Il documento si anicolava in vari capitoli in cui venivano trattate le modalità di svolgimemo dei corsi, l"attività preparaLOria elci corsi stessi, la ginnastica presciistica, il metodo <li addestramento da utilizzare nei corsi, la tecnica sciistica e alcuni suggerimenti sulla conduzione detraddestramento sciistico di massa da effelluarsi da pa,te di quei repatti dislocati in sedi ove le condizioni di inne,·amento ne permettevano I'e!>ecuzione; inoltre erano riportali uno schema di organi.aazione di un corso sciatori e le norme relative alla propaganda valligiana.

Per la conduzione clelrattiviLà istruttiva, assumeva poi una note\'ole imponanza la precisazione, riponata nel 1° capitolo Generalità del manuale, sulle finalità che si propone,·a raddestramento sciistico; in esso si legge: .. !addestramento sciistico tende essenzialmente ad abilitare il maggior numero possibile di elementi alruso dello sci ai.fini militari. Addestramento quindi rivolto non a formare il campione od il virtuoso, ma il combattente sciatore capace di muouere e manovrare i11 alta montagna

Ne.I 1956, dopo un adeguato periodo di sperimentazione sulla base della pubblicazione provviso1ia Appunti sull'Addestramento Sciistico Militare, vide la luce la pubblicazione Istruzione sull'Addestramento Sciistico Militare - Parte III - Addestramento sciistico a cura dell'Ufficio Tf.AA. dell'Ispettorato dell'Arma di Fanteria.

Il documento, che concerneva essenzia lmente l' addescramento tecnico sciistico, base e presupposto per l'addestramentO al combauimento individuale e di reparto deg li sciatori, sanciva un indirizzo unitario nella metodica addestrativa, indicava le norme generali da seguire nella preparazione, nell'organizzazione e nello svolgimento dei corsi sciatori e definiva le norme per la condotta di marce e per l 'esecuzione di imprese alpinistiche, introduceva inoltre il concetto che le norme riguardanti il metodo d'insegnamenro della tecnica sciistica, riportate in essa , erano tassative ed attribuiva ai Direttori dei corsi la responsabilità della loro esatta appUcazione.

Come si può notare nulla era più lasciato al caso o all ' iniz iativa dei singoli, ma ci si preoccupava di dare sempre e comunque un 'unicità d i indirizzo e di metodica addestrariva che. seppure aperta e pronta a recepire ogni innovazione tecnica legata al processo tecnologico dei materiali, consentisse a tutti i reparti di raggiungere un elevato ed uniforme livello adclestracivo.

Era una pubblicazione completa che , partendo dal conceno che lo sci può essere utilizzato in campo logistico per effettuare dei trasferimenti ed in campo tattico per sviluppare azioni di combattimento, definiva, oltre alla preparazione tecnica vera e propria , l'attività preparatoria dei corsi sciarori con la selezione del personale e, fattore fondamentale ed innovativo, l'aggiornamento degli istruttori , nonché l' organizzazione logistica da attivare .

Sulla base di questa normativa , l'attività addestrativa era effettuata con sistematicità ed unitarietà da parte di tutti i reparti dove ai Comandanti, naturali istruttori degli uomini posti alle loro dipendenze, si affiancavano tutti quegli Ufficiali e Sottufficiali che avevano conseguito il brevetto di istruttore militare di sci presso la SMALP ad Aosta.

Nel 1975, con la pubblicazione n. 5898 Addestramento sciistico ed alpinistico delle Truppe Alpine, l'Ispettorato delle Armi di Fanteria e Cavalleria. partendo dal concetto evidenziato dalla normativa dottrinale della serie 800 che "il combattimento moderno si sviluppa attraverso un complesso di azioni e di reazioni fondato, più che sulla potenza, sulla manovra in cui acquista particolare rilievo la piena utilizzazione delle caratteristiche ambientali" e che quindi "le operazioni in montagna sono influenzate in misura determinante dal terreno e dalle condizioni ambientalt, mirò a disciplinare l'impostazione e lo svolgimento dell'addestramento sciistico stesso.

