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La Gazzetta dello S9orl

Alla OLIMrtADI INV•IINALI

Dtricolore d'Italia sul pennoa,

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Mll tllllD Ì 15-16 u,,-iiaiiim,-Cmr.-itJ ~~~-=-

Di 8armlsch

per la ss,eHacolosa vittoria delle Fiamme Verdi nella. gara delle pattuglie militari

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YALORE DI ITALIANI JIBL I ONDO

REC.INA EXTRA tare di Alpinismo per una durata complessiYa di circa quamo mesi, l'addestramento alpinbtico con lo scopo di uniformare l"indirìzzo ed i metodi di addestramento in campo prettamente alpinistico da svolgersi sempre a cura della Scuola ed infine l'adc.b,tra mento sciistico di reparto ed i cor!>i regg ime n tali. li documento, denominato lstruzio11e sull'uso degli scf K9 , che costituisce il primo vero manuale cli tecnica sciistica dopo l'analogo del 1908, era suddiviso in: premessa, 5 capitoli e un'appendice. li terzo capitolo riguardava la tecnica dello sci in piano ed in salita; in esso si trarra va della tecnica dello sci in piano comprendente i passi ed i cambiamenti di direzione, quindi quella in salita con analoga suddivisione. ll quarto era dedicato alla particolare tecnica del salto dal trampolino.

Fig. 28: Gazzetta dello Sport del 1931 con la vittoria della pattuglia italiana ai Giochi Olimp ici Invernali di Garmisch (Archivio della Gazzetta dello Sport , Mi lano).

L'organismo competente al rilascio dei diplomi di fstmttore di A lpinismo e d i Jstrullore di Sci. per gl i Ufficiali ed i Sottufficiali. era slabilito nella ~cuoia Centrale Militare di Alpinbmo, mentre il Direttore tecnico dei corsi reggimentali. sulla ba<ie dei giudizi dei vari istruttori. era prepo.sto a conferire la qualifica di sciatore scelto ai Militari di Truppa merite\ oli.

La seconda parte trattava dell'addestramento da impartire a quei reparti che erano di stanza in zone montane o prossime a queste; in merito alla preparazione sciistica era prevista la partecipazione di un Cfficiale inferiore, per Div i'iionc di fanteria e Divisione Motorizzata. ai cor'>i organizzati dalla ~cuoia Centrale Militare di Alpinismo con la possibilità di essere nominati L,·truttori di sci e l'organizzazione. all'interno dei Corpi d'.\rmata. di giornate della nel'e ()Cr abituare il persona le dipcndeme a muo\ ersi 'iUl terreno inneYato.

L'ultima parte era dedicata alle norme amministrative a cui fare riferimento per lo s, olgimento dei corsi e delle attività previste dal documento.

~el frattempo il Comando Superiore Truppe Alpine:-iS, con il determinante aiuto della Scuola Centrale i\lilitare di Alpinismo, stava prov, cdendo alla stesura di un manuale che illw,trasse un metodo ed una tecnica cli insegnamento dell'uso degli sci rispondente alle finalità militari.

L'elaborazione e la stc'iura del testo. particolarmente curaro e ricco di illustrazioni grafiche. richiese un note, ole impegno da parte degli istruttori della Scuola e vide la luce solo nei primi mesi del 1941.

N'.Co111m1du Superiore 'fru/J/J<! Alpine-. costitiuto il 1 mar.w 1939. con <lctcrm111az1one dd :\lin1stero della Guerra n 83830 in d,na 21' dicembre 1938. in ">Ost ituzionc dell'lspetlorato delle Tntppe Alpine.

""'Cfr. Documento n. 26: pubblicazione n. 3862 edizione 19<+0 lslruz:io11e ,11/t11so degli sci cld ~lini">tero della Guerra.

Il pr imo capitolo trattava dell'equipaggiamento di cui, con dovizia cli particolari, descriveva le caratteristiche tecniche e costitutive, quindi la ginnastica presciistica, suddiv isa in esercizi di immunizzazione e di preparazione, ed il metodo di insegnamento.

Il secondo era dedicato alla tecnica del lo sci nella discesa in cui venivano illustrati i principi fisici che sono alla base dello sci da discesa, il piano d'insegnamento da adottarsi, la discesa diretta, le curve lente , le curve veloci ed i salti.

L'ultimo capirolo era dedicato allo sci in alta montagna, descrivendo le caratteristiche della neve e le difficoltà ra ppresentate dallo sciare in terreno vario, nonchè la tecnica da adottare sui ghiacciai; il capitolo terminava con l'illustrazione dei pericoli insiti nell'ambiente e le previdenze da adottare.

Interessante era anche l'appendice per le norme sulla conservazione e la manutenzione del materiale sciistico.

2. I materiali.

Nel campo dei materiali sciistici non ci furono grandi novità; conclusasi la guerra, infatti, alla stasi generale in campo addestrativo, conseguenza diretta della smobilitazione, si era unita quella della ricerca non più sollecitata dalle imp e llenze e dalle necessità belliche .

In questo contesto l'evoluzione tecnica dello sci era demandata al mondo civile che, sulla spinta dell'attività sportiva che veniva sempre più differenziandosi tra sci alpino e nordico o da fondo, dava un impulso sempre maggiore alla ricerca.

Cambiavano gli sci da discesa a cui vennero aggiunte le lami - n<:: laterali, gli sci da fondo resi sempre più leggeri e sottìli. gli attacchi da discesa e quelli da fondo.

Nel campo militare, con la ripre~a delle attività addestrative si sentì il bisogno di riordinare rutta la materia dando un'unicità di indi1izzo anche per i materiali che, guerra durante, avevano assunto, talvolta, aspetti del nnto particolaristici, legati più alle necessità contingenti e locali che non ad una ricerca vera e propria.

Basti ricordare, come esempio, la rapida evoluzione delle tute bianche che, dalle iniziali camicie sovrapposte all'unifonne grigio verde, si passò, attraverso dei camicioni, ai completi mimetici mono o bipezzo, con l'inevitabile difformità nell'ambito dei reparti stessi.

Ma se in guerra. specie in un ambiente totalmente sconosciuto e fino a poco tempo prima ritenuto non idoneo alla condotta di operazioni, la necessità di fronteggiare gli av, enimenti fece premio sulle regolamentazioni, in tempo cli pace era indispensabile far tesoro delle esperienze maturate e studiare dei materiali idonei ad affrontare, con buoni risultati, le \'arie situazioni che si sarebbero affacciate in futuro.

Del problema se ne occupò la Direzione generale dei servizi logistici che, con la circolare n. 398 del 30 giugno 1929 pubblicata sul Giornale Militare Ufficiale 90 , stabilì i materiali da dare in dotazione alle Truppe Alpine e, in particolare, agli sciatori.

La circolare riponava un elenco di tutti i materiali in dotazione; dagli sci, con relativi accessori come i bastoncini e gli attrezzi per la riparazione impiego durante, fino al vestiario mimetico bianco.

Il documento, oltre la semplice elencazione delle singole voci. ne conteneva una dettagliata de<;cri:lione, illustrandole e stabilendone la posizione categorica nel nomenclatore del materiale dei servizi logistici oltre che il prezzo di assunzione in carico.

Per quanto riguarda più specificatamente gli sci. non avendo questi ancora subito alcuna modifica cli carattere tecnico, la cir- col~1re si limitava a descriverne le caraneris t iche generali. a stabilirne le proporzioni numeriche su cento paia in base alla lunghezza91 ed a scegliere, come materiale costituente. il legno di hickory al posto del frassino utilizzato fino ad allora.

9ClCfr. Documento n. 27: circolare n. .398 in data .30 giugno 1929 puhblicata sul Giornale :\lilitare Ufficiale: Equipaggiamento, Adozione dei materiali per sciatori e per truppa da montaf!.1/CJ.

:t\el docume n to era il lustrato rauacco Iluìtfeld m()( l. 1928 che rispecchiava. nell'impianto generale, quello in dotazione prima della guerra. ma che contemp!a,·a. al posto della le, a a snodo per tenere il piede dentro la staffa, una leva di tensione detta Ellej.i;en.

La misura minima dei bastoncini venne fissata in 1.--6 m. ed il materiale impiegaro era il legno di frassino o di nocciolo senza nodi o lesioni e be n stagionato.

Ovviamente la circolare non contempla,·a altri tipi di sci anche perché quelli da fondo, oltre a non essere in dotazione ed in uso comune, veni\·ano utilizzati unicamente dagli atleti per le gare e, comunque, il loro impiego crebbe solo dopo la de ludente esperienza olimpica del 192'-l.