Nella pubblicazione, dopo aver indicato nel 4° Corpo d'Armata AJpino, nella Scuola Militare Alpina e nelle Brigate gli Enti preposti all'addestramento, venivano illustrate le competenze e le attività di ciascuno sottolineando, tra l'altro, la precisa responsabilità dei Comandanti ai vari livelli in merito all'addestramento sciistico individuale e collettivo con la facoltà di adeguare le diverse attività alle condiz ioni ambientali contingenti.

Nel 1983 l'Ispettorato delle Armi di Fanteria e Cavalleria emanò la pubblicazione Istruzione sull'Addestramento Alpinistico e Sciistico Militare che abrogava Ja precedente del 1956.

In essa si legge che "L'addestramento sciistico militare ha lo scopo di formare istruttori militari di sci, preparare elementi capaci di superare Le difficoltà proprie della montagna innevata, abilitare tecnicamente la massa delle tntppe da montagna ad effettuare operazioni in terreno innevato.L'attività sciistica, che costituisce parte.fondamentale dell'addestramento delle Truppe Alpine, persegue, inoltre, un fine educativo, in quanto, sviluppando le qualità motorie di base e perfezionando l'efficienza fisica e l'autocontrollo psicofisico. contribuisce alla formazione del combattente alpino" 1rn.

La pubblicazione, tutt'ora in vigore, è stata redatta dalla Scuola :Militare Alpina secondo i più moderni dettami della tecnica didattica sciistica in uso anche presso le Scuole di Sci poste sotto il controllo della F.I.S.I. (Federazione Ita liana Sport Invernali).

11 x Ispettorato delle Armi di Fante1ia e Cavalleria: lsLmzione sull'Addestramento Alpinislico e Sciistico Militare - Parte III - Addestramento Sciistico edizione 1983.

Nel mentre, insieme alla normale attività addestrativa svolta dai reparti, co n tinuava ranività agonistica sia della Scuola Militare Alpina che quella del 4° Corpo d'Armata Alpino .

La prima, tramite il Centro Sportivo Esercito - I Plotone Atleti, partecipando alle varie competizioni internazionali, Olimpiadi comprese, dapprima da sola e successivamente, con il sorgere dei nuovi gruppi sportivi militari delle Fiamme Oro, del Corpo Forestale dello Stato e dei Carabinieri, che si affiancavano ~ i lle squadre degli Alpini e della Guardia d i Finanza, in un contesto interforze a partire dal concorso internazionale di Bardonecchia del 1958 .

Di pa1ticolare rilievo fu il risultato consegu ito dalla Scuola nel VII Trofeo Mezzalama, la prest igiosa gara sci- alpinistica disputatasi sui ghiacciai del Monte Rosa 1'11 febhraio 1971, dopo una sosta di ben trentatré anni.

In questa competizione, vero e proprio campionato mondiale di sci-alpinismo, la Scuola trionfò piazzando la squadra ..A" (Stella Gianfranco, Stella Aldo e Stella Robe,to) a l primo posto, la squadra ·'B" (Blua Romano, Stella Valent ino e Fauner Natalino) a l secondo, la squadra "D" (Ragazzi Edoardo, Zorzi Rino e Caran i Fermo) a l quinto ed infine la squadra "C" (Generale Gallarotti Bruno, Maresciallo Tassoni Alberto ed Alpino Murer Paolo) al dodicesimo.

Il 4° Corpo d'Armata con l'organizzazione e la disputa di gare, individuaii e di reparto, da tenersi con cadenza annuale a l termine dell'addestramento sciistico di massa.