Dopo questo documento ne seguirono altri. ma ciascuno contemplava solo piccole modifiche ai singoli ma te ri a li ; varia n t i che non compo1tavano grosse innovazioni tecniche sull'uso degli sci.

In campo militare rurta\"ia, come ebbe modo di ossef\'are il Gen. Ottavio Zopp i, la lunghezzn degli sci poteva rappresentare un p rob lema in quanto il terreno, che non era sempre innevato o facile da percorrere con gli sci nei piedi, imponeva tal\·olta di coglier~eli e procedere a piedi. se non addirittura arrampicare, pe r poi tornare a ca lza rli per procedere nu ovame n te su lla neve.

Bic;ogna\'a quindi pensare a come trasportarli senza che costit uissero un impedimento; era cioè un problema analogo a quello già b rill antemente riso lto per i Be rsag lieri con l'adozione della bicicletta pieghe\ ole.

Per risolvere il quesito, negli anni trenta, furono condotti vari esperimenti, il più importante di q u esti, studia to da l Cap. deg li Alpini Enrico Silvestri, riguardava la possibilità di ric.lLm-e la lunghezza degli sci. piegandoli a metà e riponendoli nello zaino. per facilitarne il traspo110.

91.,u 100 paia dc" e, ano essere così distribuiti: n. 50 da 2 a 2.05 m.: n. 15 da 2,10 a 2.15 m.: n. 5 da 2.20 a 2.25 m ..

Il sistema, chiamato "1934··, era ouenuto tagliando in due lo sci all'altezza della placca dell'attacco, dove appoggia lo scarpone, e tenendo unite le due parti mediante un sistema di leve e di viti a farfalla.

In pratica quando lo sciatore utilizzava lo sci questi veniva disteso e le due parti erano unite tra di loro ed inigidite da due lamine di ferro fissate sui bordi dello sci ed unite tra di loro, unite posteriormente, da una lamina metallica che veniva a trovarsi sotto il tacco dello scarpone ed era fissata da una vite a farfalla; quando, invece, lo si riponeva era suffici.ente svitare la vite e ripiegare i due elementi.

Per collaudare la fattibilità e la funzionalità del sistema, furono approntate diverse paia di sci e date in esperimento ad alcuni repani Alpini per le prove pratiche, ma nonostante l'entusiastico parere del Cap. Silvestri le diverse sperimentazioni diedero sempre esito negativo sia per la scarsa qualità del materiale utilizzato sia per la scarsa praticità e maneggevolezza del congegno.

Si ripiegò quindi sull'antico sistema di legare gli sci sullo zaino, ma l'idea non morì e verrà ripresa trent'anni dopo dagli Alpini Paracadutisti.

Solo nel 1941, la Scuola Militare Centrale di Alpinismo, Ente che istituzionalmente aveva il compito di studiare e sperimentare i nuovi attrezzi da adottare e le nuove tecniche di impiego degli sci, riuscì, come abbiamo già visto. ad emanare una pubblicazione92 in cui, insieme alla tecnica sciistica ed alla metodologia d'insegnamento, erano descritti i materiali in uso.

Nel primo capitolo, in particolare, venivano illustrate le caratteristiche sia degli sci detti da turismo, con la suddivisione in sci da discesa, da fondo e da salto, sia quelle degli sci per reparti militari.

La differenza era rappresentata dal fatto che mentre lo sci da turismo doveva fornire il migliore rendimento assoluto tecnicosportivo individuale (velocità-equilibrio-tecnica-stile), quello militare era soggetto alle esigenze connesse con l'impiego eminentemente collettivo in cui si preferiva sacrificare in parte la velocità per privilegiare la robustezza, la maneggevolezza e la facilità di trasporto a spalla in luoghi di difficile percorribilità. la pubblicazione cli questa L,;truzione avvenne, pu1troppo, a guerra iniziata e la necessità di dedicare tutte le risorse del Paese allo sforzo bell ico, impedirono alla Scuola di continuare la prevista attività cli 1icerca e sperimentazione cli nuovi materiali da adottare.

Per ottenere queste caratteristiche lo sci militare era più largo di quello turistico (da 72 a 75 mm . all'attacco), notevolmente più corto, con spessori maggiori e con le code irrobustite .

Nel medesimo capitolo un paragrafo era dedicato agli attacchi; anch'essi, infatti, avevano subito un aggiornamento; il vecchio attacco Huitfelci era stato sostituito cla un nuovo tipo che permetteva anche una trazione diagonale e che venne detto a staffa fissa.

Infine venivano illustrare le caralteristiche dei bastoncini, gli adesivi in tessil foca, eia utilizzarsi per procedere in salita, e le scioline, estremamente urili per dare scorrevo lezza e velocità agli sci.

Attività che verrà ri presa, solo nel secondo dopoguerra, dalla ricostituita Scuola Militare Alpina.

3. La spedizione al Polo Nord del dirigibile ITALIA.

La seconda esplorazione del Polo Nord con il dirigibile ITALIA, progettata ed organizzata dal Generale del Genio Aeronautico Umberto Nobile, era prevista per il maggio del 1928.

Di essa facevano patte, in rappresentanza dell'Esercito, anche otto Alpini al comando del Capitano Gennaro Sora 93 in rappre-

93CAP ITA's:O GENNARO SORA : Nato il 18 novembre 1892 a Faresto (BG) . L'll aprile 1915 venne nominalo Sottorenente <li comp lemento ed assegnato al 5° reggimento Alpini; il 26 luglio 1916 trans ita net servizio attivo. nel 1921 viene trasferito al 6° Alpini con il grado di Capitano. Nel grado di Magg iore partecipa alla guerra d'Abissinia del 1936 nell'8" Brigata mista cc.nn. Pusleria. Dal 1937 è Comandante del hattaglione H?oi-k Amba fino al 12 aprile 1941 quando viene fatto prigioniero al Passo Marde Arussi (A.0.U. Colonnello nel 1945, è collocato in congedo il 18 novembre 1948 Muore il 22 giugno 1949 a Foresto Sparso CBG). Venne decoralo di 3 M .A.\'.M., 3 sentanza dell'Esercito; il gruppo di uomini si affiancava a quelli dell'Aeronautica e della Marina, a simboleggiare l'unità di intenti di tutte le componenti delle Forze Armate.

M.I3.V.M. e 1 C.G.V.M ..

Lo c;copo della partecipazione era di avere a disposizione degli elementi e dei dati che consentissero di val u tare eventuali impegni in regioni artiche. in funzione delle attitudini personali ed ataviche ad operare in climi freddi .

Il drappe ll o era composto dal Capitano Gennaro Sora ciel 6° Alpini, dai Sergenti .'.\Iaggiori Giuc;eppe San<lrini del 5° e Giovanni Gualdi del l 0 , dal Caporale Giulio Bich del 4°, dagli Alpini Beniamino Pellbieri. Giulio Gucdoz. Mario Dariarcl del -¾ 0 e Angelo Casari e Silvio Pedrotti del 5 ° Alpini.

Erano elementi questi, scelti dall'Ispettorato fra tutte le guide ed i portatori, in grado di dare un completo affidamcnco ed un fattivo contributo allorquando le circostanze avessero richiesto l'opera di esperti di ghiacci e di abili sciatori.

La missione ebbe inizio il 20 marzo 1928 con la partenza dal porto cli La Spezia a bordo della nave Città di lV!ilauo: unica eccezione. il Cap. Sora che aveva preceduto il gruppo. via terra fino alla Baia del Re , sede della base operativa della spedizione ciel dirigibile ITALIA.

Giunti alla Baia del Re gli Alpini contribuirono all'allestimento della bas~ e, all'arrivo del dirigibile il 6 maggio, furono ad ibiti alle atti\ ità di manovra e di ancoraggio dcll'aeronm e fino al giorno della partenza dell'JTALIA alla volta del Polo ~ord, avvenuta il 23 maggio.

Durante il ritorno dal Polo il dirigibile ITAL IA fece naufragio sulla banch isa polare ed il silenzio radio che ne seguì convinse la base operativa che era necessario iniziare immediatamente le ricerche di eventuali superstiti.

Il 27 la nave Cillà di Milano salpò dalla Baia del Re verso la zona del Kew Friesland, dove si presumeva potesse essersi verifica lo il naufragio dell'aeronave; lo spessore del ghiaccio costrinse, però, la nave a gettare l'ancora nella Baia della Maddalena senza poter raggiungere la zona prestabilita.