Q u este gare, già disputate alcune volte ne l periodo tra le due gueITe, vennero rintrodoue a partire dal 1949 a Sella evea con la denominazione di ESCTA (Esercitazioni Sciistiche Conclusive delle Truppe Alpine), tale nom inativo cambiò, nell'edizione del 1969 disputatasi a Merano, in GISTA (Gare Interregimentali Sciistiche delle Truppe Alpine), per giungere, nel 1977 con l'edizione svoltasi a Campo Felice, in CaSTA (Campionati sciistici delle Truppe Alpine), denominazione che le contraddistingue ancora, pur avendo assunto, in viltù di una partecipazione non so lo esclusivamente alpina italiana, ma allargata a rappresentanti di Eserciti di Paesi Alleati ed At1li'-i nonché degli altri Corpi Armati dello Stato, una connotazione ed uno spirito da vera Olimpiade bianca in grigio -verde.

2. I materiali.

Nel campo dei materiali sciistici l'evoluzione tecnica assunse, negli anni c;eguenti la guerra, un ritmo sempre più serrato, conseguenza diretta del susseguirsi, con ritmo sempre più serrato. di competizioni ai massimi livelli.

Gli scarponi con la suola Vibram divennero di uso comune e. mediante appositi adattamenti costruttivi. erano idonei ad essere impiegati anche per gli sci.

Questi ultimi, in base al tipo di legno impiegato per la costruzione erano di due cipi: di frassino o di hickory. erano verniciati di bianco a scopo mimetico ad eccezione della punta che era verniciata di verde, la suola era laminata con segmenti di nastro d"acciaio e la puma era circumlaminata con lamiera di ferro.

Agli sci era applicato un nuovo tipo di attacco, il Kandahar che. pur essendo strutturalmente più semplice del vecchio Huitfeld, pcrmetteYa un ancoraggio fi!:>sO dello scarpone, idoneo per la discesa, mediante due guide metalliche fissate sui bordi dello sci attra,·erso le quali passava il cavo metallico di attacco che cingeva posteriormente lo sca rp one ed anteriormente e ra messa in tensione da una leva, un ancoraggio mobile che, dopo aver staccato il cavo metallico di attacco dalle due guide e regolata la tensione della leva anteriore, permetteva il naturale piegamento dello scarpone all'altezza della punta facilitando la progressione in piano o in salita .

I bastoncini erano di acciaio al nikel-cromo-molibdeno, con impugnatura di gomma munita di lacciolo regolabile e, nella parte inferiore, era applicata un a rotella pure di gomma.

Per fa\-orire lo sciatore, aumentando l'aderenza dello sci alla neve, !:>pecie in salita, erano usali dei nastri di ve lluto rasposo, detti adesivi di tessiJ foca, dotati di apposito dispositivo per la loro applicazione allo sci.

Infine l'equipaggiamento degli sciatori prevedeva una borsa attrezzi che gli permetteva di effettuare piccole riparazioni marcia durante; la borsa infatti conteneva utensili vari, un cavo di attacco di ricambio cd un a punta metallica.

Per ultimo i reparti sciatori erano dotati dell'accoppiatore per sci che era un complesso metallico snodato che permetteva di formare prontamente una slitta impiegando un normale paio di sci.

Con l'avanzare della tecnologia, aJJ'inizio degli anni ·80 gli sci in legno vennero sostituiti con quelli metallici da 2 m. di lunghezza che però, un po' per difetto de l sistema di inco ll aggio dei vari strati componenti lo sci e un po' per un cattivo stoccaggio si rivelarono inadeguati scollandosi e perdendo la forma.

La negativa esperienza non scoraggiò i tecnici ed in particolare gli esperti della Scuola Militare Alpina che, dopo vari Lests, ìndividuarono in sci di 1,80 m. di lunghezza e di fibra, il materiale più adeguato ed idoneo alle esigenze militari, sollec itandone l'adozione che avvenne a metà degli anni '80.