Il Cap. Sora chiese allora al Comandante della na,·e. Capitano di Fregata Romagna, l'autorizzazione a sbarcare con i suoi Alpini per potere raggiungere via terra la zona dove si supponeva fosse caduto il dirigibile ed iniziare le ricerche con esplo- razioni a piedi; ma il Comandante , sentiro il parere di un cacciatore di foche del posto di nome Valclemar Kramer, consenti di far partire, con il cacciatore , il sol.o Sergente Maggiore Sandrini con l' Alpino Pedrotti e i due sucaini94 Albertini e Matteoda (schizzi n. 3, 4 e 5). l'bpenore non aveva per'>o tempo e. in arre-;a della sanzione ufficiale che awenne con Regio decreto pubblicato sul Giornale ~lìlìtare96 il 19 marzo 193 J con la circolare n. 292, aYeva definito gli organici e :-.uperaro le comprensihili resbtenze dei Comandanti di reggimento che temevano di vedersi privati dei migliori elementi a , :-i maggio del nuo,·o Istituto.

Nel frattempo il Città di Milano, con a bordo il Capitano Sora che fremeva per l' inattività, era ritornato alla Baia del Re dove, ai primi di giugno era giunta anche la baleniera Braganza appositamente noleggiata per le possibJlità che offiiva di navigare con una certa facilità nella zona artica.

Il Cap. Sora , dopo numerose discussioni con il Comandante Romagna, riuscì a salpare il 3 giugno sulla Braganza con il Caporale Bich e gli Alpini Casari e Pellisieri alla volta di Mossel Bay dove la baleniera gettò rancora il giorno 4.

L' Ufficiale italiano ed i suoi Alpini iniziarono subito le ricerche addentrandosi verso l' interno quando, 1'11 giugno, vennero raggiunti dai cinque sciatori della pattuglia Sandrini con la sospirata notizia che Nobile era sul pack, a nord della Terra di Nord -Est.

Ancora una volta nacquero dei contrasti su come condurre le ricerche ed ancora una volta il Cap. Sora riuscì , seppure a fatica e dopo essersi appellato telegraficamente a Roma , ad imporre la propria partecipazione attiva alle ricerche.

Tornati a bordo della Braganza, il 13 giugno , gli Alpini ripartirono verso Capo Nord da dove, si calcolava , mancassero circa 80 miglia in linea d ' aria per raggiungere la Tenda Rossa dei naufraghi.

Nel frattempo si era saputo che in direzione di Capo Nord, da circa 15 giorni , erano in marcia un grnppo di naufraghi che, guidati dal Comandante Mariani , si erano staccati dalla Tenda Rossa95; per soccorrere questo gruppo , venne organizzato dal danese Warming, dal Caporale Biche dall'Alpino PelJisieri , sbarcati dalla Braganza, un piccolo deposito viveri sulla banchisa.

94 Sucaini: tem1ine us ato per indicare i So c i d e lla Se zione Unive rsitaria del Club Alpino Italiano (S.U.C.A.L), fondata nel 1905.

95 U dirig ibile ITALIA aveva a h o rdo, come dotazi o ne di emergenza, una tenda di co lor rosso ,per facilitarne l'individuazione , c h e v e nne utilizzala dal Ge n . Nobil e e dagli altri superstiti dopo la caduta dell"aeronave.

Reimbarcati i tre, la Braganza riprese la navigazione fino ad ancorar-,i sui ghiacci di BeYerly ~ound da dm e fece part ire la spedizione a piedi per la ricerca di Nohile.

Da questa spedizione. composta dall'Ingegnere danese Ludo, ico \'larming. dalrolandese Dongen e dal Cap. ~ora. vennero e!:>cl usi tutti gli al t ri gli Alp ini. nonostante le accorate proteste clell·ufficiale.

La pattuglia, composta da tre uomini. una murn di cani e due .slitte, partì dalla Braganza il 18 g iugno con il compito d i intercettare il gruppo di naufraghi che si era staccato dalla Tenda Rossa. fornire loro Yh eri e medicinali e proseguire per portare !>Occorso al generale >loh il e ed a qua n ti erano rimasti con lui nella Tenda.

Dopo due giorni \,'arming rientrò sulla nave perché non era in grado di soppo1tare le fociche e la spedizione proseguì con due soli uomini tra innumerevoli diffico ltà, non ultima la fine dei \"iveri che costrinse ~ora ed il suo compagno a cibarsi dei cani da slitta per non intaccare le scorte clestinace a i'\obile.

I due proseguirono le ricerche fino al 12 l uglio quando vennero son·olati e recuperali da tre piccoli idron)ianti non cge:,i e portati in salvo sul Cillcì di J!ilcmo dove :,,i riunirono con i naufraghi de ll a Tenda Rossa recuperali nel frattempo. con i super-;titi del gruppo ~lariano e con gli otto Alpini che si erano tra!:>leriti dalla Brap,cnzza.

Nonostante il positivo epilogo. la spedizione de l dirigibile ITALIA al Polo ord acce-,e numerose polemiche in Italia.

Tutt;n ia. al di là degli errori e delle indecisioni dei singoli, l'eroico comportamento de l Capirano Sora e dei sui otto Alpini sciatori rimase quale pagina indelebile nella storia delle spedizioni polari.

4 . La Scuola Centrale Militare di Alpinismo.

Come abbiamo già accennato, alla fine del 1933 lo Stato :ì\Iaggiore dell'Esercito diede concreta attuazione al. rrogcuo che il Capitano Giorgio Fino, :,ostenuto con vivo entusiasmo dau·1spettorc delle TI.AA. Generale Celestino Be.:;, aveva brillamemente illustrato in una memoria circa l'opportunità, per la Forza Armata. di costituire una scuola militare cli alpinismo.

Il compito del nuovo organismo era di formare sciisticarnente ed alpinisticameme dei Quadri che fossero in grado di portare nei reparti, con unicità di indirizzo, i dettami cli una moderna ed avanzata tecnica sciistica ed alpinistica.

La Scuola n~nne inaugurata il 9 gennaio 1931. con una semplice cerimonia, nell'aula Con:-.iliarc del Palazzo di Città di Aosta ed as:-.unse il nome di Scuola Centmle Jlilitare di ,llpinismo

DUCA DEGLI ABRl ·zzr.

Il comando dell'btituto venne affidato alla guida di un noto e valente sciatore ed alpinista, il Tenente Colonnello Luigi ~ta-,i.9rn

La celerità della costituzione. tuttavia. non aveva tenuto conto di alcuni aspetti di carattere logistico quali l'alloca7ione dd Comando della scuola che, in mancanza cli una sede propria. venne provvi'-oriamente sistemata in un alloggio INCIS in via Piave ad Aosta. frettolosamente arredato con \ ecchi ca,·oli. alcune sedie ed una macchina da ~crivcrc.

Alla scuola furono assegnati i seguenti compiti:

• formazione cli un grnppo di Ufficiali in grado di svolgere le funzioni di istruttori di sci e e.li alpinismo;

9<,cfr. Documento n. 28: circolare n. 292 in data 19 marzo 1931 puhblicua

'>lii Giornale \ltlitare l ffit iale: Ordinamento del lkg10 Esl'ruto-Scuole \WirarL Regio decreto cbe stabilisce il munero delle scuole militari

,rTt-"\f-1\TI Crno'l,1:1.LO LUIGI 'vlA'ill\1. Nato il 26 ottobr<.' 1889 a Firenze. 'kl 1910, \ottocenenie di complemento. viene as-,egnato al 2ì 0 rl'ggimento Fancl'ri.1. nel 1912 cran-.it:i in '>en izio pt:rmanent<.' nel 22 ° Fancena 111

Tripolit:111ia. Nel l 916, con il grado cli Capitano è a-,segnaro al j 0 Alpini. I\'el 19:SO , ·iene promosso al gr:1clo di Tenente ColonndJo ed as:.egoato al - o Alpini. ~el 1936 comanda la Srnola Centrale .\lilit.m:' di Alpmhmo fino al mar/O del 193-. Partt.·urx1 alla (;uerra dì Liberazione nella formazione partigiana Fia1nme Verdi in Val Camonica. l\el 19--15 è posto in congedo l' muore .1 Bergamo il 15 m.irzo 1959 r' stato insignito di 2 .\I.A.\.J\I

• sLesura e successivi aggiornamenti di una regolamcnrazione tecnica uniforme per tutte le TI.AA.:

• preparazione di "piccoli condottieri"' (Ufficiali e Sottufficiali destinati all'addestramento tecnico ed all"impiego di piccoli repa1ti );

• reclutamento ed addestramenLo dei Souutficiali delle TT.AA.;

• studi ed esperienze su materiali cli vestiario e di equipaggiamento:

• studio di problemi tattici e logistici legati alla montagna;

• adc.lesrramenro di Militari di Truppa alle funzioni di Capi cordata (Alpieri):

• corsi per accademi<.:L guide e portc1tori.