All'attacco Kandahar seguì il Siluretta che. rispetto al predecessore, presentava il vantaggio di avere la possibili tà di articolare la staffa anteriore o puntale. che conteneva la punta dello scarpone, facilitando il movimento del piede durante la marcia.

fnfine, con l ' adozione cli un nuovo tipo di scarpone in matetia plastica e con cavigliera alta e chiusa con ganci metallici al posto delle tradizionali stringhe che premetteva un netto miglioramento anche nel campo della tecnica sciistica, fu deciso di adottare un attacco da sci-alpinismo che, oltre a permettere un agevole procedere mediante l'articolazione del puntale, assicurasse, ìn conformazione di discesa, la sicurezza dello sciat0re in caso di caduta mediante l' apertura automatica dell'attacco e il conseguente distacco del piede dallo sci.

Per le particolari esigenze degli Alpin i Paracadutisti il cui impiego prevedeva , tra l'altro, la possibilità di imp iegare gli sci a seguito di un avio lancio in terreno innevato, furono studiate diverse soluzioni di sci pieghevoli da portare al seguito durante il lancio.

Tuttavif! le soluz ioni anigianali sperimentate come il taglio dello sci e la sua ricomposizione mediante delle leve a pressione o ad incastro, sia quelle proposte da una ditta civile, che cercava di trovare una soluzione per ridurre al minimo l'ingombro rappresentato dagli sci per gli alpinisti impegnati in imprese in alta montagna quando per poter procedere dovevano togliersi gli sci , e collaudate , tra l'altro anche dai

Paracadutisti incurso1i del 9 ° battaglione Col Moschin si tivelarono poco funzionali e non furono adottate .

3. La Scuola Militare Alpina.

Nel quadro della rinascita e della riorganizzaz ione delle Forze Armate dopo la guerra, lo Stato Maggiore dell'Esercito, con la circolare n. 1480/ 0rd ./I datata 12 giugno 1948119 , disponeva la ricostituzione, il 1° luglio, ad Aosta di una scuola di alpinismo, erede della glo1iosa Scuola centrale Militare di Alpinismo, con la nuova denominazione di Scuola Militare Alpina.

L' Istituto veniva costituito con Ufficiali de l battaglione Aosta, per costituire il primo nucleo, e con assegnazioni ad hoc a cura delle Direzioni Generali compelenti d'intesa con l'Ufficio Ordinamento dello SME, le dotazioni erano a cura delrUfficio Servizi dello SME.

Alla Scuola inoltre non veniva data autonomia amministrativa che era invece demandata al 4° reggimento Alpini; la dipendenza era dall'Ispettorato dell'Arma di Fanteria, per l' ordinamento e l' addestramento, e dal Comando Militare Territoriale di Torino per quanto riguardava gli aspetti inerenti alla disciplina, all'amministrazione ed al benessere.

Il nuovo nome dell'Istituto discendeva, come indicato dalle direttive di massima per la Scuola, dalla necessità di meglio definire la sua essenziale ed unica funzione che era rivolta a scopi ed attività esclusivamente militari.

La sua rinascita , d 'altra parte, rappresentava da tempo una necessità profondamente sentita ed inderogabile per la preparazione e l' aggiornamento professionale dei Quadri giovani delle Truppe Alpine, digiuni , nella quasi totalità, di quelle nozioni tecnico-tattiche e logistiche indispensabili per la vita, il movimento e l'azione nel difficile ambiente costituito da!J ' aJta montagna.

In questo contesto vennero definiti i compiti della Scuola che riguardavano la preparazione dei Quadri, gli studi e la sperimentazione di nuovi materiali , l' aggiornamento della regolamentazione tattica relativa all 'impiego di reparti in a lta montagna comprendendo l'impiego dei paracadutisti e la guerriglia e controguerriglia , eventuale preparazione di nuclei o squadre di atleti sciatori per competizioni olimpiche o internazionali.

119 Cfr. Doc umento n.38: circolare n.1480/ 0rd./I in data 12 giugno 1948 , Costituzione Scuola lvlilitare di Alpinismo in Aosta.