La nocizia della costituzione della Scuola suscitò un immediato interesse tra ,asti strati dcll·opinione pubblica e lo stesso Sommo Ponrcnce Pio XI, l'a lpinista Papa Achille Ratti, inviò al Coman<lo dell"Istituto un messaggio augurale ed una sua fotografia con la seguente dedica: ··Grande maestra è la montagna: insegna il prudente coragRio, son·egge l'intelligente ~/orzo al raggiunp,i.menLo di altissime nzete, al'cicina a Dio e ne rirela come poche altre creafltre la maestà, la bellezza. la provl'ida potenza"·.

Per trovare una sede adeguata alla Scuola l'lsperroraLo de ll e TT.AA. affidò al Cap. Fino l'incarico di reperire in Aosta un edificio che rispondesse alle necessità.

La scelta cadde sul Castello di Beauregard, già appartenente ai Baroni Jocteau. che sorge alla periferia Est della città di fronte al massiccio del Monte Emilius-Becca di Nona; l"edificio fu int itolato a ll a memoria del Duca degli Ab ruzzi, il Principe Amedeo di Savoia esploratore ed alpinista di fama mondiale.

Sin dai primi giorni di esistenza iniziarono i corsi di sci che. in virtù de ll 'abbondante innevamento, si svolsero, inizialmente, a Ponte Suaz, alla periferia di Aosta, per proseguire poi a Pila, a Cogne, a La Thuile ed al Piccolo San Bernardo.

Durante l'estate, conLemporaneamente con la svolgimento dei corsi di alpinismo, l'Istituto diramò, ad uso esclusi\ o degli allievi, il primo m.anuale di tecnica di arrampicata su roccia e ghiaccio. ·

Come già accennato, unitamente ai corsi sci e roccia, nel dicembre dello Messo anno si era costituito, presso la Scuola, il Nucleo pre-olirnpionico, alla guida del Capitano Enrico Silvestri, per la preparazione della rappresentativa mi litare italiana alle Olimpiadi di Garmisch del 1936 .

Dopo la vittoria olimpica il Nucleo si trasformò in un nuovo repa1to dell'Istituto: il Nucleo Pattuglie veloci sci-alpine.

Nel 1935 la Scuola andava perfezionando i metodi di insegnamento e le attrezzature sci-alpinistiche e scientifiche, dedicandosi, inoltre, allo studio ed alla stesura di una carta delle valanghe dell'intero arco alpino e della dorsale appenninica.

La durata dei corsi era di circa 30 giorni ed i programmi, calibrati sul tipo degli allievi e sulle finalità dei corso , comprendevano , oltre alle attività pratiche, lezioni riguardanti la geologia alpina, le valanghe ed i ghiacciai, il clima e la vegetazione delle Alpi, la guerra alpina: venivano, inoltre, effettuate delle proiezioni didattiche cinematografiche di tecnica di roccia e di sci e delle conferenze illustrative di spedizioni a carattere alpinistico .

Il pesante e complesso carico ad<lestrativo portò ad un potenziamento della Scuola che, con la costituzione del battaglione Duca degli Abruzzi in data 16 gennaio 193698 , assunse la configurazione di un Ente complesso con i seguenti organici:

• un comando;

• una sezione sci-alpinistica;

• una sezione studi ed esperienze;

• un laboratorio cine-fotografico;

• un laboratorio di fisiologia applicata per lo sport di alta montagna;

• il battaglione Alpini Duca degli Abruzzi su:

• Comando di battag lione;

• plotone comando;

• 8T compagnia Alpini;

• 88" compagnia Alpieri;

• 89a compagnia Allievi Sottufficiali;

• personale di inquadramento per i corsi per Alpieri, per i Militari di Truppa dei reggimenti Alpini;

• una biblioteca con annessa cartoteca;

• un ufficio amministrazione;

• un museo di minerali, fauna e flora alpina.

Il 20 marzo 193- il Tenente Colonnello Luigi \!asini cedeva il comando della Scuola al Colonnello Giacomo Lombardi; si concludeva così la delicatissima fase di impostazione e l'Islituto, per la modernità delle tecniche adde-;rraciYe. per le imprese ,;ci-alpinistiche portate a termine e per le prestigiose affermazioni sportive, ave,·a ormai acquistato una cale fama e prestigio. :,ia in campo nazionale che internazionale. da e'ìsere considerata all'avanguardia in Europa e nel mondo intero.

Il r dicembre 1938. il Re \'inorio Emanuele II con<..esse .1l1J Scuola lo stemma araldico con il mono ARDISCI B Cf?J~DI che costituirà lo stimolo morale per tutti quei gio,·ani. Quadri egregari, che si formeranno sciisricameme ed alpinisticamente sulle montagne della Valle <l'Aosta.

Per i corsi della ~cuola passarono i più grandi nomi delralpinismo italiano d'ante -guerra come Emilio Cornici, Daniele eJean

J>elissier, Giu,;to Gervasutti e tanti altri che contribuirono, con le loro imprese, ad accrescere il prestigio dell'Istituto.

Era ormai terminata la prima fase di vira della Scuola. quella della <..rescita iniziale. che già un num o conflitto mondiale si affacchn·a in Europa.

Per effetto della mobilit:.17ione. nel 1939 si costituì. presso l'!stituto J cura del Capitano Giuseppe Inaudi che ne assunse il comando, il reparto autonomo 1llonte Biancu composto esclusivamence con i migliori alpinisti dell'epoca.

Il battaglione Duca degli Abruzzi, eia parte sua. venne mobilitato con organici uguali a quelli degli altri battaglioni Alpini. cedendo la compagnia Alpie1i che. con gli atleti del I\ucleo Pattuglie sci-veloci cd altri specialisti della Scuola tra i quali Zeno Colò'>'>. costituì nel giugno 19'!0 un reparto auLOnomo clenomi- nato Reparto Arditi Alpieri, posto sotto il comando del Capitano Pietro Barhieri.

'NZF,o Crn.ò: Kato nL'I 1920 a L.1 Consumina. un paesino alle pendici dell'Abetone. <.fo,puta l.t prima gara di ..,ci ali <.:l:i di I J anni rm:uendo 1mmeclialamentl' in moMra le su<.: doti. ì\ella .sua carriera I<.: principale vittori<.: sono: 19 titoli nazionali a..,..,oluti. 3 Trofei Kandahar in Ùi'>Cl''>a libera, la lih<.:ra del L1uherhorn dd '-th la fre F1111icie del St:..,t1R·re!' e I Quattru <.,/alom \peciah in Val d'h<.:re nel 19. la 3 Tre di ,\ ladonn.1 di Campiglio ecl i Campionati '\Jordamericini del 19'>0. ;\1;1 le sue imprese più fulgide rim;\ngono: il n:cord mondiale di t·elo<.ità sul kilomc>tru lmtcial<> del ,- (sfiorata la velocità di 160 km.h).i titoli mondiali in disces,1 lihera L' slalom gigante ai ,\londiali cli Aspen nel 19'>0 accompagnati dalla medaglia d'argento in -;lalom speciale e la mt•daglla eforo alle Olimpiadi di Oslo del ·:;1 in di..,ce'>a liber.1.

Con l'inizio delle ostilìtà la Scuola dovette ridimensionare le proprie attività e, pur continuando un'attività sportiva di un certo impegno, nel fehhraio del 1941 infatti si svo lsero a Cortina i Campionati Mondiali di Scì. adattarle ai nuovi compiti che erano tipici di un Ente addestrativo senza, tuttavia, tralasciare l'attività di studio e sperimentazione.

Questa particolare attività si era concretizzata nel 1941 con l'emanazione della pubhlicazione Istruzione sull'uso degli sci. che venne ad affiancarsi a quella già, in vigore, sulla tecnica cli arrampicata su roccia e ghiaccio

Terminata la Campagna su lle Alpi Occidentali del giugno 1940 , il reparto autonomo Monte Bianco venne scio lto e, in sua vece il 18 dicembre fu costituito il battaglione sciarori JtfonLe Cervino.

La Scuola continuò la sua attività di Ente addestrarivo fino all'8 sertemhre 1943 quando, a seguito dell'armistizio, si sciolse accumunandosi allo stesso tragico destino di tante altre unità dell'Esercito che caddero nelle mani <lei Tedeschi, mentre la sua sede divenne teatro di ruberie e saccheggio.

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