E fu così che domenica 22 agosto 1948 nel corti le del Cas Lello, che per l'occasione aveva anch'esso cambiato nome da Duca degli Abruzzi in Generale Antonio Cantore, ed alla presenza dell'Onorevole Meda Sottosegretario alla Difesa , il Comandante Tenente Colonnello Francesco Vida, dopo aver dato lettura dell'ordine con cui lo Stato Maggiore dell'Esercito aveva sancito la riapertura della Scuola, ridava solennemente vita aJ prestig ioso Istituto.

IL nucleo embrionale era costituito da un Comando, una sezione roccia e ghiaccio, una sezione sci, una sezione studi ed espetienze ed un reparto comando.

Con la Direzione delle Telecomunicazioni - Ufficio meteodella lA Zona aerea tenitoriale di Milano iniziò un rapporto di collaborazione in campo meteorologico particolarmente utile per gli studi che la Scuola stava conducendo per una migliore conoscenza dei fenomeni legati al manto nevoso quali il ve1ificarsi delle valanghe.

Successivamente per far fronte agli impegni internazionali di rappresentanza in campo agonistico , lo Stato Maggiore dell'Esercito ritenne opportuno rivedere l' iniziale impostazione della SMALP, basata esclusivamente sull' addestramento militare dello sci, e decise di costituire, il 1° gennaio 1950. il Nucleo speciale sciatori ad indirizzo agon istico, con sede a Courmayeur.

Il 1° settembre 1951, per adeguarsi alle mutate esigenze addestrative, la Scuola ebbe un nuovo assetto ordinativo, articolandosi su un Comando Scuola e reparto comando, una sezicne studi ed esperienze, una sezione sci . una sezione roccia e ghiaccio , un nucleo sci-agonistico, erede del nucleo speciale, ed un gruppo addestramento; quest'u ltimo , in rea ltà si costituì a La Thuile solo il 1 ° febbraio 1952.

Negli anni successivi la Scuola ampliò il campo dei frequentatori dei corsi ammettendovi rappresentanti di Paesi alleati ed amici; particolare risalto assunse inoltre , a partire dal 16 marzo

1953 l' addestramento di un nuovo reparto: il plotone alpini paracadutisti della Brigata Tridentina, a l qua le seguirono negli anni successivi e man mano che si costituivano i plotoni paracadutisti delle altre quattro Brigate.

Sempre in quell'anno per poter addestrare in maniera più proficua alla vita in ambiente alpino le nuove generazioni di

Quadri, il gruppo addestramento si trasformò in battaglione di addestramento su una compagnia comando, una compagnia allievi Sottufficiali cli complemento (A.S.C.) ed un reparto addestramento speciale.

Il 1° gennaio 1960, per addestrare in maniera unitaria le esigenze sportive ed agonistiche dell'Esercito, lo Stato Maggiore dispose la costituzione del Centro Sportivo Esercito e di alcuni Reparti Speciali Atleti, tra i quali il I plotone speciale atleti, organicamente inquadrato nella SMALP. e del quale facevano parte i militari designati per gli sports invernali; la nuova unità assorbì il nucleo sci-agonistico che venne sciolto sotto la stessa data.

Nel 1964 la Scuola subì un ampliamento organico, costituendosi su un Comandante (Generale di Brigata), un Comando, un Reparto Corsi Speciali (Sezione sci-a lpinistica. Plotone esploratori atleti, Plotone alpieri sciat01i) e un Reparto Corsi A.U.C.A.S.C. (Plocone Comando , btg . A.U.C., btg. A.S.C.-A.C.S., btg.

Alpinil

Oggi la Scuola prosegue, nel solco ormai consolidato da una quasi cinquantennale esperienza, nell'attività di preparazione scialpinistica dei Quadri delle Truppe Alpine, dei Paracadutisti e degli Incursori della Marina Militare collaborando, in maniera esemplare, anche con le Scuole similari dei Paesi Alleati ed Amici.

4 . I Carabinieri Sciatori.

L'esigenza di costituire, nell'ambito dell'Arma dei Carabinieri, dei nuclei di sc iator i sorse nel primo dopoguerra quando ci si rese conto della necessità di avere degli elementi in grado di assolvere i compiti istituzionali anche in zone d'alta quota.

Per risolvere il problema, il Comando Generale dell'Arma istituì, nel 1922, i quadri degli sciatori, comprendente quei Carabinieri che erano stati specificatamente addestrati sia con una metodica preparazione tecnica sia con un 'a mpio addestramento pratico.

Gli allievi venivano scelti tra coloro che prestavano servizio nelle Stazioni site in località di montagna favorendo così un continuo affinamento tecnico del personale.

Nel secondo dopoguerra, con l' incremento del turismo in montagna, si accentuarono proporzionalmente anche gli impegni operativi dei Carabinieri <leUe Stazioni di montagna nelle operazioni di soccorso e salvataggio.

In tale ambito, con lo scopo di assicurare ai reparti operativi un adeguato numero di sciatoti, venne istituita sul Monte Bondone una Scuola Alpina dell'Arma.

Questa, nell'ambito di una completa ristrutturazione operativa-addestrativa dell'Arma, venne, nel 1968, trasferita a Selva di Val Gardena assumendo la denominazione di Centro Carabinieri Addestramento Alpino.

Qui, oltre a provvedere all ' addestramento dei Carabinieri destinati alle stazioni montane, ebbe sede anche il Centro Sportivo Carabinieri per quanto attiene agli sports invernali.

Questi era nato nel 1965 a Canazei, località che si prestava particolarmente per gli allenamenti sciistici, ospitato nella locale Stazione ed alle dipendenze disciplinari del VII battaglione di stanza a Laives.

Oggi i Carabinieri sciatori sono presenti sulle piste delle maggiori località turistiche italiane a prestare la loro encomiabile opera a favore della popolazione, mentre gli atleti con la loro presenza e soprattutto con i loro risultati sportivi ottenuti in campo internazionale danno lustro e prestigio all'Arma ed alla Nazione.

Abbreviazioni

Corpo d'Armata

Carabinieri

Croce di Guerra al Valor Militare

Corpo di Spedizione Italiano in Russia

Club Alpino Italiano calibro

Capitano

Cavaliere

Colonnello compagnia

Guardia <li Finam:a

Generale

Kilometro

Loro Eccellenze metri

Medaglia (i"argento al Valor MiUtare

Medaglia di bronzo al Valor Militare

Medaglia d'oro al Valor Militare

Maggiore millimetro modello quota

Stato Maggiore

Scuola Mil it are Alpina

Stato Maggiore Esercito

Sottotenente

Tenente

Tenente Colonnello

Truppe Alpine

Ufficio Ordinamento e Mobilitazione

Ufficio Storico dello Slalo Maggiore Esercito

Bibliografia

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PRESENTAZIONE DEL CAPO UFFICIO INTRODUZIONE

CAP. I: LO SCI NELLA STORIA

CAP. II: LO SCI IN ITALIA

1. L'avvento dello sci

2. Gli sci: materiali e forma

3. La tecnica sciistica

CAP. UI: LA l ' GUERRA MONDIALE l. La preparazione dell'Esercito

2. L·evoluzione organica , i corsi, gli

3. Le operazioni sull 'Adamello: '' La guen-a bianca "pag. 81

CAP. lV: IL 1° DOPOGUERRA

1. L'attiv ità addestrativa ed agonist ica tra le due Guerre Mondiali

2. I materiali

3. La spedizione a l Polo Nord del dirigibile "ITALIA"

4. La Scuola Centrale Militare di Alpinismo

CAP. V: LA 2 ' GUERRA MONDIALE

1. 1940: l'intervento italiano in guerra

2. Il fronte occidentale

3. I nuovi ordinamenti de i reparti sciatori

4. La campagna di Russia

5. Le vicende in Italia

CAP. VI: DAL SECONDO DOPOGUERRA AI GIORNI NOSTRI

1. L' att ività addestrativa, agonistica e normativa dalla guerra ad oggi

2 . I materiali

3 La Scuola Militare Alpina

4. I Carabinieri sciatori ABBREVIAZIONI

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